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TECNOLOGIE ALIMENTARI N.6 NOVEMBRE/DICEMBRE 2022
In copertina
2022: un anno di crescita e cambiamenti Redditività, riposizionamento del portafoglio, crescita e investimenti nelle persone. Sono i cardini attorno a cui sta attuandosi la strategia del Gruppo OQEMA, player europeo nella distribuzione di materie prime alimentari. È una fase di fermento anche per la sede italiana, sia per i risultati record sia per il rinnovamento del Board.
12 DOP e IGP valgono oltre un quinto del food
italiano
Il settore ha raggiunto nel 2021 il fatturato record di 19,1 miliardi di euro, mettendo a segno una crescita del 16%. Il ministro Lollobrigida: “Un modello vincente che vogliamo proteggere”.
22 Italia prima nell’export delle tecnologie per l’alimentare Centocinquanta espositori e tanti convegni a Cibus Tec Forum, nuovo format di Koeln Parma Exhibitions. Presentati i dati Nomisma: le soluzioni made in Italy rafforzano la leadership internazionale. Stati Uniti la destinazione principale.
28
Specialista nella lavorazione naturale dei cereali
Meurens Natural opera sia nel settore degli ingredienti biologici, di cui fu pioniere, sia in quello convenzionale, riservando a entrambi la stessa attenzione alla totale naturalità dei processi, a partire dall’idrolisi delle farine.
40 Qualità e velocità per rispondere ai cambiamenti del mercato Acquisendo l’acciaio da fornitori d’eccellenza e mantenendo al proprio interno tutte le lavorazioni, Bruno Wolhfarth non solo ha mantenuto le alte prestazioni delle sue pompe, ma anche la puntualità nelle consegne. Con il risultato di ampliare il parco clienti.
pag. 12
EDITORIALE
L’export traina le tecnologie italiane per il food (A. Bignami) 4
IN COPERTINA
2022: un anno di crescita e cambiamenti (A. Bignami) 6
ATTUALITÀ
DOP e IGP valgono oltre un quinto del food italiano 12 Notizie 14
Italia prima nell’export delle tecnologie per l’alimentare 22
APPUNTAMENTI
Dolci conferme 24 L’agenda 26
INGREDIENTI
Specialista nella lavorazione naturale dei cereali (A. Bignami) 28 Visitatori e innovazioni di qualità a FI Europe 32
AMBIENTE
I gusci di cozze e vongole assorbono la CO2 34
pag. 22 pag. 28 pag. 40
ENERGIA
Refrigeratori di processo a basso consumo 35
SCIENZA E TECNOLOGIA
Verificare l’autenticità dell’extravergine tracciando le olive 36
SICUREZZA
Controllo qualità e digitalizzazione nel settore vinicolo 37
MACCHINE
Confezionamento di prodotti granulari e in polvere 38
COMPONENTI
Qualità e velocità per rispondere ai cambiamenti del mercato (A. Bignami) 40 Controllo acqua di raffreddamento nella raffinazione del cioccolato 43
PACKAGING
Sistema adesivo senza solventi 44 Sealed Air ottiene il marchio Vegan 45
RUBRICHE
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L’EXPORT TRAINA LE TECNOLOGIE ITALIANE PER IL FOOD
Le tecnologie italiane per il food&beverage hanno confermato il loro primato internazionale, essendo risultate anche nella prima metà dell’anno che si sta chiudendo le più esportate nel mondo, davanti alla Germania. E segnano un ulteriore trend di crescita rispetto allo stesso periodo del 2021: +7,8%, per un valore complessivo di 1.722 milioni di euro. Sono numeri importanti quelli snocciolati dall’Osservatorio Machinery Nomisma in occasione di Cibus Tec Forum, nuovo format agile e ad alto tasso di innovazione che Koeln Parma Exhibitions ha voluto dedicare al settore delle macchine e attrezzature per l’industria alimentare. Se è vero che la tecnologia italiana per il food non ha bisogno di consacrazioni, poiché storicamente riconosciuta come il modello da seguire per il livello di meccanica, prestazioni e servizio, il quadro che è emerso all’evento inietta comunque po’ di fiducia in un periodo pieno di emergenze, che ora sfogano a livello economico nella febbre dell’inflazione, un periodo in cui la filiera alimentare continua a soffrire. Le esportazioni non hanno smesso in ogni caso di sostenere la produzione di tecnologia made in Italy per il processo e il confezionamento alimentare. Un comparto che ha compiuto passi avanti anche sul fronte della digitalizzazione. Durante un convegno del forum è stata analizzata una ricerca dell’Osservatorio Smart Agrifood su 135 imprese della trasformazione alimentare. I dati disegnano un settore aperto alla sperimentazione di soluzioni 4.0, sebbene in un contesto tecnologico ancora piuttosto basico: l’87% ha implementato almeno una tecnologia digitale, soprattutto software di gestione dei fornitori e del magazzino o dispositivi portatili. Un altro convegno ha toccato una questione forse ancora più dirimente in questa fase, ovvero le politiche europee su globalizzazione e transizione ecologica, due fenomeni che il dibattito in fiera ha cercato di mettere in sinergia e non in contrapposizione. Ci vorrà tempo per capire se possono davvero stare insieme. E lo si capirà a partire quasi certamente proprio dal settore alimentare, chiamato a sfide senza precedenti, come la demografia esplosiva del pianeta, l’approvvigionamento di materie prime, i cambiamenti climatici. Un orizzonte problematico su cui l’agroalimentare europeo e in primis quello italiano vogliono essere, come ha detto a Parma il parlamentare europeo ed ex ministro Paolo De Castro, una parte attiva della soluzione.
in copertina
Redditività, riposizionamento del portafoglio, crescita e investimenti nelle persone. Sono i cardini attorno a cui sta attuandosi la strategia del Gruppo OQEMA, player europeo nella distribuzione di materie prime alimentari. È una fase di fermento anche per la sede italiana, sia per i risultati record sia per il rinnovamento del Board.
a cura di OQEMA
2022: UN ANNO DI CRESCITA E CAMBIAMENTI
I cambiamenti nel contesto aziendale creano rischi, ma anche opportunità. Rispondere a tali cambiamenti in modo creativo permette a OQEMA di prepararsi e di dare forma al futuro. Per plasmarsi e svilupparsi ulteriormente, il Gruppo integra le novità nei processi aziendali, per anticipare i cambiamenti e adattarsi a essi affinando costantemente la strategia e il set di strumenti. OQEMA mette in discussione ciò che tutti vogliono e lo modifica in modo che funga da punto fermo per guidare il lavoro quotidiano. Questo significa essere sempre all’avanguardia, accettare la concorrenza e puntare all’eccellenza per offrire il meglio possibile: “È questo che ci permette di rimanere in gioco”, sottolinea
Patrick Barthels: “Stiamo ampliando il portafoglio e le competenze: abbiamo una chiara consapevolezza del nostro dovere di distributori di diventare più sostenibili”
Hartmut Kunz, CFO del Gruppo.
Renato Quinto, amministratore con delega alle vendite, acquisti e logistica di OQEMA Italia, descrive quali sono le quattro opportunità che il Gruppo sta sviluppando per raggiungere il livello di eccellenza che si prefigge.
1) AUMENTO DELLA REDDITIVITÀ
“Il primo punto di forza in un mercato competitivo è la redditività. Questa può essere determinata da una struttura dei costi più competitiva o da margini più elevati. La redditività ci dà lo spazio e i fondi per investire e ci aiuta a resistere ai periodi di magra; ci dà la capacità di resistere agli attacchi e alle anomalie del mercato: ci garantisce semplicemente di resistere. Per raggiungere questo obiettivo, dobbiamo rafforzare ed espandere la nostra struttura HUB a livello di gruppo in Europa, sfruttare le sinergie, tenere il passo con la digitalizzazione e automatizzare dove possibile. Verificare costantemente ciò che ci serve davvero e ciò che è una zavorra. Rimanere snelli e flessibili diventerà uno dei nostri
principi fondamentali per rimanere al passo con i tempi. Questo principio aumenterà la sfera di influenza individuale di ogni singola persona: continueremo a battere nuove strade e il futuro rimarrà entusiasmante”.
2) RIPOSIZIONAMENTO DEL PORTAFOGLIO
“Ottenere il miglior portafoglio di prodotti è uno degli obiettivi del Gruppo.
Chi dimostra se abbiamo ragione o torto? I nostri clienti!
Essi sono al centro delle nostre attività. Per soddisfare le loro esigenze, siamo spinti a continuare a sviluppare il nostro portafoglio – la nostra offerta al mercato – identificando le tendenze e incorporando prodotti che riteniamo essenziali per il futuro. Coglieremo le opportunità, investiremo in nuove partnership e amplieremo le nostre conoscenze e competenze in linea con le esigenze del mercato. Il nostro portafoglio continuerà a essere composto da tre segmenti –inorganici, organici e specialità – che coprono tutti i settori dei nostri clienti, ma la loro composizione migliorerà costantemente, con una forte attenzione alle specialità. Completano il nostro piano attività di key account orientate al cliente e una forte attenzione al settore, basata su una conoscenza approfondita del settore stesso, per migliorare i nostri prodotti e servizi”.
3) INTENSIFICARE LA CRESCITA
“Il mercato della distribuzione chimica è interessato da un continuo processo di consolidamento. Da decenni vi prendiamo parte acquisendo aziende e integrando concorrenti, ma allo stesso tempo facciamo crescere le nostre attività esistenti. Per sopravvivere sul mercato dobbiamo identificare e cogliere le opportunità di crescita, rimanendo flessibili e vigili. Entrambi i fattori di crescita – da un lato la crescita organica basata su eccellenti attività di vendita e sull’i-
Il magazzino dei prodotti per il settore alimentare nella sede italiana
dentificazione precisa delle esigenze dei clienti, dall’altro le acquisizioni intelligenti di operatori di mercato e di aziende della stessa linea di business – dovrebbero andare di pari passo per guidare la crescita complessiva desiderata. In questo modo creeremo una solida rete europea che ci darà la base per realizzare le nostre idee e affermarci come uno dei principali partner per la distribuzione di prodotti chimici in Europa”.
4) INVESTIRE NELLE PERSONE
“Crescere conoscendo. Nel mezzo di un mercato in rapida evoluzione e di una digitalizzazione sempre più spinta, OQEMA sta modificando il proprio portafoglio e riorientando la propria strategia. Questi sviluppi richiedono flessibilità e disponibilità da parte di ogni dipendente a sviluppare continuamente le proprie competenze.
Crediamo che la creazione di un ambiente di lavoro collaborativo sia fondamentale, soprattutto in tempi di cambiamento: ci prenderemo ancora più cura gli uni degli altri. Vogliamo imparare da e con gli altri. Tutti i dipendenti possono eccellere e saranno aiutati a progredire nel loro percorso di carriera. Questo è un fattore
di successo fondamentale per l’attuazione della nostra strategia”.
PATRICK BARTHELS È STATO NOMINATO CEO DEL GRUPPO OQEMA
“È impossibile sostituirmi”, afferma Peter Overlack, CEO del Gruppo OQEMA, “e non abbiamo nemmeno provato a farlo... ( ride,ndr ). Tuttavia, con Patrick Barthels che segue le mie orme, ho un degno successore che conosce molto bene il Gruppo OQEMA. È dinamico, altamente orientato alle vendite e una brava persona”, continua Overlack, aggiungendo che l’esperienza e la competenza di Patrick Barthels sono caratteristiche eccellenti per la continua crescita del Gruppo OQEMA, crescita per la quale ha già condiviso una grande quantità di responsabilità negli ultimi anni.
Patrick Barthels è entrato a far parte del Gruppo OQEMA nel 2016, dopo l’esperienza in Shell Chemicals. Dal 2020 fa parte del comitato esecutivo in qualità di Chief Sales Officer. Il suo futuro ruolo di Chief Executive Officer del Gruppo OQEMA continuerà ad avere una forte attenzione agli acquisti e alle vendite.
“Sono lieto di continuare ad avere un ruolo attivo nella creazione di
OQEMA. Con la nostra Vision 2027, stiamo intraprendendo un viaggio verso una presenza ancora più forte in Europa. Stiamo ampliando continuamente il nostro portafoglio e le nostre competenze e abbiamo una chiara consapevolezza del nostro dovere di distributori di diventare più sostenibili. Ad esempio, i nostri impianti di riciclaggio interni sono un punto di riferimento nel settore per quanto riguarda l’economia circolare”, sottolinea Patrick Barthels. Dopo aver studiato economia in combinazione con l’ingegneria di processo (amministrazione aziendale orientata alla tecnologia), presso l’Università di Scienze Applicate di Stoccarda, Patrick Barthels ha iniziato la sua carriera presso l’Istituto Fraunhofer per l’Ingegneria Industriale IAO di Stoccarda e ha ricoperto varie posizioni presso un fornitore di automobili prima di passare alla società Shell, dove ha supervisionato la logistica per Lubricants Europe. È entrato a far parte del team di gestione del Downstream DACH e, più recentemente, ha ricoperto il ruolo di Commercial Manager Solvents Europe/AF/ME a Rotterdam. Patrick Barthels è diventato Amministratore Delegato del Gruppo OQEMA il 1° luglio 2022; Peter Overlack ricoprirà il ruolo di Co-CEO fino a ottobre prima di passare al Consiglio di Sorveglianza per diventare Presidente del Gruppo OQEMA. Patrick Barthels ha ringraziato Peter Overlack, proprietario del Gruppo e CEO di lunga data, per la “fiducia e il percorso comune intrapreso insieme finora e da proseguire in futuro. Considero un’eccezionale dimostrazione di fiducia il fatto di essere stato scelto come primo CEO del Gruppo che non ha un membro della famiglia nel Comitato esecutivo. Continuerò a svolgere i miei compiti con l’energia e la correttezza che essi richiedono. La nostra forte crescita negli ultimi anni è stata possibile solo grazie al nostro
Matthias Mirbach: “Con l’acquisizione di Tecnufar Iberica, il Gruppo OQEMA amplia ulteriormente la propria infrastruttura concentrandosi sull’espansione della rete dei magazzini”
grande spirito di squadra. Questo spirito di squadra, unito alla strategia, rimarrà alla base del nostro successo anche in futuro. Vogliamo rimanere un’azienda particolarmente incentrata sulle persone”.
PHILIPP JUNGE È IL NUOVO DIRETTORE OPERATIVO DEL GRUPPO
Philipp Junge ha assunto il ruolo di Direttore Operativo del Gruppo OQEMA a partire dal 1° giugno, unendosi a Patrick Barthels e Hartmut Kunz per formare il nuovo gruppo dirigente.
“L’arrivo di Philipp Junge rappresenta un volto nuovo per una posizione rilevante. Per noi era importante trovare una persona che si integrasse bene con il nostro gruppo dirigente esistente e che avesse una mentalità affidabile e precisa, saggezza e buon senso. Ci auguriamo che Philipp guidi la crescita del Gruppo OQEMA nel suo ruolo di Direttore operativo dell’azienda, lavorando insieme a Patrick Barthels e Hartmut Kunz”, ha dichiarato Peter Overlack, Amministratore
delegato del Gruppo OQEMA. Dopo 14 anni di incarichi dirigenziali, Philipp Junge lascia l’azienda chimica specializzata Lanxess per affrontare nuove sfide presso il Gruppo OQEMA.
Philipp Junge ha recentemente guidato il programma di mobilità elettrica e di economia circolare del comitato esecutivo di Lanxess.
“Sono sempre stato interessato a far crescere le aziende in modo strategico utilizzando un approccio creativo ma strutturato, ed è questo che mi ha stimolato del Gruppo OQEMA come azienda e datore di lavoro”, ha dichiarato Philipp Junge, aggiungendo: “Credo che nei prossimi anni potremo crescere ulteriormente in modo strutturato, per far sì che la nostra presenza in Europa diventi ancora più forte”.
Philipp Junge ha conseguito una laurea in economia internazionale presso l’Università del Surrey e un master in relazioni internazionali presso l’Università di Bristol. Ha iniziato la sua carriera lavorando come consulente per Roland Berger. Ha lavorato presso la società di consulenza leader per quattro anni prima di iniziare a lavorare in Lanxess nel 2008.
Inizialmente Philipp si è occupato di sviluppo commerciale presso Lanxess, ma nel 2010 ha assunto la responsabilità dell’attività globale di additivi lubrificanti del gruppo presso la filiale Rhein Chemie Rheinau GmbH.
Questa posizione lo ha visto responsabile di un riallineamento organizzativo e, come parte di questo, del business degli additivi per la gomma. I suoi compiti principali comprendevano l’attenzione alla crescita organica e l’integrazione delle culture, dei prodotti e dei servizi delle aziende e dei portafogli acquisiti. Nel 2017 Philipp è diventato responsabile della Business Unit di Rhein Chemie, con la responsabilità generale degli additivi e dei coloranti per gomma e dei 12 siti produttivi a livello globale. Nel 2020, Philipp si è occupato della creazione di una nuova business unit EV e mobilità circolare presso Lanxess. Nel Gruppo OQEMA, è entrato a far parte del nuovo comitato esecutivo come Chief Operating Officer a partire dal 1° giugno 2022. Il suo sguardo è già rivolto ai suoi progetti futuri: “Non vedo l’ora di incontrare il team, i clienti e i partner commerciali e di contribuire al successo di OQEMA nei prossimi 100 anni”. Philipp Junge sarà responsabile delle vendite nell’Europa meridionale e orientale, del segmento delle specialità, della logistica, della sostenibilità e dei servizi in tutta Europa, nonché della strategia del Gruppo OQEMA.
HUB SUD EUROPEO: LE ACQUISIZIONI DEL 2022
Renato Quinto sottolinea quanto le sinergie di Gruppo possano rappre-
Renato Quinto, amministratore con delega alle vendite, acquisti e logistica di OQEMA Italia
sentare un punto di forza e di crescita in un mercato sempre più dinamico e in cambiamento e ci racconta quali acquisizioni hanno visto coinvolta l’HUB Sud Europeo di cui OQEMA Italia fa parte. Prima acquisizione del 2022, Tecnufar con sede principale a Madrid. Con questa acquisizione, il Gruppo OQEMA accresce il proprio business alimentare aggiungendo ingredienti e additivi alimentari innovativi, sostenibili e di alta qualità al proprio portafoglio esistente e rafforza la posizione di OQEMA sul merca-
Renato Quinto:
“Il nostro portafoglio continuerà a essere composto da tre segmenti –inorganici, organici e specialità –con una forte attenzione alle specialità”
to iberico in questo settore. Fondata nel 1994, Tecnufar Iberica S.L. è un fornitore di ingredienti e additivi alimentari innovativi, sostenibili e di alta qualità. L’azienda si concentra su ingredienti e applicazioni di nicchia e di valore superiore, fornendo servizi affidabili e a valore aggiunto ai clienti e ai committenti che rappresentano nella regione ed è attiva sul mercato iberico da quasi 30 anni. “Con questa acquisizione, il Gruppo OQEMA amplia ulteriormente la propria infrastruttura concentrandosi sull’espansione della rete dei propri magazzini”, commenta Matthias Mirbach (HUB Leader Southern Europe and Member of Executive Committee). “Il Gruppo Orosolv, con i suoi magazzini, lo stoccaggio di prodotti sfusi, le strutture di assistenza e l’elevato livello di competenza tecnica, ci offre grandi opportunità di espansione del nostro portafoglio e di servizi a valore aggiunto per i nostri clienti”. Dopo Tecnufar, è stata la volta di Orosolv, azienda con sede a
Oyonnax, nella valle francese delle materie plastiche (Ain) e a Brignais, vicino a Lione, con un totale di oltre 20 dipendenti, due sedi di magazzino, strutture logistiche, di miscelazione e di reimballaggio.
Hartmut Kunz aggiunge: “Il Gruppo Orosolv distribuisce tutti i tipi di prodotti chimici, lubrificanti, fluidi per il trasferimento di calore, prodotti per il trattamento delle superfici, vernici e raccoglie e tratta i rifiuti industriali. Si tratta di un’ottima aggiunta al nostro portafoglio esistente in questa regione e alla fitta e forte rete europea di cui già disponiamo”.
LA SEDE ITALIANA DEL GRUPPO OQEMA
Il 2022 è stato un anno di cambiamenti anche per la sede italiana, a partire dal completo rinnovamento del Board anzitutto la nomina di un nuovo presidente di grandissima esperienza, Matthias Mirbach, e a seguire l’ingresso dei due Managing directors Laura Cellerino, già CFO, e Renato Quinto.
I risultati del 2022 e i commenti di Laura Cellerino: “Dopo un eccellente 2021, miglior anno di sempre per ricavi e utile, anche il 2022 si avvia alla chiusura con un risultato ancora più importante in termini di fatturato e una notevole marginalità.
Grazie alla nostra solidità e agli eccellenti rapporti con i produttori abbiamo potuto gestire una situazione di mercato assolutamente sfidante caratterizzata dalla volatilità dei prezzi e dalla disponibilità discontinua di molte delle materie prime che trattiamo. Abbiamo investito nella nostra organizzazione e continueremo a farlo, con un focus particolare sulle tecnologie digitali che ci permetteranno di cogliere con prontezza sempre maggiore gli spunti di un mercato che cambia con grande rapidità . Il nostro obiettivo – conclude Laura – è creare una struttura all’interno della quale ogni collaboratore possa esprimere il proprio talento, al servizio del cliente”.
LE ORATE E I BRANZINI DI AQUA DE MÂ ALLEVATE NEL GOLFO DI OROSEI
L’impianto di acquacoltura off-shore Aqua De Mâ, che dal 2000 si occupa di allevamento in mare aperto in Liguria, porta le sue orate e branzini nelle acque cristalline del Golfo di Orosei in Sardegna. L’azienda offre un prodotto di alta qualità e sicurezza alimentare, garantendo massima tracciabilità e sostenibilità nel processo di allevamento. La nuova produzione dell’impianto è già disponibile in Sardegna ed è integrata nella rete commerciale sviluppata da Aqua De Mâ nel corso dei vent’anni di attività. In Lombardia i prodotti sono disponibili nei punti vendita Iper e UNES. Aqua De Mâ è la prima società italiana a svolgere integralmente il proprio ciclo di produzione in mare aperto, a oltre un miglio dalla costa, per poter offrire pesci cresciuti in un ambiente naturale e con un ciclo di sviluppo e alimentazione del tutto simile a quello dei pesci selvatici. Il nuovo impianto di Orosei dispone di 8 vasche in mare aperto nelle quali i pesci allevati godono di spazi di vita ottimali nel rispetto del loro ciclo vitale. La crescita non forzata rispetta il metabolismo naturale dei pesci, seguendo il naturale svolgersi delle stagioni, senza forzature esterne. Per raggiungere un peso di 400 grammi orate e branzini impiegano oltre 18 mesi.
Da sempre le scelte produttive sono state impostate per garantire la massima qualità possibile sul mercato: dalla scelta del tipo di allevamento off-shore al sito in cui allevare il pesce, fino al costante monitoraggio della qualità delle acque circostanti; caratteristiche che permettono di certificare un prodotto che si distingue per qualità organolettica e nutrizionale, sicurezza alimentare e igienico sanitaria.
Per questi motivi l’azienda ha scelto di replicare l’esperienza ventennale nel nuovo impianto nel Golfo di Orosei, confermando la propria presenza in due dei siti naturali più incontaminati del Paese. “Da oltre vent’anni Aqua de Mâ è un esempio di allevamento all’avanguardia e sostenibile, oltre a rappresentare una grande risorsa per la produttività e l’economia di Lavagna e della Liguria”, ha commentato l’ingegner Roberto Có, amministratore delegato di Aqua De Mâ. “Essere stati accolti in un sito naturale come quello del Golfo di Orosei ci permette di replicare il ciclo produttivo consolidato in 20 anni di esperienza in Liguria e offrire ai consumatori un prodotto che rispetti tutti i parametri di sicurezza alimentare e tutela dell’ambiente marino”.
Dopo lo squacquerone senza lattosio, Caseificio Comellini certifica con il Marchio Lfree nella sua variante azzurra lactose-free la Casatella e il Formaggio di Castel San Pietro, le due specialità senza lattosio che, grazie anche al caglio vegetale estratto dal cardo selvatico, portano sul mercato formaggi innovativi con lo stesso sapore di quello tradizionale. A partire da quest’anno, infatti, Caseificio Comellini ha intrapreso il percorso di certificazione dei propri formaggi delattosati con il Marchio Lfree, l’unica certificazione riconosciuta a livello italiano ed internazionale che garantisce i prodotti lactose free, senza lattosio.
L’iter di certificazione con il Marchio Lfree ha comportato le verifiche documentali, la visita ispettiva da parte dell’Ente di certificazione accreditato CCPB e le prove analitiche eseguite sul prodotto fini -
to. Tutto questo processo ha quindi confermato l’assenza di lattosio ben al di sotto del limite ministeriale, arrivando ad un contenuto residuo inferiore a 0,001%: “Si tratta di un ulteriore tassello che con -
valida un processo di produzione innovativo nel rispetto della tradizione, garantendo al consumatore qualità, affidabilità, sicurezza e una corretta informazione”, dichiara Luca Comellini, amministratore delegato di Caseificio Comellini Spa. “I nostri prodotti senza lattosio sono nati per andare incontro alle esigenze alimentari di chi è intollerante o vegetariano, ma sono buoni per tutti e costituiscono un’alternativa più leggera e gustosissima, perché mantengono intatti i sapori e gli aromi dei formaggi tradizionali”.
Della linea senza lattosio fanno parte: squaquerone, casatella, formaggio di Castel San Pietro e stracchino.
Il settore ha raggiunto nel 2021 il fatturato record di 19,1 miliardi di euro, mettendo a segno una crescita del 16%. Il ministro Lollobrigida: “Un modello vincente che vogliamo proteggere”.
DOP E IGP VALGONO OLTRE UN QUINTO DEL FOOD ITALIANO
Dopo un 2020 segnato dalla pandemia, nel quale il settore aveva comunque mostrato una buona capacità di tenuta e continuità produttiva, il comparto del cibo e del vino DOP IGP nel 2021 raggiunge un valore complessivo alla produzione pari a 19,1 miliardi di euro (+16,1% su base annua) e un export da 10,7 miliardi di euro (+12,8%), come riporta il ventesimo Rapporto Ismea-Qualivita. Sono risultati record che portano a quota 21% il contributo del comparto DOP IGP al fatturato complessivo del settore agroalimentare nazionale, un quadro che delinea una grande forza propulsiva da parte delle filiere dei prodotti DOP IGP, espressione di un patrimonio economico per sua natura non delocalizzabile, frutto del lavoro coeso di un sistema complesso e organizzato che in tutto il territorio nazionale coinvolge 198.842 operatori e 291 consorzi di tutela autorizzati dal Ministero.
“Tutelare le eccellenze agroalimentari del nostro territorio,
difendere la loro unicità e territorialità, affermare un modello centrato sulla qualità del prodotto e del lavoro sono al centro dell’impegno del Ministero”, afferma il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida. “L’analisi del ventesimo Rapporto Ismea-Qualivita dimostra ancora una volta come grazie alla distintività e alla tradizione delle nostre produzioni il made in Italy si dimostri vincente in Italia e all’estero, con numeri in crescita rispetto agli scorsi anni. Proprio per questo siamo convinti che la difesa di un modello che mette al centro i produttori e i consumatori possa contribuire a valorizzare ancor di più il prezioso lavoro dei consorzi e promuovere la dieta mediterranea, sinonimo di cibo salutare e sicuro. È mia ferma intenzione proteggere le nostre eccellenze, patrimonio della nostra comunità nazionale, e contrastare in ogni sede qualsiasi produzione che rischia di spezzare il legame millenario tra agricoltura
e cibo, fino alle omologazioni alimentari, di cui il cibo sintetico rappresenta la forma più estrema”.
UN SETTORE CHE FATTURA IL 21% DELL’AGROALIMENTARE NAZIONALE
La produzione certificata DOP IGP agroalimentare e vinicola nel 2021 raggiunge un valore di 19,1 miliardi di euro un dato che, dopo il segnale di stop del 2020 (-2% su base annua), riprende con un +16,1% il trend di crescita degli ultimi dieci anni. Il comparto cibo DOP IGP sfiora gli 8 miliardi di euro (+9,7%), mentre il settore vitivinicolo supera gli 11 miliardi di euro (+21,2%), valori record che portano per la prima volta a quota 21% il contributo della Dop economy al fatturato complessivo del settore agroalimentare nazionale: più di un euro su cinque del cibo e del vino italiano è generato da prodotti DOP IGP.
EXPORT: SUPERATI I
10 MILIARDI GRAZIE AL RECUPERO
NEI PAESI EXTRA-UE
Sul fronte delle esportazioni, le DOP IGP agroalimentari e vitivinicole nel 2021 raggiungono i 10,7 miliardi di euro, per un peso del 21% nell’export agroalimentare italiano complessivo, un risultato che è somma di un “doppio record” con il cibo a 4,41 miliardi di euro e un +12,5% su base annua e il vino a 6,29 miliardi di euro (+13,0%). In particolare si registrano crescite a due cifre per le principali
categorie, dai formaggi (+15%) agli aceti balsamici (+11%) ai prodotti a base di carne (+13%). Il vitivinicolo è trainato dai vini DOP (+16%), con in testa gli spumanti (+25%).
FILIERE IN CRESCITA IN 18 REGIONI
Relativamente agli impatti economici delle filiere DOP IGP, il 2021 fa registrare una crescita per 18 regioni su 20, con oltre la metà dei casi che segnano variazioni percentuali a doppia cifra. Le quattro regioni del Nord-Est rafforzano il ruolo di traino economico, superando per la prima volta complessivamente i 10 miliardi di euro. Salgono anche Nord-Ovest (+10,8%) e Centro (+15,5%). Particolarmente significativo il dato per “Sud e Isole”, unica area in crescita nel 2020 (del +7,5%), nel 2021 segna un ulteriore +13,2%.
L’agroalimentare italiano DOP IGP STG coinvolge 85.601 operatori, 167 consorzi autorizzati e 43 organismi di controllo. Nel 2021 raggiunge i 7,97 miliardi di euro di valore alla produzione mettendo a segno un incremento del +9,7% in un anno e del +26% nel decennio. Al consumo il comparto tocca quota 15,82 miliardi di euro per un +4,5% su base annua. Prosegue anche nel 2021 la corsa dell’export con 4,41 miliardi di euro (+12,5% sul 2020), un valore raddoppiato dal 2011 (+99,6%). I mercati principali si confermano gli USA (832 milioni di euro), la Germania (791 milioni di euro), la Francia (601
milioni), il Regno Unito (210 milioni) e la Spagna (205 milioni).
ANNO RECORD PER IL VINO ITALIANO DOP IGP
Il settore vitivinicolo italiano DOP IGP coinvolge 113.241 operatori, 124 consorzi autorizzati e 12 organismi di controllo. Nel 2021 si registrano 27 milioni di ettolitri di vino imbottigliato (+10,9% in un anno), il valore della produzione sfusa raggiunge i 3,85 miliardi di euro e segna un +19,1% sul 2020, mentre il valore del vino imbottigliato DOP e IGP nel 2021 supera gli 11,16 miliardi di euro per un +21,2% su base annua. L’incremento del valore è attribuibile principalmente ai vini DOP (+22%) rispetto alle IGP (+16%) e sono soprattutto le grandi denominazioni che trainano la crescita del settore. L’export raggiunge 6,29 miliardi di euro, per un +13% su base annua e un trend del +74% dal 2011, con un recupero dei Paesi extra-UE a partire dagli USA (+17,6%), primo mercato di destinazione con 1,58 miliardi di euro, a cui seguono Germania (940 milioni di euro), Regno Unito (707 milioni), Svizzera (376 milioni) e Canada (362 milioni).
LA GDO TIENE ANCHE NEL POST-PANDEMIA
Dopo il balzo degli acquisti nella Grande Distribuzione Organizzata del 2020, di riflesso alla pandemia e alle restrizioni sugli altri canali, che per il paniere DOP IGP si è tradotto in una progressione della spesa del +6,4% (+9,7% considerando le sole vendite a peso fisso), l’analisi del 2021 e dei primi nove mesi del 2022 mostra una sorprendente tenuta dei risultati nella GDO. Nel 2021 le vendite in valore di cibo e vino DOP IGP hanno registrato su base annua una lievissima flessione (-0,5%) che diventa variazione positiva considerando solo le vendite a peso fisso (+0,7%), un trend confermato anche nei primi nove mesi del 2022. Le vendite dei principali prodotti DOP IGP nella GDO italiana superano i 5 miliardi di euro di giro di affari.
LA GESTIONE EFFICIENTE DELL’ACQUA NELLA RISICOLTURA
Al congresso europeo del riso si è parlato delle pratiche agronomiche e delle tecniche di coltivazione che favoriscono un uso sostenibile della risorsa idrica e la mitigazione delle emissioni di gas serra.
Sostenibilità agronomica e ambientale della risicoltura, di questo e di molti altri temi legati all’attualità, anche alla luce delle conseguenze dei cambiamenti climatici, si è discusso durante il 2° Congresso Europeo del riso che si è tenuto lo scorso novembre a Milano. Ad aprire gli interventi il dirigente del Dipartimento di agronomia e protezione delle colture del Centro Ricerche sul riso, Marco Romani, che ha approfondito le pratiche agronomiche e le tecniche di coltivazione privilegiate per un uso sostenibile della risorsa idrica e per la mitigazione delle emissioni di gas serra.
La tecnica sostenibile della sommersione invernale
Partendo dalla premessa che la risicoltura non spreca acqua perché il sistema complesso delle risaie permette di trattenere provvisoriamente l’acqua proveniente dalle Alpi e restituirla successivamente ai fiumi, completando il suo ciclo naturale, tra le tecniche di coltivazione citate da Romani c’è la sommersione invernale. Questa pratica agronomica, che consiste nella sommersione degli appezzamenti alla fine della stagione colturale per un periodo che va dall’autunno-inverno fino all’inizio della primavera successiva, consente di ricaricare il livello della falda freatica in una stagione in cui l’acqua è abbondante poiché non necessaria ad altre colture, come quella del mais o della soia. Un altro effetto positivo della sommersione invernale si riscontra sulla degradazione dei residui colturali che, da un lato, rilascia nel terreno preziosi nutrienti per la coltura e, dall’altro, riduce le emissioni di metano nell’atmosfera. Anche la pratica AWD (Alternate Wetting and Drying), che prevede l’alternanza di sommersioni e asciutte nella risaia, si è dimostrata una strategia vincente per mitigare le emissioni di gas serra, visto che contribuisce a una rapida degradazione delle paglie.
La protezione della biodiversità
La tutela della biodiversità animale e vegetale è un altro privilegio che la coltivazione sostenibile di riso può vantare. Durante il Congresso ne ha parlato François Clement, direttore e responsabile tecnico del Centre Français du Riz, in riferimento alla ricchezza floro-
faunistica presente nella zona della Camargue, dove le risaie sono in grado di preservare l’habitat delle zone umide e di fungere da terreno di alimentazione e riproduzione, ospitando una moltitudine di specie animali, tra cui anfibi, insetti e uccelli.
Il terzo intervento della mattinata, a cura di Pedro Monteiro, vice presidente di Casa do Arroz, ha messo in luce l’unicità del patrimonio varietale del riso japonica portoghese, in particolare del Carolino, la cui superficie di coltivazione si estende su circa 30.000 ettari distribuiti nelle aree prossime ai tre fiumi più importanti del Portogallo: Mondego, Tejo e Sado. I portoghesi, definiti “gli asiatici dell’Europa”, possiedono il primato del più alto consumo pro-capite annuo dell’UE, con 200.000 tonnellate di riso bianco consumato.
Diffondere conoscenza sul riso made in EU
Il Congresso è stato preceduto da una conferenza stampa, inaugurata con il saluto dell’assessore all’agricoltura, alimentazione sistemi verdi di Regione Lombardia, Fabio Rolfi, durante la quale il direttore generale di Ente Nazionale Risi, Roberto Magnaghi, il vice presidente di Casa do Arroz, Pedro Monteiro, e il direttore e responsabile tecnico del Centre Français du Riz, François Clement, in rappresentanza del Syndicat des Riziculteurs de France et Filière hanno presentato agli stakeholder italiani gli obiettivi del progetto di cui sono promotori, Sustainable EU Rice - Don’t Think Twice. Un programma triennale finanziato con il supporto dell’Unione Europea la cui ambizione è quella di diffondere conoscenza sulla produzione risicola e sugli utilizzi in cucina del riso Made in EU e rafforzare la consapevolezza del valore della risicoltura in termini di sostenibilità e tutela delle risorse naturali.
La mattinata si è conclusa con uno show cooking interattivo che ha saputo mettere in evidenza la versatilità del riso europeo nella preparazione di tre diverse ricette in rappresentanza dei Paesi target: riso di Camargue ai frutti di mare come a Marsiglia (accompagnato da una bouillabaisse), risotto con una crema di gorgonzola e pesto di erbe di campo autunnali con la varietà Carnaroli e un arroz de Cabidela preparato col cappone.
PROSCIUTTO DI SAN DANIELE: UN IMPIANTO MIGLIORERÀ IL RECUPERO DEL SALE ESAUSTO
Il Consorzio del Prosciutto di San Daniele annuncia l’apertura di un impianto per il recupero del sale esausto e delle salamoie che sarà avviato nella primavera del 2023 a circa 15 chilometri dalla città di San Daniele del Friuli, in provincia di Udine. Con questo innovativo progetto, il Consorzio si è posto l’obiettivo di incrementare le iniziative a supporto della circolarità della filiera come la valorizzazione del rifiuto e la riduzione dell’impatto ambientale del sistema produttivo. L’impianto sarà dotato di macchinari ad alto contenuto tecnologico che permetteranno di vagliare e sottoporre il sale ad un lavaggio igienizzante, mentre la salamoia verrà purificata sfruttando specifici processi chimico-fisici e biologici. In questo modo il cloruro di sodio verrà cristallizzato e confezionato per poi essere riutilizzato – ad esempio come antigelo per le strade, nella concia delle pelli o per altri usi industriali diversi da quelli alimentari – mentre l’acqua verrà fatta evaporare e reimmessa nel ciclo naturale.
Il sale, oltre alle cosce di suino italiano, è l’unico ingrediente ammesso dal Disciplinare di produzione del Prosciutto di San Daniele DOP. Agli inizi del processo produttivo, nella fase della salatura, ogni coscia viene ricoperta dall’elemento salino e riposta nelle apposite celle per alcuni giorni. Al termine di questa lavorazione ne viene recuperata l’eccedenza dai prosciutti insieme alla salamoia, per essere totalmente raccolti e smaltiti.
Il riciclo degli scarti è stato gestito e coordinato dal Consorzio del Prosciutto di San Daniele fin dal 2009 per tutti i 31 produttori, con una media annua di sale recuperato di circa 3.700 tonnellate. Grazie a questo impianto si stima che potranno essere recuperate circa 8.000 tonnellate di sale e salamoie. La vicinanza alla città di San Daniele di Friuli permetterà di abbattere le emissioni di CO2 derivanti dal trasporto su gomma, oggi smaltiti a oltre 350 km di distanza dalla zona di produzione.
CSQA CERTIFICA LE PRIME DUE INDICAZIONI GEOGRAFICHE INDONESIANE
Sono state certificate da CSQA le prime due indicazioni geografiche indonesiane, frutto di “Arise+ Indonesia”, il progetto internazionale di sostegno al commercio al centro del quadro di cooperazione tra la UE e il Paese asiatico. Dopo una missione formativa in Italia per conoscere il diffuso modello italiano delle DOP IGP agroalimentari, il progetto chiude il suo primo importante step operativo. A rappresentare l’Indonesia tra le DOP IGP mondiali saranno due prodotti iconici del maggiore stato-arcipelago del mondo, il sale marino Garam Amed Bali/Bunga Garam Amed Bali DOP e lo zucchero di coc-
co Kulonprogo Coconut Sugar. Il Garam Amed Bali (sale) e il Bunga Garam Amed Bali (fior di sale) sono dei sali marini raccolti manualmente e prodotti con metodi tradizionali da oltre 700 anni nella regio -
ne di Amed sull’isola di Bali. A sostenerne la produzione è una filiera di 20 operatori che da generazioni portano avanti il prodotto di eccellenza. Il 14 ottobre 2022 la DOP è stata ufficialmente registrata a livello
UE concludendo gli step per l’ingresso sul mercato come produzione certificata.
Il Kulonprogo Coconut Sugar è uno zucchero di cocco, celebre per il gusto e l’aroma speciali dovuti all’ambiente naturale, al suolo e al clima dell’area di Kulon Progo. È frutto di una filiera costituita da 13 aziende di raccolta, 283 operatori agricoli e 4 confezionatori con una produzione stimata di 200.000 kg. Ricevuta la dichiarazione di conformità e stabilito il piano dei Controlli da CSQA, questo prodotto è in attesa della conclusione del percorso di inserimento nel registro europeo delle DOP IGP.
UN PROGETTO PER SVILUPPARE PRODOTTI A BASE DI MICROALGHE
Le microalghe, note anche come fitoplancton, sono diventate oggetto di grande attenzione poiché rappresentano una fonte di proteine più sostenibile rispetto ad altre fonti convenzionali, per esempio il bestiame. Sono minuscoli microrganismi vegetali che vivono in vari ambienti acquatici, dove costituiscono la base della maggior parte delle catene alimentari.
Le microalghe sono costituite da un’unica cellula o da un piccolo numero di cellule riunite in una struttura molto semplice, che può crescere rapidamente e moltiplicarsi in una grande biomassa ricca di sostanze nutritive. Presentano forme e colori diversi e possono essere utilizzate per molti scopi industriali, dagli alimenti ai mangimi, dai cosmetici alla produzione di biocarburanti. Tra le specie di microalghe più note troviamo la spirulina e la clorella, utilizzate negli integratori alimentari.
Oltre ad avere un alto contenuto pro -
teico, contengono anche nutrienti preziosi come composti fenolici, vitamine e minerali.
In Europa l’uso delle microalghe come alimento è ancora piuttosto raro ai più e pertanto è interessante scoprire in che modo i nuovi prodotti a base di questi microrganismi vegetali vengono accolti dai consumatori. Cercare di realizzare nuovi prodotti alimentari con proprietà nutrizionali migliorate e senza compromettere le proprietà sensoriali quali il gusto e la consistenza è indubbiamente una sfida complessa.
Tra gli alimenti arricchiti di microalghe attualmente in fase di sviluppo troviamo:
il pane, le creme vegetali e gli snack, tra cui muffin, grissini e cracker. Questi prodotti alimentari sono in fase di sviluppo e test come parte del progetto ProFuture finanziato dalla UE nell’ambito di Horizon 2020 con l’obiettivo di aumentare la produzione di microalghe e preparare il mercato all’accettazione
delle proteine da microalghe come ingrediente per prodotti alimentari e mangimi innovativi e sostenibili. Il progetto segue una strategia multilivello dal laboratorio alla produzione su grande scala, che vede tutti i partners lavorare congiuntamente per ottimizzare la filiera produttiva delle microalghe, dalla coltivazione fino al prodotto finale che arriva sulla tavola dei consumatori. Al progetto, avviato alla fine del 2019, partecipano 31 organizzazioni europee che si occupano di ricerca, creazione di prodotti, valutazioni ambientali, studi sui consumatori, aspetti legali e comunicazione.
COOP è uno dei partner del progetto ProFuture: partecipa nelle prove con consumatori per valutare l’accettabilità dei nuovi prodotti e per divulgare informazioni relative al progetto. Il coordinamento è affidato all’Istituto di Ricerca e Tecnologia Agroalimentare IRTA con sede in Spagna.
L’ANNATA PIÙ DIFFICILE PER LA CAMPAGNA DEL
POMODORO
In Italia il settore chiude con 5,5 milioni di tonnellate di prodotto trasformato, in calo del 10% rispetto al record del 2021. L’Anicav: “Ora un’agenda programmatica a tutela di un emblema del made in Italy”.
I risultati di una campagna condotta all’insegna delle difficoltà e dei rincari e una serie di proposte di intervento a tutela dell’intera filiera da sottoporre al governo. Sono stati questi i principali temi affrontati durante l’assemblea pubblica di Anicav, la più grande associazione di rappresentanza delle imprese di trasformazione del pomodoro al mondo, tenutasi lo scorso ottobre a Parma nel corso dell’annuale appuntamento Il Filo Rosso del Pomodoro, giunto alla sua decima edizione. “Strategie competitive a sostegno di una filiera da primato” era il tema scelto come filo conduttore. “È necessario che il nostro comparto, che rappresenta, per qualità e dimensioni, un’eccellenza dell’industria agroalimentare italiana, assuma una posizione strategica nelle politiche di sviluppo di settore e faccia sentire in maniera incisiva la propria voce”, ha dichiarato Marco Serafini, presidente di Anicav. “Per questo abbiamo ritenuto indispensabile definire un’agenda programmatica, da condividere con tutte le anime della filiera, dal mondo agricolo alla distribuzione, e da sottoporre al governo”.
I numeri del 2022
Nella campagna di trasformazione conclusa in Italia sono state trasformate circa 5,5 milioni di tonnellate di pomodoro, con una riduzione del 10% rispetto ai risultati record dello scorso anno. Un dato che, sostanzialmente, riflette quello relativo agli ettari investiti pari a 65.180 ( -8,5% rispetto al 2021), di cui 37.024 al Nord e 28.156 al Centro Sud. In particolare, nel Bacino Centro Sud le aziende hanno trasformato 2,59 milioni di tonnellate – con un decremento del 12% rispetto al 2021 – mentre in quello del Nord il trasformato finale è stato di 2,89 milioni di tonnellate (-6.3% rispetto allo scorso anno). Buone le rese agricole in entrambi i bacini produttivi, nonostante la siccità nel bacino Nord e le alte temperature che hanno causato non poche difficoltà soprattutto nella parte iniziale della raccolta. Sul fronte delle rese industriali, di contro, si è registrato un peggioramento con la necessità di utilizza-
re maggiori quantità di materia prima per riuscire a garantire i nostri elevati standard qualitativi.
Il dato si inserisce in una situazione di riduzione generale a livello europeo (-17,6%) e mondiale (-4,9%) con Spagna e Portogallo che, complessivamente, hanno ridotto la produzione del 29%. Fa eccezione la Cina che, con 6,2 milioni di tonnellate, ha fatto registrare un incremento del 29,2% dopo la flessione del 2021.
L’Italia, terzo trasformatore mondiale di pomodoro dopo gli USA e poco distante dalla Cina, ma primo trasformatore di derivati destinati direttamente al consumo finale, rappresenta il 14,8% della produzione mondiale (pari a 37,3 milioni di tonnellate) e il 56,5% del trasformato europeo, con un fatturato totale di 4 miliardi di euro.
“Immaginavamo che questa campagna di trasformazione sarebbe stata caratterizzata da grandi difficoltà, ma la realtà è stata di gran lunga peggiore delle nostre aspettative”, ha commentato Giovanni De Angelis, direttore generale di Anicav. “Come più volte denunciato negli ultimi mesi Il comparto è stato messo in ginocchio dall’aumento dei costi di produzione del tutto fuori controllo. In particolare, l’aumento del costo dell’energia è stato un colpo davvero difficile da
assorbire per un sistema ad alta stagionalità come il nostro. L’incidenza di questa spesa sul conto economico aziendale è cresciuta in maniera esponenziale, passando dal 4% al 22%”.
Un’agenda per l’intera filiera
Dalla tavola rotonda, che ha visto protagonisti i principali player dell’industria di trasformazione del pomodoro privata e cooperativa, sono venute fuori una serie di proposte di intervento che dovranno confluire in un’agenda programmatica da condividere con l’intera filiera.
In merito al complesso rapporto col mondo agricolo è emersa la necessità di avviare un’analisi dei costi di produzione agricola nelle diverse aree del Paese per capire se si scontano problemi di inefficienza organizzativa e gestionale o se, invece, si tratta di meri comportamenti speculativi, e l’esigenza di una ridefinizione del perimetro di competenza e del modello operativo alla base delle relazioni interprofessionali.
Altri temi di discussione la crescente difficoltà nel reclutamento di manodopera stagionale e la mancanza di profili tecnici specializzati, l’importanza di investire in ricerca e sviluppo e in attività di promozione, valorizzazione e tutela, oltre alla necessità di un sostegno alle imprese.
INFLAZIONE ALIMENTARE ANNUA OLTRE IL 16% A OTTOBRE/NOVEMBRE
L’indagine condotta da Unioncamere con la collaborazione di BMTI e REF Ricerche prospetta una crescita dei prezzi pagati dalle Centrali di Acquisto della GDO all’industria alimentare del +2,2% nel bimestre ottobre-novembre, portando così i prezzi su di un livello atteso pari al +16,6%, rispetto allo stesso bimestre del 2021.
A settembre si è rilevato un aumento del +1,2% per la media dei 46 prodotti alimentari maggiormente consumati, con rincari evidenti per il tonno all’olio di oliva (+6,1%), la carne in scatola (+5,1%), la birra nazionale (+4,8%) e i biscotti (+4,0%). Su base annua l’incremento è del +15,3%, con i rialzi maggiori per la farina di grano tenero (+37,0%), il tonno all’olio di oliva (+31,9%), la pasta di semola (+29,1%). Marcata anche la crescita negli oli e grassi per burro (+22,7%) e olio extravergine di oliva (+19,8%).
Le indicazioni fornite dalle Centrali di Acquisto della GDO prospettano significativi aumenti anche per il bimestre ottobre-novembre. Nello specifico, ci si attende un aumento per l’olio extravergine di oliva (+8,2%), su cui pesano anche le attese di una netta contrazione produttiva, tonno all’olio di oliva (+7,6%), birra nazionale (+7,3%) e carne in scatola, cresciuta del +6,7%. In calo solo l’olio di semi vari (-1,7%), complice il rientro, negli ultimi mesi, dai picchi raggiunti dopo lo scoppio del conflitto russo-ucraino. Su base annua, l’inflazione attesa per il bimestre è pari al +16,6%, con i rincari maggiori previsti per olio di oliva (+43,6%), tonno all’olio di oliva (+37,9%), pasta di semola (+34,2%), farina di grano tenero (+33,8%) e olio extravergine di oliva (+29,0%). Significativi anche gli aumenti annui attesi per i formaggi freschi (+19,8% per la mozzarella di latte vaccino, +21,2% per lo stracchino) e i molli (+16,3% per il gorgonzola, +17,4% per il provolone).
Le anticipazioni raccolte sui prezzi pagati dalle Centrali d’Acquisto della GDO all’industria alimentare suggeriscono che l’inflazione alimentare al consumo, a causa dei rincari delle materie prime energetiche, rimarrà sostenuta su valori superiori al 10% sino alla fine del 2022. Per la media dell’anno 2022 la previsione è ora all’8,4%.
A CREMONA FOCUS SU LATTE E POTENZIALITÀ DELL’OVICAPRINO
Alle Fiere Zootecniche Internazionali della città lombarda si è discusso della difficile congiuntura per il latte vaccino, pur sostenuto dall’export, e sul futuro del settore ovicaprino, in cui la produzione italiana gioca un ruolo primario in Europa.
Se da un lato l’Italia vive quotidianamente il problema della produzione del latte, acuito dalla crisi internazionale e dall’ulteriore aumento dei costi causato dal conflitto russo-ucraino, dall’altro può contare sul potenziale del settore ovicaprino, ancora sottovalutato e non sufficientemente inserito nelle politiche di programmazione e sviluppo nelle varie regioni italiane. Su questi temi è stato fatto il punto nel corso delle Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona, a dicembre, con l’intervento di Confagricoltura.
“Quello del latte vaccino è un settore che riesce a salvarsi grazie all’export, ma bisognerà fare ancora tanti passi in avanti
reagiscono ad esempio riducendo il mangime acquistato ed eliminando le vacche meno produttive e a fine carriera. L’effetto è una minore disponibilità di latte vaccino, che subisce costanti aumenti di prezzo: entro la fine dell’anno salirà a 60 centesimi, il 40% in più di un anno fa. Su tali preoccupazioni incombe inoltre la riforma della Pac, in vigore da gennaio, che diminuirà progressivamente i contributi previsti. E poi ci si domanda come reagiranno i consumatori nei confronti di un’inflazione crescente e una diminuzione del loro potere di acquisto.
Il settore dovrà trovare un nuovo equilibrio, dal momento che in poco più di due anni
“Oggi dobbiamo far capire ai consumatori che cos’è il tema zootecnico”, ha affermato Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura. “La battaglia non si vince solo dicendo no al cibo sintetico, ma facendo una riflessione sui modelli nutrizionali. Rispetto a un mondo che sta cambiando il proprio modo di alimentarsi, occorre capire quale modello agricolo realizzare. Come Confagricoltura, pur guardando a un futuro diverso, partiamo dal tema della competitività delle imprese. Dobbiamo capire quale modello e quale filiera dobbiamo costruire per andare incontro al consumatore. Finalmente si inizia a discutere in Europa di scienza e di tecnica applicata, ma sui temi della sostenibilità ambientale dobbiamo necessariamente riflettere sul modello che ci viene richiesto. Ci sono realtà zootecniche che sono fortemente avanzate, hanno investito e diversificato anche i ricavi, contribuendo sul fronte ecosistemico. È in questa direzione che dobbiamo andare”.
Italia primo produttore europeo di formaggi di pecora
puntando sull’alta specializzazione che abbiamo costruito in questi anni in Italia”, ha detto Roberto Biloni, presidente di CremonaFiere. “L’altro settore importante che riteniamo faccia parte del comparto zootecnico è quello ovicaprino, che vogliamo aiutare a crescere mettendo a disposizione il sistema di rete che a Cremona abbiamo creato includendo chiunque abbia voluto e voglia apportare idee di sviluppo”.
La situazione del lattiero-caseario
La situazione del comparto lattiero caseario sta attraversando una fase di forte volatilità. C’è meno latte ed il suo prezzo continua a salire. Sono aumentati molto anche i costi di produzione e gli allevatori
il prezzo del latte è aumentato del 63%. I prezzi in aumento al consumo di prodotti lattiero caseari stanno disincentivando i consumi in quantità: sfiora il 3% il calo di formaggi e latticini nei primi nove mesi del 2022, mentre il carrello della spesa per latte e derivati è aumentato di oltre il 4%. A ottobre, secondo l’Istat, i prezzi su base annua per formaggi e latticini sono saliti del 14,8%. Positivo invece l’export di formaggi e latticini, cresciuto in valore e in quantità. Il fatturato del settore del solo latte vaccino è di 16,7 miliardi di euro, incidendo per circa l’11% sul totale del fatturato industriale dell’agroalimentare, con una spesa delle famiglie annua dedicata al comparto di circa 21 miliardi di euro.
L’Italia ha un ruolo determinante nella produzione ovicaprina a livello europeo: il nostro Paese è al primo posto per produzione di formaggi a base di latte di pecora, al terzo per la produzione di latte ovino dietro Grecia e Spagna e al settimo posto per la produzione di carni ovicaprine. Benché con circa 0,8 miliardi di euro di valore della produzione il comparto ovicaprino incida solo per poco più dell’1% sulla produzione agricola nazionale ed il 4,4% del valore della produzione zootecnica, esso costituisce, specie per alcuni territori, un presidio essenziale e anche un elemento notevole per la crescita e l’occupazione di alcune aree vocate. Diciotto formaggi DOP ed IGP rappresentano praticamente la metà della produzione complessiva di formaggi ovicaprini. Mentre tre IGP delle carni ovine rappresentano circa il 20% della produzione di carni ovicaprine nazionale.
attualità
Centocinquanta espositori e tanti convegni a Cibus Tec Forum, nuovo format di Koeln Parma Exhibitions. Presentati i dati Nomisma: le soluzioni made in Italy rafforzano il loro primato internazionale. Stati Uniti la destinazione principale.
ITALIA PRIMA NELL’EXPORT DI TECNOLOGIE PER L’ALIMENTARE
A Parma lo scorso ottobre si è tenuta la prima edizione di Cibus Tec Forum, organizzata da Koeln Parma Exhibitions, joint venture fra Fiere di Parma e Koelnmesse: due giornate sull’industria dei macchinari per la produzione e il packaging del food&beverage. Centocinquanta le aziende che hanno esposto tra partner tecnologici, innovatori e startup da 12 nazioni in rappresentanza di tutte le fiere tecnologiche per l’industria alimentare e delle bevande. Cento i buyer internazionali da 16 Paesi, grazie alla collaborazione con l’Agenzia ICE.
Per Cibus Tec Forum, l’Osservatorio Machinery Nomisma ha prodotto una ricerca sui dati dell’export nel settore delle tecnologie per il food & beverage e per il packaging. Nel primo semestre del 2022, l’Italia ha esportato tecnologie per il food & beverage per un valore di 1.722 milioni di euro, con una variazione tendenziale rispetto all’anno precedente del +7,8%, confermandosi primo paese esporta-
tore a livello mondiale, prima di Germania, Paesi Bassi e Usa. Nei primi sei mesi del 2022, i principali importatori di tecnologia italiana sono stati gli Usa (174 milioni di euro, var. +4,2%), seguiti da Francia (136 milioni, var. +8%) e Germania (121 milioni, var. +24,8%). Le tipologie di macchine per il settore alimentare maggiormente esportate sono state: apparecchi per la preparazione di bevande calde o per cottura/riscaldamento degli alimenti (595 milioni di euro), macchine per la panificazione/pasticceria o per la preparazione di pasta (338 milioni) e più in generale, macchine per la preparazione o fabbricazione industriale di alimenti e bevande (224 milioni).
Per quanto riguarda l’export di macchine per il packaging, nel primo semestre del 2022 l’Italia si colloca al secondo posto nella classifica internazionale, dopo la Germania (2.689 milioni di euro), con un valore di 2.500 milioni (-5,4% rispetto all’anno precedente); seguono Cina, Paesi
Bassi e Stati Uniti. Anche in questo caso, sono gli Stati Uniti i primi importatori, per un valore di 373 milioni euro (anche se con una variazione del -6,21%), seguiti da Francia, per un valore di 217 milioni di euro (in grande crescita: +20,8%) e Germania, per un valore di 172 milioni di euro.
TRA DIGITALIZZAZIONE E SOSTENIBILITÀ
Al convegno “Processing e packaging tra digitalizzazione e sostenibilità” si è parlato di come il settore delle tecnologie food & beverage colga le sfide della tecnologia 4.0, della robotica, dell’intelligenza artificiale, della blockchain e dell’innovazione per generare valore aggiunto lungo tutta la filiera e accrescere i livelli di sostenibilità economica, ambientale e sociale. In particolare, secondo una ricerca dell’Osservatorio Smart AgriFood, le imprese della trasformazione alimentare sono aperte all’innovazione e alla sperimentazione di soluzioni 4.0, anche se ancora spesso legate a tecnologie di base. Delle 135 imprese analizzate, circa l’87% applica o sperimenta almeno una tecnologia digitale, principalmente nei processi distributivi e produttivi, fra le quali spiccano i software di gestione dei fornitori e del magazzino (75%) e i dispositivi portatili (57%). Nel convegno “Innovazioni e Tendenze
della Sicurezza Alimentare” si è affrontato un tema prioritario per il settore alimentare: come la sicurezza e la qualità vengono e verranno gestite, studiate e garantite dai produttori, dalla Gdo e dalle autorità in un contesto in continuo cambiamento. Ne hanno parlato le organizzazioni internazionali di riferimento, unitamente ad alcuni dei principali attori dell’industria alimentare e tecnologica. Ritu Nalubola, direttrice del U.S. Food & Drug Administration (FDA) Ufficio Europeo, ha ribadito l’importanza della collaborazione tra i vari attori del sistema e, in particolare, con le autorità di regolamentazione mondiali e ha dichiarato che “la FDA sfrutta i nuovi strumenti e le ultime tecnologie per i dati per creare un sistema alimentare più sicuro, più digitale e tracciabile. Il sequenziamento dell’intero genoma, attraverso la rete Genome Trakr, è uno di questi strumenti entusiasmanti per ottenere risposte più rapide alle epidemie di origine alimentare”.
LE POLITICHE EUROPEE SU GLOBALIZZAZIONE E TRANSIZIONE ECOLOGICA
Al convegno dal titolo “Globalizzazione e transizione ecologica: dove vanno le politiche europee?” ci si è interrogati sul futuro della globalizzazione e sugli obiettivi di transizione ecologica prefissati dall’Unione Europea. Si è
fatto il punto sullo stato dell’arte degli scambi internazionali agricoli e del food&beverage dell’UE e dei Paesi membri (con focus sull’Italia) e dei trend in atto alla luce dei continui cambiamenti nello scenario geopolitico di riferimento.
Denis Pantini ha presentato una ricerca Nomisma in cui ha analizzato il ruolo dell’Unione Europea nel commercio mondiale di prodotti agroalimentari e macchine per il f&b: l’UE si conferma top player globale e l’Italia si trova nella top ten, con 50,1 miliardi di euro di export e 46,8 miliardi di euro di import (dati 2021). Il 70% dell’export f&b italiano si concentra in Europa, raggiungendo l’85% se si considera il Nord America, mentre per l’import di prodotti agricoli, UE e Sud America rappresentano le due top aree di fornitura (70%).
Per quanto riguarda il tema della globalizzazione, Pantini ha dichiarato: “Ad oggi la globalizzazione non è solo necessaria per raggiungere gli obiettivi di transizione ecologica (per esempio materie prime per lo sviluppo delle energie rinnovabili), ma potrebbe essere utilizzata dall’UE per orientare i comportamenti dei partner commerciali verso obiettivi di sostenibilità”.
Nel primo semestre del 2022, l’Italia ha esportato tecnologie per il food & beverage per un valore di 1.722 milioni di euro, con una variazione tendenziale rispetto all’anno precedente del +7,8%
L’onorevole De Castro, più volte ministro delle Politiche Agricole e punto di riferimento per il settore in Europa, ha osservato che “il settore agroalimentare, con tutto l’indotto che ne consegue, non è solo parte del problema ma anche parte attiva della soluzione”.
“La battaglia per la transizione ecologica per fare fronte al cambiamento climatico su cui lavoriamo al Parlamento europeo poggia sull’equilibrio tra sostenibilità ambientale, economica e sociale”, ha continuato De Castro. “L’agroalimentare non può prescindere da questi tre pilastri, che sono l’architrave della Politica agricola comune che entrerà in vigore dal 2023”.
DOLCI CONFERME
Le filiere del foodservice dolce vivono un periodo di ripresa e di consolidamento.
A Rimini Sigep 2023 accende i riflettori sui settori gelateria, pasticceria, bakery e caffè. In contemporanea va in scena AB Tech, sulle tecnologie dell’arte bianca.
Un settore che innova, che guarda oltre frontiera e che cresce. È quello del foodservice dolce, che a SIGEP. The Dolce World Expo – il salone di Italian Exhibition Group dedicato al gelato, pasticceria cioccolateria, bakery artigianali e caffè (prossimo appuntamento in Fiera di Rimini dal 21 al 25 gennaio 2023) – trova completa rappresentazione. In contemporanea con Sigep quest’anno si tiene AB Tech Expo, incentrata su tecnologie e macchinari dell’arte bianca, dallo stoccaggio all´impasto e lavorazione. Ecco un quadro economico delle principali filiere.
Gelato artigianale in ripresa
Dopo due anni di incertezza e riduzione dei consumi (-53% nel 2020, +25% nel 2021) nel 2022 si è registrato un andamento positivo per il comparto del gelato artigianale, con una significativa ripresa.
di circa un´ottantina di aziende, con oltre 2.000 addetti. Sono invece 13 le aziende produttrici di macchine per gelato, alcune di loro sono leader mondiali, tanto da porre l´Italia ai vertici del settore e con un elevato livello di export (oltre 60%). Il fatturato complessivo nel 2019 è stato di 259 milioni. La produzione di vetrine e arredi per gelaterie vede attive 9 imprese con un fatturato complessivo nel 2019 di 267 milioni di euro.
Fonti: AIG/Associazione Italiana Gelatieri - ACOMAG . UIF/ Confindustria.
Dolci: bene quelli da ricorrenza
I dolci da ricorrenza non conoscono né crisi, né inflazione. Per le festività della tradizione gli italiani non rinunciano a portare a tavola panettoni, pandori, colombe o uova di cioccolato. Nel 2021 primo Natale post Covid, sono stati acquistati panettoni per un controvalore di 251,6 milioni di euro, di cui il 53% generato dal segmento artigianale. Positivi anche i dati a volume, pari a 29mila tonnellate di panettone di cui 21% artigianale. Ed è cresciuto, di circa 400mila unità, il numero delle famiglie acquirenti che nel 2021 sono ammontate a 11,3 milioni.
Anche nel 2022 le cose sono andate bene. Secondo i dati di preconsuntivo, che confermano le previsioni, gli italiani non hanno rinunciato agli acquisti, mantenendo sostanzialmente invariata la spesa degli anni scorsi.
L´estate ha segnato il ritorno ai livelli pre-Covid con aumenti di oltre il 30% nelle regioni del Centro Sud e del 18% nelle regioni del Centro Nord, con una crescita complessiva a livello nazionale del 24%.
Sulla base di questi risultati si ritiene che anche il fatturato del comparto del gelato artigianale per il 2022 possa essere superiore ai 2,8 miliardi di euro registrati nel 2019 e realizzato presso i circa 39mila punti vendita presenti in tutta Italia e distinti tra gelaterie, pasticcerie e bar con vendita di gelati artigianali. Gli addetti diretti e indiretti sono stimati in oltre 77mila unità. Il comparto è alla base di un´articolata filiera, che comprende varie attività, tra cui le principali sono l´industria delle materie prime e degli ingredienti e quella delle macchine e degli arredi.
La ripresa dei consumi iniziata nel 2021 e consolidatasi nel 2022 ha ridato vigore anche all´industria degli ingredienti, che dovrebbe chiudere l´anno con un fatturato di oltre 680 milioni di euro. Il segmento è controllato da una quindicina di aziende industriali. A queste si aggiungono imprese minori a base artigianale per un totale complessivo
Secondo un’indagine Nielsen, il 58% delle famiglie ha dichiarato che il proprio budget è rimasto invariato, mentre il 33% rivela di aver consumato di più, per alimentari e regali e qualcos´altro. Il 31% invece è più cauto e ha cercato di limitarsi.
Una tendenza, quella della ripresa degli acquisti di dolci dopo una certa frenata nei due anni di pandemia, (-30% nel 2020 in pieno lockdown) che trova conferma anche dalla Pasqua, con circa 31 milioni di uova di cioccolato e 25 milioni di colombe consumate nel periodo pasquale.
Anche per il prodotto artigianale appaiono in crescita gli acquisti online, soprattutto sui siti diretti dei produttori (pasticcerie, forni ecc.).
Se la domanda di dolci artigianali appare in ripresa, restano alte le tensioni sui costi di produzione determinati dagli aumenti dei prezzi delle materie prime e dell´energia.
Nella prima metà del 2022 i prezzi dei cereali sono aumentati del 43,6% e di circa il 40% quelli degli altri ingredienti della pasticceria e del settore dolciario. Aumenti che le imprese hanno cercato di assorbire quanto più possibile limitando le ricadute sui prezzi alla clientela.
In particolare, nei primi quattro mesi dell´anno l´aumento medio dei prezzi alla clientela è stato del 2,5%, in linea con quello del 2,3 del 2021.
Fonti: Nielsen, IRI, Confartigianato.
In Italia il 95% della popolazione beve caffè
In crescita anche la domanda di caffè. Le previsioni realizzate a novembre 2022 dall’International Coffee Organization (ICO), per quanto riguarda la produzione, stimano che a fine anno saranno prodotti in totale 167,2 milioni di sacchi, con un calo del 2,1% rispetto ai all´anno precedente,
mentre le stime relative al consumo mondiale evidenziano una crescita del 3,3%, una discrepanza che impone una riflessione su approvvigionamento e prezzi. In Italia il caffè resta una delle bevande più amate; secondo l´European Coffee Report il 95% della popolazione del Belpaese lo assume abitualmente (media europea 91%): 1 italiano su 2 in occasione della colazione, 4 persone su 10 durante le pause, mentre un quinto lo sceglie per chiudere il pasto. Dati 2021 di Nielsen raccontano che consumarlo almeno una volta al giorno al bar è un´abitudine comune al 45% degli abitanti della penisola. A questo proposito, a novembre 2022, la Fipe ha effettuato una ricerca su scala nazionale per verificare se il costo del consumo out of home avesse subito forti incrementi nel corso degli ultimi mesi, evidenziando come l´aumento di prezzo rispetto all´anno precedente sia del tutto contenuto (del 5,8%), ben al di sotto dell´inflazione generale che al momento della pubblicazione dell´indagine si attesta a 8,9%: lungo la penisola il prezzo medio oscilla dentro una forchetta che va da 0,90 a 1,30 euro.
LA MOSTRA DELLE TECNOLOGIE PER LA PRODUZIONE DI BIRRE E BEVANDE
BBTech expo 2023 si presenta nella sua 5ª edizione con alcune importanti novità. La fiera professionale delle tecnologie, attrezzature e accessori per la produzione e il confezionamento di birre e bevande, organizzata da Italian Exhibition Group, dà appuntamento all’intera industry del beverage, dal 19 al 22 febbraio alla Fiera di Rimini, in contemporanea con Beer&Food Attraction. Il nuovo layout catalizzerà al meglio le opportunità di business di tutta la filiera collocando gli espositori delle tecnologie, attrezzatture e materie prime nei padiglioni dell’ingresso ovest accanto alla sezione dedicata ai birrifici artigianali. Al centro del padiglione sarà collocata la Beer&Tech Arena, che ospiterà talk, seminari e premiazioni in collaborazione con società di ricerca, università, associazioni e media partner. Tra i grandi eventi evidenziamo Birra dell’Anno, il prestigioso concorso
L’agenda
Marca by Bolognafiere
18-19 gennaio 2023 Bologna www.marca.bolognafiere.it
A.B. Tech Expo 21-25 gennaio 2023 Rimini www.abtechexpo.it
Sigep 21-25 gennaio 2023 Rmini www.sigep.it
IPPE 24-26 gennaio 2023 Atlanta, Usa www.ippexpo.org
ISM e Prosweets
29 gennaio - 1 febbraio 2023 Colonia, Germania www.prosweets.com www.ism-cologne.com
organizzato da Unionbirrai che giunge alla sua XVIII edizione. L’evento torna infatti alla Fiera di Rimini grazie all’importante partnership rinnovata per cinque edizioni tra Italian Exhibition Group e Unionbirrai. Si tratta di una notizia non solo per il mondo del craft beer italiano, ma per tutta la filiera, comprese le aziende di filling, packaging, processing e materie prime, che infatti stanno già confermando la loro partecipazione in fiera. Hanno già ade-
rito Gai, Tmci Padovan, Celli, Finpac Sleeve, Mr Malt, e ancora Bevco, Polsinelli Enologia, Co.mac/CFT Group, Reda, Biomerieux, Rastal, per citare solo alcuni dei principali brand che saranno presenti a BBTech expo 2023.
Accanto al settore birre, è in grande sviluppo l’industria del beverage – soft drink, acque, spirits, distillati – e in particolare il mondo della mixology. Per questo tra le novità dell’edizione 2023, Italian Exhibition Group lancia il progetto Mixology Circus: un’area dedicata ai locali più trendy, con il coinvolgimento dei migliori bartender italiani, che proporranno le tecniche di miscelazione più innovative. Tornano anche le micro distillerie artigianali, un’arte antica che sta tornando a crescere, tra i nuovi trend del mercato, con gin, whisky, grappe, rum e distillati di birra, che saranno protagonisti con i loro Master Distiller, tra innovazione e tradizione.
Fieragricola Tech 1-2 febbraio 2023 Verona www.fieragricola.it
Aquafarm - Novelfarm 15-16 febbraio 2023 Pordenone www.aquafarm.show
BBTech Expo 19-22 febbraio 2023 Rimini www.bbtechexpo.com
Beer&Food Attraction 19-22 febbraio 2022 Rimini www.beerandfoodattraction.it
Slow Wine Fair 26-28 febbraio 2023 Bologna www.slowinefair.slowfood.it
Salone del vino di Torino 4-6 marzo 2023 Torino www.salonedelvinotorino.it
Sol&Agrifood 2-5 aprile 2023 Verona www.solagrifood.com
Cibus Connecting Italy 29-30 marzo 2023 Parma www.cibus.it
Foodex 24-26 aprile 2023 Birmingham, Regno Unito www.foodex.co.uk
Interpack 4-10 maggio 2023 Düsseldorf, Germania www.interpack.de
Mecfor 23-25 maggio 2023 Parma www.mecfor.it
SPS Italia 23-25 maggio 2023 Parma www.spsitalia.it
Solids Parma 14-15 giugno 2023 Parma www.solids-parma.de
Sana 7-10 settembre 2023 Bologna www.sana.it
Powtech 26-28 settembre 2023 Norimberga, Germania www.powtech.de
Meurens Natural opera sia nel settore degli ingredienti biologici, di cui fu pioniere, sia in quello convenzionale, riservando a entrambi la stessa attenzione alla totale naturalità dei processi, a partire dall’idrolisi delle farine.
SPECIALISTA NELLA LAVORAZIONE NATURALE DEI CEREALI
Meurens Natural, pioniere del settore biologico, da oltre 30 anni si concentra sulla produzione di estratti di cereali biologici e naturali clean label. Unico e innovativo, il suo processo produttivo prevede cinque passaggi essenziali: molitura, idrolisi, filtrazione meccanica (quindi senza l’utilizzo di metodi convenzionali, tecnici e agenti chimici, e senza demineralizzazione), evaporazione e confezionamento. In qualità di specialista europeo nell’idrolisi dei cereali, Meurens Natural è in grado di idrolizzare un’ampia
varietà di cereali utilizzando farina, e non solo amido come nell’industria convenzionale del glucosio.
La produzione è composta principalmente da una vasta gamma biologica di cereali, con il marchio Sipal®, e una convenzionale, con il marchio Natu®. A ciò si aggiungono estratti organici e naturali provenienti da mais, malto d’orzo e grano, oltre a una vasta offerta di ingredienti su misura.
Per conoscere meglio l’azienda e la sua strategia in Italia, abbiamo parlato con Tim Van de Gehuchte, International Sales & Marketing Manager di Meurens Natural.
Tim Van de Gehuchte, ci può presentare in breve l’azienda? Meurens Natural è una storica società belga, a conduzione familiare, che si è specializzata nel processo di idrolisi dei cereali. Un anno fondamentale nella sua storia è stato il 1994 quando, con il lancio del marchio Sipal,
“Meurens Natural lanciò la produzione biologica nel 1994, quando ancora molti non sapevano nemmeno cosa fosse il bio. Un’intuizione che si è rivelata lungimirante e vincente”|di Alessandro Bignami
divenne uno dei pionieri delle produzioni biologiche, anticipando in modo molto lungimirante una tendenza che poi si è affermata fra le principali del mercato alimentare internazionale. Nel 2010 c’è stato un altro passaggio decisivo con la nascita del marchio Natu, una gamma di ingredienti prodotti a partire da materie prime non biologiche, trasformate con lo stesso processo di idrolisi totalmente naturale.
Dove avviene la produzione? Abbiamo due stabilimenti nelle vicinanze di Liegi. La fabbrica storica è stata fondata nel 1935 a Herve. Nel 2017 è stato aperto il secondo stabilimento a Thimister-Clermont. Oggi
alla guida della società c’è la terza generazione della famiglia, formata da Bénédicte e Bruno Meurens.
Negli anni Novanta siete stati tra i primi al mondo a proporre la produzione di ingredienti interamente biologica. Sì, è stata una coraggiosa intuizione di Leopold Meurens, seconda generazione della famiglia, che ha creduto fortemente nel settore biologico, quando ancora molti non sapevano nemmeno cosa fosse. La scelta era in linea con la storia e i valori di Meurens Natural, che fin dall’inizio ha mostrato sensibilità e attenzione verso l’ambiente e verso l’alimentazione sana e naturale. Non tutti compresero, al momento, una strategia così innova-
Meurens Natural è “l’Entreprise de l’Année 2022”
Meurens Natural si è aggiudicata il premio “l’Entreprise de l’Année ® 2022”, ovvero il riconoscimento più prestigioso per l’imprenditoria belga. Il concorso, organizzato da EY in collaborazione con L’Echo e BNP Paribas Fortis, seleziona le aziende che si sono distinte per visione audace, gestione esemplare, internazionalizzazione e intenso lavoro di squadra. Meurens Natural ha vinto inoltre per aver condotto le proprie attività ponendo la sostenibilità al centro dell’attenzione.
HIGH OAT PROTEIN PASTA
tiva, che poi si dimostrò vincente con la crescita esponenziale dell’alimentazione bio negli anni Duemila. A quel punto, Meurens Natural sorprese ancora una volta il mercato lanciando, nel 2010, la gamma convenzionale Natu.
Perché l’azienda ha deciso di aggiungere la produzione convenzionale? Lo scopo era quello di proporre una gamma con lo stesso livello di qualità di Sipal, ma più competitiva nel prezzo e in grado di raggiungere una fetta diversa del mercato. Questo è stato possibile con l’utilizzo di ingredienti non certificati bio, eppure totalmente naturali e trattati con i tradizionali processi di Meurens Natural, quindi senza l’uso di agenti chimici. Così la società ha creato un portfolio completo di ingredienti, venendo incontro a una domanda sempre più larga.
Le applicazioni e i settori di destinazione delle due gamme sono diverse? Entrambe le tipologie sono destinate in realtà alla trasformazione di prodotti alimentari a base vegetale: per esempio sciroppi e soluzioni per la produzione di bevande e alimenti a base di avena, frumento, farro, datteri, riso, malto d’orzo, tapioca. Nel caso dell’avena, del riso e del frumento forniamo infatti anche ingredienti convenzionali.
La difficoltà di approvvigionamento delle materie prime alimentari e il rincaro dei prezzi hanno avuto conseguenze sulla vostra attività? Gli effetti dell’inflazione e la questione energetica sono stati avvertiti da tutto il settore, ma Meurens Natural non ha sofferto in modo particolare. Per quanto riguarda le materie prime, la nostra azienda ha il grande vantaggio di aver stabilito nel corso degli anni delle partnership molto solide con i propri fornitori, che consentono di trovare delle soluzioni
anche nei momenti di sofferenza per le supply chain, come è accaduto in questi ultimi due anni e mezzo. Abbiamo sempre avuto la certezza di trovare i prodotti di cui avevamo bisogno. La nostra produzione, del resto, è basata soprattutto sulla lavorazione di cereali che provengono dall’Europa. Molte aziende che erano abituate a rifornirsi in Asia, invece, hanno dovuto improvvisamente cambiare le proprie catene di approvvigionamento, con inevitabili rallentamenti.
Quali sono i prodotti su cui state puntando di più?
Lavoriamo pressoché tutti i cereali, con una particolare attenzione alla considerevole crescita che sta riscontrando la domanda di prodotti a base di avena. Siamo inoltre molto focalizzati sulle produzioni ecosostenibili, per esempio con il recupero delle proteine vegetali dalle parti eliminate nel corso della lavorazione degli sciroppi d’avena. Dal processo produttivo, insomma, non viene scartato niente, ottenendo così un doppio vantaggio: economico e ambientale. Con la gamma SipaProOat, siamo stati i primi al mondo a produrre proteine d’avena biologica, che stanno avendo successo in molte applicazioni, tra cui per esempio la pasta ad alto contenuto proteico. SipaPro-Oat è un esempio di ingrediente clean label trasformato attraverso un processo completamente naturale e pulito. È dichiarabile sia come “concentrato proteico dell’avena biologico”, nel caso della versione biologica, sia come “concentrato proteico dell’avena” nella versione convenzionale.
Come siete organizzati sul mercato italiano?
Siamo presenti con la gamma biologica attraverso il distributore Uniglad Ingredienti, mentre curiamo direttamente dal Belgio la vendita della gamma convenzionale. L’Italia continua a rappresentare un mercato strategico per noi, soprattutto per il settore organico.
In questi ultimi anni, resi difficili dalle
“Le nostre materie prime provengono da partner europei consolidati nel corso del tempo, perciò non abbiamo mai avuto problemi di approvvigionamento, neanche in questo periodo di emergenze internazionali”
tante emergenze, come ha reagito l’azienda?
Sono entrato in Meurens Natural proprio nel 2020, all’inizio della pandemia. Posso dire che la società è riuscita a superare le complesse sfide di questi tempi non solo grazie alla supply chain consolidata e tutta europea a cui accennavo, ma anche per la presenza commerciale in quasi tutto il mondo attraverso distributori locali: dalle Americhe all’Asia, fino all’Australia. Ovunque stiamo crescendo, come confermano in modo evidente l’aumento del personale, in pochi anni passato da 20 a 80 addetti, e l’apertura del nuovo stabilimento a Thimister-Clermont.
Meurens Natural è costantemente proiettata verso il futuro, con investimenti in ricerca e sviluppo che consentono di innovare i processi e i prodotti, anche in collaborazione con università e spin-off universitari. Viviamo un’intensa evoluzione e siamo consapevoli che, dopo questo periodo di problemi e tensioni internazionali, tornerà una fase di grande sviluppo e di entusiasmo per costruire il domani.
A proposito di futuro, come vede i prossimi mesi per il mercato alimentare italiano?
Certamente non sta attraversando un periodo facile, ma vedo tante opportunità e iniziative nel settore biologico. In particolare, si sta rafforzando il canale della vendita nei reparti bio all’interno dei supermercati.
Upcycling
THE OATBURGER
In conclusione, qual è il valore che meglio contraddistingue Meurens Natural?
Sicuramente, come riporta la stessa
ragione sociale, il nostro valore principale è quello della naturalità. Da decenni lavoriamo con processi totalmente naturali, privi di additivi chimici e senza l’uso di resine a scambio ionico. E questa logica si applica non solo alla produzione biologica, ma anche a quella convenzionale. Così offriamo sciroppi e prodotti non raffinati e quindi capaci di conservare le proprietà, le caratteristiche organolettiche e le sostanze minerali contenute nelle materie prime di origine. Tutto ciò fa di Meurens Natural un player davvero speciale nel settore degli ingredienti.
VISITATORI E INNOVAZIONI DI QUALITÀ A FI EUROPE
Debutto positivo al Paris Expo Porte de Versailles di FI Europe, la principale fiera internazionale degli ingredienti alimentari, con oltre 900 espositori e quasi 19mila visitatori sul posto. Premiati con gli Innovation Awards i prodotti e le iniziative capaci di affrontare le nuove sfide del settore.
Quest’anno Fi Europe, la principale fiera internazionale degli ingredienti per alimenti e bevande, ha debuttato all’Expo Porte de Versailles di Parigi. Affiancato dall’evento digitale, la fiera ha visto le presenze balzare da 13.000 tra online e di persona nel 2021 a 21.881 ad oggi. I primi tre Paesi di provenienza sono stati Francia, Paesi Bassi e Germania (quarta l’Italia). I visitatori hanno potuto incontrare ed esplorare le opportunità offerte da 934 espositori, quasi un terzo in più rispetto al 2021.
“Siamo entusiasti del successo di Fi Europe 2022 a Parigi e online, con visitatori ed espositori di alta qualità che hanno presentato soluzioni e prodotti all’avanguardia”, ha dichiarato Julien Bonvallet, Food Group Brand Director di Informa Markets. “È incoraggiante vedere l’intero settore F&B riunirsi, costruire nuove relazioni commerciali e condividere idee e intuizioni di esperti”.
Tra i punti salienti della manifestazione, le presentazioni in diretta dei vincitori dei Fi Europe Innovation Awards e della Startup Innovation Challenge; la New Product Zone, che ha messo in mostra le ultime idee dei principali operatori del settore, e l’Innovation Hub.
Chi ha vinto gli Fi Europe Innovation Awards
I vincitori dei prestigiosi Fi Europe Innovation Awards e della Startup Innovation Challenge di quest’anno sono stati scelti da una giuria di esperti. I premi hanno dimostrato di essere
dei veri e propri acceleratori di successo per i vincitori precedenti.
“Nel corso degli anni Fi Europe ha fornito al settore una piattaforma per scoprire nuove alternative e trovare soluzioni per superare le sfide”, dichiara Julien Bonvallet, Informa Markets Group Brand Director. “In tempi difficili, l’industria degli ingredienti continua a essere resiliente e innovativa, trovando il modo di adattarsi alle attuali esigenze del mercato e promuovendo iniziative che daranno forma a un’industria alimentare più sostenibile nel lungo periodo”.
Bonvallet ha consegnato gli Fi Europe Innovation Awards insieme al presidente della giuria, il professor Colin Dennis (presidente del Consiglio di amministrazione dell’IFIS e della British Nutrition Foundation), e ad altri membri del team di gestione di Informa Markets alle seguenti aziende:
• formazione ed educazione alimentare (nuovo per il 2022): Mane (Francia), per la sua formazione sullo sviluppo alimentare con gli studenti di aromaterapia dell’ISIPCA di Parigi e i futuri chef della Culinary Arts Academy in Svizzera;
• innovazione nella sostenibilità: Ofi (Singapore) per Cocoa Compass, un progetto che fornisce una tracciabilità al 100% del cacao prodotto in nove Paesi, assicurando ai coltivatori un salario di sussistenza, l’eliminazione del lavoro minorile e la tutela della natura;
• innovazione in materia di diversità e inclu-
sione: Ingredion (Usa) per il suo Women in Ingredion Business Resource Group. Istituito nel dicembre 2020 per dare potere alle donne per un futuro di parità, il gruppo ha ora una rete inclusiva di membri in EMEA, AsiaPacifico, Nord America e Sud America;
• innovazione a base vegetale: Bunge (Usa) per le sue proteine di piselli e faba PurePro. Con 2 g di proteine per porzione, PurePro può essere utilizzato per creare formaggi vegani di qualità superiore con profili sensoriali e nutrizionali migliorati;
• innovazione sensoriale: Cargill (Usa) per Gerkens Sweety Cocoa Powders, due polveri di cacao naturali che consentono di ridurre del 30% lo zucchero nelle bevande al cioccolato, senza bisogno di dolcificanti o ingredienti artificiali;
• innovazione nel campo della salute: Limagrain (Francia) per la farina di grano LifyWheat, un ingrediente funzionale multiuso per pane, pasta e biscotti. Ad alto contenuto di fibre e amido resistente, LifyWheat aiuta a ridurre i livelli di zucchero nel sangue dopo un pasto e ha un effetto prebiotico sul microbiota intestinale;
• innovazione tecnologica alimentare: Sweegen (Usa) per il suo nuovo processo di bioconversione per la produzione di Bestevia Reb M, il primo nuovo ingrediente a base di stevia prodotto attraverso una nuova tecnologia di produzione ad essere approvato per l’uso nel mercato europeo dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA).
Il formaggio è un ingrediente versatile ed essenziale per l’industria alimentare, per insaporire un ripieno, un sugo, un pesto, una zuppa o una pasta ripiena. Punto di forza di DalterFood Group è la capacità di proporre miscele di formaggi duri combinati appositamente a seconda dell’uso e del risultato che si vogliono ottenere. Alla base di
questa offerta c’è lo studio dei mix di grattugiati più performanti, ognuno con caratteristiche proprie ben definite, organolettiche o funzionali, che li rendono più adatti per determinate ricette e per l’effetto finale desiderato: doratura, potere filante, capacità di condimento o gratinatura. Un’ampia proposta con caratteristiche altamente distintive, dai mix adatti ai vegetariani a quelli che contengono DOP con Parmigiano Reggiano e Pecorino, tutti senza glutine.
Grazie a una variegata proposta di materie prime e confezioni, DalterFood Group è in grado di fornire soluzioni per le preparazioni e i piatti più svariati. L’azienda, grazie all’esperienza maturata in 40 anni, offre un servizio di consulenza in grado di ideare soluzioni per rispondere alle esigenze specifiche dei clienti: che si tratti di ottenere un’effi-
cace gratinatura, insaporire un ripieno o bilanciare il gusto di un sugo, grazie alla profonda conoscenza dei comportamenti dei propri prodotti in ogni situazione: refrigerazione, surgelazione o diversi tipi di cottura. Nove sono le miscele a catalogo, tutte pensate per specifici utilizzi. Dietro ogni combinazione c’è un approfondito studio della materia prima. Per comodità d’utilizzo, vengono proposte in sacchi formato professionale, con la possibilità di personalizzare anche il peso a seconda delle esigenze.
L’attenzione alla qualità è prerogativa di ciascuna miscela e di ogni prodotto, determinata dalle numerose certificazioni e dalle analisi che vengono effettuate. Un servizio importante per le industrie alimentari, che possono pianificare la lavorazione contando su un risultato finale garantito.
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L’economia circolare può contribuire a superare la crisi che sta colpendo l’agricoltura. Davanti a una carenza di fertilizzante, con conseguente aumento dei prezzi, arriva la risposta del Greenway Group. La realtà friulana, che raccoglie la Greenway Agricola, la San Daniele Bioenergie – entrambe con sede a Codroipo (UD) – e la Greenfirm di Pordenone, ha concretizzato da tempo i principi di quella transizione ecologica diventata oggi linea guida di sviluppo. Come? “Avviando una vera economia circolare a carattere territoriale”, spiega il presidente Marco Tam alla guida del gruppo insieme con Gabriele Gardisan. “Dalla coltivazione dei campi alla produzione di biogas, fino a ottenere il digestato: un residuo della fermentazione delle biomasse vegetali agricole che è ad altissimo valore agronomico e viene utilizzato nei campi in sostituzione dei concimi cimici”. Attraverso i propri impianti di Bertiolo e San Daniele del Friuli, il Greenway Group riesce ad arrivare a una produzione di circa 28 mila tonnellate di digestato all’anno “che ci permette di sostituire quasi interamente il ricorso ai concimi chimici per la coltivazione di quasi
700 ettari di terreno”, prosegue Tam. “Questo ci consente ad oggi di non essere dipendenti dai fertilizzanti e dalle materie prime necessarie, come l’azoto, per la concimazione che provengono dall’est Europa e i cui costi, a causa del conflitto russo-ucraino e delle tensioni internazionali, sono aumentati esponenzialmente negli ultimi mesi”.
I GUSCI DI COZZE E VONGOLE ASSORBONO LA CO2
Il segreto è nei gusci di vongole e cozze, in grado di assorbire anidride carbonica e che pertanto possono essere considerati un pozzo netto di carbonio. La molecola di CO2 biocalcificata nel guscio è intrappolata in forma insolubile e rimossa dall’ecosistema marino al momento della raccolta dei molluschi. In tutta la fase di accrescimento vongole e cozze sottraggono più CO2 di quella che rilasciano, risultando carbon negative.
Nieddittas, il brand che gestisce la filiera della mitilicoltura nel Golfo di Oristano, attenta ai temi green e alla sostenibilità, ha accolto con piacere l’esito dello studio “Manila clam and Mediterranean mussel aquaculture is sustainable and a net carbon sink”, condotto dall’Università di Ferrara.
Utilizzando un approccio ecosistemico, la ricerca ha analizzato la capacità di immagazzinare CO2 da parte di vongole e mitili nella Sacca di Goro, il principale sito di produzione in Europa,
nell’area del Delta del Po. Ne è emerso che ogni chilo di vongole veraci è in grado di “mangiare” 254 grammi di CO2, mentre le cozze ne assorbono 146 grammi. L’anidride carbonica emessa per allevare i molluschi è minore di quella che viene catturata. Allevare un chilo di vongole, infatti, genererebbe 22 grammi di CO2 (con una differenza di 232 grammi), quello di cozze 55 grammi (con una differenza di 91 grammi per ogni chilo). Come dimostrano i dati dello studio l’impatto ambientale della produzione di queste due specie è dunque davvero basso. Secondo la ricerca “solo pochi
settori alimentari hanno il potenziale di servire come attività di stoccaggio del carbonio per diminuire le emissioni antropogeniche di CO2 e l’acquacoltura dei molluschi è potenzialmente uno di questi”. Nello studio si legge che nel 2020 sarebbero 12.800 le tonnellate di vongole veraci allevate nella Sacca di Goro e avrebbero abbattuto 3.000 tonnellate di anidride carbonica. Inoltre, calcolando che in tutta Italia vengono prodotte circa 27 mila tonnellate di vongole e 72 mila tonnellate di cozze, ogni anno grazie ai molluschi verrebbero eliminate dall’ambiente in
modo permanente quasi 13 mila tonnellate di uno dei gas più difficili da contrastare nella lotta all’inquinamento. Secondo questi calcoli anche le cozze Nieddittas sottraggono più CO2 di quello che rilasciano, quindi l’azienda che ogni anno produce circa 13.000 tonnellate di cozze contribuisce anch’essa al contrasto della crisi ambientale. “Se vogliamo agire sull’inquinamento atmosferico e sui cambiamenti climatici, allora dobbiamo puntare a obiettivi efficaci e perseguibili”, dice Caterina Murgia, amministratore delegato di Nieddittas. “La produzione alimentare ha una grande responsabilità sui livelli di gas serra nell’atmosfera. Per questo Nieddittas è attenta alla sostenibilità e in particolare all’economia circolare in tutti i processi aziendali, dalla produzione all’imballaggio, dai controlli alle certificazioni, prediligendo una filiera a impatto zero o addirittura, come nel caso di vongole e cozze, carbon negative”.
REFRIGERATORI DI PROCESSO A BASSO CONSUMO
L’innovativa gamma di chiller di Atlas Copco riduce i consumi energetici di oltre il 30%, contribuendo alla transizione ecologica di diversi settori industriali, tra cui l’alimentare.
I nuovi chiller di processo Atlas Copco riducono i consumi energetici di oltre il 30% rispetto a quelli tradizionali. Si tratta di sistemi “ibridi”, che prevedono l’uso combinato di tecnologie diverse (free-cooling, raffreddamento adiabatico e tramite compressore) per ottimizzare l’efficienza energetica e ridurre i consumi. È una conferma del posizionamento strategico della multinazionale svedese quale fornitore di tecnologia per abilitare la transizione energetica in ambito industriale ad esempio nei settori alimentare, del chimicofarmaceutico, della plastica e della meccanica.
La nuova gamma di chiller TCA si affianca a quelli esistenti della serie TCX, introdotti sul mercato nel 2019 con l’obiettivo di differenziare l’offerta Atlas Copco proponendo, in aggiunta ai sistemi per il trattamento dell’aria compressa e dei gas industriali, sistemi per la refrigerazione dell’acqua di processo. Con l’inserimento dei nuovi sistemi TCA, inoltre, si allarga il range di potenza dei refrigeratori proposto dalla multinazionale svedese che ora raggiunge i 300 kW, considerando la temperatura dell’acqua fra 15°C e 20°C nell’evaporatore e la temperatura esterna di 25°C.
L’opzione free-cooling
I consumi energetici dei nuovi refrigeratori sono ottimizzati grazie alla possibilità di usufruire, all’interno della stessa macchina, dell’opzione free-cooling che permette, quando le condizioni climatiche lo permettono, di raffreddare l’acqua di processo senza avviare il compressore. Ad esempio, in un’azienda produttiva del milanese organizzata su tre turni di lavoro che necessita di acqua refrigerata a 20°C con refrigeratore attivo 6.000 ore in un anno, con l’inserimento di un chiller ibrido della serie TCA il compressore sarebbe attivo solo per il 50% del tempo, con conseguenti risparmi energetici. Altra opzione interessante ai fini dell’efficienza energetica è il preraffreddamento adiabatico che permette al compressore di lavorare in modo efficiente quando la temperatura esterna è particolarmente elevata. I nuovi chiller ibridi, in continuità con i refrigeratori della
serie TCX, occupano poco spazio e i serbatoi sono trattati internamente per impedire la contaminazione dell’acqua di processo con particelle di ruggine. Il design a microcanale del condensatore consente di ridurre del 30% la carica di refrigerante rispetto ad altri tipi di scambiatori di calore. Altri elementi qualificanti sono: il sistema di controllo Elektronikon® MkV, che permette il controllo della temperatura dell’acqua con la precisione di ±0,1°, e il sistema di supervisione remota Smartlink, che consente di monitorare online i principali parametri di funzionamento e segnalare tempestivamente eventuali problemi o esigenze di manutenzione.
“I nuovi chiller ibridi TCA confermano l’impegno di Atlas Copco nella refrigerazione industriale, ambito nel quale operiamo da circa tre anni, durante i quali i nostri sistemi sono stati inseriti con successo in numerose aziende dei settori alimentare, del chimico-farmaceutico, della plastica e della meccanica”, afferma Nicola Losi, Business Development Manager di Atlas Copco Italia, Divisione Compressori. “I nostri refrigeratori d’acqua di processo possono affiancarsi alle nostre macchine per il trattamento dell’aria compressa e dei gas industriali ed essere gestiti e controllati con le stesse piattaforme Smartlink ed Elekronikon”.
VERIFICARE L’AUTENTICITÀ DELL’EXTRAVERGINE TRACCIANDO LE OLIVE
I ricercatori Enea sono riusciti a identificare la firma geochimica del suolo trasferita alle olive, consentendo di risalire all’origine geografica dei prodotti olivicoli e di individuare eventuali frodi.
I ricercatori Enea hanno messo a punto una metodologia che consente di verificare l’autenticità dell’olio extra vergine attraverso la tracciabilità dell’origine geografica delle olive basata sul contenuto di elementi. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista open source “Foods”. Lo studio è stato condotto su 37 campioni di olive e di foglie da 11 specie di ulivo concentrandosi sull’analisi degli elementi chimici presenti. I campioni di olive (drupe) e di foglie di ulivo sono stati raccolti in due diverse aree di produzione nel Lazio: presso il Centro Ricerche Enea Casaccia e nel comune di Allumiere, dove sono stati selezionati cinque diversi uliveti in base alle cultivar e ai siti di produzione.
“Combinando insieme le più moderne tecnologie di analisi, siamo riusciti a identificare la firma geochimica del suolo trasferita alle olive. Questo apre alla possibilità di individuare, in modo sempre più veloce e accurato, l’origine geografica dei prodotti olivicoli e di ‘scovare’ eventuali frodi soprattutto tra le DOP che devono garantire caratteristiche di qualità, autenticità e tipicità strettamente legate al territorio di produzione”, spiega Claudia Zoani, ricercatrice della Divisione Biotecnologie e Agroindustria.
Usate tecniche di analisi con elevata sensibilità
Per questo studio il team Enea ha utilizzato tecniche di analisi con un’elevata sensibilità, che consentono la quantificazione anche di elementi presenti a bassissime concentrazioni.
“Per i nostri test ci siamo avvalsi anche di una tecnologia sviluppata nei laboratori del Centro ricerche di Frascati, un dispositivo portatile basato sulla spettroscopia laser fotoacustica che sfrutta luce e suono per eseguire in tempo reale misure non distruttive direttamente sul campione non trattato. Per queste sue caratteristiche, il laser Enea è già stato applicato con successo sia nel campo dell’orticoltura, per rilevare l’attacco di agenti patogeni e per individuare eventuali frodi alimentari in prodotti come il latte in polvere, il miele, il vino, l’olio, i succhi di frutta, il pesce e alcune spezie.
E le prove effettuate sulle foglie di olivo con il sistema laser, che si basano su spettri di tipo molecolare, hanno confermato i raggruppamenti per area geografica ottenuti dall’analisi elementale delle olive”, aggiunge Zoani. Nello specifico, i risultati dell’analisi elementale han no dimostrato la possibilità di distinguere i campioni di olive e di foglie per area di produzione, in base alle differenti caratteristiche del suolo. Gli elementi più abbondanti nelle drupe dell’uliveto del Centro Ricerche Enea sono risultati lo stronzio (13 mg/kg) e il rame (13,44 mg/kg). Mentre per la zona di produzione di Allumiere è stato riscontrato un maggiore contenuto di rubidio (12,86 mg/ kg) e, successivamente, di rame (11,36 mg/kg) e stronzio (6,74 mg/kg). Inoltre, avere cinque campi sperimentali nella stessa area di produzione di Allumiere ha permesso di confrontare in modo ancora più approfondito il comportamento delle stesse varietà nei diversi campi. “Oltre a stabilire l’origine geografica delle olive, l’analisi delle concentrazioni degli elementi nelle drupe potrebbe svolgere anche il ruolo di indicatore di inquinamento del suolo. Ma servono ulteriori studi per valutare quali caratteristiche del terreno possono influenzare la presenza dei vari elementi nelle olive e verificare come la loro biodisponibilità possa essere influenzata, ad esempio, dall’uso di fertilizzanti o di fungicidi. Tutto questo servirà a garantire una più ampia applicabilità del metodo Enea per la tracciabilità geografica nelle diverse condizioni di coltivazione, insieme a valutazioni legate alla sicurezza alimentare”, sottolinea ancora Zoani.
Il Mediterraneo è la principale area olivicola
Il bacino del Mediterraneo rappresenta la più vasta area olivicola internazionale: Spagna (63%), Italia (17%), Grecia (14%) e Portogallo (5%) coprono il 99% della produzione di olio d’oliva dell’Europa che detiene il record in termini di produzione di olive e olio d’oliva (69% della produzione mondiale), di esportazione e di consumo. Oltre al valore economico, i prodotti olivicoli sono alla base della dieta mediterranea e hanno un elevato potere nutritivo e curativo. Il loro consumo è risultato essere un fattore protettivo contro diabete e malattie cardiache, infiammatorie e autoimmuni, grazie agli alti livelli di acidi grassi monoinsaturi, composti fenolici e antiossidanti. Anche i sottoprodotti delle olive hanno un alto valore; ad esempio, l’estratto di foglie di ulivo viene utilizzato come additivo alimentare per il suo alto contenuto di polifenoli ad attività antiossidante e antimicrobica.
CONTROLLO QUALITÀ E DIGITALIZZAZIONE NEL SETTORE VINICOLO
Antares Vision Group, partner tecnologico nella digitalizzazione e nella gestione integrata dei dati, protagonista internazionale nelle soluzioni di tracciabilità, e tra i principali player nei sistemi di ispezione per il controllo qualità, ha esposto al Simei, Salone internazionale per l’enologia e l’imbottigliamento, che si è svolto a Milano Fiera lo scorso novembre, un ecosistema integrato di soluzioni per il controllo qualità e per la digitalizzazione dedicate al settore vinicolo.
Antares Vision Group, forte della tecnologia FT System, da oltre 20 anni leader nell’ispezione per il controllo qualità nel settore dell’imbottigliamento, ha portato due innovazioni tecnologiche: una, sviluppata da Oròbix Life, parte di Antares Vision Group specializzata nell’applicazione dell’intelligenza artificiale, che introduce un’accurata valutazione e selezione della qualità delle uve prima della pigiatura, e l’altra basata sull’utilizzo della spettroscopia laser per il controllo qualità sulle bottiglie tappate. L’integrazione delle due tecnologie permette di agire su due fasi cruciali del processo: quella della selezione
della materia prima nella scelta della qualità delle uve in fase di conferimento e quella del processo di imbottigliamento, fondamentale per la conservazione del prodotto nel lungo periodo.
L’intelligenza artificiale, applicata per la selezione delle uve, permette di velocizzare il processo, incrementando la precisione nell’individuare in modo oggettivo difetti come la presenza di muffe, parti danneggiate da pioggia o grandine, rami, foglie e insetti. Le uve vengono così classificate sulla base di regole predefinite dal produttore attraverso un algoritmo di intelligenza artificiale applicato alle immagini, che migliora con l’autoapprendimento continuo. La spettroscopia laser, invece, viene applicata dopo la fase di tappatura e garantisce, attraverso analisi non distruttive in linea, l’assenza di ossigeno o pressioni troppo elevate nello spazio di testa della bottiglia. Un monitoraggio continuo che, oltre a prevenire fenomeni di ossidazione o difettosità nella tappatura, permette di verificare problematiche nei sistemi di inertizzazione o del vuoto/pieno.
Chiunque prepari, trasformi e venda alimenti deve rispettare rigorosi requisiti igienici. Ciò significa che tutti gli operatori che lavorano in questo settore devono indossare un abbigliamento igienico impeccabile e certificato. Chi preferisce esternalizzare questa cura particolare, ed onerosa in termini di tempo, può rivolgersi a un fornitore professionale di servizi tessili. Mewa garantisce la fornitura continuativa di indumenti da lavoro affidabili, sicuri e funzionali, che soddisfano tutti i requisiti igienici previsti dalle normative vigenti. I requisiti normativi che regolano l’abbigliamento da lavoro per l’industria alimentare sono estremamente complessi. Secondo le prescrizioni dell’IFS Food (IFS - International Featured Standards), i processi devono garantire che gli indumenti dei dipendenti siano igienicamente puliti e non comportino rischi di contaminazione per gli alimenti prodotti. Il servizio Mewa affianca il management dell’azienda cliente al fine
di eliminare il rischio di carenze igieniche. Mewa opera secondo il sistema RABC (Risk Analysis and Biocontamination Control System). Si tratta di un sistema di gestione e controllo dell’igiene che prevede uno speciale processo di lavaggio e trattamento degli indumenti. La gestione dei capi e l’intero processo sono soggetti alla norma di qualità EN 14065. Il processo di trattamento garantisce la riduzione microbica, la massima sicurezza e il più alto standard di qualità nell’igiene dei tessuti.
In sostanza, l’abbigliamento igienico certificato di Mewa è adatto a qualsiasi sistema HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points) e garantisce sicurezza igienica nell’industria alimentare.
In Mewa non si fanno sconti in materia di qualità igienica. “Un elevato livello di igiene è parte integrante del nostro processo di lavoro”, sottolinea Thomas Hell, amministratore delegato di Mewa Italia. “I produttori di generi alimentari noleggiano da noi i loro
indumenti e noi li consegniamo, li ritiriamo per lavarli, ce ne prendiamo cura e li sostituiamo in modo affidabile. Oltre al processo di lavaggio e di disinfezione nei nostri impianti professionali e al successivo trattamento degli indumenti, offriamo anche la relativa documentazione e certificazione dell’abbigliamento destinato alla clientela della filiera alimentare. Mewa si occupa di questo processo dalla A alla Z, dal lavaggio alla consegna negli armadietti”.
MACCHINE ITALIANE PER IL PACKAGING: OPPORTUNITÀ IN SENEGAL
Sensazioni molto positive per la filiera italiana del packaging a seguito della missione economica organizzata dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale in Senegal. La delegazione coordinata, oltre che dal Ministero, anche dall’Ambasciata d’Italia a Dakar e dell’Agenzia Ice, ha visto tra i protagonisti rappresentanti di Ucima, insieme a Cassa Depositi e Prestiti, Simest, Assafrica & Mediterraneo e Federunacoma. Il Senegal è una realtà che sta vivendo una fase economica piuttosto dinamica, con tassi di crescita reali del Pil intorno al 6% tra il 2015 e il 2021.
Nonostante una flessione causata dalla pandemia, il Fondo Monetario Internazionale prevede un tasso di crescita reale del 4,7% nel 2022 e dell’8,1% nel 2023. L’interscambio tra Italia e Senegal ammonta a 223 milioni di euro, di cui 152 sono di esportazioni italiane. La voce principale è rappresentata proprio dai macchinari (30%), in crescita del 43% rispetto al 2021. Il paese subsahariano importa macchinari
per il confezionamento e l’imballaggio per un valore pari quasi a 20 milioni di euro, di cui l’Italia costituisce il principale fornitore per un totale di quasi 7,4 milioni di euro di fatturato (37% dell’import totale di macchine per il packaging).
Di particolare rilevanza per gli scenari che potrebbero aprirsi in futuro la serie di business meeting a cui Ucima ha partecipato con associazioni di categoria e imprenditori locali operanti principalmente nei settori agroalimentare e cosmetico. Alcuni incontri si sono svolti direttamente presso le aziende: è il caso di grandi gruppi come IBS, Groupe Simpa e Kirene Group.
Nella serie di incontri da più parti è stata sollevata la necessità di costruire la propria catena produttiva nel settore cosmetico-farmaceutico e soprattutto agroalimentare. Questo aspetto in particolare si traduce inevitabilmente in fornitura di tecnologie per la produzione alimentare e il confezionamento dei prodotti da poter commerciare sia localmente che a livello di export, nonché in attività di formazione destinate alle risorse umane in loco.
CONFEZIONAMENTO DI PRODOTTI GRANULARI E IN POLVERE
Lo scorso novembre a All4Pack, fiera di riferimento per il settore del confezionamento che si svolge ogni 2 anni a Parigi, Goglio ha presentato la linea automatica G21, l’imballo Pillow UP® e i nuovi applicativi della piattaforma IIoT Goglio MIND. La G21 è la linea automatica per il confezionamento di sacchetti soft per prodotti granulari o in polvere del settore alimentare come caffè macinato e in grani, farina, riso, ma anche del petfood e della detergenza. Grazie all’ampia disponibilità di sistemi di dosatura, la macchina garantisce elevati standard di elasticità di produzione e di velocità di confezionamento. La G21, con la stazione di applicazione della valvola Goglio completamente integrata, permette di realizzare confezioni in una vasta gamma di formati. Inoltre, grazie alla costante attività del team di ricerca e sviluppo del Gruppo, la linea G21 è compatibile con una vasta gamma di
materiali termosaldabili, anche monomateriali “pronti per il riciclo” o compostabili.
L’azienda ha presentato anche la prima capsula per caffè con valvola di degasazione, pensata per permettere la fuoriuscita dell’anidride carbonica naturalmente emessa dal caffè, impedendo allo stesso tempo l’ingresso dell’ossigeno nella confezione e il sistema Goglio Mind, che è oggi installato su oltre 100 impianti di clienti in tutto il mondo. L’estrema versatilità del sistema permette di collegare la piattaforma sia alle macchine progettate e realizzate da Goglio sia da altri costruttori, connettendo l’intero impianto, da inizio a fine linea.
Il packaging Pillow UP è stato presentato in fiera anche nella versione in monomateriale, proposta per l’utilizzo nel settore della detergenza nel formato 2 litri. Infatti, la composizione in polietile-
ne rende l’imballo “pronto per il riciclo” consentendo il corretto recupero nei moderni impianti di gestione dei rifiuti. Più prodotto, meno packaging: Pillow UP occupa pochissimo spazio sia prima del riempimento che dopo il consumo, in quanto la busta vuota diventa sottile come un foglio. Le buste sono estremamente versatili: non solo sono adatte ai processi di riempimento a caldo, retort e sterilizzabile, ma è possibile posizionarle, grazie alla speciale sagomatura brevettata, piatte all’interno di una scatola agevolando così lo stoccaggio e il trasporto del prodotto, con conseguente riduzione dei costi, oppure appoggiarle su uno scaffale o su una superficie piana rimanendo in piedi. La maniglia, comoda per il trasporto, assicura la massima maneggevolezza. La fiera ha premiato Pillow UP nella categoria “Design and Ergonomics” del concorso All4Pack Innovations Award.
Acquisendo l’acciaio da fornitori d’eccellenza e mantenendo al proprio interno tutte le lavorazioni, Bruno Wolhfarth non solo ha mantenuto le alte prestazioni delle sue pompe, ma anche la puntualità nelle consegne. Con il risultato di ampliare il parco clienti.
QUALITÀ E VELOCITÀ PER RISPONDERE AI CAMBIAMENTI DEL MERCATO
In alto, elettropompa serie HRS
La fase economica che stiamo vivendo sta portando importanti cambiamenti nelle dinamiche del mercato. Lo dimostra il fatto che in certi casi qualità sta facendo davvero rima con velocità. Questo almeno insegna il caso di Bruno Wolhfarth, un’azienda che ha sempre puntato al top dei materiali e seguito internamente le lavorazioni al fine di produrre elettropompe e filtri per applicazioni esigenti. Una strategia che da un lato consente di legarsi a fornitori affidabili di materiali d’alta gamma che non hanno ridotto le produzioni né ritardato le consegne; e dall’altro si basa sul mantenimento delle lavorazioni meccaniche all’interno dell’azienda, che può controllare meglio la qualità e non dipendere dai tempi altrui. Così Wolhfarth, che da oltre 50 anni produce pompe da barra piena, ha visto negli ultimi tempi aumentare ulteriormente le richieste e la mole di lavoro. Ne abbiamo parlato con la seconda e la terza generazio-
ne alla guida dell’azienda di famiglia: Rossella Wolhfarth e il figlio Marco Parapetti.
Come siete riusciti a mantenere i vostri consueti tempi di consegna in questo complicato scenario?
Marco Parapetti: La velocità è stato uno dei nostri plus determinanti in questa fase. Da sempre acquistiamo il materiale dalle migliori acciaierie europee che, al contrario di altre, non hanno ridotto e rallentato le produzioni a causa del caro energia, garantendo l’affidabilità delle consegne. Per noi d’altronde è indispensabile lavorare con acciaio inox di ottima fattura, poiché ricaviamo il corpo pompa direttamente dalla barra piena. Si tratta di lavorazioni complesse e impegnative: un materiale non eccellente finirebbe per usurare velocemente le macchine, gli utensili, gli inserti per la tornitura, costringendoci a frequenti fermi produttivi. Inoltre, siamo abituati a non dipendere dai
subfornitori esterni, perché svolgiamo praticamente tutte le lavorazioni all’interno, con il vantaggio di avere un controllo diretto sull’avanzamento degli ordini. In sostanza, puntando su forniture di alto livello e producendo tutto internamente, abbiamo mantenuto la puntualità e la capacità di soddisfare i clienti, per altro sempre più numerosi. Molte aziende, infatti, non potendo attendere i lunghi tempi di consegna di altri fornitori, hanno cominciato a rivolgersi a noi.
State quindi vivendo una fase di crescita. Rossella Wolhfarth: Sì, rispetto all’anno scorso il fatturato è in notevole aumento. Tolto l’incremento attribuibile all’inflazione, stiamo parlando di una tendenza che supera il +15%.
Parapetti: Da un lato i clienti storici continuano a darci fiducia. Dall’altro stiamo raggiungendo anche quelle aziende che si rivolgevano altrove perché le loro applicazioni non avevano bisogno di pompe ad elevate prestazioni. Tuttavia, messe in difficoltà dai ritardi delle catene di fornitura, ora bussano alla nostra porta per avere la garanzia della consegna
entro tempi certi e ravvicinati. E spesso, una volta conosciuto il nostro prodotto, non lo lasciano più.
Le difficili sfide di questi anni hanno dunque cambiato alcune dinamiche della domanda?
Wolhfarth: Sì, noto che le scelte stanno premiando maggiormente la qualità e l’affidabilità garantita nel tempo. C’è un ritorno all’investimento in beni duraturi e alla manutenzione dell’esistente, rispetto alla corsa alla soluzione “usa e getta” a basso prezzo. Inoltre si tende a cercare fornitori vicini, in grado di dare assistenza e risposte rapide, e a rivolgersi meno alle filiere globali.
Da che settori provengono i nuovi clienti?
Parapetti: I settori di applicazione sono gli stessi in cui già lavoriamo molto. Penso in particolare alle applicazioni con prodotti viscosi e di valore, come quelli dell’industria cosmetica, che quest’anno per noi ha vissuto una forte accelerazione. Sta andando bene anche la farmaceutica.
Sta ottenendo buoni risultati l’innovativa pompa HRS (Hygienic Rapid Sanitaria), studiata per applicazioni che richiedono alti standard di igiene?
Parapetti: Sì, abbiamo installato finora circa 15 unità. Una delle più recenti e interessanti applicazioni riguarda un importante produttore alimentare di Roma, che aveva la necessità di travasare in una tramoggia – all’interno di una linea di confezionamento – un sugo all’amatriciana, quindi un fluido viscoso ma anche con parti solide consistenti. La pompa HRS si è dimostrata particolarmente efficace nella fase di pulizia, grazie all’innovativo sistema di drenaggio che
Marco Parapetti e Rossella Wolhfarth, terza e seconda generazione alla guida dell’azienda fondata da Bruno Wolhfarth
Un’immagine frontale dell’elettropompa serie HRS
rimuove ogni residuo non solo all’interno della pompa, ma anche nei tubi dell’impianto, che alla fine del travaso tornano puliti e asciutti.
Wolhfarth: È stato un test significativo, in quanto avvenuto in condizioni molto complesse, che rappresentano proprio l’ambiente di lavorazione per il quale la pompa HRS è stata progettata. È già in corso l’iter per il conseguimento del brevetto del sistema di drenaggio, che verrà completato in vista della vetrina ufficiale della fiera Cibus Tec, nell’ottobre 2023.
L’Hygienic Rapid Sanitaria è molto apprezzata per le sue finiture.
Parapetti: Sì, perché riesce a garan-
Marco Parapetti:
“Rifornendoci da acciaierie europee d’eccellenza non abbiamo mai avuto problemi di ritardi nelle consegne delle pompe e questo plus ci ha portato nuovi clienti”
tire uno standard di rugosità delle superfici migliore rispetto allo 0,5 micron richiesto per esempio in ambito pharma. Il centro di lavoro automatico ci consente di arrivare fino a 0,2 micron. Il passaggio alle tecnologie automatiche per le finiture ha migliorato in realtà le caratteristiche di tutta la gamma delle nostre pompe, anche per quelle destinate ad applicazioni meno esigenti.
Wolhfarth: E nel frattempo abbiamo già fatto un ulteriore passo avanti con lo sviluppo della pompa UHRS, Ultra Hygienic Rapid Sanitaria, con una doppia camera che permette di lavorare ad alte pressioni e ottenere una prevalenza più elevata. La soluzione va incontro alle tante richieste per pompe ad alta pressione e al contempo drenanti.
Anche nei modelli innovativi riuscite a mantenere le qualità tradizionali che hanno finora caratterizzato le vostre pompe?
Parapetti: Certamente: mantenia-
Lo stabilimento di Wolhfarth a Sordio, in provincia di Lodi
Il taglio dell’acciaio dalla barra piena
mo scrupolosamente, come accennavo, l’alta qualità dell’acciaio AISI 316L e la cura delle finiture. Al contempo, per tutta la gamma rimangono costanti anche le caratteristiche degli accessori, fino ai dettagli. Questo agevola il cliente quando ha bisogno di un pezzo di ricambio. Le guarnizioni di tenuta e le giranti, per esempio,
continuità produttiva del cliente, che ha bisogno di pezzi di ricambio facilmente sostituibili e in tempi rapidi. Noi diciamo spesso che la pompa è come il cuore di un impianto. E non è solo un modo di dire, perché se si ferma la pompa si ferma anche la produzione. La continuità e l’affidabilità hanno un va-
Rossella Wolhfarth: “Noi diciamo spesso che la pompa è come il cuore di un impianto. E non è solo un modo di dire, perché se si ferma la pompa si ferma anche la produzione”
hanno sempre le stesse dimensioni, così come non cambia la modalità di accoppiamento tra corpo pompa e motore. Innoviamo la gamma, ma senza stravolgerla.
Wolhfarth: È una scelta progettuale che risale al fondatore dell’azienda, mio padre Bruno Wolhfarth. Crediamo sia un segno di serietà, anche nei confronti dei tanti clienti storici che ormai da decenni si affidano alle nostre soluzioni. Recentemente uno di loro ci ha chiesto di ripristinare una pompa installata nel 1973, ma sul mercato se ne trovano in funzione ancora alcune costruite a metà degli anni Sessanta. Poniamo grande attenzione alla
lore strategico per gli utilizzatori, che quando acquistano un sistema di pompaggio devono poter contare su un’assistenza e una ricambistica puntuale ed efficace.
All’estero stanno emergendo altre opportunità oltre alle storiche collaborazioni con i rivenditori in Francia e Belgio?
Wolhfarth: Stiamo iniziando una collaborazione con un rivenditore in Corea del Sud, mentre continuiamo a vendere con successo in Sudamerica, soprattutto presso industrie alimentari che cercano tecnologie di qualità per il travaso di prodotti come ragù, marmellata, miele e cioccolato.
ORGANIZZAZIONE DEI CAVI SEMPLIFICATA
un montaggio semplice, veloce e intuitivo senza utensili.
La costruzione in due parti del supporto permette alla parte superiore di essere agganciata in quattro diverse direzioni, offrendo così un elevata flessibilità al percorso dei cavi. In caso di una successiva rimozione o aggiunta di cavi è possibile sostituire la dimensione del supporto senza rimuovere il sistema di fissaggio dal profilato.
Icotek, lo specialista della gestione dei cavi, presenta i nuovi supporti per fascette in Velcro KBH-R e KBH-S.
I nuovi supporti in combinazione con le fascette in Velcro rappresentano una valida alternativa alle tradizionali fascette in materiale plastico normalmente utilizzate. La gamma di prodotto KBH può essere utilizzata per il fissaggio e l’organizzazione dei cavi, i nuovi prodotti sono ora disponibili per diversi profilati
di montaggio presenti sul mercato.
I supporti KBH-R vengono montati sul profilato di montaggio con un sistema di bloccaggio a baionetta a 90° mentre i KBH-S offrono un sistema di fissaggio a vite.
I KBH-R sono molto flessibili, il sistema è composto da due parti ed è disponibile per differenti costruttori di profilati di montaggio: Rittal, MiniTec, Item, BoschRexroth e molti altri. Il sistema di bloccaggio a baionetta permette all’utilizzatore di realizzare
CONTROLLO ACQUA DI RAFFREDDAMENTO NELLA RAFFINAZIONE DEL CIOCCOLATO
Il processo di raffinazione del cioccolato avviene attraverso 3-5 grandi rulli montati in orizzontale e asserviti da un sistema di circolazione dell’acqua fredda. Quest’acqua riduce il calore che si sviluppa a causa dell’attrito del movimento del rullo stesso. La regolazione della temperatura del rullo è necessaria anche per diminuire o aumentare l’adesione della pasta di cioccolato. Inoltre, è necessaria acqua fredda per raffreddare motori e altri elementi o componenti meccanici in movimento. SMC ha una vasta e comprovata esperienza nell’ideazione di soluzioni che controllano il circuito dell’acqua nei macchinari per la raffinazione del cioccolato.
Tra le caratteristiche principali dei prodotti SMC c’è l’affidabi-
lità. Molti produttori di cioccolato eseguono il processo di raffinazione 24 ore su 24, 7 giorni su 7, quindi eventuali guasti ai componenti al di fuori del periodo di manutenzione programmata sono potenzialmente disastrosi. Un numero crescente di produttori di macchine per la raffinazione del cioccolato sta quindi sfruttando i vantaggi di componenti come l’elettrovalvola SMC JSXD a 2 porte. Offrendo un’ottimale resistenza ambientale, grazie al coperchio della bobina in acciaio inossidabile (protezione IP67) e alla costruzione dell’otturatore in acciaio inox e resina, la JSXD offre un’elevata durata. Nella raffinazione del cioccolato, la valvola JSXD chiude e apre il circuito dell’acqua di raffreddamento e
I supporti KBH-S, con sistema di montaggio a vite, possono essere montati su qualsiasi superficie in maniera sicura e affidabile garantendo la successiva aggiunta o rimozione di un cavo.
I supporti per fascette sono disponibili in tre diverse dimensioni: 12, 24 e 36 mm.
Le soluzioni di fissaggio KBH-R e KBH-S possono essere completate con le fascette in Velcro KLB e KLKB già incluse all’interno della gamma prodotto Icotek.
È possibile richiedere un campione dimostrativo e ulteriori dettagli consultando il sito del costruttore www.icotek.com.
resiste al colpo d’ariete, il tutto offrendo una riduzione del 14% del consumo energetico rispetto al prodotto della generazione precedente.
Un’altra soluzione chiave di SMC per la raffinazione del cioccolato è la gamma di termo-refrigeratori ad alte prestazioni che refrigerano e controllano l’acqua di raffreddamento. Alcuni utilizzatori producono soluzioni ingombranti, centralizzate e realiz -
zate internamente non senza problemi con pompa, scambiatore di calore, tubazioni, valvole, serbatoio, e così via. Tuttavia, tutti questi componenti sono facilmente sostituibili con un singolo thermochiller SMC. Ciò riduce i costi, fornisce un’unica soluzione di garanzia e semplifica la diagnostica della macchina in caso di guasto grazie ai sensori e allarmi che sono parte integrante dell’intera gamma thermo-controllers SMC. Compatto, conveniente ed efficiente dal punto di vista energetico, un thermo-controller SMC come quello della serie HRS/HRSR rappresenta una soluzione one-stop-shop per un controllo preciso della stabilità della temperatura; un’altra risorsa fondamentale per raffinare il cioccolato e migliorare la consistenza finale e il sapore del prodotto.
SISTEMA ADESIVO SENZA SOLVENTI
COIM Spa, multinazionale italiana che produce specialità chimiche dal 1962 e che opera in tutto il mondo attraverso 19 società produttive e commerciali, ha reso ancora più sostenibile il proprio portafoglio di soluzioni per la produzione di packaging per food e pharma. È nato così un nuovo sistema solventless modulare per queste applicazioni. “Durante la pandemia, la domanda di prodotti alimentari confezionati, conseguente a una reazione emotiva per effetto del lockdown e alla chiusura delle attività di ristorazione, è aumentata considerevolmente”, afferma Sergio Doldi, COIM Technical Manager Adhesives, Coatings, Inks for Flexible Packaging. “Ricorderemo tutti le immagini degli scaffali vuoti nei supermercati. Al contempo,
anche i prodotti farmaceutici registravano un incremento della domanda. Al contrario, ampi settori della chimica di base erano completamente bloccati a causa del calo di domanda verificatosi in molti comparti industriali e di diversi fattori legati alla logistica e ai trasporti, generando una scarsità di materie prime per molteplici applicazioni. Questa situazione, oltre a generare un rialzo dei prezzi, ha reso molto difficile l’operatività della catena produttiva del packaging per food e pharma. In quel periodo COIM ha trasformato la crisi in una opportunità per rendere ancora più sostenibile ed efficiente il proprio portafoglio prodotti”.
I prodotti chimici coinvolti nella produzione di packaging per food e pharma che maggior-
mente hanno risentito della crisi sono stati quelli di ultima generazione, che impiegano materie prime selezionate per ottemperare ai più recenti requisiti normativi e risultano disponibili solo da un numero ridotto di fornitori. Di fronte alle difficoltà di approvvigionamento, COIM ha lanciato un progetto R&D per lo sviluppo di un sistema adesivo solventless modulare che, pur ricorrendo a materie prime più largamente disponibili, rispettasse i seguenti requisiti: piena conformità alle norme e leggi in vigore sui requisiti fondamentali
dei materiali a contatto con alimenti, con particolare attenzione alla food-safety; prestazioni tecniche assolutamente comparabili con quelle dei prodotti che si andavano a sostituire; semplificazione del processo produttivo.
Il risultato è stato un nuovo sistema adesivo solventless modulare, basato su un componente ottenuto con lavorazione monostadio, che ha introdotto una semplificazione di processo, a vantaggio di una pianificazione più snella dell’intera catena produttiva e di vendita.
STAMPANTI INTELLIGENTI ED ETICHETTE SOLVIBILI IN ACQUA
Sato, multinazionale giapponese che fornisce soluzioni per l’identificazione automatica e per la tracciabilità dei prodotti, ha avviato un’analisi interna con l’obiettivo di identificare soluzioni concrete da proporre ai partner e ai clienti finali interessati a valorizzare gli aspetti di sostenibilità.
L’analisi svolta ha messo in luce due temi fondamentali sui quali l’offer-
ta Sato può supportare concretamente le aziende:
• la riduzione dello spreco del cibo, grazie a stampanti intelligenti che garantiscono un processo di tracciamento automatico per dare nuova vita ai cibi in scadenza; • il riciclo del package, grazie a etichette dissolvibili in acqua che permettono il recupero delle confezioni attraverso la raccolta differenziata.
L’inserimento sul mercato dei cibi in scadenza, processo già attivo con procedure manuali, può contribuire a ridurre gli sprechi, ma è necessario gestirlo in modo automatico e senza perdere i dati di tracciabilità. Le stampanti intelligenti Sato, grazie alla piattaforma software AEP, possono essere inserite nel processo produttivo memorizzando tutti i dati identificativi degli alimenti,
inclusi quelli relativi alla data entro cui devono essere consumati. È quindi possibile stampare automaticamente le etichette dei prodotti in scadenza mantenendo tutte le informazioni relative al ciclo di trasformazione del prodotto.
Riguardo il riciclo dei package è opportuno ricordare che la maggior parte delle etichette oggi in uso sono difficilmente rimovibili dalle confezioni e di fatto costringono a smaltire involucri nei rifiuti indifferenziati. Le etichette linerless e wash&dry Sato, invece, si dissolvono in acqua garantendo la possibilità di avviare le confezioni verso il riciclo. Si tratta di etichette sensibili alla pressione progettate senza nastro di supporto, quindi prive di materiale da smaltire se non un piccolo anello centrale alla bobina che Sato stessa si occupa di ritirare e riciclare.
SEALED AIR OTTIENE IL MARCHIO VEGAN
Sealed Air è diventato il primo produttore di imballaggi flessibili certificati conformi vegani dopo aver ricevuto il marchio The Vegan Society per la gamma di materiali CRYOVAC® Sealappeal® L’azienda, che si impegna a guidare lo sviluppo di soluzioni di imballaggio conformi ai vegani, ha già ricevuto la Certificazione di Qualità Vegana sostituendo tutti i derivati animali dei propri imballaggi alimentari a marchio Cryovac con grassi non animali e cere di idrocarburi. Basandosi su questi principi e per supportare ulteriormente i rivenditori e i produttori di alimenti nel mercato delle proteine alternative, Sealed Air si è impegnata per assicurarsi il marchio Vegan, in quanto si tratta della certificazione conforme ai vegani più riconosciuta a livello globale. Cryovac Sealappeal è stato premiato con il marchio Vegan nel settembre 2022 dopo aver soddisfatto i severi requisiti imposti ai marchi di The Vegan Society. “Ottenere il marchio Vegan è un enorme passo avanti sia per Sealed Air che per i retailer e i produttori alimentari”, ha di -
chiarato Matt Baldock, Sealed Air Business Development, Retail and Sustainability Leader per l’Europa nord-occidentale, il Benelux e il Sud Africa. “È un marchio immediatamente riconoscibile per i consumatori e questa assegnazione contribuirà a coinvolgere gli acquirenti nel mercato vegano in rapida crescita. L’Europa è un attore chiave nel mercato globale delle alternative alla carne, che è stato valutato a 1.718,6 milioni di dollari nel 2019 e si prevede che si espanderà a un CAGR stimato del 7,3% tra il 2020-2025. Questa è un’enorme area di potenziale crescita per le aziende alimentari che cercano di portare sul mercato alternative alla carne. Sealed Air mira ad essere uno dei principali produttori di soluzioni di imballaggio conformi ai vegani e i nostri prodotti Sealappeal sono solo l’inizio di questo entusiasmante viaggio”. A seguito della certificazione dei prodotti Cryovac Sealappeal, Sealed Air si sta ora impegnando in collaborazione con The Vegan Society per cercare di garantire il marchio ve-
gano ai prodotti della sua gamma di confezionamento sottovuoto skin, come Cryovac Darfresh®
Inoltre, l’azienda lavorerà con The Vegan Society per sviluppare un nuovo logo che aiuterà i retailer a comunicare ai consumatori dove prodotto e packaging sono conformi ai vegani in conformità con il Regolamento (CE) n. 178/2002, articolo 16.
La gamma Sealappeal offre soluzioni di film ad alta barriera per proteine alternative e garantisce la durata di conservazione del prodotto (ambient) fino a 12 mesi, per ridurre al minimo gli sprechi e migliorare la sostenibilità del prodotto. Il materiale mono-PET è anche pronto per il riciclo e può essere riciclato nei flussi di riciclo del PET.
CONFEZIONI CHE VALORIZZANO QUALITÀ E SOSTENIBILITÀ DEL RISO BASMATI
Il riso Basmati nel corso degli ultimi anni si è svincolato dal consumo etnico ed è entrato nel pieno delle abitudini di consumo degli italiani, diventando la seconda varietà più diffusa dopo il Carnaroli e scavalcando persino la qualità Arborio. Un consumo che nasce come attenzione al benessere e al mangiare sano, che si è poi esteso entrando nelle abitudini delle famiglie italiane per la preparazione di contorni, insalate e dell’ultima tendenza in cucina, i poké.
In quest’ottica e con un occhio di riguardo a un target di consumatori ampio, RBA Design ha lavorato con Riso Gallo per ripensare l’offerta di questo prodotto, ampliando la gamma con tre referenze di Riso Basmati, tutte da agricoltura sostenibile. Un concept che ha teso a enfatizzare
le differenze tra i prodotti proposti, pur mantenendo un filo conduttore. Nascono così il Basmati Profumato, il Basmati Integrale e il Basmati con Rosso&Nero.
I packaging creati da RBA Design esaltano la tipologia di riso proposto dando grande evidenza al nome Basmati, ma anche alla sua declinazione specifica. Per questo il lavoro creativo ha privilegiato la scelta di enfatizzare la qualità, dando valore all’origine di provenienza himalayana, che sottolinea l’autenticità e la provenienza da agricoltura sostenibile.
Un logo specifico, su fronte del pack, mette in evidenza questo impegno dell’azienda. Il concetto di sostenibilità è alla base anche della realizzazione della confezione, ecocompatibile, prodotta in cartoncino
certificato FSC e plastica riciclabile. In evidenza sui pack anche le informazioni più utili per i consumatori: il tempo di cottura e la tipologia di preparazioni per le quali il riso è più indicato.
La direzione creativa del progetto è di Simona Anfossi.
IMBALLO RICICLABILE IN BASE CARTA PER IL SURIMI
Mondi, protagonista internazionale nell’imballaggio e la carta sostenibili, ha supportato Angulas Aguinaga ® lungo il percorso che l’ha portata a passare a un imballaggio riciclabile in base carta per i suoi stick di surimi refrigerati a marchio Krissia ®, riducendo ampiamente la quantità di plastica usata.
Finora, gli stick di surimi venivano imballati in plastica multi-materiale. Collaborando a stretto contatto con Mondi, Angulas Aguinaga e il suo marchio Krissia stanno ora passando a un imballaggio secondario, grazie alla carta con proprietà di barriera di Mondi. L’esperienza di Mondi nell’imballaggio in base carta ha consentito all’azienda di realizzare una soluzione semplicemente adatta allo scopo, che proteggesse il prodotto refrigerato mentre riduce significativamente la quantità di plastica, ovvero fino a 20 tonnellate all’anno. La carta con effetto barriera di
Mondi è realizzata con risorse rinnovabili e certificate, da fonti responsabili, e offre tutta una gamma di vantaggi: il cartoncino kraft forte e resistente agli strappi viene interamente convertito in-house da Mondi, al fine di garantire una protezione personalizzata del cibo e la sigillabilità dell’imballaggio. L’imballaggio finale è riciclabile all’interno della filiera spagnola del riciclo della carta. “Lavorando fianco a fianco con il team di Krissia e osservando l’intero percorso del prodotto, siamo stati in grado di garantire che gli stick di surimi venissero confezionati in un imballaggio riciclabile che supporta l’economia circolare e che mantiene all’interno della filiera materiali preziosi”, ha affermato Jordi Gorchs, Regional Manager France & Southern Europe, Consumer Flexibles presso Mondi. “Ci siamo presi il giusto tempo per concentrarci innanzitutto sulle necessità del prodotto, ancora prima
di ottimizzare la nostra carta con effetto barriera al fine di fornire una sostituzione riciclabile e da fonti responsabili alla precedente alternativa in plastica”. “Il nostro obiettivo è creare soluzioni innovative nel settore food, che risolvano le reali esigenze dei consumatori”, aggiunge Mikel Grande, Angulas Aguinaga Marketing and Innovation Manager. “In questo contesto, passare, per l’imballaggio dei nostri prodotti, a materiali che proven -
NUOVO LOOK PER UNA LATTA STORICA
La storica latta dell’Olio d’Oliva Sasso cambia look, valorizzando i tratti distintivi che negli anni l’hanno resa iconica agli occhi dei consumatori e riferimento della categoria olio di oliva.
Obiettivo principale del restyling è comunicare con forza i concetti di qualità, leggerezza e salute che caratterizzano il percepito del gusto del prodotto. Sono infatti questi, insieme all’attributo di “olio di qualità” (ricerca GFK del febbraio 2022), gli elementi distintivi di olio Sasso per il consumatore, consolidati attraverso una storia ultracentenaria di metico-
losa selezione delle materie prime, di controlli del processo di lavorazione e di attenzione ai gusti delle famiglie italiane.
La nuova confezione reinterpreta con un linguaggio più fresco e moderno l’identità storica della famosa “lattina verde”. L’iconicità delle forme ed il codice colore verde, il rosso del logo con l’immagine della dea Minerva, la centralità del messaggio salutista garantiscono infatti una forte continuità, un grande impatto a scaffale ed anche un nuovo appeal verso un target più giovane e sensibile alle tematiche dell’healthy food.
gono da fonti rinnovabili, è un must: è nostra responsabilità offrire soluzioni ai nostri consumatori, le cui preferenze virano verso imballaggi in base carta. Questa nuova soluzione sostituisce in modo significativo la plastica quando non necessaria, mentre continuiamo a garantire la qualità dei nostri stick di surimi Krissia. Siamo molto orgogliosi di essere il primo marchio a commercializzare questo tipo di imballaggio in base carta per pesce refrigerato”.
Centrale, nel restyling, anche la valorizzazione dell’importante riconoscimento del marchio storico di interesse nazionale, che testimonia come Sasso sia da più di un secolo protagonista e ambasciatore della tradizione produttiva italiana.
Una storia di qualità, che dal 1860 non ha mai smesso di riscontrare l’apprezzamento dei consumatori italiani e di creare valore per la categoria olio di oliva e che oggi si racconta in uno storytelling innovativo sul retro della confezione.
Sono disponibili i formati della latta iconica da 1 litro e quello da 0,5 l.
Le copertine di TECNOLOGIE ALIMENTARI
RIVISTA DELLE
SISTEMI PER PRODURRE
DIRETTORE RESPONSABILE: Simone Ghioldi
REDAZIONE: Alessandro Bignami (a.bignami@interprogettied.com), Eva De Vecchis (e.devecchis@interprogettied.com)
IMPAGINAZIONE: Vincenzo De Rosa, Simona Viapiana, Rossella Rossi (www.studiograficopage.it)
In questo numero abbiamo parlato di...
In nero sono indicate le inserzioni pubblicitarie
AB TECH 21
ABS FOOD 19
ANICAV 18
ANTARES VISION 37
AQUA DE MÂ 10
ATLAS COPCO 35
BBTECH 26
BRUNO WOLHFARTH 40
BÜHLER 3
CASEIFICIO COMELLINI 10
CIBUS TEC FORUM 22
COIM 44
CONSORZIO DEL PROSCIUTTO DI SAN DANIELE 15
COOP 16
CSQA 16
DALTERFOOD GROUP 32
ELLAB 39
ENEA 36
FARAVELLI 2A COP.
FI EUROPE 32
FIERE ZOOTECNICHE INTERNAZIONALI DI CREMONA 20
FONDAZIONE QUALIVITA 12
GOGLIO 38
GREENWAY GROUP 34
ICOTEK 25 , 43
ISMEA 12
LR INDUSTRIES 15
MECFOR 3A COP.
MEURENS NATURAL 28
MEWA 37
MONDI 46
MONTENEGRO 33
NIEDDITAS 34
OLIO SASSO 46
OQEMA 1A COP. , 6
PULITORI E AFFINI (GRUPPO CONSOLI) 1
RBA DESIGN 45
RISO GALLO 45
S4S 11
SALVATORE ROBUSCHI 5
SAMSON 27
SATO 44
SEALED AIR 45
SIGEP 17 , 24
SMC 43
UCIMA 38
UNIONCAMERE 19
VEGA 4A COP.
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23-25 Maggio 2023
Fiere di Parma
Tre saloni distinti ma integrati, indipendenti e perfettamente sincroni con la domanda di flessibilità produttiva.
Macchinari innovativi rispondenti ai criteri di sostenibilità ambientale.
Dalla meccanica alla plastica fino all’elettronica - salone dedicato agli operatori interessati ad acquisire prestazioni, esternalizzando parte della propria attività, sia nei settori tradizionali che in quelli più innovativi.
L’unico salone in italia dedicato a revamping e retroftitting di macchine utensili. Grazie a questo tipo di intervento i sistemi di produzione possono avere una seconda vita, rispondendo inoltre ai criteri di economia circolare.
Salone dedicato al tornio e alle tecnologie ad esso collegate. Il tornio, macchina utensile per eccellenza, è tra i più diffusi sistemi di produzione presente sia nelle piccole e medie imprese, che nei grandi gruppi internazionali.