Enrozadira: il fuoco, il tempo, la vita

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Liceo Galileo Galilei, Trento

Progetto Dolomiti

Enrozadira Un trekking incandescente sulle Dolomiti di Fassa

 

DolomiticoGalilei






Liceo Galileo Galilei, Trento

Progetto Dolomiti

Enrozadira Un Trekking incandescente sulle Dolomiti di Fassa

Un progetto per the#fossilseachallenge 2019 


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Indice Enrozadira. Il fuoco delle Dolomiti

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Il trekking del fuoco. Un percorso tra le Dolomiti di Fassa

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Fuoco, acqua, aria, terra e tempo. La Geologia della Val Duron 13 Dal fuoco nascono i fior. La flora di Passo Duron

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Il fuoco della vita. La fauna della val Duron

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Mille piccoli fuochi nel cielo. Guardando le stelle

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Il fuoco di Prometeo. Una chat impossibile

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Un patrimonio prezioso. Le aree protette in Trentino

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Margaritina ’n tel vardar l’Enrozadira

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Dolomitici! Entusiasmo e approssimazione

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Enrozadira.
 Il fuoco delle Dolomiti

«Mutazioni del fuoco: in primo luogo mare,
 la metà di esso terra, la metà vento ardente» Eraclito

Enrozadira è il nome con cui i ladini chiamano lo spettacolo che solo le Dolomiti sanno regalare, incendiate dal sole che saluta il giorno che muore e annuncia il giorno che viene. Entusiasmati da tale meraviglia, partiamo alla scoperta del suo mistero, con gli occhi della poesia e gli attrezzi della scienza, nella quiete dopo la tempesta di acqua e di aria che ha ferito la montagna. Obiettivi. «Enrozadira: il fuoco, il tempo, la vita» è il progetto con cui il Liceo Galilei di Trento partecipa all’edizione 2019 di the#fossilseachallenge, bandito dalla Fondazione Dolomiti Unesco. Il nuovo progetto continua e approfondisce il cammino avviato l’anno scorso, nell’intenzione di stimolare e rendere accessibile un’esperienza diretta e consapevole delle Dolomiti: un’esperienza scientifica, sportiva, culturale e spirituale.
 Abbiamo voluto immaginare, progettare e quindi realizzare e condividere un trekking che attraversi il tema del fuoco passando per la Val Duron e l’atollo corallino del Catinaccio, entrambe aree tutelate, protette e riconosciute per il loro enorme valore geologico, ambientale e comunitario. Materiali e metodi. Inaugurato a ottobre con un’escursione a Malga Spora e Passo Clamer, il progetto ha previsto, in una prima fase, una dozzina di incontri pomeridiani in forma di laboratorio, con una forte

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impronta interdisciplinare e, per quanto possibile, svolti in ambiente naturale. 
 Sono stati approfondite, da diversi punti di vista, le nostre conoscenze relative all’ambiente dolomitico: dalla geologia alla storia, dalla flora alle tradizioni, dal paesaggio all’uomo.
 Abbiamo studiato attraverso quell’ambiente un sentiero da percorre, corredando il tracciato GPS di informazioni e producendo un’agevole guida, da rendere disponibile in diversi formati (eventualmente anche attraverso soggetti istituzionali e di promozione turistica) a chiunque voglia viverlo personalmente.
 Sul blog Dolomitico Galilei (https://www.lsgalilei.org/pub/dolomiti) abbiamo documentato e condiviso passo passo, il lavoro, le scoperte, le emozioni, attraverso video, immagini, interviste, articoli.
 Infine, con un’uscita di due giorni, sperimenteremo noi stessi (e) il nostro trekking. 
 Il progetto ha coinvolto una trentina di studenti che volontariamente hanno aderito e dedicato il loro tempo a realizzarlo. Trattandosi di un’attività finalizzata alla realizzazione di un prodotto concreto e investendo importanti competenze operative e professionali, può essere considerata ai fini dell’alternanza scuola lavoro.
 Coordinano il progetto i proff. Nicola Zuin (storia e filosofia), Matteo Visintainer (scienze naturali), e Luca Pederiva (lettere e tradizioni popolari), coinvolgendo anche docenti di diverse discipline (biologia, storia dell’arte, scienze motorie).

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Il trekking del fuoco.
 Un percorso tra le Dolomiti di Fassa Primo giorno L’avvicinamento dal capoluogo può servirsi di soli mezzi pubblici. Si parte da Trento con l’autocorriera (partenza ore 6.10 - linea B104) per raggiungere prima l’abitato di Ora e poi attraverso il passo di San Lugano il paese di Cavalese (arrivo previsto alle ore 7.37) quindi attraverso la Val di Fiemme si raggiunge Predazzo e poi dopo aver attraversato quasi tutta la Valle di Fassa si giunge a Campitello di Fassa (arrivo alle ore 8:47) quota 1440 m. Da qui il percorso prosegue a piedi: dapprima su strada forestale (Strada de Salin) fino al Rifugio Micheluzzi (1847 m) e poi per un comodo sentiero (segnavia Sat E532) che costeggia il Rio Duron e attraversando prati e pascoli regala viste suggestive della valle, cosparsa di baite e fienili e ricca di straordinari

Malghe in Val Duron

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ambienti tutelati. In localitĂ Zopei Tiejes del Mucia ci si lascia sulla sinistra il sentiero 578 (che salendo al Pas da le Ciaregole condurrebbe al Rifugio Antermoia) e si prosegue ancora verso la testata lungo la valle. Il tracciato sale ora lungo il versante sinistro del solo vallivo raggiungendo prima la Malga Do Col d'Aura e infine, lungo gli alti e ondulati pascoli, il Pas de Duron (quota 2204 m), dove la vista si allarga sulla vastissima Alpe di Siusi. Al passo il sentiero E532 incrocia il segnavia E594 che in breve porta al Rifugio Alpe di Tires a quota 2440 m.

Rifugio Antermoia

Secondo Giorno Dal rifugio Alpe di Tires il sentiero 3A conduce in direzione Sud fino a suggestivo passo Molignon (2597m) nel territorio amministrativo della provincia autonoma di Bolzano, dal passo il tracciato prosegue in discesa lungo un sentiero ben tracciato che scende sul fondo del Vallone del Principe dove si unisce al tracciato numero 11 che ben presto riprende decisamente a salire in direzione del Passo del Principe fino all’omonimo Rifugio (2601 m) ora nuovamente in territorio della provincia autonoma 7


di Trento. Dal Passo Principe si percorre per breve tratto il sentiero E584 aggirando da SUD l’imponente cima del Catinaccio d’Antermoia, in breve si raggiunge il Pas de Antermoia (quota 2770 m) alla testata del Vallone di Antermoia, il sentiero scende nella valle fino al Lago di Antermoia nei pressi dell’omonimo rifugio. Dal rifugio parte il sentiero E580 che percorrendo tutta la selvaggia Val de Udai porta fino all’abitato di Mazzin. Da Mazzin di Fassa l’ultima autocorriera utile per il ritorno nella città capoluogo parte alle ore 18:49. Variante per il secondo Giorno Una possibile variante necessaria in caso di accumuli primaverili di neve consente di evitare le quote più elevate: dal rifugio Alpe di Tires si ripercorre il sentiero 594 fino a pas De Duron e poi ancora in discesa il sentiero 532 fino a Frighela-Palazina di dove ci si incammina lungo il sentiero E555 che si alza in obliquo per il fianco destro della Val Duron coperto da radi larici, cirmoli e mughi da qui si gode sul versante opposto della valle la curiosa formazione dei Frati. Aggirata la marcata dorsale dei Lavai, dalla quale si gode una suggestiva vista sui Denti di Terrarossa, si risale per pascoli il fianco di una valletta e superato un costone, dopo un ultimo breve traverso, si arriva al Pas de Ciarejoles.

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Proseguendo per il sentiero E580 , si risale fra ghiaie e massi al Pas de Dona e valicando la sella si raggiungere il Rifugio Antermoia non lontano dall’omonimo lago. Ripercorrendo poi a ritroso per breve tratto il sentiero 580 si percorre tutta la selvaggia Val de Udai porta fino all’abitato di Mazzin Da Mazzin di Fassa l’ultima autocorriera utile per il ritorno nella città capoluogo parte alle ore 18:49.

Rifugio Principe

Vallone Antermoia

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Fuoco, acqua, aria, terra
 e tempo.

La Geologia della Val Duron La Val Duron è situata a nord-est del Trentino ed è facilmente raggiungibile da Campitello di Fassa. Abbraccia il Catinaccio, ed è sovrastata da numerose cime: il Catinaccio d’Antermoia (3.002 m), il Catinaccio (2.981 m), la Cima Scalieret (2.887 m), le Torri del Vajolet (2.813 m), la Roda di Vael (2.806 m) e il Sassopiatto (2.969) posto a nord. In questo luogo si possono trovare diverse tipologie di rocce, dalla dolomia ai più svariati tipi di porfidi e graniti, che mostrano l’intensa attività geologica che in milioni di anni ha trasformato questa zona e le Dolomiti in generale. Storia geologica Il Catinaccio, fin dal XIX secolo, è stato teatro di affioramenti che hanno permesso di condurre studi sulla stratigrafia dolomitica del Triassico.

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Nell'arco temporale chiamato Triassico medio, in età ladinica, la zona della Val di Dona, la Val Duron e la parte più meridionale dell'Alpe di Siusi erano occupate da un braccio di mare. Ancora oggi, 240 milioni di anni dopo, possiamo vedere le tracce di quell'ambiente marino e del canale creatosi tra i rilievi montuosi, che infatti vengono anche chiamati “isole”. Queste isole erano piattaforme carbonatiche che iniziarono a formarsi in età anisica (prima metà del triassico medio) e successivamente nel ladinico. La prima è quella del Catinaccio-Sciliar, di roccia calcarea poi dolomitizzata, mentre alla seconda, che è stata profondamente trasformata, si possono attribuire la base e il nucleo centrale del Sassolungo e probabilmente il masso calcareo costituente la cima del Col Rodella. Il bacino inizialmente era più profondo di quanto lo sia ora, era libero dalla deposizione di rocce scure, di tipo basaltico, chiamate vulcaniti medio-triassiche. Queste rocce composte da minerali silicati sono erodibili e alterabili cosicché ora le ritroviamo ricoperte dal suolo e dalla vegetazione. I carbonati (calcari e dolomie chiare) si presentano invece spogli in quanto soggetti a dissoluzione e poco adatti alla formazione di suolo.

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Il fondale più antico, raramente visibile, è rappresentato da rocce miste, in parte carbonatiche e in parte silicee, e si trova al di sotto delle vulcaniti depositate nella seconda parte del ladinico a causa di un'intensa attività vulcanica. Pure le piattaforme furono rivestite da lave e corpi intrusivi. Negli ultimi tempi il fondale è stato nuovamente rimodellato da agenti erosivi, movimenti franosi e acque superficiali. Una volta terminati gli episodi magmatici nuovi organismi si depositarono alla base del Catinaccio Sciliar andando così a creare la piattaforma dei Denti di Terrarossa. Nel carnico (triassico superiore) si ebbe un esteso ripopolamento dei rilievi sottomarini da parte delle comunità di scogliera produttrici di carbonato estratto per precipitazione dall’acqua marina, e si sviluppò così la piattaforma che oggi prende il nome di Sassolungo. Tutte queste rocce furono poi ricoperte da ulteriori sedimenti e sprofondarono pian piano all'interno della crosta terrestre. Presenze Geologiche Su tutto il territorio dell'alta Val Duron e nelle zone adiacenti si possono osservare strutture geologiche e materiali rocciosi prodotti dall’attività magmatica: i dicchi magmatici sono fessure verticali intruse da magma consolidato; i coni di scorie sono stratovulcani in miniatura sui cui versanti si accumulavano lave, ceneri e altri prodotti piroclastici emessi a più riprese da un camino centrale. I depositi stratificati su superfici inclinate possono essere tagliati verticalmente da dicchi magmatici; i diatremi sono condotti attraverso i quali avvenivano eruzioni di tipo esplosivo riempiti da brecce e prodotti piroclastici; le pillow lave - prodotti delle effusioni meno violente sotto forma di masse globose spesso soggette a frantumazione per contrazione termica, ma talvolta conservate secondo le tipiche forme a cuscino; le pillow brecce sono accumuli, a volte stratificati, di ceneri e clasti di varie dimensioni generati dall’esplosione dei pillows; 15


gli ialoclastiti sono accumuli di frammenti più omogenei, di brecciole e sabbie grossolane con una significativa componente vetrosa e di minerali di alterazione. Le rocce levigate conosciute come ‘i frati’ sono parte di una lente di ialoclastite.

Sopra, i «frati». Sotto, Vulcaniti. Foto M.Visintainer

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Il quarzo rosa è una variante del quarzo, uno dei minerali più comuni e abbondanti sulla terra infatti ne costituisce il 12%. Appartiene alla classe degli ossidi e la sua formula chimica è SiO₂. Lo si trova in molte rocce, ignee, metamorfiche e sedimentarie ed è presente anche nei filoni di minerali metallici. Assume la forma di prisma esagonale, terminato da romboedri o da bipiramidi. Si presenta in masse compatte, granulari, concrezionali, stalattitiche o criptocristalline. Oltre al rosa, si trova anche quarzo bianco, grigio, verde, bruno, nero, rosso, viola, incolore. Caratteristiche specifiche: insolubile negli acidi tranne che nell’acido fluoridrico; durezza 7 nella scala di Mohs (range 1-10); frattura irregolare; lucentezza vitrea.. La dachiardite è un minerale che appartiene al gruppo delle Zeoliti: silicati con una struttura cristallina molto aperta e canali interconnessi.

La dolomia è una roccia sedimentaria carbonatica costituita principalmente dal minerale dolomite, chimicamente un carbonato doppio di calcio e magnesio. La dolomitizzazione si verifica in condizioni ambientali particolari quali possono essere quelle ipersaline, come ambienti lacustri, o in zone di sottosuolo dove si mescolano acqua meteorica e acquamarina. La dolomia può formarsi attraverso due processi alternativi. Nel primo si forma a causa della conversione di un minerale costituito da carbonato di calcio (solitamente calcite o aragonite) in dolomite. Esso consiste in una parziale sostituzione degli atomi di calcio con quelli di 17


magnesio. A basse temperature lo smistamento degli ioni in una struttura cristallina è molto lento; di conseguenza si ipotizza che la dolomitizzazione non sia una reazione che avvenga allo stato solido, ma che si attui mediante dissoluzione del carbonato di calcio e precipitazione di dolomite a partire da una soluzione acquosa che attraversa il sedimento. Le condizioni per fare in modo che si verifichi sono: un rapporto di Mg/Ca elevato e un sufficiente volume di soluzione “dolomitizzante” che fluisca tra le rocce. Il secondo processo è legato invece alla formazione di Dolomia direttamente “sulla spiaggia”, prima cioè che questa venga sepolta e diventi roccia. In questo caso il minerale si forma direttamente dalle acque del mare. Questo processo è oggi molto raro mentre in passato era più diffuso. Questo minerale è protagonista del monumento più bello in Trentino, le Dolomiti, iscritte, fin dal 2009, nella Lista del Patrimonio Mondiale, e quindi riconosciute dall’UNESCO come patrimonio ambientale e culturale di tutto il mondo. Il motivo di tale riconoscimento risiede nelle peculiarità che rendono le Dolomiti un paesaggio ed un sito di scavi unici al mondo, infatti solo qui si possono studiare così bene periodi come il Ladinico che ha interessato così tanto queste zone.

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Dal fuoco nascono i fior.
 La flora di Passo Duron La zona delle Dolomiti Trentine orientali non presenta un numero elevato di piante superiori, perché la quota minima raggiunta in quest’area è di 700 m, rendendo di fatto impossibile la vita a diversi tipi di piante anche nella Val Duron. Nonostante questo, il paesaggio floristico della valle è notevole e prezioso, in quanto la valle può vantare la presenza di fiori rari come Thalictrum alpinum, Sedum villosum, Juncus arcticus e Hieracium alpicola Schleicher. Inoltre le caratteristiche geologiche di questo luogo, come la compresenza di rocce e ghiaioni, fa si che la flora in questo ambiente sia ricca e di vario genere; alcune delle piante che crescono in questo condizioni sono: A. Helvetica, draba stylaris e woodsia alpina. Thalictrum Alpinum, nota come Pigamo Alpino, è una pianta erbacea perenne, con fusto eretto; i mesi estivi sono prediletti per la fioritura e la si può trovare in altitudini elevate che vanno dai 2000 ai 3000 mt circa. È presente solamente nel Nord Italia e la Val Duron è l'unica zona in Trentino nella quale ci sia. (Foto di Andrew Lapworth) 19


Sedum Villosum, o Seducifoglio Peloso,, è una piccola pianta grassa che cresce prevalentemente a luglio ed agosto, la si trova ad altitudini che vanno dai 1500 ai 3000 mt circa. E’ nota in Trentino solo in Val Duron, dove è stata scoperta per la prima volta da Francesco Facchini nell’Ottocento. (Foto di Muriel Bendel)

Juncus arcticus è una specie perenne con foglie tutte radicali, eguali al fusto che alla base è avvolto per 3-8 cm da guaine rossastre o castane; antela con pochi fiori (3-10), lungamente superata dalla brattea che risulta lunga 1/3 del fusto. Rizoma sotterraneo allungato, noduloso. Tepali bruno scuri con margine chiaro. Semi senza appendice. Fiorisce tra giugno e luglio. Specie Circum-Artico-Alpina; in Trentino censita per la Val Venegia (pochi cespi superstiti) e per la Val Duron (popolazione limitata). Cresce sulle sponde umide tra 1700 e 1800 m. 20


Hieracium alpicola Schleicher è una specie perenne con rizoma obliquo, breve, grossetto, senza stoloni. Fusto di 15-25 cm, sottile o un po' grosso, grigio-fioccoso, peloso e ghiandoloso come i peduncoli, con 1-2(4) rami distanziati e 1-3(5) capolini; acladio 5-30(80) mm; spesso presenti anche fusti secondari. Foglie da spatolate a lineari, da ottuse a acute, verdi-giallognole, spesso glaucescenti, riccamente fioccose sulle due facce (le piÚ esterne spesso glabrescenti), ghiandolose particolarmente sui bordi e sotto; foglie cauline 1(2) lineari e brevi. Involucri globosi, lunghi 7-10(12) mm, sericei, riccamente fioccosi e appena o un po' ghiandolosi; squame acute, scure, nascoste dalla densa pelosità . Fiori gialli. In Trentino censito solo per la Val Duron (5 esemplari). Cresce nelle praterie alpine intorno a 2250 m.

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Il fuoco della vita.
 La fauna della val Duron La Val Duron è una riserva naturale che accoglie una gran moltitudine di specie animali e vegetali grazie alla notevole variabilità degli ambienti che vi si incontrano. E’ presente una forte componente di animali da pascolo dato lo sfruttamento di queste aree nella stagione estiva. Il parco ospita anche specie in via d’estinzione quali Lagopus mutus helveticus e Tetrao urogallus .
 Lagopus mutus helveticus è una sottospecie della cosiddetta pernice bianca presente sull’arco alpino In inverno ha livrea completamente bianca tranne le timoniere che restano nere. Le livree estive presentano ali e ventre bianchi e dorso grigiastro. Il maschio si distingue dalla femmina tramite.caruncole rosse sopra l'occhio.

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Tetrao urogallus è conosciuto come gallo cedrone, piĂš grande rispetto gli altri galliformi con un piumaggio nero e coda a ventaglio. (foto M. Ziak) 


In Val Duron sono presenti altre due specie classificate come rare: il picchio tridattilo si trova ad altitudini superiori ai 1100 m, dove costruisce il nido preferendo versanti esposti o scoscesi, spesso soggetti s valanghe. Il nome deriva dalla particolare conformazione delle zampe che lo rende adatto a vivere in ambienti proibitivi per altri specie. la macchia gialla sul capo lo rende facilmente distinguibile. (foto L. Casagranda) 23


La civetta nana è la specie nidificante più piccola in Europa, non raggiungendo neanche l’etto di peso. Prediligendo climi non esageratamente rigidi, quando incontra inverni troppo freddi si sposta a sud, a volte producendo esplosioni demografiche nel nostro paese. Occupa spesso i nidi abbandonati da altre specie e solitamente non la si trova oltre i duemila metri, in estate scendendo anche sotto i mille. (foto M. Valentini) La marmotta è una specie largamente diffusa in Val Duron. Parente dello scoiattolo, vive tra i 1000 e i 2800 metri, preferibilmente in ampi prati soleggiati, dove scava la sua tana, articolata in diverse uscite, collegate tramite intricati cunicoli. Quando si sente minacciata, emette i tipici, forti fischi, che spesso accompagnano una camminata in solitaria. (foto P. Gritti)

L’orbettino è una lucertola che, nel corso dell'evoluzione, ha perso le zampe e in caso di pericolo riesce a spezzare la coda, lasciandola sul terreno per 24


distrarre l'aggressore e riuscire a fuggire. Possiede una pelle liscia e lucida, sotto la quale sono presenti placche ossee che lo rendono molto rigido nei movimenti, anche se gli facilitano l’escavazione. Totalmente neri sul ventre, la colorazione del dorso è molto varia: principalmente è grigio argenteo, ma può essere anche marrone o rossastro. In genere non supera i 35–40 cm. Il suo peso si aggira attorno ai 30 - 60 grammi. È un animale che non presenta denti veleniferi, si nutre principalmente di piccoli insetti , lumache , vermi e lombrichi . In genere, durante le ore calde del giorno , resta riparato in una buca, ed esce solo nelle ore del crepuscolo o la mattina presto per andare a caccia. (foto J. Vacher)

Il tritone alpino è una specie di taglia media con capo appiattito, zampe corte e coda compressa in senso laterale. La superficie della pelle è liscia in fase acquatica, mentre nella fase terrestre appare setosa e granulosa. Durante la stagione riproduttiva, il maschio presenta una bassa cresta vertebrale. La lunghezza è di 8-9 cm nei maschi e di 10-12 cm nelle femmine. I tritoni presentano una colorazione variopinta con strisce di vari colori, la zona ventrale è di colore arancione/giallo, le strisce laterali sono argentate con macchioline nere, mentre la parte superiore è blu/ 25


azzurra. Il tritone alpino è una specie prevalentemente notturna , ma durante la stagione riproduttiva si può anche incontrare di giorno. In una stagione riproduttiva ciascuna femmina depone, fino a 250 uova che per mezzo delle zampe posteriori attacca uno per uno su foglie di piante acquatiche o avvolte al loro interno. Vive in prevalenza ad altitudini comprese tra 500 e 2000 m. Predilige habitat umidi e freschi in prossimità dell'acqua, per esempio foreste miste di latifoglie o valli montane ricche di vegetazione, ma vive anche su campi coltivati. L’ Ermellino è un animale di piccole dimensioni, Il corpo è magro, allungato e di forma cilindrica ed è caratterizzato da un ciuffo nero all'estremità della coda (il colore della pelliccia varia dal bruno al bianco per motivi di mimetismo in base alle stagioni). Il maschio pesa il doppio della femmina ed è di almeno 5 cm più lungo (la misura varia da 18 a 32 cm). L'ermellino si muove con l'andatura tipica dei mustelidi, compiendo salti più o meno lunghi, le zampe posteriori poggiano sulle impronte delle anteriori.E’ un piccolo predatore, la sua dieta comprende piccoli roditori (in particolare l'arvicola delle nevi) oltre a uccelli, rettili e invertebrati. Cattura anche prede di taglia superiore alla sua e può attaccare i nidi d'uccello; ha abitudini sia diurne che notturne e spesso accumula provviste. La tana, ricavata in buche, nell'incavo di un tronco o in una fessura di un muro, è costituita da peli, erba secca e foglie. (foto N. Diaz)

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Mille piccoli fuochi nel cielo.
 Guardando le stelle “Sono trascorsi molti anni, ma ricordo come se fosse ieri. Ero giovanissimo, avevo l'illusione che l'intelligenza umana potesse arrivare a tutto. E perciò m'ero ingolfato negli studi oltre misura. Non bastandomi la lettura di molti libri, passavo metà della notte a meditare sulle questioni più astruse. Una fortissima nevrastenia mi obbligò a smettere; anzi a lasciare la città, piena di tentazioni per il mio cervello esaurito, e a rifugiarmi in una remota campagna umbra. Mi ero ridotto a una vita quasi vegetativa: ma non animalesca. Leggicchiavo un poco, pregavo, passeggiavo abbondantemente in mezzo alle floride campagne (era di maggio), contemplavo beato le messi folte e verdi screziate di rossi papaveri, le file di pioppi che si stendevano lungo i canali, i monti azzurri che chiudevano l'orizzonte, le tranquille opere umane per i campi e nei casolari. Una sera, anzi una notte, mentre aspettavo il sonno, tardo a venire, seduto sull'erba di un prato, ascoltavo le placide conversazioni di alcuni contadini lì presso, i quali dicevano cose molto semplici, ma non volgari né frivole, come suole accadere presso altri ceti. Il nostro contadino parla di rado e prende la parola per dire cose opportune, sensate e qualche volta sagge. Infine si tacquero, come se la maestà serena e solenne di quella notte italica, priva di luna ma folta di stelle, avesse versato su quei semplici spiriti un misterioso incanto. Ruppe il silenzio, ma non l'incanto, la voce grave di un grosso contadino, rozzo in apparenza, che stando disteso sul prato con gli occhi volti alle stelle, esclamò, quasi obbedendo ad una ispirazione profonda: «Com'è bello! E pure c'è chi dice che Dio non esiste». Lo ripeto, quella frase del vecchio contadino in quel luogo, in quell'ora: dopo mesi di studi aridissimi, toccò tanto al vivo l'animo mio che ricordo la semplice scena come fosse ieri. Un eccelso profeta ebreo sentenziò, or sono tremil'anni: «I cieli 27


narrano la gloria di Dio». Uno dei più celebri filosofi dei tempi moderni scrisse: «Due cose mi riempiono il cuore di ammirazione e di reverenza: il cielo stellato sul capo e la legge morale nel cuore». Quel contadino umbro non sapeva nemmeno leggere. Ma c'era nell'animo suo, custoditovi da una vita onesta e laboriosa, un breve angolo in cui scendeva la luce di Dio, con una potenza non troppo inferiore a quella dei profeti e forse superiore a quella dei filosofi.” Queste parole, scritte da Enrico Fermi, un fisico italiano dei primi anni del Novecento, ci fanno capire quante emozioni riescono a farci provare le stelle. La notte, così scura e tenebrosa, ha il potere di mostrarci tante piccole luci, che riescono a infondere quiete e pace nei nostri animi. Le stelle sono così magiche che lo stesso Fermi, che si occupava di studi fisici, grazie a una frase di un contadino è riuscito a trovare dentro di loro la presenza di Dio. Ed è lo stesso per noi. Stare su un prato, sdraiati, con gli occhi verso il cielo, durante una notte limpida e senza nuvole, ad ammirare la distesa infinita macchiata di piccole luci che si trova sopra la nostra testa… Durante la nostra escursione avremo la possibilità anche noi di ammirare le stelle, da un diverso punto di vista rispetto a dove siamo abituati ad alzare lo sguardo di solito. La sera della nostra escursione ci troveremo al rifugio “Alpe di Tires” e da lì potremo vedere alcune costellazioni. Molte le conosciamo già e forse sappiamo anche quali stelle le compongono, ma la cosa più interessante sarebbe riuscire a calcolarne l’altezza rispetto all’orizzonte e magari conoscere le leggende legate alle costellazioni stesse. La posizione degli astri può essere indicata tramite due sistemi di riferimento diversi che si avvalgono delle coordinate celesti o delle coordinate altazimutali. 1. Il sistema di determinazione della posizione di una stella nel cielo che si avvale delle coordinate celesti immagina la Terra come se fosse puntiforme e utilizza come riferimenti l’Equatore celeste e il meridiano celeste che passa per un punto particolare, il punto γ (gamma), situato nella Costellazione dell’Ariete. Grazie a questo sistema di coordinate la 28


posizione dell’astro viene identifi cata in maniera assoluta, cioè indipendente dalla località in cui si trova l’osservatore. Le coordinate celesti sono: • la declinazione, cioè la distanza angolare tra l’astro considerato e il piano dell’Equatore celeste; • l’ascensione retta, cioè la distanza angolare dell’astro dal meridiano celeste che passa per il punto γ. 2. Il sistema di determinazione della posizione di una stella che si avvale invece delle coordinate altazimutali stabilisce la posizione relativa di una stella rispetto all’osservatore. Questa posizione può essere definita determinando: • l’altezza, cioè la distanza angolare fra l’orizzonte celeste e la stella; • l ’azimut, cioè la distanza angolare fra la direzione sud individuata dal meridiano del luogo e la perpendicolare calata dalla stella sull’orizzonte celeste, procedendo in senso orario. (zanichelli)

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Una volta imparato come misurare l’altezza degli astri, è possibile capire quali sono gli asterismi e le costellazioni che si vedono. In astronomia, un asterismo (o asterisma) è un qualunque gruppo di stelle visibile nel cielo notturno, riconoscibile dal resto per la sua particolare configurazione geometrica. Una costellazione è ognuna delle 88 parti in cui la sfera celeste è convenzionalmente suddivisa allo scopo di mappare le stelle. Le normali costellazioni possono essere considerate asterismi di grande dimensione; tuttavia, un asterismo può essere parte di una costellazione, o può raggruppare stelle luminose appartenenti a costellazioni diverse, o, raramente, può coincidere con un'intera costellazione (come nel caso del Piccolo Carro). Dal Rifugio “Alpe di Tires” riusciremo a vedere diverse costellazioni, di cui le più importanti sono Ursa major, Leo minor, Hydra, Cancer, Gemini, Monoceros, Cane minore, Auriga, Perseus, Cassiopea. L'Orsa Maggiore è una costellazione tipica dei cieli boreali. Le sue sette stelle più luminose, raggruppate nel famoso asterismo del Grande Carro, sono visibili per tutto l'anno nell'emisfero nord e non tramontano mai a nord del 41°N (la latitudine di Napoli, Madrid e New York). Questo gruppo di stelle è noto fin dai tempi più remoti e le storie che ad esso si legano sono le più svariate: il riferimento all'asterismo come un orso (le quattro stelle orientali) inseguito da tre cacciatori (le tre di coda) è probabilmente il più antico mito a cui l'umanità faccia ancora riferimento. Il Cancro (in latino Cancer, "granchio") è una delle dodici costellazioni dello zodiaco. IlCancro, nonostante sia una costellazione di dimensioni medie, è decisamente poco luminoso. La costellazione dei Gemelli, in latino Gemini, è una costellazione dello Zodiaco. La sua posizione nel cielo è tra il Toro ad ovest ed il Cancro ad est, vicino alla costellazione di Orione; visibile da dicembre, verso est, bassa all’orizzonte, fino a maggio, verso ovest; il periodo di migliore 30


visibilità nel cielo dell’emisfero boreale è a febbraio, alta nel cielo verso sud. Il Cane Minore (in latino Canis Minor) è una delle 48 costellazioni elencate da Tolomeo, ed è anche una delle 88 costellazioni moderne. Rappresenta uno dei cani che seguono Orione, il cacciatore. Benché sia una costellazione molto piccola, la presenza della brillantissima stella Procione la rende una delle più facili da individuare. L'Auriga è una costellazione settentrionale. È una delle 48 costellazioni elencate da Tolomeo, ed è anche una delle 88 costellazioni moderne. La sua stella più brillante è Capella, che è associata con la mitologica Amaltea; le tre stelle adiacenti sono invece chiamate «i capretti». Luminosa e appariscente, l'Auriga è un punto di riferimento imprescindibile per l'identificazione di un buon numero di stelle e costellazioni nei cieli autunnali e invernali. Perseo (in latino Perseus) è una costellazione settentrionale, rappresentante l'eroe greco che uccise il mostro Medusa; è una delle 48 costellazioni elencate da Tolomeo ed è anche una delle 88 costellazioni moderne. Cassiopea (in latino Cassiopeia) è una costellazione settentrionale, raffigurante Cassiopea, la leggendaria regina di Etiopia. È una delle 88 costellazioni moderne, ed era anche una delle 48 costellazioni elencate da Tolomeo. Di facile riconoscimento grazie alla sua figura a zig-zag, è caratteristica specialmente delle notti stellate autunnali, sebbene dall'emisfero nord sia ben osservabile per quasi tutto l'anno; è attraversata dalla Via Lattea ed è quindi molto ricca di ammassi stellari e fitti campi stellari. Altre costellazioni che vedremo, anche se meno importanti, sono: Cepheus, Draco, Cygnus, Hercules, Serpens caput, Libra.

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Il Fuoco Di Prometeo.
 Una Chat Impossibile La seguente conversazione fittizia ha lo scopo di divertire, ma soprattutto di far riflettere il lettore riguardo alcune problematiche attuali. Gea, dea della Terra, denuncia il comportamento incurante nei confronti dell’ambiente: lo sfruttamento insostenibile delle risorse, l’inquinamento e l’edificazione massiccia e per nulla attenta alla salvaguardia del paesaggio. Prometeo, il semidio che rubò il fuoco agli dei per donarlo agli uomini, si dimostra invece completamente insensibile su questi temi e per tutta la conversazione non dĂ segni di collaborazione. L’uomo, nel quale si dovrebbe identificare il lettore, ha il ruolo di mediatore. L’immedesimazione del lettore nella conversazione permette di riflettere sull’importanza delle risorse naturali. Il dono della tecnica, che come racconta il mito di Prometeo è simboleggiato dal furto della fiamma, non dovrebbe essere usato contro il pianeta, bensĂŹ devoluto alla sua protezione. Personaggi: U = Uomo, G = Gea, P =Prometeo

U: Chi ci sarebbe per una grigliata? P: io porto il fuoco đ&#x;”Ľ G: voi sempre a bruciare roba‌ U: ma dai, non fare la solita, è una grigliata fra amici P: stiamo attenti đ&#x;™„ G: dite sempre cosÏ‌ griglia che ti ri-griglia fate un sacco di casini, marrani! Un giorno una grigliata, un giorno bruciano plastica, un giorno

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buttano la stagnola nel bidone della carta! se continuate tutti cosĂŹ io non resisterò per molto! giorno dopo giorno mi state tutti rompendo i... polmoni! U: Dai che non muori mica per una grigliata ogni tanto, 
 non capisco dove sia il problema! 
 dovresti lamentarti degli allevamenti intensivi, 
 non di noi, che ne facciamo una all’anno! G: non voglio fare la polemica con voi, ma voglio farvi notare che anche le scelte che prendete voi quotidianamente possono aiutarmi o farmi del male.. potete farla una grigliata, ma anche scegliendo il tipo di BBQ potreste aiutarmi! P: SIIIII carbonella đ&#x;˜? U: non stizzare prometeo, facciamolo a gas. 
 portiamo la bombola da casa! P: visto che allora avete scelto la griglia, almeno fatemi scegliere il posto no? U: al parco! andiamo al Fraine 
 a Pozza di Fassa che è giĂ attrezzato ed è cosĂŹ comodođ&#x;˜? P: ma no è meglio andare in un posto sperduto, c’è piĂš atmosfera! G: fammi capire vuoi accendere un fuoco in un luogo incontaminato ? E magari lasciare pure lĂŹ la spazzatura conoscendoti!!! U: L’idea di Prometeo mi tenta‌ 
 però ha ragione Gea, 
 meglio andare in un posto attrezzato 
 cosĂŹ non facciamo danni P: siete davvero N-O-I-O-S-I!!! G: e poi @umano possiamo arrivarci pure a piedi al parco, cosĂŹ nel frattempo ci vien fameđ&#x;˜‰ U: @gea hai ragione P: ooooh, ma nessuno mi ascolta!! siete seri? ci andiamo in macchina! basta idee da green peace! 33


U: effettivamente 
 portare la griglia a piedi è scomodo.. G: no no dai, ci arrangiamo% , non dar ragione a Prometeo% U:... andiamo con i mezzi pubblici, 
 che è un ottima soluzione& P: va bene....almeno non cammino daiđ&#x;™„ su una cosa però non cedo. La carne: Bistecche di mucca e maiale a non finire! G: e dopo? anche un elefante?!‌ non diciamo cavolate prometeo! Possiamo fare delle buonissime verdurineđ&#x;¤— đ&#x;¤— P: ma piuttosto metto te sulla griglia!đ&#x;˜Ą G: ma lo sai che per fare anche una sola bistecca di maiale si consumano 6000 litri di acqua? E che per i tuoi amati hamburger se ne sprecano altri 2400! Invece, se cucinassimo delle verdure, se ne risparmierebbe tantissima. P:sisi ok ho capito, alla fine mi farete fare tutto quello che volete voi! U: ma no dai.. 
 anche io avrei voglia di mangiare carne in realtĂ .. @Gea dai, facciamo una via di mezzo.. 
 possiamo fare sia verdurine sia un pò di carne..
 magari non suina‌ ecco. ARRIVANDO AL POSTO DELLA GRIGLIATA G: mi mettono ansia tutti questi impianti sciistici e alberghi, non dovrebbero esserci. P: e poi dove vado a fare la settimana bianca io? G: Certo che se si riuscisse a costruire rispettando la morfologia dell'ambiente forse sarebbe piĂš bello‌ U: ma insomma, 
 voi siete sempre a litigare su tutto! P: ha iniziato leiđ&#x;˜Ą

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G: non avete alcun rispetto per le risorse e per le bellezze del territorio! a nessuno viene in mente di tutelare i luoghi naturali e i paesaggi se non c’è una legge che impedisca che si rovinino, ci avete mai pensato? U: è vero, 
 e spesso nemmeno le leggi servono a moltođ&#x;˜” . P: @gea non pretenderai che si rinunci a tutti i comfort della vita moderna, vero? Come si fa a spostarsi senza macchina o a vivere senza produrre rifiuti? G: nessuno pretende che smettiate COMPLETAMENTE di affidarvi alle vostre innovazioni, semplicemente sarebbe carino da parte vostra porre piĂš attenzione anche all’ambiente circostante, che sta subendo tutti gli effetti negativi. Guardate per esempio quella montagna! Una volta era ricoperta di boschi, mentre ora ha un enorme buco nel mezzo, solo perchĂŠ a voi serve il porfido per fare le strade! P: sempre a lamentarti di quello che facciamo! U: Gea ha ragione, anche se sta un po’ esagerando‌
 Dovrebbe essere compito nostro 
 quello di prenderci cura dell’ambiente e della natura, no? P: Ma va la dai... E poi non lo fa quasi nessuno, perchĂŠ dovrei rinunciare io ai miei comodi semplicemente per l’ambiente? G: se tutti facessero questo ragionamento la situazione declinerebbe sempre piĂš di quanto giĂ non sia tragica! P: sempre la solita esagerata! G: che ne pensi @umano?

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Un Patrimonio Prezioso.
 Le Aree Protette In Trentino

In Trentino più di un terzo del territorio è tutelato: dai grandi Parchi ad una moltitudine di piccole aree protette. Tre parchi "storici" costituiscono il fondamento di questa struttura: il Parco Nazionale dello Stelvio , il Parco Naturale Adamello Brenta e il Parco Naturale Paneveggio 
 Vi sono inoltre altre due aree di importanza internazionale : le Dolomiti e le Alpi Lendrensi e Judicaria La Giunta provinciale può attribuire alla rete di riserve la denominazione di «parchi naturali locali» che si dividono in: a) parco fluviale, se la rete di riserve coinvolge in via prevalente le aree di protezione fluviale; b) geoparco, se la rete delle riserve coinvolge in via prevalente beni del patrimonio dolomitico o elementi geologici e geomorfologici di pregio. Il grande valore naturalistico del Trentino ha fatto inoltre individuare ed istituire un sistema a rete chiamato NATURA 2000, che ha l’obiettivo di tutelare la biodiversità, sia animale che vegetale a livello continentale. Non si tratta infatti di un semplice insieme di territori isolati, bensì di un complesso di aree relazionate tra loro per racchiudere in sé tutte le specie e gli habitat europei. Il sistema di Natura 2000 assicura la linearità degli spostamenti migratori e della diffusione genetica tra i vari organismi, garantendo così una migliore conservazione dell’ecosistema. Essendo infatti ben dimostrata l’importanza delle interconnessioni tra i diversi esseri viventi ed il loro ambiente, non è sufficiente occuparsi delle singole specie a rischio, ma è necessario acquisire una prospettiva di sistema. Natura 2000 è attualmente composta da due tipi di aree: i Siti di Importanza Comunitaria (135 in totale) e le Zone di Protezione Speciale (19 in tutto)

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http://www.areeprotette.provincia.tn.it/ autore: Bassan Daniele

La biodiversità è un concetto importantissimo e un fattore essenziale della vita sul pianeta, svolgendo anche una funzione fondamentale per la nostra vita quotidiana, nella produzione del cibo, nella difesa della salute, nella cultura e nella scienza, nell’economia e nel turismo. Data l’importanza riconosciutale, alla biodiversità è stata attribuita una giornata speciale, celebrata in tutto il mondo: il 22 maggio di ogni anno istituzioni e cittadini ricordano con le più svariate iniziative come questo prezioso patrimonio naturale debba essere conosciuto e difeso. Un piccolo avviso a tutti coloro che si recano su questi luoghi protetti (tratto dall’articolo 26 del Regolamento sulle aree protette: «Nel territorio del parco sono vietate in generale le attività e le opere che possono compromettere la conservazione del paesaggio e degli ambienti naturali tutelati, con particolare riguardo alla flora
 e alla fauna protette e ai rispettivi habitat». 37


In particolare sono vietati: • la cattura, l'uccisione, il danneggiamento, il disturbo degli animali selvatici; • la manomissione ed il danneggiamento di nidi, ricoveri e tane degli animali; • la raccolta ed il danneggiamento delle specie vegetali, salvo nei territori in cui sono consentite le attivita' agro-silvo-pastorali, • l'introduzione di specie estranee, animali o vegetali, che possano alterare l'equilibrio naturale; • le attivita' estrattive diverse dalla produzione del sale; • l'apertura di discariche; • l'asportazione della sabbia; • l'introduzione da parte di privati di esplosivi, mezzi distruttivi o di cattura; • il porto di armi da caccia; • l'uso di fuochi se non in luoghi appositamente predisposti e segnalati; • il sorvolo non autorizzato a bassa quota di mezzi aerei, fatti salvi quelli dei servizi di pubblica sicurezza e di protezione civile. Negli ultimi decenni dopo la Convenzione sulla diversità biologica (Cdb), un trattato per la salvaguardia della biodiversità lanciato dal Summit della Terra, tenutosi a Rio de Janeiro nel 1992, sembrerebbe aver beneficiato le aree protette. A oggi più di 200 mila aree protette coprono quasi il 15% delle terre nel mondo. Nonostante queste zone abbiano diversi gradi di salvaguardia tutte mirano a proteggere nel miglior modo possibile la natura. Come era emerso dai dati di Human Footprint (una mappa globale che registra l’impronta ecologica delle attività umane) la mano dell'uomo si era troppo estesa su tutto il territorio (infrastrutture, costruzioni e centri abitati ma anche terre coltivate e pascolate e corsi d'acqua) avendo un effetto altamente dannoso.

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Margaritina
 ’n tel vardar l’Enrozadira Canzone in lingua ladina 
 di Ermanno Rovisi, in arte Luigi Canori (1907-1991)

Ence stazera ‘n tel vardar l’Enrozadira, me fae ciapar da la più gran malinconia el Rozengarten con che foch che ‘l ze retira che ‘l ze destuda a mi me par ja de morir, morir.. E dut l’e mort lontan de te Margaritina, en te sta vita jo no troe più nia da bel, da bel.. E na legrema zente ja spuntar na legrema ferza e corer chieta ju per na mazela, ‘n te dut sto scur no veje più mia stela, lontan, lontan, mio ben, l’e en zen sciampar, sciampar

Traduzione. Anche stasera nel guardare l’Enrosadira mi faccio prendere da una gran malinconia il Rosengarten con quel fuoco che si ritira che si spegne ed a me già pare di morire E tutto è morto lontano da te Margheritina in questa vita io non trovo più niente di bello E una lacrima sento già spuntare, una lacrima bollente e la sento correre lieve giù per a guancia in tutto questo buio ho perso la mia stella lontano da te, o mio bene, è tutto un fuggire, è tutta una fuga

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Dolomitici!
 Entusiasmo e Approssimazione

Questo lavoro, frutto di un anno di esperienze, è stato possibile grazie a Jacopo Abbassa, Chiara Aldrighetti, Luca Ambrosi, Anna Bertamini, Simone Bolner, Carlo Bonfatti, Elena Bortolameotti, Nicola Casagrande, Margherita Cimatti, Giuseppe Conotter, Maddalena Cortese, 
 Alessandra Sabina Cuel, Soussanne Firas, Elisa Furlani, 
 Nicola Gottardini, Michela Leonardelli, Pietro Olmo Leone, 
 Simone Marrocco, Matteo Mazzonelli, Elisa Minerba, Martino Nones, Matteo Savelli, Erika Scaltrito, Erica Stech, David Svaldi, 
 Eleonora Uber, Martina Uez 
 e i professori: Matteo Visintainer, Nicola Zuin, Luca Pederiva.

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Dolomitici! Entusiasmo e approssimazione

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page 44

Margaritina ’n tel vardar l’Enrozadira

1min
pages 42-43

Dal fuoco nascono i fior. La flora di Passo Duron

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Il trekking del fuoco. Un percorso tra le Dolomiti di Fassa

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Il fuoco della vita. La fauna della val Duron

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Mille piccoli fuochi nel cielo. Guardando le stelle

6min
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Il fuoco di Prometeo. Una chat impossibile

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pages 35-38

Un patrimonio prezioso. Le aree protette in Trentino

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pages 39-41

Enrozadira. Il fuoco delle Dolomiti

2min
pages 7-8
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