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AGRICOLTURA AGROALIMENTARE TURISMO RURALE
IL MONDO DELL’AGRICOLTURA A PORTATA DI MANO MAGAZINE - WEB TV - WEBINAR
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Sommario
Numero 15Febbraio Ottobre2021 2020 Numero 18 3 --15
QUINDICINALE DI AGRICOLTURA AGROALIMENTARE TURISMO RURALE Iscritto all’Albo Cooperative a Manualità Prevalente N.A182952
Editrice
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Copertina
Recovery Plan
Agricoltura
INPS: esonero contributivo per coltivatori diretti e imprenditori agricoli diretti
Direttore Responsabile Vito Castellaneta Grafica e impaginazione G.Ed.A. Giovani Editori Associati Hanno collaborato Donato Fanelli, Antonio Resta, Rocco Resta, Nicola Trisolini, Paola Dileo, Donatello Fanelli, Rino Pavone, Mara Coppola, Gianvito Gentile, Giuseppe Sciannamblo, Gabriele Romagnuolo, Fernando Di Chio Pubblicità G.Ed.A. Rino PAVONE r.pavone@foglie.tv 380 6328672 Stampa Grafica 080 - Modugno (BA) Registrato al Registro Nazionale della Stampa Tribunale di Bari N. 61 / 06 del 15 / 11 /2006 www.foglie.tv redazione@foglie.tv 347 904 0264 Iscritta al Registro Operatori Comunicazioni ROC n.26041 TESTATA GIORNALISTICA ACCREDITATA
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Agricoltura
Gran Bretagna: Operativa la paittaforma per segnalare gli abusi della GDO
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Pensieri e parole di una giovane allevatrice
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Agricoltura Agricoltura
G.Ed.A. Giovani Editori Associati Soc. Coop. Via Alcide De Gasperi 11/13 - 70015 - Noci (BA)
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Servizio fitosanitario Nazionale
Agroalimentare
Bilancio del sistema agroalimentare italiano
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Agroalimentare
Etichetta Made in Italy per salami, capolollo e mortadella
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Agroalimentare
Per i caseifici un modello virtuoso di gestione delle acque da lavorazione
Agroalimentare
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Nel carrello trionfa la spesa italiana
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Forbes: trionfa Furnirussi
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Agroalimentare Agricoltura
Nuova programmazione UE
Lavoro
Creative Camps
Agricoltura
Informare e sensibilizzare sul tema Xylella
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Rubriche Partnership
Approfondimento ( di M. Romanazzi )
Approfondimento ( di A. Quatela )
Approfondimento ( di T. Luciano ) Approfondimento ( di G. M. Lucarelli )
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Agricoltura
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INPS: ESONERO CONTRIBUTIVO PER COLTIVATORI DIRETTI E IMPRENDITORI AGRICOLI PROFESSIONALI NELL’ANNO 2020 L’INPS ha emanato la circolare n. 72 del 9 giugno 2020, con la quale fornisce le indicazioni normative e le istruzioni operative per il godimento dell’esonero contributivo per coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali per le nuove iscrizioni alla previdenza agricola effettuate nell’anno 2020, introdotto dall’articolo 1, comma 503, della legge 27 dicembre 2019, n. 160. Al fine di promuovere l’imprenditoria in agricoltura, ai coltivatori diretti e agli imprenditori agricoli professionali di cui all’articolo 1 del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 99, con età inferiore a quaranta anni, con riferimento alle nuove iscrizioni nella previdenza agricola effettuate tra il 1° gennaio 2020 e il 31 dicembre 2020, è riconosciuto, ferma restando l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche, per un periodo massimo di 24 mesi, l’esonero dal versamento del 100% dell’accredito contributivo presso l’assicurazione generale obbligatoria per l’invalidità, la vecchiaia ed i superstiti. L’esonero in questione non è cumulabile con altri esoneri o riduzioni delle aliquote di finanziamento previsti dalla normativa vigente. Per maggiori informazioni di seguito un estratto della circolare Inps n. 72:
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[…] Tale incentivo ha come beneficiari i coltivatori diretti (CD) e gli imprenditori agricoli professionali (IAP) con età inferiore a quaranta anni, che si iscrivono alla previdenza agricola nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2020 e il 31 dicembre 2020; l’incentivo prevede l’esonero dal versamento del 100% della contribuzione dell’assicurazione generale obbligatoria per l’invalidità, la vecchiaia ed i superstiti (IVS), per un periodo massimo di ventiquattro mesi. Per espressa previsione della norma sopra citata, l’esonero in argomento non è cumulabile con altri esoneri o riduzioni delle aliquote di finanziamento previsti dalla normativa vigente ed è applicabile nei limiti previsti dal regolamento UE n. 1407/2013 e dal regolamento UE n. 1408/2013, modificato dal regolamento UE n. 2019/316, relativi all’applicazione degli articoli 107 e 108 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea agli aiuti «de minimis». Destinatari del beneficio L’esonero in oggetto è riconosciuto ai coltivatori diretti (CD) e agli imprenditori agricoli professionali (IAP) che abbiano iniziato una nuova attività imprenditoriale agricola nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2020 e il 31 dicembre 2020 e che non abbiano compiuto quaranta anni d’età alla data d’inizio della nuova attività imprenditoriale agricola.
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Agricoltura
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GRAN BRETAGNA: OPERATIVA LA PIATTAFORMA PER SEGNALARE IN ANONIMATO GLI ABUSI DELLA GDO PER I FORNITORI DI GENERI ALIMENTARI I fornitori di generi alimentari possono ora utilizzare una piattaforma riservata, per segnalare alla GCA qualsiasi comportamento da parte di un rivenditore, che ritengano violi il Codice di condotta per l'offerta di generi alimentari. Istituito nel 2013, il servizio promosso dal Governo Uk era già attivo da tempo ma ora, grazie alla creazione della piattaforma Tell The GCA (dillo alla GCA), i fornitori che lo vorranno potranno farlo mantenendo del tutto il loro anonimato. I fornitori o altre parti interessate che accedono a www.telltheGCA.co.uk troveranno un semplice modulo che chiede loro di descrivere la loro preoccupazione relativa al Codice, il rivenditore o i rivenditori a cui si applica e la data dell'evento in questione. Gli verrà chiesto di scegliere se restare anonimi o fornire dati personali. Gli viene anche chiesto di aprire una cassetta postale sicura sulla piattaforma in modo che, anche senza i loro dettagli di contatto, GCA possa inviare domande se sono necessarie ulteriori informazioni per agire. I fornitori che lo faranno riceveranno un numero di caso e sceglieranno una password in modo che possano accedere in modo sicuro, per verificare se GCA ha pubblicato domande o fornito aggiornamenti. Mark White, GCA, ha dichiarato: “Questa piattaforma non è in sostituzione del Groceries Code Adjudicator. I fornitori che desiderano contattare direttamente la GCA possono farlo senza problemi, se è quello che vogliono. La mia porta è sempre aperta ai fornitori e li incoraggio a portare informazioni a me e al mio ufficio. Tratterò sempre queste informazioni in modo confidenziale, ma per quei fornitori che vogliono un’ulteriore rassicurazione possono usare Tell the GCA per condividere le loro informazioni“. Le tredici maggiori insegne che rientrano nel progetto sono: Aldi, Asda, B&M European Value Retail, Co-operative Group, Iceland, Lidl GB, J Sainsbury, Ocado, Marks & Spencer, Tesco, TJ Morris, Waitrose e Morrison.
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Approfondimento
IL ROSA DELL'ORTOFRUTTA
Intervista a Francesca Lonigro dell’associazione nazionale “Le donne dell’ortofrutta”
Di cosa si occupa la vostra azienda, nello specifico? Commercializzazione di prodotti ortofrutticoli quali piselli, fichi e uva da tavola. L’uva da tavola rappresenta, come sono solita dire, il mio
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cosa che odio terribilmente perché sembra “ È una quasi che dobbiamo eguagliarci a qualcuno che sta dando valore alla donna, non alla donna in termini di competenze ma soltanto per facciata.
punto debole perché, trattandosi di una stagione molto lunga, a differenza delle altre colture che ho nominato, che ricopre quel periodo in cui ero particolarmente libera dalla scuola, riuscivo ad essere in azienda e a seguire tutte le fasi, fino ad appassionarmi maggiormente al prodotto.
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Francesca, parlaci un po’ del tuo ingresso nell’azienda di famiglia Io sono praticamente nata nell’azienda di famiglia perché mio padre mi ha sempre portata con lui in campagna, sin da bambina: in sintesi, sono sempre stata presente nell’azienda familiare. Poi, dall’età di 16/17 anni ho iniziato ad affiancarlo, specie nella stagione estiva. Ma questo è stato il primo momento in cui ho iniziato a interagire con mio padre, a ragionare con lui circa la visione aziendale e il futuro dell’azienda. Quando ho terminato il liceo, ho deciso di studiare marketing e comunicazione d’azienda all’università, con l’intento di ritornare nell’azienda di famiglia. In un primo momento, in realtà, mio padre aveva espresso disaccordo, anche perché si tratta di un settore che non dà alcun tipo di certezza: mi augurava qualcosa di diverso. Ma, avendomi lui stesso trasmesso una forte passione per questo lavoro, per me la scelta era già fatta: io volevo studiare, perché credo sia importantissima la formazione, per continuare a lavorare da lui. Riconosco a mio padre una grande intelligenza nell’avermi dato spazio: è stato proprio lui, in fin dei conti, quello che, in silenzio, mi ha dato grande spazio di crescita all’interno dell’azienda.
-gio, l’organizzazione di tutte quelle che sono le politiche che accompagnano tutti questi passaggi, fino ad arrivare alla distribuzione. Qui al sud, purtroppo, siamo troppo abituati a considerare i numeri, come se i grandi numeri facessero la differenza. Certo, in fin dei conti, i numeri sono indispensabili per tutti E di cosa ti occupi tu in azienda? però qui si tende a ragionare Non mi occupo di contabilità, esclusivamente in base ai anche perché, scherzando, numeri, e quindi alla grandezza dico sempre che saremmo aziendale. Io, invece, ho falliti dopo due giorni. Ora con sempre detto che non avrei mio padre siamo giunti ad un mai voluto una grande aziencompromesso: lui si occupa da, piuttosto una chicca d’azidella campagna e io del magaz- enda perché amo gestire il zino. Quindi, in sostanza, mi lavoro in prima persona: io mi occupo di tutto quello che esce sveglio all’alba quando ci sono dal magazzino: dall’approvvigi- le produzioni, collaboro con i onamento delle materie prime, nostri collaboratori, e anche il confezionamento, lo stoccag- questo è stato difficile perché
Approfondimento
Questo settore, secondo te, si può considerare “donna”? Questa è una bella domanda. Questo settore si sta colorando di rosa. Ti rispondo così, e vuole essere una risposta non risposta. Di recente, mi è capitato di sentire qualcuno parlare di quota rosa: è una cosa che odio terribilmente perché sembra quasi che dobbiamo eguagliarci a qualcuno che sta dando valore alla donna, non alla donna in termini di competenze ma soltanto per facciata.
dell’attività però poi, in figura, compare sempre l’uomo, c’è sempre stato l’uomo a prendersi i meriti di tutto quanto. Quindi, l’Associazione nasce da un gruppo di donne, imprenditrici, esperte del settore, giornaliste, che si sono confrontate per mettere a punto le regole della realtà italiana, si tratta di donne, più di 100 oramai, che creano rete: questa è la mission dell’associazione. Ultimamente, abbiamo avuto grande ascolto anche perché, come credo, inevitabilmente, la collaborazione e la cooperazione possono solo portare beneficio. L’Associazione non influenza in maniera diretta l’azienda, però in termini di cooperazione c’è tantissimo feeling: infatti, ora sto lavorando ad un altro progetto e ho tirato in ballo l’Associazione
che mi ha dato una grande mano. Questa cosa di far rete mi crea grande entusiasmo, a maggior ragione perché questo per me non è un lavoro ma una passione, e quando si tratta di una passione vuol dire che non ci sono orari di lavoro, non ci sono vincoli, ma solo grande entusiasmo e una gran voglia di fare. A cura di Marika Romanazzi
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L’Associazione Nazionale Le Donne dell’ortofrutta è una associazione che nasce per dare valore alla figura della donna nell’ambito dell’ortofrutta.
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alcuni dei collaboratori accompagnano mio padre da 30 anni quasi, io ne ho 25 e mi hanno vista crescere, non è stato quindi facile farsi accettare anche da loro in qualità di figura di rappresentanza. Però, ad oggi, dico che, durante il momento del lavoro, si lavora ma in momenti ricreativi o nelle pause ho un bellissimo rapporto con tutti loro e tendo sempre a creare un ambiente tranquillo, perché credo sia la base per poter affrontare una giornata di lavoro alquanto impegnativa.
Tu fai parte dell’“Associazione Nazionale Le Donne dell’ortofrutta”. Puoi spiegarci di cosa si tratta e quale valore aggiunto ha portato alla tua azienda? L’”Associazione Nazionale Le Donne dell’ortofrutta” è una associazione che nasce per dare valore alla figura della donna nell’ambito dell’ortofrutta. L’apporto femminile nell’attività agricola è visto come sostanziale ma invisibile perché purtroppo le donne, le mogli, solitamente accompagnano gli uomini nella gestione
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Zootecnia
15 Febbraio 2021
PENSIERI E PAROLE DI UNA GIOVANE ALLEVATRICE RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO Eppure tempo fa la mungitura rappresentava, per noi allevatori, un momento gioioso, con la quale si potevano ammirare i risultati del continuo lavoro sui propri animali, sui pascoli allevati con passione, sui raccolti di un intero anno, sulle scelte adoperate minuziosamente per ottenere il giusto bilanciamento dei concentrati. Il momento in cui, quella “gioiosità” impiegata tempo prima, ti portava finalmente a comprovare che le scelte fatte avevano portato i frutti e ci si poteva abbandonare al momentaneo “rilassamento”! Ed oggi invece? Oggi, non è più così! Per meglio dire: non è sempre così. Quei minuti importantissimi che intercorrono fra l’attacco e lo stacco dei gruppi per la mungitura, sono densi di pensieri e perplessità, dubbi e paure. Bisogna pensare a come andare avanti, fra gli au-menti imposti sui prezzi dei concentrati alimentari da parte delle ditte mangimistiche, la diminuzione del prezzo del latte imposta dai caseifici (che sembrano farsi guerra per la concorrenza, ma quando si tratta di decidere il prezzo del latte, fanno lega indissolubile), fino alle continue lamentele da parte dei caseifici che implorano la diminuzione della produzione, per arrivare, infine e nei peggiori dei casi, alle minacce di non ritirare più il latte! Cosa potremmo dire di tutto questo? Siamo in un’epoca del tutto negativa. E’ diventato assurdo e inutile ricordare ai più che lavoriamo instancabilmente con animali, che ci prendiamo cura di loro, che non sono macchinari telecomandati per cui è facile predisporre la qualità e quantità desiderate. Sono organismi viventi, hanno i loro ritmi biologici, vanno rispettati. L’unica cosa che ci auguriamo è che tutto possa ritornare alla normalità, al rispetto reciproco tra noi allevatori e i nostri acquirenti, consumatori. Vorremmo che quei momenti dove la mungitura era gioiosità pura possano tornare indietro, così che finalmente le nostre menti e le nostre mani potranno tornare ad essere più leggere, sgombere dai cattivi calcoli matematici che facciamo per sbarcare il lunario. Sicuramente il nostro auspicio vale per NOI ALLEVATORI, ma anche per tanta altra gente!
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Agricoltura
15 Febbraio 2021
RIORDINO DEL SERVIZIO FITOSANITARIO NAZIONALE E DEI CONTROLLI SULLA SANITÀ DELLE PIANTE APPROVATI IN CDM GLI SCHEMI DEI DECRETI LEGISLATIVI Via libera, nel Consiglio dei Ministri riunito venerdì scorso 29 gennaio, agli schemi dei Decreti-Legge relativi il riordino del servizio fitosanitario nazionale e i controlli in materia di sanità delle piante. Si tratta di provvedimenti di grande rilevanza per il settore agricolo nazionale poiché consentiranno di recepire in Italia il nuovo regime fitosanitario europeo, introdotto con il rego-lamento 2016/2031 e di adeguare la normativa nazionale sui controlli ufficiali in materia di sanità delle piante al Regolamento (UE) 2017/625. I provvedimenti sono il frutto di un intenso lavoro di interlocuzione e affinamento da parte del Governo con il Parlamento, le Regioni e il settore di riferimento. Il pacchetto approvato punta, in particolare, a rilanciare il ruolo e l'efficienza del Servizio Fitosanitario Centrale (SFC) e dei Servizi fitosanitari regionali (SFR), con l'obiettivo di rendere ancora più efficiente e veloce la capacità di
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risposta del sistema nei confronti delle minacce derivanti dall'introduzione di organismi nocivi. NOTE TECNICHE - Per il contrasto alle emergenze si prevede l'adozione di un Piano di emergenza nazionale, con procedure e risorse finanziarie definite da mettere in campo in caso di ritrovamento di focolai di organismi nocivi in applicazione del regolamento (UE) n. 2017/625. Il pacchetto legislativo prevede un complessivo rafforzamento dei controlli, non solo sulle produzioni interne ma anche sulle importazioni, con adeguamento della dotazione strumentale e di personale dei posti di controllo frontalieri. Viene ridisegnata la rete dei Laboratori nazionali di riferimento e dei laboratori ufficiali, anche in questo caso prevedendo un efficientamento delle strutture e delle risorse per eseguire gli obblighi derivanti dall'applicazione degli standard più elevati. La normativa prevede inoltre la realizzazione di un sistema informatico, interconnesso con gli altri sistemi europei, per la raccolta e la registrazione di tutti i dati e le informazioni (dati di monitoraggi, intercettazioni, certificati, informazioni su controlli ufficiali) e la ridefinizione dell'impianto sanzionatorio. Sul fronte della prevenzione si introduce maggiore responsabilità a carico degli operatori professionali per garantire la tracciabilità del materiale vegetale. Oltre al decreto legislativo relativo alla riorganizzazione del Servizio Fitosanitario Nazionale, il pacchetto include il riordino della normativa in materia di sementi, di materiali di moltiplicazione dei fruttiferi e delle piante ortive e dei materiali di moltiplicazione della vite, con adeguamento al nuovo quadro normativo europeo. Il riordino consentirà di eliminare le duplicazioni esistenti nelle procedure amministrative e nei controlli, razionalizzando l'intera sistema con indubbio beneficio per gli operatori che per l'intero sistema agricolo nazionale.
Agricoltura SCHEMA DI DECRETO LEGISLATIVO RECANTE NORME PER LA PROTEZIONE DELLE PIANTE DAGLI ORGANISMI NOCIVI Il nuovo testo normativo, la cui logica prevede un maggiore coinvolgimento di tutti i soggetti coinvolti nelle attività di difesa delle piante, contiene i seguenti aspetti chiave: 1. definizione di una nuova organizzazione del Servizio Fitosanitario Nazionale alla luce del nuovo regime fitosanitario europeo e definizione dell'autorità unica e delle autorità competenti in materia; 2. modifica del ruolo del Comitato fitosanitario nazionale e individuazione del Centro Difesa e Certificazione (CREA-DC) quale Istituto nazionale di riferimento per il supporto scientifico e diagnostico; 3. ridefinizione del ruolo e delle competenze e formazione permanente del personale del servizio fitosanitario nazionale con rafforzamento delle dotazioni minime necessarie agli adempimenti previsti dai regolamenti; 4. definizione di nuova gestione delle emergenze fitosanitarie attraverso anche la definizione di specifiche strutture necessarie a tale gestione, tra cui il Segretariato per le emergenze fitosanitarie e specifiche unità di coordinamento territoriali; 5. adozione di un Piano di emergenza nazionale, in cui definire le linee di azione, le strutture coinvolte, le responsabilità, le procedure, nonché le risorse finanziarie da mettere a disposizione in caso di ritrovamento di focolai di organismi nocivi in applicazione del regolamento (UE) n. 2017/625; 6. realizzazione di un Sistema informativo nazionale per la raccolta delle informazioni del settore fitosanitario, da collegare e da
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www.foglie.tv rendere compatibile con il sistema informatico dell'Unione europea; 7. razionalizzazione dei punti di ingresso frontalieri; 8. definizione delle procedure di controllo ufficiale. SCHEMA DI DECRETO LEGISLATIVO RECANTE NORME PER LA PRODUZIONE A SCOPO DI COMMERCIALIZZAZIONE E LA COMMERCIALIZZAZIONE DI PRODOTTI SEMENTIERI Il decreto legislativo accorpa le norme attualmente in vigore, sulla disciplina dell'attività sementiera, adeguandole con modifiche ed integrazioni all'evoluzione della normativa europea di settore, nel rispetto dei princìpi di semplificazione e ammodernamento delle norme imposto dalla legge 28 luglio 2016, n. 154, in attuazione del nuovo regime fitosanitario europeo definito dai Regolamenti (UE) 2016/2031 e (UE) 2017/625. Il provvedimento ridefinisce l'insieme dei procedimenti amministrativi al fine di ridurre i termini procedimentali. SCHEMA DI DECRETO LEGISLATIVO RECANTE NORME PER LA PRODUZIONE E LA COM-MERCIALIZZAZIONE DEI MATERIALI DI MOLTIPLICAZIONE E DELLE PIANTE DA FRUT-TO E DELLE ORTIVE Il provvedimento è il risultato dell'accorpamento di tutte le norme vigenti in materia di produzione, certificazione, etichettatura e commercializzazione delle piante da frutto e dei loro materiali di moltiplicazione, nonché dei materiali di moltiplicazione delle piante ortive e dei loro portinnesti, con adeguamento al nuovo regime fitosanitario europeo definito dai Regolamenti (UE) 2016/2031 e (UE) 2017/625.
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Approfondimento
VIGNETI EROICI E STORICI: Riconoscimento e prospettive Se l'articolo 7 Legge n.238/2016 nota come "Testo Unico del Vino" ha già sancito il valore culturale, agricolo e ambientale dei vigneti storici ed eroici, il Decreto Ministeriale n. 6899 del 30 giugno 2020 (www.politicheagricole.it) ha stabilito con un maggior livello di dettaglio, rispetto a quanto previsto dal predetto testo unico, regole e criteri operativi utili per individuarne la tipologia nonchè i potenziali destinatari degli interventi di ripristino, recupero e manutenzione che saranno finanziati con una parte della disponibilità dell'OCM (Organizzazione Comune del Mercato) del comparto vitivinicolo. Nel Decreto si definiscono eroici quelli ricadenti in aree soggette a rischio idrogeologico, nelle isole, in zone di particolare pregio paesaggistico o ubicate in condizioni orografiche particolari, gravate da grandi impedimenti alla meccanizzazione. Vengono individuati, in tal modo, con la presenza di almeno uno dei seguenti requisiti: 1) pendenza del terreno superiore al 30%; 2) altitudine media superiore ai 500 metri sul livello del mare, con la sola esclusione dei vigneti situati in altopiano; 3) sistemazione degli impianti viticoli su terrazze e gradoni; 4) presenza nelle piccole isole la cui superficie complessiva del territorio insulare non superi i 250 km quadrati. Vengono definiti storici invece, i vigneti la cui presenza è segnalata in una determinata superficie o particella prima del 1960, la cui coltivazione
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deve essere caratterizzata dall'impiego di pratiche e tecniche tradizionali legate agli ambienti fisici e climatici locali che mostrano forti legami con i sistemi sociali ed economici del territorio. I criteri di individuazione dei vigneti storici, fermo restando l'esistenza degli anzidetti requisiti debitamente documentati,sono rappresentati dalla presenza di almeno uno dei seguenti requisiti e cioè: 1) l'utilizzo di forme di allevamento tradizionali legate al luogo di produzione debitamente documentate; 2) la presenza di sistemazioni idrauliche-agrarie storiche di particolare pregio paesaggistico; 3)l'iscrizione di paesaggi presenti nel Registro Nazionale
dei Paesaggi Rurali di Interesse Storico, purché la viticoltura ne sia un elemento essenziale che ne ha motivato l'inserimento; 4) il riconoscimento di eccezionale valore universale di specifici siti dell'UNESCO ove il criterio di iscrizione nella lista si riferisca esclusivamente o in modo complementare alla viticoltura;5) la presenza in aree oggetto di specifiche leggi regionali o individuate dai piani paesaggistici volte alla conservazione e valorizzazione di specifici territori vitivinicoli. Le tipologie di intervento,per entrambi i tipi di vigneto, devono rispondere prioritariamente ad uno o più dei seguenti parametri: 1) la conduzione del vigneto deve seguire le pratiche tipiche di ciascun territorio: come la
Approfondimento
densità dell'impianto,le forme di allevamento,le sistemazioni idrauliche agrarie, etc etc ed assicurare il rispetto dell'ambiente pedoclimatico in cui il vigneto è inserito; 2) gli interventi effettuati devono prevedere il consolidamento con tecniche tradizionali di strutture permanenti o semipermanenti come i muretti a secco, ciglioni, inerbimento che preservino anche il suolo del dissesto idrogeologico; 3)occorre l'utilizzo di vitigni autoctoni tipicamente usati nella zona o autorizzati dagli specifici disciplinari di produzione dell'area in cui è compreso il vigneto; 4) l'attuazione degli interventi devono favorire la valorizzazione, la promozione e la pubblicità delle produzioni riconducibili alla viticoltura eroica o storica. Il Decreto ha, altresì, specificato che saranno le singole Regioni,secondo le modalità dalle stesse stabilite,ad accettare le domande per il riconoscimento di vigneto eroico o storico presentate dai soggetti interessati e curarne l'istruttoria per la loro ammissibilità, così da inserire i vigneti riconosciuti in un apposito elenco regionale ed espletarne tutti i successivi controlli. La non trascurabile circostanza che il Decreto n.6899/2020 sia stato fortemente voluto e siglato non solo dal Ministero delle Politiche Agricole ma anche dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo e dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare dimostra che l'intento non sia quello di produrre effetti positivi solo in termini economici
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ma sia anche volto alla salvaguardia ambientale e all'interesse socio-culturale del territorio. Detta normativa rappresenta per molte regioni un nuovo strumento per tutelare e valorizzare il proprio mosaico vitivinicolo, come per la Puglia, una regione che custodisce antichi vitigni e pratiche agricole antichissime e quindi si profila come un valido mezzo atto a garantirne ancora la sopravvivenza ed il rilancio, consentendo ai produttori la possibilità di poter accedere ad una parte dei Fondi previsti dal PNS(Programma Nazionale di Sostegno) del settore vitivinicolo . Potrebbe essere uno strumento importante anche in prospettiva, infatti il Decreto prevede, con un ulteriore provvedimento, la creazione di un
Marchio Nazionale per la "viticoltura eroica o storica", quindi una grande opportunità per i vitigni autoctoni che ben può legarsi anche allo storytelling e alla promozione turistica delle aree di grande vocazione vitivinicola. A cura di Angela Quatela
Angela Quatela Avvocato civilista e Giurista della Filiera Agroalimentare avv.angelaquatela@gmail.com
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Agroalimentare
IL BILANCIO DEL SISTEMA AGROALIMENTARE ITALIANO
Il sistema agroalimentare, inteso come agricoltura, silvicoltura e pesca, si conferma settore chiave della nostra economia, in tutte le sue componenti (agricoltura, agroindustria e commercio all’ingrosso e al dettaglio e ristorazione), e raggiunge un peso del 15% del Pil italiano con 522 miliardi di euro. Messo alla prova dalla pandemia, il sistema ha saputo essere resiliente rispetto alla media generale dell’economia. Sono questi i dati estrapolati dall’Annuario dell’Agricoltura italiana 2019 (la fonte più autorevole e completa per comprendere lo stato del settore), realizzato dal Crea con il suo Centro Politiche e Bioeconomia. Nonostante la superficie nazionale sia circa la metà di quella spagnola e francese, l’agricoltura italiana conferma la sua leadership europea: è la prima agricoltura d’Europa per valore aggiunto e la terza per produzione lorda vendibile. L’Italia è primo produttore mondiale di vino in volume e primo produttore europeo in valore nella produzione di ortaggi. Nel 2019 il valore della produzione agricola è stato di 57,3 miliardi di euro, in linea con l’anno precedente, di cui oltre il 50% dovuto alle coltivazioni, il 29% circa agli allevamenti e la restante parte alle attività di supporto e secondarie. Indiscusso il contributo dell’agricoltura e dell’industria alimentare (incidenza sul settore del 64%) alla bioeconomia, che, con un fatturato in crescita (+1,3%) di oltre 324 miliardi di euro, costituisce ormai uno degli elementi di forza dell’economia italiana.
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15 Febbraio 2021 Le produzioni di qualità certificata (Dop-Igp) che, meglio di altre, hanno fatto fronte alle difficoltà legate alla pandemia, si confermano tra le più dinamiche dell’agroalimentare, con un valore che raggiunge i 17 miliardi di euro (+oltre il 4%). Sempre più significativa è la crescita delle attività connesse all’agricoltura, ormai oltre un quinto del valore complessivo della produzione agricola: l’agriturismo con +3,3% in valore e +4,1% di aziende nel solo 2019, (brusca flessione nel 2020 per le restrizioni conseguenti alla pandemia) e il contoterzismo (+1,7% in valore). Dal punto di vista strutturale sono oltre 1,5 milioni le aziende agricole, di cui il 27% sono imprese che intrattengono rapporti stabili di mercato. Si conferma rilevante il sostegno pubblico al settore agricolo, circa 11,9 miliardi di euro nel 2019, ma in calo rispetto agli anni precedenti: dal 2015 al 2019, infatti, si è verificata una riduzione oltre 1,3 miliardi di euro (-10%), quasi totalmente derivante da minori agevolazioni nazionali. Sul fronte degli scambi commerciali, come evidenziato dal Rapporto sul commercio estero 2019, netta è stata la riduzione del deficit della bilancia agroalimentare italiana, sceso largamente al di sotto di 1 miliardo di euro nel 2019, a fronte dei 5 miliardi del 2015 e degli oltre 9 miliardi del 2011. I settori dell’export più colpiti dagli effetti del Covid-19, nel secondo trimestre 2020, sono stati il florovivaismo, le carni, i prodotti dolciari e il vino, parzialmente compensati dalla crescita di altri importanti prodotti del Made in Italy, come la pasta, le conserve di pomodoro e l’olio di oliva. Il settore della pesca e dell’acquacoltura ha ampiamente risentito della crisi pandemica, con un calo della domanda di prodotto fresco (-29% in valore a marzo e -17% ad aprile). In termini di scambi commerciali con l’estero, il settore è tra i più colpiti dagli effetti delle misure di contenimento del Covid-19 e dalla conseguente crisi economica (-16% in valore le importazioni nel I semestre 2020). Le imprese di acquacoltura hanno subìto una forte riduzione nelle vendite, soprattutto tra marzo e aprile, ad eccezione del canale della grande distribuzione. Le attività di pesca hanno cercato di adattarsi alle richieste del consumo domestico, anche attraverso il ricorso a nuove modalità di commercializzazione, quali la vendita diretta, le prenotazioni a distanza, gli acquisti on-line e le consegne a domicilio.
Agroalimentare
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SCATTA ETICHETTA MADE IN ITALY DI SALAMI, CAPOCOLLI E MORTADELLE Entra in vigore l’obbligo di indicare in etichetta l’indicazione di provenienza su salami, mortadella e prosciutti per sostenere il vero Made in Italy e smascherare l’inganno della carne straniera spacciata per italiana. Lo rende noto la Coldiretti nell’annunciare che scade il 31 gennaio la proroga di due mesi concessa dal Ministero dello Sviluppo economico per la pie-na applicazione del Decreto interministeriale sulle Disposizioni per “l’indicazione obbligatoria del luogo di provenienza nell’etichetta delle carni suine trasformate”. Un appuntamento storico in un momento di grande crisi per aiutare a scegliere l’82% degli italiani che con l’emergenza Covid vogliono portare in tavola prodotti Made in Italy per sostenere l’economia ed il lavoro del territorio. L’entrata in vigore dell’etichetta Made in Italy sui salumi è dunque un momento di svolta per i produttori italiani, duramente colpiti dal crollo dei prezzi dei maiali e dal contemporaneo aumento di quelli delle materie prime per l’alimentazione degli animali. Il risultato è che le quotazioni pagate agli allevatori di maiali sono crollate fino al -38% durante la pandemia e solo nelle ultime settimane, proprio con l’avvicinarsi dell’introduzione dell’obbligo dell’indicazione d’origine, si è registrata una timida ripresa, secondo un’analisi del Centro Studi Divulga.
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Il provvedimento, è importante per garantire trasparenza nelle scelte ai 35 milioni di italiani che almeno ogni settimana portano in tavola salumi ma anche per sostenere i 5mila allevamenti nazionali di maiali messi in ginocchio dalla pandemia e dalla concorrenza sleale. A preoccupare è infatti l’invasione di cosce dall’estero per una quantità media di 56 milioni di “pezzi” che ogni anno si riversano nel nostro Paese per ottenere prosciutti da spacciare come Made in Italy. Il decreto sui salumi prevede che i produttori indichino in maniera leggibile sulle etichette le informazioni relative a: “Paese di nascita: (nome del paese di nascita degli animali); “Paese di allevamento: (nome del paese di allevamento degli animali); “Paese di macellazione: (nome del paese in cui sono stati macellati gli animali). Quando la carne proviene da suini nati, allevati e macellati in uno o più Stati membri dell’Unione europea o extra europea, l’indicazione dell’origine può apparire nella forma: “Origine: UE”, “Origine: extra UE”, “Origine: Ue e extra UE”. E consentito lo smaltimento delle scorte fino ad esaurimento. Quando la carne proviene da suini nati, allevati e macellati nello stesso paese, l’indicazione dell’origine può apparire nella forma: “Origine: (nome del paese)”. Pe scegliere salumi ottenuti da suini nati, allevati, macellati e trasformati in Italia basterà cercate la presenza esclusiva della scritta Origine Italia o la dicitura “100% italiano”.
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PER I CASEIFICI UN MODELLO VIRTUOSO DI GESTIONE DELLE ACQUE DI LAVORAZIONE L’ATENEO BARESE AL SERVIZIO DELL’INNOVAZIONE E DEL SISTEMA PRODUTTIVO
Come trattare i reflui della trasformazione del latte in formaggio? Un problema spinoso e quanto mai attuale per i nostri caseifici, se si considera che in Puglia vengono prodotte circa 1500 tonnellate al giorno di effluenti di lavorazione tra siero, scotta e acqua di filatura. “Acque di processo” che vanno gestite secondo i limiti di legge, diversamente smaltite come “rifiuto speciale” a ditte specializzate con costi onerosi per le aziende (fino a 50 euro a metro cubo). Una interessante risposta al trattamento delle acque di caseificio, è stata avanzata nell’ambito del progetto DAIRY WASTE INNOGEST finanziato dalla Regione Puglia (POR Puglia 2014-2020). A svolgere l’attività di ricerca un team di tipo misto (pubblico –privato) composto da Università di
15 Febbraio 2021 Bari (Dipartimento di Scienze del Suolo, della Piana e degli Alimenti), da EuroQuality Lab di Gioia del Colle, Itest Srl di Corato, Assoservice Srl e Hi – Tech di Bari. Al prof. Michele Faccia (referente scientifico dell’idea progettuale, frutto di esperienze pregresse) chiediamo: Un nuovo modello di gestione dei reflui caseari, di che si tratta? Premesso che è assolutamente vietato spandere le acque di lavorazione dei caseifici nell’ambiente, in quanto in grado di contaminare la falda e di eutrofizzare i corsi d’acqua; in passato la loro gestione era piuttosto “disinvolta” e non sono mancati episodi di illegalità. Con l’evoluzione della coscienza ambientale i controlli sono diventati rigorosi e oggi si è alla ricerca continua di soluzioni che consentano di sottrarre le acque di caseificio alla “logica del rifiuto”. Comunque a parte il conferimento del siero agli allevamenti suini o misti, praticabile solo da caseifici piccoli a causa dei limiti di somministrazione al bestiame (gli eccessi possono diventare letali per lo stesso) esistono già da anni, le tecnologie in grado di risolvere potenzialmente il problema; esse sono due: la concentrazione per evaporazione o mediante tecnologia di membrana e la digestione anaerobica. La prima consente di ridurre i volumi delle acque di processo e di ottenere dei concentrati vendibili ad aziende che provvedono ad essiccarle per poi commercializzare le polveri in ambito food, zootecnico e cosmetico; la seconda invece consente l’ottenimento di biocarburante, in particolare biogas. Soluzioni che anno ancora alcuni limiti da superare nella pratica. Mentre il modello di gestione del progetto “Dairy Waste Innogest”cosa prevede? La soluzione si basa sulla concentrazione delle acque di lavorazione attraverso l’applicazione delle tecnologie di membrana di ultima generazione e l’introduzione di modifiche al processo di produzione dei formaggi a pasta filata. Le tecnologie di membrana non sono altro che tecniche di filtrazione molecolare su membrane porose (una sorta di setaccio con pori microscopici) che consentono la suddivisione dell’acqua di lavorazione in due parti, un concentrato contenente una parte dell’acqua e le molecole più grandi che non passano dai pori e un filtrato contenente la maggior parte dell’acqua ed eventualmente alcune sostanze più piccole (in caso di osmosi inversa si può arrivare ad acqua quasi pura).
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Quali caseifici possono essere compatibili con questo sistema? Diciamo che si parte da aziende che lavorano un minimo di 350 q di latte al giorno, dunque di dimensione media (si consideri che i 4 caseifici più grandi di Puglia ne lavorano oltre 1000 q a testa). Tuttavia già per aziende di 50-60 q vi sarebbe convenienza se operassero in forma associata. Al di sotto di 50 q al giorno non c’è convenienza. L’impianto a membrana viene installato direttamente in caseificio per trattare in sequenza siero, scotta e acqua di filatura. Un impianto innovativo in linea con i principi dell’economia circolare che valorizza in questo caso i reflui di caseificio… Esattamente, le acque di lavorazione diventano concentrato di siero vendibile, di ottima qualità; concentrato di scotta e di acqua di filatura, anch’ essa di alta qualità per impianti di biogas; filtrato di siero e scotta scaricabile in rete fognaria (addirittura reimpiegabile in quanto quasi pura); filtrato salato da acqua di filatura da reimpiegare nella fase di filatura da formaggi e pasta filata (riciclo nel processo di lavorazione).La novità di questo modello sta soprattutto nell’aver sviluppato le condizioni ottimali per gestire scotta e acqua di filatura. Dal punto di vista della sostenibilità c’è un buon margine di abbattimento dei costi gestionali? Con i dovuti adeguamenti agli impianti si può arrivare addirittura ad azzerare i costi di gestione degli effluenti di caseificio. In realtà si è accertato che se nel conto economico vengono inseriti i mancati costi di smaltimento, il modello presenta margini di profitto per le aziende. Ad oggi quanti caseifici hanno chiesto di adeguare i propri impianti al nuovo modello gestionale? Al momento una decina di caseifici hanno chiesto informazioni e quattro hanno ospitato il prototipo per delle prove sul campo. L’adozione del modello richiede ancora un passaggio a livello regionale, abbiamo tutte le evidenze scientifiche a supporto. Attendiamo sviluppi. Trattasi di un modello esportabile su scala nazionale e internazionale? Assolutamente sì, soprattutto se producono pasta filata. a cura di
Paola Di Leo
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Agroalimentare
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NEL CARRELLO TRIONFA LA SPESA ITALIANA La nuova edizione dell’Osservatorio Immagino ha elaborato i dati di vendita e le informazioni presenti sulle etichette di oltre 115 mila prodotti di largo consumo, alimentari e non, venduti in supermercati e ipermercati italiani. Su questo enorme gruppo di prodotti l’Osservatorio ha organizzato un mega carrello della spesa suddiviso in 10 panieri che rappresentano altrettanti fenomeni e tendenze di consumo. Tra questi c’è “l’italianità”, ovvero la presenza di un’indicazione che richiama alla regione o all’origine italiana, seguito dall’assenza di un ingrediente (per esempio senza lattosio o senza glutine) o dalla sua presenza (con fermenti lattici), oppure dall’indicazione per una categoria di consumatori (ad esempio “per vegetariani”), oppure classificati in base a una caratteristica merceologica (biologico). Sono oltre 21 mila i prodotti alimentari venduti in supermercati e ipermercati che evidenziano in etichetta la loro “italianità”. Lo fanno in vario modo, inserendo diciture, dichiarazioni o immagini relativi al nostro paese. Per la classificazione sono state analizzate le caratteristiche rilevate sulle etichette e sul packaging del settore food, selezionando quelli che riportano claim del tipo “made in Italy”, “product in Italy”, “solo ingredienti italiani”, “100% italiano” o le indicazioni geografiche europee (come Igp, Doc, Dop e Docg), oppure la “bandiera italiana” o il nome della regione di riferimento.
Tra le immagini più utilizzate c’è senz’altro la bandiera italiana, che campeggia sul 14,9% dei prodotti venduti in super e ipermercati. A giugno 2020 questo paniere ha registrato vendite in aumento del +5,3% rispetto al giugno 2019. La ragione è da ricercare anche della maggior presenza del tricolore su un ampio numero di categorie, di cui gli italiani hanno aumentato gli acquisti durante il lockdown, come uova, surgelati vegetali, olio extravergine di oliva, sughi pronti, latte Uht, avicunicoli di quarta lavorazione, birre e affettati. In calo, invece, sono risultati le verdure di quarta gamma e il latte fresco. Nei 12 mesi rilevati è proseguita la crescita delle vendite dei prodotti accomunati dal claim “100% italiano”, che hanno una quota numerica del 7,0%; in particolare in mozzarelle, latte Uht, olio extravergine di oliva, affettati, uova, passate di pomodoro, surgelati vegetali. In lieve flessione, invece, il claim “prodotto in Italia”. Un altro aspetto ricercato dai consumatori come emblema della tipicità agroalimentare italiana è costituito dalle indicazioni geografiche europee, di cui il nostro Paese detiene la leadership in ambito Ue. Si tratta di un settore che continua a guadagnare spazio nella spesa alimentare delle famiglie. L’Osservatorio Immagino rileva che Doc (Denominazione di origine controllata) e Dop (Denominazione di origine protetta), Docg (Denominazione di origine controllata e garantita) e Igp (indicazione geografica protetta) sono sigle sempre più presenti sulle confezioni dei prodotti e in crescente aumento. L’indicazione geografica europea più rilevante in termini di vendite è la Dop, arrivata a contribuire per l’1,7% alle vendite di supermercati e ipermercati. Anche nell’anno finito a giugno 2020 il paniere dei prodotti Dop si è confermato tra i più performanti, beneficiando di un incremento del +12,3% delle vendite. Il merito sta soprattutto nel formaggio Grana che ha dato un importante impulso a questa crescita, seguito dai formaggi da tavola e dagli affettati. L’Osservatorio Immagino segnala la continua crescita dei prodotti “senza”, ossia caratteriz-zati dall’assenza di un ingrediente, di un additivo o di un nutriente, dal sale ai coloranti. La lista comprende ad esempio “pochi zuccheri”, “poche
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calorie”, “senza zucchero”, “senza olio di palma”, “senza grassi idrogenati”, “senza sale”, “senza aspartame”, ”senza conservanti”, ”senza Ogm”. Secondo l’Osservatorio su 17 diciture del segmento “senza” 12 hanno rilevato performance positive di vendita A guidare la crescita del segmento dei “senza” registrata nell’ultimo anno sono stati principalmente alcune diciture come: “senza antibiotici”, “ridotto contenuto di zuccheri”, “senza additivi” e “senza glutammato”. L’indicazione “senza conservanti” è da sempre uno dei capisaldi del mondo del free from e resta tuttora la più importante. Nei 12 mesi analizzati è proseguita anche la crescita delle vendite dei prodotti che segnalano in etichetta la riduzione o l’eliminazione degli zuccheri. In parallelo altre diciture hanno registrato un trend negativo, in particolare quelle relative al ridotto contenuto di grassi saturi e grassi idrogenati, di sale e di calorie. Nei 12 mesi analizzati è continuata anche la crescita delle vendite dei prodotti che segnalano in etichetta la riduzione o l’eliminazione degli zuccheri. Quello che è stato uno dei fenomeni più rilevanti del mondo del free from e continua a restare sulla cresta dell’onda. Sono stati, invece, gli affettati, seguiti da würstel, prodotti avicunicoli, preparati per brodo e passate di pomodoro ad aver trainato le vendite dei prodotti con il claim “senza additivi”. La scritta più performante del paniere dei “senza…” in quest’edizione dell’Osservatorio Immagino è stata però “senza antibiotici”. Un altro segmento interessante è quello delle integrazioni ovvero dei prodotti che evidenziano la presenza di un ingrediente in più. Ritroviamo in questo aggregato prodotti come farine, cracker, pesce preparato panato surgelato, biscotti che evidenziano sull’etichetta con frasi del tipo: “ricco di fibre”, “con Omega 3”, “integrale”, “ricco di ferro”, “fonte di calcio”, “multicereale”, “con vitamine”.
“ Un altro aspetto ricercato dai
consumatori come emblema della tipicità agroalimentare italiana è costituito dalle indicazioni geografiche europee, di cui il nostro Paese detiene la leadership in ambito Ue.
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Approfondimento
SE TI DICESSERO “VITAMINA C” A COSA PENSERESTI?
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Essa svolge un ruolo chiave nella “ catalizzazione delle reazioni di idrossilazione,
ovvero reazioni che permettono di legare uno o più gruppi idrossili a molecole specifiche, in numerosi processi che avvengono quotidianamente nel nostro organismo.
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Probabilmente il primo alimento a cui assoceresti questa vitamina sono gli agrumi, come arance e mandarini. In realtà gli agrumi che appartengono al genere Citrus sono tanti ed oltre ai più noti quali arancia, clementina, mandarino e limone, ne fanno parte anche mandarancio, pompelmo, cedro, lime, pomelo e bergamotto le cui caratteristiche nutrizionali non si limitano, però, alla sola vitamina C. Il consumo di agrumi costituisce una parte importante del commercio di frutta fresca, circa il 15-17% del totale nel mercato ortofrutticolo italiano. Uno dei motivi risiede proprio nel fatto che questi frutti godono di un’elevata valenza salutistica, principalmente data dalla presenza di vitamine essenziali all’uomo, utili per rafforzare le difese immunitarie soprattutto nei periodi più critici e freddi dell’anno. È bene ribadire che, a livello nutrizionale, gli agrumi apportano senza alcun dubbio e in maniera consistente una sostanza importante per il corretto funzionamento dell’organismo ovvero l’acido ascorbico, più comunemente noto come vitamina C. Essa svolge un ruolo chiave nella catalizzazione delle reazioni di idrossilazione, ovvero reazioni che permettono di legare uno o più gruppi idrossili a molecole specifiche, in numerosi processi che avvengono quotidianamente nel nostro organismo. Tra le idrossilazioni si annoverano quella della prolina e della lisina, i due amminoacidi che concorrono alla formazione
del collagene, la principale proteina del tessuto connettivo negli animali; a queste si aggiunge l’idrossilazione necessaria alla produzione di adrenalina. Altresì importante è l’attività anti-ossidasica della vitamina C, molto simile a quella svolta dalla vitamina E, per cui dall’incontro e dalla combinazione delle due ne risulta un’azione antiossidante potenziata e quindi benevola ai fini salutistici. Infine, la vitamina C agisce favorendo e/o aumentando l’assorbimento intestinale del ferro perché permette la conversione da Fe 3+ a Fe 2+. Gli agrumi del genere Citrus, però, sono anche apportatori di vitamine del gruppo B, tra
cui l’acido folico anche detta vitamina B9,contenuta in particolare nelle arance ed importante per la sintesi del DNA e per la produzione dei globuli rossi, e di fibre insolubili e solubili (come le pectine) principalmente contenute nell’albedo, la parte spugnosa e bianca del frutto. Tra i minerali, invece, il potassio va per la maggiore. Altro importante contributo è da attribuirsi alle antocianine, agenti antinfiammatori, antiossidanti e antitumorali. La sintesi di queste sostanze dà la colorazione rossa, il cui caso più evidente è quello delle "arance rosse" come per esempio l’arancio Moro, Sanguinello, Tarocco e loro cloni.
Approfondimento
Per quanto riguarda invece il limone, esso contiene acido citrico, in percentuali maggiori rispetto agli altri agrumi. Infatti, i limoni ne sono particolarmente ricchi e contengono fino all’8% in peso sulla sostanza secca; ciò significa che l’acido citrico è presente fino a 47 g per litro di succo di limone, motivo per il quale sono ampiamente usati nella marinatura del pesce e delle carni. Il bergamotto, invece, viene usato per abbassare il livello del colesterolo, grazie alla presenza, nel suo succo, di alcuni flavonoidi coniugati.
“ È bene ribadire che, a livello nutrizionale, gli
agrumi apportano senza alcun dubbio e in maniera consistente una sostanza importante per il corretto funzionamento dell’organismo ovvero l’acido ascorbico, più comunemente noto come vitamina C. Essa svolge un ruolo chiave nella catalizzazione delle reazioni di idrossilazione.
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Agrumi come il pompelmo Star Ruby e l’arancio Cara Cara presentano pigmentazione determinata dall’accumulo di un altro pigmento, il licopene.
Tiziana Luciano Dott.ssa in Scienze e Tecnologie Alimentari (Specializzanda in Scienze della Nutrizione Umana)
Tornando alla vitamina C che la fa da padrone negli agrumi, nella popolazione adulta si raccomanda un livello di assunzione giornaliera di almeno 60 mg. Considerato che mediamente arancia e limone ne contengono circa 50 mg/100 g, clementine 54 mg/100 g di parte edibile e arance rosse circa il 40% in più rispetto al quelle bionde, è possibile affermare che un consumo quotidiano di agrumi consente la pressoché totale copertura del fabbisogno giornaliero di vitamina C.
A cura della Dott.ssa Tiziana Luciano
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Agroalimentare
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TRA LE 100 ECCELLENZE ITALIANE STILATE DA FORBES FURNIRUSSI E IL FICHETO PIÙ GRANDE D’EUROPA Un traguardo per tutto il territorio salentino quello raggiunto grazie al lavoro e ai sani principi di una famiglia che ha inteso concentrare tutta la sua attività sul rispetto della natura e delle tradizioni. L’edizione italiana di Forbes, la rivista statunitense di economia nota per articoli che trattano finanza, industria, investimenti e marketing ma anche classifiche, cultura economica, leadership imprenditoriale, innovazione e lifestyle, nel suo speciale di febbraio 2021, con l’aiuto di So Wine So Food ha inserito Furnirussi tra le 100 eccellenze del nostro Paese.
“Forbes è una rivista
statunitense di economia. Viene pubblicato bisettimanalmente e i suoi articoli trattano di finanza, industria, investimenti e marketing.
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L’Azienda Agricola Furnirussi Tenuta è circondata da una piantagione di oltre 12 ettari di piante di fichi, in cui sono stati piantati 4500 alberi che costituiscono il ficheto biologico più grande d’Europa. La filosofia di questo family business mette al primo posto la sostenibilità ambientale attraverso la coltura biologica, il recupero di tutte le varietà di fichi salentini, reso possibile grazie al supporto dell’orto botanico dell’Università del Salento e la valorizzazione di risorse locali sia umane che materiali. Tutto questo ha fatto sì che questa «masseria contemporanea» come è stata definita dalla rivista Forbes, non passasse inosservata agli occhi di esperti del settore e che venisse scelta tra le 100 eccellenze del Belpaese. «Per noi è una grande soddisfazione e per me una piccola vittoria personale – dichiara Luigi De Santis manager dell’Azienda – Abbiamo puntato sempre sulla qualità dei servizi e dei prodotti offerti, sulla sostenibilità ambientale e sul Salento. Naturalmente ritengo che questo sia solo l’inizio con la promessa di evolverci sempre verso le necessità del mercato del futuro».
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Oltre al ficheto che custodisce il Luxury Resort nato all’interno di esso, rinomato per l’alto livello di ospitalità alberghiera, l’azienda agricola ha regalato una nuova immagine al fico, il frutto più antico e identitario della cultura salentina. Divenuto oggi grazie allo studio e all’impegno del giovane imprenditore Luigi De Santis, un prodotto completamente nuovo, vincente, rivisitato, fresco e gourmet. «Ho pensato che il fico potesse essere un prodotto di grande impatto ma che necessitava di una trasformazione e quindi di un brand che lo supportasse». Nasce così Fichissimi e diventa mano a mano una vera e propria linea di prodotti ormai distribuiti in tutto il mondo: «Dopo l’Università in Svizzera, vivevo a New York dove lavoravo per la catena Meridien, ma ad un certo punto della mia vita ho sentito il bisogno di tornare nella mia terra e di provare a rilanciare l’azienda di famiglia e il mio territorio, perché credo fortemente nelle potenzialità della Puglia e dell’Italia». Il brand Fichissimi rappresenta un trampolino di lancio, un’apripista verso una varietà di prodotti in cantiere: «Stiamo per lanciare una nuova linea di confetture extra biologiche fichi e alloro, fichi e zenzero, fichi e cannella e un’etichetta di vino che abbiamo deciso di chiamare Fiorone, - conclude - un Negroamaro in purezza che produrremo in collaborazione con la cantina Tenute Lu Spada di Brindisi».
Agricoltura
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NUOVA PROGRAMMAZIONE UE, CONVERGENZA SUL BISOGNO DI TEMI CERTI E STRATEGIE NUOVE Una piena disponibilità a collaborare sui temi agricoli regionali con tempi certi e strategie nuove. Nel webinar “Verso una nuova programmazione agricola: Psr – Pac – Ocm” promosso da Confagricoltura Puglia, sono emersi i grandi temi dell’agroalimentare regionale, temi che non possono prescindere da un rapporto simbiotico con il resto del Paese e dell’Ue. L’introduzione del presidente di Confagricoltura Puglia Luca Lazzàro e le relazioni tecniche di Vincenzo Lenucci (direttore Area economica Confagricoltura), Gianni Porcelli (responsabile Psr-Pac Confagricoltura Puglia), Cristina Tinelli (responsabile Ufficio Confagricoltura Bruxelles) sono state l’avvio di una discussione ampia ma con un’unica finalità: il cambio di rotta e una accelerazione nelle valutazioni. “L’agricoltura è un pilastro sul quale costruire l’economia post-pandemica – ha detto Lazzàro dobbiamo guardare a quelle aziende che lavorano bene e danno occupazione, specialmente in un momento di crisi come questo. Servono politiche sugli investimenti, è fondamentale ammodernare il settore così da rendere le imprese più competitive. Dobbiamo fare un lavoro estremamente importante per costruire un Psr semplice, privo delle attuali problematiche”. Importanti gli interventi moderati dal caporedattore del Tgr Puglia Giancarlo Fiume.
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Paolo De Castro, vicepresidente Commissione per l’Agricoltura, ha attirato l’attenzione sul “periodo di transizione che può avvalersi di una ricca dotazione economica” ma anche su un “clima ostile che pesa sull’Agricoltura in sede Ue” e la necessità di “avere una agricoltura forte e competitiva”. Per Raffaele Fitto, co-presidente Gruppo Ecr – Conservatori e Riformisti Europei presso il Parlamento Europeo “bisogna sostenere la deroga al Psr”, “sostenere e recuperare risorse perse negli anni scorsi, perché perderle ancora sarebbe un danno pesantissimo per la Puglia”. Donato Pentassuglia, assessore all’Agricoltura Regione Puglia, ha precisato, tra l’altro, di voler oleare meglio la macchina pubblica: “A marzo lavoreremo sulla nuova programmazione così da non farci trovare impreparati nel 2023”. Nelle conclusioni il presidente Nazionale di Confagricoltura Massimiliano Giansanti ha ricordato “Un anno fa discutevamo di una riforma della Pac, adesso ci troviamo davanti a una crisi sociale ed economica molto forte”. “Bisogna discutere di Politiche in senso ampio e di alto profilo – ha detto - Dobbiamo costruire un piano di strategia nazione, senza cui si naviga a vista. Agli agricoltori va data la facoltà di produrre secondo modelli di competitività e sostenibilità”.
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Approfondimento
RETE DEL LAVORO AGRICOLO DI QUALITÀ Le imprese agricole che si distinguono per il rispetto delle norme in materia di lavoro, legislazione sociale, imposte sui redditi e sul valore aggiunto sono quelle che si ritrovano nella “Rete del lavoro agricolo di qualità”. Si tratta di una rete istituita presso l’INPS per individuare le imprese agricole “virtuose” sul territorio. La rete del lavoro agricolo di qualità nasce con l’intento di arginare il fenomeno del caporalato nel settore agricolo del nostro paese, come strumento di contrasto del fenomeno del lavoro sommerso e irregolare, dando vita ad una sorta di “white list”. In particolare le aziende agroalimentari aderenti alla rete, non dovranno aver riportato condanne penali per violazioni della normativa in materia di lavoro e legislazione sociale, essere destinatarie, negli ultimi tre anni di sanzioni amministrative per violazioni in materia di lavoro, legislazione sociale e rispetto degli obblighi relativi al pagamento delle imposte e delle tasse e dovranno essere in regola con il versamento dei contributi previdenziali e dei premi assicurativi. Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha pertanto l’obiettivo di promuovere, asseverandone l’attività, la regolarità delle imprese agricole in possesso di determinati e specifici requisiti. Sono attualmente 4.506 le aziende che hanno aderito alla Rete del Lavoro agricolo di qualità. L’appartenenza alla rete nazionale si configura come un valore aggiunto, preso a riferimento da alcune
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Amministrazioni locali, quando è stata considerata requisito fondamentale nell’ambito dell’iniziativa di Cuore della Puglia, volta alla promozione di prodotti agroalimentari provenienti esclusivamente da aziende del territorio aderenti all’elenco delle imprese della Rete. Tale sensibilità è ancora più forte se si considera che è buona prassi per la Grande Distribuzione Organizzata, che a partire dal 2021, tratterà solo con fornitori agricoli, sia diretti che indiretti, iscritti alla Rete. L’obiettivo della Rete è quindi quello di garantire una sorta di certificazione di qualità o etica, afferente al non utilizzo di lavoro nero per le imprese, favorendo in prospettiva, anche attraverso le grandi reti di distribuzione, una via “privilegiata” per tali imprese. Confcooperative Puglia, nell’ambito del progetto SIPLA, (Sistema Integrato di Protezione per i Lavoratori Agricoli), in
qualità di partner di progetto, comunica il proprio interesse verso una pratica virtuosa che mette insieme imprenditori orientati a promuovere un’agricoltura etica e sostenibile. L’unione regionale della cooperazione sarà impegnata direttamente in attività di “Costituzione di una rete di aziende agroalimentari aderenti ai centri S.I.P.L.A” e promuoverà l’adesione, da parte di imprese agricole ed agroalimentari, alla "Rete del Lavoro Agricolo di Qualità". Per ulteriori informazioni si potrà contattare il Dott. Gian Marco Lucarelli, che per Confcooperative Puglia sta curando la fase di informazione (lucarelli.g@consorzioleader.com). Le imprese interessate a far parte della Rete del lavoro agricolo di qualità devono presentare la domanda online attraverso la sezione dedicata sul sito web dell’INPS.
Dott. Gian Marco Lucarelli Area tecnico-economica Leader scc Confcooperative Puglia
Lavoro
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CREATIVE CAMPS: AL VIA LA MANIFESTAZIONE DI INTERESSE
PER LA CONTAMINAZIONE DI IDEE INNOVATIVE CANDIDATURE ENTRO IL 22 FEBBRAIO C’è tempo sino alle ore 12 del 22 febbraio per partecipare alla manifestazione di interesse a cura di Comune di Bari, Teatro Pubblico Pugliese e CIHEAM Bari per la selezione di 15 soggetti da coinvolgere in un percorso gratuito di cross-innovation promosso nell’ambito del progetto CREATIVE CAMPS, co-finanziato dall’Unione Europea, Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (F.E.S.R.) e da fondi nazionali della Grecia e dell’Italia nell’ambito del Programma Interreg VA Greece-Italy 2014-2021, che ha come partner anche il Comune di Aigialeia e la Camera di Commercio di Ilia, in Grecia. Creative Camps sostiene la creazione di due spazi di contaminazione (HUB), innovativi e crossborder, sviluppati congiuntamente a Bari e Aigio (Grecia), per lo sviluppo di idee imprenditoriali, progetti e idee di innovazione, attraverso il confronto, la cooperazione e la contaminazione di bisogni, conoscenze ed esperienze, tra il settore delle industrie creative e quello agroalimentare. La strategia del progetto si basa su un modello di innovazione ibrida (Cross Innovation) che coinvolge stakeholders di diversa provenienza - imprese, cluster, associazioni, autorità locali, etc. - in un programma di azione finalizzato alla definizione di soluzioni inedite. In questo contesto nasce la call pubblicata in
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n questo contesto nasce la call pubblicata in queste ore che selezionerà i 15 soggetti provenienti dal settore creativo e culturale e dall’agrifood che affronteranno insieme una fase di formazione e una di supporto alla “contaminazione” (design thinking approach), finalizzate allo sviluppo di soluzioni ibride. “Abbiamo progettato Creative Camps con il Teatro Pubblico Pugliese e il Ciheam Bari prima della pandemia, per esplorare la possibilità di cooperazione tra il settore creativo e quello dell’agrifood con particolare attenzione alle realtà giovanili. L’obiettivo è contaminare le competenze, trovare convergenze tra i diversi settori, co-creare nuovi prodotti e servizi basati sulla collaborazione fra competenze diverse - spiega l’assessora alle Politiche educative e giovanili Paola Romano. Al momento non potremo far incontrare le realtà fisicamente presso Spazio13, ma questo ciclo di incontri digitale dà alle organizzazioni la possibilità di accedere a un percorso di formazione con professionisti molto qualificati e ritrovarsi in un laboratorio di design thinking. Le migliori idee saranno selezionate e poi sviluppate e presentate in un workshop internazionale, insieme con le realtà greche”.
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Agricoltura
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INFORMARE E SENSIBILIZZARE SUL TEMA XYLELLA E’ importante dovunque in Puglia attuare il contrasto del vettore perché il contrasto delle forme giovanili è il sistema più efficace, semplice e sostenibile oltrechè più economico per attuare il controllo della malattia. La condizione è però che sia applicato su tutte le superfici, comprese quelle di pertinenza degli enti e delle amministrazioni pubbliche per le seguenti ragioni: - nell'area infetta non tutte le piante sono contagiate allo stesso tempo, quindi l'obiettivo è ridurre la diffusione a breve distanza della malattia consentendo, tra l'altro, di prevenire riducendo il rischio di trasporto passivo con vettori che portano il batterio - la protezione degli Olivi resistenti da superinfezioni nelle aree infette e l'importanza della protezione nelle aree indenni riducendo le popolazioni di vettori, prima che possa arrivare il batterio nel territorio. Il contrasto del vettore nelle forme giovanili è un attività urgente e indifferibile per i professionisti ma anche per gli hobbisti, quindi il problema non è sicuramente quello di obbligo o di raccomandazione, è importante per tutti e va attuato. Quindi il problema è attuarlo, purtroppo abbiamo anche verificato che il potere di deterrenza di controlli e di multe negli anni precedenti è servito a ben poco, perché manca ancora completa consapevolezza e sensibilità nel dover .
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attuare tutte quanti le misure di contrasto e di contenimento. C'è un rischio concreto, anche se sicuramente le condizioni climatiche man mano che ci si allontana dal Salento (e anche il modo differente di condurre i terreni, in maniera più intensiva) fa sì che le popolazioni del vettore siano sostanzialmente più basse e quindi anche il rischio correlato. La preoccupazione è che ci sia una enorme sottovalutazione del rischio, una scarsa consapevolezza e sensibilità e ancora, a 7 anni dalla dall'avvio dell'epidemia, l'incapacità di reagire in maniera organizzata e coordinata. Consigliamo di proseguire, per chi non l'ha già fatto chiaramente, anche oltre il termine del 30 aprile le lavorazioni del terreno perché le popolazioni del vettore sono scalari e anche perché gli adulti, se ancora l'erba al suolo è verde, tengono a sostare su questa vegetazione: non sarà efficace al 100% ma sicuramente non sarà inutile. Applicare anche le altre misure di contrasto del vettore, ricordiamo che in certe zone c'è la raccomandazione o l'obbligo di effettuare due trattamenti contro gli adulti soprattutto nei campi delle specie ospiti. Infine informare e sensibilizzare sul tema, meno parole e polemiche ma più azioni perché questa battaglia la possiamo vincere solo se ognuno fa la propria parte.