SPECIALE
Tre erre e una speranza Di fronte a un lockdown che sembra non aver mai fine, le aziende del gioco ricorrono al loro “Piano B”, fatto di tre punti essenziali: resistere, riaprire subito (in sicurezza) e riformare il settore
Da
di Francesca Mancosu
emergenza imprevista e immaginabile solo nei film di fantascienza, ormai, la pandemia di Covid-19 si è trasformata - quasi e nostro malgrado – in “normale” quotidianità. Un male a cui ci siamo in un certo senso abituati, e con cui dovremo convivere e fare i conti per diversi mesi ancora, si spera presto in forme meno pesanti delle attuali. Di fronte a questa situazione senza precedenti, il gioco, come tanti altri settori, è chiamato a tenere botta e, se possibile, a reinventarsi, magari trovando nuovi modelli di business o comparti da cui poter ricavare altre economie. Com’è la situazione fra le imprese? Lo abbiamo chiesto ad alcune delle principali associazioni di rappresentanza, che tirano le somme su questo drammatico periodo e auspicano un pronto rilancio, con il necessario “aiuto” del Governo.
Acmi
«Resistere è ancora possibile» Cominciamo, in rigoroso ordine alfabetico, da Acmi Interactive, associazione che riunisce i costruttori di apparecchi da intrattenimento, a nome della quale interviene il direttore generale Gennaro Parlati. “Il nostro settore è in attesa da tempo di un’opera di restyling in grado di stabilizzarne la gestione economica
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GIOCONEWS #02 FEBBRAIO 2021
da troppi anni soggetta a schizofrenici interventi normativi, sia a livello centrale che a livello locale. L’emergenza Covid, in tal senso, ha solo accelerato tale necessità, senza una profonda riforma nessuna delle aziende del settore sarà in grado di programmare il proprio futuro”, esordisce il numero uno dell’associa-