ContempoArte Magazine Marzo 2023

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Il Magazine ContempoArte è un progetto editoriale indipendente nato dal Blog

L’ArteCheMiPiace

Periodicamente propone articoli, interviste e approfondimenti dedicati all’arte e alla cultura.

Un focus speciale è riservato alla Raccolta ContempoArte, la selezione di artisti scelti da L’ArteCheMiPiace e pubblicati a pagina intera con una loro opera. Nato inizialmente in versione digitale da sfogliare online è ora disponibile anche in versione cartacea. L’obiettivo è quello di offrire sempre differenti prospettive su temi culturalmente significativi e artisticamente rilevanti, ma soprattutto quello di dare un supporto concreto ad artisti emergenti ed affermati, con l’opportunità di usufruire di una vetrina in cui proporre il proprio talento.

Ogni nuova edizione è caratterizzata dall’elevato livello qualitativo degli artisti coinvolti. In una armoniosa molteplicità di linguaggi espressivi questa nuova Edizione accoglie e abbraccia il fruitore, rispondendo all’esigenza di bellezza, di nuovi stimoli visivi e intellettivi. In un gioco gratificante di sottile comunicazione, artisti di diversa provenienza geografica, cultura ed esperienza artistica si trovano a confronto in una serie di arditi e godibili collegamenti. Tali concetti innescano una reazione che coinvolge lo spettatore in un gioco di rimandi visivi e intellettuali, attraverso un percorso ricco di forme, colori, stili, interpretazioni, linguaggi e significati differenti. Ne scaturisce un viaggio capace di emozionarci e che è essenzialmente testimonianza di abile creatività.

Artisti presenti in questa Edizione:

Andrea Gallo, Olivia Mazzola, Giorgio Cerutti, Max Callari, Imma Lavorato, George Androutsos, Damiano Fasso, Katharina Werner, Elisabetta Maistrello, Alessandro

Andreuccetti, La Chigi, Erte Belli, Pietro Lo Buglio, Angiolina Marchese, Cristina Castellani, Eija Härkänen, Silvia Bellu, Agostino Maiello, Annalisa Ceolin, Monica Cossu, Anna Maria Colace, Max Sebastiani, Giovanni Paolini, Roberta Manzin, Giuseppina Irene Groccia, Nadia Bianchi, Aurora Iogà, Marinella Pucci, Marzia Ratti, Luisa Greco, Vito Franceschino.

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www.lartechemipiace.com

The ContempoArte Magazine is an independent editorial project born from the Blog L’ArteCheMiPiace

Periodically it offers articles, interviews and insights dedicated to art and culture. A special focus is reserved for the ContempoArte Collection, the selection of artists chosen by L’ArteCheMiPiace and published in full page with one of their works. Initially born in a digital version to be browsed online, it is now also available in a paper version.

The goal is to always offer different perspectives on culturally significant and artistically relevant themes, but above all to give concrete support to emerging and established artists, with the opportunity to take advantage of a showcase in which to present one’s talent.

Each new edition is characterized by the high quality level of the artists involved. In a harmonious multiplicity of expressive languages, this new Edition welcomes and embraces the user, responding to the need for beauty, for new visual and intellectual stimuli. In a gratifying game of subtle communication, artists of different geographical origins, cultures and artistic experiences meet in a series of daring and enjoyable connections. These concepts trigger a reaction that involves the viewer in a game of visual and intellectual references, through a path full of different shapes, colours, styles, interpretations, languages and meanings. The result is a journey capable of moving us and which is essentially testimony to skilful creativity

Artists featured in this Edition:

Andrea Gallo, Olivia Mazzola, Giorgio Cerutti, Max Callari, Imma Lavorato, George Androutsos, Damiano Fasso, Katharina Werner, Elisabetta Maistrello, Alessandro

Andreuccetti, La Chigi, Erte Belli, Pietro Lo Buglio, Angiolina Marchese, Cristina Castellani, Eija Härkänen, Silvia Bellu, Agostino Maiello, Annalisa Ceolin, Monica Cossu, Anna Maria Colace, Max Sebastiani, Giovanni Paolini, Roberta Manzin, Giuseppina Irene Groccia, Nadia Bianchi, Aurora Iogà, Marinella Pucci, Marzia Ratti, Luisa Greco, Vito Franceschino.

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L’Albertina è un museo artistico situato nel centro storico di Vienna. L’edificio in stile barocco unisce fascino imperiale e straordinari capolavori artistici di risonanza internazionale. Con le sue collezioni permanenti dedicate ai Grandi Maestri della pittura del Novecento esso rappresenta una meta obbligata per tutti coloro che amano le città d’arte e sono avidi di cultura.

Per chi è passato da Vienna nel periodo autunnale del 2022, la retrospettiva Di Simboli e Segni dell’artista Jean-Michel Basquiat è stato sicuramente un appuntamento imperdibile e di grande successo.

Io ho colto questa occasione non sprecando l’opportunità di assistere ad una mostra dedicata ad uno tra i più importanti esponenti del graffitismo e del neo espressionismo, un movimento artistico che riafferma il primato della figura umana nell’arte contemporanea.

In questo articolo proporrò alcuni scatti effettuati in questa occasione.

La retrospettiva ha presentato uno degli artisti più straordinari del 20° secolo, per la prima volta in una esposizione museale completa in Austria.

Circa 50 opere tra le principali dell’artista, morto nel 1988, raccolte da rinomate collezioni pubbliche e private in tutto il mondo, sono state esposte dal 3 settembre fino all’8 gennaio 2023 nella Bastei-Halle, il seminterrato dell’Albertina ed hanno potuto fornire approfondimenti sullo straordinario linguaggio visivo di Basquiat e, dall’altro, decifrato le sue complesse idee artistiche che spesso attingono da diversi codici culturali.

Jean-Michel Basquiat era radicale nella sua arte. Nel suo stile unico ritroviamo questioni di identità, diaspora, ingiustizia sociale, schiavitù, capitalismo di consumo e razzismo quotidiano che gli hanno permesso di collegare il passato con il suo presente, fino ad arrivare ai nostri tempi. Nel suo breve periodo creativo egli mette fine al minimalismo e all’arte concettuale in un colpo solo con poesia concreta e il suo linguaggio pittorico, influenzato da graffiti e disegni. Basquiat registra ciò che incontra per le strade di New York: nomi e segni, personaggi e immagini, spazzando via tutto ciò che nell’arte è meticolosamente organizzato e pianificato.

Una sua chiara critica all’ordine sociale esistente, la sua arte è arrabbiata, simbolica, altamente complessa e profondamente politica.

Jean-Michel è stato pittore, acrobata di parole e prodigio della scena artistica di New York della fine degli anni 1970 e 1980. Figlio di un haitiano e di una portoricana, nato a Brooklyn nel 1960, non ha mai frequentato un’accademia d’arte. All’età di 17 anni esce di casa e vive in parte per le strade di New York, dove inizia a dipingere con lo spray treni della metropolitana e le facciate delle case insieme al suo amico Al Diaz. Con i loro misteriosi messaggi di graffiti sulla cultura quotidiana americana e la loro abbreviazione SAMO (Same Old Shit), fanno scalpore negli anni 70.

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Jean-Michel Basquiat Di Simboli e Segni A cura di Giuseppina Irene Groccia

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Anche se autodidatta, i più importanti galleristi del suo tempo, come Bruno Bischofberger, riconoscono il suo potenziale, e nel 1982, tra l’altro, diventa finalmente la prima stella nera dell’art system e in seguito della storia dell’arte. Nello stesso anno, all’età di soli 21 anni, partecipa alla rinomata Documenta 7, la prestigiosa mostra internazionale di arte contemporanea che si tiene ogni cinque anni a Kassel in Germania, come uno dei più giovani artisti. Diventa uno dei più importanti esponenti del graffitismo americano e insieme all’amico e rivale Keith Haring riescono a portare questo movimento dalle strade metropolitane alle gallerie d’arte.

In una scena artistica dominata dai bianchi, Basquiat vive il disagio e la pressione di essere una persona di colore. In quel periodo incontra Madonna, con la quale intrattiene una breve relazione sentimentale, Keith Haring ed infine Andy Warhol, suo idolo, con il quale inizia un rapporto speciale, di

padre, amico e maestro. Un rapporto che stimola intellettualmente la sua creatività e che colma i suoi vuoti affettivi. Sarà proprio lui, il re della Pop Art, a lanciarlo nell’Olimpo dei grandissimi

La sua ascesa alla fama a questo punto è rapida, in quanto celebrato per la sua fusione di simboli multiculturali, il suo pungente commento sociale e il suo stile grafico distintivo. Jean-Michel Basquiat è il primo afro-americano a passare da artista underground a superstar internazionale. Le sue opere vengono esposte nei grandi musei americani ed europei. Un segno visibile del suo successo è la copertina del New York Times Magazine: un premio assegnato solo a Jackson Pollock tre decenni prima.

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Ma lo Star System è crudele, i critici bollano la sua collaborazione con Warhol e Basquiat viene additato come sua Mascotte, circostanza che tocca la sua sensibilità minando la sua stabilità emotiva, questo porta irrimediabilmente ad una crisi personale e artistica e alla rottura con il suo mentore.

Da quel momento inizia il declino, aggravato qualche anno dopo dalla morte improvvisa di Warhol. Basquiat non riuscirà più a riprendersi, sommergendo in un vortice autodistruttivo che lo porterà alla morte accidentale di overdose all’età di 27 anni.

Il suo percorso sregolato, un po’ sbandato, pronto a tutti gli eccessi, guidato solo dalla voglia di vivere a velocità sfrenata si unisce perfettamente alla fila di quei geni de-

funti che hanno cambiato radicalmente la loro posterità. Le sue quotazioni, pur essendosi sempre mantenute alte, negli ultimi dieci anni sono salite vertiginosamente, esaudendo il desiderio di un artista che più di ogni altra cosa sognava di essere un mito.

Nel 2017 è stato battuto all’asta da Sotheby’s a New York per la cifra record di 110,5 milioni di dollari, il dipinto del teschio del 1982 che all’epoca fu venduto, per 19mila dollari, dall’allora ventiduenne artista statunitense.

Dopo 6 anni un altro quadro di Basquiat torna all’asta in cerca di un nuovo record, l’opera venduta da Christie’s al magnate e collezionista giapponese Yusaku Maezawa è stata affidata nel 2022 alla casa d’aste Philips con una stima intorno ai 70 milioni di dollari.

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Le opere di Andrea Gallo rappresentano una sapiente quanto concettuale figurazione, arricchita da elementi che sembrano attraversare le tele in apparizioni fantasmagoriche, alludendo forse a inquiete riflessioni in uno scambio reciproco tra realtà e immaginazione.

Gallo è protagonista, senza ombra di dubbio, di una erudizione visiva in grado di offrirci inedite realtà dell’ordinario: trasfigurazioni, oniriche apparizioni, visioni della realtà. Nella corporeità sfrontata dei suoi soggetti troviamo un approccio intellettuale verso una nudità che è capace di annodare e trasformare nuovi rapporti di pensiero con gli osservatori, in un’atmosfera allusiva frutto di un’efficace iconografia fantastica.

L’artista è interprete consapevole del linguaggio delle forme umane, tradotte in icone, in una dimensione pittorica in cui lascia posto ad una componente plastica sempre in movimento. È così che egli abbandona il concetto del nudo canonico per dare spazio a un suo linguaggio più persuasivo e personale, dove niente s’interpone tra lui e il soggetto in un rapporto di osmosi artistica e umana. In questa comunicazione perfetta dove realtà e fantasia si fondono e si integrano, la rappresentazione corporea diventa involucro enigmatico dei sentimenti.

Per capire l’arte, la comunicazione alla stregua di archetipi e sembianze, Gallo ci invita all’abbandono al fine di immedesimarsi in una dimensione dalle atmosfere magiche e favolistiche. Lo spazio scenico è rappresentato con sapienza e organizzazione, non disdegnando di invitarci ad abitarlo.

L’importante è non fermarsi alle prime apparenze ma assimilare, pian piano, l’opera. È in questo modo che l’artista raggiunge il risultato di far coincidere, con il nostro immaginario, la sua rappresentazione. Ciò che appare è una metafora cosciente di vizi e difetti dell’uomo contemporaneo, costruita per esplorare e sottolineare l’emblematica interiorità dei protagonisti all’interno delle contingenze quotidiane. Il tutto è narrato sullo sfondo di una concezione surrealista, attraverso un processo di astrazione della realtà.

Gallo vivifica, in queste modalità artistiche e linguistiche, una originale forma d’espressione capace di sfruttare il fascino del potere surreale e concettuale degli interpreti del suo tempo, in un ricercato equilibrio compositivo fatto di forme e colori. L’eleganza e l’estetica di questa narrazione rende visibile il desiderio alienato e persuasivo di un artista profondamente coinvolto nella realtà del proprio tempo, dotato di grande abilità nel restituirci, con riflessioni più o meno esplicite, pratiche estetiche innovatrici e dal libero fluire.

ANDREA GALLO

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Testo di Giuseppina Irene Groccia
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ANDREA GALLO

Dal 2012, Andrea Gallo, dirige OVO un laboratorio di produzione culturale specificatamente dedicato alle arti visive, che ha fondato a Cosenza insieme ad altri artisti.

OVO non è solo un progetto di formazione ma offre anche un ambiente che favorisce il confronto e lo scambio di esperienze e competenze e l’incontro tra appassionati, studenti e professionisti attivi e riconosciuti.

OVO

Officina Visuale Orizzontale Via Rivocati 79, COSENZA www.officinaovo.com

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il

Entertainment Design presso l’Accademia delle Arti Digitali. Varie opere sono presenti in collezioni museali, ha partecipato a diverse residenze artistiche e ha all’attivo numerose mostre in Italia e all’estero. Attualmente in corso “Le bambine coi capelli rossi”, a Palazzo de’ Bianchi in occasione di Artcity Bologna.

STATEMENT

Il mio lavoro gioca sulle possibilità di evocazione messe a disposizione dalla pittura. Tramite la raffigurazione abbozzo storie che non ricercano un effetto di senso o di verosimiglianza e non si sviluppano in una concatenazione logica. Nelle mie tele affianco, sovrappongo e ricombino scene che sono parte dell’esistenza quotidiana ma che provengono da spazi e tempi diversi. I soggetti e gli eventi che rappresento derivano da immagini attinte da archivi fotografici privati, cartacei e digitali, riviste e giornali d’epoca. Immagini insieme anonime e confidenziali. Il risultato di questa ricombinazione è una sorta di enigma visivo che chiunque guarda può interpretare e risolvere liberamente.

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Andrea Gallo nasce a Cosenza nel 1975. Nel 1993 si iscrive alla facoltà di Architettura dell’Università di Reggio Calabria, nel 2005 si trasferisce a Firenze dove consegue nel 2007 diploma in

La fotografia di Olivia Mazzola

Un viaggio nell’eleganza

L’arte fotografica di questa giovane artista ha come comune denominatore la femminilità e la bellezza.

Olivia Mazzola ci regala scatti eterei e sognanti non semplici fotografie.

Il ritratto femminile esprime per lei una disarmante sensualità che si evince tramite la sublime eleganza delle forme e composizioni

Nel suo universo creativo troviamo progetti di poesia visiva ottenuti da esplorazioni visuali che sembrano trasmettere una sorta di messa a fuoco della sua interiorità.

Olivia è una creativa che utilizza la sua pratica fotografica per innescare avanguardie concettuali e per comunicarci meglio il suo sentimento per la luce.

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a cura di Giuseppina Irene Groccia
INTERVISTA

- Come è iniziata e quando la tua passione per la fotografia?

Sin da piccola ho sempre considerato la fotografia come vera e propria magia. Ho iniziato per pura passione con una piccola macchina compatta ai tempi dell’Università ma, scattavo principalmente d’istinto, senza alcuna tecnica. Soltanto dopo un episodio molto doloroso della mia vita; la perdita di mio padre, ho sentito la profonda esigenza di esprimermi attraverso il mezzo fotografico. Non più studentessa da molti anni, sono ritornata a frequentare una scuola iscrivendomi ad un corso professionale alle IED di Milano per imparare la tecnica fotografica, e, da quel momento, non mi sono più fermata.

- Cosa ti affascina e ti interessa particolarmente di questa espressione artistica?

Considero la fotografia una vera a propria Arte, mi affascina lo studio della luce e la libertà di poter esprimere il proprio “io” attraverso un’immagine. Considero quel piccolo rettangolo dove si posa l’occhio una sorta di inquadratura emotiva, ovvero il filtro attraverso il quale si trasmettono le proprie emozioni.

- Ricordi la tua prima foto?

Ricordo che mio padre un giorno tornò a casa con una polaroid che comprò per il suo lavoro. Con la complicità di mia nonna, durante un suo momento di distrazione, gliela rubai, mi nascosi nell’armadio e scattai la mia prima vera fotografia.

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Scambiamo con lei qualche parola per approfondire e focalizzare il suo percorso artistico e il suo lavoro…

- Cosa rappresenta per te la fotografia?

Per me la fotografia rappresenta amore, passione, emotività, sensibilità. Essendo timida di natura, la macchina fotografica mi permette di avvicinarmi al mondo in punta di piedi. E’ protezione ma anche incoraggiamento, è terapia e compagna di vita. Quando non fotografo non riesco a sentirmi me stessa, per cui è diventata, nel corso del tempo, una a vera e propria esigenza per dare libero sfogo a tutto ciò che ho tenuto nascosto dentro per troppo tempo.

- Hai un messaggio principale che vuoi trasmettere attraverso il tuo lavoro?

Sono cresciuta con mia nonna, che ogni sera, per cercare di farmi dormire, mi raccontava ogni tipo di fiaba. Adoravo ascoltarla, riusciva con il tono della sua voce a trasportarmi in un mondo immaginario, facendomi sognare ed emozionare.

Amo cogliere il “non-detto” in un gesto, in un movimento, in uno sguardo e in un dettaglio. Citando Diane Arbus credo fermamente che la fotografia sia “un segreto che parla di un segreto”; il mio principale scopo è riuscire ad emozionare ricercando spasmodicamente la “Bellezza” in ogni cosa. La “Bellezza” intesa nel senso artistico, poetico, pittorico e concettuale del termine; mi piace ciò che è indefinito, il vibrato della macchina fotografica, la sua morbidezza, gentilezza, eleganza, amo il mosso ed il micro-mosso e sperimento molto con i soggetti che fotografo. Mi interessa la ricerca nella luce, nel colore, nell’ambientazione, nei materiali, adoro sperimentare e sono fermamente convinta che con questa Arte non si smetta ma di imparare, restando sempre in perpetua fase di sperimentazione.

- I tuoi soggetti sono esclusivamente femminili. C’è una spiegazione?

Da sempre, mi sono appassionata moltissimo alla figura femminile, la sua rappresentazione nell’Arte e nella storia della Moda. Innamorata del Pittorialismo fotografico, ricerco sempre, quando fotografo i miei soggetti femminili, la luce pittorica.

Ho iniziato i miei studi fotografici durante un periodo molto difficile, ovvero, proprio prima dell’inizio della pandemia. Durante il primo lock-down, sono stata costretta, per eseguire gli esercizi ed imparare l’uso della luce a fotografare me stessa. La disciplina dell’Autoritratto risale alla pittura e in fotografia penso sia molto importante rivolgere la macchina verso sé stessi, è un lavoro tecnicamente molto difficile, ma, mi è servito per imparare poi a relazionarmi con i soggetti che ritraggo.

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- La tua passione per il ritratto è iniziata subito oppure hai sperimentato altri generi in precedenza?

- Ritieni che il tuo modo di rappresentare una modella sia differente da quello che farebbe un tuo collega uomo?

Ritengo che ognuno abbia e sviluppi il proprio punto di vista. Credo sia principalmente un discorso di sensibilità personale nei confronti del soggetto fotografato, il saper cogliere quel “qualcosa” che emoziona. Ognuno di noi fotografa grazie ed attraverso la propria esperienza di vita e la propria “unicità”. Personalmente, per esempio, non amo la volgarità e la sfrontatezza fini a sé stesse. Ricerco un ideale di sensualità e femminilità differenti.

- Hai dei Maestri di riferimento a cui guardi, a cui ti senti affine?

Amo molto il Pittorialismo e la fotografia di Steichen, Stieglitz, Avedon, Horst P. Horst, Nadar e Juliet Margaret Cameron. Per quanto riguarda autori piu’ contemporanei, adoro letteralmente Paolo Roversi, Lilian Bassaman, Sarah Moon, Alessio Cocchi, Eolo Perfido, Patrick Demarchelier, Giovanni Gastel e Francesca Woodman.

Ho sperimentato tutti i generi fotografici prima di dedicarmi al ritratto, sia la street-photography che lo still-life. Sono discipline che mi arricchiscono continuamente di nuove idee e spunti e servono ad allenare l’occhio fotografico pur avendo entrambe caratteristiche differenti.

Nel tempo ho constatato, invece, che la mia vera passione è il lavoro di studio, la possibilità di creare e costruire un set partendo da un’idea, avere il controllo della luce sia naturale che artificiale per poterla plasmare in modo creativo.

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- Quali sono le tue opere in cui ti riconosci e perché?

Ogni opera che creo è un po’ come un figlio per me, ho uno speciale attaccamento nei confronti di ognuna di loro perché sono tutte legate a delle esperienze, sensazioni ed emozioni specifiche.

Le opere che prediligo sono quelle in cui ho cercato di rappresentare l’aspetto pittorico, poetico e sognante, a tratti malinconico, evasivo ma allo stesso tempo allusivo, che fanno parte del mio essere.

- Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro?

Sto lavorando a delle serie fotografiche di autoritratto e still-life che sto ultimando. Nel futuro prossimo mi piacerebbe molto realizzare un progetto di nudo pittorico femminile.

Contatti dell’artista

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OLIVIA MAZZOLA

GIORGIO CERUTTI

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VINCENZO D’ALESSANDRO

RECHERCHE

PHOTOGRAPHY MUST TELL STORIES

Vite.

Come segmenti che intersecandosi prendono sempre direzioni opposte.

E’ questa frase, pronunciata da una voce femminile fuori campo, l’incipit principale di Recherche il mio nuovo progetto ancora in essere al quale sto lavorando da circa due anni composto principalmente da un allestimento fotografico e da un lavoro audiovisivo che verrà opportunamente proiettato su una figura femminile che avrà una funzione

allegorica.

Un racconto per immagini incentrato sul tema della ricerca della “bellezza interiore” e sulla paura di perderla e non ritrovarla.

Considero Recherche un po’ la summa del mio lavoro che non è mai fine a sé stesso e di una serie di altri miei allesti-

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menti in alcuni dei quali non vi erano intenti squisitamente solo fotografici come ad esempio SNZA - Essenza e Traccefemminili entrambi progetti “sperimentali” del 2011 esposti in due sedi istituzionali e il più recente Animavolto che lo scorso anno ha fatto parte del WEFO2020 organizzato dalla Casa della Fotografia in qualità di mostra online.

SNZA è in qualche modo il lavoro che più si avvicina a Recherche.

Ma anche Traccefemminili è una ricerca dentro la propria interiorità che ho realizzato grazie alla preziosa collaborazione di un gruppo di attrici professioniste emergenti con formazione ed esperienze maturate soprattutto nel teatro. Un lavoro corale e individuale al tempo stesso in cui le 7 protagoniste si muovono e interagiscono fra loro alla ricerca della parte più profonda del loro “io” che ho documentato e raccolto durante la realizzazione assumendo un ruolo di silente osservatore e non di regista.

Il fotografo deve avere in sé anche una coscienza etica dello scatenamento psicologico emotivo che coinvolge chi guarda l’immagine ma anche di chi contribuisce a comporla e realizzarla, con effetti positivi o negativi. Nel caso della fotografia d’arte l’etica è quella di trasmettere l’estetica, il senso del bello che ispira il buono. E non a caso in antiche lingue, dal sanscrito all’aramaico, il termine “bello” significa anche “buono” e viceversa.

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Max Callari è nato a Roma nel 1971. Cresciuto nel mondo delle arti visive grazie all’attività pittorica del padre durante gli anni 70 e 80 entra in contatto sin da giovanissimo con importanti esponenti del panorama artistico. Si forma al Liceo Artistico e studia Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Roma. Dopo esperienze professionali maturate nei settori dell’interior design come progettista- disegnatore tecnico d’interni presso un prestigioso studio di architettura, dell’arte contemporanea come fondatore di Art’s Moment - uno spazio polifunzionale aperto inizialmente nei pressi del MACRO e trasferito l’anno successivo a Trastevere - in una fase successiva della sua vita partendo dalla conoscenza della fotografia analogica già studiata molti anni prima decide di avvicinarsi alla fotografia digitale. Di fondamentale valore formativo sarà per Max Callari l’incontro con Officine Fotografiche. Da questa fase scaturisce dunque una serie di progetti fotografici che spaziano dai book per il cinema all’architettura, alla street photography e al reportage; collaborazioni con artisti e case editrici; mostre personali presso luoghi istituzionali e partecipazioni a rassegne collettive d’arte contemporanea in alcune importanti città tra cui Treviso, Napoli e Venezia in occasione di una Biennale con un nota galleria con sedi anche a Torino e New York. Max Callari concepisce la Fotografia non solo come un lavoro ma anche come uno stile di vita, tutti i suoi progetti sono caratterizzati da un’osservazione essenziale della realtà e da una costante ricerca introspettiva, il suo modo di fotografare mira sempre a raccontare trovando la sua massima espressione nel ritratto ma soprattutto nella monocromia: il suo bianco e nero è stato definito “ricco di colori”.

Facebook: Max Callari (Nuovo)

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IMMA LAVORATO

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ANDROUTSOS
GEORGE

DAMIANO FASSO

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KATHARINA WERNER

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ELISABETTA MAISTRELLO e la sua audacia creativa

Succede a volte che un’artista ci prenda per mano e ci accompagni nel suo intimo viaggio artistico soffermandosi nei punti in cui le cromie divengono testimonianza di un’audacia creativa che si impone donando solido equilibrio alla composizione.

Elisabetta Maistrello è capace di tutto ciò, di attirare l’attenzione dell’osservatore e di generare un’immediata reazione interiore.

I suoi dipinti sono studi di emozioni e stati d’animo che comunicano una forza misteriosa che unisce l’elemento femminile ad una aurea mistica di suggestioni evocate da forme, colori e sguardi penetranti.

Attraverso un suo personale turbinio di immaginazione, l’osservazione della figura femminile diventa per lei punto di partenza per i suoi lavori.

Elisabetta ci sorprende con audaci accostamenti cromatici e con altrettanti figure e volti che sembrano uscire dalla tela con tutta l’energia e la potenza di cui sono intrisi.

Le tonalità vivide e nette che caratterizzano le sue opere hanno la capacità di catapultare l’osservatore in atmosfere cromatiche visionarie.

Il suo istinto creativo guida e governa sensazioni che diventano linguaggio espressivo del suo “io” più profondo. È con grande personalità che riesce ad assecondare ogni sua percezione visiva traducendola in energia esplicativa.

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a cura di Giuseppina
Irene Groccia

Elisabetta Maistrello è creatrice di profondi stati ispirativi, dove giochi di ombre e macchie di colore danno forma e senso ai soggetti che abitano le sue tele. La sua sensibilità si evince da ogni sua creazione, nella sua complessa elaborazione di colori e pensieri lascia confluire il suo elaborato in una forma compositiva monumentale, lasciando ampia lettura alla ricettività del fruitore.

Come “portavoce” di una bellezza misteriosa e unica, le sue opere parlano un linguaggio ricercato, raffinato ed elegante composto da una attenta ricerca che inquadra una categoria pittorica prevalentemente figurativa in cui non mancano però espliciti cenni astratti resi in alcune opere più espressivi.

Queste due componenti tecniche procedono assieme con la grazia sapiente di una grande artista, la quale ci consegna una poesia estetica che cattura con un dolce magnetismo raggiungendo un livello “colto” dell’arte Pop.

Ne emerge una costruzione di poetiche visioni, le quali restituiscono scenografie fantastiche, abitate unicamente dalla più vera e profonda coscienza estetica contemporanea.

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ContempoArte 33 Sito Web www.elisabettamaistrello.com

ALESSANDRO ANDREUCCETTI

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ContempoArte 35 LA CHIGI
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ERTE BELLI
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PROTAGONISTI DEL TEMPO D’ARTE

Evento a cura di ANGIOLINA MARCHESE

Chiesa Basiliana di S. Maria di Costantinopoli, oppure alla Grotta del Romito di Papasidero.

Una terra che ha bisogno di essere mostrata, apprezzata e valorizzata. E spetta a noi calabresi promuoverla e farla conoscere anche tramite l’arte. E ogni artista, a mio modesto parere, deve sentire tale compito come una missione”.

Perché la scelta del Museo del Cedro?

Il 14 Aprile 2023 alle ore 17.00, presso il Museo del Cedro di Santa Maria Del Cedro (Cs), verrà inaugurata la mostra “Protagonisti del tempo d’Arte”.

Il progetto espositivo, che si prefigge di trasmettere emozioni mediante il sublime linguaggio dell’arte, sarà presentato dal prof. Vittorio Sgarbi, noto critico d’arte e sottosegretario alla cultura.

Abbiamo chiesto all’artista Angiolina Marchese, curatrice della mostra, di parlarci dell’iniziativa.

“Saper fare arte è un progetto ambizioso dell’Art Global che si prefigge con il suo team di altissima qualità, una produzione geniale di grande sensibilità artistica. Il fine è quello di far scoprire il bello della Calabria.

Una terra bellissima che inebria i sensi coi suoi odori, i suoi sapori, i suoi luoghi ameni, i suoi borghi caratteristici, i suoi panorami mozzafiato, i suoi litorali pittoreschi, i suoi limpidi fondali, i suoi promontori vertiginosi e le sue rive assolate.

Una terra disseminata di reperti unici che risalgono al tempo della Magna Grecia, basta pensare ai Bronzi di Riace, capolavori assoluti che costituiscono una grande attrazione capace di richiamare un vasto flusso di turisti, o alla

Il Museo del Cedro svolge l’attività di incubatore d’impresa ed è ormai una realtà consolidata e affermata non solo a livello locale ma anche nazionale e internazionale, dove si celebra la storia del cedro e il suo profondo legame con il culto mistico della religione ebraica.

È infatti di pochi giorni fa l’articolo pubblicato sul portale della BBC, il il più grande e autorevole editore radiotelevisivo del Regno Unito. La giornalista Solveig Steinhardt racconta della collaborazione in atto tra gli attori della filiera, le istituzioni locali, regionali e nazionali nel rafforzamento di un dialogo interculturale con le comunità ebraiche.

Ritengo superfluo sottolineare che sono onorata dell’ospitalità familiare che mi è stata accordata e per ciò desidero manifestare la mia gratitudine ad Angelo Adduci, presidente del Museo e del Consorzio del Cedro di Calabria che gestisce il museo medesimo, al Sindaco, all’ Assessore del compartimento agricoltura della Calabria nonché alla Regione Calabria”.

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Vi è un qualche motivo che ti fa andare particolarmente orgogliosa della realizzazione dell’evento?

“Sì, più di uno. Anzitutto il fatto che l’esposizione vedrà la partecipazione di grandi talenti dell’arte pittorica e, a seguire, il fatto che si darà risalto al valore della poesia e al suo linguaggio come chiave di interpretazione dell’intimità umana. Altro motivo d’orgoglio sarà la presentazione del catalogo “Protagonisti del tempo d’Arte”. Un volume che dà forma a un vero percorso nelle arti con una esposizione che raccoglie le sue infinite diversità. Infine il fatto che ci siamo ispirati ai valori del territorio coinvolgendo diversi artisti nazionali e internazionali e fra questi molti calabresi, perché lo scopo è quello di fare e valorizzare la cultura del bello e, in pari tempo, di promuovere relazioni autentiche e durature per entrare in simbiosi e per dare forma e vita ad altre collaborazioni”.

Adesso vorrei che ti soffermassi per un attimo sulle difficoltà che si incontrano e sull’impegno che richiede l’organizzazione di un evento come questo. In altri termini, è stato impegnativo organizzarlo?

“Certamente organizzare eventi è molto impegnativo perché richiede una pianificazione scrupolosa e una cura dei dettagli attenta e meticolosa al fine di renderlo speciale agli occhi del pubblico. Quindi è necessario mettere in gioco creatività, immaginazione e talento per dare forma alle idee e per comunicarle al pubblico in modo personale. Un ruolo importante per la buona riuscita dell’evento lo svolge il budgest che influisce sulla scelta della location, dei relatori, dei critici e sulla gestione dell’ufficio stampa che, a sua volta, esercita una funzione essenziale per diffondere le notizie sull’evento in modo tempestivo ed esaustivo”.

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Hai trovato sponsor per l’evento?

“Sì, il Museo del Cedro si è basato sulla mia professionalità e mi ha prestato fiducia per divulgare questo progetto culturale. D’altra parte, io so bene che sponsorizzare significa pensare ad una strategia ben mirata che parli dell’evento e di tutto ciò che le ruota intorno”.

Che differenza c’è tra curatrice e critico d’arte?

“Il critico può essere anche il curatore assecondo degli studi intrapresi, dato che in ogni settore la formazione, gli studi sono importanti perché nessuno nasce medico senza aver studiato”.

Quanto è importante per te l’allestimento?

“L’allestimento è importantissimo per la buona riuscita della mostra, ecco perché prima ho parlato della cura dei dettagli attenta e meticolosa: mai attaccare i quadri l’uno vicino all’altro e sopra al soffitto, oppure nascosti senza la luce giusta”.

Che cos’è l’arte per te?

“Per me l’arte è lo strumento che mi consente di dare forma alla mia passione, alle mie emozioni, alla mia creatività, ma è anche studio: lo studio necessario per acquisire l’abilità tecnica e l’espressione estetica utili a veicolare i nostri messaggi, le nostre emozioni, la nostra visione del mondo. Ciò che voglio dire, in altri termini, è che nell’arte, così come in tutte le professioni, per avere successo, sono necessari competenza e padronanza. E ciò è valido anche quando si tratta di organizzare un evento.

Contatti

Sito Web www.angiolinamarchese.it

Facebook Angiolina Marchese

Instagram angioarte

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MARCHESE
ANGIOLINA

CRISTINA CASTELLANI

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ContempoArte 43 SILVIA BELLU
ContempoArte 44 LUISA GRECO
ContempoArte 45 AGOSTINO MAIELLO

VIAGGIO AL TERMINE DELLA NOTTE

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La fotografia di Annalisa Ceolin parla un linguaggio prezioso e presenta ricerche iconografiche di estrema rilevanza artistica. In questa raccolta in particolare, dal titolo “Viaggio al termine della notte”, emerge l’uso del frammento di diversi fotogrammi, come forma incompiuta di una narrazione. Annalisa consegna abilmente questa irrealtà allo spettatore, regalandogli la possibilità di percepire molto di più di quel che realmente vede. La sua arte offre la possibilità di fruire di immagini simboliche e metaforiche rendendo ogni scatto una storia convincente e autentica, attraverso dettagli dell’esistenza quotidiana e della vita intima. Nata a Venezia, dove risiede, è laureata in Sociologia. Nelle sue fotografie, analogiche e digitali, in bianco e nero e a colori, sviluppa una ricerca introspettiva, simbolica e metaforica. Allieva di Roberto Salbitani e Mimmo Jodice, ha realizzato reportages per il Comune di Venezia, tra cui quello nel Carcere Femminile Ha insegnato fotografia nelle scuole superiori , ha collaborato con riviste del setto-

re come Fotoit e Gente di Fotografia e con editori italiani tra cui Einaudi. Nelle sue foto mette a fuoco il punto di rottura, elevando quel frammento a protagonista. Seppur le sue foto ci appaiono a volte ermetiche, riesce a trasmettere molto bene il concetto che sta dietro ad ogni suo singolo scatto.Ci consegna frammenti da riempire con immagini che trasmettono l’idea di un diverso ordine della realtà.Ha la capacità di condurci a piccoli passi dentro il fotogramma.. attraverso una propria realtà frammentata.

Molte sue immagini sono conservate presso importanti archivi e fondazioni. Ha partecipato a numerose rassegne, tra le quali a : Venezia, Roma,Padova, Nova Gorica, New York, Seravezza, Arezzo, Pechino, Mohrvila, Monaco di Baviera. Ha realizzato mostre

personali e partecipato a numerose collettive in Italia e all’estero. Questa raccolta è un documentario autentico, capace di cogliere istantaneamente frammenti di storie, attraverso pezzi di fotogrammi.

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... di Giuseppina Irene Groccia
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VIAGGIO AL TERMINE DELLA NOTTE

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alisa.ceolin@libero.it
Annalisa Ceolin
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ContempoArte 51 ANNALISA CEOLIN

MONICA COSSU

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LO BUGLIO
PIETRO
ContempoArte 54 MAX SEBASTIANI

GIOVANNI PAOLINI

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CRISALIDE

Roberta Manzin

Parlare senza avere niente da dire comunicare in silenzio

i bisogni dell’anima dar voce

alle rughe del volto

alle ciglia degli occhi

agli angoli della bocca parlare

tenendosi per mano tacere

tenendosi per mano.

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CRISALIDE è un Progetto fotografico “vulnerabile”: per la temática, per l’intimità, per la forma materica. Va sfogliato con sensibilità e amore. Che di questo si tratta.

Le storie d’amore non esistono, esiste solo l’amore, e il progetto fotografico di Roberta Manzin è intriso di questo forte e intenso sentimento.

Crisalide è la storia di un viaggio di esplorazione. È l’intenso racconto dell’ amore di Roberta per sua figlia Francesca. Un progetto nato come serie di ritratti sull’amore. Cresciuto come da una crisalide la farfalla e il suo volo.

Si tratta di un racconto per immagini fatto di equilibri delicati, un viaggio intimo attraverso le sensibilità umane, nel quale ci si rende conto che bisognerà spogliarsi di tutti quegli abiti di circostanza, mettersi a nudo, per poi rivestirsi di qualcosa

di nuovo.

Proprio come fa la Crisalide, che è l’anticamera al volo della farfalla dopo essersi guardata dentro profondamente.

Roberta Manzin realizza un prezioso libro fotografico, in edizione limitata di venti copie con una rilegatura in stile giapponese realizzata interamente a mano dall’Atelier Petites Versus.

Un impaginato che ti incanti a guardare e dove il gesto semplice di sfogliare una pagina diventa una magica esperienza sensoriale. Una riuscita idea artistica quella di una rilegatura che nobilita lo stampato, rendendo prezioso il suo contenuto che diventa mezzo per un messaggio d’amore tanto intimo quanto rivelatore.

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... di Giuseppina Irene Groccia

LE ALI DELLA FARFALLA

L’idea nasce dalla storia d’amore di Francesca con Martina.

Francesca è anche mia figlia. E la loro storia è il pretesto. Per parlare sempre d’amore. Del mio amore per lei, di come ci si sente ad essere la mamma di Francesca. Un racconto che ho iniziato due anni fa con Efrem Raimondi. Che il 16 febbraio del 2021 ho sospeso, congelato, forse rimosso. Che nell’estate dello stesso anno, ho sentito che ancora pulsava e Fabio Moscatelli non ha temuto di restarmi accanto, per tutte le volte che mi sono sentita disorientata.

Sono stati mesi intensi e se sono arrivata all’ultima immagine, è perché non mi sono sentita sola.

Un Progetto nato come serie di ritratti sull’amore.

Cresciuto (come da una crisalide, la farfalla e il suo volo), nella necessità di essere il racconto del mio amore.

L’amore è crescita condivisa.

L’amore è casa

Roberta Manzin

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Roberta Manzin nasce nel 1964. Dal 2016 si forma attraverso laboratori di fotografia con autori come Efrem Raimondi, Fabio Moscatelli, Silvia Bigi e segue il corso di fototerapia e fotografia terapeutica di NetFo. Nel 2016 riceve la menzione d’onore al concorso FIOF, e nel 2019 il primo premio categoria concettuale allo stesso concorso. Ha esposto in numerose mostre collettive e personali in festival e gallerie fotografiche. È curatrice del Festival La Sublime Bellezza (Rosolina Mare, Fratta Polesine, Cervia) e nel 2022 pubblica la sua prima fanzine, Crisalide, un diario intimo sull’amore genitoriale. Oggi si occupa di Psicoterapia e di Fotografia Terapeutica, due discipline per lei inscindibili. Vive e lavora a Taglio di Po (Ro).

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Questa caratteristica permette di dare un tocco sobrio ed elegante ad un piccolo impaginato, che si contraddistingue per l’originalità del suo design minimal.

Le immagini in bianco e nero, accolte nella colorazione corvina dell’ impaginato, sono arricchite con alcune ‘piccole perle’ testuali, incastrate in un sistema di spazi grafici.

L’insieme che vi è rappresentato diventa così un’esperienza il cui valore risiede proprio nelle sue qualità intrinseche e meno appariscenti.

Il libro è disponibile su Amazon Books

LENS_VISIONS

Il nuovo libro Fotografico di Giuseppina Irene Groccia

Lens Visions è la seconda pubblicazione dell’artista Giuseppina Irene Groccia, composta da 52 pagine contenente una selezionata raccolta di opere che comprende il risultato di un percorso di sperimentazione e approfondimento dedicato alla monocromia del nero nell’arte fotografica con rilevanti influenze della Fotografia Transfigurativa.

Caratteristica che lo rende prezioso è il suo piccolo formato di 15×15 cm e il suo stile compositivo in Total Black.

L’impaginazione e l’organizzazione grafica, curati direttamente dall’artista, riflettono le intenzioni di una logica modulare libera da regole, con alla base la necessità di evidenziare la relazione tra gli elementi evidenziandone il contrasto.

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“Ganz gleich wofür Fotografie steht, sei es um abzubilden, sei es um einen Moment zu bannen, sei es eine Atmosphäre einzufangen, sei es dokumentarisch, sei es als Kunst: die Fotografien von Giuseppina Irene Groccia sind lichtvoll, mit Licht gemalte Bilder auf schwarzem Grund, in das Fotopapier oder das elektronische Feld geprägt, eingeflossen in die Präsenz der Wahrnehmung, wie eingeschrieben in die Unendlichkeit des Sehens, wie Schauplätze einer sich manifestierenden Gestaltungsbühne. Der schwarze Grund auf und in dem sich die gemalten Lichtlinien erheben und entfalten gibt Halt und Einfassung. Raum und Zeit lösen sich auf im Zusammenkommen der Lichtlinien mit dem schwarzen Grund und vereinigen sich zu einer neuen umfassenden Einheit. Fabelhaft erzählen diese Bilder grafisch vehement und sanft feinfühlig vom Zauber des Lebens, von der unfassbaren Tiefe des Daseins. Diese Bilder sind nur scheinbar Oberflächen. Bei Ansicht diese Bilder zeigen sich direkt Glanz und Bewegung und nehmen den Blick und das Empfinden mit in Seelenlandschaften von intensivster und intimster Anrührung. Erinnerungen assoziieren sich, Abgleiche mit den eigenen Lebenserfahrungen. Die Bilder von Giuseppina Irene Groccia sind skulptural und gleichzeitig spährisch und träumerisch. Expressiv und impressiv bedeuten sie den Zauber der Existenz, voller Schönheit und Zerbrechlichkeit. Diese Bilder mögen vom Geröll und Geruch des Alltags befreit sein, vermitteln uns jedoch einen wunderbaren Eindruck in unser Daseins, anmutig, künstlerisch und ikonisch.” Sascha Windolph

Non importa cosa rappresenti la fotografia, se voglia semplicemente catturare un momento, svelare un’atmosfera, diventare testimonianza e documento, essere cristallina e invincibile arte: le fotografie di Giuseppina Irene Groccia sono fasci di luce, immagini dipinte su un fondo nerissimo, impresse sulla carta del fotografo o in uno spazio elettronico. Esse confluiscono nel cono della percezione, si emancipano miracolosamente nell’infinito cosmo delle visioni, come quinte di un palcoscenico che appare nella grandezza di un progetto visionario. Spazio e tempo si dissolvono nell’incontro di linee lucenti e confluiscono, in osmosi, in una nuova unità che ci avvolge in ogni dove. Favolosamente, il racconto ha una veemenza che non adombra la dolce magia della vita, nè l’insondabile e affascinante profondità dell’esistenza. Le rappresentazioni/immagini sono solo apparentemente superfici, miracolosamente impresse su carta, appena partorite da un miracolo taciuto. Guardandole, si alternano in ellissi e conducono i nostri sguardi in quei luoghi già incisi, alla perfezione, nelle nostre anime: dal gesto più intenso e intimo i ricordi si sovrappongono in esperienze di vita e accadimenti quotidiani. Le opere di Giuseppina Irene Groccia sono sculture emerse dalle pietre del tempo, sferiche e sognanti. In Groccia espressione e significato rappresentano l’arcano dell’esistenza, al tempo stesso estetica profonda ed estrema fragilità. Tutto si affranca dall’odore del quotidiano, in una grazia inconsueta, nell’ultimo estremo presidio della nostra esistenza. Traduzione di Francisco Soriano

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Conosciamo Nadia Bianchi giovane artista fotografa italiana che ci parlerà della sua evoluzione come artista visiva e delle sue influenze. Ci racconterà lei stessa il suo percorso creativo, dove fotografia e pittura procedono spesso in parallelo, dove emozioni e contaminazioni artistiche danno vita ad opere che sanno raccontare sensazioni, palpiti e respiri. La fotografia è per lei un luogo magico, dove riesce ad esprimere la propria creatività.

Il mezzo fotografico la rende capace di decodificare le sue idee in un linguaggio fruibile a chi è abile a leggere nel sensibile.

L’ Arte di Nadia Bianchi

Un luogo magico

“La fotografia evoca la mia infanzia, le domeniche in famiglia davanti al proiettore delle diapositive, la possibilità di rivivere un momento o un luogo.

Evoca la magia di uno scatto concesso da mio padre quando ancora esistevano i rullini, le attese delle stampa, la sorpresa. Crescendo poi, con le nuove “macchinette” ho sempre solo scattato per avere il ricordo delle mie compagne in gita, della città visitata, del bel mare.”

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In un angolo della mia testa però ho sempre avuto chiara l’impressione che nelle fotografie potesse esserci nascosto qualcosa che fosse molto di più di un ricordo: storie, pensieri, emozioni, realtà passate, relazioni, vita insomma. Ho iniziato a scattare le mie prime “vere” fotografie intorno al 2017 e in particolare riconduco ad un viaggio di lavoro a Basilea una di quelle che io identifico come “ la mia prima” fotografia. Era il 2018. Mi rendevo conto che volevo tornare a casa non con un ricordo della cattedrale o del Reno, poiché quel tipo di foto abbondano comodamente in internet.

L’anima della città. Ecco cosa volevo carpire. Ecco cosa volevo raccontare del mio viaggio e di quel paese alla mia famiglia.

Anziani signori che, bevendo un buon vino in un tardo pomeriggio primaverile nel circolo navale della loro città, guardano una partita di calcio su un maxi schermo, le loro biciclette lasciate per strada.

La loro quotidianità che diventa storia.

Dopo quel viaggio è iniziato il mio percorso formativo con Alessandro Tintori, senza il quale non avrei mai potuto davvero scoprire quello che oggi per me rappresenta la fotografia.

Attraverso la fotografia provo ad esprimere e a rappresentare i miei pensieri, le mie opinioni, le mie riflessioni sulle grandi domande dell’uomo, della vita, sulla diversità e l’inclusione, sulla bellezza delle piccole cose e sugli stati d’animo che ciascuno di noi prova.

Quest’anno, poi, grazie a Michela Taeggi, ho lavorato molto sull’autoritratto, scoprendo come questa forma fotografica permetta di conoscere meglio se’ stessi e come sia al tempo stesso terapeutica.

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La mia formazione avanza tra corsi, workshop, lo studio dei grandi autori, mostre.

Tanti sono i grandi autori che amo: Robert Capa, Andrè Kertesz, Man Ray, Schiele, Letizia Battaglia, Henri Cartier-Bresson, Dora Maar. Solo per citarne alcuni tra i più grandi.

Oltre alla fotografia riesco ad esprimermi anche attraverso la pittura, passione anch’essa emersa di recente e che ho potuto sviluppare durante il lockdown impostoci dal covid.

Quale altra occasione per cogliere questa opportunità? E quindi… da questa nuova avventura sono nate già quattro mostre, e resta vivo in me l’obiettivo di trovare un modo di esprimermi coniugando pittura e fotografia.“

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BIANCHI
NADIA

IOGA’ AURORA

Il suo percorso artistico è connotato dall’incessante ricerca sperimentale. Aurora privilegia utilizzare tecniche pittoriche varie. Nelle sue opere mira indifferentemente ad avvalersi del medium ideale, quello più funzionale per esprimere contenuti e definire le sue intuizioni introspettive.

Nelle opere di Iogà Aurora, convivono due anime complementari e inseparabili, che spaziano fra l’astratto e il figurativo. Il suo linguaggio astratto è sintesi di istinto e ragione, i tratti e i colori creano un dinamismo dirompente e un im-

pulso, pervaso da intenso vigore.

Il suo rito figurativo invece è una meditata essenza compositiva che dà ordine e senso alla proiezione emozionale del suo estro creativo.

Tutte le composizioni dell’artista sono “visioni”, emozioni e ricordi che si stemperano attraverso un raffinato gioco di colore, nell’evanescenza della carica cromatica.

La tecnica scelta per realizzare questa sua nuova serie di lavori è quella del Collage. Da sempre Aurora è protagonista della sperimentazione visiva e in queste opere dimostra tutta la sua capacità nel fare interagire disegno, pittura e collage. Le manipolazioni e sovrapposizioni tra immagini diverse generano visioni dotati di un enorme potere espressivo.

Email auroraioga@hotmail.it

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... di Giuseppina Irene Groccia
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Le sculture fanno parte dello studio che l’artista Marinella Pucci sta portando avanti sulle souls in motion = anime in movimento.

Tutto parte dalla creazione di un’opera con l’utilizzo di acrilico liquido su tela che l’artista impiega imprimendo movimento e forma all’immagine in maniera istintiva ed intuitiva.

Dall’opera su tela si arriva al secondo stadio creativo: il disegno prende volume e matericità diventando una scultura in argilla polimerica.

Si narra che in tempi lontani, non fosse raro poterle incontrare tra gli alberi di una foresta, nascoste dietro ad un fiore o in fondo ad una grotta.

Da sempre gli uomini stavano moto attenti nel non offenderle, talvolta le evitavano perché sapevano bene di avere a che fare con creature tanto delicate quanto forti…

Donne immortali dotate di incredibili poteri, che vivono in un mondo segreto e senza tempo…

Le fate di Marinella non hanno volto, sono forme sinuose che mutano, danzano, si muovono, sorridono, comunicano, urlano…

Non ci sono colori in queste sculture, ma solo il non colore, il nero.

Come un attore sul palcoscenico, le fate interpretano e vengono interpretate; se chiude gli occhi e le sfiora , sarà il fruitore a scegliere forma e colore della “sua” anima…( della Fata o dell’umano… a voi la scelta…)

La parola Fata deriva dal latino Fatum, destino, ad ognuno il suo…

Da piccola Marinella fuggiva dal non bello, immagini, parole, sensazioni reinventando la realtà, con la sua fantasia e trovando come alleata la creatività che non a caso è diventata compagna di vita…

Alessio Musella

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“Fate” dell’artista Marinella Pucci. Materiale: argilla polimerica nera.

FORTE DEI MARMI : “NOT FOR SALE “ INCURSIONE ARTISTICA E ISTIGAZIONE AL PENSIERO.

L’arte ha sempre un messaggio importante da comunicare Parte del progetto “Not for Sale è legata alle “Bio Bag” contenitori a forma e a dimensione di una borsa, all’interno dei quali, sembra dormire un feto immerso in una sorta di liquido amniotico, che in realtà ovviamente è resina; le borse in questione sono rigorosamente firmate. Nulla a che vedere con l’aspetto neo pop, poichè questi oggetti, creati per essere esposti e con un intento provocatorio, non sono in vendita, come nulla è in vendita inerente al progetto Not For Sale.

L’incursione fatta a Forte dei Marmi in stile writer ha origine da una riflessione arrivata dall’esposizione delle Bio Bag ad una fiera d’arte, nella quale le opere hanno decisamente fatto discutere, e la maggior parte delle persone che si sono fermate , sentendosi emotivamente provocate osservando

con fastidio le Bio Bag firmate, sono state proprio signore griffate dalla testa ai piedi , che una volta interpellate sul motivo del loro rifiuto psicologico, hanno lasciato trasparire una sorta di senso di colpa, nel vedere associato un neonato in contrapposizione al desiderio del Lusso…

Da qui il voler far riflettere attraverso l’inserimento di diverse immagini create con uno stencil che poco lascia all’interpretazione, nessuno voleva agire nell’anonimato (tant’è che nessuno si è camuffato), ma l’intento era proprio la provocazione in un luogo dove spesso il lusso sembra diventare “modello della mente”.

Not for sale” significa non siamo in vendita, nel senso che non tutto si può, o meglio non si dovrebbe poter comprare, allargando il concetto a 360 gradi, non si deve vendere! Questa azione del Team di Marzia Ratti è definita non a caso “Ghost action” perché nella sua prima fase è volutamente graffiante, creare dissenso significa aprire un dialogo, graffiare per lasciare un segno, come alle origini dei Writer ,ma a differenza di quest’ ultimo, il termine “Ghost” non è casuale, infatti dopo aver ottenuto la riflessione cercata, si riporta tutto allo stato originario, ripristinando lo stato d’origine dei luoghi contaminati.

L’ immagine icona del progetto artistico è quella di due neonati armati, spalle contro spalle, che sembra si stiano già difendendo da tutto quello che li circonda e li influenzerà nella loro vita, da qui lo Slogan che è diventato il titolo del progetto: “Non in vendita”, “Not for Sale” vuole essere, in realtà, un richiamo fatto alla coscienza umana, “Non tutto è in vendita” è su questo che bisognerebbe riflettere.

Il 21 e 22 Dicembre è stato girato a Seravezza il video arte “Not for Sale”…

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... di Alessio Musella Progetto artistico di Marzia Ratti a cura di Alessio Musella www.notforsaleproject.art
ContempoArte 70 EIJA
HÄRKÄNEN
ContempoArte 71 VITO FRANCESCHINO

ContempoArte è una Rivista cartacea dedicata interamente ai contenuti digitali proposti in precedenza sul Blog L’ArteCheMiPiace.

Le selezioni e la realizzazione è curata personalmente dall’autrice del Blog Giuseppina Irene Groccia, artista, grafica e Art Director.

Le candidature avvengono attraverso l’utilizzo dell’hashtag #Lartechemipiacecontest al momento della condivisione delle proprie opere sui social Facebook e Instagram, oppure inviando l’opera che al momento più vi rappresenta all’email di redazione, indicando nell’ Oggetto “Submission ContempoArte”.

Nella Raccolta trovano spazio anche opere selezionate direttamente dal direttivo, dove i criteri fondamentali di valutazione sono la qualità, l’originalità e la coerenza del percorso artistico.

Questo è un servizio di supporto artistico che il Blog L’ArteCheMiPiace offre a titolo completamente gratuito.

Per chi desidera più spazio, con la pubblicazione di una intervista o la presentazione di un progetto artistico o letterario, può inviare la sua candidatura all’email di redazione.

Il Magazine ContempoArte è reperibile su Amazon Books, il passaggio alla versione cartacea avviene in seguito alla pubblicazione digitale disponibile online sulla piattaforma internazionale ISSUU.

Email di Redazione: gigroart23@gmail.com www.lartechemipiace.com

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ContempoArte is a print Magazine dedicated entirely to the digital contents previously proposed on the L’ArteCheMiPiace Blog.

The selections and the realization are personally supervised by the Founder of the Blog Giuseppina Irene Groccia, artist, graphic designer and Art Director.

Applications are made using the hashtag #Lartechemipiacecontest when sharing your works on the social networks Facebook and Instagram, or by sending the work that best represents you to the editorial email, indicating in the Subject “Submission ContempoArte”.

In the Collection there is also space for artworks selected directly by the management team, where the fundamental evaluation criteria are the quality, originality and coherence of the artistic path.

This is an artistic support service that the Blog L’ArteCheMiPiace offers completely free of charge.

For those who want more space, with the publication of an interview or the presentation of an artistic or literary project, they can send their application to the editorial office email.

The ContempoArte Magazine is available on Amazon Books, the transition to the paper version takes place following the digital publication available online on the international ISSUU platform.

Editor’s Email: gigroart23@gmail.com

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