EXL - Magazine sulle eccellenze toscane della Tecnologia, Innovazione, Ricerca e Impresa. n°1 / 2023

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Il

Torre

Tower

MAGAZINE DI TECNOLOGIA, INNOVAZIONE, RICERCA E IMPRESA Technology, Innovation, Research and Business Magazine Giugno 2023 | Anno IV | n. 1 | Rivista quadrimestrale | Registr. Tribunale di Pisa n. 6/2020 del 4.11.20 | Direttore Responsabile: Eleonora Mancini SF: € 6, Abb: € 10 | Poste Italiane S.p.A.Spedizione in abbonamento postaleAut. n. 2453/2020 del 01.11.2020Periodico R.O.C.
Technology
TECNOLOGIA
“sogno” americano di Fluidmesh
Fluidmesh’s American dream
di Pisa,
History
850 anni di sfide STORIA
mondo brilla il saper fare italiano. La provincia di Pisa protagonista di questa tradizione International horizons. Italian know-how shines around the world The province of Pisa protagonist of this tradition
of Pisa, 850 years of challenges Nel
Orizzonti internazionali

UNA INIZIATIVA DI CAMERA DI COMMERCIO TOSCANA NORD-OVEST E UNIONE INDUSTRIALE PISANA

Editore: Pacini Editore Srl, via Gherardesca 1, 56121 Pisa | Direttore Responsabile: Eleonora Mancini

Indirizzo della redazione: via Gherardesca 1, 56121 Pisa | Registrato Tribunale di Pisa n. 6/2020 del 4.11.20

Tipografia: Industrie Grafiche Pacini, via Gherardesca 1, 56121 Pisa

Patrizia Alma Pacini

Questione di leve

Matter of levers

Insegnano gli sportivi che per eseguire un corretto stacco da terra è necessario fare forza su leve e baricentro. Se fosse invece un territorio a volersi staccare da terra, per progredire ed elevarsi, su quali leve dovrebbe puntare? La provincia di Pisa ha una antica tradizione alimentata nei più diversi campi (dalle scienze umane alle scienze fisiche e matematiche) da idee e progetti i cui risultati sono stati – e sono tuttora – stimoli e occasioni di sviluppo e di primati mondiali. Mentre la pandemia è alle nostre spalle riusciamo finalmente a guardare avanti con speranzoso ottimismo e vediamo un mondo assolutamente competitivo che esorta appunto a staccarsi da terra con la forza della concretezza. Con quali leve, però? Cercarle altrove o impegnarsi in sforzi creativi non è necessario. La risposta è vicina e ci piace vederla nel famoso incipit dell’Aquilone di Pascoli: c’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d’antico La leva, insomma, è nella nostra tradizione, che ha costruito la nostra identità, l’unicità del saper fare italiano. In queste pagine raccontiamo storie, idee e progetti espressione di questa unicità, nati nel nostro territorio e che nel mondo hanno avuto successo o stanno segnando delle strade. Questa unicità è ben rappresentata dalla Torre di Pisa, esempio di sapienza tecnologica che inizia con la sua costruzione, 850 anni fa, contro ogni forza di gravità e limite di natura, e prosegue nella impegnativa operazione di salvataggio, quando sembrava destinata a sprofondare. L’orizzonte della Torre, internazionale, è lo stesso della nostra Provincia che guarda fuori da sé, affermandosi nei mercati esteri, e che attira l’interesse dei grandi. In questo senso le storie

di imprenditori e ricercatori che raccontiamo in queste pagine sono emblematiche. Se per mercati e aziende estere il territorio pisano è una fonte di valore da cui attingere, come prova il considerevole flusso dell’export e l’interesse di colossi attratti dalla presenza di eccellenze (significativa è la storia della startup Fluidmesh assorbita da Cisco), è altrettanto evidente l’inverso, cioè la capacità delle nostre aziende di spingere il loro campo di azione oltre i confini nazionali, con acquisizioni di aziende strategiche: racconteremo il caso del gruppo Lapi, mentre più recente è quello di Abiogen. Questo è un territorio in costante osmosi con le realtà internazionali in ogni campo, soprattutto quello della ricerca, che è in fondo un’altra cifra identitaria grazie alla concentrazione dei più importanti centri del sapere. Questo è il nostro patrimonio, questo è il saper fare italiano. Possiamo essere ottimisti, per lo stacco da terra non manca nulla.

It is the Italian tradition of savoir-faire you can refer to in order to remain competitive in a globalized and increasingly fastpaced world. It is savoir-faire that has built our identity, our uniqueness, globally imprinting marks in every field of human knowledge. The important relationships that our companies have built with foreign markets witness awareness that Italian know-how is a guarantee of quality, excellence and durability. What makes this heritage unique is the ability in research: in this issue of eXL we tell stories, ideas and projects that are an expression of this uniqueness, born in our territory and that has been successful all over the world.

| giugno 2023 Editoriale
direttore editoriale eXL
Editoriale Questione di leve | Matter of levers 1
numero Torre di Pisa, 850 anni di sfide Tower of Pisa, 850 years of challenges 6 Edra, filosofia senza tempo Edra, timeless philosophy 10 Cisco, intelligenze in moto Cisco, intelligences in motion 15 Fair, un consorzio per l’IA Fair, a consortium for AI 18 Rivoluzione quantica Quantum revolution 20 primo piano ECONOMIA Nuovi mercati per l’export New markets for export 28 Il polo europeo della gelatina The European gelatine hub 32 Strategie digitali Digital strategies 35 RICERCA Protezione internazionale International protection 38 Unipi, una sede a Tashkent An office in Tashkent for the University of Pisa 40 EELISA, alleanza tra atenei EELISA, an alliance between universities 43 CULTURA Prima del Teatro Before the Theater 46 Una iniziativa di Camera di Commercio Toscana Nord-Ovest e Unione Industriale Pisana Con il contributo di Il software salva coralli The coral-saving software 23 Sport a impatto zero Zero-impact sports 25 SOSTENIBILITÀ
In questo

primo piano

Il saper fare italiano è ricercato a livello globale.

Le firme eXL

Lorenzo Bosi Tiberio Daddi

Edizione digitale, aggiornamenti e notizie su:

www.exlmagazine.it

Gianluca De Felice

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Sevgi Doğan

Hanno scritto per questo numero anche Chiara Busnelli, Chiara Cappelli, Maria Vittoria Galeazzi, Anna Gioncada, Luca Pandolfi, Sara Profeti, Sergio Rocchi

Redazione

Eleonora Mancini, Luca Biagiotti, Francesco Ceccarelli, Luca Fracassi, Chiara Lazzaroni, Silvia Maculan, Nicola Maggi, Laura Magli, Andrea Pantani, Alberto Susini, Carlo Venturini

Comitato scientifico

Giuseppe Anastasi, Tiberio Daddi, Luigi Doveri, Manrico Ferrucci, Leonida Gizzi, Andrea Madonna, Stefano Marmi, Patrizia Alma Pacini, Andrea Piccaluga, Corrado Priami, Valter Tamburini, Patrizia Paoletti Tangheroni, Riccardo Toncelli

Progettazione grafica e impaginazione

Margherita Cianchi

Realizzazione editoriale e stampa

Pacini Editore Srl, Pisa

Questa rivista utilizza vernice e plastificazione antibatteriche

In collaborazione con Partner Comune di Pisa giugno 2023
Italian know-how is globally hunted.
E Pisa
AFFACCIATI SUL MONDO Jubilé Fernando Humberto Campana Overlooking the world Pisa has an ancient tradition
ha un’antica tradizione

primo piano

Jubilé Fernando e Humberto Campana

AFFACCIATI SUL MONDO

Overlooking the world

Italian know-how is globally hunted.

Pisa has an ancient tradition

| giugno 2023
Il saper fare italiano è ricercato a livello globale. E Pisa ha un’antica tradizione

TORRE DI PISA, 850 anni di sfide

Simbolo dell’Italia ma anche di una rinomata tradizione nel campo dell’ingegneria geotecnica

Tower of Pisa, 850 years of challenges

DI GIANLUCA DE FELICE *

La Torre di Pisa, o meglio il Campanile della Cattedrale, pende, ma resiste. Il monumento è stato visitato e studiato da scienziati di tutto il mondo. Dai primi del Novecento a oggi, e soprattutto negli ultimi cinquant’anni, i rapporti sulla condizione statica del Campanile hanno riempito intere biblioteche.

Negli archivi dell’Opera della Primaziale Pisana, ente no profit preposto alla conservazione dei monumenti e dei musei della Piazza dei Miracoli, sono conservate centinaia di proposte diverse, provenienti da tutto il mondo, per ripristinare o raddrizzare il Campanile.

La realtà è che il 6 gennaio 1990 Pisa, il Paese e il mondo intero dovettero assistere alla necessaria chiusura del monumento e prendere atto della concreta possibilità di un crollo. Il ricordo di quel triste giorno appare oggi lontano per il tempo passato e perché ormai quotidianamente centinaia di turisti provenienti da tutte le parti del globo risalgono i trecento scalini che dalla base conducono fino alla sommità della cella campanaria. Ancor più lontane e superate le ansie per le difficilissime e coraggiose scelte da compiere e anche le emozioni liberatrici vissute negli anni di intensi studi e lavori a fianco dell’ultimo Comitato Internazionale per la Salvaguardia della Torre, il diciassettesimo, presieduto dal professore Michele Jamiolkowski, geotecnico di fama mondiale e allora docente al Politecnico di Torino.

Per questo coraggio, unito a straordinarie specifiche competenze, è opportuno ricordare i componenti del Comitato, alcuni dei quali purtroppo non sono più con noi, a cui la comunità internazionale deve rivolgere un segno di grande riconoscenza: Jean Barthelemy, Michele Cordaro, Michele D’Elia, Roberto Di Stefano, Salvatore Settis, Fernando Veniale, Remo Calzona, Giuseppe Creazza, Giorgio Croci, Giorgio Macchi, Luca Sanpaolesi, John Boscawen Burland, Michele Jamiolkowski, Carlo Viggiani, Francesco Guerrieri, Mario Desideri,

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Renato Lancellotta, Raymond Lemaire, Fritz Leonhardt, Gerald A. Leonards, Angela Maria Romanici, Alma Maria Minosi.

L’Opera della Primaziale Pisana conserva nei suoi archivi i numero-

9 agosto 1173: la posa della prima pietra

sissimi progetti di intervento formulati nel corso dei decenni, dai più autorevoli ai più bizzarri. Tutti prevedevano pesanti opere di consolidamento che avrebbero irreversibilmente modificato l’anima del celeberrimo monumento pendente.

Fortunatamente questo non è avvenuto e sintesi grafica quanto mai rappresentativa della tecnica che invece fu adottata e del risultato raggiunto è quella piuma del dipinto di René MaLa notte di Pisa ritratta in opposizione allo strapiombo della Torre.

Come ha insegnato il professore Michele Jamiolkowski, la stabilizzazione del Campanile è stata una vera sfida per l’ingegneria geotecnica, perché l’impiego delle convenzionali tecnologie di intervento sul terreno di fondazione, come iniezioni o sottofondazioni, comportava un rischio inaccettabile. La sottoescavazione si è invece rivelata una metodologia completamente compatibile con i requisiti di un restauro architettonico del tutto conservativo e ha permesso di vincere l’incredibile sfida. Questo Comitato, nel corso di più di dieci anni, ha centrato uno scopo che sembrava impossibile da raggiungere e, riducendo l’inclinazione del Campanile di circa 1.900 arcosecondi, corrispondenti a una diminuzione dello strapiombo della settima cornice rispetto al piano di fondazione di ben 460 millimetri, ha riportato il monumento alle condizioni di preesistenza databili ai primi dell’Ottocento.

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Il salvataggio è stato quindi compiuto ma l’inclinazione della Torre continua a essere presente e ad appassionare i tantissimi visitatori.

Il Campanile, infatti, non è mai stato verticale.

Già nel 1179, sei anni dopo l’inizio dei lavori, lo stesso Bonanno Pisano, architetto che progettò il monumento, come da conferma di un recente studio della professoressa Giulia Ammannati della Scuola Normale Superiore di Pisa, fermò il cantiere perché il terreno aveva cominciato a cedere e i primi tre piani presentavano già un’evidente inclinazione. I lavori ripresero quasi un secolo dopo, con l’intervento di Giovanni di Simone, il progettista del Camposanto Monumentale di Piazza del Duomo. Egli cercò di raddrizzarla, ma il progetto rimase fermo a causa della sconfitta della repubblica pisana nelle acque della Meloria da parte della rivale Genova. Bisognerà aspettare la metà del Trecento per vedere completato il monumento, con la cella campanaria di Tommaso Pisano.

La colpa dell’irrisolta inclinazione, in questo caso estremamente fortunata, fu del terreno cedevole e dell’immane massa del Campanile, circa 14.453 tonnellate.

“Instabilità dell’equilibrio, un fenomeno complicato, che nasce dalla presenza di un oggetto così pesante, che ha un centro di gravità molto alto sopra un terreno deformabile. Una malattia che si autoalimenta e se non si ferma porterà a far ribaltare il monumento”.

Come ha recentemente affermato il Presidente dell’Opera della Primaziale Pisana, Pierfrancesco Pacini, il salvataggio del Campanile permette di arrivare oggi ai festeggiamenti dell’850° anniversario della posa della prima pietra (9 agosto 1173) e per organizzare le celebrazioni dell’evento si è costituito un apposito Comitato sorto spontaneamente dalla volontà di alcuni cittadini pisani e supportato da un prestigioso Comitato Scientifico scelto dalle principali istituzioni della città. Ma ciò che la stabilizzazione della Torre soprattutto permette oggi è poter ancora ammirare lo sforzo progettuale speso dai nostri antenati nella disposizione dei monumenti della Piazza del Duomo, i quali, sebbene edificati in epoche diverse, non si compongono in modo

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casuale, ma a rappresentare il percorso della vita umana, dalla nascita (il Battistero) attraverso la vita cristiana (la Cattedrale e il suo Campanile), la sofferenza (l’Ospedale oggi in parte Museo delle Sinopie) e la morte (il Camposanto Monumentale). Al Campanile di Pisa, mediante le sue campane, si lega la scansione del tempo liturgico, richiamo sonoro e visivo per la comunità dei fedeli che continuano ad ammirare la sua perfetta inclinazione.

* Segretario Opera della Primaziale Pisana

The Tower of Pisa, i.e., the Bell Tower of the Cathedral, is yet leaning, but, nevertheless, enduring. The monument has been visited and studied by scientists from all over the world. From the early twentieth century to the present, and especially in the last fifty years, reports on the static condition of the Tower have filled entire libraries. In 1990 Pisa, the country and the whole world had to witness the necessary closure of the monument and consider the real possibility of a fatal collapse. Thus, the rescue operations of the Tower began: a real challenge for geotechnical engineering! Today, the success in the rescue makes it possible to celebrate the 850th anniversary of the laying of the foundation stone for the construction of the famous monument (August 9, 1173).

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EDRA, FILOSOFIA SENZA TEMPO

Così l’artigianato diventa arte moderna.

L’azienda di Perignano ha rivoluzionato il modo di creare divani e sedute

Edra, timeless philosophy

DI ELEONORA MANCINI

Essere senza tempo e ricercare la massima qualità è la filosofia di EDRA, concretamente applicata a Perignano, nel cuore della Valdera.

Dal 1987 Edra – sedile, in greco antico – afferma nel mondo la tradizione e il saper fare italiani. Internazionale? sì, ma anche ancorata al territorio: “I nostri fornitori, che sono veri e propri collaboratori esterni, si trovano tutti nel raggio di pochi chilometri”. Niccolò Mazzei, con il fratello Edoardo e il cugino Umberto, è la terza generazione di una dinastia di mobilieri che, con il padre Valerio, ha cambiato il concetto di divani e sedute: non semplici oggetti, ma autentici progetti. O canoni.

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Jacopo Foggini è uno degli autori che firma le sedute di Edra. Con lui nasce A’mare, la collezione outdoor che si inserisce con disinvoltura anche negli spazi interni composta da sedute, tavoli e lettino (nella foto a sinistra) realizzati a mano con stecche di policarbonato. Dalla ricerca tecnologica applicata all’artigianato ecco la collezione Veronica, con poltrona e tavolini ottenuti da un unico intreccio di policarbonato modellato a mano nel colore verde classico del vetro naturale.

Non c’è elemento firmato Edra che non sia frutto dell’ingegno, della creatività e della operosità umana, in armonia con il tutto di cui fa parte. Nel quartier generale di Perignano, dove lo showroom è il vero cuore dell’azienda e, come un museo, registra visitatori (architetti, progettisti ecc.) da ogni continente, si nota l’assenza di macchinari industriali. E questo è in assoluta coerenza con la filosofia di Edra: la poltrona Vermelha (esposta al Moma di New York) e il divano Boa dei fratelli Campana ne sono due esempi perfetti.

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“Non abbiamo un quaderno, non partiamo dal disegno, ma iniziamo sempre con la manualità, con l’idea di giocare. Il materiale è sempre una sfida, una passione, per creare ibridi e straniamento”
di Fernando e Humberto Campana, Showroom Perignano, Toscana Da sinistra, poltrona Vermelha, Grinza e poltrone a fiore di Umeda, Salone del Mobile di Milano
Humberto Campana Boa,

“Vermelha – spiega Niccolò Mazzei –, è una seduta inedita e annodata interamente a mano. Nasce dalla sovrapposizione di 500 metri di una corda speciale, con l’anima in acrilico. Non esiste un macchinario che possa costruire 500 metri di corda tirata a mano.

La medesima artigianalità si ritrova in Boa, un divano rivestito di velluto e privo di struttura composto da 4 grandi cuscini tubolari ciascuno di 30 metri tra loro intrecciati e riempiti di vari materiali, con un tocco di piuma”.

L’unicità di Edra e dei suoi prodotti è in due parole: ricerca e innovazione. Sono le cifre del percorso di questa azienda che ha una collezione di circa 45 prodotti, sopra ai quali sono nati moltissimi brevetti aziendali.

“Nel 2013 nasce il cuscino intelligente – racconta Mazzei – dotato all’interno di una frizione organica che permette di adattare il guanciale, lo schienale o il bracciolo con la semplice pressione della mano, ‘personalizzando’ così la seduta per un perfetto relax. Lo stesso principio si trova nel Gellyfoam®, un poliuretano di derivazione biomedica: è come sedersi su una nuvola”.

L’anima di Edra, e del suo precoce successo, è la ricerca abbinata all’intuito nel trovare talenti e nell’affidarsi ai propri autori, firme oramai storiche come Francesco Binfaré, Ja-

Al Moma, Vermelha: 500 metri di corda per intero annodati a mano

copo Foggini, Masanori Umeda, Fernando e Humberto Campana. Per il modo in cui opera e la filosofia che la connota Edra è un’azienda fortemente attrattiva: “Ogni anno riceviamo e analizziamo moltissimi progetti tra i quali individuiamo quelli su cui iniziare a fare gli investimenti.

La prima collezione risale al 1987 ed è stata affidata a ragazzi giovanissimi, neppure laureati. È giunta poi una giovanissima Zaha Hadid, che ha realizzato il suo primo progetto di un prodotto tridimensionale in Edra. In seguito sono arrivati i fratelli Campana, avvoca-

Disegnati da Jacopo Foggini, i tavolini Cicladi, così chiamati perché evocano le isole greche, sono stati progettati da Edra per valorizzare l’alabastro, materia prima di assoluta importanza nel volterrano da tempi antichissimi. I piani hanno perimetro irregolare e frastagliato perché tagliati dall’ovulo grezzo del minerale evaporitico e tenero.

to e architetto. Edra è stata l’azienda che ha letto per prima nei loro progetti qualcosa di davvero unico e innovativo. Ora sono tra i più riconosciuti al mondo”.

Il coraggio è un altro carattere identitario di Edra. Nel 1990 è la volta della collezione del-

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le poltrone a fiore di Umeda: inizialmente accolte non senza perplessità, ancora oggi sono un classico. Stessa sorte per il famoso divano On the Rocks di Binfaré: sette anni di ricerca a partire dalla fine degli anni Novanta. Presentato nel 2004 al Salone del Mobile, non viene subito compreso, passerà qualche anno. Oggi è uno dei divani della collezione più apprezzati al mondo. Sedute e creazioni di Edra sono riconoscibili sulle copertine delle più importanti riviste del mondo e persino esposte nei musei, alla stregua dei capolavori dell’arte. Senza tempo

Being timeless and seeking the highest quality is Edra’s philosophy, concretely applied in Perignano, in the very heart of Valdera. Since 1987, Edra – a word meaning “seat” in ancient Greek – has spread worldwide Italian tradition and knowhow. International, yet anchored to its territory: “Our suppliers, who are real external collaborators, are all within a few kilometers”. Niccolò Mazzei, with his brother Edoardo and his cousin Umberto, is the third generation of a dynasty of furniture makers who, with their father Valerio, really changed the concept of sofas and seating: not simple objects, but authentic projects of design.

Flowers Collection al Tepidarium del Roster, Firenze © Alessandro Moggi
© eppes B i a n co fore #Nic olò M iezza

INTELLIGENZE IN MOTO

Fluidmesh, la start-up fondata da ingegneri pisani “conquista” Cisco, il colosso delle telecomunicazioni

Cisco, intelligences in motion

DI ELEONORA MANCINI

La storia di FLUIDMESH ribalta in ogni senso alcuni dei più diffusi luoghi comuni sui rapporti tra piccole imprese italiane e multinazionali estere. Cisco, leader mondiale nelle tecnologie digitali, nel 2017 mette gli occhi su Fluidmesh, brillante

“Cisco da sempre partecipa al Great Place to Work rimanendo sempre tra le migliori dieci aziende. È arrivata prima sette anni consecutivi e noi ne siamo testimoni”, afferma Alessandro Erta, tra i fondatori ed ex direttore tecnico di Fluidmesh, oggi direttore dello sviluppo software per Industrial IoT Wireless Business Unit di Cisco

“La transizione nella nuova organizzazione è stata per noi un cambio epocale – continua Alessandro Erta –: in Fluidmesh eravamo un centinaio, ora siamo inglobati in un’azienda che ha circa settantamila dipendenti in tutto il mondo. Cisco è un’azienda incredibile, ha un programma di acquisizione molto evoluto, presta grande attenzione alle persone e rivolge un trattamento speciale a coloro che ven-

start-up italiana fondata nel 2005 da ingegneri informatici usciti dal Politecnico di Milano, dall’Università di Pisa e dal MIT. Nel 2020 la acquisisce e la trasforma in un pilastro del settore IOT per lo sviluppo di tecnologie wireless affidabili.

gono inseriti. L’azienda ha una grande consapevolezza: più importanti della tecnologia sono le persone che l’hanno sviluppata”.

Come succede che un colosso si interessi a una start-up?

“Il primo contatto avviene intorno al 2015. Cisco intende investire nel mercato dell’automazione industriale e in Fluidmesh trova quello che sta cercando. Attraverso i nostri progetti diventiamo piano piano parte delle Solution Plus di Cisco fino a che Cisco decide di acquisire l’azienda”.

Come siete arrivati nel mercato americano?

“Nel 2005 avviamo un’attività d’impresa legata al mondo del municipal-wireless, la videosorveglianza nei centri cittadini, usufruendo dei

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tecnologie senza fili e affidabili

grant per la pubblica sicurezza messi a disposizione dal Governo Usa. Sviluppiamo un router wireless capace di rimpiazzare le connessioni in fibra ottica a un decimo del costo. Entriamo così nel mercato americano della videosorveglianza, mantenendo a Pisa il settore R&S”.

Perché non trasferire tutto in America?

“Perché la piazza pisana nell’ambito dell’ingegneria informatica è fortemente attrattiva per le aziende”.

Poi arriva il 2011…

“Le condizioni di mercato cambiano, perciò decidiamo di diversificare il nostro campo di interesse. Sviluppiamo una nuova tecnologia per estendere la funzionalità del prodotto per l’automazione, la cosiddetta industria 5.0. Riusciamo a connettere veicoli autonomi, come robot o treni metropolitani”.

In quali settori trovate riscontro?

“Abbiamo realizzato diverse linee metropolitane autonome nel mondo: il treno è senza pilota perché è collegato in un sistema di comunicazione ultra-reliable. Ancora, nei parchi a tema realizziamo il sistema wireless usato per controllare i veicoli autonomi. Abbiamo lavorato su tecnologie Mesh, creando soluzioni di connettività affidabile per sistemi in movimento. La stessa cosa la facciamo nelle miniere, con veicoli senza pilota”.

Con Cisco avete partecipato all’Indie Autonomous Challenge (IAC).

“Sì, si tratta di una grande innovazione per le corse automobilistiche: usando la tecnologia Fluidmesh, rinominata Cisco Ultra-Reliable

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#Aless nd ro E ar
Dai parchi a tema ai treni metropolitani autonomi

Wireless Backhaul (URWB), i partecipanti della IAC hanno potuto monitorare la telemetria dei veicoli autonomi in gara in tempo reale dal loro centro di controllo”.

tenta alle esigenze dei dipendenti. Anziché in luoghi decentrati o nei distretti industriali, sta via via trasferendo gli uffici nei centri storici, dove i servizi ma anche le occasioni di relazioni sono maggiori. Tutto nell’ottica del benessere dei dipendenti”.

“Abbiamo creato una nuova generazione di access points wireless che completa la famiglia con una nuova tecnologia basata su una piattaforma completamente realizzata da Cisco.

La nuova sede aprirà invece nei prossimi mesi nella zona della stazione di Pisa. L’azienda sta applicando una nuova politica sempre più at-

That of Fluidmesh is a story that in every sense overturns some of the most widespread clichés about relations between small Italian companies and foreign multinationals. In 2017, Cisco, a world leader in digital technologies, set its sights on Fluidmesh, a brilliant Italian start-up founded in 2005 by computer engineers from the Milan Polytechnic, the University of Pisa and MIT; in 2020 Cisco acquired Fluidmesh, making it a pillar of the IOT sector for the development of reliable wireless technologies.

In agosto lancerete nuovi prodotti e presto aprirà la nuova sede di Pisa.
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L’auto da corsa a guida autonoma

Ecco Fair, al centro d’Europa

Fair, a consortium for AI

DI CARLO VENTURINI

L’Area della ricerca del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa diventa un competitor europeo sull’intelligenza artificiale (IA). Le migliori risorse nazionali in termini di competenze in questa materia faranno capo al Cnr, che diventerà un punto di riferimento anche europeo nell’IA.

È stato infatti presentato, proprio al Cnr pisano, il partenariato esteso sulla FUTURE AI RESEARCH (Fair), finanziato con 114,5 milioni di euro dal Ministero dell’Università e della Ricerca nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

Il partenariato esteso Fair, coordinato dal Cnr, coinvolge 350 ricercatori provenienti dai 25 partner dell’iniziativa. A questo primo nucleo di scienziati si aggiungeranno altri 150 ricercatori a tempo determinato e 100 dottorandi che verranno assunti per lavorare sul progetto, distribuiti su tutto il territorio nazionale. Il partenariato costituisce una rete di ricerca diffusa sul territorio da Nord a Sud e comprende quattro enti di ricerca (oltre a Cnr, Fondazione Bruno Kessler, Infn e Iit), quattordici università (Politecnico di Milano, Politecnico di Torino, Sapienza, Scuola Normale Superiore, SISSA, Università Bocconi, Università Campus Biomedico di Roma, Università della Calabria, Università di Bari, Università di Bologna, Università di Catania, Università di Napoli “Federico II”, Università di Pisa, Università di Trento) e sette aziende (Bracco, Deloitte, Expert.ai, Intesa Sanpaolo, Leonardo, Lutech, STMicroelectronics).

Il partenariato si basa sul modello Hub & Spoke dove l’hub è l’entità legale incaricata di coordinare e gestire l’intero partenariato, mentre gli spoke sono i soggetti (università o enti di ricerca) che coordinano le attività di ricerca.

L’hub di Fair è una fondazione di partecipazione con sede a Pisa presso l’Area della Ricerca del Cnr, mentre i dieci spoke del partenariato sono distribuiti geograficamente nelle

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Il Cnr guida il consorzio per la ricerca sull’Intelligenza Artificiale con i migliori scienziati italiani

diverse regioni italiane: cinque al Nord (Torino, Milano, Trento, Genova e Bologna), due al Centro (Pisa e Roma) e tre al Sud (Bari, Cosenza e Napoli).

Sono già oltre cento le aziende che hanno espresso il loro interesse ad aderire all’ecosistema Fair, mentre a livello della Pubblica Amministrazione hanno manifestato l’interesse a partecipare: Regione Toscana, Regione Puglia, Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, Consob, Ministero Beni Culturali, Sogei e Istituto Superiore di Sanità.

Il presidente di Fair Giuseppe De Pietro, direttore del Cnr-Icar, dice: “La fondazione Fair nasce innanzitutto con l’obiettivo di assicurare una gestione efficace ed efficiente del progetto, garantendo al partenariato il supporto necessario allo svolgimento delle numerose attività gestionali e scientifiche”.

Marco Conti, presidente del comitato tecnico scientifico di Fair e direttore di Cnr-Iit, ha aggiunto: “Fair è la risposta della comunità scientifica italiana che lavora sull’intelligenza artificiale al Programma Strategico Nazionale che è stato approvato dal Governo a novembre 2021. In particolare, Fair si propone di rendere l’Italia un hub a livello globale di ricerca e innovazione per sviluppare una intelligenza artificiale incentrata sull’uomo, affidabile e sostenibile, crescere nuovi talenti in questo settore di ricerca e contribuire a trattenerli in Italia”.

Finanziato con 114,5 milioni di euro dal Ministero dell’Università e della Ricerca nell’ambito

del PNRR

Il lancio della fondazione ha visto la soddisfazione della Presidente del Cnr Maria Chiara Carrozza: “La nascita della fondazione Fair è un tassello di grande importanza nel quadro di sviluppo di una strategia nazionale sull’intelligenza artificiale, in quanto permetterà di condividere e mettere a sistema le competenze e i risultati raggiunti finora. Si tratta di un ambito al quale la comunità di ricerca del Cnr sta dando un grande contributo, essendo presente in numerose iniziative e progetti che riguardano l’innovazione e l’inclusione digitale, due aspetti fortemente compenetrati, che comprendono, ad ampio raggio, i processi produttivi, i servizi, la comunicazione. La sfida sarà individuare strumenti e tecnologie che possano avere un impatto positivo sulla società, tali da favorire un obiettivo di bene collettivo”.

The National Research Council's Pisa Research Area is becoming a European competitor on artificial intelligence (AI): the best national resources in terms of expertise in that field will head to the Cnr, which will also become a reference point in AI.

Cnr in Pisa presented the extended partnership project on “Future AI Research” (Fair), funded with 114.5 million Euros by the Ministry of University and Research as part of the National Recovery and Resilience Plan (NRP).

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AVVENTURE NEL FUTURO

Dall’Università di Pisa al Fermilab di Chicago nel segno del quantum computing

Quantum revolution

Meno di due anni e il prototipo del computer quantistico, basato su innovative tecnologie super-conduttrici, a cui sta lavorando il Superconducting Quantum Materials and Systems Center (SQMS Center) del Fermilab di Chicago, guidato da Anna Grassellino, sarà realtà, segnando la vittoria di una delle sfide tecnologiche più eccitanti del XXI secolo: realizzare un dispositivo in grado di processare in pochi minuti problemi che anche il supercomputer più potente impiegherebbe oggi centinaia di anni a risolvere.

Un’avventura, quella del SQMS Center, che ben presto avrà tra i suoi protagonisti anche l’Università di Pisa, dove Anna Grassellino si è laureata in Ingegneria elettronica per poi conseguire un dottorato in Fisica all’Università della Pennsylvania e approdare al FermiLab, dove oggi è Senior Scientist. L’Ateneo pisano, infatti, ha già siglato un primo accordo con il laboratorio statunitense che prevede una collaborazione ampia e interdisciplinare tra le due istituzioni. Ampia e interdisciplinare proprio come la squadra del SQMS Center, composta da scienziati dei materiali, fisici della superconduttività e delle superfici, dispositivisti, esperti di quantum, di criogenia e fisici delle particelle. Tutti impegnati nella creazione di un hardware in grado di superare una delle principali difficoltà connesse al calcolo quantistico, ossia la “fragilità” dei bit quantistici. I qubit, infatti, sono estremamente sensibili alle interferenze ambientali, che possono causare la cosiddetta, in linguaggio tecnico, “decoerenza”, la quale fa perdere stabilità all’intero sistema. Questo è uno dei motivi per cui, nonostante il suo alto potenziale, il calcolo quantistico è ancora materia da “pionieri”.

“Per comprendere la potenza del calcolo quantistico – spiega, semplificando molto, Anna Grassellino – bisogna pensare che i bit classici, su cui si basano tanto i computer di casa quan-

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possono rappresentare solo un singolo valore binario, 1 o 0. Si trovano quindi in un solo stato. I qubit permettono, invece, la sovrapposizione di più stati che, generando tra di loro interferenze e correlazioni (entanglement), promettono un vantaggio esponenziale per certe applicazioni”.

segue Grassellino – ci sono teorie di fisica delle particelle che non possono essere modellate su un supercomputer classico, ma solo con un computer quantistico adeguatamente potente. Realizzarlo, allora, aiuterebbe a capire meglio tante cose, ma perché ciò sia possibile è fondamentale riuscire a creare

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un sistema quantistico stabile che sia, allo stesso tempo, isolato dall’ambiente esterno e controllabile”.

“Nell’architettura superconduttiva che usiamo noi ci sono, infatti, tanti elementi che, a livello di materiali, possono causare decoerenza in un sistema quantistico – spiega la ricercatrice –. Il nostro scopo è quindi creare, mattoncino per mattoncino, un hardware che permetta al computer quantistico di mantenere l’informazione in maniera robusta e più a lungo possibile, così da poter fare le sue computazioni in modo superveloce e accurato. Le sfide tecnologiche e ingegneristiche di questo progetto sono immense e devo dire che, in tutto ciò, la formazione avuta a Pisa è stata cruciale proprio per acquisire le conoscenze che stanno alla base di questi sviluppi tecnologici”.

Conoscenze che adesso l’Ateneo pisano è

pronto a mettere a disposizione del Centro guidato dalla sua allieva.

Grazie a una progettualità avviata dal professor Paolo Ferragina è stato infatti già firmato un primo agreement e mancano solo gli ultimi passaggi burocratici perché Università di Pisa e FermiLab inizino a lavorare insieme su più fronti: dagli studi sui materiali superconduttivi a quelli sulle microonde, passando per onde gravitazionali e materia oscura. Fino ad arrivare ai super-frigoriferi per il raffreddamento dei qubit, allo sviluppo di nuovi algoritmi e a tecniche di Intelligenza Artificiale. Una collaborazione che vedrà coinvolti i Dipartimenti di Ingegneria, Fisica, Farmacia, Matematica, Chimica e Informatica. E già si lavora per portare a Pisa il prossimo Annual Meeting del FermiLab.

Less than two years and the prototype of the innovative quantum computer being worked on by Fermilab Chicago's SQMS Center, led by Anna Grassellino, will be a reality, thus marking the success of one of the most exciting technological challenges of the 21st century. An adventure into the future that will soon have the University of Pisa among its protagonists.

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Anna Grassellino in laboratorio. Le cavità RF superconduttrici sono la tecnologia scelta per una nuova generazione di acceleratori di particelle (© Reidar Hahn)
L’Ateneo pisano in corsa verso un super hardware per il calcolo quantistico

SOFTWARE SALVA CORALLI

TagLab è lo strumento progettato da Gaia Pavoni (Cnr) per monitorare attraverso l’IA i fondali e semplificare il lavoro degli ecologi marini

The coral-saving software

Gaia Pavoni, ricercatrice dell’Istituto di Scienza e Tecnologie dell’Informazione del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa (Cnr-Isti), ha vinto il premio europeo Vrvis Visual Computing Award 2023 per le sue innovative ricerche sull’uso dell’Intelligenza Artificiale nel monitoraggio delle barriere coralline.

Sostenibilità
di Carlo Venturini

Il premio è istituito dal centro di ricerca viennese Vrvis Zentrum für Virtual Reality und Visualisierung e si pone come obiettivo valorizzare le soluzioni di visual computing che contribuiscono al raggiungimento dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030. Con il gruppo del Visual Computing Lab del Cnr-Isti, Pavoni ha progettato e realizzato uno strumento di annotazione open source basato sull’Intelligenza Artificiale, chiamato “TagLab”, che semplifica notevolmente il lavoro degli ecologi marini nell’analisi delle immagini subacquee, essendo in grado di lavorare molto più velocemente di un ricercatore e di evidenziare le situazioni critiche con degli alert, in modo che l’intervento umano sia mirato soltanto dove ce ne è più bisogno. Inoltre, riducendo il tempo necessario per l’interpretazione ecologica, TagLab consente ai ricercatori di elaborare maggiori volumi di dati, offrendo una maggiore possibilità di comprendere lo stato di salute delle barriere coralline e prevedere i loro futuri cambiamenti. L’annotazione assistita di TagLab, cioè il lavoro in sinergia uomo - Intelligenza Artificiale, velocizza il lavoro di circa il 42% del tempo impiegato in media, e addirittura, per gli utenti non esperti, del 90%. Il sapere umano viene così potenziato dalla rapidità di analisi della macchina, ma preserva la sua centralità e autorevolezza nel processo di analisi scientifica,

Agenda 2030

Sustainable Development Goals

in perfetta sintonia con le direttive europee in materia di Intelligenza Artificiale. TagLab, inoltre, ha un’interfaccia dedicata anche a chi non ha un background informatico, come i biologi marini, e si installa su un normale computer. “La maggior parte dei programmi che analizzano le immagini per scopi scientifici non sfruttano le grandi potenzialità dell’Intelligenza Artificiale, oggi integrata anche nei nostri telefoni cellulari. TagLab si propone di colmare questo vuoto tecnologico, offrendo alla comunità scientifica un software gratuito, in cui innovativi strumenti intelligenti possono essere facilmente utilizzati da scienziati provenienti da campi diversi: ecologi, biologi, ma anche archeologi e medici”, afferma Gaia Pavoni. A oggi, TagLab è stato adottato nelle attività di monitoraggio e ripopolamento delle barriere coralline da molti istituti di ricerca di Scienze Marine, come lo Scripps Institution of Oceanography (Università della California, San Diego), l’Australian Institute of Marine Science (Aims) e l’Elizabeth Moore International Center For Coral Reef Restoration (Florida, Stati Uniti). Come software open source, TagLab contribuisce inoltre a mitigare le disparità tecnologiche tra i diversi laboratori dei diversi Paesi.

Gaia Pavoni a researcher at the Institute of Information Science and Technology at CNR-Isti in Pisa has won the European “Vrvis Visual Computing Award 2023 Prize” thanks to her innovative research on the use of artificial intelligence in monitoring coral reefs. The award by the “Vrvis Zentrum für Virtual Reality und Visualisierung” aims to enhancing visual computing solutions that may contribute to the achievement of the 17 Sustainable Development Goals promoted by the United Nations.

| sostenibilità
Interfaccia di TagLab in una fase di analisi scientifica dei dati

SPORT A IMPATTO ZERO

Dopo il progetto pioniere Life Takle, la Scuola Superiore Sant’Anna traccia la strada per un management degli eventi sportivi eco-compatibile

Zero-impact sports

Cresce il coinvolgimento dell’Istituto di Management

della Scuola Superiore Sant’Anna nella progettazione europea sulla sostenibilità e nascono nuove aree di ricerca specializzate, come quella dedicata alla sostenibilità ambientale nello Sport.

Il Laboratorio di ricerca sul Management della Sostenibilità (SuM Lab) opera all’interno dell’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna e unisce lo studio sui temi della gestione d’impresa ai principi di sostenibilità ambientale, focalizzandosi su sei aree:

economia circolare e capitale naturale; energia e gestione efficiente delle risorse; life-cycle thinking; responsabilità sociale d’impresa; management ambientale e simbiosi industriale; cambiamento climatico e decarbonizzazione. Oltre a lavorare su progetti istituzionali e finanziati da aziende private, SuM Lab applica le

Sostenibilità

tematiche citate anche alla progettazione europea, dove è impegnato dal 2003: vanta oltre 50 progetti finanziati dall’Unione Europea attraverso i programmi Horizon (10), LIFE (18), Erasmus (8), Interreg (6), MED (3), Cosme (1) ecc. Il team del Sant’Anna è coinvolto in questi progetti come capofila o partner, e ha collaborato in essi con oltre 500 organizzazioni italiane e internazionali. Negli ultimi anni, all’interno del laboratorio, si è creata la sub-area di ricerca “Sport e Sostenibilità”, specializzata sul tema dell’impatto ambientale degli eventi e delle organizzazioni sportive

Progetto pioniere di questo sviluppo è stato LIFE TACKLE, lanciato nel 2018 e volto alla valutazione e al miglioramento del management ambientale degli eventi calcistici. Il progetto ha riscosso successo presso diversi soggetti, coniugando la grande popolarità del calcio professionistico e la crescente attenzione della comunità verso l’ambiente. Output chiave di TACKLE è stato la creazione di un database di linee guida/buone pratiche sul management ambientale degli eventi calci-

stici, approvato e condiviso da UEFA con le federazioni calcio internazionali parte di essa. Negli anni successivi SuM Lab ha vinto nuovi progetti attraverso il programma Erasmus dell’Unione Europea, mirati a promuovere lo sviluppo sostenibile nel calcio: GOALS, rivolto alle organizzazioni calcistiche amatoriali giovanili e femminili, GREENCOACH e recentemente FREE KICKS. Oltre la FIGC, i progetti coinvolgono il gruppo di ricercatori della Scuola impegnati con le federazioni calcio nazionali di Portogallo, Romania, Francia, Svezia, Norvegia e club quali Juventus, FC Porto, Real Betis, Malmoe, Racing Avalleneda. Uno degli obiettivi di tali progetti è stato approfondire l’impatto ambientale del calcio. Per tale motivo, SuM Lab ha valutato l’impronta

Una partita di calcio professionistico sviluppa 186.000 kg di Co2

ambientale di una partita di calcio professionistico attraverso lo strumento del Life Cycle Assessment. Lo studio ha evidenziato che l’impatto ambientale in termini di cambiamento climatico di una partita di calcio professionistico è pari a circa 186.000 kg di CO2, ovvero l’equivalente delle emissioni derivanti da 564.351 km percorsi con una macchina di media cilindrata (47 volte la distanza da Roma a Hong Kong) oppure della CO2 assorbita in un anno da 24.000 alberi.

Recentemente, il focus del gruppo si è esteso ad altri sport: con il progetto Erasmus GAMES, il partenariato europeo sta analizzando gli attuali modelli di governance ambientale adottati dalle federazioni di biathlon, atletica e floorball, che supporterà nello sviluppo di una roadmap per la decarbonizzazione delle loro attività. Canoa & kayak sono invece al centro del progetto Erasmus DECK, che mira a promuovere l’adozione di pratiche di economia circolare. Il progetto vede la FICK (Fede-

razione Italiana Canoa e Kayak) come capofila e partecipare insieme ad altre tre federazioni nazionali e alla federazione internazionale. Uno degli obiettivi sarà l’individuazione di azioni da attuare nel Mondiale canoa e kayak 2025 che si terrà all’idroscalo di Milano.

L’area Sport e Sostenibilità sta sviluppando altre proposte di sport a cui applicare l’expertise creatasi in questi anni. Il mondo dello sport a livello globale è infatti sempre più attento ai temi della sostenibilità ambientale e sempre più consapevole del ruolo che può svolgere nella sensibilizzazione di tifosi e appassionati.

SuM Lab of the Scuola Superiore Sant’Anna evaluated the environmental footprint of a professional soccer match through the Life Cycle Assessment tool. For example, the study found that the environmental impact in terms of climate change of a professional soccer match is about 186,000 kg of CO2 equivalent, i.e. the emissions from 564,351 kilometers covered by a medium-sized car (47 times the distance from Rome to Hong Kong), or the CO2 absorbed in one year by 24,000 trees.

| sostenibilità
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* Professore Associato all’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant'Anna

NUOVI MERCATI

Grazie al Progetto SEI della Camera di Commercio

numerose PMI si sono avviate sulla strada

della internazionalizzazione

New markets for export

Molti studi mettono in evidenza come le performance economiche delle aziende che esportano siano sensibilmente migliori rispetto a quelle che non lo fanno. L’ingresso su nuovi mercati consente infatti di ampliare il portafoglio clien-

Economia

ti e di generare maggiori ricavi. Ma non è solo una questione di fatturato. Le aziende, soprattutto le piccole e le medie, possono cogliere questa occasione per diversificare i mercati, acquisire nuove conoscenze sui concorrenti e sulle best practices, tra l’altro utilissime anche sul mercato interno.

Consapevole della rilevanza del tema il sistema delle Camere di Commercio, in stretta collaborazione con il Ministero dello Sviluppo Economico e del Made in Italy, ha messo a disposizione delle aziende una serie di servizi specialistici di accompagnamento utili per compiere in modo consapevole il balzo sui mercati esteri inserendoli all’interno del Progetto SEI (Sostegno all’Export Italia). Di cosa si tratta? Dopo l’iscrizione e l’auto-profilazione sul portale www.sostegnoexport.it, l’impresa trova a disposizione una serie di servizi gratuiti che partendo da un check-up aziendale portano all’identificazione dei mercati esteri più adatti. Successivamente viene definita una strategia di ingresso sul mercato prescelto e gli uffici camerali affiancano le imprese più promettenti nella sua attuazione.

I dati Istat ci dicono che l’export delle province di Lucca, Massa-Carrara e Pisa ha toccato nel 2022 i dodici miliardi di euro rappresentando, quindi, un elemento imprescindibile per lo sviluppo del territorio. Il percorso che porta all’internazionalizzazione non è però privo di difficoltà. Le piccole e medie imprese spesso faticano a espandere la propria attività al di fuori dei confini nazionali sia per la mancanza di risorse sia per la poca conoscenza delle normative e delle procedure.

La Camera di Commercio ha lavorato concretamente al Progetto SEI supportando, nel 2022, quasi 60 piccole e medie aziende.

“Grazie alla partecipazione al Progetto SEI abbiamo ottenuto ottimi risultati – afferma Cristina Davini, socia dell’impresa vinicola di Montecarlo (LU) Casata Davini Srl che ha un giro d’affari di due milioni di euro/anno – Da una parte abbiamo infatti consolidato la conoscenza dei mercati esteri e delle normative sull’esportazione mentre dall’altra abbiamo usufruito di uno screening che ci ha consentito di capire su quali mercati eravamo poten-

Servizi gratuiti iscrivendosi a: www.sostegnoexport.it | economia

zialmente più forti. Partecipando a workshop e incoming organizzati dalla Camera, siamo entrati in contatto con importanti importatori e, in collaborazione con l’Italchamber di New York, abbiamo aperto la nostra azienda al mercato degli Usa”.

Compresi nel pacchetto di sostegno ci sono i servizi di formazione e informazione riguardanti la contrattualistica internazionale, le dogane e Intrastat, i pagamenti e i trasporti, la fiscalità internazionale e il marketing internazionale.

Per Valentino Trinciarelli di TN di Trinciarelli Srl, una impresa familiare artigiana di Volterra (PI) che realizza cancelli con apertura a ventaglio, venduti con il marchio registrato FANGATES®, “L’intenso percorso formativo di cui abbiamo usufruito, ci ha consentito di acquisire le competenze per accedere al mercato francese, dove stiamo acquisendo nuovi rivenditori, ma anche per entrare su quello del Regno Unito, dove abbiamo ricevuto supporto per affrontare i cambiamenti post Brexit, in particolare per la marcatura UKCA dei prodotti”.

Anche Claudia Fele, CEO di QUARRYON Srl, azienda di Carrara (MS) che si occupa di selezione, progettazione, logistica e consulenza a tutto tondo su marmi, travertini nazionali ed esteri, la formazione è fondamentale: “Lavorando e facendo consulenza a 360° per impre-

| economia
Cristina Davini di Casata Davini con il marito Andrea
BIG BUSINESS
Al centro Claudia Fele, CEO di QUARRYON Srl, con Pietro Alba, presidente della Camera di Commercio e Industria italiana per la Turchia-Izmir alla “Marble Izmir Fair 2023”

BUSINESS

se nazionali ed estere che hanno l’ambizione di internazionalizzarsi è per noi fondamentale aggiungere al nostro bagaglio nuove nozioni e rinfrescare quelle acquisite in linea con la nostra professione per rendere i nostri servizi eccellenti. Mettendo a disposizione l’esperienza, la competenza e i canali web e social di QUARRYON, abbiamo deciso di avviare il progetto “Together is Better”; un’iniziativa che utilizzando la comunicazione digitale punta a promuovere e far risaltare con estrema attenzione l’unicità dei prodotti e servizi delle aziende che partecipano al progetto”.

Quella dell’internazionalizzazione è una sfida che la Camera di Commercio della Toscana Nord-Ovest, assieme a molte altre, porterà avanti anche nel 2023 nella consapevolezza

che solo se opportunamente sostenute e accompagnate le imprese possano affacciarsi con maggiori chance di successo sui mercati internazionali.

The Ministry of Economic Development and “Made in Italy” has made available to companies a series of specialized accompanying useful services for a conscious leap into foreign markets by including them within Project SEI (Support for Italian Export). After registration and self-profiling on the portal www.sostegnoexport. it the company is provided with a series of free services that, starting from a company check-up, lead to the identification of the most suitable foreign markets. Subsequently, a market entry strategy is defined and the Chamber of Commerce offices support the most promising companies in its implementation.

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IL POLO DELLA GELATINA

Il gruppo Lapi investe in Spagna e diventa strategico in Europa per l’industria farmaceutica e alimentare

The European gelatine hub

L’acquisizione dell’azienda spagnola Juncà Gelatines da parte di Lapi Gelatine, a fine 2021, ha rappresentato per la holding toscana Lapi Group, di cui fa parte, un importante investimento con conseguente crescita per lo sviluppo del settore industriale delle gelatine.

Economia
di Maria Vittoria Galeazzi

Questa operazione internazionale – conseguita in partnership con DisproInvest (holding che controlla il distributore internazionale di materie prime Disproquima) e grazie al finanziamento di MPS Capital Services – ha proiettato il gruppo di aziende con sede a Santa Croce sull’Arno e attivo da oltre 70 anni in una nuova dimensione. “L’obiettivo dell’acquisizione è stato rafforzare la nostra posizione nel settore gelatine, investendo nell’ampliamento di un mercato nel quale eravamo già un player riconosciuto a livello internazionale – ha commentato il CEO di Lapi Gelatine, Tommaso Lapi –. Lapi Gelatine e Juncà Gelatines sono due realtà che operano nello stesso campo ma con applicazioni in settori diversi e complementari. Questa operazione rappresenta quindi un’opportunità di crescita reciproca. Una sinergia che ha un enorme potenziale in termini di accrescimento di competenze tecniche, gamma prodotti e presenza sui mercati internazionali. Vogliamo creare un polo europeo della gelatina”.

Sia Lapi Gelatine che Juncà Gelatines sono due aziende con una lunga storia alle spalle e una forte matrice familiare. Lapi Gelatine è nata nel 1966 a Empoli, e produce gelatine e peptidi di collagene da bovino e da pesce

per l’industria farmaceutica e alimentare. Con un fatturato di oltre 50 milioni di euro e una distribuzione attiva in 52 paesi nel mondo, la realtà industriale toscana è riuscita a mantenere una crescita costante dal 2016 a oggi, aumentando il proprio fatturato di oltre il 30% negli ultimi 5 anni.

Juncà Gelatines è stata fondata nel 1947 a Banyoles (Girona), ed è leader iberica nella produzione di gelatina e idrolizzati di collagene da suino. Ha un fatturato di oltre 30 milioni di euro e una capacità produttiva di circa 5.500 tonnellate di prodotto l’anno. A un anno e mezzo dall’entrata di Juncà nella “famiglia Lapi” già molte cose sono state fatte in un percorso di sviluppo e integrazione continua.

“È stato avviato un processo di cambiamento dell’organizzazione aziendale, con la rideterminazione di alcuni ruoli e l’inserimento di nuove figure in un’ottica di miglioria continua – spiega Fabio Da Lozzo, nuovo general manager di Juncà Gelatines –. Il nuovo team ha focalizzato i progetti di R&S sul miglioramento del processo produttivo e i primi riscontri iniziano ad arrivare”.

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Tommaso L pi

È stato inoltre rielaborato il piano di investimenti dell’azienda: revisione dell’impianto di trattamento acque, installazione di nuove macchine di nano filtrazione per migliorare qualità e rendimento della produzione, inserimento di una nuova linea di taglio della materia prima. È stato avviato inoltre un nuovo percorso di comunicazione integrato, già iniziato con l’attivazione di un nuovo sito internet, la creazione di un nuovo logo e la partecipazione insieme a Lapi Gelatine alla fiera FIE di Parigi e al Vitafoods Europa di Ginevra.

“La collaborazione tra Lapi Gelatine e Juncà Gelatines è portata avanti anche per implementare aspetti di know-how produttivo, di

strategie di vendita e di acquisto. E la partnership sta già dando i suoi frutti – conclude Da Lozzo –. La presenza all’interno del Gruppo Lapi è importante e si sono attivate delle sinergie anche con altre aziende della holding”.

The acquisition of the Spanish company Juncà Gelatines by Lapi Gelatine, at the end of 2021, represented an important investment for the Tuscan holding company Lapi Group with consequent growth for the development of the industrial sector of gelatines. This international transaction, achieved in partnership with DisproInvest (a holding company that controls international raw materials distributor Disproquima) and thanks to financing from MPS Capital Services, has propelled into a new dimension the group of companies based in Santa Croce sull'Arno and active for more than 70 years.

| economia

Nell’era del DIGITAL EXPORT

Social network, e-commerce, marketplace:

gli strumenti innovativi per far crescere le imprese e trovare nuove opportunità

Digital strategies

L’unione di strategie di export tradizionali con innovativi sistemi digitali, accelera l’internazionalizzazione delle aziende. Tra i tanti modi in cui la rivoluzione digitale sta dando nuovo impulso alle imprese, piccole o grandi che siano, c’è il radicale cambiamento a livello di metodologie e accessibilità nell’esportazione.

Economia

Si parla oggi di Digital Export per definire una serie di attività che hanno come scopo l’espansione dell’attività di impresa verso mercati esteri e che sfruttano strumenti come social media, negozi online (e-commerce) e marketplace

Social network

Nati per chattare e poi evoluti in potentissimi strumenti di promozione, i social media sono l’emblema della democratizzazione della pubblicità. E alcuni hanno recentemente implementato funzionalità tipiche dell’e-commerce

L’aspetto decisivo di queste piattaforme è però il lato umano, estetico e soprattutto… sociale. Attraverso un semplice scroll l’utente può conoscere nuovi brand, scoprire un prodotto interessante e magari cercare la recensione del suo influencer preferito per commentarla via messaggi con un amico. A patto che il brand in questione abbia una solida strategia di social selling! Le reti sociali digitali non conoscono confini geografici. Se da un lato questo è una criticità a livello legale, per un venditore significa aprire le porte del proprio business a un pubblico potenzialmente vastissimo.

E-commerce

I primi, pionieristici siti web dedicati alla vendita di prodotti sono nati nella seconda metà degli anni ’90. Dopo quasi 30 anni, tra cui una pandemia che ha riscritto il modo di fare acquisti, un e-commerce non è più un vezzo – se mai lo è stato –, ma un asset strategico che spesso e volentieri porta più ricavi di un negozio fisico e permette di scavalcare i confini nazionali con molta più facilità.

Avere un negozio online permette di vendere ad altri mercati senza bisogno di aprire nuove sedi o delocalizzare la produzione, senza contare che anche nel secondo caso basterebbe una videochiamata per coordinare impianti a migliaia di chilometri di distanza.

Gli ostacoli maggiori sono rappresentati dalla burocrazia, dalle sempre più stringenti norme in materia di protezione dei dati, dalla cybersecurity. Ed è così che alcuni decidono di affidarsi a un intermediario.

Marketplace

Amazon, Ebay, Alibaba sono colossi con turnover a dieci zeri eppure non producono (quasi) niente di ciò che viene venduto. Sono detti marketplace perché sono il luogo virtuale in cui, esattamente come in un supermercato, avviene l’incontro tra venditore e cliente e quest’ultimo ha la possibilità di scegliere tra migliaia di prodotti diversi da esercenti diversi.

Questi sono solo alcuni dei nuovi media alla base del Digital Export e sono stati analizzati solo gli aspetti che riguardano lo step Business To Consumer. Sono profondamente cambiate,

| economia

poi, oltre ai canali di vendita, anche le relazioni con i distributori, la logistica, le mansioni e le figure professionali. Ci sono però tre costanti tra ieri e oggi.

La prima è la cultura dell’innovazione, quell’attitudine che fa vedere in ogni progresso tecnologico un’opportunità quantomeno da provare.

La seconda è la fase squisitamente strategica, preceduta e seguita da costanti operazioni di data analytics

E l’ultima, ma non per importanza, rappresenta allo stesso tempo uno dei pochi limiti all’espansione imprenditoriale: l’attenzione nei riguardi del cliente

Perché, con tutti i mezzi che abbiamo a disposizione, tante realtà scelgono di rimanere small businesses? È un’opzione sicuramente più sostenibile e che permette di ridurre la “distanza” tra marchio e cliente, il che dà spazio a una profonda personalizzazione

del servizio (con conseguente fidelizzazione dell’acquirente).

In sintesi, le aziende possono beneficiare di un ampio ventaglio di soluzioni per internazionalizzare il proprio business, senza contare che l'avvento di nuove tecnologie come la realtà virtuale, le connessioni 5G e l’Intelligenza Artificiale metteranno a disposizione sempre più strumenti per evolvere nel mercato globale. Rimarrà sempre e comunque fondamentale, per avere successo, coniugare risorse e strategia.

Among the many ways in which digital revolution is giving new impetus to businesses, whether small or large, is the radical change in methodologies and accessibility in exporting.

We now speak of Digital Export to define a range of activities that aim to expand business to foreign markets, by such tools as social media, online/e-commerce stores and marketplaces.

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PROTEZIONE INTERNAZIONALE

Dal 2018 la Scuola Normale aderisce alla rete SAR che promuove la libertà accademica e protegge i ricercatori a rischio minacciati dai regimi

International protection

Uno sguardo veramente internazionale di una istituzione accademica non può non essere colpito dalle gravissime condizioni in cui, in diverse parti del mondo, si trovano numerosi ricercatori e ricercatrici. Negli ultimi anni, per diversi

motivi, moltissimi studiosi e studiose hanno dovuto affrontare violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali, sono stati licenziati dal loro lavoro, imprigionati, sottoposti a indagini e talvolta ad aggressioni, che ne hanno anche provocato la morte. Il recente ritorno del regime talebano in Afghanistan è forse l’e-

di Sevgi Doğan*, Lorenzo Bosi**
Ricerca

sempio più paradigmatico, ma i contesti dove la libertà accademica è a rischio sono numerosi. Non da ultimo, lo scoppio della guerra russo-ucraina ha costretto milioni di ucraini a lasciare il proprio Paese, mentre molti cittadini che si sono opposti al governo di Putin hanno deciso di abbandonare la Russia per non rischiare la repressione del regime.

I ricercatori e le ricercatrici che vivono relativamente “più sicuri” si sono organizzati in reti di solidarietà per proteggere i ricercatori a rischio. Una di queste organizzazioni è Scholars at Risk (SAR), una rete di università fondata nel 1999 negli Stati Uniti allo scopo di promuovere la libertà accademica e proteggere i ricercatori a rischio. Negli ultimi anni atenei, istituti di ricerca e associazioni scientifiche sul territorio italiano hanno aderito a SAR e in particolare a SAR Italia, costituitasi nel 2019. Tra gennaio 2021 e dicembre 2022 sono state create novantadue posizioni a tempo determinato presso sedici università italiane per studiosi provenienti da 9 paesi diversi: il numero delle ricercatrici coinvolte è vicino a quello dei ricercatori.

La Scuola Normale Superiore ha aderito alla rete SAR-Internazionale dal 2018 ed è nel direttivo nazionale. Oltre alle attività di advocacy e promulgazione, la Scuola è impegnata in progetti per ospitare ricercatori a rischio. Ha ospitato per un anno, con una borsa di ricerca, una studiosa curda che proveniva dalla Turchia. Nel 2023 ha aperto le sue porte a due ricercatori fuggiti rispettivamente dalla guerra in Ucraina e dal regime autoritario di Putin.

L’esperienza si sta mostrando molto positiva. Questo sia in termini di validità del contributo scientifico dato dai ricercatori ospitati, sia dal punto di vista dell’interesse mostrato dalla nostra comunità accademica – ricercatori, ricercatrici, studenti, personale amministrativo –nel sostenere i progetti. Il coinvolgimento degli studiosi a rischio ha già offerto occasioni importanti di ricerca, dibattito e sensibilizzazione sul tema della libertà accademica nel mondo, argomento ancora poco dibattuto nel nostro Paese e nel contesto europeo. Allo stesso tempo rappresenta una forma attiva di solidarietà e inclusione di cui l’intera società beneficia.

Sebbene molti atenei italiani siano disposti a mostrare forme concrete di solidarietà verso i ricercatori e le ricercatrici a rischio, manca il

sostegno finanziario per favorire concretamente il loro arrivo e la loro permanenza. In questo contesto, un fondo nazionale già esistente in diversi paesi europei assicurerebbe loro un sostegno concreto. Un finanziamento esterno agli atenei (ad esempio, in capo al Ministero o ad alcune regioni) garantirebbe maggiore sostenibilità nei confronti di queste pratiche di solidarietà che a oggi sono in mano ad alcuni atenei e più in particolare a singoli ricercatori e ricercatrici.

* Assegnista di ricerca, classe di Scienze Politico-Sociali della Scuola Normale Superiore; ** Professore Associato di Sociologia dei fenomeni politici

A truly international look at an academic institution cannot fail to be struck by the very serious conditions of many male and female researchers in different parts of the world. In recent years, for a variety of reasons, a great number of male and female scholars have faced violations of human rights and fundamental freedoms, have been dismissed from their jobs, imprisoned, subjected to investigations and sometimes to assaults which have even resulted in their deaths. Scholars living under relatively “safer” conditions have organized themselves into solidarity networks to protect researchers at risk. One such organization is Scholars at Risk (SAR), a network of universities founded in 1999 in the United States to promote academic freedom and protect researchers at risk.

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GEOLOGI IN UZBEKISTAN

L’Università di Pisa attiva un corso di laurea a Tashkent per sviluppare lo studio dei metalli critici necessari per la transizione ecologica

An office in Tashkent for the University of Pisa

Un progetto di didattica e ricerca nel campo delle Scienze della Terra rende l’Università di Pisa più internazionale.

Ricerca
di Anna Gioncada*, Luca Pandolfi**, Sergio Rocchi***

Internazionalizzazione è un termine in questi anni molto utilizzato, talvolta abusato, ma comunque sempre percepito con un’accezione positiva. In effetti, i processi che portano a un incremento dei rapporti internazionali rappresentano sempre un arricchimento culturale e qualsiasi passo avanti nella comprensione dei comportamenti e delle motivazioni degli altri allontana le incomprensioni e avvicina la pace.

Un campo in cui l’internazionalizzazione è da sempre perseguita è la sfera della ricerca e della didattica universitaria. In questo contesto si inserisce il progetto dell’Università di Pisa - Dipartimento di Scienze della Terra

in collaborazione con la University of Geological Sciences, Uzbekistan. Il progetto è partito con l’attivazione di un corso di laurea triennale di Geologia dell’Università di Pisa a Tashkent, con 60 studenti.

Perché questo progetto di internazionalizzazione è partito proprio con una Nazione lontana dalle nostre frequentazioni abituali e perché proprio nel campo della Geologia?

La risposta sta nel fatto che in Uzbekistan la Geologia è riconosciuta come scienza fondamentale per lo sviluppo del Paese, in particolare per il reperimento di risorse naturali, tra cui i metalli critici necessari per la transizione ecologica. L’Università di Pisa ha raccolto questo interesse in quanto i progressi

| ricerca
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nella transizione ecologica non possono prescindere dall’utilizzo dei geomateriali, necessariamente derivanti dall’estrazione mineraria – if you can’t grow it, you have to mine it – e questa non può più prescindere dalla tutela dell’ambiente naturale. In questo contesto, la mission dell’Università di Pisa è promuovere la ricerca scientifica e la formazione degli studenti coniugando attività mineraria con sostenibilità ambientale

E sono proprio queste capacità di ricerca e formazione di livello internazionale possedute dall’Università di Pisa ad aver attratto i colleghi uzbeki. I nostri 700 anni di tradizione accademica impastati di modernità e buon posizionamento nei ranking internazionali hanno il potenziale di far evolvere la loro formazione da prettamente tecnica a olistica, in grado di affrontare le problematiche geologico-ambientali a livello di sistema globale del pianeta Terra.

A riprova dell’efficacia della nostra azione verso obiettivi di sostenibilità ambientale, su richiesta dei colleghi uzbeki stiamo costruendo, all’interno del corso di laurea triennale in Geologia a Tashkent, un curriculum dedicato alla Geologia ambientale.

Ulteriori sviluppi didattici sono pianificati in vista della costruzione di una laurea magistrale congiunta tra le due Università, che

porterà a un titolo di studio valido sia in Italia che in Uzbekistan. Questo double degree prevede un semestre nell’Università partner e una tesi di laurea con supervisori di entrambi gli atenei.

Tutti i corsi utilizzano la lingua inglese, per formare giovani in grado di entrare nel mondo del lavoro con la capacità di comunicare con interlocutori internazionali e accedere a gradi di istruzione superiori anche al di fuori del loro Paese, in Italia o nell’Unione Europea.

* Professoressa Associata di Georisorse, Università di Pisa;

** Professore Ordinario di Geologia Strutturale, Università di Pisa;

*** Professore Ordinario di Petrologia, Università di Pisa

Processes that lead to increased international relations represent a real cultural enrichment. One field in which internationalization has always been pursued is the sphere of university research and teaching. This is the context of the project of the University of Pisa - Department of Earth Sciences in collaboration with the University of Geological Sciences, Uzbekistan, which led to the activation, by the University of Pisa, of a three-year degree course in Geology in Tashkent.

| ricerca
A Gi # P f #Se R ih
Samarcanda
#

RAFFORZARE I LEGAMI

La Scuola Normale e la Scuola Superiore Sant’Anna si alleano con i maggiori atenei d’Europa per favorire la formazione avanzata degli ingegneri

EELISA, an alliance between universities

Definire un modello condiviso di ingegnere europeo radicato nella società contemporanea: questa è la finalità principale del progetto EELISA

(European Engineering Learning Innovation and Science Alliance) che vede la partecipazione di nove istituzioni universitarie riunite in

questo network del programma European Universities, inserito nel programma Erasmus+. Due sono gli atenei italiani coinvolti in questa “alleanza”: la Scuola Superiore Sant’Anna e la Scuola Normale Superiore, entrambe dal 2020 – anno di lancio del progetto EELISA –con attività sempre crescenti e che coinvolgono una parte sempre più rilevante delle ri-

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spettive comunità accademiche. Con Normale e Sant’Anna fanno parte di EELISA atenei di tutta Europa: Universidad Politécnica de Madrid, Budapesti Műszaki és Gazdaságtudományi Egyetem, École Nationale des Ponts et Chaussées, Friedrich-Alexander-Universität Erlangen-Nürnberg, İstanbul Teknik Üniversitesi, Scuola Normale Superiore, Universitatea Politehnica din Bucureşti, Université Paris Sciences et Lettres.

Questa “alleanza” ha come ambizione di lungo termine lo sviluppo di diplomi di laurea riconosciuti a livello europeo (EELISA Degree) contraddistinti da nuove metodologie didattiche per valorizzare mobilità, interdisciplinarietà e approccio research based learning, con un’interazione costante tra ricerca e formazione avanzata. Grazie a queste prerogative Scuola Superiore Sant’Anna e Scuola Normale Superiore rivestono un ruolo chiave all’interno di EELISA, ovvero saper identificare i bisogni interdisciplinari degli ingegneri del futuro e, viceversa, le competenze che altri domini professionali possono acquisire dal campo dell’ingegneria.

L’inclusività è un’ulteriore priorità di EELISA. Con il suo acronimo EELISA, ispirato da Elisa Leonida Zamfirescu (vissuta tra il 1887 e il 1973), una tra le prime donne laureate in ingegneria al mondo, sin da subito il network ha voluto riconoscere un tributo alle donne ingegnere. In occasione del primo incontro in presenza organizzato a Pisa nell’aprile 2022 e promosso in maniera congiunta dalle due Scuole di Pisa, tutte le istituzioni partner hanno sottoscritto la Dichiarazione sull’Uguaglianza di Genere (Gender Equality Statement), riconoscendo i valori condivisi di democrazia, diversità, inclusione e uguaglianza di genere come condizione essenziale per contribuire all’integrità e alla responsabilità sociale della ricerca.

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Il 4 e 5 ottobre il meeting internazionale a Bucarest

EELISA è un progetto dinamico che si propone di rafforzare i legami tra istruzione, ricerca e innovazione intensificando la collaborazione delle università partner in questi ambiti. Dal 2021 il progetto si è ampliato con l’avvio del progetto EELISA InnoCORE (INNOvation and COMmon REsearch) e del progetto EELISA UNFOLDS (Unlocking Full innOvation capacity buiLDing and entrepreneurShip).

EELISA InnoCORE, finanziato nell’ambito del programma Horizon 2020, si concentra sulla valorizzazione delle capacità congiunte di ricerca e di innovazione delle istituzioni universitarie che aderiscono a questa alleanza. EELISA

UNFOLDS, finanziato dallo European Institute of Technology (EIT), ha come obiettivo generale contribuire alla trasformazione degli istituti di istruzione superiore in attori chiave dell’ecosistema imprenditoriale e dell’innovazione.

Il 2023 è un anno fondamentale per il progetto EELISA. Per l’esattezza il 30 settembre si conclude la prima fase che ha portato a costituire una rete di istituti di ricerca e di alta formazione in sette paesi in Europa con oltre 180mila studentesse e studenti, 16mila fra docenti, ricercatrici e ricercatori e circa 11mila unità di personale tecnico-amministrativo.

È un’esperienza di integrazione destinata a proseguire e a rafforzarsi. A gennaio 2023, le università partner hanno presentato il progetto della cosiddetta “fase 2”, in fase di valutazione da parte della Commissione Europea. Que-

sta seconda fase, oltre a estendere il network delle istituzioni partner con l’ingresso dell’Università di Scienze Applicate di Zurigo ( ZHAW - Zurich University of Applied Sciences), mira a dare alle finalità del progetto una prospettiva di ulteriore sviluppo, proseguendo le linee tracciate nella prima fase e rafforzando, con azioni più strutturate, gli obiettivi di integrazione e collaborazione all’interno dell’alleanza nell’ambito della formazione, della ricerca e dell’innovazione.

Sempre nel 2023, il 4 e il 5 ottobre, è in programma a Bucarest la conferenza internazionale intitolata Engineering the European University of the future, a cui parteciperanno i rettori e le rettrici delle 10 istituzioni partner e i rappresentanti delle istituzioni europee e dei governi nazionali, come occasione durante la quale valutare i risultati raggiunti nel primo triennio di attività e confrontarsi per tracciare le linee di sviluppo di un progetto ad ampio raggio.

* Responsabile Area Relazioni Esterne e Comunicazione, Scuola Sant’Anna; ** Professore Associato Scuola Normale Superiore

Defining and implementing a shared model of European engineer rooted in contemporary society: this is the main goal of the EELISA project (European Engineering Learning Innovation and Science Alliance) involving nine university institutions including Italian universities represented by Scuola Superiore Sant’Anna and Scuola Normale Superiore

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Cultura

PRIMA DEL TEATRO

Da 37 anni la Scuola Europea per l’Arte dell’Attore

riunisce a Pisa selezionati allievi delle maggiori scuole e accademie del continente

Before the Theater

Per il secondo anno consecutivo, Pisa riuscirà a ospitare la 37esima edizione di “Prima del Teatro: Scuola Europea per l’Arte dell’Attore”.

“Prima del Teatro” è un appuntamento assolutamente unico nel panorama pedagogico e

artistico europeo. Si tratta di un incontro tra alcune delle maggiori scuole e accademie di teatro e arti dal vivo europee: l’obiettivo è consentire ai partecipanti di avere accesso a stili di insegnamento e apprendimento innovativi e che non avrebbero modo di incontrare nei rispettivi paesi di appartenenza.

di Luca Biagiotti

Questo incontro avrà luogo a Pisa dal 16 al 31 luglio. Durante sedici giorni di lavoro verranno svolti cinque laboratori internazionali di alta formazione teatrale, un laboratorio per giovani che intendono fare domanda in una scuola di teatro e tre laboratori di scrittura per il teatro. Le scuole partner di “Prima del Teatro” quest’anno provengono da Roma (ANAD), Bruxelles (INSAS), Lione (ENSATT), Amburgo (HFTM), Milano (Filodrammatici), Barcellona (ITB), Berlino (UDK), Fontainebleau (FONACT), Strasburgo (Ècole du TNS), Valladolid (ESADCyL).

In questi laboratori internazionali, un numero di allievi “a concorso”, selezionati attraverso curriculum e audizioni da tenersi presso il Teatro

di Pisa, si uniranno agli allievi provenienti dalle scuole partner e lavoreranno, con lingue e culture teatrali differenti, all’interno dei seminari. Ogni laboratorio lavora per 8 ore al giorno su contenuti quali: processi di consapevolezza dell’attore, nuove drammaturgie, testi classici, creazione, movimento. I docenti lavoreranno nella loro lingua oppure in una lingua condivisa dalla maggior parte degli allievi, supportati dalla presenza di interpreti che proverranno dal mondo dell’università e del teatro.

Gli allievi sono liberi, a loro volta, di lavorare e sperimentare nella loro lingua: per cui, sarà possibile, per fare soltanto un esempio, vedere scene da due commedie di Anton Čechov giocate dagli allievi in francese, inglese, tede-

| cultura
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sco, italiano, castigliano, catalano e guidate ed esplorate da docenti inglesi e francesi. Lo scopo non è assolutamente mettere in scena un risultato (non sarebbe affatto serio in così poco tempo), quanto, piuttosto, esplorare nuovi percorsi di ricerca nel lavoro creativo, senza la pressione di dover fare “la cosa giusta”. Poter sperimentare nella più assoluta libertà creativa mentre, in modo neanche troppo sotterraneo, si gettano le basi per una cittadinanza teatrale europea, fatta di accettazione e di contaminazione di stili teatrali Dal 16 al 31 luglio 2023 Pisa, dunque, sarà il centro della formazione teatrale di eccellenza, in linea con la vocazione della città e della Fondazione Teatro di Pisa, che viene riconosciuta come l’ideatrice e il contenitore ideale per questo tipo di attività pedagogica a carattere internazionale. Il Teatro di Pisa continua, quindi, a sviluppare il suo lavoro nelle tre direttrici che da anni lo caratterizzano: il territorio pisano, nazionale e internazionale.

Dal 16 al 31 luglio il Teatro di Pisa sarà cuore d’Europa

For the second year in a row, Pisa will succeed in hosting the 37th edition of “Before Theater: European School for the Art of Acting”. The dates: July 16 to 31.

“Before the Theater” is an absolutely unique event in the European pedagogical and artistic scene. It is a meeting of some of Europe's leading theater and live arts schools and academies: the aim is to enable participants to have access to innovative teaching and learning styles they would have no way of encountering in their respective countries.

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