Rassegna Stampa Dolomiti UNESCO | Agosto 2020

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RASSEGNA STAMPA AGOSTO 2020


PRINCIPALI ARGOMENTI DALLA RASSEGNA STAMPA DI AGOSTO: BALCONE PANORAMICO FAVERGHERA NEVEGAL .........................................................................................................................3 ESTATE 2020: “L’ASSALTO ALLA MONTAGNA” ................................................................................................................................9 NOTIZIE DAI RIFUGI ............................................................................................................................................................................17 MONDIALI 2021 E OLIMPIADI 2026: GLI AGGIORNAMENTI ............................................................................................................21 COLLEGAMENTO COMELICO PUSTERIA .........................................................................................................................................25 COLLEGAMENTO CORTINA ARABBA CIVETTA ..............................................................................................................................26 COLLEGAMENTO TRE CIME - AUSTRIA ...........................................................................................................................................28 COLLEGAMENTO ALPE DI SIUSI VAL GARDENA ............................................................................................................................29 MOBILITA’: LAGO DI BRAIES .............................................................................................................................................................30 FONDAZIONE DOLOMITI UNESCO INCONTRA MOUNTAIN WILDERNESS ...................................................................................31 MUSEI DELLE DOLOMITI: AL VIA OFFICINA DI STORIE .................................................................................................................32 SERRAI DI SOTTOGUDA: GLI AGGIORNAMENTI .............................................................................................................................35

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BALCONE PANORAMICO FAVERGHERA NEVEGAL Gazzettino | 6 Agosto 2020 p. 5, edizione Belluno Apre sul Colle il nuovo balcone: è garantito Dolomiti Unesco BELLUNO Il balcone sulle Dolomiti Unesco in Nevegàl sarà inaugurato a fine agosto. Lo aveva chiesto, in via informale, Quinto Piol, quale referente per il Nevegàl del Circolo del Pd Castionese e ieri ha dato la notizia sui social. «Finalmente! È ufficiale, sabato 29 agosto alle 11 inaugurazione del balcone panoramico Dolomiti Unesco in Nevegàl». Si arriva a fine estate, ma c'era chi chiedeva, vista l'unicità del balcone fuori dai perimetri del patrimonio Unesco, di farlo prima, e magari stampare depliant esplicativi da distribuire. «Il 20 settembre 2019 venne inaugurata la balconata sul monte Rite ricorda il presidente della Provincia, Roberto Padrin -. Si era organizzata una cerimonia simile anche per quella sul Nevegàl, che era prevista per lo scorso ottobre, poi il maltempo ha fatto cancellare l'inaugurazione». Un'altra data era stata scelta all'inizio della primavera scorsa, ma il Covid -19 ha stravolto tutti i piani. L'OPERA La terrazza panoramica Unesco ha una profilataura in acciaio corten con le indicazioni delle montagna che si possono ammirare da quel panorama. Essa sarà inaugurata a fine agosto. Dal comune capoluogo, l'assessore al Turismo, Yuki d'Emilia fa sapere: «Stiamo lavorando alla caratterizzazione dei percorsi esistenti in un'ottica di promozione (quindi percorsi tematici), e uno di questi potrebbe essere proprio l'itinerario dei patrimoni dell'umanità, collegando la terrazza che dà sulle Dolomiti alla vista che si ha dal Visentin su Venezia. In questo senso, abbiamo sentito la Provincia per vedere se fosse eventualmente interessata a replicare un altro balcone in Nevegal che si affacci sulle colline del prosecco. Questa è una delle proposte inserite nell'accordo di programma a cui stiamo lavorando con la Provincia, i comuni di Ponte nelle Alpi e Limana, l'Unione Montana Belluno Ponte, e nel quale vorremmo coinvolgere anche la Regione Veneto». L'UNICITÀ L'allora assessore provinciale Irma Visalli che promosse le Dolomiti a patrimonio Unesco e contribuì a farle nominare tali e facilitatore di #progettaNevegàldomani: «La cosa unica rispetto agli altri balconi sparsi nel patrimonio mondiale è che, quello del Nevegàl, è collocato fuori dai perimetri in un luogo che guarda le Dolomiti senza esserne parte». «Questo consacra nel mondo il Nevegal - continua Visalli - come terrazzo sulle Dolomiti Unesco ed è un luogo previsto per una formidabile promozione del paesaggio». «Io capisco la questione Covid - prosegue - ma è anche vero che una inaugurazione, seppur soft e con tutti i parametri di sicurezza, è urgentissima. Ed è urgente soprattutto che si mettano le indicazioni e i segnali per dire cos'è e dov'è». Irma Visalli chiude: «Perché non pensare a fare intanto un bel cartello che spiega cosa è e perché si chiama balcone panoramico del patrimonio Unesco, perché non dare qualche materiale che racconta del patrimonio e dei suoi balconi ai gestori di rifugi, al Consorzio che gestisce l' info point, ai ristoratori e albergatori? Questo potrebbe essere fatto subito». Irma Visalli ringrazia quindi chi abbia portato avanti il progetto del balcone sul Nevegàl, quindi la Fondazione Unesco: «Il Colle di unico ha proprio questo di speciale: è una grande cerniera tra Venezia e le Dolomiti». Federica Fant © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere delle Alpi | 7 Agosto 2020 p. 15 Il 29 si inaugura il balcone Sabato 29 agosto sarà inaugurato ufficialmente il balcone panoramico sulle Dolomiti presente sul colle del Nevegal. Un progetto portato avanti a suo tempo dalla Fondazione Dolomiti Unesco. La Provincia sta mettendo a punto i dettagli della giornata

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Corriere delle Alpi | 27 Agosto 2020

p. 15 Sabato sul Nevegal si inaugura il balcone sulle Dolomiti Unesco Poi i cicheti in cresta Alessia Forzin Belluno Dalla contemplazione alla degustazione. Sabato in Nevegal sarà una giornata ricca di appuntamenti. Si inizia alle 11 con l'inaugurazione del balcone panoramico sulle Dolomiti Unesco, si prosegue con I cicheti in cresta, collaudata manifestazione promossa dalla Pro loco Pieve Castionese con la collaborazione degli operatori del Colle.Il Balcone sulle DolomitiL'appuntamento è per le 11 a quota 1.550 metri, vicino all'agriturismo Faverghera e al Giardino botanico delle Alpi Orientali, raggiungibile in 20 minuti a piedi dal parcheggio del ristorante La Casera.Quello di Faverghera - Nevegal è il sesto balcone panoramico realizzato dalla Fondazione Dolomiti Unesco, il secondo in provincia di Belluno (l'altro si trova sul Monte Rite). Permette una vista a 180 gradi sulle montagne che l'Unesco nel 2009 ha dichiarato Patrimonio dell'Umanità. Una vera e propria terrazza dalla quale godere di un panorama straordinario.All'inaugurazione saranno presenti il sindaco di Belluno Jacopo Massaro, il presidente della Fondazione Dolomiti Unesco Mario Tonina, il presidente della Provincia di Belluno Roberto Padrin e l'assessore regionale al turismo Federico Caner. Dopo il taglio del nastro è previsto un intrattenimento musicale a cura del coro Ana Adunata, diretto dal maestro Bruno Cargnel.Degustazioni in quotaLa giornata proseguirà poi con I cicheti in cresta, che coinvolgono sette attività del colle. La Casera servirà dolcezze in alta quota con birretta o caffè, l'agriturismo Faverghera il piatto della nonna, saporti autentici rivisitati, con calice di vino o birra abbinato. Il rifugio Col Visentin offrirà ai partecipanti arrosticini con polenta e birra, il rifugio Malga Col Toront frico con capuz marinato e Merlot della cantina Gildo, il rifugio La Grava preparerà lo stracotto d'asino con polenta integrale e Cabernet Franco birra. Passaggio quindi al b&B Checco Zaino, dove saranno servite "le chiacchiere di Checco Zaino" e chiusura al ristoro Campo scuola con rotolo freddo di frittata alle zucchine e prosciutto e Tocai friulano.L'agriturismo Faverghera e i rifugi Col Visentin, malga Col Toront e La Grava chiudono alle 16.La partecipazione costa 22 euro ed è riservata ad un massimo di 350 iscritti. Il carnet per accedere alle attività e gustare i cicheti si può prenotare telefonando al 345 8238880 dalle 8 alle 19, oppure mandando un whatsapp allo stesso numero. Si può anche scrivere una mail a info@prolocopievecastionese.it o andare direttamente all'Infopoint sul piazzale del Nevegal. È richiesta una caparra di 10 euro al momento della prenotazione. --© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Gazzettino | 28 Agosto 2020 p. 5 edizione Belluno Nevegal: apre il nuovo balcone che racconta le Dolomiti BELLUNO Taglio del nastro per il secondo dei tre balconi panoramici sulle Dolomiti Unesco. Domani alle 11 la Provincia inaugura la struttura del Nevegal - Faverghera. Una terrazza collocata a quota 1.550 metri, in Nevegal - località Faverghera (Belluno), per mostrare e raccontare le montagne tutt'intorno. L'iniziativa rientra nel piano che prevede iniziative per la valorizzazione e la promozione dei principali siti naturalistici regionali di particolare attrattiva, ponendo l'accento sulle Dolomiti Unesco. La creazione dei balconi panoramici si somma all'installazione di pannelli promozionali dei siti dolomitici. Il balcone panoramico del Nevegal - Faverghera, è costituito da un semicerchio metallico. Il visitatore può osservare il panorama, e contemporaneamente leggere i nomi delle creste tutt'attorno, riproposti in bassorilievo sul semicerchio. IL PROGETTO La Provincia di Belluno (settore Patrimonio e Viabilità) si è occupata della gestione del progetto, che ha individuato come siti idonei per i tre balconi panoramici il Monte Rite (nei Comuni di Cibiana e Valle di Cadore), il Monte Agudo (in Comune di Auronzo) e la località Faverghera-Nevegal (in Comune di Belluno). La progettazione è stata affidata al raggruppamento temporaneo di professionisti rappresentato dall'architetto Tommaso Del Zenero. Il progetto ha un importo complessivo di 185.000 euro (finanziato per 125.000 euro dalla Regione Veneto e per 60.000 euro dal bilancio provinciale). Il costo del balcone del Nevegal è di 48.000 euro. Nel dettaglio, il balcone panoramico del Nevegal è stato realizzato in lamiera di acciaio corteo e struttura in calcestruzzo armato. È provvisto di bussola panoramica di 180 gradi, con intagliati al laser i profili su tre livelli delle montagne circostanti. È stato inoltre realizzato il percorso di accesso con pavimentazione in stabilizzato. Il sedime su cui è sorto è di Veneto Agricoltura che ha dato il proprio consenso alla realizzazione. «Dopo i lunghi rinvii dovuti al maltempo e al Covid possiamo inaugurare il balcone panoramico del Nevegal afferma il presidente della Provincia, Roberto Padrin -. Dal Faverghera si gode di una vista spettacolare. Anzi, sembra quasi che il Nevegal e il massiccio del Visentin siano stati fatti apposta per ammirare le Dolomiti. In più, nelle giornate limpide, si può vedere anche Venezia». Fe.Fa. © RIPRODUZIONE RISERVATA L'Adige | 30 Agosto 2020

p. 23 Dolomiti, ecco il sesto balcone In provincia di Belluno è stato inaugurato ieri dal presidente della Fondazione Dolomiti Unesco, il vicepresidente della Provincia di Trento Mario Tonina, il balcone panoramico in località Faverghera-Nevegal. Insieme al presidente della Provincia di Belluno, al sindaco del capoluogo e al rappresentante della Giunta esecutiva del Parco Adamello Brenta, è stata sottolineata l'importanza di strutture di questo tipo capaci di creare, con un minimo impatto ambientale, una rete di punti di osservazione del Patrimonio Mondiale, rendendo "leggibile" al grande pubblico non solo l'eccezionale bellezza del paesaggio, ma anche la storia geologica delle Dolomiti. Il presidente della Provincia di Belluno ha ricordato, nei progetti di promozione del patrimonio Dolomiti Unesco, l'ottima collaborazione con le realtà limitrofe in particolar modo con la provincia di Trento. lI ruolo della struttura tecnica, è stato ricordato dal presidente della Fondazione, è fondamentale per concretizzare i progetti e le

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strategie condivise dal consiglio di amministrazione della Fondazione. Con quello inaugurato ieri sul Nevegal sono 6 i balconi panoramici che permettono di ammirare l'opera di madre natura. Si possono scoprire anche sul web: visitdolomites.com. Uno dei compiti prioritari della Fondazione Dolomiti Unesco è diffondere la conoscenza del riconoscimento Unesco e promuovere la consapevolezza rispetto agli eccezionali valori di questi territori, riconosciuti al massimo livello internazionale. La Fondazione Dolomiti Unesco ha scelto già nel 2013, attraverso le reti della geologia e delle aree protette di realizzare uno studio per costruire punti informativi del Bene Dolomiti Unesco in aree di particolare rilevanza di tutto il territorio dolomitico. Ad oggi sono 6 i balconi già visitabili su tutto il territorio; insieme a quello inaugurato ieri si può godere del panorama dolomitico dal Monte Rite sempre in provincia di Belluno, dai balconi del Monte Specie e dell'Alpe Mastlè in Alto Adige e da quelli della Tognola e del Monte Ritort in Trentino. Corriere delle Alpi | 30 Agosto 2020

p. 16 Fondazione: rifletteremo sui grandi flussi Fabrizio Ruffini BELLUNO Il Nevegal inaugura la sua terrazza panoramica sulle Dolomiti bellunesi. Graziati dalla pioggia, le autorità e i numerosi participanti alla cerimonia del taglio del nastro hanno potuto dare il benvenuto al secondo dei tre balconi panoramici realizzati sul territorio che, assieme ad altri in progetto, offriranno un qualcosa in più ai visitatori. Proprio il tema del turismo è stato al centro degli interventi, alla luce di un'estate del tutto particolare, con un virus che non sembra passare e un afflusso di turisti sulle vette bellunesi senza precedenti: risorsa fondamentale per il futuro che va però gestita nel migliore dei modi senza dimenticare chi in montagna vive tutto l'anno. «Il tema dei grandi flussi turistici e di come gestirli in futuro per garantire a tutti la miglior esperienza possibile sulle Dolomiti è uno dei temi che affronteremo nei prossimi consigli d'amministrazione», ha annunciato il presidente della Fondazione Dolomiti Unesco, Mario Tonina, «ma questo potrà essere fatto solo valorizzando chi vive e lavora sul territorio e favorendo un'educazione al turismo di montagna. Covid ci ha insegnato l'importanza dei nostri territori, sta a noi sfruttarne le risorse nel migliore dei modi e fornire gli strumenti giusti per combattere lo spopolamento. Per questo puntare sui giovani e fare cultura della montagna come sta facendo anche la Provincia di Belluno, aprendo bandi in favore dei giovani agricoltori, va nella direzione giusta, così si crea consapevolezza del patrimonio che ci è stato affidato». Sulla gestione del turismo di massa, però, il lavoro dovrà passare anche dall'opera degli amministratori: «Avevamo preventivato che una ripresa del turismo sarebbe passata dalla montagna», continua Tonina, «certo, soprattutto nell'ultimo mese, abbiamo assistito a un flusso importante e talvolta eccessivo; il ruolo dell'amministratore non dev'essere quello di limitare l'accesso a quanti vogliono godere delle Dolomiti, ma di trovare il modo di regolamentare i flussi, valorizzando il territorio e preservando l'ambiente. Credo che la tecnologia, oggi, possa aiutare molto in questo senso e proprio sullo studio di queste possibilità si concentrerà la nostra azione». Soddisfazione per l'iniziativa dalla Provincia: «Per noi è un giorno molto importante e di grande orgoglio», commenta il presidente, Roberto Padrin, «questo balcone valorizza una zona turistica spettacolare

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com'è l'Alpe del Nevegal alla quale tutti vogliamo bene e nella quale tutti crediamo ancora fortemente per le potenzialità che esprime». Padrin ha espresso apprezzamento per le parole del presidente Tonina e auspicato un lavoro di approfondimento sulla questione del turismo di massa per evitare che sempre più frequentemente si vedano scene come quelle di questa estate con code ovunque: «La sua presenza rappresenta l'unità di intenti e la voglia di lavorare in unità e sinergia di tutte le Province che vantano la presenza delle Dolomiti nei loro territori. Il Covid ha reso la montagna una meta molto gettonata e i gestori dei rifugi sono molto contenti, così come l'indotto. A fine estate, però, dovremo analizzare ciò che è stata questa stagione e provare, assieme agli operatori e soprattutto a chi vive la montagna, a pensare a un nuovo turismo dolomitico che possa portare benessere nel pieno rispetto dell'ambiente dove viviamo». -Corriere delle Alpi | 30 Agosto 2020 p. 16 Un lavoro partito da lontano Padrin ha ricordato Reolon BELLUNO Un'opera che unisce più province, battezzata nel ricordo di chi ha lavorato per il riconoscimento Unesco delle Dolomiti. Il balcone panoramico del Nevegal-Faverghera, è costituito da un semicerchio metallico, nel quale il visitatore può osservare il panorama, e contemporaneamente leggere i nomi delle creste tutt'attorno, riproposti in bassorilievo sul semicerchio. La progettazione è stata affidata al raggruppamento temporaneo di professionisti rappresentato dall'architetto Tommaso Del Zenero e il costo è di 48mila euro. Nel dettaglio, l'opera stata realizzata in lamiera di acciaio corten su struttura in calcestruzzo armato. È provvisto di bussola panoramica di 180 gradi, con intagliati al laser i profili su tre livelli delle montagne circostanti.Si raggiunge dalla strada silvo-pastorale che dal Nevegal prosegue verso il Visentin, poco distante dall'agriturismo Faverghera e dall'ingresso del giardino botanico. Quello dei balconi panoramici è un grande progetto diffuso su tutto il territorio delle Dolomiti e con il taglio del nastro sul Nevegal sono state ufficialmente inaugurate le prime due terrazze nel Bellunese: la prima si trova sul monte Rite ed è a doppio semicerchio, mentre la terza, sul monte Agudo, verrà inaugurata a breve.Il progetto ha un importo complessivo di 185mila euro, finanziato per 125mila euro dalla Regione Veneto e per 60mila dal bilancio provinciale. Durane la cerimonia, allietata dai canti e dalla presenza del Coro Adunata di Belluno e del Gruppo folk Nevegal, il presidente della Provincia, Padrin, ha voluto ricordare la figura e l'opera di Sergio Reolon: «Qui concretizziamo un lavoro che è partito da lontano, dal riconoscimento delle Dolomiti a Patrimonio dell'Umanità, fortemente voluto dall'amministrazione provinciale di Sergio Reolon», ha commentato Padrin, «è il coronamento di un bellissimo lavoro per cui ringrazio tutti coloro che hanno contribuito».Tra questi, il presidente ha citato Fiorenzo De Col, che per la Provincia ha coordinato il progetto: «Nel Bellunese sono previsti 18 balconi come questo», spiega De Col, «si tratta di un'importante iniziativa di valorizzazione portata avanti dalla Fondazione Dolomiti Unesco, che prevede anche altre installazioni e opere di promozione che verranno realizzate in futuro». --F.R. Corriere delle Alpi | 30 Agosto 2020 p. 16 «Per la stagione invernale serve un gioco di squadra» BELLUNO «Il tempo e la volontà del Comune per garantire la stagione invernale sul colle ci sono, ma devono esserci anche da parte dei privati, perché senza gioco di squadra non si va da nessuna parte». Il sindaco Jacopo Massaro chiede che vengano fatte meno polemiche e che si lavori con maggior unità sulla sempre spinosa questione del futuro del Nevegal. Anche ieri, in occasione della cerimonia di inaugurazione del balcone panoramico, i parcheggi, i sentieri e i rifugi erano pieni di escursionisti nonostante la forte minaccia di pioggia, complice anche la concomitanza con la manifestazione Cichetti in cresta. Prova, una volta di più, di quanto il Nevegal sia una meta gettonata da chi vuole trovare natura, percorsi panoramici e divertimento a pochi minuti da casa. «Il Nevegal è molto amato e lo è sempre di più, tanto da far registrare, nonostante tutto, una crescita costante delle presenze anno dopo anno», spiega Massaro, «questo perché è alla portata di tutti ed è proprio questa la sua forza; la sua rivalutazione, per poterne sfruttare al meglio il potenziale, deve passare dalla strada della sinergia e della collaborazione, non certo da quella delle polemiche e l'inaugurazione di oggi, assieme ad altri progetti portati a termine con successo, dimostra come dove ci sia collaborazione si possa raggiungere più facilmente un obiettivo comune». Il sindaco, inoltre, ha rigettato anche le questioni sollevate sul mancato intervento economico diretto da parte del Comune sulla questione degli impianti: «Vorrei ricordare che sono in corso accertamenti da parte della Corte dei Conti sulla precedente amministrazione, proprio perché ha fatto una serie di operazioni che non potevano essere fatte dopo l'entrata in vigore delle nuove regole nel 2011. Bisogna essere realisti e capire che i regolamenti cambiano e chi amministra deve lavorare con quelli che ci sono in quel momento», spiega il sindaco, «il Nevegal resta un punto fermo del turismo in una città che registra una crescita costante in questo settore. Da qui all'inverno l'unica cosa da fare è aspettare un segnale da parte dei privati per giungere a un accordo; noi abbiamo fatto il nostro e andiamo avanti seguendo la tabella di marcia, sapendo che i tempi per aprire ci sono, se

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anche l'altra parte si attiverà nel modo giusto non ci saranno problemi, ma se si continuerà con le polemiche e la guerra di posizione non si arriverà a nulla». Il sindaco, poi, durante il suo intervento ha voluto ricordare il ruolo di Belluno come porta d'ingresso verso le Dolomiti: «Belluno è l'unico capoluogo d'Italia che può vantare vette riconosciute come patrimonio dall'Unesco all'interno del proprio territorio», continua Massaro, «spesso ce ne dimentichiamo perché viviamo immersi in questo ambiente, ma si dovrebbe pensare più alla valorizzazione di ciò che abbiamo, rispetto ad attaccare continuamente con discussioni che non portano a nulla». --f.r. Gazzettino | 30 Agosto 2020 p. 7 edizione Belluno Nevegal, inaugurato il balcone Unesco ricordando Reolon BELLUNO È stato inaugurato ieri mattina il balcone Unesco del Nevegàl, a Faverghera, l'unico al di fuori del perimetro delle Dolomiti Unesco, ma dal quale è possibile volgere lo sguardo dai Monti pallidi alla laguna fino alle colline del Prosecco. Un dono che la Fondazione Unesco ha voluto fare alla provincia di Belluno. LA MEMORIA Il presidente della Provincia, Roberto Padrin, ci ha tenuto a ringraziare l'amministrazione provinciale del compianto Sergio Reolon, che ha avviato e condotto i lavori per il riconoscimento Unesco delle Dolomiti, ha sottolineato in particolar modo il merito all'ex assessore Irma Visalli (battezzata lady Unesco, in provincia) e a Quinti Piol, all'epoca assessore a Palazzo Piloni, ieri sul Colle. Al taglio del nastro erano presenti anche il presidente e il direttore della Fondazione Dolomiti Unesco, il sindaco del capoluogo, il presidente del Parco nazionale Dolomiti Bellunesi, il presidente del Fondo Comuni Confinanti e il Cai Veneto. «Con l'inaugurazione di oggi concretizziamo un lavoro che è partito da lontano, dal riconoscimento delle Dolomiti a patrimonio dell'umanità, fortemente voluto dall'amministrazione provinciale di Sergio Reolon», ha ricordato Padrin. IL SINDACO Gli ha fatto eco il sindaco di Belluno, Jacopo Massaro: «Siamo l'unico Comune capoluogo ad avere all'interno del territorio comunale un sito delle Dolomiti Unesco e adesso anche un balcone panoramico. Il Nevegal è un colle stupendo ed è tale per l'ambiente naturale che lo circonda; per questo dobbiamo ragionare in chiave di attenzione ambientale e paesaggistica». Parole che hanno risvegliato considerazioni del consigliere comunale di opposizione, Franco Roccon (Civiltà bellunese Liga veneta repubblica): «Se si interpretano bene le sue parole si capisce che il sito andrebbe raggiunto solo a piedi, mettendo così una pietra sopra alla seggiovia». A Palazzo Rosso, intanto, proseguono i lavori per capire come e con che formula acquisire gli impianti di risalita per poi darli in gestione tramite gara. La terrazza è a quota 1.550 metri ed è costituita da un semicerchio metallico. Il visitatore può osservare il panorama e contemporaneamente leggere i nomi delle creste intorno. Gli altri due siti simili si trovano sul Monte Rite (Cibiana e Valle di Cadore) e sul Monte Agudo (Auronzo).Federica Fant© riproduzione riservata

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ESTATE 2020: “L’ASSALTO ALLA MONTAGNA” Corriere delle Alpi | 21 Agosto 2020 p. 14 «Numero chiuso contro l'invasione» No dei sindaci ma si cercano soluzioni Francesco Dal Mas AURONZO Le Dolomiti scoppiano. E lo si è visto anche ieri. A cominciare dagli intasamenti in A27. Ecco, dunque, gli ambientalisti rilanciare la proposta del numero chiuso. Ma con una novità. «Lo si faccia fin dalla valle, dai paesi del fondovalle - spiega Luigi Casanova di Mountain Wilderness -, organizzando parcheggi ad Auronzo, anziché a Misurina; a Cortina, prima che al Tre Croci, al Falzarego; ad Arabba anziché sui Passi». È impossibile, al momento, obietta Tatiana Pais Becher, sindaco di Auronzo, ma le "prove tecniche" sono già in corso. La strada delle Tre Cime viene chiusa quando sono esauriti i 700 posti macchina a monte. Davanti alla biglietteria d'ingresso compare già una nuova rotatoria che consente agli automobilisti di ritornare da dove sono venuti. I parcheggi del posto e quelli alle spalle del lago saranno tutti a pagamento e - anticipa il sindaco - sarà vietato sostare all'esterno. Via le macchine dal Lago d'Antorno, via anche dal Lago Misurina; più di 300 posti saranno ricavati nei due parck interrati, a pagamento, non appena verranno realizzati. Le auto potranno transitare perché si tratta di un valico, ma non fermarsi se non trovano uno stallo libero. Dei display lungo le strade - da Cortina, da Auronzo e da Carbonin - avviseranno, per tempo, se ci sarà posto. «L'afflusso di ieri - informa il sindaco - è stato più intenso e, in parte, più disordinato di quello di mercoledì. Con auto che hanno invaso perfino la pista ciclabile». Per gli ambientalisti, però, è necessario andare oltre, con urgenti atti dispositivi. «I laghi famosi, Braies, Tovel, Sorapis, Carezza, sono travolti dall'eccesso di persone e, in qualche caso, di auto. I crinali prativi, in qualche caso, causa un eccesso di calpestio, hanno perduto definitivamente la cotica erbosa innescando fin dall'alta quota processi erosivi dei pascoli che sono inarrestabili. Code infinite di turisti, in salita e discesa, agli impianti di arroccamento: Pordoi, Siusi, Belvedere e Col Rodella. Per raggiungere Cortina dall'autostrada si impiegano anche 5 ore, i fondovalle delle valli ladine, tutte, sono impraticabili causa l'eccesso di traffico privato».Quindi? «Quindi - risponde Casanova - è urgente togliere parcheggi sui passi, ridurre quelli esistenti in prossimità dei luoghi più frequentati, obbligare gli ospiti a fermare le loro auto presso le abitazioni o gli alberghi e servirsi negli spostamenti solo dei mezzi pubblici. E dove necessario, imporre finalmente il numero chiuso, ai laghi, ai passi, alle vette più famose, alle funivie e seggiovie. Come del resto avviene da tempo in tanti paesi civili: nei parchi americani e africani, a Disneyland, nelle città d'arte e altrove». Leandro Grones, sindaco di Livinallongo, è contrario alla chiusura. Si dice invece favorevole ad un pedaggio d'ingresso nelle valli, seppur di misura contenuta, ma che certifichi la contribuzione che il turista, magari quello di passaggio, dà alle spese di manutenzione dell'ambiente e dei servizi. Camillo De Pellegrin, sindaco di Val di Zoldo, è ancora più immaginifico. Secondo lui, il trend verso la montagna e le Dolomiti continuerà nel prossimo futuro. Quindi - argomenta - sarà saggio pensare a quest'area come ad un unico, grande Parco, non wilderness ma pieno di vita, ancorché sostenibile. «Se ci immaginiamo fra 10 o 20 anni, perché non considerare dei mega parcheggi all'ingresso della provincia di Belluno, magari a Longarone e nel Feltrino, dove parcheggiare l'auto in arrivo con l'autostrada e la Pedemontana e da dove raggiungere i siti della vacanza e del riposo con un sistema efficientissimo di navette? Lo propongo anche per garantire un minimo di vita sostenibile ai residenti che non possono vivere sotto questa pressione». Per gli ambientalisti è urgente introdurre provvedimenti drastici. «È triste constatare come la denuncia di tanti operatori turistici arrivi solo dopo l'evidenza del collasso ambientale delle nostre montagne. I segnali del superamento di ogni limite, i segnali del degrado paesaggistico delle Dolomiti, come del resto la perdita di biodiversità di tante situazioni di pregio in alta quota sono leggibili da decenni. Ora è auspicabile che con urgenza i responsabili delle istituzioni, i Comuni, le Regione e la Fondazione Dolomiti Unesco insiste Casanova - superino i momenti accademici per arrivare a decisioni coraggiose. Una prima scelta è urgente e indifferibile. Basta consumo di suolo nelle vallate alpine. Da subito, anche con il blocco di progetti devastanti recentemente autorizzati: penso ai bacini di innevamento, ai previsti collegamenti sciistici, alle deroghe concesse nell'edilizia in alta quota e nei fondovalle». – Alto Adige | 22 Agosto 2020 p. 23 È assalto alla montagna: in quota come a Rimini paolo tagliente bolzano Salire su un sentiero di montagna e ritrovarsi all'improvviso pigiato, in mezzo alla folla, come in metropolitana, a Milano, alle 8 del mattino di una normale giornata lavorativa. Una battuta. Anzi no. Perché, in queste settimane, le montagne dell'Alto Adige - ma capita la stessa cosa a quelle del Trentino e del Veneto - sono letteralmente prese d'assalto da una folla di turisti. Un assalto che, almeno in questo caso, non è un'iperbole giornalistica. A confermarlo la foto che il "Corpo Nazionale Soccorso Alpino e

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Speleologico" ha pubblicato sul profilo ufficiale di Facebook, accompagnandola ad un vademecum di comportamenti da tenere in montagna: un serpentone formato da centinaia di persone in fila, un serpentone che si snoda a perdita d'occhio ai piedi del Piz Boè. Sembra un fotomontaggio, ma è tutto vero. Merito, o colpa, del Covid. Molti italiani hanno raccolto l'invito a trascorrere le vacanze in Italia e un'altissima percentuale di chi, negli anni passati volava all'estero, ha scelto di godersi i panorami e l'aria pulita della montagna. «L'afflusso dei turisti italiani - spiega Giorgio Gajer, presidente provinciale del Soccorso Alpino - è andato oltre ogni previsione. Molto più intenso che passato». Un'ottima notizia dal punto di vista economico e promozionale, con la montagna diventata prepotentemente meta turistica anche in estate. Meno positiva, invece, è l'analisi di diversi altri aspetti legati a questo assalto. «La presenza di così tante persone - prosegue Gajer - aumenta il rischio di incidenti, anche perché la stragrande maggioranza di loro non ha alcuna esperienza e nemmeno l'attrezzatura adatta. Poco importa che queste persone arrivino in quota con gli impianti di risalita e non si cimentino in escursioni impegnative o, tanto meno, in scalate. I rischi ci sono sempre. Anche chi va al mare a Rimini deve rispettare certe regole di prudenza perché, pur bellissima, con la natura non si scherza. Per questo, noi siamo come sempre in allerta con uomini e mezzi per garantire, qualora sia necessario, interventi di soccorsi il più rapidi possibile. Oltre a questo - continua Gajer - molti hanno scarso rispetto per l'ambiente e per la proprietà altrui. Mi è capitato di parlare con albergatori che raccontano di recinti scavalcati, di prati e boschi invasi e di danneggiamenti per "rubare" una foto o portare via un ricordo. Cose che accadono quando, proprio come accade per le località di mare, si assiste ad un'invasione incontrollata, con persone che si portano via barattoli di spiaggia, pezzi di corallo o danneggiano gli scogli o lasciano sporcizia ovunque. Ecco, questo è uno degli aspetti spiacevoli di questa pacifica invasione».Stupito da questa enorme folle di turisti anche Kurt Walde, presidente della guide alpine dell'Alto Adige. «In questi giorni è davvero pazzesco. C'è una massa di gente incredibile e dopo le 10 del mattino - spiega tutti gli spazi sono occupati e non si trova più nemmeno un posto in cui parcheggiare. Un affollamento che non è tanto sano, anche se la maggior parte delle persone non arriva in quota. È un tipo di turismo che si concentra nelle località famose, come passi e laghi. Un turismo esagerato, legato al comprensibile bisogno della gente di stare all'aria aperta e in grandi spazi, ma credo debbano essere presi dei provvedimenti per regolamentarlo. Corriere delle Alpi | 22 Agosto 2020 p. 15, segue dalla prima L'assalto dei turisti alle Dolomiti File mai viste per prendere le funivie Francesco Dal Mas belluno Oggi e domani l'ultimo assalto veneto alle Dolomiti? «Speriamo di no, anche se le prenotazioni negli alberghi cominciano a raffreddarsi» mette le mani avanti Walter De Cassan, presidente bellunese di Federalberghi. «La montagna sta scoppiando, ci vuole il numero chiuso all'ingresso delle valli» avverte Gigi Casanova, figura storica dell'ambientalismo alpino. Prefettura, Questura, Autostrade, Anas, tutti sono mobilitati - con agenti e movieri - per evitare le code di auto in salita, ma soprattutto quelle in discesa previste per domani, giornata da bollino nero sulle strade bellunesi. il SOCCORSO ALPINOSotto pressione in queste settimane sono il Soccorso alpino e il 118. Gli interventi aumentano in misura esponenziale, di giorno in giorno. «Si telefona al 118 a mezzogiorno, perché si è stanchi» racconta Alex Barattin, delegato bellunese del Cnsas, esemplificando i paradossi di questa stagione. «Ci si fa recuperare dall'elicottero a conclusione della ferrata perché si è sfiniti. Si sale con l'e - bike fino in rifugio e, scendendo, non si sa frenare e si cade». SUL PORDOI COME A SAN MARCOAvete presente la coda in piazza San Marco per entrare a Palazzo Ducale e in Basilica? In questi giorni, sul Sass Pordoi, è molto più lunga: in attesa della funivia, che ha i posti dimezzati dalle misure covid. Il covid, appunto. La processione senza mascherina è quotidiana per salire al lago del Sorapis. Come pure per compiere l'anello delle Tre Cime (con i 700 posti macchina che si esauriscono tra le 8 e le 9 del mattino). La ferrata del Sass de Stria ha gli arrampicatori che per buona parte della giornata hanno la bocca a pochi centimetri dalle scarpe da ginnastica (proprio così) di chi li precede. E in trincea ci si fa largo a gomitate. in maglietta SOTTO LA TEMPESTA«È positivo che più italiani camminino in quota (mentre mancano gli stranieri), ma a condizione che siano attrezzati. L'immancabile temporale con tempesta del pomeriggio - racconta Barattin - li sorprende spesso in maglietta, a 2 mila metri; nello zaino non hanno neppure una mantella impermeabile». È di ieri l'ultimo appello dell'agenzia Arpav e del Soccorso alpino del Veneto ad affrontare le gite con l'equipaggio adeguato e la verifica delle condizioni meteo. «L'escursionista deve valutare con buonsenso il proprio itinerario, controllando le previsioni e scegliendo percorsi adeguati. In estate è facile, soprattutto al pomeriggio, che il tempo cambi velocemente. Raccomandiamo di non trascurare mai le previsioni». L'Arpav pubblica ogni giorno 4 bollettini di previsione meteorologica, più alcuni altri prodotti previsionali stagionali (es. bollettino disagio fisico durante la stagione estiva). I NUMERIGli interventi del Soccorso Alpino e speleologico, sulle Dolomiti dal 1° giugno al 10 agosto sono stati 292, con 358 persone soccorse, contro i 290 dell'anno scorso (medesimo periodo) con 326 persone assistite. Gli elicotteri hanno compiuto 135 missioni, le altre sono state portate a termine dai volontari a terra per complessive 4 mila ore di intervento. Variegata è l'età di chi s'infortuna. Gli anziani, sopra i 70 anni, sono il doppio dei giovani. La prima attività coinvolta resta l'escursionismo con 214 persone (201 nello stesso periodo 2019), l'alpinismo con 37 (39 l'anno scorso); in ferrata sono state recuperate 23 malcapitati contro i 18 del 2019. Ben 22 i soccorsi da mountain bike, contro i 15 dell'anno scorso, 5 da parapendio contro 9. E anche questo è un segnale che mancano gli stranieri.«La prima causa di incidente sono le cadute - spiega ancora Barattin -, il 23, 3%, un po' meno del 25% del 2019». Il dato farebbe ritenere che gli escursionisti siano più preparati. Ma ecco ciò che lo smentisce. Ben 67 le persone che quest'estate hanno perso l'orientamento, contro le 47 dell'anno scorso. Siamo passati dal

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14, 4 al 18%. E questo significa che chi si fionda in quota non chiede, appunto, le informazioni che sarebbero necessarie. SEMPRE LA MASCHERINA«Abbiamo visto, negli assembramenti di questi giorni, pochissimi escursionisti che portano la mascherina. Va sempre indossata. E le escursioni non vanno organizzate in funzione della notorietà su Instagram, ma chiedendo consigli e consultando le guide così da trovare il percorso più adatto alla propria forma fisica e alle proprie competenze tecniche». --© RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere delle Alpi | 22 Agosto 2020 p. 15 «Scarpe da tennis sul ghiacciaio abbiamo assistito anche a questo» l'intervistaSi può scendere lungo il ghiacciaio della Marmolada in condizioni di pericolosità come quelle di questi giorni, indossando le sole scarpe da tennis? Evidentemente non si può. «Eppure c'è chi l'ha fatto» ammette Marco Spazzini di Piazzola sul Brenta, presidente del Collegio veneto delle guide alpine. Come spiega l'assalto di quest'estate non solo alle Dolomiti? «Ci sono indubbiamente molti più italiani, che non sono andati all'estero, mentre mancano quasi del tutto gli stranieri. Adesso sono in tanti perché le poche ferie a disposizione sono concentrate in questo periodo e soprattutto i giovani cercano quella libertà di movimento che non hanno goduto per mesi».Chi cerca una guida, compie un atto di responsabilità. Questi, almeno, sono preparati per un'arrampicata? «Capiamo subito se non lo sono e li portiamo in escursione. C'è chi arriva con le scarpe da ginnastica e ci rendiamo conto che è meglio suggerirgli qualcosa di diverso».Se uno non ha l'attrezzatura, lo portate comunque in parete? «Sì, se ha la preparazione adatta. Il più delle volte l'attrezzatura la mettiamo a disposizione noi stessi, tant'è che dopo ogni missione viene sanificata». Quali sono gli itinerari più richiesti? «Tirano molto le ferrate. Alcune hanno difficoltà tali che si avvicinano all'arrampicata». L'elisoccorso ha dovuto recuperare in parete escursionisti troppo affaticati lungo le ferrate... «È vero. Questo non succede con quelli che accompagniamo noi, perché misuriamo le loro forze e li assistiamo anche nell'alimentazione, che è molto importante. Accade con chi si fionda da solo su percorsi impegnativi senza allenamento. E casi come questi ne sono successi parecchi». È giusto che per interventi che l'interessato paghi il soccorso? «La Regione ha previsto la gratuità solo se l'intervento è di tipo sanitario. È consigliabile un'assicurazione, con il Cai o con Dolomiti emergency. Ma bisogna anche decidersi ad imparare la cultura della rinuncia, che significa conoscere i propri limiti e saper dire basta». --F.D.M. L'Adige | 23 Agosto 2020 p. 11, segue dalla prima «L'assalto alle montagne va fermato» L'effetto Covid si ripercuote sulle località di montagna. Complici le restrizioni ai viaggi all'estero e il numero limitato dei posti in spiaggia si assiste ad un boom in località montane per molti anni trascurate dal turismo di massa. L'assalto dei turisti soprattutto nella zona delle Dolomiti ha raggiunto livelli mai visti prima. Lo segnala anche il "re degli ottomila", Reinhold Messner che nella zona dolomitica attorno alle Pale di San Martino ha trascorso gli ultimi giorni, girando un film. «La situazione è come ogni anno in piena estate, ma con un ulteriore aumento. Spero che questa sia l'occasione di prendere in mano la situazione. La politica deve prendere delle decisioni per il management dei flussi turistici, è una questione di organizzazione», sostiene Messner. «È comprensibile che i turisti vogliano evadere dalle torride città per cercare degli spazi liberi, ma queste libertà vengono meno quando si formano lunghe code, quando non si trova parcheggio, perché ai passi non ci sono spazi di sosta. Attualmente sui passi dolomitici si verifica un caos paragonabile al peggior ingorgo che si possa immaginare in una grande città», così l'alpinista. «Intendiamoci - dice Messner - è un bene che gli alberghi siano pieni e che ci sia un guadagno dopo il lockdown, ma ora la politica deve agire, perché l'afflusso di auto e moto va in qualche modo arginato. I passi vanno organizzati in modo da poter essere fruibili». Messner suggerisce che vengano chiusi al traffico per qualche ora al giorno e che siano istituiti dei bus navetta per permettere ai turisti di giungere in quota senza dover muovere la propria auto. «Le Dolomiti - conclude l'alpinista cresciuto all'ombra delle Odle, in questi giorni tra le mete più ambite -sono troppo fragili per lasciare libero accesso al traffico veicolare. Chi va in montagna lo fa per cercare pace e libertà, mentre qui si stanno creando aggressioni, nervosismi, rumori, che non sono necessari, anzi». Dello stesso avviso è anche l'imprenditore e albergatore Michil Costa di Corvara in Val Badia, che chiede ai responsabili politici di avere «il coraggio di scelte radicali». Per Costa il caos che si è venuto a creare nella zona dolomitica, dove l'afflusso di turisti ha superato ogni aspettativa è «un'anticipazione di quello che succederà nel 2024. Perché alla fine di questa crisi che durerà forse un anno e mezzo - stima Costa - si cercherà di attrarre nuovi mercati, quello cinese e quello indiano, per esempio, e arriveranno nuovi flussi di turisti. Pertanto se non ci adoperiamo ora, con la gestione di questi flussi, chiudendo i passi dolomitici, mettendo fine al lievitare di nuovi alberghi grazie ad una legge urbanistica che ponga dei veti, non riusciremo a venirne fuori», dice Costa. «Questa corsa alla montagna fa malissimo ai veri amanti della montagna che si disaffezionano per via dei problemi della mobilità, dell'inquinamento acustico e via dicendo. Con questo caos della montagna non resta più nulla», conclude Costa.

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In un post su facebook il Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico Cnsas, visto l'afflusso dei turisti chiede il rispetto delle regole a partire da comportamenti che dovrebbero essere scontati: i rifiuti si riportano sempre a casa (compresi gli scarti organici); mascherina sempre indossata in caso di assembramenti importanti e dentro i rifugi; le escursioni non vanno organizzate in funzione della notorietà su Instagram; quando un elicottero è in volo a bassa quota significa che sta cercando di individuare un ferito in quella zona, evitiamo di salutarlo o di sbracciarci facendo credere all'equipaggio che siate voi ad avere necessità di aiuto». E soprattutto: buonsenso. Trentino | 23 Agosto 2020 p. 11, segue dalla prima La montagna scoppia più di prima di Luigi Casanova* Due anni fa la Fondazione Dolomiti UNESCO aveva anticipato con un convegno tenutosi a Sesto Pusteria il tema degli accessi turistici in aree turistiche di alto pregio. Da allora, nonostante la chiarezza delle esposizioni e dei numeri presentati è calato un silenzio incredibile. L'immobilismo totale della Fondazione Dolomiti UNESCO e delle istituzioni che la compongono. Addirittura l'unica sperimentazione in atto sulla limitazione agli accessi in quota, il blocco del traffico privato sui quattro passi dolomitici, è stata vergognosamente cassata.La situazione di oggi, dopo l'esperienza COVID della primavera, è drammatica e visibile a tutti. La pandemia non ha insegnato nulla, né al mondo politico né ai cittadini, la montagna evidenzia i segnali dello sfinimento.Da giorni si deve chiudere la strada che porta alle Tre Cime di Lavaredo fin dalle 8 di mattina. I laghi famosi, Braies, Tovel, Sorapis, Carezza, sono travolti dall'eccesso di persone e di auto. I crinali prativi di Seceda (BZ), causa un eccesso di calpestio, hanno perduto definitivamente la cotica erbosa innescando fin dall'alta quota processi erosivi dei pascoli inarrestabili. Code infinite di turisti, in salita e discesa, agli impianti di arroccamento: Pordoi (BL), Siusi (BZ), Belvedere e Col Rodella (TN). Per raggiungere Cortina dall'autostrada si impiegano anche 5 ore, i fondovalle delle valli ladine, tutte, sono impraticabili causa l'eccesso di traffico privato.L'ambientalismo italiano denuncia questa situazione, questo divenire ora drammatico, fin dagli anni '80 (documenti di SOS Dolomites, CIPRA Italia e non solo). L'assenza di visione delle pubbliche amministrazioni, l'aver sostenuto in modo indiscriminato ulteriore antropizzazione delle vallate fin alle quote più impensabili, ha fatto maturare una situazione oggi ingestibile. Proprio a causa di tanta miopia e supponenza è necessario intervenire con misure impositive. Togliere parcheggi sui passi, ridurre quelli esistenti in prossimità dei luoghi più frequentati, obbligare gli ospiti a fermare le loro auto presso le abitazioni o gli alberghi e servirsi negli spostamenti solo dei mezzi pubblici. E dove necessario, imporre finalmente il numero chiuso, ai laghi, ai passi, alle vette più famose, alle funivie e seggiovie. Come del resto avviene da tempo in tanti paesi civili: nei parchi americani e africani, a Disneyland, nelle città d'arte e altrove.E' triste constatare come la denuncia di tanti operatori turistici arrivi solo dopo l'evidenza del collasso ambientale delle nostre montagne. I segnali del superamento di ogni limite, i segnali del degrado paesaggistico delle Dolomiti, come del resto la perdita di biodiversità di tante situazioni di pregio in alta quota sono leggibili da decenni. Ora è auspicabile che con urgenza i responsabili delle istituzioni, i Comuni, le Regione e la Fondazione Dolomiti UNESCO superino i momenti accademici per arrivare a decisioni coraggiose. Una prima scelta è urgente e indifferibile. Basta consumo di suolo nelle vallate alpine. Da subito, anche con il blocco di progetti devastanti recentemente autorizzati: penso ai bacini di innevamento, ai previsti collegamenti sciistici, alle deroghe concesse nell'edilizia in alta quota e nei fondovalle.La montagna ha reso evidente il valore del limite. Ora chi deve decidere si assuma responsabilità concrete e imponga decisioni coraggiose. Lo ripeto, da subito. * Presidente onorario di Mountain Wilderness Italia Trentino | 23 Agosto 2020 p. 17, segue dalla prima Turisti in coda, assalto alle Dolomiti L'allarme di Messner: «Così non va» trento L'assalto dei turisti soprattutto nella zona delle Dolomiti ha raggiunto livelli mai visti prima.Se ne è accorto anche il re degli ottomila, Reinhold Messner che nella zona dolomitica attorno alle Pale di San Martino ha passato gli ultimi giorni, girando un film. «La situazione è come ogni anno in piena estate, ma con un ulteriore aumento. Spero che questa sia l'occasione di prendere in mano la situazione. La politica deve prendere delle decisioni per il management dei flussi turistici, è una questione di organizzazione», sostiene Messner. «Intendiamoci - continua Messner - è un bene che gli alberghi siano pieni e che ci sia un guadagno dopo il lockdown, ma ora la politica deve agire, perché l'afflusso di auto e moto va in qualche modo arginato. I passi vanno organizzati in modo da poter essere fruibili». Messer suggerisce che i passi vengano chiusi al traffico per qualche ora al giorno e che vengano istituiti dei shuttlebus per permettere ai turisti di giungere in quota.Dello stesso avviso è anche l'imprenditore e albergatore Michil Costa di Corvara in Val Badia, che chiede ai responsabili politici di avere «il coraggio di scelte radicali». Per Costa il chaos che si è

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venuto a creare nella zona dolomitica, dove l'afflusso di turisti ha superato ogni aspettativa è «un'anticipazione di quello che succederà nel 2024. Perchè alla fine di questa crisi che durerà perlopiù un anno e mezzo - stima Costa - si cercherà di attrarre nuovi mercati, quello cinese e quello indiano, per esempio, e arriveranno nuovi flussi di turisti. Pertanto se non ci adoperiamo ora, con la gestione di questi flussi, chiudendo i passi dolomitici, mettendo fine al lievitare di nuovi alberghi grazie ad una legge urbanistica che ponga dei veti, non riusciremo a venirne fuori», dice Costa.«Questa corsa alla montagna fa malissimo ai veri amanti della montagna che si disaffezionano per via dei problemi della mobilità, dell'inquinamento acustico. Con questo chaos della montagna non resta più nulla. Questa cosa non fa bene a noi autoctoni, qui lo sviluppo economico ha superato quello culturale, mentre noi dovremmo dare una direzione a questo sviluppo, prendere delle decisioni, avere il coraggio di scelte radicali» osserva Costa.In un post su Facebook il Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico Cnsas, visto l'afflusso dei turisti chiede rispetto delle regole e propone un vademecum di comportamenti da tenere in montagna. Trentino | 23 Agosto 2020 p. 33, segue dalla prima L'assalto turistico d'agosto è un rischio per l'immagine Bella, ma troppo... turistica! La Valle di Fassa rischia di seguire il destino del lago di Braies e delle Odle, luoghi d'incanto ma soffocati da un turismo asfissiante. Quest'anno l'emergenza sanitaria ha portato in montagna, specialmente nel mese di agosto, molti villeggianti. La stagione estiva è partita lenta, tra timori e titubanze. Poi l'assalto. «Non credo averla mai vista tanta gente» spiega Sabrina Lusuardi, residente a Tesero. Ammaliata dalle Dolomiti, trent'anni fa trova la montagna un luogo sacro: il culto della natura. Un amore a prima vista che l'ha spinta a risiedere e lavorare in Val di Fiemme. «Ovviamente gli operatori turistici, ossia albergatori, commercianti, ristoratori, sono soddisfatti di questa attenzione. Speravano in una bella estate e sono contentissima per loro», sottolinea.Ma c'è un problema. La gente è davvero molta e tra i "nuovi turisti" manca un minimo di cultura della montagna. Poca conoscenza dell'ambiente e quindi scarsa attenzione per i luoghi.«Molti credono semplicemente che la montagna sia un nuovo parco divertimenti, dove arrivare con la presunzione di poter far tutto. In Val di Fassa in questi giorni si sono viste scene incresciose, di persone incapaci di rispettare le elementari norme di educazione e sicurezza, lasciando nei boschi un sacco di schifezze. Ovvio che tutto si tramuterà in un ritorno in città con il ritornello di aver trovato una montagna piena di gente, di traffico, di persone senza mascherina, di boschi sporchi, di file chilometriche alle seggiovie o alle funivie».E questo è un vero peccato: una perdita d'immagine. Andrea Weiss, direttore Apt di Fassa, conferma che il mese di agosto ha visto e sta vedendo una concentrazione davvero notevole di turisti. «Credo che un apporto significativo - spiega - sia arrivato dalle seconde case, anche quelle chiuse da anni. Molti hanno scelto la montagna come luogo ideale dove trovare benessere, distanziamento e sicurezza. Se scorriamo le foto sui social constatiamo la presenza di molti giovani, forse per la prima volta a godere la montagna "estiva". Si tratta di una clientela disposta a salire in quota con navette e impianti e poco propensa a camminare. Tenendo conto delle limitazioni dettate dalla pandemia, è normale che si siano formate lunghe code, visto che gli impianti devono ridurre la capienza ai due terzi dei posti disponibili».Per Andrea Weiss l'estate 2020 sarà archiviata come una stagione di "passaggio", conseguenza di un evento che ha cambiato i ritmi di tutto il mondo.«Usciti dall'emergenza - continua il responsabile dell'Apt fassana - dovremo riprendere in mano temi strategici da anni in discussione, come quelli di rinunciare ai grandi numeri, selezionare la clientela, limitare il traffico con alternative di trasporto pubblico. Non ultimo, "spalmare" la presenza turistica in zone della Val di Fassa di indubbia bellezza, ma meno praticate. Penso, per esempio, alla Marmolada, oggi priva di impianti di risalita, e valli laterali, ottima alternativa alle zone del Catinaccio e del Sella ora sotto pressione».©RIPRODUZIONE RISERVATA Alto Adige | 23 Agosto 2020 p. 23 Messner: Dolomiti, troppo caos bolzano Quest'anno niente crociere, niente viaggi intercontinentali in aereo, niente villaggi turistici, il meno possibile in spiaggia e nelle città d'arte per via dei temuti sovraffollamenti. E allora in tantissimi, per la gran parte turisti del resto d'Italia, hanno scelto le montagne, specie le Dolomiti. Affollandosi sulle strade e in pochi luoghi celebri come non mai. Con la tripla conseguenza negativa di aver intasato le strade a livello impressionante, di aver aumentato lo stress loro e altrui e soprattutto di aver messo a rischio o addirittura vanificato il perseguimento dello scopo principe: salgo in quota dove c'è aria buona ed è più difficile che il virus circoli. Lo hanno evidenziato in tanti, a partire dal profilo Facebook nazionale del Soccorso alpino Cai. Lo conferma Reinhold Messner. «In certi luoghi tipo Braies o Carezza, siamo al limite estremo dell'affollamento, è il momento giusto per prendere delle decisioni a livello politico, per limitare il traffico sui passi».Gli hotspotQualche esempio: Carezza in queste settimane è uno dei luoghi del delirio. Code chilometriche sotto il lago, perché al parcheggio i posti sono a zero: tutti fermi in attesa che qualcuno esca. Il ponte tibetano che permette di raggiungere il lago dalla strada per malga Moser è un andirivieni su doppia fila, tutti appiccicati. Sulla piattaforma in riva per ammirare il panorama stanno almeno cento persone, ammassate, molte senza protezioni. Idem in quota: il sentiero dal rifugio

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Paolina all'Aquila e a Roda di Vael è quasi impercorribile, fila in su, fila in giù, infradito e tacchi peggio del solito, pochi con la mascherina. È così ovunque. C'è gente che fa due ore e mezzo di coda per prendere la funivia del Ciampedìe a Vigo di Fassa, o impiega due ore per percorrere la strada fra Predazzo e Canazei. La foto più emblematica l'ha pubblicata il Cai: centinaia di persone in coda al Sass Pordoi, per ridiscendere a valle con la funivia. L'affondo di Michil Costa Messer suggerisce che i passi vengano chiusi al traffico per qualche ora al giorno e che siano istituiti bus navetta per permettere ai turisti di giungere in quota. Dello stesso avviso è anche l'albergatore Michil Costa di Corvara in Badia, che chiede ai responsabili politici di avere «il coraggio di scelte radicali». Per Costa il caos che si è venuto a creare nella zona dolomitica, dove l'afflusso di turisti ha superato ogni aspettativa, «è un'anticipazione di quello che succederà nel 2022. Perché alla fine di questa crisi, che durerà perlopiù un anno e mezzo, si cercherà di attrarre nuovi mercati, quello cinese e quello indiano, per esempio, e arriveranno nuovi flussi di turisti. Pertanto se non ci adoperiamo ora, con la gestione di questi flussi, chiudendo i passi dolomitici, mettendo fine al lievitare di nuovi alberghi grazie ad una legge urbanistica che ponga dei veti, non riusciremo a venirne fuori». Questa corsa alla montagna fa malissimo ai veri amanti delle vette che si disaffezionano per via dei problemi della mobilità, dell'inquinamento acustico e via dicendo. «Con questo caos della montagna non resta più nulla», conclude Costa. Il re degli OttomilaReinhold Messner ieri è tornato dalle Pale di San Martino, dove sta girando un film. «Due giorni fa ero al Sella, oggi al Rolle. Una situazione estrema. Capisco che la gente, specialmente in Italia, durante queste ferie di agosto provi a cercare posti liberi per perdersi in montagna, uno qui, due là, la famiglia nell'altra direzione. Dove salgono a piedi, si vede che si disperdono: malghe, sentieri, ghiaioni. Ma sulle strade è un problema. La situazione di adesso è causata dalla speranza della gente, che condivido, di poter trovare un po' di libertà, di spazio. Il fatto è però che stanno tutti di nuovo nei posti dove già prima c'era troppa gente». Braies, Carezza, i passi dolomitici, dove si moltiplicano gli assembramenti. «Ci si dovrà urgentemente mettere d'accordo», sostiene, «fra Bolzano, Trento e Belluno». Messner spera che l'anno prossimo il virus sarà battuto e che simili affollamenti non si ripresentino. «Penso che già a settembre il flusso si sarà fermato, la situazione si rovescerà, avremo troppo pochi turisti. I tedeschi vogliono stare a casa: spinti dalla politica rimangono sulle loro montagne. La stessa cosa vale per l'Austria». L'altroieri, racconta, al Sella tantissimi italiani, idem ieri al Rolle. «Lo ripeto: li capisco, sperano di trovare spazi di libertà, ma affollano gli hotspot. È il momento giusto perché la politica si renda conta e agisca ponendo regole, che dovranno esser messe in pratica da esperti di logistica; dobbiamo "tranquillizzare" questi posti. Ci vuole meno pressione, così c'è troppa aggressività, troppo rumore». Messner lo vede nei suoi musei: «Di solito gli italiani arrivavano al 40%, adesso sono il 90%. Pare che i pensionati germanici ora siano disposti a ritornare, spero in un settembre buono per il settore turistico. Ha sofferto tantissimo a fine inverno e inizio estate, con quasi zero income e tante spese».Il futuroQuest'inverno, dice ancora, si dovrà pensare di far salire meno gente sulle funivie, «d'altra parte sarebbe già legge adesso». La ricetta è spalmare geograficamente: «Bisogna dividere i nostri clienti su tutto l'areale dolomitico: Bolzano, Trento e Belluno. C'è posto per tutti. E non è detto che debba essere solo sci in pista. In tanti sono disposti a camminare, uscire all'aria aperta anche in inverno, a godersi un paesaggio innevato». Si dovrà cambiare anche la pubblicità, «tentando di dare a tutte le vallate la possibilità di sopravvivere con il turismo, che rimarrà la nostra base economica».Fondamentale però, ora e in inverno, è che «la gente segua le regole. Devo dire che ho visto gli italiani molto disciplinati: in albergo tutti mascherina a cena, tavoli divisi da metri e metri di distanza. In Germania rispettano molto meno le disposizioni. È molto strano, gli italiani sono disposti a seguire le regole, di solito vivono ai margini delle regole. Ho grande rispetto della disciplina vista nelle vallate». Corriere delle Alpi | 23 Agosto 2020 p. 5 «Troppe auto sui passi» Montagne affollate. Messner: la politica intervenga BOLZANO L’effetto Covid si ripercuote sulle località di montagna. Complici le restrizioni ai viaggi all’estero si sta assistendo ad un vero e proprio boom in località montane per molti anni trascurate dal turismo di massa. L’assalto dei turisti soprattutto nella zona delle Dolomiti ha raggiunto livelli mai visti prima. Il re degli ottomila, Reinhold Messner ( nella foto ) commenta: «La situazione è come ogni anno in piena estate, ma con un ulteriore aumento. Spero che questa sia l’occasione di prendere in mano la situazione. La politica deve prendere delle decisioni per il management dei flussi turistici, è una questione di organizzazione. È comprensibile che i turisti vogliano evadere dalle torride città per cercare degli spazi liberi, ma queste libertà vengono meno quando si formano lunghe code, quando non si trova parcheggio, perché ai passi non ci sono spazi di sosta. Attualmente sui passi Dolomitici — afferma Messner — si verifica un caos paragonabile al peggior ingorgo che si possa immaginare in una grande città. Intendiamoci — conclude — è un bene che gli alberghi siano pieni, ma ora la politica deve agire, perché l’afflusso di auto va arginato ». Corriere delle Alpi | 24 Agosto 2020 p. 18 Super lavoro del Suem e del Soccorso alpino per turisti in difficoltà

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belluno Week end di intenso lavoro per il personale del Suem e del Soccorso alpino. Attorno alle 15 di ieri il Soccorso alpino della Val di Zoldo è stato allertato per un escursionista romano che era scivolato sul greto del Rio Canedo, in località Mareson in Val di Zoldo, e aveva sbattuto la testa. Raggiunto da una squadra, l'uomo, M. F., 77 anni, di Fiumicino, è stato medicato e imbarellato a seguito del probabile trauma cranico rimediato nell'urto contro i sassi. Trasportato fino alla strada, è stato poi affidato ai sanitari dell'ambulanza per le prime cure urgenti e poi trasferito sull'elicottero del Suem atterrato a Pecol, che è decollato in direzione di Belluno, dove è stato sottoposto ad accertamenti. Alle 17.50 circa la Centrale del 118 è stata allertata da due escursionisti che avevano perso il sentiero rientrando verso i Piani di Pezzè, ad Alleghe. La coppia (R.P., 55 anni di Russi e F.Q., 52 anni, di Ravenna) era partita dai Piani di Pezzè, era arrivata al Col dei Baldi e poi al Belvedere, ma al momento di scendere lungo il sentiero numero 566 verso Fernazza e rientrare si erano smarriti. Una volta geolocalizzati, una squadra del Soccorso alpino di Alleghe è andata incontro ai due che nel frattempo avevano ritrovato il sentiero e lì ha riaccompagnati alla macchina. Alle 18.10 il 118 è stato contattato dal gestore di un albergo di Auronzo, avvertito da una comitiva di 10 persone bloccate dalla pioggia al Casone di Valsalega.Gli escursionisti hanno fatto sapere che 3 sarebbero scesi autonomamente e 7 avrebbero pernottato nella casera.Sabato sera, sei escursionisti ungheresi arrivati al Rifugio Coldai hanno dato l'allarme per una loro connazionale di cui non avevano più notizie; l'ultima volta l'avevano vista a 3mila metri in cima al Civetta. Il gruppo aveva completato la Ferrata degli Alleghesi e, all'altezza di Punta Tissi, la 41enne si era fermata affaticata. I compagni, anziché aspettarla, avevano proseguito scendendo al Torrani e ripartendo per il Coldai, dove lei non era però arrivata. L'elicottero del Suem ha quindi sorvolato la normale e il sentiero Tivan, mentre le squadre del Soccorso alpino della Val di Zoldo si distribuivano lungo i possibili percorsi intrapresi l'escursionista. I soccorritori si sono divisi sulle due valli che scendono verso Zoldo arrivando fino sotto l'attacco, per poi continuare verso una terza possibile zona prioritaria. Fortunatamente verso le 21.20 è arrivata la notizia che la donna era stata accompagnata al Rifugio Coldai da un escursionista. – Corriere delle Alpi | 29 Agosto 2020 p. 15 Infradito, costume e maleducazione È la movida estiva della montagna Francesco Dal Mas comelico superiore Anche l'ultima settimana di agosto è continuato l'assalto ai rifugi. Magari con le infradito ai piedi, anche là dove il sentiero ha scalini di sassi e roccia.Ecco, dunque, comparire al rifugio Berti, ai piedi del Popera, le ragazze in pantaloncini e reggiseno. Vicino c'è il lago, non così rinomato come quello del Sorapis, ma comunque adatto per prendere il sole in costume da bagno. I rifugisti hanno perso la pazienza e all'inizio di questa settimana si sono messaggiati tutto il loro malumore. Dal Comelico all'Altopiano di Asiago. «Sì, c'è troppa confusione», protesta Bruno Martini, gestore del Berti. «Pochi si mettono la mascherina all'ingresso e rispettano il distanziamento. Troppi i maleducati che insultano quando gli si dice di evitare l'assembramento. Arrivano mezzi svestiti e tali restano anche se le temperature scendono e arriva il temporale. Si fiondano sul vicino laghetto come fossero in spiaggia».È la movida dei laghi alpini. Martini è naturalmente soddisfatto dell'affluenza e in particolare delle consumazioni; l'ospitalità notturna, invece, si è ridotta ad un decimo. Mancano completamente gli stranieri. Un'assenza che pesa soprattutto sulle Alte Vie alpinistiche, come la numero 1 che parte dal rifugio Biella. «Non è facile arrivare quassù, ci vogliono più di due ore a piedi, e quindi», dice Silvia Salton, figlia di Guido, lo storico gestore, «non vi approda il popolo della movida. Però ci sono quelli che improvvisano. La cosa più curiosa sono coloro che sopraggiungono senza la suola degli scarponi. Almeno 40-50 a stagione. A casa recuperano i vecchi scarponi, abbandonati magari da decenni, li calzano senza verificarne la tenuta, e lungo il sentiero, che non è facile, si stacca qualche pezzo. A suo tempo ci eravamo attrezzati con scarponi a disposizione, ovviamente in vendita, ma c'era gente che li rifiutava: non piaceva il colore. Quest'estate ci limitiamo a fornire le stringhe da elettricista per tenere la suola». «No, quest'estate non ho visto escursioniste con i tacchetti ed i lustrini ai calzoni come l'anno scorso», confida dal rifugio Venezia, ai piedi del Pelmo, Barbara Feltrin. Ma è ugualmente una "furia". «Il collega che ha invocato l'esercito ha visto giusto», racconta. «L'altro giorno un avventore, così lo chiamo, che pranzava all'esterno, è entrato quattro volte in rifugio e tutte e quattro le volte senza mascherina. Ho perso la pazienza e l'ho cacciato. C'è anche chi protesta perché chiede (e non trova) i caffè o gli aperitivi che ha il bar di corso Italia a Cortina. Ieri una delle mie ragazze è stata quasi aggredita perché facciamo pagare l'acqua, peraltro secondo il prezzo Cai. Ma si sa che solo per il trasporto io consumo un treno di copertoni da mille euro l'estate?».Feltrin non "incolpa" tutti coloro che raggiungono il rifugio, la maggioranza è responsabile, ma ci sono elementi da... rimandare al mare.«Ieri, durante il temporale, una coppia in calzoncini e tshirt ha deciso di scendere, portandosi in testa la sola coperta che aveva nello zaino. Da incoscienti».Giorni fa sul Civetta era stata recuperata un'alpinista ungherese che sarebbe stata abbandonata dai compagni di ferrata perché era stanca e voleva riposarsi. «È falso», precisa Venturino De Bona, che gestisce il rifugio Torrani, il più alto delle Dolomiti, a 3000 metri. «Quella signora non era in compagnia, saliva da sola. Chi arrampica non abbandona nessuno. Semmai questo accade lungo un sentiero».Ma sul "nido d'aquila" del Civetta arrivano solo alpinisti responsabili? «I più sì, ma troppo spesso, soprattutto quest'estate, ci sono gli incoscienti che partono a mattina inoltrata, anche verso mezzogiorno. Arrivano nel pomeriggio inoltrato e qualcuno di loro magari vuole scendere dopo essersi fatto un tè. Un tentativo di suicidio».Davanti alle pareti del Civetta sta di guardia, come una sentinella, il rifugio Tissi con il suo gestore, Valter Bellenzier. «Come va? No, non è proprio il caso di lamentarsi. In giugno temevamo addirittura

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di non aprire. Luglio e soprattutto agosto abbiamo fatto il pieno di italiani; certo, non a dormire».Ma in parete non si sono verificati incidenti, quindi non sono state prese d'assalto? «Come no? Due soli soccorsi, ma chi arrampica ha la testa sulle spalle. Sa che non può permettersi il minimo errore».Ci vogliono tre ore di salita per raggiungere il Tissi. Quassù, dunque, non approdano i ragazzi della movida.«Si fermano al laghetto Coldai. Ma se prendono il sole in costume, senza disturbare, perché non lasciarli fare?». E quassù al Tissi? «Qualcuno "rompe". Ha pretese d'albergo, soprattutto per dormire. Siamo alla guerra delle coperte. Ma sono pochi. I veri alpinisti si accontentano». --© RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere delle Alpi | 29 Agosto 2020 p. 15 «Bisogna partire prestissimo per rientrare al pomeriggio» BELLUNO Escursionisti sul Grappa recuperati dall'elisoccorso perché, senza scarpe adatte, non riuscivano a risalire la scarpata in cui erano scivolati. La famiglia sul Col Margherita che si attarda, cerca di rientrare a piedi a Falcade ma il padre sfinito non riesce a proseguire e si fa imbarcare dallo stesso elicottero. Sono due esempi di interventi del Cnsas, il Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico, che mostrano quanto meno l'impreparazione con cui si affrontano le alte quote. A Rio Gere gli addetti alla seggiovia certificano la quotidianità delle famiglie che salgono ai 2 mila metri del rifugio in ciabatte e pantaloncini corti. Magari nello zaino non hanno nemmeno una felpa o una giaccavento.L'improvvisazione è la regola per tanti neoescursionisti. Lo constatano Rodolfo Selenati, coordinatore regionale del Cnsas, e Alex Barattin, delegato provinciale bellunese. È il caso di ritornarci sopra perché, fortunatamente, la stagione dell'escursionismo sembra destinata ad andare avanti; i rifugi sono ancora pieni (a mezzogiorno, ben s'intende, di notte risultano mezzi vuoti). «Non ci sono solo coloro che salgono in rifugio a farsi lo spritz con l'infradito ai piedi perché "tanto vi arriva la seggiovia o la funivia"», osserva Barattin. «La maggior parte delle chiamate di soccorso avviene il pomeriggio perché si parte alle 11, si sale, ci si trova bene, si fanno i "quattro passi", quindi si prende tempo, spesso ci si inoltra in sentieri problematici e poi, ritenendosi attardati, si scende secondo l'intuito, magari tagliando i sentieri».La disavventura, in questo caso, è sempre in agguato. I bollettini del Cnsas e del 118 certificano che la leggerezza quest'estate è esplosa. I temporali del pomeriggio colpiscono spesso all'improvviso, in misura violenta, tanto da provocare frane e distacchi, come è accaduto sul versante comeliano del passo della Sentinella, irraggiungibile da questo versante. «È pericolosissimo trovarsi, in queste circostanze, all'interno di un canalone o lungo un ghiaione», afferma Barattin. «Bisogna salire la mattina presto e rientrare nel primissimo pomeriggio. L'escursione va pianificata e questo oggi non accade. Ci vuole un'ora per superare 250-300 metri di dislivello, percorso pari a due chilometri e mezzo, in salita ed in discesa. Ma di questo pochi tengono conto».Una preparazione maggiore viene dimostrata dagli alpinisti; pochi, infatti, gli interventi di soccorso. «Negli ultimi anni la responsabilità è visibilmente cresciuta», attesta Luca Dapoz, presidente delle guide alpine di Cortina. «Noi guide, per la verità, non abbiamo riscontrato comportamenti da movida tra gli escursionisti. Ne sono arrivati parecchi, tutti si sono concentrati sui siti più noti, ma dietro l'angolo c'erano ambienti altrettanto suggestivi, ancorché da scoprire».Il problema è stato rappresentato dai tempi delle uscite, secondo Dapoz: l'arrivo in zona, magari dopo lunghe ore di auto, avviene in tarda mattinata e dopo la salita a piedi per due o tre ore è ovvio che si rischia lo sfinimento. --fdm

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NOTIZIE DAI RIFUGI Gazzettino | 3 Agosto 2020 p. 3, edizione Belluno Nubifragio da paura: “Mai visto siamo bloccati qui nel rifugio” ROCCA PIETORE Rifugio Onorio Falier all'Ombretta quota 2.074 metri, sotto la stupenda parete sud della Regina Marmolada. Si odono i primi tuoni e si vedono in lontananza i primi lampi, poi tutto ad un tratto si scatena l'inferno. Dal cielo scende una grande quantità d'acqua che trasforma in un momento i piccoli canalini che arrivano dalla parete sud in veri e propri torrenti d'acqua, fango, sassi. In poco tempo sia il sentiero alto che quello basso che da Malga Ombretta portano al Falier sono ostruiti e il rifugio diventa irraggiungibile. «Purtroppo siamo isolati qui», spiega Dante Del Bon, che con la moglie Franca Busin gestisce ormai da molti anni questo importante e rinomato rifugio dolomitico. «Non ho mai visto una cosa del genere - prosegue - in tanti anni che sono qui». La sua auto è finita sepolta sotto una massa di detriti, e i 200 clienti che attendeva per ieri ovviamente non si sono presentati. LA PAURA «Non è stato un nubifragio qualsiasi - raccontava ieri il rifugista - quello della notte, l'intensità della pioggia caduta era veramente indescrivibile ma quello che più ha preoccupato è stato il prolungamento di questa pioggia intermittente. Dalle 21 di sabato sera, quando ha iniziato a piovere, ha continuato senza cessare fino alle due di notte, portando giù di tutto, tanto che la val Ombretta al mattino si presentava colma di colate di detriti che hanno anche ostruito il passaggio dei due sentieri: quello basso e quello alto che da Malga Ombretta risalgono la valle per arrivare al Rifugio. Fortunatamente l'altra sera oltre a noi non c'era nessuno al rifugio che pernottava perché attualmente siamo isolati». «Mi ha contattato il sindaco Andrea De Bernardin - prosegue Del Bon - che mi ha sottolineato la sua vicinanza e mettendosi a completa disposizione per ogni cosa che ci dovesse servire. Anche il geometra Antonio Palma dei Servizi forestali regionali mi ha assicurato che ci sarà subito un pronto intervento per almeno cercare di liberare i sentieri e renderli fruibili». Nel dramma, la fortuna ha voluto che già nei pressi della Malga Ombretta ci fossero due scavatori di una ditta privata che stavano ultimando un intervento per conto dei Servizi forestali regionali, che proprio oggi avrebbero dovuto lasciare la val Ombretta. «Sì - spiega il gestore del Rifugio- la fortuna è che ci sono già queste due macchine operatrici sul posto e quindi la speranza è che possano essere impiegate ad aprire il passaggio nei due sentieri ricoperti di detriti». IL DANNO Nella giornata di ieri erano attese al Rifugio Falier quasi 200 persone, cento di queste avevano prenotato. Ieri al Falier non è arrivato nessuno e Dante Del Bon ci ha rimesso anche una vettura, lasciata a fondo valle, e sepolta dai detriti. Da segnalare comunque che la mulattiera che sale in val Ombretta è percorribile e non ha riportato danni ingenti e se tutto va bene, una volta aperti due varchi nei sentieri dove sono stati ostruiti dal materiale di trasporto, il Rifugio O Falier sarà ancora nuovamente raggiungibile. D.F. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il Corriere del Veneto | 14 Agosto 2020 p. 29, edizione Treviso -Belluno Turisti nervosi, scarso rispetto delle regole. E l’abbigliamento non è certo montano L’estate cafona e i selfie «alla moda» al lago Sorapiss Katia Tafner Belluno Nell’epoca del distanziamento sociale e delle mascherine multicolor, sono in molti quelli che hanno scelto di trascorrere le proprie vacanze in montagna. Ma lungo i percorsi più gettonati, ci si trova spesso parte di una vera e propria processione, senza quindi mantenere le misure che il periodo richiede. Caso eclatante quello del famoso lago Sorapiss, meta ambitissima per la bellezza rara del colore delle sue acque e quindi, negli ultimi anni, sfondo perfetto per selfie mozzafiato da parte di molti turisti. Di fatto già lo scorso anno le Regole d’Ampezzo avevano dovuto intervenire apponendo dei cartelli per tutelarlo, in quanto il lago si era trasformato in una piccola spiaggia d’alta quota, con bagnanti addirittura muniti di gonfiabili, che vi sguazzavano dentro, compromettendo le caratteristiche di quel limo glaciale chegli conferisce quel colore color latte e menta. Metti poi una giornata di sole ad agosto e lo scenario si trasforma in quanto di più lontano dovrebbe poter trasmettere un posto incantato come quello. I gestori del vicino rifugio Vandelli si sono adoperati per cercare di soddisfare i loro avventori nel miglior modo possibile e nel rispetto delle regole, ma la fatica è evidente. La zona limitrofa è stata delimitata da corde e per consumare bisogna munirsi di un tagliandino numerato anche solo per un caffè. Di fronte la gente siammassa e spesso si innervosisce per l’attesa. Per chi lascia l’auto a Passo Tre Croci il dislivello è di 120 metri con tre tratti attrezzati con cordino metallico. Una gita che richiede attenzione anche per quanto riguarda l’abbigliamento da utilizzare, ma che in

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realtà, lungo il percorso, fa incontrare persone di ogni età, in ciabatte da spiaggia, ragazze con scarpe da ginnastica e borsa alla moda portata a tracolla, che implorano il compagno di portargliela, pur di raggiungere la cima per quel famoso immancabile selfie. Trentino| 15 Agosto 2020 p. 6 Ecco i nuovi turisti delle Dolomiti andrea selva Mappe non ne hanno (usano il navigatore come se fossero in città: la prima a destra, poi sempre dritto) eper chiedere quanto manca alla vetta o al rifugio (che sul navigatore non c'è) si esprimono in chilometri, ignari del fatto che in montagna la distanza si misura in minuti. La loro speranza (segreta) è di tornare al più presto sulle spiagge, dove non è necessario camminare, e sono perfetti, quindi, nel gesto di stendere una coperta sul prato, meglio se in riva a un laghetto alpino, per organizzarsi come se fossero sotto l'ombrellone: radio accesa e -se il luogo non è troppo distante dal parcheggio --frigo bar. Curiosamente si tengono a distanza dalle mucche, animali che temono ma in realtà conoscono molto vagamente, al punto da spiegare ai loro figli che quelle bianche e nere fanno il latte mentre quelle marroni vengono allevate per la carne. L'altra grande paura (ahimé giustificata) è quella dei temporali, assieme a quella delle strade di montagna dove parcheggiano l'auto con un sasso sotto la ruota (come probabilmente hanno visto fare da bambini) anche quando l'area di sosta è in piano. Li riconosci dall'odore perché le loro auto sono quelle che puzzano di bruciato sia in discesa (i freni!) che in salita (la frizione!). Nei punti panoramici declamano a caso i nomi delle vette (sbagliando di gran lunga) e si emozionano moltissimo (scattando selfie a più non posso) quando gli confermi che quella laggiù in fondo ricoperta di bianco da un lato, è proprio lei: "Guarda amò, la Marmolada!".A gente così, tanti anni fa, in alcune valli dolomitiche dove non era ancora chiara l'importanza del turismo, bucavano le ruote della macchina, soprattutto quando i nuovi arrivati decidevano di avventurarsi nei boschi alla ricerca di funghi. Per me invece sono simpatici, se non altro per l'impegno e la passione che ci mettono. Mi ricordano un montanaro che al mare si scottava la schiena il primo giorno e gli restavano le bolle per tutto il resto della vacanza. Uno che gli veniva l'eritema anche se teneva addosso la maglietta e che in una settimana sola riuscì a riempirsi i piedi di spine di riccio sugli scogli e a forarsi due timpani per spingersi più in profondità alla ricerca di qualche pesce. Uno che sul pontile dissertava di barche e navigazione con la stessa competenza dei marinari nel settore "malghe & mucche". Uno che ostentava sicurezza: cosa vuoi che sia qualche medusa? Uno che a mezzogiorno doveva fuggire dalle spiagge (ustionandosi le piante dei piedi) per ripresentarsi verso sera, senza comprendere come facessero loro, la gente del posto, a resistere sotto al sole. Con un curriculum così non mi posso permettere di prendere in giro nessuno, nemmeno quelli che oggi salivano sul sentiero piantando una di quelle piccozze di legno che avevamo (anche noi montanari) da bambini e che probabilmente vendono ancora in qualche negozio di souvenir in cima ai passi. Corriere delle Alpi | 17 Agosto 2020 p. 18 Allarme dal Vandelli: «Al lago del Sorapis movida intollerabile. Mandate l'esercito» Francesco Dal Mas AURONZO Assalto ferragostano alle Dolomiti. Dal Passo Pordoi alla Val Visdende, passando per i rifugi ein particolare per il lago Sorapis. Emilio Pais, gestore del Vandelli, lancia però un vero e proprio grido d'allarme. «Non ce lafacciamo più a controllare la "movida", che sembra essersi trasferita dalle spiagge di Jesolo alla spiaggia del Sorapis. Facciamo appello alle autorità perché inviino l'esercito per controllare 24 ore al giorno quello che accade». di giorno e di notteMigliaia di ragazzi, giovani ed escursionisti adulti salgono e scendono in continuazione, di giorno e di notte il sentiero che dal Passo Tre Croci porta all'acqua turchina su cui si affaccia il lago. I Forestali, i carabinieri, la polizia e le guardie del parco salgono ad ispezionare tutti i giorni, ma quando se ne vanno succede il "finimondo". «I più maleducati e i più cafoni -insiste il gestore del Vandelli, spazientito -non sono i ragazzini ma i trentenni. Abbandonano tende, scarponi, indumenti, rifiuti di ogni tipo. Arrivano nel tardo pomeriggio, magariquando c'è il temporale, si rifugiano sotto tendine da spiaggia, che la pioggia trapassa alla grande, e vengono a chiedere riparo in rifugio, svegliandoci magari in piena notte. La maleducazione regna sovrana. Qui in rifugio si rispettano severamente tutte le precauzioni dettate dalle normative anti-Covid ma loro se ne fanno un baffo, non hanno nessun rispetto per gli altri». Un terzo in piu'Le lunghe "processioni" senza mascherina di questi giorni, immortalate dalle foto che circolano sui social, risultano provocate da persone che non hanno nessuna esperienza di montagna, non sannodove mettere i piedi, calzano le infradito -ricorda il gestore del Vandelli -, non portano uno zaino e quindi non hanno neppure una bottiglia d'acqua. L'afflusso di escursionisti, quest'estate, è di gran lunga maggiore -forse un terzo in più -rispetto agli anni scorsi. In questi giorni, d'altra parte, all'uscita autostradale di Pian di Vedoia c'è sempre stata la coda, sia al mattino che al pomeriggio, e centinaia di migliaia di vacanzieri si sono riversati anche negli angoli più remoti della montagna bellunese. Solo ieri mattina, l'altopiano del Cansiglio, il bosco più vicino alla pianura, ospitava non meno di 10 mila presenze. «Tutto esaurito, in questi giorni, al lago di Misurina, ad Auronzo e, ovviamente, alle Tre Cime di Lavaredo -conferma il sindaco di Auronzo

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Tatiana Pais Becher -, con prevedibili code alla stazione d'ingresso della strada che sale al Rifugio Auronzo». Rifugio -informa Max Casagrande, del Cai di Auronzo -che è in ristrutturazione e ha aperto soltanto il ristorante, comunque sempre strapieno. Soprattutto al mattino, ma fino al primo pomeriggio, l'anello delle Tre Cime, e in particolare il tratto che sale fino alla forcella, è una colonna interminabile di passeggiatori. E in valle?in comelico«Qui in Comelico -riferisce Davide Zandonella Necca, referente Confcommercio -, da metà luglio stiamo recuperando in misura sempre più esponenziale, oltre le previsioni. Ha fatto centro la promozione della Dmo ed in questi giorni gli alberghi arrivano al 90% di copertura, se non oltre. Con difficoltà si trovano appartamenti liberi ma il fenomeno più interessante sono le prenotazioni in arrivo per le prime settimane di settembre. Ovviamente la maggioranza dei turisti sono italiani ma non mancano gli stranieri». agordinoDall'altra parte della montagna bellunese, gli alberghi del Passo Pordoi hanno il tutto esaurito, come informa Osvaldo Finazzer. Giù in valle, ad Arabba, «possiamo dire di essere almomento soddisfatti», conferma Leandro Grones, albergatore e sindaco di Livinallongo. «Speriamo nel traino, anche se vediamo riempirsi i nostri sentieri di giorno mentre di notte si ferma solo una percentuale ancora ridotta di villeggianti».Sulla strada del Falzarego opera con la sua "La Baita" il presidente di Federalberghi, Walter De Cassan. «Le due settimane di Ferragosto hanno registrato una copertura tra il 90 ed il 100% per gran parte dei nostri alberghi ma il bilancio dell'intero mese si giocherà tra il 60 ed il 70%. Con queste cifre è ovvio che non salveremo la stagione, perché giugno è andato male e il recupero in luglio è stato minimo». Stentano ad arrivare le prenotazioni per settembre e si guarda preoccupati alla stagione invernale. «Vedremo a fine mese e all'inizio di settembre come si muoveranno i tour operator», conclude, «se prenoteranno o meno. Ma io, che per natura sono un ottimista, in questi giorni ho l'umore opposto» . --© RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere delle Alpi | 18 Agosto 2020 p. 19 «Ho fatto rispettare le norme e ho avuto cattive recensioni» BELLUNO La "strana" estate dei rifugi bellunesi fa registrare un nuovo episodio ai limiti del paradosso. Protagonista Mario Fiorentini, titolare dello storico rifugio Città di Fiume, ai piedi del Pelmo, nonché presidente dell'associazione Agrav che raccoglie i rifugisti veneti. Fiorentini ha ricevuto una serie di contestazioni, alcune delle quali recensite su Tripadvisor, per il solo motivo di essersi attenuto scrupolosamente alle norme legate al Covid 19. «È inverosimile quanto accaduto» racconta il diretto interessato, «mi sono ritrovato alcune recensioni negative su Tripadvisor per il solo fatto di non aver permesso al fruitore di turno di muoversi liberamente all'interno del mio rifugio. Non certo per simpatia o antipatia, ma solo perché, se ci sono delle regole da seguire in merito a distanziamento e sicurezza sanitaria, sono il primo a pretendere che queste vengano rispettate». Per la serie: il danno oltre alla beffa. Perché Tripadvisor rappresenta oggi, per un viaggiatore, un punto di riferimento in grado di indirizzare la scelta su una determinata struttura ricettiva, qualunque essa sia, dall'albergo al bed and breakfast fino a bar e ristoranti. Una recensione negativa significa, tradotto in soldoni, cattiva pubblicità.Cosa che, di questi tempi, per un rifugista già alle prese con una serie insistente di difficoltà, rappresenta un ulteriore problema da gestire. «C'è il caso, a mio parere emblematico, di un ragazzino di 12 anni che ha inscenato una polemica sui social contro il sottoscritto perché non gli ho servito una bottiglietta d'acqua» racconta ancora Fiorentini, «per fortuna ho avuto la possibilità di rispondere alla sua disamina spiegando i motivi di quanto realmente accaduto. Se c'è una regola, ed in questo specifico caso è quella di non servire al banco ma solo ed esclusivamente al tavolo, io l'ho semplicemente fatta rispettare». L'amarezza di Mario Fiorentini, che di gestione di rifugi ne sa qualcosa per via della lunga esperienza maturata sul campo, si avverte in maniera evidente. «I gestori di un rifugio, insieme ai loro collaboratori, si stanno adoperando con sacrificio ed attenzione per garantire la consueta ospitalità a tutti coloro che, in questa particolare estate, frequentano la montagna. Per noi però risulta molto difficile trasformare il luogo di accoglienza e condivisione per eccellenza come è sempre stato il rifugio in qualcosa di completamente diverso come del resto è un rifugio, così come tutte le altre strutture ricettive, di questi tempi». «Evidentemente non tutti si stanno attenendo alle regole» sottolinea il presidente di Agrav, «per questo motivo quando qualcuno si trova la strada sbarrata dà in escandescenza. Tra tante persone educate e rispettose non mancano episodi in cui chi si ritrova a fare i conti con le limitazioni imposte dalle regole del momento, contesta minacciando di andare via proferendo frasi del tipo "perché da altre parti non è così" ». - Gianluca De Rosa Corriere delle Alpi | 18 Agosto 2020 p. 19 Rifugio Coldai: sul meteo serve meno allarmismo ZOLDO ALTO Le previsioni meteo errate non vanno giù a Luca De Zordo, gestore del rifugio Coldai che nei giorni scorsi, di fronte all'ennesima giornata di sole in barba a quanto originariamente previsto, ha scelto i social per riversare tutto il proprio malcontento del momento. Un concetto ribadito senza tentennamenti nei giorni scorsi, concentrato attorno a previsioni catastrofiche, molto spesso risultate sbagliate, che hanno come unica conseguenza l'allontanamento dei turisti dai rifugi d'alta montagna, già alle prese con la difficile

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estate post Covid 19. «Siamo umani e sbagliamo tutti, noi ed anche i meteorologi di Arpav» spiega De Zordo, «il problema è che una previsione errata per noi rappresenta un danno di natura economica grave, ancor di più di questi tempi. Se si parla di pioggia e poi invece la giornata è caratterizzata da sole e solo sole, c'è qualcosa che non va. All'Arpav chiedo di evitare allarmismi, una pioggia in alta montagna non ha mai creato danni o problemi gravi. Personalmente, mi sento di invitare i fruitori della montagna ad organizzarsi autonomamente, senza prendere troppo in considerazione le previsioni meteo. In montagna, soprattutto ad alta quota, non deve mancare mai il giusto abbigliamento. Vedo gente arrivare a duemila metri con maglietta e pantaloncini quando già solo un kway risolverebbe gran parte dei problemi se piove. Tanti anni fa avevamo una stanza dedicata al cambio di vestiario con relativa asciugatura dei panni bagnati. Questo significa che il maltempo in montagna c'è sempre stato ma prima ci si attrezzava diversamente. Oggi, di fronte ad una previsione meteorologica allarmistica, il turismo giornaliero, soprattutto nei weekend, viene azzerato. E questo per noi è un problema gravissimo. Chiediamo maggiore attenzione e rispetto».L'occasione è utile a De Zordo per tracciare un primo bilancio della "strana" estate post Covid 19. «Negli ultimi giorni le cose sono migliorate e questo ci rende più felici ma tra giugno e luglio rispetto al passato abbiamo perso fino al 70% dei clienti. Purtroppo manca il turista straniero così come le gite organizzate dalle varie sezioni del Cai. Agosto si sta rivelando molto positivo, stiamo recuperando bene, ma le preoccupazioni maggiori adesso sono concentrate su quello che succederà a settembre». --DIERRE Trentino | 31 Agosto 2020 p. 13 Primiero, l’acqua devasta la teleferica di val Pradidali La pioggia di ieri mattina ha provocato grossi danni alla zona delle teleferica che è adibita a trasportare rifornimenti e materiali al Rifugio Pradidali, uno dei più frequentati del gruppo Dolomitico della Pale di San Martino. Il gestore Duilio Boninsegna lo ha segnalato su Facebook aggiungendo sconsolato: «Sapevamo che sarebbe stata una stagione difficile al Pradidali ma l'ultimo colpo di pioggia di questa mattina ci ha dato una sorta di colpo di grazia. Ma non mi arrendo e cercheremo di fare di tutto per arrivare almeno al 20 settembre». Il precedente crollo sul massiccio del Cimerlo, a fine maggio scorso, con i suoi voluminosi detriti aveva deviato un canalone che andava verso nord, interessando marginalmente la teleferica. Erano stati fatti dei lavori, compresa una apposita passerella in legno che permetteva di trasportare provviste e quant’altro alla teleferica. Nella mattinata di ieri un forte colpo di pioggia ha deviato l’acqua verso sud interessando direttamente la capanna della teleferica, distruggendo tutto all’intorno e scavando un grande solco. «Vedremo come fare per rifornire il rifugio – dice Duilio Boninsegna – però ora dobbiamo pensare ad un intervento risolutivo che permetta al rifugio una tranquillità nelle sue prossime aperture stagionali». R.B.

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MONDIALI 2021 E OLIMPIADI 2026: GLI AGGIORNAMENTI Corriere delle Alpi | 11Agosto 2020 p. 26 La struttura avrà poteri commissariali per accelerare i tempi della realizzazione Soddisfatto il sindaco Ghedina: «Un segno che si sta andando avanti bene» CORTINA A settembre nascerà la nuova società con poteri commissariali per portare a termine le opere delle Olimpiadi invernali 2026. Ad assicurarlo è stato ieri il ministro delle Infrastrutture, Paola De Micheli, intervenendo a Padova. «Abbiamo definito tutte le opere e in questi giorni stiamo raccogliendo tutti i pareri», ha sottolineato infatti l'esponente dell'esecutivo Conte, «per poi firmare il decreto ministeriale per un piano di opere pubbliche integralmente coperto da risorse pubbliche. Asettembre ci sarà poi una integrazione di attività di opere in discussione con la Regione e la Fondazione olimpica e verrà costituita la società Milano Cortina 2026 a cui saranno attribuiti poteri commissariali per poter arrivare per tempo all'inaugurazione». L'annuncio del ministro delle Infrastrutture, arrivato a margine dell'incontro diieri per la firma sull'accordo sull'alta velocità tra Verona e Padova, è stato salutato positivamente dal sindaco di Cortina, Gianpietro Ghedina.«Era quello che ci attendevamo e che era previsto all'interno della Legge olimpica», sottolinea il primo cittadino, «quindi un segnale che si sta andando avanti e che la tempistica è positiva».L'augurio dell'amministrazione di Cortina è quello che le opere possano essere ultimate nei tempi previsti, secondo la programmazione che segna le tappe verso l'appuntamentoolimpico del 2026.Ghedina si dice dunque soddisfatto: «Questo è uno dei tasselli importanti, anzi direi fondamentali, per arrivare preparati all'appuntamento olimpico con la parte infrastrutturale pronta, che per Cortina riguarda in particolare la pista da bob. Proprio per quanto riguarda la pista, siamo in una situazione di analisi progettuale e l'augurio è che a settembre, con la nuova società, questa possa procedere rapidamente».Quello delle tempistiche per la realizzazione delle infrastrutture è infatti uno dei nodi cruciali del percorso che porterà alle Olimpiadi invernali 2027 di Milano -Cortina. «Gli anni che ci separano dalle Olimpiadi sono tanti», chiosa Ghedina, «ma in un certo senso sono anche pochi. L'augurio è quindi quello che i poteri commissariali di cui sarà dotata la nuova società le permettano di lavorare bene nei tempi previsti».E in pista per stringere i tempi sulle infrastrutture viarie legate alle Olimpiadi c'è anche l'Anas. Alla fine di luglio è stato lo stesso presidente della società,Claudio Andrea Gemme, a spiegarlo ai sindaci cadorini radunati in Magnifica a Pieve.Sottolineando che le quattro varianti alla statale Alemagna di Cortina, San Vito, Valle e Tai di Cadore hanno la firma tanto attesa e che quindi si può passare ora alla fase successiva, quella della progettazione esecutiva e dell'appalto dei lavori. Anche se i cantieri veri e propri, però, potranno aprirsi solo il prossimo anno. A chi gli chiedeva se saranno effettivamente pronte per le Olimpiadi del 2026, Gemme ha comunque risposto: «Se vuole la mia opinione direi 2023, ma non lo dico. Il 2024 è un obiettivo che ci siamo dati. Dobbiamo marciare verso quella meta». – Corriere delle Alpi | 14Agosto 2020 p. 29 «Governo in aiuto a Cortina» Garanzia di 14 milioni di euro CORTINA Una boccata di ossigeno e di speranza per i Mondiali di sci di Cortina.«Con il Decreto Agosto approvato venerdì dal Consiglio dei Ministri, c'è un'importante novità per quanto riguarda il Campionato Mondiale di Sci del 2021 che si terrà a Cortina: il Governo ha infatti deciso di concedere una contro garanzia alla Fisi, la Federazione italiana sport invernali, in caso di annullamento dell'evento provocato dal Covid-19». A darne notizia è il ministro per i rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà, all'indomani dell'approvazione del DL Agosto che, tra le varie misure per il Paese, prevede anche un intervento per il Mondiale di Sci del2021 di Cortina. «La Fisi prosegue D'Incà -ha infatti prestato garanzia in favore della Fondazione Cortina 2021, che è la responsabile dell'organizzazione dell'evento, in relazione al finanziamento erogato alla stessa Fondazione dall'Istituto per il Credito Sportivo.Con la norma approvata, qualora i Mondiali dovessero essere cancellati per future emergenze legate al Coronavirus, la Fisi potrà chiedere una controgaranzia dello Stato, che ha accantonato 1,4 milioni di euro a fronte dei 14 massimi previsti dalla garanzia. In questo modo lo Stato contribuisce a sostenere la Federazione e, di conseguenza, anche la Fondazione qualora fosse danneggiatadai mancati introiti del Mondiale». Inoltre, prosegue D'Incà, «La Fisi dovrà predisporre, ogni anno e alla conclusione delleattività organizzative dei Mondiali, una relazione sulle attività svolte dal comitato organizzatore denominato e una precisa rendicontazione dei costi per l'organizzazione dell'evento che sarà inviata al Dipartimento dello Sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri». «Abbiamo sempre ribadito che il Governo crede nei Mondiali di Sci e in questa tipologia di eventi che daranno grande visibilità al nostro territorio. È una grande occasione di rilancio per il Bellunese, frutto di una corretta gestione dei soldi pubblici e di una visione delle attività e infrastrutture in ottica sostenibile» conclude il Ministro D'Incà.I tifosi degli sport invernali bellunesi eitaliani in generale restano con il fiato sospeso per la disputa di un evento così importante in provincia. Dopo un annunciato rinvio al marzo 2022, la Fondazione e la Fisi avevano fatto marcia indietro, restando fermi sul calendario iniziale. Una scelta coraggiosa, ma anche rischiosa vista la situazione

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dell'emergenza legata al Coronavirus.Ma la quasi concomitanza con le Olimpiadi 2022 avrebbe fatto un po' scemare l'interesse per l'evento.I prossimi mesi saranno decisivi. --© RIPRODUZIONE RISERVATA Approfondimento “Nordest Economia” del Corriere delle Alpi | 13 Agosto 2020 https://nordesteconomia.gelocal.it/economia/2020/08/13/news/cortina-2021-la-sfida-infrastrutturale-e-il-conflitto-tra-economia-eambiente-1.39191217 Cortina 2021, la sfida infrastrutturale e il conflitto tra economia e ambiente CORTINA D'AMPEZZO L'eterno confronto (o conflitto, a seconda dei casi) tra economia e ambiente, l'eterno e a volte lezioso dibattito sull'utilità delle grandi opere infrastrutturali che ammodernano un territorio (strade, comunicazioni) che fa della sua bellezza naturale il benchmark di riferimento principale: un tema sempre attuale.Belluno è la cenerentola dolomitica rispetto a Bolzano e Trento: ricche, autonome, efficienti. Tutti hanno presenti le immagini simbolo delle strade al confine tra Veneto e Trentino-Alto Adigecon la strada perfetta su un versante e l'asfalto rattoppato sull'altro. Oppure, il diverso livello di manutenzione, sapendo che le due Province autonome hanno competenza in materia, scippate -assieme ai relativi capitolidi spesa, oneri e onori -alla stessa Anas. La questione, come si dice in questi casi, è lunga complessa e articolata: non sarà certo questo articolo a dirimere lavexata quaestio. Qui vorremmo solo parlare dei progetti che riguardano le cosiddette Terre alte, ovvero la montagna bellunese.Ci sono i mondiali di sci alpino, ovvero: prima rinviati causa Covid -anche il governatore Zaia avrebbe preferito soprassedere -poi clamorosamente confermati, sia pure in condizioni ben differenti da quelle originarie e senza più i diritti televisivi a garantire introiti importanti. Zaia avrebbe preferito rinviare al 2022, ecco perché. Ci sono le opere pubbliche correlate,la Grande Occasione. Perché raggiungere Cortina non è agevole, qualunque sia la direttrice. I lavori dell'Anas sono in ritardo, ma a chi teme il disastro incombente va detto che i mondiali di sci, come eventi sportivo, attirano in loco un numero non enorme di appassionati. Non saremo invasi dai pullman da sud. Questo è noto. Contiamo sull'area tedesca, magari anche un'ulteriore calata dalla Scandinavia, ma folle oceaniche, tali da costituireun vero stress test in rapporto alle Olimpiadi, non se le aspetta nessuno Eccola qui, Cortina:162 km da Venezia, 432 km da Milano, 692 km da Roma, 156 km da Innsbruck, 44 km dal confine con l’Austria, 72 km dall’uscita autostradale A27-Belluno, 87 km dall’uscita autostradale A22-Bressanone. Il web ci informa che la stazione ferroviaria più vicina è a Calalzo, 35 km a sud. Da Venezia ci sono gli autobus; i servizi turistici dall'aeroporto di Tessera, chefatalmente si imbottiglianopoi lungo l'autostrada A27 e non appena ne escono vivi, ripreso il segnale dopo le gallerie del Fadalto, piombano sulla SS51, la famigerata statale dell'Alemagna, dove tra frane e cantieri è meglio calcolare bene i tempi se per caso si ha un appuntamento più a nord. Questo, lungo la direttrice sud-nord. Se si arriva dall'Alta Pusteria, bisogna dimenticarsi il treno (ma la Dobbiaco-Fortezza è collegata a Cortina con un bus navetta) e prendersi il tempo necessario per la spettacolare strada incorniciatadalle Dolomiti, tra Dobbiaco e Cortina via Cimabanche. Certo, in quel caso dovreste trovarvi in Alta Pusteria, altro luogo non proprio accessibilissimo.Infine, i collegamenti più strategici (quelli con Austria e Germania) sono difficoltosi alquanto. Sentite cosa c'è scritto nel sito di Unioncamere Veneto: Il “Passante Alpe Adria –Prolungamento A27”è individuato nel Piano Regionale dei Trasporti della Regione Veneto del 2004 (adottato) e dalla Variante a valenza paesaggistica al Piano Territoriale Regionale di Coordinamento del 2013 (adottata). Il tracciato prevede il prolungamento verso Nord dell’autostrada A27 Venezia-Belluno di 20,7 km, da Pian di Vedoia –comune di Ponte delle Alpi, (Bl) –a Macchietto –comune di Perarolo, (Bl)".Esatto: è dal 2004 che il prolungamento a nord della A27 è carta straccia burocratica, ma se ne parla da molto, molto prima. Tralasciamo per non annoiarvi ulteriormente. Dunque, dicevamo: Cortina lontana,Cortina sco-mo-da. La mobilità delle aree alpine è un tema importante, quasi nodale. Perché da un lato, l'impossibilità di muoversi deprime la risorsa principale (il turismo) e isola ancora di più questi territori già svantaggiati dalla loro orografia (che è madre e matrigna, va detto); dall'altro,la soluzione non può certo essere la cementificazione delle vallate dolomitiche:nessuno la vuole veramente e comunque il territorio non reggerebbe l'onda d'urto causata da un vertiginoso aumento della rete viaria. Non c'è capacità ricettiva, non ci sono le altre infrastrutture. Bisognerebbe ragionare di metriche: quantità o qualità? Vogliamo pochi turisti et danarosi, oppure ne vogliamo tanti ma che frequentino queste terre quattro stagioni all'anno?Altre macro-regionialpine hanno da tempo fatto la loro scelta: località esclusive, prezzi per pochi, mobilità interna ridotta all'osso tramite parcheggi fuori dai paesi con servizi di navette, bus elettrici o trenini. L'idea di fondo è chiara: caro turista, la macchina la metti in garage al tuo arrivo e poi te la dimentichi: ci pensiamo noi a scorazzarti in giro Se vi interessa approfondire il tema, vi segnalo questa relazione sullo stato delle Alpiche è datata ma conserva -purtroppo, verrebbe da dire -molti dei suoi tratti salienti, segno che non sono stati fatti grandi passi avanti, ma soprattutto che non ci sono bacchette magiche: bisogna prendere atto della complessità, in montagna non c'è bianco e nero e lo sa bene chi la abita. Tornando a Cortina 2021, sarà certo un importante banco di prova verso il "pesce grosso", ovverole Olimpiadi Invernali del 2026. Quella sì sarà una sfida importante. Forse addirittura decisiva. E sembra una meta lontana, mentre è già dietro l'angolo, soprattutto se devi recuperare il tempo perduto, a livello di IT e di infrastrutture, oltre che nel settore Horeca con quel corollario cui ormai nessuno più rinuncia:il segmento wellness. Cantieri? I lavori sono incorso,su strada e su pistaverrebbe da dire. I cantieri Anas sono attivi, in ritardo ma attivi; così come a Cortina fervono i lavori sulle piste. Cemento nel primo caso, alberi abbattuti nel secondo. Mountain Wildernessè da sempre protagonista attiva dell'ambientalismo dolomitico. Il suo leader Lugi Casanova, in provincia di Belluno, è un po' considerato come il "foresto" (vale a dire trentino) che farebbe meglio a occuparsi dei guai a casa sua.

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Sono decenni che organizza manifestazioni, presenza media 50 persone.E' quasi una battaglia in solitaria fatta con un manipolo di sentinelle dell'ambiente, ha una buona presenza mediatica ma non è mai riuscito a muovere folle. Soprattutto: non lo seguono mai gli abitanti del posto. I quali, se proprio vogliono battagliare, lo fanno senza delegare ad altri: è il caso di quella porzione di Comelico che non vuole il collegamento con l'Alta Pusteria, o meglio il completamento del carosello sciistico, che non sarà oro ma che da quelle parti vale molto. Per informazioni rivolgersi al re dell'Alta Pusteria, quel Franz Senfterche ha visto il vuoto imprenditoriale(o anche solo pecuniario) dall'altra parte del confine e si è messo in testa di completare l'anello. Qui sotto, la manifestazione concui gli abitanti chiedevano a gran voce il collegamento. Se siete in vacanza tra Sesto, San Candido e Dobbiaco, raggiungere il Comelico tra piste e impianti è una esperienza stupenda, ma è come precipitare dalla modernità al dopoguerra a livello logistica. Il Bellunese è meno costruito rispetto al cugino della Hochpustertal, meno "perfettino", più autentico e vivo. Ma tornare indietro con due bus navetta è una grande scocciatura,lo si fa una volta per vedere l'effetto che fa e poi basta. Più facile portare da Padola altri turisti verso l'Alta Pusteria... come se neavessero bisogno.E' proprio qui in Comelico che si misura il conflitto tra economia e ambiente di cui parlavamo all'inizio di questo ragionamento. Valli spopolate che possono vivere o morire, spopolarsi o resistere ("prosperare" proprio no) in funzione di uno sviluppo economico.Quanti a favore?Quanti contro?Non lo misuri con i manifestanti,ci vorrebbe un referendum consultivo, ma poi nel Veneto dei "paroni a casa nostra" chi decide? La Regione, la Provincia, il Comune, il Superski Dolomiti, chi altri?Su questo carosello -scrive qui Francesco Dal Mas-il Comitato scientifico della Fondazione Dolomiti Unescoha detto "si può fare", un parere possibilista legato alle modifiche del progetto originario. Un parere consultivo, sia chiaro, perché l'area non rientra tra quelle che ricadono sotto il vincolo Unesco,il tema vero è l'impatto ambientale dei tracciati; in genere, la polpa è sempre lì E comunque, vedasi cartina qui sopra, ricordiamo bene i criteri per la scelta di questi nove sistemi sottoposti a tutela Unesco e le considerazioni rispetto alle antropizzazioni e al livello di "naturalezza" rimasta alle Dolomiti più glamour e frequentate.In verità, la partita dei collegamenti non si gioca sul Comelico ma su Cortina, 2021 o 2026 che sia. E' Cortina che deve poter essere più facilmente raggiungibile, meno tagliata fuori. Cortina collegata ad Arabba (e da lì alla Marmolada) e al Civetta, il sogno del governatore Zaia. Stiamo elaborando un progetto da 64 milioni per collegare Cortina ad Arabba e al Civetta. Creeremo un carosello che vale il doppio del Sellaronda come chilometri di piste da sci. Creare opportunità per il suo sviluppo: il miglior risarcimento per la montagna. Qui la Fondazione Unesco fa più fatica a ingoiare il rospo: niente nuovi impianti sulle aree che fanno parte del compendio tutelato, fa sapere il presidente Mario Toninaaccusato dal fronte ambientalista di avere svenduto la Heimat, come dicono isudtirolesi.Secondo il blog Skiforum "i tre comprensori, che fanno già parte del Dolomiti Superski, sarebbero quindi uniti da nuovi impianti e piste. In una prima fase già approvatasi andrà a collegare le skiaree delle Tofane e delle 5 Torria Cortina d'Ampezzo tramite una cabinovia, progetto di lunga gestazione che vale 18 milioni gran parte dei quali finanziati dai fondi di confine. In progettazione anche una seconda cabinovia che dalla zona sud del paese raggiungerebbe gli impianti di Socrepes, decongestionando il traffico di chi va a sciare e garantendo un accesso diretto dal centro abitato".Nella seconda fase "arriverebbero i collegamenti veri e propri di cui ancora non si conoscono nel dettaglio i possibili tracciati:da Cortina ad Arabba si partirebbe dal Passo Falzarego in direzione del Castello di Andrazcon un impianto di risalita, da qui altri due impianti passerebbero tra il Col di Lana e il Setsas per arrivare nella zona di Malga Crepaz dove partono già le seggiovie La Vizza e Masarei al confine tra i comprensori di Arabba e l'Alta Badia ma in pieno territorio veneto Il secondo tratto Civetta-Cortina, già inserito anni fa nel Piano Neve della regione Veneto, è più complesso-spiega sempre Skiforum e si svilupperebbe dalla zona del passo Giau, dove è presente la seggiovia Fedare-Nuvolau nella skiarea delle 5 Torri verso Selva di Cadore nella Val Fiorentina grazie ad una cabinovia, da lì un secondo impianto risalirebbe in direzione Cima Fertazza, nelcuore della skiarea del Civetta.Qui si aprirebbero molte parentesi, sotto forma di domande aperte. Ad esempio:Zaia vuole creare un "carosello veneto" perché nel Superski i veneti contano niente?Fondi pubblici a parte, ci sono cordate private pronte a finanziare un simile giocattolino? Lo sci è in fase reclinante, considerando gli anni che ci vorranno ne vale la pena? Corriere delle Alpi | 20 Agosto 2020 p. 20 Mondiali 2021 e rischio pandemia si studiano tutti gli scenari possibili L'annullamento costerebbe 29 milioni CORTINA Tutti incrociano le dita per i Mondiali di sci del prossimo febbraio. Il trend della pandemia non aiuta chi vuol essere ottimista, ecco, dunque, che la Fondazione Cortina 2021, il Comune, la Provincia, la Regione, il Governo e la Fisi preparano i diversi scenari ipotizzati un mese e mezzo fa. Il Governo ha cominciato a fare la sua parte accantonando un milione e 400 mila euro dei 14 milioni previsti dalla garanzia. «Una scelta solo precauzionale, perché siamo convinti - come ha spiegato ieri il presidente della Provincia, Roberto Padrin, dopo aver telefonato al ministro Federico D'Incà per ringraziale dell'interessamento - che a porte aperte o a porte chiuse i Mondiali si faranno». La garanzia del Governo è data se l'appuntamento saltasse per colpa del virus. Il danno complessivo, nella più grave delle ipotesi, è stato calcolato in poco meno di 29 milioni. La Fis, ha già assicurato alla Fisi che interverrebbe con 10 milioni di franchi svizzeri, all'incirca 9 milioni e mezzo di euro. Il ministro dello sport, Vincenzo Spadafora, e il suo collega, D'Incà, hanno fatto in modo d'inserire nel Decreto Agosto una contro garanzia alla Fisi in caso di annullamento dell'evento. La Federazione italiana, infatti, si è fatta garante in favore della Fondazione Cortina 2021, responsabile dell'organizzazione, in relazione al finanziamento erogato alla stessa Fondazione dall'Istituto per il Credito Sportivo. Grazie alla norma approvata, quindi, qualora i

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Mondiali dovessero essere cancellati per future emergenze legate al Coronavirus, la Fisi potrà chiedere una contro garanzia dello Stato che ha accantonato 1,4 milioni di euro a fronte dei 14 massimi previsti dalla garanzia. Dunque, facendo un po' di conti. 9,5 milioni da una parte, 14 dall'altra fanno 23,5 milioni. La Regione si è impegnata - parliamo sempre di controgaranzia - per 3 milioni circa. Gli impiantisti di Cortina sono disponibili ad intervenire con un altro milione. Cortina, il Comune, farebbe la sua parte con circa 700 mila euro, così pure la Provincia, presumibilmente con altri 300 mila euro, attraverso specifici canali. Si arriverebbe a 28 milioni e mezzo. «Ma, attenzione», mette le mani avanti il vicesindaco Luigi Alverà, «non vogliamo dare affatto per scontato questo scenario, anche se ringraziamo i ministri Spadafora e D'Incà d'aver mantenuto l'impegno assunto». Alla Fondazione si segue giorno dopo giorno l'evoluzione della pandemia e quella delle conseguenze sul piano sportivo e su quello economico. L'impegno è di traguardare l'evento come si svolgesse secondo programma. Sta di fatto, però, che le 120 mila presenze ipotizzate prima del covid, oggi vengono dimezzate al 50%. Quindi ai piedi delle Tofane si sta ragionando intorno a cifre ridotte della metà. Anche quelle relative agli introiti da ticket. Con minori incassi, chi paga il rosso? Tutti in parti proporzionali, oppure si comincerà dalla Regione, dagli impiantisti, dagli enti locali? Pare che quest'ultimo sia l'orientamento. Questa, però, è l'ipotesi ancora più realistica. Se poi l'evento dovesse svolgersi a porte chiuse, le cifre del rosso sarebbero ancora diverse. Intanto, anche D'Incà ha messo le mani avanti. Il ministro ha fatto presente che: «La Fisi dovrà predisporre ogni anno e alla conclusione delle attività organizzative dei Mondiali, una relazione sulle attività svolte dal comitato organizzatore e una rendicontazione dei costi per l'organizzazione dell'evento che sarà inviata al Dipartimento dello Sport della Presidenza del Consiglio dei ministri». --Francesco Dal Mas

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COLLEGAMENTO COMELICO PUSTERIA Corriere delle Alpi | 12Agosto 2020 p. 28 Gli ambientalisti mettono sotto accusa la cementificazione dei luoghi a Rumerlo CORTINA Il movimento ambientalista Mountain Wilderness sostiene, dopo una ricognizione nei siti dei cantieri per i Mondiali 2021, che le manomissioni del territorio sono continuate anche dopo la denuncia politica delle stesse. E la manifestazione del 19 luglio.E Luigi Casanova, presidente emerito, lamenta che la Fondazione Cortina 2021 nonha accettato neppure il dialogo su questi temi. Un nuovo dossier è stato inviato ai media nazionali, che non è il massimo della promozione per la conca. Con tanto di fotografiesi evidenzia che a Sotto Rumerlo a giugno non c'era la devastazione che oggi si vede. «Il sito è servito da una larga strada di accesso che ha fatto sparire il bosco e, specialmente, si è occupata verso valle un'area umida. Le torbiere e le aree umide in quota sono protette da legislazione europea, oltre che nazionale e regionale». «Dove sta la proclamata sostenibilità?», chiede MW. Altro esempio: la strada che porta a Rumerlo era già sproporzionata, larga dai 6 ai 7 metri, ora è stata portata a 12 metri, sui tornanti si è invaso il suolo forestale fino a 14 metri. «Oltre a questo sistanno aggiungendo ulteriori speculazioni, giustificate, come affermano i dirigenti della Fondazione, dalle normative sulle piste che devono ospitare i mondiali. Non ci si accontenta della sciagurataferita inferta alla Tofana di Mezzo dalla pista Vertigine. No, ora si amplia la Labirinti verso il rifugio Duca d'Aosta» annota Casanova «per renderla ancora più difficile e idonea alle riprese televisive incidendo ulteriore bosco, sviluppando nuovi e notevoli movimenti terra».Mountain Wilderness chiama in causa non solo la Fondazione, ma anche il Comune, la Regione, la stessa Fondazione Dolomiti Unesco.«Si rimane sconcertati dal diffuso silenzio, complice e quindi coautore di tanta distruzione di tanti attori del territorio»,si chiosa. Vengono evidenziati in foto anche i «devastanti muraglioni in cemento imposti alla viabilità». Si è trascurata ogni ipotesi di lavoro naturalistico: erano possibili scelte ingegneristiche diverse, più rispettose della montagna e del paesaggio, meno costose e con uso di materialilocali. La scelta di cemento e asfalto è sostenuta da ragioni speculative.«Sono complici della devastazione» viene affermato «anche altri attori, una parte cospicua dei residenti e operatori economici locali, i proprietari pubblici e privati dei terreni integri che sono stati sconvolti in modo irreversibile, impregnati di asfalto e cemento. Noi ambientalisti il nostro dovere lostiamo facendo». -Francesco Dal Mas Corriere delle Alpi | 14Agosto 2020 p. 20 Nuovi collegamenti in Pusteria per un mega comprensorio COMELICO SUPERIORE La società "3 Zinnen" di Sesto Pusteria coltiva il sogno di collegare il Comelico con il Tirolo (comprensorio Thurntaler di Sillian). Per quanto riguarda l'impianto tra Padola e Col Colesei, sopra il passo Monte Croce Comelico, il progetto nuovo predisposto dall'Amministrazione del sindaco Marco Staunovo Polacco sta facendo i suoi passi. È stato presentato nelle settimane scorso al Comitato Scientifico della Fondazione Dolomiti Unesco e alcuni componenti l'hanno trovato positivamente modificato. Recentemente ha ricevuto il via libera anche il progetto per la realizzazione dell'impianto di risalita da Stiergarten, Sesto Pusteria, a Hochgruben. Dopo la deliberazione a maggioranza del consiglio comunale nel 2017 di ampliare il Piano Neve della regione, si era palesato nel 2018 anche il parere favorevole da parte del comitato per la tutela dell'ambiente e della giuntaprovinciale di Bolzano. Ma il decreto 1111/2018 di quest'ultima rigetta -come ricordano oggi gli ambientalisti di Mountain Wilderness -il collegamento tecnico delle stazioni sciistiche Tre Cime Dolomiti e Skiarea Val Comelico nonché quello, dall'altra parte della valle, con Mitterberg. In questi giorni, tuttavia, l'amministratoredelegato della 3 Zinnen, l'ingegner Mark Winkler, ha anticipato che «ci stiamo avvicinando sempre di più alla "vision aziendale", la realizzazione di un comprensorio sciistico transfrontaliero». Immediata replica di Mountain Wilderness. «È noto che la politica porta avanti con la "strategia dello spezzatino" le varie parti di un disegno di sviluppo turistico insostenibile. La realizzazione di questo disegno pezzo dopo pezzo non riduce certo l'impatto ambientale epaesaggistico complessivo; questo è semmai un escamotage per cercare di calmierare i contrari». Dai contatti intercorsi tra il Veneto e la Provincia di Bolzano pare che si arriverà ad una revisione del Dpg 1111 di due anni fa. A Bolzano, si sa, è parzialmentecambiata la maggioranza. «Ammettiamo pure che la Giunta provinciale riveda il decreto -afferma Giancarlo Gazzola, portavoce di Mw -. Non sarebbe ancora sufficiente. La "3Zinnen" dovrebbe presentare un nuovo studio progettuale, cui farebbe seguito un complesso iter approvativo. Non è così facile. Ci devono essere modifiche sostanziali, altrimenti il progetto verrà nuovamente bocciato». --F.D.M.

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COLLEGAMENTO CORTINA ARABBA CIVETTA Corriere delle Alpi | 4 Agosto 2020 p. 17 Cortina, nel 2026 i nuovi collegamenti «Prima il Civetta, poi la Marmolada» L'intervista Stefano Vietina Grazie al collegamento con la Marmolada, da un lato, e con il Civetta, dall'altro, Cortina riaffermerà il suo ruolo centrale nel panorama turistico dolomitico. Fra Comelico e Pusteria, nascerà un carosello che farà diminuire il traffico automobilistico e rilancerà l'area, fino all'Austria. L'Unesco, inserendo dieci anni fa le Dolomiti nel suo patrimonio, ha confermato che gli imprenditori e le amministrazioni locali hanno lavorato bene, nei decenni precedenti, per la tutela del territorio. In questa sua prima intervista da presidente del Dolomiti Superski, Andy Varallo (che succede a Sandro Lazzari), presidente del Consorzio Impianti a fune Alta Badia, affronta i problemi sul tappeto e guarda avanti con ottimismo, nella prospettiva dei prossimi appuntamenti cortinesi, dai Mondiali di sci 2021 alle Olimpiadi invernali 2026. Cortina al centro: faremo una bella figura con questi eventi internazionali? «Sì, ne sono sicuro. Cortina ha esperienza pluridecennale ed è fra i migliori organizzatori; abbiamo inoltre grandi professionalità nel Comitato organizzatore e fra chi sta lavorando su questi progetti».Come siamo messi con i collegamenti di Cortina con la Marmolada e il Civetta?«C'è stata la costituzione di una società veicolo che sta studiando la fattibilità del progetto, con un notevole impiego di capitali e un'importante visione di sviluppo. È il momento giusto, nella prospettiva dei grandi eventi di cui si diceva, per rendere queste zone sempre più competitive proprio grazie ai collegamenti. Penso che vi sia una visione importante, sia da parte del governatore del Veneto Luca Zaia che degli impiantisti».Collegamenti che è realistico possano essere realizzati entro il 2026?«Penso di sì, soprattutto se penso a quello con il Civetta: ora sul tavolo ci sono progetti e impianti da costruire, penso che il buonsenso e il sano confronto fra economia e istituzioni locali, impiantisti e ambientalisti porterà il Veneto a trovare la giusta soluzione».Quale collegamento sarà più complicato da realizzare e più costoso?«Il collegamento con il Civetta prevede un minor numero di impianti, per la Marmolada, invece, c'è un passaggio ulteriore per accedere al Sellaronda, o via Alta Badia o via Arabba. Sono investimenti importanti, ma un grosso primo passo in avanti Cortina lo ha già fatto con lo sviluppo della zona delle 5 Torri. Dopo questo step bisogna guardare oltre. Cortina-Marmolada è più dispendioso, ma fondamentale per Cortina, che se lo merita».C'è un altro fronte aperto, quello del collegamento fra Comelico e Pusteria...«Siamo a disposizione per supportare il progresso delle singole realtà consorziate e quello fra Comelico, società Tre Cime e Austria rappresenta una grande opportunità per lo sviluppo turistico delle tre aree. Sottolineo che gli impianti di risalita sono elettrici e all'avanguardia, che non esiste niente di più tecnologico di quanto verrà installato per questi nuovi collegamenti. Con un effetto che forse pochi considerano».Quale?«Grazie ai nuovi punti di accesso alle aree sciistiche riduciamo il traffico sui passi e sulle strade dolomitici, e quindi l'inquinamento». Economia e ambiente, come gestite le critiche ambientaliste?«Siamo abituati a far parte di tavoli di lavoro in cui rispettiamo le opinioni altrui, ma dove sappiamo anche far valere i nostri progetti. La fitta rete di impianti e di collegamenti del Dolomiti Superski è un chiaro segnale che abbiamo sempre trovato la soluzione giusta; per proporre uno sport sano, all'aria aperta, nello scenario stupendo delle Dolomiti, con il fine ultimo di popolare queste valli dando lavoro».In estate il Dolomiti Superski si trasforma in SuperSummer.«La stagione estiva per noi è un'importante fonte di traffico e quindi di reddito che ci permetterà in futuro di finanziare gli investimenti che siamo chiamati a fare sul tessuto invernale, dove l'asticella qualitativa è aumentata considerevolmente. In estate le Dolomiti hanno uno scenario speciale e i riscontri li stiamo già avendo, soprattutto perché con il SuperSummer stiamo assumendo un ruolo di forza trainante dell'economia montana anche estiva, essendo riusciti a far sedere attorno a un tavolo le dodici valli Superski e i rappresentanti delle organizzazioni turistiche locali, con una comune strategia e comunione di intenti. L'obiettivo è quello di prolungare la stagione estiva, perché se sei sul mercato per più mesi il tuo prodotto vale di più». Secondo alcuni, però, lo sci è finito. «Abbiamo fatto fare varie analisi da istituti specializzati sul clima, raccolto dati da enti certificati a fornire dati meteo nelle tre province di Belluno, Bolzano e Trento, in cui siamo presenti. Bene, negli ultimi 50 anni l'aumento della temperatura è stato mediamente appena di 0,5 gradi. Inoltre l'evoluzione tecnologica del comparto innevamento programmato, della nevificazione senza additivi, è stata tale che molti dei comprensori sciistici sotto la soglia dei 1.400 metri, considerata l'altezza utile per sciare, hanno incrementato le giornate di sci. Quindi noi riteniamo di poter continuare a garantire il nostro contributo all'economia della montagna».Resta al centro dell'attenzione il tema dello sfruttamento del territorio.«A cui siamo attenti. Parliamo non a caso di water management: ovvero utilizziamo, e poi restituiamo al territorio, solo i metri cubi di acqua necessaria all'innevamento delle piste, non uno di più; in quanto oggi, grazie a una piattaforma di aggregazione di dati, monitoriamo il consumo di acqua di ogni singolo cannone o lancia di innevamento, e la necessaria profondità del manto nevoso, con un sensore installato su ogni gatto delle nevi». --© RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere delle Alpi | 28 Agosto 2020 p. 26 Collegamento Arabba-Cortina: il "no" si muove

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LIVINALLONGO La comunità di Fodom non demorde. Le firme raccolte contro il collegamento sciistico tra Falzarego ed Arabba sono state consegnate ieri mattina al sindaco Leandro Grones. Le ha portate Denni Dorigo, a nome del Comitato popolare "Ju le man da nosta tiera", che sul tema aveva organizzato una serata molto partecipata la primavera scorsa. Pur non essendo stato possibile organizzare successivi eventi pubblici, e quindi raccogliere ulteriori firme a causa della pandemia di Covid-19, numerosi sono stati i cittadini che hanno voluto sottoscrivere comunque i principi fondanti dello stesso, manifestando palesemente il proprio dissenso nei confronti della realizzazione del nuovo collegamento sciistico tra Cortina e Arabba.Il Comitato, riunitosi nei giorni scorsi, ha ritenuto opportuno depositare in municipio le diverse centinaia di firme raccolte, affinché rimanga agli atti questo primo ed importante segnale di contrarietà della popolazione a tale intervento.«Congiuntamente a questa azione, abbiamo chiesto un incontro urgente al sindaco Leandro Grones», spiega Dorigo, «per illustrare all'amministrazione comunale le proposte e le iniziative che il Comitato intende intraprendere nelle prossime settimane . Vogliamo inoltre ribadire che il concetto di base che sta particolarmente a cuore a questo Comitato rimane il seguente: ognuno deve, con responsabilità, poter decidere il futuro e il destino del proprio territorio; è inaccettabile che qualcuno da fuori decida cosa si deve fare della nostra terra».« Infine», è l'appello di Dorigo, «si smetta di tirare in ballo lo spopolamento della montagna e il miglioramento della mobilità, temi che con questo intervento non hanno proprio niente a che fare».Sono principi a cui si appella anche il sindaco Grones, che ripetutamente ha osservato come non ci siano le condizioni per un carosello sciistico tra il Falzarego e la valle di Arabba, considerando la fragilità dei territori attraversati. --francesco dal mas© RIPRODUZIONE RISERVATA Gazzettino | 30 Agosto 2020 p. 11 edizione Belluno Collegamento a Cortina «I sindaci si esprimano» COLLE SANTA LUCIA S'inasprisce il confronto sul collegamento sciistico tra Cortina e Arabba attraverso il Passo Giau, Jof De Melei, Andraz, passo Sief, Cherz: se ne parlava come di una chimera irraggiungibile e ora invece, con le Olimpiadi all'orizzonte, diventa una grande opportunità per alcuni e una dannazione per altri. Tra i contrari la comunità di Livinallongo che vede questo progetto come fumo negli occhi. Dalle altre parti però questa possibilità viene caldeggiata perchè il carosello potrebbe agganciare anche il comprensorio del Civetta con Alleghe e Selva. IL PROMOTORE Leopoldo Lezuo già sindaco di Colle Santa Lucia e già assessore in Comunità montana agordina non lesina critiche ai cugini Fodomi per l'alzata di scudi verso questa opportunità, tacciandoli di egoismo e sottolineando nello stesso tempo le difficoltà di molti operatori turistici delle altre zone che vedono in questo collegamento l'unica alternativa per poter sopravvivere. «Ho letto la presa di posizione del gruppo di opinione con portavoce Denny Dorigo a proposito della volontà di bloccare in assoluto l'iniziativa della Regione Veneto relativa al collegamento sciistico tra Cortina e Arabba includendo anche l'area del Comprensorio del Civetta attraverso il Passo Giau. Non sono candidato alle prossime elezioni amministrative, ma esprimo alcune considerazioni solamente a difesa degli imprenditori del settore turismo che non se la passano certamente bene». L'OBIETTIVO Secondo l'ex sindaco di Colle dietro la volontà di questo comitato di difendere la nostra tiera si celano solo i propri orticelli. Se negli anni settanta chi ha promosso e creato il carosello sciistico del Sella Ronda includendo Arabba avesse assunto posizioni simili a quelle assunte dal neo comitato con portavoce Denny Dorigo sicuramente non ci sarebbe l'attuale situazione per cui la stessa Arabba grazie alla posizione privilegiata è l'unica stazione sciistica del bellunese che gode ottima salute. Secondo Lezuo i primi cittadini dovrebbero esprimesi su questi importanti argomenti non lasciando la materia in mano a persone che esprimono pareri personali con posizioni egoistiche che non concedono nulla agli altri, recando danni a tutto il comparto. Anche tirare in ballo i luoghi della Grande guerra toccati dal tracciato del nuovo collegamento e i soldati morti, per Lezuo è solo una posizione di comodo. «Il collegamento fatto con i metodi attuali non reca nessun danno all'ambiente e lo si può fare rispettando anche i luoghi della grande guerra e a questo proposito mi pare che per valorizzare il Col di Lana nulla si é fatto fino adesso, lo si menziona solamente in queste occasioni e quando fa comodo. I sindaci dovrebbero esprimere direttamente la posizione delle genti locali: non tutti la pensano come Danny Dorigo e il suo comitato». Dario Fontanive© riproduzione riservata

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COLLEGAMENTO TRE CIME - AUSTRIA Corriere dell'Alto Adige | 6 Agosto 2020 p. 5 Nuova cabinovia alle Tre Cime, sì del comitato ambientale Sì al collegamento verso l’Austria. Winkler: comprensorio transfrontaliero Aldo De Pellegrin BOLZANO Il semaforo verde, concesso ieri dalla commissione provinciale per la Valutazione di impatto ambientale (Via) al progetto dell’impianto di risalita dalla località Orto del Toro a Moso di Sesto Pusteria fino alla cima di Tovo Alto sul crinale della Cresta Carnica, apre la via all’agognato collegamento transfrontaliero «sci ai piedi» dall’area sciistica Tre Cime-Dolomiti di Sesto verso l’Austria e gli impianti del comprensorio Thurntal di Sillian. Dopo la delibera a maggioranza del consiglio comunale di Sesto del 2017, relativa all’ampliamento del «Piano neve» dell’Alta Pusteria, ed i pareri favorevoli espressi nel 2018 anche dal Comitato per la tutela dell’ambiente e dalla giunta provinciale, il via libera di ieri da parte del Via apre definitivamente la strada alla realizzazione di una cabinovia a 10 posti ad ammorsamento automatico che dai 2.100 metri di quota del pianoro Orto del Toro, cioè dalla stazione a monte della cabinovia «Tre Cime» arriverà fino alla Cresta Carnica. La stazione a monte, «Tovo Alto-Hochgruben», si collocherà ai 2.536 metri di quota del confine tra Italia e Austria da dove scenderà verso Sesto anche la relativa pista da sci, dotata di impianto d´innevamento programmato, che ha parimenti ottenuto il parere positivo del Comitato Via. L’ingegner Mark Winkler, amministratore delegato della Tre Cime Spa presieduta dal pioniere Franz Senfter, si dice soddisfatto dell’importante passo in avanti. «Questa decisione ci avvicina sempre di più alla mission aziendale — dichiara —, ossia alla realizzazione di un comprensorio sciistico transfrontaliero che abbracci l’area delle Tre Cime di Sesto con il vicino Comelico ed anche la Thurntal e l’Austria. Ora attendiamo gli attori del turismo del Tirolo orientale per il collegamento dei comprensori sciistici attraverso Tovo Alto e Sesto. Da quello che ci risulta, anch’essi attendono la valutazione di impatto ambientale degli enti della regione del Tirolo, per dare il via al collegamento con il comprensorio Tre Cime Dolomiti». Ci sarà da attendere un po’ di più, invece, per il collegamento sci ai piedi fra Sesto, Padola ed il Comelico anche se qualcosa si sta nuovamente muovendo pure in questa direzione. Dopo il blocco del Ministero per l’ambiente del primo progetto, risalente all’anno scorso, si fa strada l’ipotesi di un nuovo tracciato che possa mettere d’accordo gli interessi dell’ambiente montano del tutto particolare della val d’Ansiei con le esigenze del collegamento. Modifica del tracciato e mascherature naturali per diminuirne l’impatto potrebbero avere il consenso anche della Fondazione Dolomiti Unesco, parte terza rispetto al progetto ma di importante valore consultivo. Anche in questa direzione, Winkler è ottimista: «Stiamo attendendo l’esito della Conferenza delle regioni che si terrà a giorni — spiega — e, su quegli esiti, avremo le idee più chiare. Si stanno comunque cercando soluzioni soddisfacenti per tutte le posizioni. Un ottimo nuovo inizio per la valorizzazione anche di quelle aree». Alto Adige | 8Agosto 2020 p. 33 Collegamento sciistico con l'Austria, ci sono passi avanti sesto Il progetto per la realizzazione dell'impianto di risalita da Stiergarten, Sesto Pusteria, a Hochgruben, ha preso la sua piega. Dopo la deliberazione a maggioranza del consiglio comunale nel 2017 di ampliare il Piano Neve della regione, era arrivato nel 2018 anche il parere favorevole da parte del comitato per la tutela dell'ambiente e la giunta provinciale. Il via libera al progetto e allo studio di valutazione di impatto ambientale è arrivato con delibera del comitato provinciale il maggio scorso e fa riferimento alla realizzazione di una cabinovia a 10 posti ad ammorsamento automatico che dal pianoro Stiergarten a 2.100 metri arriva fino alla Cresta Carnica. La stazione a monte Hochgruben raggiungerà i 2.536 metri, al confine tra Italia e Austria. Favorevole anche il parere per la pista con relativo impianto d´innevamento. Soddisfatto di questa decisione è l'amministratore delegato della 3 Zinnen,l'ingegner Mark Winkler: «Ci stiamo avvicinando sempre di più alla "vision aziendale", la realizzazione di un comprensorio sciistico transfrontaliero». Anche gli attori del turismo del Tirolo orientale puntano sul collegamento dei comprensori sciistici Hochgruben/Sesto. A seguito dell'approvazione degli enti della regioneTirolo, il comprensorio Thurntaler di Sillian sarà collegato da Hochgruben con il comprensorio 3 Cime Dolomiti. Ora manca ancora il benestare per il collegamento con il Comelico la cui pratica è ancora bloccata a Roma dopo la presa di posizione della Sovrintendenza del Veneto che ha imposto condizioni che sono state aspramente contestate dal Comelico che, dopo una grande protesta di piazza nel giugno dello scorso anno, continua a premere perché la situazione possa sbloccarsi. E.D.

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COLLEGAMENTO ALPE DI SIUSI VAL GARDENA Alto Adige| 11Agosto 2020 p. 34 Petizione contro gli impianti sul Pana Ortisei Una petizione è stata avviata via Facebook da un gruppo di cittadini di Ortisei per dire no al collegamento turistico sul Monte Pana verso Saltria. Il progetto, sostengono i firmatari ricordando che coinvolgerebbe i territori di Santa Cristina e Castelrotto, "verrebbe a intaccare la zona dove Ortisei ha le sue fonti idriche". Il Comune di Ortisei ha ribadito la settimana scorsa il suo parere contrario con un documento ufficiale. Orac'è questa raccolta di firme che ieri ha toccato la quota di 1785 sottoscrittori. L'azione continuerà fino alla fine del mese, quando la giunta provinciale dovrebbe esprimersi sul progetto che, sottolineano i contrari, "rischia di avere ripercussioni non solo ambientali sulla Gardena".La petizione parte dalla considerazione che i "Piani di Cunfin sono tra gli ultimi luoghi di ritiro per molti animali selvatici. È un luogo di svago e quiete per le persone e un'area dove confluiscono le acque delle sorgenti sotterranee che sono le fonti che garantiscono l'acqua potabile per migliaia di persone". E ancora: "Il progetto di un collegamento da Monte Pana a Saltria, sotto forma di ferrovia a cremagliera attraverso i Piani di Cunfin o poco più a valle, negli ultimitempi in Val Gardena è molto discusso. Giustamente, trattandosi di un argomento molto delicato. Il valore di quest'area, di questo ecosistema, non è solamente un valore attuale, per noi adesso, ma è di importanza vitale per il futuro di generazioni che ancora devono nascere. L'acqua rappresenta un valore incalcolabile per lo sviluppo delle comunità e per l'ambiente locale. Nessuna ovovia, ferrovia a cremagliera, strada o simili, potranno ridarci quest'acqua, che questo progetto mette a rischio. Le fonti sotterranee possono essere a rischio e non bisogna mettere in pericolo il benessere di migliaia di cittadini. Abbiamo poi il dovere -prosegue il testo allegato alla petizione -di far inserire l'intera area del gruppo del Sella e del Sassolungo con i Piani di Cunfin ed oltre in un Parco Naturale, in una riserva naturale". E.D.©RIPRODUZIONE RISERVATA Alto Adige | 20 Agosto 2020 p. 10 Carosello Alpe-Gardena, marcia degli ambientalisti paolo tagliente bolzano Una passeggiata. Una "gita simbolica", come la definiscono gli organizzatori, quella in programma il 30 agosto prossimo, per dire no al progetto di collegamento tra i comprensori sciistici di della Val Gardena e dell'Alpe di Siusi. Un collegamento su rotaia tra Monte Pana e Saltria, un treno che, in pochi minuti, sarebbe in grado di portare gli sciatori da un comprensorio all'altro, in un angolo tra i più belli dell'Alto Adige tra panorami meravigliosi. Tutto bene? Niente affatto. Perché il tracciato della ferrovia a cremagliera, comunque impattante dal punto di vista ambientale, passerebbe vicinissimo ai Piani di Cunfin, dove si trova la sorgente d'acqua che fornisce acqua potabile all'intero territorio di Ortisei, compresa la frazione di Oltretorrente. Sorgente già oggi minacciata dal passaggio, a poca distanza, di camion e auto durante i mesi invernali. Della realizzazione di un collegamento tra i due comprensori se ne parla ormai da diversi anni, ma solo di recente si è cominciato a parlarne seriamente. Tanto seriamente che i consigli comunali di Castelrotto e di Santa Cristina, sui cui territori è prevista la ferrovia, hanno votato una delibera per la realizzazione di uno studio di fattibilità dell'opera. Studio che in molti ritengono il primo passo verso l'inserimento del collegamento nel piano delle piste da sci provinciale. Di tutt'altro parere le associazioni ambientaliste e il consiglio comunale di Ortisei che, all'unanimità, si è espresso contro il progetto di collegamento. L'opera, infatti, metterebbe a rischio l'approvvigionamento idrico proprio di Ortisei e, per questo, l'amministrazione del sindaco Tobia Moroder ha deciso di far sentire la sua voce contraria, forte di quanto previsto dal masterplan elaborato anni fa dai comuni della vallata e approvato dalla Provincia. Documento, quello, che attribuisce ad Ortisei la facoltà di esprimersi sul progetto del trenino. Un parere che è nettamente contrario. In prima fila, nella battaglia, c'è Sara Stuflesser, consigliera comunale di Ortisei con delega all'ambiente, tra gli organizzatori della gita simbolica «per la biodiversità, per valorizzare l'acqua, fonte di vita, per amore delle nostre montagne, per le generazioni future e per un turismo sostenibile». Una battaglia portata avanti su Facebook, con il gruppo Nosc Cunfin, e con una petizione online che ha già superato abbondantemente le 2000 firme. «Ne realizzeremo una anche cartacea - spiega Stuflesser - perché molti anziani non hanno dimestichezza con i computer e internet, ma è necessario che facciano sentire anche la loro voce su un argomento tanto delicato e che mette in discussione il futuro dell'intera zona». L'appuntamento è per il 30 agosto, quindi, alle 10, al parcheggio del Monte Pana. Da lì, il corteo si muoverà verso i "Plans di Cunfin", nella zona in cui si trovano le sorgenti, dove l'arrivo è previsto verso le 12 e dove parleranno esponenti di associazioni ambientaliste e alpinistiche. L'invito a partecipare all'iniziativa è rivolto non solo a chi vive nella zona interessata da progetto, ma a chiunque abbia a cuore la salvaguardia della montagna e della natura.©RIPRODUZIONE RISERVATA

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MOBILITA’: LAGO DI BRAIES Alto Adige | 4 Agosto 2020

p. 2 Braies, weekend di assembramenti senza mascherine È l’immagine di un fine settimana normale, troppo normale in piena emergenza sanitaria, quella segnalata da una lettrice. I turisti hanno affollato le rive del lago di Braies, dimenticandosi dell’importanza di mascherina e distanze di sicurezza per prevenire nuovi contagi .© RIPRODUZIONE RISERVATA Alto Adige | 21 Agosto 2020 p. 14, sezione Lettere L'assalto senza regole al Lago di Braies Caro direttore, vorrei segnalare una situazione che sicuramente sta, anzi è sfuggita di mano ad ogni controllo, in barba a tutti gli slogan e ordinanze anti covid di cui la Provincia fa un gran parlare e vanto. Faccio riferimento allo stato pietoso in cui versa il lago di Braies. Il meraviglioso lago di cui comunque conservo un bel ricordo è totalmente lasciato in balia di barbari. Reso un carnaio brulicante di gente impazzita che fa scempio di ogni basilare norma di contenimento del virus. Ad esempio, all'ingresso capeggiano due grandi affissioni che indicano il verso (antiorario) di percorrenza. Questi vengono bellamente ignorati. Il risultato è che chi come me e la mia famiglia lo percorre correttamente viene completamente sommerso e travolto da un fiume di pecoroni che accedono dal lato palafitta. Siamo stati additatati con sgradevoli e pesanti parole da chi era convinto, a torto, di essere nel verso giusto. Zero controlli da parte delle autorità competenti. Completa inosservanza dell'obbligo di indossare le mascherine e mantenerle distanze di sicurezza. Non ci siamo mai sentiti in pericolo come oggi. Uno scempio! Ma soprattutto un rischio a cui l'amministrazione non deve sottoporre persone civili che chiedono solo che vengano rispettate le regole in un luogo che un tempo era di raro incanto e che oggi soffre enormemente questa violenza. A me brucia molto questa situazione pur non essendo del luogo a voi dovrebbe risultare intollerabile. Soprassiedo su altre situazioni che affliggono questo luogo poiché non amo infierire. Peccato. Scusate per la durezza del messaggio ma la delusione è cocente. Roberta Giro subito il suo messaggio alle autorità competenti. L'eccesso di successo del lago di Braies, angolo a dir poco incantato, sta diventando un problema sempre più serio. Le regole sono chiare, ma mi pare di capire che si fatichi (eufemismo) a rispettarle e anche a farle rispettare. Mi faccio qualche domanda Alberto Fausini, direttore Alto Adige | 21 Agosto 2020 p. 32

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Giochi e panorami a spasso sulle rive del lago di Braies braies Il lago di Braies nel parco naturale Fanes-Sennes-Braies è conosciuto come La Perla delle Dolomiti. Un'escursione attorno al Lago è un'avventura per gli adulti e per i bambini. Il percorso può essere fatto sia partendo sulla sponda sinistra o lungo la sponda destra. Ampio e bello è il sentiero, che inizialmente passa davanti a una cappella. Offre stupendi posti dove fare una sosta fino a raggiungere le spiagge sulla sponda che invitano a prendere il sole, fare un pic-nic e, per i piccoli, sguazzare nell'acqua. Da qui poi, dove la Croda del Becco sovrasta il Lago di Braies, il percorso diventa più stretto e anche un po' più ripido, procedendo su un sentiero a gradini ricavato nella parete rocciosa. Ben presto si raggiunge la fine del lago, dove il sentiero è stretto e assomiglia quasi a un sentiero boschivo con molte radici. Al termine, dopo circa un'ora e mezza, c'è un'altra possibilità di godersi il lago: il noleggio delle barche. E.D. Ezio Danieli

FONDAZIONE DOLOMITI UNESCO INCONTRA MOUNTAIN WILDERNESS Corriere delle Alpi | 8Agosto 2020 p. 19 Fondazione Unesco: no a impianti nuovi su luoghi che fanno parte del sito tutelato La "pace di Belluno". La Fondazione Dolomiti Unesco incontrerà gli ambientalisti che l'avevano duramente criticata: il 7 settembre, a palazzo Piloni, il consiglio di amministrazione della Fondazione sottoscriverà con i rappresentanti delle associazioni precisi impegni di rinnovata collaborazione. Lo conferma il presidente Mario Tonina, con il pieno sostegno di Roberto Padrin, presidente della Provincia. La mediazione probabile si troverà sull'implementazione dei collegamenti sciistici, con la contrarietà della Fondazione a farli transitare per il territorio tutelato e, al tempo stesso, con una proposta davvero innovativa: la riduzione del prezzo del trasporto negli impianti di risalita quando, d'estate, possono costituire un'alternativa all'uso dell'auto. Presidente Tonina, avete tagliato la miccia ad una mina vagante: la denuncia all'Unesco per ciò che, secondo gli ambientalisti, non avete fatto per le aree protette. «Noi siamo stati sempre aperti al dialogo. Ho letto il dossier delle contestazioni che gli ambientalisti hanno redatto. Prepareremo le nostre controdeduzioni e sicuramente troveremo una sintesi. Riconoscendo che proprio loro sono stati i primi a teorizzare la protezione Unesco». Senza girarci troppo attorno, Mountain Wilderness e le altre organizzazioni vi hanno sollecitato e vi chiederanno di nuovo un impegno preciso contro gli ipotizzati collegamenti sciistici. «Preciso subito che siamo titolatiad esprimere un parere sui progetti che interferiscono con i territori sotto tutela Unesco». Gli impianti da Cortina verso il Civetta ed Arabba attraversano i vostri territori. «I promotori ci hanno rassicurato di no. Siccome non possiamo credere sulla parola, abbiamo chiesto di farci avere i progetti. Li esamineremo attentamente. Poi ci pronunceremo». Ma impianti sul territorio Unesco, core zone o buffer zone che sia, risultano possibili? «Sicuramente non auspicabili. Lo sviluppo sciistico ha dei limiti precisi. E la pandemia avrebbe dovuto aver insegnato qualcosa. Se solo ricordiamo quei primi giorni di marzo con gli assembramenti agli impianti di risalita... E c'è chi ha pagato duramente». Quindi mi pare che la Fondazione non sia così entusiasta dei proposti collegamenti. Forse sì per quello tra il Comelico e la Val Pusteria.«In questo caso sono all'esterno della nostra area. E mi risulta che l'Amministrazione comunale abbia comunque modificato ampiamente il progetto, recependo anche alcune osservazioni proprio degli ambientalisti». A proposito di passi chiusi ed impiantistica, c'è chi sostiene come l'assessore veneto al turismo Federico Caner che una telecabina piuttosto che una funivia potrebbero essere un'auspicabile alternativa alle lunghe code di autosui passi. «Sì, ma a determinate condizioni. Intanto si migliori la rete impiantistica esistenti e si costruiscano nuove strutture solo là dove è strettamente indispensabile, consapevoli che il criterio della sostenibilità è l'unico che ci può garantire di passare in eredità alle future generazioni quanto di meglio offre ilnostro ambiente. Sicuramente qualcosa va fatto per salvaguardare non solo i passi, anche le valli. Le proposte possono essere tante. La chiusura no, perché tutti hanno diritto di goderedelle nostre bellezze. Ma neppure è accettabile l'assalto automobilistico o motoristico. Dunque ben venga la riapertura estiva degli impianti. Intanto di quelli che ci sono».Anche gli ambientalisti sono d'accordo, tuttavia aggiungono una condizione: che gli impiantisti dimezzino le tariffe... «E io sono d'accordo. Dirò dipiù. Se occorre qualche integrazione, noi ci siamo. Per le famiglie, ad esempio, o per altre categorie di persone. Ritengo, fra l'altro, che aprendo così gli impianti, saranno usati da unnumero ben maggiore di visitatori e anche le società ne trarranno beneficio» . Sulla Marmolada è scattata una petizione per pulire la "regina delle Dolomiti". Sia in provincia di Trento che in quella di Belluno.«Il problema è reale. Posso assicurare che la provincia di Trento è sensibile e farà la sua proposta. Aspettiamoche si concludano le elezioni in Veneto, per avviare un confronto con la Regione su questo ed altri problemi di valorizzazione dellagrande montagna che condividiamo». --© RIPRODUZIONE RISERVATA

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MUSEI DELLE DOLOMITI: AL VIA OFFICINA DI STORIE Corriere delle Alpi | 7 Agosto 2020

p. 41 "Officina di storie" il racconto corale dei Musei delle Dolomiti Gianluca Da Poian BELLUNO Inaugurato il nuovo spazio digitale dei Musei delle Dolomiti. "Officina di storie" vuole porsi l'obiettivo di dare ancora maggior visibilità ai tanti patrimoni presenti nella rete museale dolomitica. Un vero e proprio racconto corale che vede all'opera 35 istituzioni e 50 operatori museali, a coronamento del primo anno - tra l'altro con ottimi risultati raggiunti - del progetto della Fondazione Dolomiti Unesco. "Officina di storie" è già online sulla piattaforma Dolom.it. "Musei delle Dolomiti", lo ricordiamo, era stato lanciato nel 2019 dalla Fondazione Dolomiti Unesco affinché si potesse proporre una sperimentazione di attività in rete tra i musei delle Dolomiti.Ciò attraverso l'utilizzo di piattaforme digitali, così da valorizzare ogni singola collezione, e senza dimenticare l'inclusione di abitanti e visitatori, in un racconto corale del patrimonio dolomitico.La risposta è stata tanto entusiasta da raccogliere 500 storie e 700 risorse digitali provenienti da 35 istituzioni culturali del territorio e 50 operatori museali e appassionati. Un racconto corale nato dalla campagna tematica #DolomitesMuseum lanciata sui social network a febbraio, che in questi mesi ha continuato a crescere all'interno della piattaforma Dolom.it. Nell'Officina si trovano gallerie multimediali, mappe interattive, blog e memory game che arricchiscono la conoscenza sui riti montani, sulle rocce e i fossili dolomitici, sull'origine degli sport in montagna, sulle forme di adattamento alla pendenza, sui tempi che caratterizzano la nostra esperienza in alta quota. Un patrimonio in continua evoluzione, che ha dato vita ad una vera e propria comunità di valore dalla quale continuano a scaturire nuove narrazioni e contenuti digitali. «È stato bellissimo vedere le porte virtuali dei musei aprirsi anche quando quelle fisiche erano chiuse per il lockdown», dice Mario Tonina, presidente della Fondazione Dolomiti Unesco. «Ed è stato ancora più bello vedere che rimanevano aperte anche dopo. Abbiamo avuto la grande gioia di vedere il mondo della cultura rispondere e appassionarsi al nostro invito a fare rete valorizzando il proprio, comune patrimonio Unesco. Lavorare insieme su un unico spazio digitale ha svelato ai musei dolomitici nuove opportunità per collegare le storie delle loro collezioni, scoprire nuovi patrimoni e arrivare a concepirsi una grande comunità che ha a cuore questo territorio unico al mondo». A presentare la serata inaugurale online è stato il direttore della Fondazione Dolomiti Unesco, Marcella Morandini, insieme ai coordinatori del progetto Stefania Zardini Lacedelli e Giacomo Pompanin che, nel 2016, hanno fondato la piattaforma Dolom.it sulla quale è ospitata Officina di Storie. «Abbiamo ospitato 15 curatori provenienti da diversi musei,

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istituzioni e parchi delle Dolomiti, in rappresentanza dei più di 50 operatori, appassionati e cultori del paesaggio e della sua storia che, negli ultimi mesi, hanno unito le proprie forze per creare questo spazio unico». Per esplorare Officina di Storie basta collegarsi al sito di www.museodolom.it, ma è possibile accedere anche dal sito della Fondazione Dolomiti Unesco e dal portale Visitdolomites.com. –

NOTIZIE DAI PARCHI Corriere delle Alpi | 5 Agosto 2020 p. 21 Sessantacinque candidati in corsa per il posto di direttore del Parco FELTRE Da sessantacinque bisogna arrivare a tre e poi alla fine ne verrà scelto uno.Il percorso di selezione del nuovo direttore del Parco delle Dolomiti sta per stringersi attorno alla rosa ristretta di nomi che il direttivo dovrà presentare al ministero dell'Ambiente, a cui spetta la nomina della figura dirigenziale dell'ente di tutela dell'area protetta.«Contiamo di fare le selezioni nella prima metà di settembre», dice il presidente Ennio Vigne. «In questo periodo ci siamo concentrati sulla riapertura delle strutture e adesso ci dedichiamo a questa attività. Era inopportuno convocare le persone per i colloqui ad agosto». Sono sessantacinque le candidature ad assumere il ruolo di direttore del Parco delle Dolomiti, vacante da marzo 2019, quando è terminato il mandato di Antonio Andrich. Prima della scadenza era stato pubblicato un primo avviso di selezione, ma poi l'iter si era interrotto. Nel frattempo è cambiato il consiglio con l'ingresso alla presidenza di Ennio Vigne, che prima ha svolto il ruolo di commissario straordinario e poi (dal 7 agosto 2019) è stato nominato presidente. Una volta insediato il direttivo e ritrovata l'operatività, dopo le festività natalizie si è rimessa in moto la macchina per individuare il nuovo direttore, con l'approvazione a fine gennaio dell'avviso di selezione e la successiva pubblicazione del bando, che ha riaperto la procedura per raccogliere le candidature. Sono state tenute buone quelle presentate nel primo bando (con l'accortezza di confermare le disponibilità degli interessati, considerando che nel frattempo alcune persone possono aver fatto scelte di vita e lavorative diverse) e ne sono arrivate altre. In totale, sul tavolo c'erano 65 curriculum, da scremare per arrivare alla rosa ristretta di tre candidati.La partecipazione alla procedura è rivolta esclusivamente agli iscritti a un albo specifico degli idonei all'esercizio dell'attività di direttore di Parco. L'obiettivo del consiglio dell'ente di tutela dell'area protetta inizialmente era quello di indicare al ministero dell'Ambiente i tre papabili entro il mese di maggio, ma i temi si sono inevitabilmente allungati a causa dell'emergenza coronavirus. Adesso il cerchio si stringe. --sco Corriere delle Alpi | 24 Agosto 2020 p. 13 La rinascita del Parco Dolomiti Bellunesi Mis, Candaten e poi tocca a Valle Imperina Gianluca Da Poian BELLUNO «Il Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi deve essere protagonista nel territorio. Parlo di progettualità riguardante temi specifici e capacità di saper promuovere le proprie bellezze. Il lavoro svolto in questi mesi va verso tale direzione». Ennio Vigne parla a ruota libera. E lo fa da presidente di un ente che negli ultimi tempi i cittadini avvertivano sempre più lontano. Al contrario di quanto avviene ora, parlando con gli stessi operatori commerciali e turistici legati a questa realtà. Che ci sia stato un importante risveglio delle attività del Parco sul territorio, è innegabile, da Candaten, alla valle del Mis. Trovare i gestori per le due zone è stato fondamentale. «Prima da commissario e ora da presidente sto vivendo un'esperienza nuova e divertente. Tra l'altro il direttivo e i dipendenti formano un bel gruppo di lavoro con il quale operare». Quali passaggi compiuti dalla sua elezione avvenuta a dicembre la rendono più felice? «L'aver sbloccato una serie di situazioni da tempo stagnanti. Alcune delle quali non sono visibili al pubblico, ma pesano molto. Mi riferisco in particolare agli aspetti formali, come ad esempio il nostro regolamento che sta ora seguendo l'iter di approvazione della Giunta regionale, e il Piano del Parco, ripartito dopo essere rimasto fermo in Regione dal 2016». L'ingresso nella Dmo come va letto? «Un passo strategico, affiliandoci a chi dà visibilità al territorio attraverso professionisti del settore. D'altronde la legge riguardante i parchi parla chiaro: ci dobbiamo occupare di tutela e promozione. In Provincia di Belluno, ma anche nel Veneto, possiamo davvero rappresentare il fiore all'occhiello nei confronti di chi viene da fuori».D'altronde, mai come quest'anno, i turisti hanno riscoperto cosa possiamo offrire loro. «Il Covid - 19 sta imponendo di pensare ad un turismo diverso da come lo pensavamo in precedenza. Se noi saremo capaci ed intelligenti nel mostrare quanto interessante può essere il bellunese, le persone torneranno volentieri anche una volta lasciata alle spalle la pandemia. Non dimentichiamo poi Mondiali 2021 e Olimpiadi 2026: due eventi in grado di cambiare per decenni il nostro futuro».Tra gli argomenti centrali della sua presidenza sappiamo esserci il tema della "porta

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dell'Agordino".«Esatto. Da alcune settimane siamo partiti con la valorizzazione di Candaten e l'area ristoro, gestita da Venice Dolomiti, è già decollata. Al tempo stesso, lì accanto, ha riaperto l'ufficio turistico gestito quest'anno solo dal Parco, in collaborazione con la Pro Loco di Agordo. Ma proprio in questi giorni stiamo valutando come allargare il coinvolgimento dell'intero territorio in questione. Il prossimo anno poi intendiamo riaprire Valle Imperina ed a breve presenteremo la scheda relativa alla realizzazione della tratta Castei - Valle Imperina». Altre novità? «Prosegue il ragionamento con il comune di Longarone per spostare il punto informativo - stazione dei carabinieri forestali, attualmente ospitata a Termine di Cadore. Stiamo inoltre lavorando in merito alla centralità del museo Rossi su Belluno capoluogo della montagna veneta. Infine, è alle battute iniziali il dialogo con Cesiomaggiore, orientato alla valorizzazione della Val Canzoi. Parliamo di un'area che può compiere lo stesso percorso, in termini di servizi, della Valle del Mis, pur partendo da alcuni passi più dietro». Chiudiamo con un tema "scottante": il lupo. «Secondo noi il giusto equilibrio lo si può trovare, partendo dal presupposto che si tratta di un animale che mancava sul territorio da ormai un secolo». --© RIPRODUZIONE RISERVATA L'Adige | 28 Agosto 2020 p. 33 Parco Paneveggio, le acque celebrate sulla rivista "Water" SAN MARTINO DI CASTROZZA In un periodo in cui le Pale di San Martino sono state prese d'assalto dai vacanzieri - con le relative polemiche - fa piacere leggere sulle pagine di una rivista scientifica internazionale, "Water", una sorta di pacata celebrazione delle acque e delle sue sorgenti che sgorgano dalle rocce Dolomitiche facenti parte del Parco di Paneveggio Pale di San Martino. Infatti, le sorgenti del gruppo sono state oggetto di uno studio idrogeologico pluriennale avviato nel 2014 grazie alla collaborazione tra Ente Parco e Università degli Studi Roma Tre. Lo studio è proseguito fino al 2020 grazie al supporto economico della Fondazione Caritro. Come si diceva, sulla rivista internazionale "Water" - l'articolo è consultabile al seguente link https://www.mdpi.com/2073-4441/12/8/2256 - è stato pubblicato un lavoro scientifico sulla tematica, a cura di Giorgia Lucianetti (ricercatrice dell'ente Parco Paneveggio Pale di San Martino), Daniele Penna (Università di Firenze), Lucia Mastrorillo e Roberto Mazza (Università degli Studi Roma Tre), riguardante in particolare il ruolo della neve nella ricarica delle sorgenti.Riportiamo una interessante sintesi dei contenuti dell'articolo stilata dai responsabili del Parco.«Grazie al confronto tra gli isotopi stabili misurati nelle acque sorgive e nelle precipitazioni è stato possibile quantificare il contributo della fusione della neve e della pioggia nell'alimentazione delle sorgenti principali del gruppo montuoso. Tale contributo risulta variabile nel tempo e nello spazio, con una prevalenza di fusione della neve nelle acque sotterranee nel periodo tardo primaverile ed estivo e un contributo prevalente delle piogge nel periodo autunnale. Le diverse sorgenti monitorate mostrano inoltre una diversa percentuale di pioggia e neve in funzione della quota di ricarica delle stesse. Sorgenti ricaricate a quote elevate, come le sorgenti del Travignolo, risultano alimentate prevalentemente dalla fusione della neve, al contrario di sorgenti ricaricate a quote inferiori ai 2000 m, come le sorgenti Acque Nere, che risultano alimentate in prevalenza dalla pioggia. Nel periodo di monitoraggio è stato riscontrato inoltre che la fusione della neve contribuisce più della pioggia a sostenere sia il flusso di base delle sorgenti che i periodi di alto flusso». R.B.

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SERRAI DI SOTTOGUDA: GLI AGGIORNAMENTI Gazzettino | 5 Agosto 2020 p. 2, segue dalla prima, edizione Belluno Serrai di Sottoguda interventi per Vaia spazzati via Anche ieri la pioggia intensa non è passata senza causare danni. Tante le chiamate ai vigli del fuoco di persone impaurite dai corsi d'acqua ingrossati. E un fulmine ha mandato a fuoco un garage a Limana. E dopo il nubifragi di sabato non c'è tregua per i Serrai di Sottoguda, dove i primi interventi del post Vaia sono stati spazzati via. Intanto nell'epicentro della furiosa buriana di mercoledì notte, accolta dalla sindaco di Auronzo, Tatiana Pais Becher, ha fatto visita il questore di Belluno, Lilia Fredella. BELLUNO Anche ieri la pioggia intensa non è passata senza causare danni. Nulla a che vedere con quanto accaduto la settimana scorsa tra Auronzo e Alto Agordino, ma non è mancata la paura. Tante le chiamate ai vigli del fuoco di persone impaurite dai corsi d'acqua ingrossati. Ma gli interventi si sono limitati a un incendio causato da un fulmine caduto in via Calcina, al civico 28 a Limana, dove il fuoco ha distrutto attrezzi e materiale che era in un garage. A LIMANA Era il primo pomeriggio quando i pompieri sono intervenuti nella proprietà di Stefano Frezza, il titolare dell'impresa di calcestruzzo di Praloran. Nel garage aveva un camion e pneumatici della ditta e altro materiale che non si è salvato. Salvo invece l'appartamento alo piano superiore, che però è ora senza impianto elettrico. In gran parte della zona circostante invece, a causa di quel fulmine, è fuori uso la linea telefonica e Internet. «È inspiegabile quello che sta accadendo - afferma Renato Di Fonzo, titolare della trattoria Da Grisù che è proprio di fronte il garage andato a fuoco - qui in negozio il telefono e la linea non funziona tanto che non posso nemmeno emettere gli scontrini elettronici, ma funziona quello al piano di sopra». Un rebus che dovranno sciogliere i tecnici della Tim. Gazzettino | 27 Agosto 2020 p. 11 edizione Belluno Serrai, la fase 2: ripartono i lavori di ripristino per 11 milioni Iniziati i lavori per cercare di rimettere a nuovo la gola dei Serrai di Sottoguda. Il canyon era stato devastato dalla furia delle acque del torrente Pettorina a fine ottobre 2018 nel contesto della tempesta Vaia. Purtroppo ai danni di due anni fa si sono sommati poi anche quelli dei recenti nubifragi di inizio agosto che hanno in parte danneggiato i lavori di messa in sicurezza della gola. Era partita infatti la prima fase della sistemazione del tesoro naturalistico di Rocca Pietore, per procedere poi in piena sicurezza con il secondo cantiere che sarebbe entrato nel vivo dei lavori. Purtroppo però ancora una volta il maltempo si è accanito sui Serrai e si è dovuto intervenire nuovamente nell'ambito della fase 1. Ora però, finalmente, parte il ripristino e del recupero completo della forra al fine di poterla ancora offrire come importante attrazione turistica e naturalistica che ogni anno richiamava migliaia e migliaia di turisti. Diciamo che proprio la vicinanza di questa Forra selvaggia tra le più belle e interessanti dell'area dolomitica, che sorge adiacente all'abitato di Sottoguda aveva contribuito all'inserimento di questo villaggio nell' associazione dei Borghi più belli d'Italia. Il SINDACO «Si lavora per ripristinare la gola dei Serrai anche successivamente alla bomba d'acqua caduta i primi di agosto sulla valle Ombretta, Malga Ciapela e quindi anche nei Serrai- spiega il sindaco Andrea De Bernardin-. Veneto Acque, soggetto attuatore per i lavori dei Serrai sta gestendo gli importanti fondi messi a disposizione dal Commissario per l'emergenza post Vaia Luca Zaia per il nostro stupendo Canyon. In questi giorni verranno appaltati i lavori definitivi che seguono una prima messa in sicurezza già effettuata. In totale circa undici milioni di euro per ridare alla val Pettorina ma, più in generale alle Dolomiti, la fruibilità e la bellezza di questo sito fra i più belli del suo genere. Ricordo anche l'importanza economica e turistica dei Serrai che nei pochi mesi estivi raggiungeva numeri incredibili di visitatori a pagamento con un importantissimo volano per l'intera zona». LA STORIA Per sottolineare l'importanza del sito dei Serrai come rilevanza dal punto di vista ambientale, naturalistico e geologico ci rifacciamo alle parole dello storico Ottone Brentari che già nella su Guida alpina di Belluno-Feltre- Primiero- Agordo-Zoldo del 1887, scrive a proposito della forra dei Serrai: «Una delle gole più interessanti delle Alpi Venete. È un tortuoso corridoio, lungo circa due chilometri, largo dagli 8 a 10 metri. Fiancheggiato da rupi a picco alte in media 50 metri. Coronato da cespugli, i quali in qualche punto vengono come ad incontrarsi ed a formare una volta». Una descrizione che già all'epoca poneva questa gola come una delle forre più selvagge e singolari dell'area dolomitica. Negli ultimi tempi era stata sempre più valorizzata sotto l'aspetto turistico che sia in estate ma anche in inverno attraeva un gran numero di visitatori. Poi la furia di Vaia. D.F. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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