NO. 16 I'GIORNALINO

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“DIFFERENT, NOT LESS” di Francesca Oriti

Per il mese della sensibilizzazione sull’autismo abbiamo intervistato Anita, educatrice e attivista. Anita è stata già ospite di seguitissimi podcast, tra i quali Palinsesto Femminista, e siamo molto onorati di aver avuto l’opportunità di poterla intervistare. Hannah Gadsby, famosa comica australiana, rivelando la sua appartenenza allo spettro autistico, nello spettacolo Douglas ha affermato “Diversity is strength, Difference is a teacher” (“La diversità è una forza, la differenza insegna”). Qual è la tua personale definizione di diversità? La diversità è l’unica caratteristica comune a tutti gli esseri umani. La più grande differenza tra persone neurotipiche e autistiche sta nell’intensità con cui vediamo il mondo. La percezione di tutto ciò che è sensoriale è amplificato in molte persone dello spettro, sia in eccesso che in difetto, infatti entrambi si presentano agli estremi con l’ipersensorialità e l’iposensorialità. È diverso anche l’oggetto dell’interesse, infatti spesso le persone autistiche tendono a concentrarsi sulle cose molto piccole e semplici da cui traggono un enorme benessere. Io personalmente provo un’immensa gioia quando osservo le bolle di sapone o i rumori della natura in un prato, quindi riesco a trovare del bello e del buono anche senza l’interazione continua di cui invece spesso le persone neurotipiche hanno bisogno per stare bene. Tuttavia è un falso mito che le persone autistiche non abbiano bisogno di relazioni interpersonali, anzi per me è vero il contrario. Tu sei molto impegnata anche nel campo del femminismo intersezionale. Qual è il legame tra questo e l’attivismo per l’autismo? Mi sono avvicinata all’attivismo per l’autismo in ambiti sempre medicalizzati, che fosse in compagnia di terapisti, genitori o insegnanti mi trovavo in ambienti che guardavano l’autismo come una malattia, concezione che è stata superata dalla comunità autistica. Lo sguardo sul mondo neurodiverso è ormai diventato attenzione verso una delle tante minoranze ed è questa visione che avvicina l’attivismo per la neurodiversità a quello del femminismo, con cui condivide la ricerca di diritti per quelle persone che non ne godono. Per me l’avvicinamento al femminismo è stato fondamentale perché da tempo volevo parlare dell’autismo al di fuori del 8


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