elevatori su misura
Numero 178 Ottobre 2020
Mensile a diffusione gratuita di attualitĂ e cultura
Si sta come d'autunno...
Fisioterapia e Riabilitazione
Zona Fiori, 1 - Terni - Tel. 0744 421523 - 0744 401882 www.galenoriabilitazione.it Dir. San. Dr. Michele A.Martella - Aut. Reg. Umbria DD 7348 del 12/10/2011
Ottobre 2020
Registrazione n. 9 del 12 novembre 2002, Tribunale di Terni. Redazione: Terni, Via Anastasio De Filis, 12 Tipolitografia: Federici - Terni DISTRIBUZIONE GRATUITA Direttore responsabile Michele Rito Liposi Direttore editoriale Giampiero Raspetti Grafica e impaginazione Francesco Stufara Editrice Projecta di Giampiero Raspetti 3482401774 - info@lapagina.info www.lapagina.info Le collaborazioni sono, salvo diversi accordi scritti, gratuite e non retribuite. È vietata la riproduzione anche parziale dei testi.
DOVE TROVARE La Pagina ACQUASPARTA SUPERCONTI V.le Marconi; AMELIA SUPERCONTI V. Nocicchia; ARRONE Marcello Frattesi, P.zza Garibaldi; ASSISI SUPERCONTI S. Maria degli Angeli; CASTELDILAGO; NARNI SUPERCONTI V. Flaminia Ternana; NARNI SCALO; ORTE SUPERCONTI V. De Dominicis; ORVIETO SUPERCONTI - Strada della Direttissima; RIETI SUPERCONTI La Galleria; SPELLO SUPERCONTI C. Comm. La Chiona; STRONCONE Municipio; TERNI Associazione La Pagina - Via De Filis; CDS Terni - AZIENDA OSPEDALIERA - ASL - V. Tristano di Joannuccio; BCT - Biblioteca Comunale Terni; COOP Fontana di Polo Via Gabelletta; CRDC Comune di Terni; IPERCOOP Via Gramsci; Libreria UBIK ALTEROCCA - C.so Tacito; Sportello del Cittadino - Via Roma; SUPERCONTI CENTRO; SUPERCONTI Centrocesure; SUPERCONTI C.so del Popolo; SUPERCONTI P.zza Dalmazia; SUPERCONTI Ferraris; SUPERCONTI Pronto - P.zza Buozzi; SUPERCONTI Pronto - V. XX Settembre; SUPERCONTI RIVO; SUPERCONTI Turati; RAMOZZI & Friends - Largo V. Frankl.
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Pensare positivo
La ménte non mente L. Santini
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G. Raspetti
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Investire nelle donne
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Madre Agnes
A. Melasecche
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F. Patrizi
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3. BMP elevatori su misura 5. PIERA Salute e Bellezza 7. ARCI 9. Edilizia COLLEROLLETTA 9. Li soprannomi P. Casali 11. LENERGIA 11. RIELLO Vano Giuliano 12. SCHEGGINO 13. FERENTILLO 14. CONSORZIO DI BONIFICA TEVERE NERA 16. Luciano FANCELLI G-L. Petrucci 17. CMT Cooperativa Mobilità Trasporti 18. Il radiologo, questo sconosciuto L. Fioriti 19. Artroscopia della caviglia V. Buompadre 19. Metodi contraccettivi G. Porcaro 20. Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni 23. DIPARTIMENTO CARDIO-TORACO-VASCOLARE A TERNI 24. Parkinson: terapia logopedica Villa Sabrina 25. MALATTIA DI ALZHEIMER 26. L'Italia nella tempesta perfetta PL. Seri 27. AUDIBEL Apparecchi acustici 27. SIPACE Group 28. PER TERNI G. Porrazzini - G. Raspetti 32. CESVOL di Terni 33. LA PAGINA 34. La burocrazia nemica della democrazia A. Marinensi 35. OGGETTI FANTASTICI e dove comprarli 36. L'Umbria che non ti aspetti E. Squazzini 37. FONDAMENTI DI AYURVEDA 38. Domavamo la giovenca V. Grechi 39. RICCARDO LEONELLI 40. ALL FOOD
PENSARE POSITIVO BUONI E CATTIVI Q
Loretta SANTINI
uando andavamo a scuola noi anzianetti c’era l’abitudine di scrivere alla lavagna buoni e cattivi, rigorosamente divisi in due colonne: un compito questo di solito attribuito dal maestro al più bravo. Una classificazione che oggi definirei deleteria e aberrante perché sono giudizi morali e i criteri di cattiveria e bontà non sono certo determinati dallo stare composto e in silenzio a scuola, anche se queste sono regole che vanno comunque rispettate. Vorrei però fare un gioco, se così si può dire, e fare una tabella di buoni e cattivi, di negativo e positivo, riferito alla nostra città. Chi sono i buoni e chi sono i cattivi? I cattivi sono quelli che non rispettano le regole del vivere civile, quelli che buttano l’immondizia per la strada o in discariche improvvisate e abusive, quelli che non rispettano la zona a traffico limitato o che parcheggiano in doppia fila o sui marciapiedi, quelli che schiamazzano di notte, quelli che straparlano e insultano con arroganza per ogni cosa che non va. Sono anche quelli che continuano a dire che Terni è brutta, che non c’è nulla: niente arte, niente storia, niente cultura, niente iniziative. Ma i cattivi sono anche quelli che nulla fanno per l’inquinamento e i fumi che ammorbano l’aria, che non si rimboccano le maniche per far crescere Terni e riscoprire le sue eccellenze e promuoverle, quelli che non pensano alla manutenzione del verde e delle strade. Dunque i cattivi sono quei cittadini con la loro assoluta mancanza di senso civico e di rispetto delle regole e cattivi sono quegli amministratori che non pongono rimedio a questa situazione di degrado. Un vero e proprio concorso di responsabilità. Dunque la colonna dei cattivi è piena. Ma io penso positivo e a chi afferma che a Terni anche la cultura è
Valentino & Virgilio
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morta, io dico: assolutamente no. Io vedo piena anche la colonna dei buoni. Chi sono? Tanti per fortuna, sia cittadini che amministratori. Anzi c’è un fervore, c’è un bisogno di conoscenza che mi sorprende. Non vi siete accorti di quante persone e quante associazioni sono sorte che si interessano della nostra città? Chi racconta la storia antica, chi pubblica le foto della Terni di un tempo per ricordare, anche con un pizzico di nostalgia, un passato che racconta una città ormai dimenticata e da pochi apprezzata, chi esalta la bellezza della montagna e promuove sentieri antichi e moderni che percorrono le valli e i monti, chi ricorda e fa conoscere i personaggi del Grand Tour (pittori, musicisti, scrittori) che hanno onorato della loro presenza Terni, chi ancora organizza concerti, chi propone incontri e confronti su diverse tematiche. E ancora chi finalmente cerca di valorizzare personaggi come san Valentino o come il grande imprenditore Virgilio Alterocca e con questi molti altri davvero eccellenti. Chi ha riscoperto la bellezza di questa valle incantata e progetta una rete di progetti che mettono insieme le eccellenze di Terni e del suo territorio. Sono stati progettati eventi, seminari, manifestazioni, concerti, mostre, spettacoli teatrali che, in questo periodo del Covid, hanno del miracoloso perché realizzati secondo le strette regole del distanziamento e della sicurezza. Sono state offerte visite gratuite ai Musei e al Parco archeologico di Carsulae, siti finalmente valorizzati. Così come la Cascata delle Marmore che si è affermata come il sito più visitato dell’Umbria e tra i maggiori in Italia battendo anche la ben più famosa Pompei. Vuol dire che qualcosa si muove, vuol dire che qualcosa sta funzionando, sperando che tutto questo divenga un progetto organico e a lungo termine. Tutto questo è cultura, è amore per la città. È voglia di reagire non solo all’odierna epidemia, ma a quella stasi durata per anni di una vita culturale spenta, di una città addormentata e concentrata sulla fabbrica, di una città che aveva dimenticato le eccellenze dei suoi monumenti e della sua storia. Non è vero che a “Terni non c’è niente”; non è vero che “Terni è brutta”, non è vero che “a Terni non si fa cultura”. Ormai da anni mi batto -e me ne faccio un vanto- per far conoscere e apprezzare la nostra città: così mi sento di mettere nella categoria dei buoni chi, con me, pensa positivo e si sente di aderire allo slogan che forse fa ancora sorridere alcuni, ma che è una mia invenzione e convinzione: “Terni è bella!”.
La ménte non mente Il ventre sì Giampiero RASPETTI
2 … con grande attenzione ho posto a confronto gli uomini virtuosi ed i viziosi, e ho ritenuto di dovere rappresentare in un’opera scritta i comportamenti che gli uni e gli altri hanno nella vita. 3 E così ti esporrò, categoria per categoria, quanti generi di caratteri si ritrovino negli uomini ed in qual modo essi regolino la loro condotta di vita. Ed invero, o Policle, io penso che i nostri figliuoli diverranno migliori, se ad essi saranno lasciate rassegne di tal genere: utilizzandole come termini di riferimento, essi sceglieranno di avere consuetudine di vita e pratica con gli uomini più rispettabili, perché non siano da meno di loro. Teofrasto, Caratteri, Proemio.
Già Aristotele (o forse un discepolo della scuola peripatetica da lui fondata) scriveva, nel trattato etico Περὶ Ἀρετῶν καὶ Κακιῶν -Intorno alle virtù e ai vizi- che è più difficile perseguire la virtù che seguire il vizio poiché la virtù si nutre di senso di responsabilità, senso del dovere, rigore, comportamento equilibrato, buon senso, ragione, princìpi universali, mentre il vizio è indipendente da volontà e coscienza, segue alcuni istinti immaturi, non governati, è scriteriato, sballato, sproporzionato, folle, inconsapevole. È la millenaria disfida tra ménte e ventre, tra razionale e irrazionale, tra visto e fantasticato, in definitiva, tra l’uomo libero e il cultore di privilegi. Gran parte della politica di tutti i tempi ondeggia tra queste due sponde, quasi dicotomiche. Si segue la ménte nei periodi sereni, quando le cose vanno bene, quando ci si immerge in incontri culturali e in conferenze, si leggono libri, si ascolta musica -classica in particolare-, si entra nei Musei e si frequentano luoghi d’arte. Quando vince la ménte, la politica è cultura, teorema, progetto per il futuro. Invece, nei periodi duri, quando nere nubi s’addensano e incombono, quando ci sono problemi quasi insolubili per campare, o, come adesso, per non morire di covid, o per malesseri derivanti da problemi di rilevanza mondiale, allora si fa largo il ventre, fanno breccia le parole d’ordine meschine, esplode il razzismo, si semina odio contro tutti, in particolare verso chi è diverso, pensato come altro da te. 31. Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. 32. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, 33 e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. 34. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. 35. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, 36. nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. 37. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? 38. Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? 39. E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? 40 Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. Chi fa il ruffiano con le proprie presunte divinità, messeri o madonne che siano, dimentica che il suo dio ha sempre imposto l’altro come prima di te. Ecco allora che, se si rifiuta l'altro, sgranare rosari val quanto una volgarissima bestemmia. Ma in periodi di crisi la buona parola non conta più, viene stuprata. Ricorda anche il Belli, “Fo er socialista quanno sto a diggiuno/ma quanno magno so’ conservatore!”. Nel nostro caso: Mi rivolgo alla religione quando mi serve, quando mi fa comodo, purtroppo
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anche e soprattutto al servizio della partitica più becera, quando uzzoli di casta o di gruppetto, sono diffusi e propalati come assoluti e generali. Chi ci parla con vera competenza dell’epidemia, chi ci mette in guardia? Ce ne parlano gli studiosi, gli specialisti, quelli che hanno dedicato la loro vita, i loro studi, il loro sapere, all’analisi, alla prevenzione, alla cura di malattie generate da accidenti di sorta, da batteri, da virus. Sono celebrati con nomi quali: virologi, infettivologi, epidemiologi, specialisti ed anche, in genere, scienziati, ricercatori, primari, medici, infermieri. Persone che hanno dedicato l’intera vita al servizio dell’umanità intera, ivi compresa la marmaglia degli idioti che rifiutano la mascherina. Siamo di fronte a persone in grado, nella loro fastosa vita, di usare molto bene la ménte. Chi sono invece questi geni che si fanno chiamare negazionisti, terrapiattisti, populisti, sovranisti, ridicolisti? Nel loro ammasso non troviamo le qualità culturali e sociali delle persone sopra elencate. Troveremo allora di meglio, si dirà? Si tratta cioè di studiosi che sanno dimostrare minuziosamente ogni loro più piccola affermazione? Sono, forse, quelli del: “Se so dimostrare, parlo, altrimenti rimango muto!”?. Nient’affatto. Troviamo analfabeti e gente senz’arte né parte, insieme a critici d’arte e a militari; troviamo politicanti da strapazzo e capobanda animaleschi che santificano, ululando come belve: “Me ne frego, il mio spirito è forte e il virus entra solo nel corpo dei deboli”, “Ce l’ho duro”... ed animalità simili. Sono, soprattutto, spregevoli stupratori delle smisurate sofferenze degli altri, milioni di altri! Sono quelli che in un Paese serio avrebbero già avuto una sonora lezione, quella che si affligge a chi inganna gli altri, conducendo una parte del popolo a fare del male alla parte rimanente! E così, grazie anche alla politica di nazioni in cui c’è la fissa della immunità di gregge, muoiano cioè i deboli e gli altri sopravvivano, stiamo assistendo a vere e proprie stragi. Fin quando si darà spazio pubblico a questi propalatori di robe da ventre, imbecilli che contagiano altri imbecilli, non saremo una nazione seria, ma quella che viene così rappresentata e bollata da tutte le statistiche mondiali attestanti capacità critica e di comprensione (dei testi, come, ovviamente, della introspezione politica): ultimi nell'elenco delle nazioni civilizzate, ultimi in quello delle nazioni in via di sviluppo, in fondo alla graduatoria delle nazioni sottosviluppate. Ite, Italia est!
E’ iniziato dal 1 ottobre il Tesseramento Arci 2020-2021. ‘Sempre Attiva e Resistente’ è il messaggio scelto quest’anno per una campagna di tesseramento diversa dalle altre, in un periodo segnato dall’emergenza, non solo sanitaria, legata al Covid-19.
Un’Arci Sempre Attiva e Resistente perché sentiamo quanto mai attuale la necessità di riaffermare i valori della Costituzione, della Resistenza, dell’antifascismo e della democrazia. Un richiamo a un impegno ancora più forte per attuarli e contrastare tutte quelle disuguaglianze che continuiamo a veder crescere in maniera intollerabile.
Un’Arci Sempre Attiva e Resistente per ripartire nel segno della partecipazione, perché solo insieme alle nostre socie e ai Per un’Arci sempre più presente, inclusiva nostri soci possiamo superare le difficoltà e solidale. che stiamo attraversando e che ci troveremo Per un’Arci Sempre Attiva e Resistente! ad affrontare. Per informazioni: ARCI TERNI Un’Arci Sempre Attiva e Resistente perché abbiamo attraversato il lockdown, non www.arciterni.it senza problemi, e ora vogliamo ripartire per essere più forti di prima. Vogliamo ricostruire nella partecipazione, rinsaldare e allargare la nostra comunità, la socialità, il mutualismo e la solidarietà per continuare ad essere un antidoto all’emarginazione e all’impoverimento culturale e materiale. E vogliamo farlo grazie alla forza delle nostre socie e dei nostri soci.
INVESTIRE nelle e con LE DONNE
UN’OPPORTUNITÀ DA COGLIERE
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Alessia MELASECCHE alessia.melasecche@libero.it
onostante sia ormai assodato che i team composti da persone di genere diverso, quindi non esclusivamente maschili o esclusivamente femminili, producano risultati migliori, le donne rimangono sottorappresentate quando si parla di investimenti, sia analizzando i beneficiari che i decisori degli investimenti stessi. È inoltre un dato di fatto che la ricchezza delle donne sia in aumento e che le stesse tendano ad investire sempre più in progetti di lungo termine e potenzialmente di grande impatto. L’uguaglianza tra uomini e donne nell’istruzione, nei processi decisionali in campo economico e politico, la loro indipendenza economica e la parità di potenziale guadagno, sono fondamentali per il futuro dell’Europa e all’ordine del giorno delle politiche dell’Unione Europea. La buona notizia è che si stanno facendo progressi interessanti, ma si potrebbe fare anche di meglio. La Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha recentemente comunicato la nuova strategia di genere per il periodo 2020-2025, presentata come una delle priorità dell’istituzione da lei diretta. La strategia sottolinea l’importanza dell’uguaglianza di genere per realizzare un’economia che funzioni veramente per le persone, anche grazie ad una maggiore rappresentanza femminile, con un effettivo coinvolgimento in ambito finanziario. Sebbene le donne rappresentino più della metà della popolazione dell’UE e creino circa un terzo delle aziende, le imprenditrici hanno più difficoltà degli uomini a raccogliere fondi per le loro iniziative. La mancanza di investitori donne costituisce un handicap che sicuramente aggrava il deficit di finanziamento. La stragrande maggioranza degli investitori sono uomini che tendono a impegnare risorse in iniziative gestite da team fondatori costituiti da soli uomini, una tendenza nota come omofilia (ovvero “l’amore del simile/ dell’uguale”). Tutti gli Stati membri hanno attività volte a sostenere l’imprenditorialità femminile, ma un approccio integrato per promuovere la diversità di genere nel finanziamento degli investimenti è raro a
Aumentare la consapevolezza delle donne sui temi economici e finanziari è una via che consentirebbe di accrescere in modo positivo il benessere economico
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livello di Paese, nonostante sembri fondamentale per superare molte delle barriere che devono affrontare le imprenditrici e gli investitori. Che cosa accade in Italia? Un recente sondaggio condotto da Columbia Threadneedle Investments ha fotografato la situazione femminile rispetto alle decisioni di investimento. In linea generale, solo il 37% di donne del campione detiene investimenti, contro il 48% degli uomini. Solo 1 donna su 4 ritiene che investire sia il modo migliore per raggiungere gli obiettivi finanziari a lungo termine e il 67% delle donne intervistate pensa che risparmiare sia il modo migliore per pensare al futuro. Un dato positivo però emerge dal confronto a livello internazionale quanto alla propensione all’investimento. Contrariamente alla comune percezione il 37% delle donne italiane detiene investimenti a fronte del 27% delle britanniche e solo un 24% delle tedesche. Ma se buona parte di donne italiane afferma di avere una responsabilità decisionale in tale materia, solo una percentuale molto più bassa riconosce di essere il soggetto decisionale principale. Più in generale la questione dell’emancipazione femminile e dell’abolizione delle differenze di genere, il cosiddetto gender gap, è evidente che riguardi in larga misura anche e soprattutto l’educazione finanziaria. Aumentare la consapevolezza delle donne sui temi economici e finanziari è una via che consentirebbe di accrescere in modo positivo il benessere economico delle famiglie del sistema Italia e di quello europeo.
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LI SOPRANNOMI L’andru ggiornu, co’ unu che cconoscéo de vista, stévo a jacchiera’ de li soprannomi che ‘n tembu ce stéono a Tterni e io… “Ho ssintitu parla’ de Zzugheru… che facéa le pròve co’ ‘n motorinacciu ‘ntornu a lu tavulinu… de Bbottegone che vvennéa la frutta e lu sumarittu che je tirava lu carrittu ‘na vòrda j’è ppartitu ‘n tromba e ttuttu quillu bben di Ddìu je s’è mmissu a rruzzola’ ggiù ppe’ la discesa e… ttu ne cunusci quarcun’andru?”… e issu… “Bèh… quilli de… Cciaccasassi e Ccipullìttu Bbruttutempu e Ppalummìttu Straccumortu e Bbattilana Trentanòve e Ttramontana Trippanéra e Bbraciulìnu co’ Scarnicchiu e Ttajulìnu lu Somaru e Ppacchiarottu co’ Ttignétta e Straccumortu Pataloccu e Pacchianèlla Piripicchiu co’ Franguélla…” ”Ammàppete!… Ne cunusci ccucì ttanti?” …”Scì… e ppo’ Scazzòcchia ch’è ppicculu picculu, Culusiccu che mmagna pocu, Calemejò ch’è ‘nu sfatigatu”… “E mmo’ datte ‘na carmata… a mme me s’è ffatta fame e… stò ‘nnanno da Friozzu che ppo’ … mica so’ perché se jama ccucì!?” “T’accompagno io armeno ce lu famo di’!… A ppropositu a mme me jàmono Scroccu”…”Scroccu???... Scuseme tantu… mica cià’rpenzào che cc’éo ‘n impegnu… vacce tu da sulu a mmagna’!”
Paolo CASALI
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MADRE AGNES e i cristiani in Siria D
Francesco PATRIZI
ovrebbe gridare vendetta davanti a quell’assemblea cittadina dove siedono anche i simpatizzanti dell’Isis, i fondamentalisti che hanno ucciso il suo unico figlio, ma nelle parole di questo padre, musulmano siriano, distrutto dal lutto e da nove anni di guerra, non c’è odio né livore, ma un’invocazione di perdono. La scena è raccontata in Mother Fortress, il documentario di Maria Luisa Forenza, premiato allo Spello Film Festival 2020. Dopo aver conosciuto negli USA madre Agnes, la suora carmelitana che ha ricostruito a Qarah, in Siria, il monastero cattolico-melchita di San Giacomo il Mutilato, la regista si è recata sul posto per filmare la quotidianità di questa comunità cristiana. La guerra non si vede, ma è una presenza costante e si fa sentire negli ordigni che interrompono le interviste, negli spari che accompagnano come un controcanto le liturgie e che gettano un’eco lugubre sulle vallate intorno al monastero. La Siria è un mosaico di confessioni diverse, gli alawiti, che sono il 10% della popolazione, governano la maggioranza musulmana sunnita e le altre minoranze (cristiani, sciiti, drusi, ebrei, ismailiti…), da sempre
in pacifica convivenza. Il radicalismo si è insinuato con l’arrivo dell’Isis e la comunità cristiana, che contava 1.200.000 fedeli, è stata la prima a pagarne le conseguenze: circa 500.000 cristiani sono stati costretti a lasciare la propria terra, hanno chiesto accoglienza all’Europa, ma sono rimasti bloccati in Turchia, in condizioni al limite della sopravvivenza. Chi sbandiera l’identità cristiana come valore fondativo dell’Europa non ha mosso un dito di fronte all’esodo e al massacro dei cristiani in Medio Oriente. Uscito di scena l’Isis, che ha spostato in Africa il suo campo d’azione, la Siria si trascina in un conflitto a bassa intensità tra il regime del presidente Assad, i vari gruppi insurrezionali e altri soggetti esteri (Israele, Russia, Turchia, Iran…). I cristiani si sentono sempre più minacciati, soprattutto da quando il presidente turco Erdogan si è presentato come paladino dei sunniti ed ha rispolverato il mito dell’impero ottomano, che rase al suolo il monastero di Qarah nel 1720, sterminando la comunità che vi risiedeva. Questo è lo scenario geopolitico che fa da sfondo a Mother Fortress. La fortezza a cui allude il titolo è la forza di questa suora instancabile che si prodiga per gli altri, senza badare al credo religioso, ed è la resilienza dei civili rimasti a vivere tra le macerie. Maria Luisa Forenza spiega che non ha voluto girare un documentario di guerra, ma una storia d’amore. L’amore si percepisce nella preghiera, nella solidarietà, nelle opere di assistenza, soprattutto lo si percepisce nelle parole di quel padre che, dopo aver pagato il riscatto all’Isis, ha ricevuto i pezzi di suo figlio in una busta ed ha invocato perdono per i carnefici. Un messaggio che getta una luce di speranza sul desiderio di pacificazione e sulla forza interiore del popolo siriano.
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SCHEGGINO IL MIO IMPEGNO COME SINDACO DI SCHEGGINO PER IL TURISMO - potenziare le eccellenti tradizioni eno-gastonomiche, su tutti il Diamante Nero di Scheggino; - migliorare l'offerta dei servizi sportivi, in particolare per: trekking, rafting, ciclismo, nuoto, tennis -con il suo apprezzatissimo Circolo, realizzato dalla precedente amministrazione; - promuovere un bando per la tematizzazione e la riqualificazione del Parco Avventura; - promuovere gli operatori economici del territorio, in particolare quelli dell'accoglienza, della ricettivtà, della ristorazione; - creare intese culturali e collaborazioni progettuali con gli altri borghi della splendida Valnerina; - creare intese con le Associazioni culturali del territorio, dando in particolare continuazione ai progetti iniziati con l'Associazione Culturale La Pagina e con il magazine La Pagina del Prof. Giampiero Raspetti, quali Scheggino come Centro fondamentale del Cammino di San Valentino -che inizia a Terni e termina a Ceselli- e la Mostra delle foto del Concorso Madonna Valnerina.
PER L'AMBIENTE E IL TERRITORIO - rendere più efficienti i servizi esistenti per migliorare la qualità della vita dei residenti e per rendere più attrattivo il territorio, allontanando così il rischio di spopolamento del borgo; - curare costantemente il decoro urbano, la pulizia dei luoghi pubblici, l'igiene e il verde pubblico; - realizzare il progetto Strategia per l'Area Interna Valnerina; - attuare la connessione veloce ad internet in tutto il territorio comunale; - istituire un gruppo comunale di Protezione Civile; - migliorare la raccolta differenziata dei rifiuti fino ad arrivare alla differenziata porta a porta che, a partire dal capoluogo, sarà estesa a tutte le frazioni.
Ringrazio la mia amata Scheggino, per la sua storia e per la civiltà e il bel vivere che sempre presenta; ringrazio tutti gli schegginesi, ringrazio i cittadini che hanno favorito un risultato per me estremamente lusinghiero; ringrazio la precedente Sindaca, Paola Agabiti Urbani, per il tanto bene che ha saputo donare al nostro splendido Borgo. Da parte mia cercherò, impegnandomi moltissimo, di continuare nella direzione da Lei indicata.
Fabio Dottori
PER LA CULTURA Attribuiremo alla cultura un ruolo fondamentale per il futuro della nostra splendida Scheggino. Per le mostre e gli incontri culturali, in particolare, usufruiremo del nostro bellissimo “Spazio Arte Valcasana”, luogo di bellezza senza pari. Cercheremo di migliorare sempre più la Festa della donna del 2 luglio dando maggior rilievo al Premio Scheggino donna, dedicato a figure femminili della nostra contemporaneità che si sono distinte nelle varie discipline. Ospiteremo, verosimilmente da maggio a settembre 2021, la mostra di cartoline di Virgilio Alterocca, manifestazione organizzata da La Pagina, relativa alle tantissime donne che il grande ternano ha voluto rappresentare, dalle cantanti alle attrici, dalle donne che lavorano in casa a quelle che lavorano nei campi o nelle officine. Per quanto riguarda eventi artistici, in particolre quelli musicali fanno sempre fede le parole di Paola Agabiti Urbani: Crediamo che quando l’Arte si pone a servizio della solidarietà si possano realizzare obiettivi inimmaginabili.
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FERENTILLO Elisabetta CASCELLI
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Sindaca di Ferentillo
iamo molto soddisfatti del consenso e della fiducia accordatataci dai nostri concittadini che hanno compreso e condiviso un programma rivoluzionario a partire dal metodo di amministrare. INSIEME PER FERENTILLO è un movimento di ferentillesi, di diverso orientamento politico e culturale, fortemente unito nel senso civico e nel progetto di cambiare il Paese muovendo dalla partecipazione attiva dei cittadini all’azione amministrativa e da una amministrazione comunale che deve essere sempre e prima di tutto al servizio dei cittadini. Già da tempo molti si lamentavano dello scollamento tra amministratori ed amministrati, distanza ritenuta insopportabile soprattutto nelle frazioni che percepivano la presenza dell’amministrazione comunale solo sporadicamente nei periodi preelettorali o in occasione delle feste patronali. Ciò ha comportato una generale sfiducia ed il progressivo degrado di alcuni borghi. La partecipazione deve muovere dalla informazione, periodica e costante, sull’amministrazione che non può più essere circoscritta agli addetti ai lavori, con notizie centellinate che trapelano dal Palazzo. Amministrare significa ascoltare i cittadini, prestare attenzione alle loro esigenze, dare soluzioni per migliorare la vita della Comunità, non certo favorire interessi particolari.
Il cambiamento passa anche da una necessaria riorganizzazione degli Uffici Comunali e dalla semplificazione degli iter amministrativi per poter poi rispondere al meglio e tempestivamente alle richieste di tutti i cittadini. E allora cambiamento vuol dire avere una visione generale, d’insieme e condivisa, del nostro Paese, che abbraccia la identità della Comunità, la coesione ed il sociale, lo sviluppo economico sostenibile di tutti i settori produttivi, l’ambiente, l’urbanistica, la edilizia, il patrimonio pubblico, le risorse disponibili e che fissa gli obbiettivi e le priorità. In altre parole abbiamo proposto un cambiamento radicale e culturale, espressione di una nuova visione della politica del Paese, un vero e proprio movimento all’interno del quale convivono persone di orientamento e sensibilità diverse, dimostrando che, intorno al progetto per il bene del Paese, si ritrova e riunisce fiduciosa la comunità. Proprio per questo abbiamo inizialmente incontrato lo scetticismo e, a volte, la netta opposizione di alcune forze politiche e di personaggi ancorati a metodi amministrativi obsoleti, divisivi e
particolaristici. La maggior parte dei cittadini, per le stesse ragioni, ci ha condiviso e dato fiducia. E non solo, perché la vicenda elettorale ferentillese ha avuto una risonanza molto più ampia. Abbiamo già iniziato a lavorare, sempre sul territorio e vicino ai ferentillesi. C’è tanto da fare e i vincoli di bilancio certamente non aiutano. Non abbiamo mai pensato che fosse facile, ma con l’impegno di tutta la squadra, ognuno con le sue competenze specifiche, ed il supporto dei nostri concittadini, sono certa che torneremo a far rivivere la Perla della Valnerina.
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Piazza E. Fermi 5 - 05100 Terni Tel. 0744. 545711 Fax 0744.545790 consorzioteverenera@pec.it teverenera@teverenera.it www.teverenera.it
CONSORZIO TEVERE
Le Principali Attività di cui si occupa il Consorzio sono per il Settore Irrigazione il servizio irriguo e la gestione degli impianti ad esso dedicati, ed per il Settore Lavori la messa in sicurezza dei corsi d’acqua -ossia la difesa di aree di territorio che in base a calcoli di piena devono essere oggetto di specifici interventi-, interventi volti a ripristinare il corretto deflusso delle acque. Il Settore Irrigazione ha appena portato a termine la stagione irrigua per l’anno 2020, avviata anticipatamente, rispetto al previsto 1° maggio, il giorno 4 aprile per la carenza di precipitazioni del periodo autunno-inverno. Nel corso del periodo irriguo sono stati eseguiti interventi di manutenzione ordinaria di routine sui canali adduttori a scorrimento con mezzi e personale consortili, ripulendo gli alvei da vegetazione, depositi terrosi e da rifiuti solidi assimilabili agli urbani, riparazioni delle condotte di irrigazione a pressione nei comprensori dei fiumi Nera e Tevere che hanno consentito l’erogazione pressoché continua dei flussi idrici alle utenze. Diversi sono i progetti di cui il settore Irrigazione si sta occupando, come i lavori per l’ammodernamento dell’impianto di distribuzione nel comprensorio di irrigazione in dx del fiume Nera nei comuni di Terni, Narni e San Gemini, i lavori di implementazione e miglioramento funzionale del sistema di telecontrollo e tele gestione dell’impianto di irrigazione in dx e sx del fiume Nera per un importo di € 500.000,00, il rifacimento degli invasi collinari “A” in loc. Valle Antica e “C” in loc. Quadrelletto per un importo di € 2.350.000,00, la realizzazione di una nuova vasca di compenso in comune di Orvieto per un importo di € 3.000,000,00 a servizio del comprensorio irriguo del Fiume Tevere. Di particolare rilevanza è lo Studio di fattibilità tecnico-economica per la conversione da sistema irriguo a scorrimento a quello in pressione nel comprensorio di irrigazione a pioggia in dx del fiume Nera per un importo € 2.500.000,00. Nello specifico è prevista la realizzazione di un nuovo distretto irriguo denominato “Vallemicero” caratterizzato dalla presenza al suo interno di 2 comizi denominati “Caproni” e “Maratta Alta” ricadente nel comprensorio di irrigazione del fiume Nera. L’opera rientra nel progetto di riconversione dei sistemi a
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scorrimento in nuovi sistemi a pioggia a fronte dell’esigenza di ridurre e razionalizzare i consumi irrigui, come previsto dal Piano di Tutela delle Acque e, contemporaneamente, di migliorare il servizio rendendolo adeguato ad un’agricoltura di qualità oltre che ottenere un notevole risparmio d’acqua, consentire la valorizzazione dei terreni e della produzione agricola, una maggiore diversificazione delle colture, l’uso di un quantitativo inferiore di prodotti concimanti ed antiparassitari. Lo schema funzionante del comprensorio in progetto sarà in pressione e si approvvigionerà dal canale adduttore Sersimone. L’intero sistema di pompaggio sarà in grado di soddisfare la richiesta irrigua delle aree interessate. L’importo previsto per la realizzazione dell’intervento è di € 2.500.000,00. Il Settore Lavori in materia di messa in sicurezza dei corsi d’acqua è da diverso tempo che si occupa del Fosso di Stroncone, in particolare in questo periodo sono attivi due cantieri. Uno, ubicato in corrispondenza dell’incrocio tra Via Magenta e Via XX Settembre, per la demolizione ed il rifacimento del ponte di via XX Settembre, al fine dell’allargamento della relativa sezione idraulica (alveo). L’impresa ha provveduto già ad ampliare l’alveo a monte di via XX Settembre mediante la realizzazione di un nuovo muro di sponda su pali, ad eseguire parte degli altri pali necessari alla posa in opera del nuovo impalcato realizzato in
DI BONIFICA NERA
Orario di apertura al Pubblico Lunedì - Venerdì dalle ore 8,30 alle 12,00 Mercoledì dalle ore 15,30 alle 17,00
acque- di alcuni corsi d’acqua, alcuni finanziati dalla Regione Umbria come quelli in corso sul fiume Nera e tutta l’asta urbana dei fossi Lagarello, Rivo, Calcinare, Valenza, Fiaia, Copparone e San Lorenzo nei comuni di Terni e Narni; interventi di rimozione alberature cadute e/o pericolanti sul fiume Nera, fiume Tevere, fosso di Gabelletta, torrente Serra, torrente Tescino, fosso Copparone, fosso di Macchia Morta, torrente Calamone e fosso delle Streghe nei comuni di Terni, Narni, Ferentillo, Arrone, Alviano, Stroncone ed Amelia.
acciaio “Corten”, ed alla demolizione di una porzione del vecchio ponte. Al momento si stanno terminando i lavori su via Magenta per consentire il ripristino completo del traffico veicolare sulla via in attesa che la Soc. Telecom provveda a modificare il tracciato delle proprie linee che al momento interferiscono con la realizzazione del nuovo ponte.
Per l’anno in corso sono in programma analoghi interventi sul fiume Nera ed affluenti nei comuni di Scheggino, S. Anatolia di Narco, Vallo di Nera, Cerreto di Spoleto, Cascia, Preci, Norcia e Monteleone di Spoleto, sul fosso delle Streghe ed affluenti in comune di Amelia, sul torrente Serra in località Giuncano in comune di Terni e sui fossi Aia di Otricoli, Palaselva e Vallefredda nei comuni di Narni ed Otricoli.
Nell’altro cantiere, ubicato nel tratto urbano compreso tra via Magenta (a valle di via di Vittorio) e via Antonelli si stanno al momento svolgendo attività di bonifica sistematica bellica terrestre per escludere, in tutte le aree interessate dagli interventi di riduzione del rischio idraulico che saranno avviati a breve, la presenza, nel sottosuolo, di ordigni e/o residuati bellici inesplosi e consentendo così di poter operare in assoluta sicurezza. L’attività consiste nella ricerca superficiale di eventuali ordigni con idonea apparecchiatura cerca metalli e successiva ricerca in profondità con trivellazioni, fino alla quota necessaria per fondare le opere di messa in sicurezza (muri, gabbionate, difese spondali, ecc.). Le operazioni, iniziate il 24 agosto u.s., hanno subito evidenziato di essere in una zona altamente contaminata da una notevole quantità di materiale ferroso nel sottosuolo di cui solo attraverso ricerche in profondità (scavi a strati successivi o bonifica in profondità) potrà esserne accertata la natura, ma anche di altra natura gettato impropriamente all’interno del fosso. È ben noto che i corsi d’acqua vengono spesso scambiati per discariche! Tale situazione ha comportato un notevole allungamento dei tempi previsti per le operazioni di bonifica. Quando l’attività in argomento sarà terminata, i lavori saranno oggetto di appalto e si procederà con gli interventi previsti. Sono in corso, inoltre, interventi di “ripristino dell’officiosità idraulica” -ossia attività volte a liberare il corsa d’acqua da detriti di qualsiasi natura al fine di consentire il massimo deflusso delle
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Grandi musicisti ternani
LUCIANO FANCELLI L Gian-Luca Petrucci
Professore emerito del Conservatorio Santa Cecilia di Roma
uciano Fancelli, figlio di due musicisti, un violinista e una pianista, fu inizialmente istradato allo studio del pianoforte dalla madre dimostrando inoltre un precoce e deciso interesse per la geometria e il disegno tecnico. A causa degli eventi bellici della II Guerra Mondiale la famiglia Fancelli si trasferisce vicino Foligno, a Capodacqua, ed è qui che Luciano inizia la sua straordinaria avventura, che lo renderà celebre, con lo studio della fisarmonica. Estremamente dotato, ottiene rapidissimi apprendimenti sia nella tecnica dello strumento sia nello studio della composizione. A 15 anni Luciano inizia a suonare nella formazione musicale di cui fanno parte il padre e la madre e a 17 anni compone la sua prima canzone “Non Così”, riscuotendo grande e immediato successo. Due anni più tardi vince il Concorso Internazionale Stradella e inizia un’attività concertistica in tutta Italia. Nel 1947 ottiene un importantissimo incarico in RAI dirigendo le rubriche Voci e Strumenti in Libertà e Luciano Fancelli e la sua fisorchestra. A 22 anni, nel 1950, con una prestigiosa esecuzione vince il “Premio Concertisti” del Concorso di Ancona. La sua attività e valenza è riconosciuta ovunque e importanti case editrici musicali, come Ricordi, pubblicano le sue composizioni originali, fra cui: 10 km al finestrino, Ciri, Acquarelli cubani, Echi della Versilia, Cartoni animati, Un giorno a Tolosa, Pupazzetti, Stranezze, Helzapopping, Au revoir Madamoiselle, Il presepe, Taxi, Figlio ti ascolto, Basta con le sambe, Temi da concerto, e le sue validissime trascrizioni per fisarmonica di celebri brani di autori come Johann Sebastian Bach e Ludwig van Beethoven. Luciano Fancelli nel 1951 si trasferisce a Milano dove si esibisce al Teatro
La foto qui riprodotta che ritrae l’Orchestra Fancelli è una rarità che ci permette di vedere i due genitori di Luciano, la madre (prima da sinistra al pianoforte) il padre al centro in qualità di direttore.
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1928-1953
Alla Scala con la celebre fisorchestra Frontalini, collaborando con successo, nel 1952, al programma RAI, allora estremamente famoso, Rosso e Nero. A Milano conobbe e strinse amicizia con Aldo Ceccato, di qualche anno più giovane, destinato a diventare uno dei più noti e attivi direttori d’orchestra in campo internazionale. Nel 1953, conosciutissimo e in piena ascesa musicale, muore a Terni lasciandoci un diario con annotazioni, disegni, poesie, i suoi quadri e le sue composizioni e lavori preparatori che dimostrano la sua ricca creatività e passione. Personalmente ho avuto modo di conoscere bene il padre di Luciano, che per anni ha avuto un negozio di articoli musicali nel viale della Stazione, e ricordo i suoi racconti sull’attività del figlio e la tristezza per come la sorte ne abbia spezzato l’attività creativa che solo parzialmente è conosciuta.
IL RADIOLOGO, QUESTO SCONOSCIUTO N el mondo della medicina non tutte le figure professionali sono conosciute in egual misura e il paziente fissa nella mente il professionista con il quale si relaziona di più fisicamente, in primis il chirurgo al quale sembra affidare non solo la vita ma anche l’anima. Nell’immaginario comune il lavoro del radiologo, come anche quello dell’anatomo patologo, è quasi associato ad un lavoro tecnico affidato esclusivamente al macchinario o al microscopio, come se i macchinari stessi producessero una sorta di diagnosi automatica. Negli ultimi decenni poi il ruolo del radiologo si è letteralmente trasformato; il radiologo in realtà è il primo professionista ad entrare in contatto con il paziente e con le sue problematiche. L’evoluzione tecnologica inoltre ha portato ad affinare ancor di più la diagnostica per immagini e dalle ombre della vecchia mammografia si è arrivati al dettaglio anatomico dell’immagine e a volte anche all’aspetto funzionale (v elastosonografia, tomosintesi, Mammografia con mdc e RIsonanza magnetica) e interventistico (prelievi citologici con ago sottile o istologici con ago di grosse dimensioni) ed ecco che il radiologo Senologo diventa attore e non più mero esecutore del protocollo diagnostico di tutta la patologia mammaria. La tecnologia rappresenta indubbiamente un valore aggiunto ed una inesauribile risorsa non solo per la diagnosi, ma anche per il trattamento; l’individuazione di lesioni sempre più piccole e complesse ha infatti obbligato ad ottenere una caratterizzazione istologica precisa mediante il prelievo di piccoli frammenti di tessuto ed alla realizzazione di strumentazioni sofisticate atte a rimuovere la lesione con aghi di grosso calibro o con metodiche di crioablazione o con il laser. Il radiologo Senologo è perciò diventato uno specialista di organo. La complessità del ruolo del radiologo è testimoniata dal fatto che la Senologia è l’unica branca che richiede una connotazione particolare; per far parte di una Breast Unit o dello staff dello screening sono richiesti requisiti specifici di addestramento continuo e di lavoro dedicato con carichi annui e, per questo motivo, è poco attrattiva per i giovani colleghi. La posizione del radiologo è in realtà fondamentale nell’universo della Senologia.
Con i suoi strumenti e la sua esperienza sia clinica che d’immagine individua le lesioni e le studia avvalendosi di tutti gli strumenti idonei a giungere ad una diagnosi corretta insieme all’anatomo patologo, per poi porgere la diagnosi nelle mani dell’equipe multidisciplinare con la quale pianifica il corretto iter terapeutico, diverso ed unico, per ogni singolo paziente. Lo sguardo perplesso di chi non ha chiaro il ruolo di questo strano medico, ancora avvolto dalla penombra delle camere oscure, peraltro affiancato spesso dall’altra strana figura dell’anatomopatologo, il medico noir spesso immaginato nelle sale di autopsie come nei film topcrime, oggi sarà un po’ meno confuso. Il radiologo è un “medico vero” che, insieme a molti altri colleghi chirurghi, oncologi, radioterapisti... è in prima linea per cercare di migliorare tutto il tragitto tortuoso e sofferto delle donne affette da patologia mammaria. Direttore Sanitario
Dott.ssa Lorella
Fioriti
Specialista in Radiodiagnostica, Ecografia, Mammografia e Tomosintesi Mammaria
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ARTROSCOPIA della CAVIGLIA
L
’ articolazione della caviglia è la più piccola dell’ arto inferiore, effettua movimenti su un solo asse, e mette in comunicazione l’ arto inferiore con il piede. E’ sede di patologie ortopediche e di origine traumatica, basti pensare che è l’articolazione con più alta incidenza di distorsioni ed è frequente sede di fratture, il che la rende oggetto di vari trattamenti chirurgici. Spesso queste condizioni interessano giocatori di calcio, ma possono interessare anche i non atleti per fenomeni di “usura” legati semplicemente all’età. Qualunque sia la causa, tali problemi sono spesso diagnosticati e curati con l’artroscopia, una tecnica che permette al chirurgo Ortopedico di vedere chiaramente all’interno della caviglia, servendosi solo di piccole incisioni. Le patologie che più spesso vengono trattate in artroscopia sono: PATOLOGIE DELL’ OSSO: può verificarsi la formazione di “speroni” ossei intra-articolari che provocano contatto (“impingment”) in regione anteriore di caviglia con dolore
e difficoltà nella articolazione completa. Il chirurgo potrà , in questi casi, eliminare gli eventuali speroni con appositi strumenti motorizzati ed eliminare così il dolore e l’impossibilità meccanica di articolare normalmente la caviglia. PATOLOGIA CARTILAGINEA: l’età, associata spesso ad un “uso” prolungato dell’articolazione, può usurare la cartilagine. Nella maggior parte dei casi è la cartilagine dell’astragalo a consumarsi e a causare dolore e limitazione funzionale. Il chirurgo potrà servirsi di particolari strumenti per lavorare sulla cartilagine ruvida nel tentativo di stimolare la crescita di nuova cartilagine sana. PATOLOGIA CAPSULO-LEGAMENTOSA: La membrana che riveste l’articolazione (sinovia) può infiammarsi provocando dolore e rigidità articolare. In questo caso il chirurgo potrà asportare per via artroscopica la sinovia infiammata, o trattare aderenze intra-articolari (artrofibrosi) o lesioni legamentose acute. Quali vantaggi ? I vantaggi offerti dal trattamento chirurgico artroscopico sono
Dott. Vincenzo Buompadre Spec. Ortopedia e Traumatologia Spec. Medicina dello Sport
- Terni 0744.427262 int.2 Murri Diagnostica, v. Ciaurro 6 - Rieti 0746.480691 Nuova Pas, v. Magliano Sabina 25 - Viterbo 345.3763073 S. Barbara via dei Buccheri
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Metodi contraccettivi: a ciascuno il suo Negli ultimi anni la contraccezione è cambiata sia nella scelta delle metodiche, sia nella disponibilità di nuove formulazioni sempre più vicine alle esigenze delle donne. Ne consegue quindi che la scelta del contraccettivo va fatta ‘a misura di paziente’ e di coppia. TERAPIA ESTROPROGESTINICA È il metodo più sicuro e può essere effettuata tramite assunzione giornaliera di compresse orali o con sistemi a lento rilascio. 1.Pillola - sistema più sicuro e adatto a donne di qualunque età, anche per gli innumerevoli benefici extra-contraccettivi che la caratterizzano (per esempio, regolarizza i disturbi del ciclo ed ha un’azione positiva sull’epidermide in caso di acne e irsutismo). È però sconsigliata a donne forti fumatrici, di più di 35 anni o in caso di obesità, diabete e ipertensione; inoltre, è opportuno discutere con il ginecologo rischi e benefici della sua assunzione se in famiglia ci sono casi di trombosi o tromboembolismo venoso (TEV). 2.Cerotto - sistema a rilascio transdermico di un estrogeno e di un progestinico. Dopo l’applicazione, vengono regolarmente rilasciate piccole quantità dei due ormoni. Come la pillola, è molto efficace e presenta gli stessi vantaggi e controindicazioni. 3.Anello - anello flessibile che contiene estrogeno
e progestinico e che va introdotto in vagina, dove va lasciato per tre settimane, seguite da 7 giorni di pausa. Ha diversi pregi: difficile dimenticarselo, non dovrebbe dare nausea, salta il passaggio epatico, ha un basso dosaggio, ma un ottimo controllo del ciclo (spotting rari). SPIRALE È un contraccettivo meccanico che esiste in diversi modelli, con caratteristiche differenti. È ideale per le donne che hanno già avuto figli, per chi desidera un’azione contraccettiva di lungo termine e per chi soffre di intolleranze alimentari o disturbi gastrointestinali. È molto efficace e va sostituita dopo 3-5 anni. PILLOLA PROGESTINICA La pillola con solo progestinico ha una sicurezza contraccettiva inferiore rispetto alla pillola classica, ma è indicata anche per le donne che non possono assumere estrogeni (ad es. durante l’allattamento). Possibili effetti indesiderati sono lo spotting, cioè piccole perdite fuori ciclo, e la riduzione del flusso mestruale. L’amenorrea che può verificarsi è pienamente reversibile con la sospensione della terapia perché la donna continua a produrre gli estrogeni dalle sue ovaie. NB: Tutte le formulazioni ormonali vanno assunte sotto il controllo del ginecologo, che valuterà eventuali controindicazioni al suo uso (gravi malattie epatiche in atto, pregressi tumori maligni al seno o tromboembolie).
DR.SSA GIUSI PORCARO
STUDIO CAPALDI - Via I Maggio 40 - Terni (0744 405187)
Specialista in Ginecologia ed Ostetricia
STUDIO ANTEO Srl - Via Radice 19 - Terni (0744 300789)
www.latuaginecologa.it
COMEDICA - Via Gabelletta, 147 - Terni (0744 241390)
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AZIENDA OSPEDALIERA S Struttura complessa di
NEUROLOGIA Dr. Carlo Colosimo
Direttore della struttura complessa di Neurologia dell’Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni
La struttura complessa (SC) di Neurologia dell’Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni, fa parte del dipartimento integrato di Neuroscienze e svolge attività di ricovero per acuti in regime ordinario o di day hospital (DH), consulenza ambulatoriale e di servizio di neurosonologia (dove si effettuano ecodoppler dei vasi epiaortici e doppler transcranico) dedicato alle malattie cerebrovascolari.
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Il personale sanitario che opera nella struttura è dotato delle competenze necessarie per gestire in piena sicurezza un’ampia gamma di situazioni cliniche che includono le urgenze in area neurologica. Elemento qualificante e fondamentale è la formazione continua, che costituisce uno strumento indispensabile per assicurare l’erogazione di cure efficaci e sicure. Il personale è inoltre costantemente impegnato in attività didattica, in collaborazione con la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Perugia, sede di Terni. Nella SC di Neurologia vengono curati pazienti affetti da malattie del Sistema Nervoso centrale, Sistema Nervoso periferico e muscolari. L’assistenza e la cura vengono garantite secondo diverse modalità: y Degenza ordinaria y Day Hospital y Ambulatori generali e dedicati a patologie specifiche
REPARTO DI DEGENZA Attualmente la Neurologia è collocata al quarto piano del blocco principale dell’ospedale e dispone di 18 posti letto distribuiti in moderne camere doppie; 6 letti hanno la disponibilità di monitor per la rilevazione dei parametri vitali e sono collocati nella cosiddetta Stroke Unit (S.U.) o Unità di trattamento neurovascolare, che è composta da tre stanze con aspiratori a parete per il trattamento dell’ictus acuto. Ogni camera è dotata di servizi igienici individuali. Nell’ultimo triennio sono stati ricoverati in media 900-1.000 pazienti all’anno, il 20% circa proveniente da fuori regione. Il servizio di neurosonologia ha effettuato oltre 3.000 prestazioni annuali, sia interne che esterne. L’équipe neurologica opera in stretta collaborazione con gli altri specialisti del dipartimento di Neuroscienze e con i colleghi della Neuroradiologia, Radiologia Interventistica ed Endoscopia digestiva.
SANTA MARIA DI TERNI DAY HOSPITAL Il day hospital comprende 4 posti letto. Il ricovero in regime di DH viene proposto dallo specialista Neurologo che inserisce il paziente in lista d’attesa in base all’urgenza e alla disponibilità di posti letto. Il Day Hospital viene effettuato per: y Esecuzione di rachicentesi per studio liquorale (degenza massima 6-8 ore) y Terapie infusive (soprattutto per pazienti affetti da sclerosi multipla e polineuropatie croniche) y Trattamento con tossina botulinica: viene praticato in tutte le indicazioni approvate a livello ministeriale. Necessita di visita neurologica preliminare. I casi in cui la tossina botulinica viene praticata più frequentemente sono: blefarospasmo, emispasmo facciale, distonie, spasticità di varia natura. A seconda della indicazione, il trattamento può essere praticato con o senza guida ecografica. Il personale infermieristico garantisce inoltre agli utenti supporto ed assistenza tecnica dedicata, per una corretta auto somministrazione di farmaci distribuiti in regime di somministrazione diretta. PRESTAZIONI AMBULATORIALI Le prestazioni specialistiche ambulatoriali vengono erogate da medici specializzati in Neurologia in collaborazione con il personale infermieristico. La Neurologia clinica si occupa di ictus cerebrale acuto (nel 2019 sono stati effettuati 62 fibrinolisi e.v. e 37 trombectomie meccaniche, con un netto incremento di questi interventi rispetto agli anni precedenti), ma anche di molte patologie croniche, divenute peraltro più frequenti con l’allungamento della vita media: i trattamenti terapeutici, quando disponibili, richiedono frequenti controlli medici specialistici. La Neurologia di Terni è particolarmente preparata nel trattamento dei disturbi del movimento, compresa la malattia di Parkinson, la sclerosi multipla, le demenze, le malattie neuromuscolari e le malattie cerebrovascolari. Per la malattia di Parkinson in fase avanzata, da quest’anno è possibile utilizzare anche a Terni la DUODOPA®. Si tratta di un’infusione continua di un gel a base di levodopa/carbidopa direttamente a livello intestinale (digiuno), sito di assorbimento
Foto Alberto Mirimao
della levodopa. La somministrazione avviene attraverso un sistema PEG/PEJ fisso (posizionati tramite gastrostomia endoscopica percutanea) ed una pompa portatile, che per 12-16 ore al dì permette di ottenere dei livelli plasmatici stabili con marcata riduzione delle fluttuazioni motorie. y Ambulatorio Generale Vi accedono pazienti inviati dal medico di medicina generale o da specialisti ospedalieri per tutte le patologie neurologiche. Sarà compito del neurologo prescrivere ulteriori indagini se ritenute necessarie. y Ambulatori dedicati Si effettuano visite neurologiche per pazienti affetti da patologie specifiche: Sclerosi Multipla, malattia di Parkinson e disturbi del movimento, SLA, cefalee. ATTIVITÀ SCIENTIFICA E DI RICERCA Nei tre anni passati, oltre alla partecipazione attiva a vari congressi nazionali e internazionali, vi è stata un’ottima attività di ricerca clinica che ha portato a 25 lavori scientifici in lingua inglese pubblicati su riviste internazionali. È attiva anche una collaborazione scientifica continuativa con numerosi ricercatori clinici in Italia, Europa e altri continenti per studi relativi ai disturbi del movimento. Sperimentazioni cliniche: attualmente la SC di Neurologia è coinvolta in 11 studi clinici internazionali, multicentrici di fase I, II, III e IV riguardanti patologie neurologiche quali malattia di Parkinson e parkinsonismi, Sclerosi Multipla, SLA; recentemente abbiamo aderito al progetto di registro
ÉQUIPE
Direttore: Carlo Colosimo Dirigenti medici : Franco Costantini (responsabile della Terapia Sub-Intensiva Neurologica e S.U.), Simonetta Sabatini (responsabile del DH-Day serviceCentro sclerosi multipla), Danilo Costanti (responsabile del Servizio di neurosonologia ed emodinamica cerebrale), Ennio Montinaro, Francesca Paci, Cristina Spera, Maria Stefania Dioguardi, Chiara Di Schino, Stefano Caproni, Francesca Galletti, Laura Bernetti Altre figure professionali specialistiche: Elisabetta Manfroi (dirigente biologo, neurogenetista) Prabha Cristina Ranchicchio (clinical trial coordintor) Infermieri professionali: Coordinatore infermieristico f.f. Cinzia Capoccia Per la degenza e Stroke Unit: Silvia Masci, Claudia Tazza, Beata Nycek, Valentina De Zuane, Roberta Marchili, Bice Barcaroli, Simonetta Lisi, Giuni Farina, Matilde Casali, Raffaella Ada Cerquaglia, Vanessa Quondam Angelo, Nikla Giorgione, Roberto Miciano, Marzia Raggi, Elenora Scopigno Per il DH neurologico e l’Ambulatorio di neurosonologia: Simonetta Ferracchiato, Simona Bucioaca, Stefania Borelli Personale OSS: Katia Patacchiola, Stefania Satolli, Maria Teresa Barcherini, Giorgia Cartoni, Germana Quondam Antonio, Simona Stoskvova Segreteria del dipartimento di Neuroscienze: Annarita Stefanelli.
NEURO-COVID della società italiana di neurologia. Il reclutamento dei pazienti è in corso per 5 degli 11 studi clinici attivi, 2 nuovi trials verranno attivati entro il 2020 e si stanno valutando 6 nuove proposte.
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Con il patrocinio di
n°5 crediti ECM evento n. 9208-84
sabato 17 Ottobre 2020
L’Alta Specialità nel Dipartimento Cardio-Toraco-Vascolare a Terni Azienda Ospedaliera S. Maria - Terni
PROGRAMMA ore 8.00 ore 8.15 ore 8:30 ore 9.15 ore 9.45 ore 10.15 ore 10.45 ore 11.15 ore 11.45 ore 12.15 ore 12.45 ore 13.15 ore 14.00
Registrazione dei partecipanti Saluto delle autorità e apertura dei lavori “Introduzione” Dr. F. Ferilli “Nuovi orizzonti in sala ibrida” Dr. R. Micheli “L’ECMO nelle sindromi da distress respiratorio” Dr. F. A. Ferilli “La chirurgia mini invasiva in cardiochirurgia” Dr. V. Borghetti Coffee break “Procedure mini-invasive in chirurgia toracica” Prof. M. Ragusa “Valvuloplastica per via percutanea (TAVI, Mitra Clip, ecc.)” Prof. M. Dominici “Trattamento polispecialistico della FA e delle TV” Dr. G. Carreras Conclusioni e discussione Compilazione questionario ECM Chiusura dei lavori
RESPONSABILE SCIENTIFICO:
Dr. Fabrizio Armando FERILLI
Provider
Segreteria
Sala Convegni HOTEL BEST WESTERN GARDEN Viale D. Bramante, 4 - TERNI PER ISCRIZIONI: www.ec-comunica.it - segreteriaconvegniec@gmail.com - tel. 346 5880767 - 329 2259422
TERAPIA LOGOPEDICA nella malattia di PARKINSON
Il Morbo di Parkinson (MP) è una malattia degenerativa dei neuroni pigmentati della Sostanza Nera che coinvolge l’1-2% della popolazione sopra i 60 anni ed il 3-5% della popolazione sopra gli 85 anni (dati del Ministero della Salute, 2013). È definibile clinicamente dall’associazione di rigidità, tremore, bradicinesia\acinesia a cui possono aggiungersi manifestazioni secondarie come deficit cognitivi (20%30%), disturbi del tono dell’umore (50%), scialorrea (80%). L’alterazione delle caratteristiche motorie primarie che avvengono negli arti e nei sistemi motori del linguaggio, vanno ad aggiungersi a disturbi sensoriali che alterano la propriocezione del proprio corpo e della voce, infatti nell’89% dei pazienti la voce è caratterizzata da: *Volume ridotto *Qualità della voce roca *Monotonia *Articolazione imprecisa *Tremore vocale Le opzioni terapeutiche ammesse, per fornire sollievo sintomatico e migliorare la funzionalità sono: • terapia farmacologica (dopaminoagonisti, levodopa), • terapia neurochirurgica (stimolazione
cerebrale profonda DBS-STN); • terapia motoria riabilitativa per il corpo e la voce. Gli studi hanno dimostrato che la portata e la permanenza dei miglioramenti della voce ottenuti con i farmaci e la chirurgia, non sono pari a quelli dei movimenti degli arti; vi sono evidenze scientifiche a favore dell’esercizio in quanto la plasticità nervosa può essere stimolata attraverso l’esecuzione di particolari esercizi con specifiche modalità. Il Ministero della Salute raccomanda il trattamento logopedico LSVT, la cui efficacia è stata dimostrata da diversi trial randomizzati con controllo (RCT): i miglioramenti della fonazione nel breve termine si sono protratti anche nei followup a 24 mesi (Raming et al.2001). Rispetto alla terapia tradizionale, i cambiamenti di approccio LSVT-LOUD sono: 1. OBIETTIVO: Volume della voce 2. MODALITÀ: Sforzo elevato e intenso 3. CALIBRAZIONE: generalizzazione. Per ottenere risultati stabili e duraturi, il trattamento deve essere intensivo: quattro giorni consecutivi a settimana per
quattro settimane; esercizi specifici e di generalizzazione da eseguire ogni giorno, per tutti i 30 giorni del mese. Con questa modalità, infatti, vengono bombardati: il Sistema Nervoso Centrale, il Sistema Motorio Periferico ed il Sistema Emotivo. Questo tipo di approccio ha dimostrato avere effetti trasversali, di efficacia clinica stabilita (Evidence level I) anche dalla PET che conferma una maggiore attivazione delle regioni motorie verbali e delle aree associative multimodali post-LSVT su: • Espressione facciale • Cinetica respiratoria • Percezione acustica • Deglutizione (per aumentata adduzione delle corde vocali ed elevazione laringea). Il programma è specificatamente studiato per individui con MP ma, sfruttando i princìpi della plasticità nervosa ed in linea con le teorie di apprendimento motorio e acquisizione delle abilità, è possibile applicarlo (ictus, sclerosi multipla, atassia, paralisi cerebrale). L’applicazione del metodo LSVT deve essere effettuata da un logopedista che abbia conseguito l’abilitazione rilasciata dal “LSVT LOUD Training and Certification Workshop”. Per maggiori informazioni, potete rivolgervi alle associazioni per malati di Parkinson presenti nella vostra Città o Regione. Dott.ssa Eleonora Tini Logopedista
OTRICOLI (Terni) Str. Pareti 34/36 Tel. 0744.709073 - 0744.719757 - t.sabrina@libero.it
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Segreteria
INFO: 346.5880767
COMUNE di NARNI
Malattia di ALZHEIMER & DEMENZA Senile
XI
MEMORIAL
“LIDA PROIETTI”
24 OTTOBRE 2020
PROGRAMMA
Auditorium Bortolotti complesso del San Domenico Narni ore 8.00 Registrazione dei partecipanti
ore 11.20 Coffe Break
ore 8.30 Apertura dei lavori, saluto del Presidente ANLCC e delle Autorità
ore 11.40 Problematiche psicosociali nelle demenze - Andrea Fabbo
ore 9.00 Relazione introduttiva: “Cure palliative nella malattia di Alzheimer” - Adiberto Favilli
ore 12.15 Terapia del dolore Stefano Coaccioli
ore 9.35 Clinica, diagnosi e terapia farmacologica - Patrizia Mecocci ore 10.10 Terapia farmacologica BPSD Carlo Piccolini ore 10.45 Demenze e parkinsonismi: quale relazione? - Carlo Colosimo Con il contributo non condizionante di:
ore 12.50 Il ruolo del medico di famiglia Massimo Ceccobelli
PROMOTORE DEL CONVEGNO Associazione Narni Lotta Contro il Cancro www.anlcc.it
RESPONSABILE SCIENTIFICO Dr. Adiberto Favilli MODERATORE - Dr. Adolfo Puxeddu
ore 13.25 Question Time ore 13.40 Fine lavori e conclusioni ore 13.50 Compilazione Questionario ECM
PER ISCRIZIONI www.ec-comunica.it segreteriaconvegniec@gmail.com tel. 346 5880767 - 329 2259422
L’ITALIA nella TEMPESTA PERFETTA R
Pierluigi SERI
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icordate il famoso film “La tempesta perfetta”, uscito nel 2000, diretto da Wolfang Petersen, nel cui cast spicca George Clooney? Ispirato alla drammatica vicenda del peschereccio Andrea Gail che nel 1991 rimase vittima di un evento, allora raro, di meteo estremo, incappando nella collisione tra un uragano con due aree di bassa pressione. L’imbarcazione si trovò in mezzo ad onde altissime e naufragò con tutto l’equipaggio. Il film mi piacque molto, ma lì per lì lo considerai alla stregua di film del genere catastrofico, tipici di una tradizione americana, come “Inferno di cristallo”, “Terremoto” ecc. Non passarono molti anni che dovetti cambiare opinione in merito. Che in certe aree del mondo come Sud Est Asiatico, Americhe, Giappone, India si verifichino periodicamente uragani, inondazioni, maremoti è un fatto assodato. Sono anni che la tv ci trasmette immagini di paesi devastati, città trasformate in laghi, abitazioni ridotte a cumuli di macerie dalla violenza dei tornado, ma spesso pensavamo che tali eventi riguardassero zone molto lontane da noi e invece proprio in questi ultimi anni anche nel nostro paese abbiamo a che fare sempre più spesso con eventi estremi. Il campanello d’allarme è squillato nella notte tra il 29 e il 30 ottobre 2018, quando la cosiddetta Tempesta Vaia ha colpito con violenza inusitata. Un vortice di venti che soffiavano oltre i 200 orari si è abbattuto sul Veneto, il Trentino e parte del Friuli e della Lombardia, travolgendo tutto quello che incontrava. Fusti di alberi secolari sradicati, 41 mila ettari di boschi cancellati, 8 milioni di metri cubi di legname abbattuti. A Rocca Pietore un intero bosco di pini pregiatissimi per il loro legno è stato ridotto ad un cumulo di alberi schiantati al suolo come stecchi di un gigantesco gioco di Shanghai. Il lago di Alleghe si è alzato di due metri a causa dei detriti finiti nel bacino, i serrai di Sottoguda, canyon patrimonio dell’Unesco, coperti da un fiume di fango. La tempesta Vaia è stata la manifestazione eclatante di una mega perturbazione che ha colpito non solo il Nord, ma ha anche provocato mareggiate in Liguria, distruggendo il porto di Rapallo. Viene a questo punto spontaneo chiedersi: tali tempeste sono il risultato diretto di cambiamenti climatici? Gli esperti usano la cautela, ma Antonello Pasini del Cnr risponde in modo chiaro: “è sicuro che il riscaldamento del Mar Mediterraneo libera una maggiore quantità di energia nell’atmosfera e aumenta la possibilità che si verifichino eventi estremi”. Dati alla mano, il Mediterraneo si sta scaldando più velocemente degli oceani, aumentando il suo volume e liberando calore che rende più probabili tali eventi.
Ma se esaminiamo le cronache recenti, distogliendo per un attimo la giustificata attenzione sull’emergenza covid-19, ci accorgiamo che la tempesta Vaia non è stata la sola: nel novembre 2019 Venezia è stata interessata da un eccezionale fenomeno di acqua alta, il 23 agosto del 2020 un fiume di acqua e grandine ha messo in pochi minuti in ginocchio la città di Verona. Ricordate l’immagine del dentista che annaspava nell’acqua che aveva invaso il suo studio? Questi sono la punta di un iceberg ben più grande. Il nostro Paese è sempre più soggetto a questi accadimenti. Il surplus di energia presente in atmosfera non può che scaricarsi con violenza sul territorio. Fenomeni una volta gestibili, diventano più devastanti, dice chiaro tondo A. Pasini. L’Italia e il Mediterraneo sono un punto caldo dove gli effetti del riscaldamento globale si misurano maggiormente che altrove. Lo Eswd acronimo di European Severe Weather Database, ente europeo, accessibile su internet, che registra gli eventi estremi e consente di fare studi e ricerche in merito, ha dedotto che in Italia nel 2019 si sono verificati 1655 eventi classificati come estremi. Si tratta di fenomeni circoscritti che hanno interessato aree geografiche limitate e che non sempre hanno assurto a rilevanza nazionale. Se incrociamo i dati raccolti dall’ente sopracitato e li confrontiamo con quelli di paesi simili al nostro per estensione, come Spagna e Regno Unito, si vede che in tutto il 2019 nella prima si sono verificati 282 eventi estremi, nel secondo 240, l’85% in meno rispetto all’Italia. Se poi andiamo a vedere i dati degli ultimi 20 anni, scopriamo che nel 1999 l’Italia era in linea con i paesi citati. Numeri alla mano, la prima considerazione è che il fenomeno è in crescita dovunque, la seconda e più inquietante è che l’Italia si trova prima in questa classifica poco invidiabile. I modelli climatici sono cambiati. È scomparso l’anticiclone delle Azzorre, fattore di stabilità che garantiva il bel tempo, lasciando spazio agli anticicloni africani del Sahara, responsabili principali di estati lunghe e torride e dell’estremizzazione di eventi climatici, con improvvise e devastanti piogge torrenziali. Si assiste alla somma di tre fattori: accresciuta violenza di eventi meteo, fragilità del territorio italiano, complice anche l’uomo, aumento dei costi umani ed economici a causa dei danni ingenti provocati. Questa è la sfida, parallela a quella del covid, che ci aspetta nel futuro prossimo. Intervenire su ciò non è facile, ma possibile, se le cose vengono prese in tempo. È ora che il potere politico e i cittadini stessi si diano una svegliata prima dell’irreparabile! Giustizia per Willie! No alla movida violenta!
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DEMOCRAZIA e TECN L Giacomo PORRAZZINI
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quale alleanza
a nuova città, la Terni sostenibile che sogniamo e vogliamo, dovrà essere innovata nel suo modello economico e sociale, sana e bella nel suo ambiente naturale ed urbano, giusta socialmente e solidale nel modo di essere della sua comunità, ricca di cultura e nuove opportunità per i suoi giovani; sì, ma non solo. Dovrà essere, anche, una città dalla vita democratica rinnovata, nell’apertura alla partecipazione, alla sussidiarietà nelle competenze, nelle responsabilità e nelle scelte, performante nella capacità decisionale. Le nuove e fondamentali tematiche della sostenibilità, riassunte esemplarmente nei 17 obiettivi (SDGs) dell’Agenda ONU 2030, per essere attuate alla scala locale, territoriale, urbana, richiedono un eccezionale sforzo corale della comunità e non solo dei suoi centri di comando. Ciò comporta la reinvenzione di una governance democratica del nuovo sviluppo, a partire dalla difficile transizione da un modello economico lineare che presuppone risorse naturali e consumi senza limiti ad un modello circolare che fa del ciclo di vita e del recupero dei beni, delle energie alternative e di una nuova gerarchia dei consumi i punti cardine del cambiamento e della transizione ecologica. Oggi, c’è, fra i cittadini, un sentimento di lontananza tra loro, la loro vita ed aspettative e le élite amministrative e di governo. La partecipazione è l’unico strumento correttivo, ma dobbiamo chiederci se accanto alle forme tradizionali di partecipazione “in presenza”, di tipo assembleare, non sia ormai indispensabile attingere alle straordinarie capacità di relazione, elaborazione e memoria delle tecnologie digitali. Dobbiamo dunque chiederci se proprio la rivoluzione digitale di cui parla l’Europa, come uno degli obiettivi strategici di una nuova fase della vita e dello sviluppo sostenibile delle comunità umane, con la sua tecnologia, non sia la chiave di volta indispensabile per sostenere una nuova stagione della vita democratica delle comunità? Oggi, sono già presenti nella nostra vita e lo saranno sempre di più intelligenza artificiale, Big Data, supercomputing, 5G, cloud, banda ultralarga, cyber security. Durante la pandemia abbiamo visto, per il telelavoro, l’insegnamento a distanza, il monitoraggio ed il tracciamento dei contagi e dei contatti, l’importanza decisiva delle tecnologie digitali. Si tratta di sapere e di scegliere tra il controllarle o l’esserne, passivamente, dominati. Se, insomma, la nostra società potrà riconquistare una sua sovranità digitale, soprattutto sui dati e le applicazioni, oggi in mano ai colossi americani del Big Tech e su cui si affacciano anche i colossi cinesi con impostazioni
decisamente Orwelliane. Il tema è aperto e va affrontato da diversi punti di vista che possono portare ad indicazioni divaricanti fra di loro. Ci sono in atto, nel mondo, profonde riflessioni da parte di filosofi e sociologi sui rischi che la democrazia corre a causa della diffussione pervasiva delle tecnologie, da quelle di rete all’intelligenza artificiale, in una con le preoccupazioni dell’impatto della nuova rivoluzione tecnologica sul lavoro che rischia, per la velocità e pervasività dell’uso sostitutivo di lavoro della nuove tecnologie, di distruggere assai più occupazione tradizionale di quanto, nuova, direttamente o indirettamente, se ne possa creare. Si ritiene, anche per recenti e negative esperienze che i social, se lasciati all’attuale deregolamentazione e manipolabilità, cioè ad un controllo privato esterno ed irresponsabile di mega piattaforme come Google, Facebook e simili, basate sulla pubblicità e la profilatura dei dati degli utilizzatori, possano costituire un rischio per la democrazia; da almeno due punti di vista. Primo: le fake news costruite a tavolino, i trolls che le rilanciano e che inquinano e condizionano il mare delle informazioni da cui attingono i cittadini, per farsi le proprie opinioni e decidere con il voto; le campagne elettorali personalizzate sulle inclinazioni e
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NOLOGIA DIGITALE per la nuova città ? preferenze, tratte dai dati di rete, dei singoli elettori; dati posseduti ed usati da tali colossi tecnologici globali, per sviluppare le loro aree d’affari, anche in promiscuità con poteri politici che inclinano verso l’autocrazia o le democrazie illiberali. Secondo: il discorso pubblico si frantuma, nei social, in tanti microdiscorsi privati, anche quando i followers sono tanti, surrogando e marginalizzando sedi, momenti ed effetti del vero discorso pubblico, base della democrazia conosciuta, ma anche, presumibilmente, di quella futura. Di entrambe tali distorsioni informative e dialettiche si nutre, oltreché di ragioni economiche e sociali strutturali e profondissime, il populismo che impesta ed attenta alla vita democratica. Dei rigurgiti quotidiani degli hater e di tanto vaniloquio dispersivo sui social non può vivere il discorso pubblico. È necessario che tante idee e proposte che circolano sui social, vengano organizzate per tematiche, filtrate per adeguatezza e messe a sistema, al fine di fornire ai decisori pubblici un giacimento vivo di ipotesi di soluzione dei problemi di una città e di prefigurazione del suo futuro. Tutto ciò si può fare se l’istituzione locale di governo della comunità si dota di una propria piattaforma digitale per la democrazia partecipata, capace di rimettere al centro del discorso pubblico e delle scelte di governo delle istituzioni locali, i bisogni reali della comunità, utlizzandone anche le potenzialità realizzative e gestionali. In particolare, guardando alla realtà dei quartieri periferici e delle antiche delegazioni, i
cui cittadini sono rimasti senza riferimenti, senza voce e privi di capacità di autogestione di alcuni servizi e infrastrutture, con la brutale e cieca cancellazione delle Circoscizioni. Le tecnologie di comunicazione possono aiutare a ricostruire una rilettura di tali realtà ed a ricucirne la trama complessiva entro un nuovo progetto di città, basato sulla democrazia partecipata. Serve una piattaforma digitale a servizio dei cittadini, cioè capace, non solo di fornire servizi in modo efficiente e trasparente, ma, anche, di rendere loro, in termini di risposta ai loro bisogni, quanto loro stessi, come comunità digitale, siano in grado, ogni giorno, di riversare sulla rete, in termini di idee, proposte, passione civica, intelligenza cittadina. Una città più verde, innovativa e solidale non può che essere, oggi, anche una città più digitale; dove l’azione pubblica eviti che la diffusione asimmetrica del digitale, cioè il “digital divide”, divenga causa di nuove disuguaglianze; un digitale che, invece, crei ed offra nuove opportunità, per la vita personale e per quella sociale dei cittadini, a partire dalle nuove generazioni, ricevendo e fornendo informazione e promuovendo relazioni di rete civica. Opportunità per nuovo lavoro qualificato, per la diffusione di cultura e competenze sulle nuove tecnologie, per la nascita di imprese, anche start up, capaci di sostenere le azioni pubbliche e la crescita sostenibile di mercato, su questo terreno del futuro; ma anche conquista ed esercizio di nuovi diritti digitali, come nuovo orizzonte espansivo della democrazia, in questo secolo cruciale. In sostanza il Comune dovrebbe dotarsi di un suo sistema informatico dedicato, di un data base e di relative competenze, stabilire regole di trasparenza, accessibilità da sistemi open source e tutela della privacy per i cittadini che partecipano alla formulazione delle proposte che orienta e nutre l’azione di governo. Se adotta un progetto rinnovato di Smart city, che non è solo reti fisiche e tecnologie, ma partecipazione civica, formazione diffusa sulle competenze digitali di base, perché non c’è Smart city senza Smart citizen. Un progetto con il quale mettere a sistema le informazioni che vengono da sensori fisici e sociali per elaborarle direttamente e farle elaborare anche, autonomamente, in una logica di apertura ed integrazione, da centri di competenza e di democrazia decentrata; ed infine, se crea un assessorato e un servizio tecnico di qualità per la trasformazione digitale di Terni, forse comincia a gettare lo sguardo sul domani della nostra città. Soprattutto, in questo momento cruciale di ripartenza e ricostruzione post-Covid, le città, anche di media dimensione come Terni, possono essere un laboratorio d’innovazione civica ed un motore di cambiamento, verso la sostenibilità, anche con l’umiltà di una sperimentazione. Occorrono cultura dell’innovazione, competenze, passione democratica e volontà politica per farlo, da parte di chi ha la responsabilità di governo, ma anche per chiedere di farlo, da parte di chi voglia candidarsi a governare in futuro.
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TERNI: IL FUTURO NON È GODOT Il vero viaggio non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi, vedere l’universo attraverso gli occhi di un altro, di centinaia d’altri, osservare il centinaio di universi che ciascuno di loro osserva, che ciascuno di loro è. Marcel Proust Giampiero RASPETTI
I cambiamenti culturali che, sull'onda di quello che noi chiamiamo progresso, hanno rivoluzionato la vita sociale, avvenivano, una volta, ogni due o tre secoli, poi solo con intervallo di alcuni lustri, mentre recentemente sono esplosi nel corso di una manciata di anni. Molti lettori ricorderanno per esperienza diretta cosa significasse, durante la nostra prima giovinezza, dover telefonare (prenotazione, cabina e gettone), altri ricorderanno l’apparizione dei primi circuiti integrati, solo semplice base di quello che poi dilagherà dagli inizi del terzo millennio. Si pensi invero di quanto si sia ravvicinato ed accorciato il mondo, anche per effetto di reti di telecomunicazione sempre più sofisticate, dal momento che tutti noi, già da tempo, possiamo raggiungere telefonicamente chiunque si voglia, in qualsiasi momento e da qualsiasi luogo e possiamo anche, addirittura, dialogare (multilogare) contemporaneamente in video conferenza con decine di persone. Oggi, ottobre 2020, i cambiamenti ci sorprendono in ragione di pochi mesi, tanto che chi segue cultura, tecnologia e modernità, sa già che ci sarà sempre più difficoltà per adeguare le suddette categorie all’ormai furibondo e stressante correre della vita, perché oggi si sente e si sa che già domani la vita sarà straordinariamente diversa. L’interazione tra cose immateriali e cose materiali si trasforma infatti in una combinazione sempre più complessa di bit e di atomi, fino a veder trasformare il mondo digitale corrente in digitale personalizzato, ovvero utilizzabile individualmente, non solo cioè davanti a schermo e tastiera, interfaccia, in molti casi, superata. La connessione, dai servizi per la casa all’e-commerce, ma anche per qualsiasi altro uso o scopo, può averla oggi anche il singolo, in maniera autonoma, bastandogli il suo smartphone. La città, di conseguenza, elimina completamente le sue moenia, materiali ed immateriali, entro le quali si arroccava, diventando, insieme ai suoi cittadini, città aperta al mondo e città del mondo, adesso che lo stesso mondo risulta racchiuso in una città o nelle possibilità di ogni suo singolo abitante. La nostra Terni dovrà allora rapidamente diventare una smart city vera e propria, una città nella quale i suoi abitanti, governanti in particolare, dovranno, anch’essi, divenire cittadini intelligenti. Sarebbe bello, certamente, connotarci come città dell’energia rinnovabile, caratterizzazione questa che dovrà essere la stessa per tutte le città, se vogliono sopravvivere. Ugual considerazione anche per una generica città della chimica verde ed una altrettanto generica città della cultura. Terni dovrà essere anche tutte queste città, ma Terni ha una
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sua unicità ed è su questa che occorre puntare. La nostra città è, per nascita, per tradizione, per collocazione geografica, per vita esperita, quella che possiamo definire la città della solidarietà, dell’accoglienza, in breve dei Diritti Umani. Questa è la sua quintessenza, la matrice di sempre, la sua attuale misura. Solo noi al mondo abbiamo un patrono, Valentino di Terni, che si è battuto, ante litteram rispetto a tutto e a tutti, per quelli che adesso definiamo diritti umani. A partire proprio da questo preziosissimo elemento, oltre alle ingenti risorse del nostro territorio quali ambiente, socialità e qualità della vita, sarà possibile ridisegnare una identità nuova e al tempo stesso vera della città, per consegnarle una sua nuova dimensione, un futuro su cui puntare. Terni può ritrovare se stessa riscoprendo le sue radici più autentiche e proiettando la crescita del suo organismo sociale verso le sfide innovative della difficile modernità che il mondo sta vivendo. Noi de La Pagina, per parte nostra, ora che ci si può facilmente collegare con tutti, cercheremo di far conoscere, Urbi et orbi, al fratello incontrato per strada, bianco, rosso, nero, giallo, o come sia, al fraticello o a Papa Francesco, quale meravigliosa città sia stata e sia la nostra. Argomenteremo anche, tra concittadini, del lavoro, per tutti e, in particolare, per i nostri figli, parleremo di una città che induca i suoi abitanti a nuovi stili di vita, non solo relativamente a lavoro e studio, ma anche a shopping e tempo libero. Una città ove lo spazio pubblico non sia solo quello dei negozi o dei centri commerciali, ma, soprattutto, quello delle strutture dell’intrattenimento, dello stare insieme (compatibilmente con le nuove esigenze dettate dalla epidemia) e di quelle che sapranno orgogliosamente mostrare la straordinaria identità della nostra città. Farci conoscere, farci capire dipende esclusivamente da noi. Occorre allora darsi da fare, rendersi conto, accorgersi dei problemi e non scappar via di fronte alla loro complessità o, più prosaicamente, per dare copertura alla propria incapacità. Diceva Bertrand Russell: Il primo problema è di vedere che c’è un problema! Il nuovo cardo ternano, che chiameremo Strada di Valentino (da Nord a Sud: Viale della Stazione, Corso Tacito, Corso del Popolo, Via Turati), sarà riservato alla pietas, al sentimento cioè che genera amore, compassione e rispetto per gli altri e inonda di vivida luce la futura Terni capitale dei Diritti Umani. Sarà anche dedicato alle nostre tante testimonianze artistiche (Museo del Grand Tour, Museo delle cartoline di Virgilio Alterocca, Museo di Valentino, Obelisco Lancia di Luce). Il nuovo decumano, che chiameremo Strada
• PER TERNI • di Virgilio (da Est a Ovest: Viale Brin, Via Mazzini, Via Battisti), sarà riservato ad onorare le opere della tecnica, della tecnologia, l’ingegno dei concittadini e del loro lavoro (nei 10,5 ettari di Papigno La città dei giovani, della scienza, della tecnologia, della memoria industriale, Università, Museo delle armi, reperti museali scientifici presso IPSIA e ITIS). Coscienza e scienza saranno così i nostri caratteri distintivi. Il cardo (cardine) e il decumano (decimanus, decimus) si sviluppano per direzioni perpendicolari, similmente al dieci latino (decem, X), e ripartiscono così il futuro insediamento civile in quattro parti (quartieri). Oggi i nostri quartieri sono realtà molto estese, diversificate e complesse, pur tuttavia non potranno non risentire, molto positivamente, della realizzazione di questi nuovi assi dell’urbanistica cittadina. Si osservi come, all’incrocio di queste due direttrici principali, c'è, anche da noi, il forum, il centro nevralgico di tutta la civiltà latina, oggi anche nostro, rappresentato dalla Fontana dello Zodiaco, nell’attuale Piazza Tacito, per la cui risistemazione invito ad esaminare il pregiato progetto dell’Arch. Paolo Leonelli già pubblicato nel magazine La Pagina Umbria, con tanto di gradinata semicircolare per il forum, per una bella vista della Fontana, del cardo e del decumano. La Fontana dello Zodiaco è l’autentico simbolo del nostro lavoro, della storia di una città che nasce dalle acque (Interamna, tra i fiumi) e che, da sempre, è una sorta di isola galleggiante sopra infiniti corsi e rivi d’acqua (vedi disegno). Tanta acqua grazie alla quale potremmo (e dovremmo) realizzare fontane ovunque, anche una per ogni cantone (Terni, la città delle 100 fontane) e tenere aperta la Cascata di Terni-Marmore 24 ore su 24 (si esamini tale progetto, insieme a quello per Piazza San Francesco, entrambi di Leonelli, da me pubblicati). Nel libro Terni, la città dell’oro, saremo esaustivi ed esplicheremo anche quello che a nostro parere dovrà essere il commercio e il turismo in una città così configurata. Gli autori degli articoli sono tra i più colti cittadini di Terni e non avranno timore di sorta nel confrontarsi con tutta la cittadinanza, anzi, proprio per il raggiungimento di questo scopo profondono tutto il loro impegno. Necessita allora che chi ha lana fili, ma occorre anche che chi non ha nemmeno
un pezzo di spago, si dedichi urgentemente a lavori a lui più propri e smetta, magari, di criticare quello che fanno gli altri. Quel che rimane, cioè grandissima parte della città, si unirà per collaborare, dimenticando, per l’occorrenza, appartenenze a credi diversi, a partiti diversi, a suggestioni diverse. Oggi tutte le città (anche Terni, ovviamente) rappresentano non solo la dimensione politico-spirituale e quella lavorativo-produttiva, l’otium e il negotium; non sono più soltanto una grande fucina di interazione di pensieri, speranze, credenze né solo dei contenitori di vasellame, templi, banche, biblioteche come in passato. Vogliono essere, soprattutto, il luogo ove si sogna, si immagina, si dialoga; sono il riferimento più prezioso per i mestieri e per le arti, per gli studi e gli esperimenti. Oggi, però, il potere conoscitivo e comunicativo, tanto delle città quanto dei suoi cittadini, si è, gradualmente, esteso oltre ogni limite prima pensabile, oltre ogni confine. Un futuro irruento, accelerato dall’epidemia covid-19, è sopraggiunto, sorretto da una tecnologia imponente: occorre prontamente capire ed agire di conseguenza. Il futuro non è Godot: aspettare e far finta di niente sarà letale! Come si può, allora, non emetter alte grida di dolore nel prendere atto che molte vetrine, a Terni, siano chiuse e molti negozi aperti siano desolatamente vuoti? Si va propalando, senza vergogna alcuna, che le difficoltà proverrebbero da una mancata, massiccia, presenza di auto al centro. Rilevato come i tanti, colpevolmente tanti, motori accesi proprio al centro emettano veleni di una pericolosità letale per cui, solo per questo motivo, dovremmo indossare sempre le mascherine, preso atto che non ci siano, al mondo, città civili che consentano, al loro centro, la circolazione di auto, mentre già, in diverse città, circolino solo quelle elettriche, occorre riflettere per come questa ottusità nel non capire quale sia l’attuale situazione del commercio e come dovrà essere il commercio moderno nella nostra moderna città, costituisca la vera morte della nostra Terni. Sempre più cittadini però stanno assumendosi la responsabilità di progettare il futuro comune, un futuro che dovrà restituirci i sogni più belli, quelli che da tempo, adesso in particolare, son fuggiti via. Tutti abbiano però la consapevolezza che: Il futuro non è un frutto che cade dall’albero. Il futuro è l’albero piantato da te.
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Associazione Culturale centro servizi volontariato
La Pagina APS
Inizia, all'interno del CESVOL Provincia di Terni e a favore di tutta la città, una interessante e pregnante attività culturale tra Centro Sociale Ferriera APS e Associazione Culturale La Pagina APS. Programma fine Ottobre - inizio Novembre
Venerdì 23 ottobre 2020 ore 17,30 - 18,30
Vita vera di San Valentino di Terni Relatore: Giampiero Raspetti
Venerdì 6 novembre 2020 Inizio alle ore 16,30
Anteprima Presentazione del libro: Terni, la città dell'oro
Prenotazione del libro. Distribuzione gratuita del libro ai presenti.
Relatori: Andrea Agnetti, Claudio Don Bosi, Giacomo Porrazzini, Loretta Santini, Giampiero Raspetti, Remigio Venanzi, Roberto Ruscica, Rosella Mastodonti
Terni, Via Montefiorino 12 AMPIO PARCHEGGIO
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Non posso non ringraziare, con genuina emozione, Anna Laura, Marco e Sergio che hanno, con delicata gentilezza, ma con severa determinazione, voluto offrire un concreto contributo a favore del magazine La Pagina, motivando: Grazie per quello che fai per la cultura e per la città. Ti prego, non smettere, continua ad offrire parole di speranza per il nostro territorio.
Carissimi, Voi nemmeno lontanamente potreste immaginare quanto mi avete dato, al di là della concretezza delle Vostre offerte. Siete persone semplici, umili, amanti della cultura, persone vere. Ricevere riconoscimenti così affettuosi e nobili da Voi mi conforta e mi aiuta moltissimo per continuare ad editare un magazine che non ha aiuti da chi dovrebbe e che non è amato da molte persone non umili, non semplici, non amanti della cultura. Grazie, Giampiero Raspetti
Oggi La Pagina ha bisogno di collaboratori per la direzione editoriale (3482401774) e di sostegno da chi l’ha sempre letta con piacere e da chi si impegna, non solo a parole, per il futuro di Terni (IBAN IT66X0622014407000000000993).
Prendendo atto di come la temperie epidemica sia ben lontana dalla sua scomparsa, si stabilisce, in pieno accordo con tutti gli organizzatori del Concorso Madonna Valnerina, che la sua premiazione non potrà celebrarsi il 25 ottobre 2020, come da qualche tempo suggerito e sperato, ma sarà rinviato a data da decidere, compatibilmente con l'andamento stesso della pericolosità epidemica. Gli organizzatori
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La BUROCRAZIA avversaria della DEMOCRAZIA
Adriano MARINENSI
I
n nome del metodo veloce usato per la ricostruzione del ponte di Genova, da qualche tempo, la parola più vituperata è burocrazia. Si tratta di una forma mentale strutturata e radicata soprattutto nell’apparato della P.A. centrale e periferica. Comprende anche la tecnica della lungaggine e del rinvio secondo la regola “non fare oggi quello che puoi fare domani”. Una mala pianta che si realizza, in Italia, pure nelle tante opere finanziate e rimaste a mezza strada, per la complicanza delle procedure. Altra eclatante testimonianza riguarda gli interventi per mettere in sicurezza il territorio, interessato da continui dissesti idrogeologici. L’eliminazione della sovra burocrazia è tra gli otto punti presentati al recente Forum di Cernobbio. Ho letto su un quotidiano, solitamente informatore veritiero che, in Italia, "8.500 appalti su 10.000 programmati, sono fermi perché mancano i progetti esecutivi, perché gli Enti coinvolti non si mettono d'accordo oppure per sciatteria". La stessa negligente sciatteria che -a livello locale- ha impantanato la Rieti/Terni/Civitavecchia, l'arteria viaria progettata una sessantina di anni fa e considerata fondamentale asse viario di sviluppo dell'Italia centrale. Se poi dovessimo osservare da vicino la realtà ternana, di lavori di lungo corso ne troveremmo una caterva. Rimasti inesauriti per sciatteria. Dunque, la burocrazia. Si potrebbe definire scuola di pensiero che insegna a mettere i bastoni fra le ruote per scopi di difesa del proprio potere. La burocrazia al potere che ostacola lo Stato di diritto. Rallentare le procedure è un altro mestiere praticato dal burocrate. Così come la farraginosità di molta normativa, bisognevole di circolari esplicative non di rado più sibilline delle stesse leggi. Il governante, sia centrale che locale, spesso è improvvisato, della materia delegata non se ne intende; quindi è costretto ad affidarsi al burocrate di antico pelo, il quale, marpione com'è, finisce per dettare lui i tempi e i modi dell'amministrare. La storia passata e presente del Comune ternano è manifesto modello di riferimento. Sono molteplici gli “attrezzi del mestiere” in uso nelle cattedrali della burocrazia. Il barocchismo del potere amministrativo deviato. Non quello vecchio delle “mezze maniche” indossate sulla giacca dal travet: invece l’altro di oggi che condiziona l’autonomia della politica, la vita civile, lo sviluppo economico. Talvolta con un linguaggio arcaico e contorto. Quasi criptato. È un animale tentacolare il burocrate che complica gli affari semplici, ingarbuglia le matasse. L'obiettivo è sempre la conservazione del potere. Talvolta esercitato addirittura con metodi scorretti, al limite della sopraffazione. Mi spiego con un esempio, piccolo, piccolo, però emblematico, capitatomi alcuni anni fa. Ci fu una mia zia, morta lasciando in eredità un modesto rateo di pensione non riscosso. Onde poterlo esigere, occorreva inserire la somma nella denuncia di successione e versare il dovuto all’Erario. Per usare i termini
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dell'Ufficio incaricato di gestire la pratica (di qui in avanti denominato, per brevità, Ufficio incaricato), tra i quattro documenti richiesti c’era “il certificato (in bollo) rilasciato dall’Ufficio del Registro attestante l’eseguita denuncia e il pagamento della relativa imposta”. Dichiarai per iscritto all’Ufficio incaricato e in maniera circostanziata l'avvenuto adempimento del dovere tributario, invitandolo ad acquisire direttamente la certificazione a norma della Legge 7.8.1990, n. 241. Infatti, l'art.7 disponeva: "Qualora l'interessato (il sottoscritto, nella fattispecie) dichiari che fatti, stati e qualità sono attestati in documenti in possesso della stessa Amministrazione o di altra pubblica Amministrazione, il responsabile del procedimento provvede d’ufficio alla acquisizione dei documenti stessi”. Il legislatore aveva ritenuto di apportare una semplificazione a vantaggio del cittadino; il burocrate era di opposto parere, invocando, a sostegno della tesi, una disposizione del suo Regolamento interno. Mi rivolsi, ancora per iscritto, ad una Autorità superiore, facendo notare l’incongruenza normativa. Forse condivedendone il contenuto, l’Autorità superiore trasmise la mia valutazione all’Ufficio incaricato, il quale ribadì la sua posizione: il documento (in bollo) dovevo presentarlo io. Mi permisi di ricorrere nuovamente, e sempre per iscritto, all’Autorità superiore. Questa volta la mia lettera pervenne all’Ufficio incaricato, accompagnata da una direttiva dell’Autorità superione nella quale era stabilito: “Si ritiene che le recenti disposizioni contenute nella L. 241/1990, abroghino le disposizioni precedenti con essa incompatibili”. Chiuse la vertenza l’ultima nota firmata dal Capo dell’Ufficio incaricato, indirizzata all’Autorità superiore. Faceva presente di aver disposto il pagamento del rateo in questione, seppure in presenza di documentazione formalmente carente. Ecco, in quel formalmente carente sta il colpo di coda del burocrate. In taluni ambienti, le innovazioni sono nemici da combattere. Anche a costo di fare pessime figure. È la burocrazia, bellezza!
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Viviamo in un mondo che cambia
L’UMBRIA CHE NON TI ASPETTI Enrico SQUAZZINI
Ci siamo sentiti raccontare una miriade di volte, altre volte abbiamo avuto occasione di leggere, delle diverse sembianze che il paesaggio umbro aveva nei tempi passati. Abbiamo ascoltato storie del territorio in cui viviamo oggi che ce lo presentavano, per alcuni periodi del passato, coperto dalle acque marine e abitato da gruppi di animali che oggi non ci potrà mai capitare di incontrare poiché scomparsi da tempo immemorabile o, per meglio dire, estinti. Abbiamo anche sentito storie di rinoceronti, iene, felini dai denti a sciabola e tartarughe giganti che si aggiravano per le “nostre campagne” e sulle rive di ampi laghi le cui sponde paludose erano popolate da enormi sequoie alte più di trenta metri. Eppure quei racconti, quelle frasi e le insolite immagini di paesaggi lontani nel tempo sono trascorse quasi completamente senza destare in noi alcun effetto particolare. Come se si fosse trattato dell’ennesima storia che capita di sentire ogni tanto e per la quale si presta un’attenzione superficiale. Una sorta di favola perennemente sospesa fra il fantastico ed il reale, senza mai riuscire a determinare una soluzione definitiva né in un senso né nell’altro. Di fatto, qualcosa che con il tempo sfuma divenendo sempre più evanescente, tendendo a passare inosservata e che, alla fine, si dimentica quasi completamente. Perché? Forse perché nel raccontare queste storie nessuno finora è mai stato in grado di farci comprendere la reale importanza delle fasi evolutive territoriali. Quanto tali condizioni ambientali preistoriche abbiano concorso a plasmare il nostro attuale mondo, dotandolo di tutto ciò che ci è indispensabile per viverci. In quest’ultimo periodo nell’Umbria meridionale ferve un’intensa attività di ricerca scientifica territoriale. Essa è volta al censimento delle paleovalli presenti nelle aree situate nelle zone più elevate dell’Appennino e che testimoniano la presenza di antichi corsi d’acqua. Tutti quei fiumi e torrenti oggi non esistono più, sono estinti, ma sono stati molto attivi in passato nell’erodere profondamente e modellare territori e paesaggi dell’Appennino. Ciò accadeva non molto tempo dopo che le sue aree più elevate fossero emerse dalle acque dell’ultimo antico mare, ovvero durante le prime fasi di sollevamento delle nostre catene montuose. In quelle prime vallate non c’era ancora nessuno a cacciare gli strani animali che pascolavano. Soltanto qualche tempo dopo i nostri antenati arrivarono ad occupare il territorio scegliendosi, mano a mano, le aree più adatte per la caccia ed il sostentamento. E, indirettamente e senza saperlo, fu per noi, che saremo arrivati molto tempo più tardi, che iniziarono ad esplorare e conoscere quel territorio, a valutarne i pericoli e a colonizzarlo. Da queste ricerche scaturisce l’Umbria nuova e sconosciuta. Quella degli ambienti e dei territori che non ti aspetti e che finora non avevamo potuto immaginare perché mai ci eravamo spinti in tal senso. E allora quel territorio che ci avevano detto che era in costante evoluzione, cambia letteralmente sotto i nostri stessi occhi. Si trasforma assumendo antiche sembianze e mostrando aspetti del tutto inattesi. E così la storia diviene non soltanto un’avventura suggestiva ed inaspettatamente emozionante e stupefacente, ma anche un pensiero che si proietta indietro nel tempo ad immaginare gli antichi ambienti e tutte le antiche genti senza un volto che, prima di noi, li hanno occupati e vissuti. Verso la conoscenza sempre più approfondita della nostra terra.
Il Territorio si trasforma assumendo antiche sembianze e mostrando aspetti del tutto inattesi.
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DOMAVAMO LA GIOVENCA T
Vittorio GRECHI
anti anni fa, quando la meccanizzazione in agricoltura non era ancora arrivata, ogni contadino, oltre a un bel po’ di figli, aveva bisogno di animali da lavoro in numero sufficiente rispetto agli ettari di terreno posseduti. Come minimo doveva possedere un’asina e una vacca. L’asina era il mezzo di trasporto principe: dovevi andare in paese a comprare qualcosa o a sbrigare una faccenda? Montavi sopra con l’ombrello legato con una cordicella (come fosse un fucile) e messo a tracolla, e via per boschi e campi utilizzando le secolari scorciatoie che avevano calpestato i tuoi antenati. Così se avevi bisogno di portare la legna a casa per l’inverno o le fascine secche da forno per cuocere il pane o due sacchi di erbe per alimentare i conigli. Perché un’asina? Perché quando partoriva si poteva vendere l’asinello realizzando un guadagno. Una vacca poteva servire per lo stesso scopo e in più si poteva accoppiare con un’altra vacca presa in prestito, onde formare la coppia per tirare l’aratro. Ovviamente la vacca singola andava prestata al vicino che ne aveva tre in modo da poter formare due coppie per due aratri o due coppie per tirare la perticara di ferro con le ruote quando si dissodava un terreno di pianura particolarmente duro. Quando la vacca partoriva, se nasceva una femmina in genere si allevava e quando diventava giovenca bisognava domarla sotto il giogo, a coppia con la madre. Se la madre era stata domata a sinistra, la figlia si metteva alla destra del giogo. Per fare questi allenamenti si sceglievano giorni nei quali non si poteva lavorare nei campi, o perché era piovuto, o perché era callafredda (dopo un forte temporale estivo), o magari perché era un giorno festivo e dopo il pranzo ci si dedicava a cose non faticose. La giovenca era già stata abituata al morso al naso e a ubbidire a ordini semplici come: Aaaaa che voleva dire “vai, cammina”; oppure Leeee che voleva dire “fèrmati”. Accoppiata con la madre o con una vacca adulta, la giovenca imparava rapidamente. Il problema veniva fuori quando al giogo si attaccava un aratro. All’ordine di andare avanti, la vacca adulta si muoveva e l’aratro affondava nel terreno, mentre la giovenca rimaneva indietro col giogo che le premeva sulla gobba del collo. Allora il contadino ripeteva l’ordine accompagnandolo con un colpo di frusta sulle natiche della giovane, che sobbalzava e trovava più comodo mettersi di traverso piuttosto che usare la gobba per consentire all’aratro di avanzare. Allora l’aiutante di
La giovenca imparava rapidamente.
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sostegno -bisognava essere almeno in due-, sempre sotto la minaccia di un bastone, faceva rimettere la riottosa in parallelo con quella più anziana e la solfa ricominciava. Dopo un paio di ore bisognava smettere perché il collo della giovenca si era gonfiato a forza dei colpi presi dal giogo, sia quando essa strappava in avanti sotto i colpi della frusta, sia quando in avanti ci andava l’altra vacca e la giovane, stando inchiodata a terra, subiva il rinculo del giogo sempre sul suo collo. Allora, con santa pazienza, il contadino riportava le vacche nella stalla, accarezzava la giovenca, le parlava, le dava una manciata di sale del quale era ghiotta d’estate quando mangiava l’erba verde, poi le faceva delicatamente un massaggio sul collo indolenzito col grasso che usava per i suoi scarponi, fatto con l’omento del castrato e detto in dialetto l’assogna. A forza di esercitazioni e di massaggi, la gobba sul collo della giovenca si induriva rendendola adatta a fare forza sul giogo per tirare l’aratro, l’erpice, la traglia o un carro. Altrettanto tempo doveva essere impiegato per domare una puledra d’asina a portare prima il basto da solo, poi con una persona o una fascina di legna a destra e una a sinistra. Quando si toglieva il basto e si portava l’asina all’aperto, essa annusava il terreno, si inginocchiava con le zampe anteriori coricandosi per terra per poi rotolarsi da una parte all’altra per grattarsi la schiena. E mentre si grattava emetteva rumorosi peti scalciando verso il cielo e manifestando così la propria gioia. Se non avete mai visto uno spettacolo del genere avete perso qualcosa della vita di campagna dei vostri antenati.
1987-2017 un nuovo vestito per proseguire una storia lunga trent'anni. 2017 Nasce la All Food SPA
CAMPAGNA ANNO SCOLASTICO 2018-19 CONTRO LO SPRECO ALIMENTARE