I pannelli in ceramica
«I pannelli in ceramica sono formati da grandi piastrelle di terracotta smaltata di bianco, e recano disegni filiformi neri, che li decorano pur lasciandoli chiarissimi. Ne risulta un insieme nero su bianco nel quale domina il bianco, di una densità in equilibrio con la superficie della parete opposta, costituita dalle vetrate […]»69. La realizzazione dei disegni sulle piastrelle di ceramica comporterà molte difficoltà e necessiterà di diversi tentativi. Matisse le desiderava rettangolari e non quadrate. Nel 1949 la loro realizzazione è affidata alla ditta Ramier di Vallauris. Matisse, che negli anni del periodo fauve ha già praticato la decorazione della ceramica con il ceramista André Metthey, si esercita su piatti, ma si tratta di prove non conclusive. Oltre ai problemi posti dalla cottura e dall’ottenimento del fondo in smalto bianco, occorreva assicurarsi che da una piastrella all’altra il nero del disegno fosse perfettamente uniforme. «In un primo momento si era deciso di tracciare i disegni in nero su biscuit ricoperto sul lato decorato da uno strato di ossido di stagno in polvere – ma questo strato assorbiva troppo rapidamente il nero per tracciarvi un tratto, e l’esecuzione era molto difficile. Inoltre la fragilità delle piastrelle così preparate complicava grandemente il loro trasporto. Si decise perciò […] che il fondo bianco sarebbe stato cotto prima di essere decorato. L’esecuzione dei disegni era garantita, e si sarebbero eseguiti come su un piatto»70. La cottura si presentò complessa, e la maggior parte delle piastrelle si ruppe, come scrive il 19 agosto 1949 suor Jacques-Marie: «Le piastrelle hanno mal sopportato la nuova cottura. La maggior parte si è rotta. Ne restano 50 su 200, e male smaltate»71. Il problema troverà soluzione solo qualche mese più tardi, in novembre. Il tratto spicca sul bianco delle piastrelle, poste l’una accanto all’altra, conservando perfettamente la continuità. I disegni filiformi tracciati in nero sono frutto di una lunga pratica, nutrita di riflessione e sforzi, e sono caratteristici dell’arte di Matisse. Il 30 ottobre 1941 Matisse indirizzava ad André Rouveyre le seguenti parole: «La mia ispirazione disegnativa sta per finire, e sono sul punto di tornare alla pittura»72. Sei mesi più tardi, il 3 aprile 1942, scrive al figlio Pierre: «Da un anno ho fatto un enorme sforzo nel disegno. Dico sforzo, ma è un errore, perché ciò che è accaduto è una fioritura dopo cinquant’anni di sforzi. La stessa cosa ho fatto in pittura»73. In questo periodo Matisse realizza la serie di disegni a penna e carboncino poi raccolti in Thèmes et Variations, opera pubblicata nel 1943, con un’introduzione di Louis Aragon intitolata Matisse-en-France. L’insieme presenta uno dei princìpi essenziali della produzione grafica dell’artista. Matisse parte dalla rappresentazione di un tema: un volto, un oggetto. Per comprendere le forme e appropriarsene moltiplica le linee, cancellando quelle che non vuole conservare. Si costituisce così una sorta di sfumato grigio dal quale è generato il disegno definitivo. Nel giugno 1942 l’artista spiega al figlio la necessità che avverte di impregnarsi del tema, tanto in pittura quanto nel disegno: «[…] fare in pittura quel che ho fatto nel disegno… tornare alla pittura senza contraddizione come nelle dalie […]»74. Nella realizzazione dei tre pannelli della cappella di Vence, San Domenico, la Vergine col Bambino e la Via Crucis, Matisse percorre la stessa via. Il disegno di ciascuna raffigurazione è in relazione col carattere specifico del soggetto: la flessuosità e la statura imponente del San Domenico, l’allegoria al centro della rappresentazione 65