Giugno 2020
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Sommario 05
La serenata Editoriale: Un centro in cerca d'identità
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La Firenze che verrà
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Operazione Bartali Delivery or not
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La lunga Estate Fiorentina
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Quattro realtà si reinventano
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Le fasi degli altri
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Firenze ripArte?
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La crisi del food Un bicchiere amaro
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Superdeliri al supermarket
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l'Agenda di giugno
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Accadde a giugno
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Quattro matrimoni e un'emergenza Shakespeare, un classico senza tempo
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Fragilità e lockdown Le tante app degli ospedali toscani
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Odonomastica: Celestino Bianchi Personaggi fiorentini: Il Bighe
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The night actor: Maurizio Lombardi Up & Down
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Guanti, mascherine e il loro impatto ambientale Un Fintocolto chiuso in casa, dal Covid a Dante
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Libri e libellule: I Dimezzati I mestieri del libro. Bestiario editoriale: l'agente letterario
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La quarantena prolungata del teatro Lavignetta
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Torneranno i live a giugno? Bar Sport
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Food delivery: la riscossa di botteghe e trattorie Firenze NoCost: Le favolose 2 e 1/2 - A sud dell'Arno
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Frastuoni
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Palati Fini: Spaghetti alle vongole “fujute” A tutta birra: Fase 3
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Oroscopo
Come ogni mese, Lungarno arriva in cittĂ . Questa volta lo fa in modo diverso per restare vicino a tutti in tutta sicurezza, in versione digitale per permetterti di leggerlo come sempre, ma senza uscire di casa. Ma se ami sfogliarlo, abbiamo pensato anche ad una tiratura limitata per permetterti di ricevere gratuitamente la tua copia restando a casa. Visita il nostro sito cliccando qui e scopri come.
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LA SERENATA di Matilde Sereni
“Non abbiate paura di fare le scelte migliori”. Come è possibile sapere se una scelta sia migliore di altre prima di farla e di vederne le conseguenze è molto difficile, ma abbiamo un metro di giudizio infallibile: la nostra coscienza. Le parole citate sopra infatti sono di Liliana Segre, rivolte ai giovani in occasione della presentazione delle 28 nuove pietre d’inciampo in consiglio comunale a Milano, lo scorso novembre. Mentre vi scrivo siamo in pieno risveglio da fase 1, strattonati da una parte all’altra tra chi ci chiede di avere prudenza e chi ci spinge a far circolare di nuovo l’economia. Ebbene, se di scelte si parla, è doveroso cercare di analizzarle da più punti di vista, ma pare indubbio che si stia optando ancora una volta per la salvezza dell’individuo a discapito del bene comune. Abbiamo imparato qualcosa da questa terribile esperienza? Poco, pare. Ci siamo riscoperti ancora una volta la specie vivente che meglio si adatta ai cambiamenti – per questo la più dura a scomparire dalla Terra – e anziché ribellarsi a un sistema palesemente fallimentare che ha dimostrato tutta la sua fragilità per due mesi di stop (due mesi versus la storia del mondo), ci stiamo lentamente abituando a vivere nella sua versione peggiore. Si ritorna alle scadenze, alle corse per raggiungere l’impossibile, agli escamotage e accettiamo di fare tutto questo senza potersi abbracciare e rinunciando a un weekend al mare con le amiche. Abbiamo accettato, senza rivolte, di sconvolgere le nostre vite dall’oggi al domani, abbiamo aspettato l’accredito INPS controllando il conto corrente ogni giorno, abbiamo rinunciato a tutto quello che sembrava scontato fino a ieri e lo abbiamo fatto sperando in un Nuovo Rinascimento. Dall’altra parte, forse, si è potuto scegliere. C’è chi ha scelto di offrire voucher in cambio dei rimborsi, di rincarare il prezzo delle mascherine del 400%, di non concedere stop alle rate dei prestiti, di fare cordate per aumentare il prezzo del caffè, di multare senza pietà. C’è anche chi ha fatto altre scelte, più umane e per questo più silenziose. E noi, ultimi, sopportiamo tutto, con un sorriso e un’alzata di spalle, perché in fondo siamo abituati e finché non ci toglierete il sole, il pane e la speranza ci andrà bene così.
IN COPERTINA
RIGOGLIO
di Lafabbricadibraccia Lafabbricadibraccia ha iniziato a disegnare da grandicello, più o meno durante i primi anni delle superiori. Era un buon modo per fare ridere i compagni di classe e rendere sopportabile il peso della noia profusa dalle parole dei professori, durante le interminabili lezioni. È autoditatta, non ha mai ricevuto una formazione artistico-disegnosa, ma si è sempre arrangiato con l'intuito e tirando le capate nel muro. Irrequieto e curioso si muove a sua insaputa tra l'illustrazione, la street art e i tatuaggi. La grande passione primordiale, però resta quella di raccontare per immagini tramite il fumetto. Su Lungarno cura la striscia mensile "lavignetta". Facebook lafabbricadibraccia Instagram lafabbricadibraccia
EDITORIALE di Jacopo Aiazzi
Un centro in cerca d’identità
“R
iportare i residenti nel centro storico” è la strategia di Palazzo Vecchio per rilanciare il tessuto economico e sociale all’interno delle mura cittadine dopo la crisi. La sfida però appare ardua, anche con lo stop al turismo e il deprezzamento degli alloggi di chi, fino a ieri, ha reso la ricerca di un appartamento molto simile a quella per un mutuo, dopo un decennio di delocalizzazione delle attività vitali. Gran parte degli ortolani, mercerie, macellerie, ferramenta etc. etc. hanno chiuso da tempo con il fuggi fuggi di residenti. Tribunali e università spostati in periferia. Rimane l’ospedale di Santa Maria Nuova e il presidio di Santa Rosa in Oltrarno (la cui paventata chiusura è stata recentemente scongiurata). Supermercati come miraggi e panchine non pervenute, così come i mezzi di trasporto pubblico. “Riportare i residenti in centro”: sì, ma come? I locali rimasti chiusi per due mesi e oggi con la clientela azzerata chiedono aiuto. Tra loro, oltre ai negozi di souvenir, c’è una fauna sterminata di gelaterie, bar, ristorantini con il “buttadentro” in cassa integrazione e i fiorentini che continuano a evitarli come la peste. “Tavolini e sedie in strada ovunque” diventa presto il nuovo mantra, con l’invito del sindaco a passeggiare per le strade del centro, prevedendo - se otterrà il probabile ok definitivo dal consiglio comunale tra il 25 maggio e il 1° giugno- anche pedonalizzazioni temporanee in un orario compreso tra le 19 e le 24, da giugno a fine settembre. Insomma, l’aperitivo risolleverà Firenze ma forse rischia di non far più dormire i pochi residenti rimasti in centro. Sulla mobilità si punta sulle piste ciclabili con l’annuncio della realizzazione -finalmente!- di un collegamento tra la stazione centrale e il resto della città. Ma la ricerca alla nuova identità del centro, dopo che la versione bomboniera è miseramente crollata, è appena iniziata. Di scuola e cultura sembra quasi vietato parlare. In tempi non sospetti, tra queste pagine, proponemmo una giornata di musica libera. Tornare a vivere le strade, ridando agli artisti la possibilità di autodeterminarsi e ai cittadini un motivo per sostituirsi ai turisti. Poca roba per il settore, ma un messaggio diverso dal tragico “ci fanno tanto divertire”.
Iscrizione al Registro Stampa del Tribunale di Firenze n. 5892 del 21/09/2012 N. 85 - Anno IX - Giugno 2020 - Rivista Mensile ISSN 2612-2294
Proprietario: Associazione Culturale Lungarno Editore: Tabloid Soc. Coop. • Firenze • N. ROC 32478 Direttore Responsabile: Jacopo Aiazzi Stampa: Tipografia Baroni e Gori srl • Prato Nessuna parte di questo periodico può essere riprodotta senza l’autorizzazione scritta dell’editore e degli autori. La direzione non si assume alcuna responsabilità per marchi, foto e slogan usati dagli inserzionisti, né per cambiamenti di date, luoghi e orari degli eventi segnalati. Lungarno ringrazia Marco Battaglia e la type foundry Zetafonts per aver concesso, rispettivamente, l'utilizzo delle font Queens Pro e Monterchi.
I contenuti di questo numero sono a cura dell’Associazione Culturale Lungarno. Per la loro realizzazione hanno collaborato: Daniele Pasquini, Daniel C. Meyer, Martina Vincenzoni, Alect, Caterina Liverani, Marta Pancini, Giulia De Giorgio, Raffaella Galamini, Andrea Bertelli, Michele Baldini, Rame13, Riccardo Morandi, Virginia Landi, Valentina Messina, Duccio "Dootcho" Formiconi, Camilla Guidi, Matteo Chiapponi, Giacomo Alberto Vieri, Tommaso Ciuffoletti, Marianna Piccini, Walter Tripi, Beatrice Tomasi, Carlo Benedetti, Tommaso Chimenti, Marcho, Lafabbricadibraccia, Giulia Focardi, Marco Tangocci, Davide Di Fabrizio, Gabriele Giustini, Marta Staulo, Lulaida, Francesca Arfilli. Caporedattore: Riccardo Morandi Editor: Arianna Giullori L’Associazione Culturale Lungarno ringrazia la Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze per il contributo a sostegno delle attività culturali svolte.
La Firenze che verrà Ipotesi per la città del futuro di Daniele Pasquini
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lla fine di marzo su un grattacielo di Santiago del Cile è comparsa una scritta: “Non torneremo alla normalità, perché la normalità era il problema”. Opera di un collettivo artistico, è stata definita da tanti come il miglior proposito per la ripresa dalla crisi. Ma come ogni aforisma, dice la verità senza affrontare la complessità. Come cambierà Firenze dopo la pandemia? La città tornerà quella di prima, intatta nei pregi e nei difetti? Ora che lo status quo è saltato, è il momento di immaginare soluzioni per i problemi irrisolti. Cittadinanza, turismo e vivibilità sono tre termini connessi nel racconto della città. Nel 2019 Firenze ha avuto 11 milioni di presenze turistiche. Le bellezze artistiche generano ricchezza e opportunità di lavoro (“il nostro petrolio”), ma anche un modello urbanistico insostenibile. Si è arrestato l’andirivieni delle comitive ed emerge in tutta chiarezza quanto Firenze ne fosse dipendente. I detrattori del modello “DisneyLand del Rinascimento” avevano ragione: ma la crisi rende macabra ogni forma di esultanza. In città sono oltre 10.000 gli appartamenti destinati ad affitti turistici brevi, AirBnb e simili. È stato uno dei fenomeni che ha ridefinito i paradigmi del viaggio moderno, in città fa discutere da anni. Ora che per gli host è crollato il business è tempo di affrontare la questione: “Stiamo lavorando con i proprietari per una possibile riconversione” spiega Cecilia Del Re, Assessora a urbanistica, ambiente e turismo.
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“È iniziato un dialogo per incentivare la transizione verso nuove forme abitative, come affitti di medio-periodo per studenti e giovani lavoratori. Vogliamo riportare in centro uffici, servizi e attività produttive”. I flussi internazionali, stando alle previsioni del Centro Studi Turistici, non torneranno ai livelli pre-crisi prima di 2-3 anni. Per riparlare di overtourism servirà un bel po’. Ma d’altronde la parola chiave, prima della pandemia, era “delocalizzazione”: elaborare strategie per evitare che il turismo di massa saturasse il centro, offrire ai visitatori una proposta di itinerari nei comuni della Città Metropolitana e nei musei minori. Firenze ripartirà da qui? Dipende da come reagirà il comparto: il Comune nel 2019 ha ricavato circa 50 milioni di euro dalla tassa di soggiorno, il settore privato dà da mangiare a migliaia di persone. Il 20% delle attività, stando alle previsioni, potrebbe non rialzare il bandone. Operatori culturali, guide, artigiani, ristoratori. Per questi ultimi è difficile immaginare una ripartenza che garantisca il distanziamento, nuovo mantra di queste settimane. L’idea lanciata da Stefano Boeri di puntare su dehors e spazi all’aperto non convince del tutto Palazzo Vecchio, che immagina la concessione di suolo pubblico solo come una misura temporanea, anche per evitare il fiorire di “acquari” in stile Piazza Repubblica. E a proposito di vita quotidiana a distanza di sicurezza, bocciata la proposta dell’opposizione, che vorrebbe sospendere la ZTL per favorire l’uso dei mezzi personali ed evitare le calche su quelli pubblici. Al vaglio ci sono ipote-
si di mobilità alternativa, bike sharing in primis. Ma in una città, con tanti o pochi visitatori, il nodo cruciale resta quello della cittadinanza. Chi vivrà, e come, la Firenze di domani? “Questo tema va di pari passo con quello del diritto alla casa”, prosegue Cecilia Del Re. “Stiamo individuando alcuni immobili comunali. Fuori dal centro, come nel caso della Caserma Lupi di Toscana, o in centro, come la ex scuola carabinieri di Santa Maria Novella o le Poste di via Pietrapiana”. I progetti prevedono un piano di Edilizia Residenziale Pubblica, affitti calmierati, uffici. Un centro che riprenda a vivere di vita propria, non solo in funzione del turismo. Scriveva l’architetto Michelucci, che del Palazzo delle Poste fu progettista: “Io vorrei veder trasfigurato dalla vita quel che ho costruito. E quel che ho studiato come banca o come chiesa, ritrovarlo mercato o biblioteca o centro sociale, o quel che il tempo avesse deliberato”. È difficile dire come cambierà Firenze e come i suoi abitanti sapranno rispondere a questa crisi storica. Resta vero quanto scriveva Italo Calvino ne Le città invisibili: “D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda”.
Un centro che riprenda a vivere di vita propria, non solo in funzione del turismo
Operazione Bartali Come cambia la mobilità di Daniel C. Meyer foto di Giulio Garosi
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l Coronavirus ha travolto Firenze: la città che pensava di sopravvivere in eterno solo in virtù della propria bellezza, si risveglia fragile e indifesa. Molto dovrà cambiare, soprattutto dalla mobilità e dalla percezione degli spazi pubblici e condivisi. Il primo riflesso, in un momento in cui il trasporto pubblico subisce fortissimi contraccolpi, è stato intanto quello di incentivare la mobilità su due ruote: il Comune di Firenze ha lanciato l’Operazione Bartali (in onore al mitico “Ginettaccio”), che prevede la realizzazione di 12 Km di nuove piste strutturali e 10 Km di piste provvisorie. Allo studio anche collegamenti con la Stazione di Santa Maria Novella, come spiega l’Assessore alla mobilità Stefano Giorgetti: “Per raggiungere Santa Maria Novella dai viali di circonvallazione dobbiamo attraversare un’area che è già una ZTL e quindi a traffico limitato, dove le soluzioni sono molte, compresa anche la realizzazione di zone 30. Stiamo comunque pensando alla possibilità di un collegamento dalla Fortezza - Piazza del Crocifisso, che attraverso via Faenza arrivi a via Nazionale per poi giungere alla Stazione, al grande parcheggio, coperto, delle biciclette. Anche
su questo stiamo lavorando, infatti con il rifacimento di via Faenza ci sarà l’opportunità attraverso un semaforo a chiamata”. Non solo: “Per quanto riguarda l’acquisto di biciclette, sia tradizionali che a pedalata assistita ma anche dei monopattini, il Ministero sta prevedendo una serie di finanziamenti. Inoltre ricordo che è ancora attivo il finanziamento, da parte della Regione Toscana, per chi acquista una bicicletta pieghevole e da pendolare utilizza il treno”. Ok: muoversi in bici dovrebbe essere più facile. Ma… dove parcheggiarle? Le rastrelliere sono poche, soprattutto in alcune zone; Giorgetti conferma: “È chiaro che, in conseguenza all’aumento delle piste ciclabili e della ciclabilità, saranno incrementate le rastrelliere; oggi dobbiamo ampliare ancora questo livello di fornitura, soprattutto nel centro storico”. E poi, spazio al bike sharing: “Il piano prevede di fare dei nuovi bandi che usciranno a breve, già all’inizio del mese di giugno, che riguardano 4.000 biciclette a pedalata muscolare, 800 biciclette a pedalata assistita e 1500 monopattini”. Come diceva il buon Bartali, “gl’è tutto da rifare”. Da ogni crisi possono nascere opportunità…
L'Operazione Bartali prevede la realizzazione di 12 km di nuove piste strutturali
DELIVERY OR NOT di Riccardo Morandi
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l delivery è pratica diffusa da qualche anno, da quando il termine “fare da mangiare” è divenuto “cucinare”, nell’accezione più a stelle e strisce della cosa. Si “cucina” quasi come fosse un evento, un preparativo alla convivialità, una drammatica dimostrazione di capacità, altisonante e competitivo come le trasmissioni tv hanno insegnato. Il resto è spesso stato preda di qualche app e qualche fattorino in bici. Il quotidiano per molti era la consegna. Un quotidiano a cui molto raramente ho prestato consenso, in virtù del fatto che pensare a un essere umano che pedali per un mio panino, l’ho sempre avvertito come forzato, eccessivo. Parliamo di cibo, non di farmaci salvavita. E ora, in “COVID zone”? Il dubbio mi assale: se fosse un modo per aiutare i ristoratori? Se il mio fosse un contributo alla ripartenza di un’economia? Aiuta, certo che aiuta. I titolari di esercizi, quelli magari che hanno una clientela non mordi e fuggi. Aiuta non molto coloro che si troveranno a portare lo stesso piatto, sotto il sole e sotto la pioggia, con una pandemia in aggiunta e la possibilità di essere chiamati untori. E se ordinare direttamente sui siti ufficiali degli esercizi commerciali, bypassando app e intermediari, sembra un’utopia del libero mercato a ribasso, potrebbe almeno risolvere le mie incertezze
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La lunga Estate Fiorentina di Martina Vincenzoni illustrazione di Alect
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Estate Fiorentina accompagna i cittadini da maggio a ottobre di ogni anno. È diventata un fattore identitario per la città e un valore aggiunto per i suoi ospiti. Inevitabile che il suo destino, per questa difficile stagione 2020, sia sotto i riflettori sin dall’inizio del lockdown. In breve: tra dicembre e gennaio il Comune pubblica due avvisi pubblici per la selezione di eventi culturali e artistici, uno per l’anno in corso e un secondo per il triennio 2020/2022. Formula inedita questa, che interessa realtà da tempo attive nella vita culturale fiorentina e in grado di garantire una continuità di attività, in condizioni di continuità di contributi. Il Covid
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ha però interrotto i lavori delle commissioni e i risultati sono stati pubblicati a febbraio solo per il bando triennale. Molto si è atteso - noto anche il caso di Firenze Rocks - per avere indicazioni chiare sul destino di questi progetti. La data inaugurale del 1 maggio è trascorsa lontana dai riflettori, mentre i diversi interessi in gioco hanno iniziato a chiedere rappresentanza. Da un lato si è sostenuta la necessità di spostare i progetti direttamente al 2021, poiché “i pochi clienti, tutti fiorentini in un’estate senza turisti, bastano a malapena per riaprire i locali esistenti” (posizione appoggiata da Confcommercio e Associazione Ristoratori Toscana). Dall’altro lato si è proposto di “chiudere al traffico alcune strade dando la possibilità alle attività presenti di occupare lo spazio per offrire prodotti in sicurezza” (proposta del consigliere M5S Masi). Orientarsi tra le diverse forze in campo
è difficile, tanto più in una situazione finanziaria che ha fatto paventare all’amministrazione lo spegnimento dell’illuminazione pubblica e la prolungata chiusura dei Musei Civici. È comprensibile che il mondo della cultura, già in fondo all’agenda politica del paese, chieda risposte. Palazzo Vecchio non ha dato risposte fino a maggio inoltrato. Il fine ultimo è garantire la sopravvivenza dei tanti lavoratori del settore e l’offerta culturale a beneficio della cittadinanza. Sarà possibile?
L'Estate Fiorentina è diventata un fattore identitario per la città e per i suoi ospiti
Quattro realtà si reinventano per l'Estate Fiorentina di Martina Vincenzoni
Teatro
Letteratura
Musica
Cinema
I PUPI DI STAC
LA CITTÀ DEI LETTORI
FIORE SUL VULCANO
APRITI CINEMA
vremmo in programma la quarta edizione della Stenterelliade” mi dice Enrico Spinelli, capocomico della compagnia fiorentina di teatro di figura. “È una rassegna di spettacoli con ospiti a livello nazionale, una proposta di qualità. Ognuno ha le sue tecniche, le sue storie... insomma, mescoliamo una varietà di tradizioni. I fiorentini ci aspettano dove abbiamo sempre lavorato bene in questi anni, però molto dipende da cosa potrà offrire il Comune”. I luoghi designati erano Villa Vogel e i giardini della Toraia. Un’idea di riorganizzazione? “Siamo disposti a offrire più repliche. Se i 200 posti delle condizioni normali ora diventano 50, ci sembra la soluzione più pratica. La nostra compagnia garantisce grande flessibilità per trovare le soluzioni più adatte al pubblico. Durante la quarantena abbiamo fatto spettacoli via Skype, ciascuno di noi aveva un burattino diverso. Siamo determinati a offrire qualcosa: vedremo in corso d’opera. Noi viviamo alla giornata, prendiamo quel che viene”.
a Città dei Lettori è tra i vincitori del bando triennale dell’Estate Fiorentina, che prevede finanziamenti fissi per le prossime tre edizioni del festival letterario nella cornice di Villa Bardini. Il direttore Gabriele Ametrano ci racconta le ragioni dello spostamento di date, inizialmente in calendario a inizio giugno e ora a fine agosto (da giovedì 27 a domenica 30): “Non ho amato le dirette Facebook e Instagram per il mondo della cultura; semmai preferisco video registrati come in una lezione, ma c’è un sovraccarico anche in questo senso. Stiamo sbagliando indirizzo: non vorrei che questa necessità delle dirette, che è contingente, diventasse una pratica. Muore un po’ il senso della cultura e dello scambio dal vivo”. La mission dell’invito alla lettura è rimasta viva anche nei mesi invernali con il lancio della rivista online; ma ora “siamo pronti ad adeguarci alle misure di sicurezza previste e infatti abbiamo esteso i giorni di festival e modificato gli orari proprio per agevolare la logistica”.
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iore sul Vulcano è un’associazione culturale attiva a Firenze dal 2016. Ha curato la programmazione artistica di diversi locali di musica dal vivo in città, grazie alla rete di band associate che animano la scena fiorentina e all’impegno nella promozione musicale di tante persone. Tra queste, Matteo Ravazzi si occupa in particolare di eventi e mi presenta il progetto in cantiere, il Fiore sul Vulcano Green Fest: “In collaborazione con Legambiente, era previsto per inizio settembre un festival con attività di vario genere: dibattiti, workshop per bambini e adulti, passeggiate ecologiche e incontri sul tema centrale dell’ambiente. Ampio spazio era destinato anche a performance artistiche e musicali di band emergenti locali e non, all’interno della Limonaia di Villa Strozzi, nel rispetto dell’etica della sostenibilità”. L’idea, che speriamo di vedere concretizzata, è quella di “promuovere azioni di responsabilità sociale e sostenere realtà artistiche, generando maggiore vivacità urbana”.
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gni anno Spazio Alfieri anima il piazzale degli Uffizi, tra fine giugno e metà agosto circa, con la rassegna Apriti Cinema, offrendo una vasta programmazione di film in lingua originale. Pur nell’incertezza del momento, il presidente Federico Babini ci racconta il progetto per continuare a lavorare: “siamo pronti con misure di distanziamento per gruppi omogenei: famiglie e conviventi potranno sedere vicini, mantenendo la corretta distanza dagli altri e previo uso di mascherine”. Altra strada è la bigliettazione telematica privilegiata rispetto a quella tradizionale, per evitare code. Si riusciranno a coprire le stesse tempistiche di sempre? “Spazi e idee potrebbero essere pronti per giugno, grazie a settimane di lavoro intenso. Ci vuole però una volontà della pubblica amministrazione nel dare un indirizzo: quello di voler fare tornare le persone nella socialità. L’unica alternativa è depennare questa stagione e ripartire a settembre. Sono scelte politiche”. Un fattore chiave sarà la comunicazione.
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Le fasi degli altri
Il ritorno alla normalità nel mondo di Caterina Liverani, Marta Pancini, Martina Vincenzoni e Giulia de Giorgio illustrazione di Costanza Ciattini
Buone notizie da Shanghai D
alla più grande città della Cina, dove risiedono anche moltissimi expat, una coppia di amici fiorentini manda buone notizie: taxi e metro hanno ripreso a circolare, saloni di bellezza, palestre locali e ristoranti sono riaperti e tramite un codice QR individuale (che può essere rosso, giallo o verde e che incrocia dati provenienti da varie fonti come dal ministero dei trasporti e da quello della salute) e la misurazione della temperatura, gli accessi ai vari ambienti sono regolati agilmente. Le mascherine sono un presidio con cui i cinesi sono abituati a convivere fino da piccoli e vengono diligentemente usate a maggior ragione in questa circostanza. Gli eventi culturali pubblici sono purtroppo stati annullati, ma le scuole stanno riaprendo e in generale c’è un umore sereno e molto propositivo. Della stagione estiva, contrariamente a noi abitanti di paesi sud mediterranei, non ci si preoccupa granché: il lavoro e la vita degli abitanti continueranno con regolarità, ordine e fiducia. C. L.
Il lockdown in America G
iulia è un medico, specializzanda in pediatria. Da un anno conduce una ricerca in onco-ematologia all’Harvard Medical School di Boston, Massachusetts. Il 17 marzo è tornata “con un volo della Farnesina: l’unico del giorno, verso l’Europa, a non essere stato cancellato”. Cosa è successo prima e dopo? “Dall’Italia ci arrivavano notizie molto preoccupanti, ma gli Stati Uniti di fatto non hanno mai dichiarato il lockdown, nonostante l’assalto ai supermercati e alle armi - cosa terrorizzante. Poi, un venerdì sera ci hanno annunciato la chiusura dei laboratori a partire dal lunedì successivo, per almeno otto settimane. Ho lavorato quel weekend per concludere gli esperimenti in corso, ma poi sono voluta tornare in Italia, dove posso svolgere attività in ospedale”. E ora che notizie ti arrivano? “Non esiste una politica comune per tutti gli Stati, molto dipende dai singoli governatori. Sicuramente New York è la più colpita per densità di popolazione, ma devo dire che all’aeroporto ero l’unica a indossare la mascherina”. M. V.
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Ritorno alla normalità in Australia E
lena, 28 anni. Vive a Sidney da tre anni, lavora part time per mantenersi gli studi di Event Management. “In Australia la situazione è rimasta sotto controllo fin da subito: nonostante i casi di contagio molto bassi, sono state effettuate misure precauzionali come la chiusura dei confini (facendo eccezione per i rimpatri) e di tutti i luoghi di affollamento (come ristoranti, bar, cinema), lasciando spazio alla possibilità di ordinare cibo e bevande take away. Non abbiamo mai vissuto un vero e proprio lockdown perché non ci è mai stato negato di uscire di casa per stare all’aria aperta. Le notizie iniziali dall’Italia sono state spaventose, il primo pensiero è andato alla mia famiglia e ai miei amici ma so che sono al sicuro perché sono persone coscienziose. Qui, a oggi, sembra che stia tornando tutto alla normalità e le previsioni per le riaperture sono incoraggianti. Per ora non tornerei a Firenze, credo che le cose vadano meglio dove sono, in Italia non si sa quando tutto tornerà alla normalità”. G. D. G.
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La vita nel cuore dell'Africa
na famiglia normale con le giraffe in giardino”. Cosi Gaia, genovese, descrive la sua vita, sposata con Ntoyiai bellissimo uomo maasai. Gaia sorride in ogni foto, su Instagram la trovate col nome di Siankiki. Vive in Kenya, con il marito e la loro bambina in un Boma, abitazione maasai, circondati dalla Savana. Poi il viaggio in Italia per mostrare la sua città al marito e alla bimba appena nata, ma il Covid19 cambia tutto, e rimangono bloccati qui, con il cuore in Africa. Le zone più colpite sono Nairobi, Mombasa, Kilifi, Kwale e Mandera. Il rischio di promiscuità è elevato specie nella capitale dove il 60% della popolazione vive in Slum, agglomerati di tuguri spesso senza finestre e bagno. Vanificato il distanziamento sociale, le mascherine scarseggiano e molti usano la stessa, senza disinfettarla. Il Governo keniota ha avviato un procedimento di riduzione delle tasse sulla popolazione in grande difficoltà e un lockdown parziale: coprifuoco dalle 19:00 sino alle 6:00 di mattina, chiusura delle chiese e smartworking. Numerosi gli scontri con la polizia, soprattutto a Mombasa, con vittime nelle scorse settimane. M. P.
Firenze ripArte?
Incontri online sul futuro dei musei di Camilla Guidi
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e fotografie delle città d’arte italiane completamente deserte, quando eravamo soliti vederle brulicanti di persone e colme di turisti, hanno fatto il giro del mondo e suscitato emozioni contrastanti. Se da un lato le piazze fiorentine svuotate dagli ingombranti gruppi turistici apparivano sobrie e calme, dall’altro è innegabile che quelle architetture monumentali e quegli storici luoghi d’incontro privi di presenza umana mostrassero il riflesso di un’imminente crisi, per niente affascinante. Oggi quei luoghi non sono più così spopolati, ma Firenze sta vivendo una fase molto critica: i dati sui contraccolpi economici sono preoccupanti e arrivano grida di allarme da moltissime attività e settori della città. La perdita legata al turismo è il danno più imponente e per questo l’Università degli Studi di Firenze ha organizzato nel mese di maggio un ciclo di tre conferenze online intitolato Per un’altra Firenze con l’intento proprio di riflettere sulle opportunità che la realtà culturale fiorentina potrebbe cogliere da questa situazione di stallo in cui l’emergenza sanitaria ha imposto necessariamente grossi cambiamenti. Le tre giornate di riflessione – intitolate rispettivamente Dall’emergenza a uno sguardo diverso sulla città,
Firenze-laboratorio: percorsi di conoscenza e salvaguardia e Una nuova trama fra luoghi maggiori e minori, rivedibili sul canale YouTube Unifi Sagas – hanno raccolto il contributo di oltre una trentina di personalità del panorama culturale fiorentino dando parola ad una vasta gamma di ruoli e posizioni (professori universitari, direttori di musei e di biblioteche, studenti, assessori, soprintendenti, imprenditori, giornalisti) in una sorta di “chiamata alle idee” sul rapporto futuro tra cultura e collettività. La grande sfida dei prossimi mesi e anni sarà conciliare la presenza turistica con il tessuto sociale, trovare un equilibrio tra il reddito economico del turismo di massa e una partecipazione più attiva da parte dei cittadini: un problema di compatibilità non certo recente ma che forse oggi possiamo provare davvero ad affrontare. La necessità principale è decongestionare il centro e alleggerire il quadrilatero storico per garantire non solo l’aspetto conservativo dei beni culturali ma la stessa vivibilità di quella porzione di città. Per far questo l’idea è quella di progettare nuove traiettorie di visita in grado di innescare una percorribilità diversa (per modi e tempi) e disegnare, sempre col sussidio della storia e della ricerca, nuovi percorsi di approfondimento. Questo servirebbe non solo a portare flussi turistici in zone diverse ma anche a stimolare curiosità alternative e far scoprire aspetti inediti della città.
Molte opere oggi inaccessibili nei depositi dei grandi musei, ad esempio, potrebbero tornare nei loro contesti originari ricucendo un legame che era stato interrotto e collegando il centro storico col vasto territorio circostante. Un’ulteriore possibilità proposta è quella, di enorme impatto, di creare un nuovo grande contenitore di opere, una sorta di Uffizi 2, da posizionare in una zona periferica della città con lo scopo di generare un altro grosso polo attrattivo. Oltre a questo, bisogna augurarsi che tutti i musei, non solo i più grandi e frequentati, riescano a ottenere nuove funzioni culturali nella didattica e nello spazio sociale di un quartiere e si rendano vettori di nuove spinte propulsive. Ovviamente per fare tutto questo servono risorse, investimenti, infrastrutture e strutture pubbliche forti e finanziate. Nel frattempo possiamo chiedere a noi stessi di essere presenti, contribuire e partecipare, iniziando proprio dalla straordinaria possibilità dei prossimi mesi di visitare la città in condizioni certamente inedite.
La grande sfida dei prossimi mesi e anni sarà conciliare la presenza turistica con il tessuto sociale
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Un bicchiere amaro.
La qualità del vino, dalla vigna alla bottiglia, un futuro a rischio. di Andrea Bertelli
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La crisi del food Quali scenari futuri di Raffaella Galamini foto di Ristoratori Toscani
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rte e cibo: a Firenze l’economia ruota da sempre attorno a questi due settori. Se il turista arriva dall’altra parte del mondo in città è per rifarsi gli occhi davanti a capolavori e monumenti del Rinascimento e per gustare bistecca alla fiorentina e un buon bicchiere di Chianti. L’emergenza Covid-19 e il conseguente lockdown hanno messo al tappeto un giro d’affari da quasi 4 miliardi, il 7 per cento del Pil. Ogni anno in città arrivano più di 20 milioni di visitatori senza contare poi chi per studio trascorre periodi medio-lunghi a Firenze. Oggi che turisti e studenti non ci sono, il centro appare svuotato e gli esercizi pubblici non sanno che pesci prendere. Nel settore della ristorazione le richieste di cassa integrazione sono oltre il 90 per cento, il 30 per cento dei contratti a tempo determinato non è stato rinnovato. Solo in centro sono a casa almeno 7mila dipendenti tra ristoranti, bar e alberghi. I Ristoratori Toscani si sono uniti insieme in gruppo per avanzare le loro rivendicazioni in termini di sgravi fiscali e occupazione di suolo pubblico.
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Nelle ultime settimane hanno fatto sentire la loro voce anche con una serie di manifestazioni e flash mob: dall’iniziativa Risorgiamo Italia alla consegna simbolica delle chiavi delle attività al sindaco di Firenze, Dario Nardella. Molti ristoranti, anche stellati, sono ricorsi alla formula dei dining bond: in pratica acquisti oggi una cena a prezzo scontato da consumare nei prossimi mesi. Un modo concreto per sostenere il comparto. Difficile immaginare gli scenari futuri: nel breve-medio periodo andrà ripensato il mondo della ristorazione a Firenze. Meno trattorie acchiappaturisti e stop al mangificio in tante vie del centro per riscoprire una ristorazione tradizionale autenticamente genuina e a misura di fiorentini e di turisti italiani. Una vera incognita l’avvenire per i ristoranti top che dovranno trovare il giusto equilibrio tra taglio dei tavoli per il distanziamento sociale e assenza dei turisti stranieri.
Meno trattorie acchiappaturisti e stop al mangificio in tante vie del centro
’attuale situazione riguardante il mercato del vino è un mare in tempesta. I vignaioli navigano su una scialuppa e non c’è terra all’orizzonte. La Toscana, regione di vigne, olivi e agriturismi è stata travolta in pieno. La crisi di mercato è stata scatenata dal blocco dei canali Ho.Re.Ca. (Hotellerie Restaurant Cafè, ndr) e del turismo, che probabilmente tornerà a regime soltanto dal prossimo anno. L’impennata delle attività di e-commerce e delle vendite online non sono sufficienti a coprire l’offerta. I produttori si sono così ritrovati al momento dell’imbottigliamento delle nuove annate con il mercato fermo, ordini inevasi e livelli elevati di giacenze in cantina. Nel frattempo la natura non si arresta, la nuova vendemmia è in arrivo e l’annata si promette generosa. “Cieli minacciosi su tutto il nostro piccolo pianeta: tutto sembra cambiare per poi restare uguale - afferma Elisabetta Fagiuoli dell’azienda Montenidoli di San Gimignano - la corsa del progresso ha subito un’accelerazione incredibile in questi ultimi anni, la pandemia ha provocato un arresto improvviso e un tentativo di ripensamento, ma la corsa sfrenata degli uomini riprenderà perché questa è la loro sorte”. In questa situazione difficile è però legittimo chiedersi come sia possibile che a una regione come la Toscana, dove ogni anno si registrano più di 40 milioni di presenze, bastino due mesi per entrare nella crisi più completa? “Questa situazione sta mettendo tutti in ginocchio, i clienti da 3 mesi sono spariti nel nulla, come rapiti dagli alieni, il vino rimane in cantina e la vendemmia si avvicina - dice Roberto Bianchi dell’Az. agricola Val delle Corti, presidente dei Vignaioli di Radda - molti produttori hanno necessità di fare posto in cantina. Il rischio grosso consiste nel crollo dei prezzi del vino, soprattutto sfuso. É necessario un intervento pubblico per aiutare la filiera, sennò la situazione rischia di trasformarsi in un piano inclinato inarrestabile”. I rischi per il territorio sono enormi, il lavoro e le conquiste fatte negli ultimi decenni da tanti produttori stanno venendo spazzate via in pochi mesi, le scelte virtuose e la qualità in questa economia non pagano.
Superdeliri al supermarket di Michele Baldini
illustrazione di Rame13
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he la vita faccia giravolte inaspettate non è una novità. Come non c’è da sorprendersi se c’è chi perde la brocca in situazioni oltremodo inaspettate, tipo il COVID-19. Banalità che tuttavia introducono bene al focus della storia che segue. Lorenzo è una guida turistica, una di quelle professioni che fino a pochi mesi fa potevano dirsi sicure in una città come la nostra. Eppure, le cose cambiano. Così si trova senza turisti in una città d’arte chiusa, nell’attesa che la “normalità” torni. Ma la fortuna (oppure la capacità di adattamento?) bussa alla porta e salta fuori un’opportunità: fare il commesso in un supermercato, che per discrezionalità chiameremo Supermarket “Fair” (eticamente molto fair, economicamente molto meno, questo è un dettaglio). In questa nuova avventura Lorenzo, con uno spirito propositivo già di suo invidiabile, sperimenta molte delle reazioni umane che possono appunto costellare l’evento inaspettato, il fattore
X: la Pandemia. Durante la telefonata che gli faccio me ne racconta alcune. La mascherina non è un optional, almeno in un luogo aperto al pubblico in cui chi lavora deve stare - specie alla cassa - a una distanza esigua dal flusso ininterrotto di clienti. E quando al cliente ricordi che quella mascherina la deve tenere lui che fa? Si incazza. Si incazza fino a rovesciare in terra o lanciare la merce dagli scaffali, prendere a male parole la collega, costringere le forze dell’ordine all’intervento. Sulla stessa linea d’onda c’è anche chi risponde indispettito all’addetto gastronomia dopo che questo gli ricorda di rispettare distanze e di lavarsi accuratamente le mani prima di metterle sulla merce. Molti, una volta poggiata la spesa sul nastro, esprimono al cassiere le proprie (dubbie) opinioni non richieste sull’origine artificiale del virus, l’inadeguatezza (per non dire l’incapacità) del governo e via e via di complotto in complotto. C’è poi chi ti rinfaccia, una volta tornato a casa stanco da lavoro, di essere una specie di untore “che porta il virus nel quartiere”.
C’è da capirli, si dirà, del resto chiusi tra quattro mura per due mesi la vita è difficile. Certo. Infatti le ultime settimane sono state più rilassate. In più, accanto a questi episodi di nervosismo e frustrazione spiccioli, la maggioranza dei clienti (il nostro Lorenzo tiene a dircelo) non manca di esternare la propria gratitudine e di dimostrare rispetto nei confronti di chi, anche durante il lockdown più duro, è stato “sul fronte”. “È dai dettagli che ho imparato le cose importanti e ho tratto le più preziose soddisfazioni professionali” ci dice. “A lavoro siamo stati una squadra e ci siamo aiutati”. Gli chiedo se si sono sentiti eroi di serie B. “Nessuno si è sentito un eroe, abbiamo solo cercato di fare attenzione a fare il nostro lavoro meglio che possiamo”. Prendere il meglio dal peggio è forse (e da sempre) la regola numero uno di quel famoso buon senso a cui molti si appellano ma che in pochi applicano. In un momento in cui tra i “ce la faremo” e i “se aprono loro perché io no” c’è chi si lamenta e chi si dà da fare senza giocare a gomiti alti. E - ironia della sorte - uno di quei rari casi in cui ciò che sembra una banalità è in realtà genio.
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L’agenda di giugno Da sempre noi di Lungarno, con la nostra agenda, abbiamo voluto dare voce ai moltissimi eventi che ogni mese sono organizzati dalle centinaia di operatori culturali della città, siano essi enti pubblici che semplici appassionati. Nel momento in cui pubblichiamo questo numero, il mondo dello spettacolo e della cultura è obbligatoriamente fermo, e anche se per ora non sappiamo quando tutto questo finirà, la nostra speranza è quella di riappropriarci della nostra cultura il prima possibile. Per questo abbiamo pensato ad un breve elenco interattivo, per permettervi di restare aggiornati sugli sviluppi, le iniziative che alcuni continuano a realizzare o, (magari) le riaperture di alcune delle realtà culturali che rendono viva la nostra città.
Musica
Teatro
› Auditorium Flog
› Teatro della Pergola
Arte
› GLUE Alternative Concept Space
› Teatro Cantiere Florida
› Galleria degli Uffizi
› Il Progresso
› Teatro Puccini
› Museo Novecento
› Combo Firenze
› Teatro Studio Krypton
› Palazzo Strozzi
› NOF
› Teatro Verdi Firenze
› Palazzo Medici Riccardi
› A.S. Aurora
› Teatro di Rifredi
› Museo Galileo
› Cycle~
› Teatro Niccolini
› Museo Stibbert
› Volume Firenze
› Teatro Le Laudi
› Istitut Francais
› Sala Vanni
› Teatro di Cestello
› Galleria Frittelli
› Tenax
› Teatro del Romito
› Exibart.com
› Tasso Hostel Florence
› Teatro Lumière Firenze
› Jazz Club Firenze
› Teatro Reims Firenze
Eventi
› Cpa Firenze Sud
› Teatro Politeama Pratese
› Manifattura Tabacchi
› Circo-lo Teatro del Sale
› Teatro Dante Carlo Monni
› Le Nozze di Figaro
› Csa nEXt Emerson
› Teatri d’Imbarco - Teatro delle Spiagge
› Le Murate - Caffè Letterario Firenze
› Amici della Musica Firenze › Opera di Firenze
› Teatro della Toscana
› Villa Bardini › IED Firenze
› Toscana Musiche
Cinema
› Teatro TuscanyHall
› Cinema Odeon
› BUH circolo cultirale urbano
› Mandela Forum
› Cinema Fondazione Stensen
› Biblioteche Fiorentine
› Viper Theatre
› Cinema Fiorella
› Stazione Leopolda
› Cinema II Portico
› Fortezza da Basso
› Spazio Alfieri
› Teatro del Maggio Musicale Fiorentino
› Cinema La Compagnia › Cinema di Castello
› La città dei lettori
ACCADDE a GIUGNO di Riccardo Morandi e Virginia Landi
2 GIUGNO 1891 - IL CALCIO DI RIGORE
In principio era il calcio. O meglio era un prato con delle linee, con uomini baffuti e impomatati alle prese con una sfera marrone: inglesi, ovviamente. Le regole c’erano, ma erano ampiamente derivanti dal rugby, ovvero quello sport dove gli atleti fanno un po’ quello che credono a patto che siano immersi nel fango e con le orecchie fasciate. Il 2 giugno 1891 avvenne una rivoluzione, la più poetica che questo sport abbia mai vissuto: l’invenzione del calcio di rigore. Giusta, come tutti gli strumenti atti a stabilire giustizia ed equità, nel suo venire al mondo. Controversa, odiosa ma estremamente coinvolgente se parliamo delle conseguenze e della storia a venire. Il calcio di rigore non rappresenta la conseguenza ad un fallo. È un momento. È il fermarsi, il contare, il vedere e l’aspettare. È l’unico momento dove l’arena verde si blocca. Dove lo sport di squadra diventa individuale. Dove si decide tutto ed il contrario di tutto. Dove chi calcia può diventare eroe o massimo colpevole. 119 anni dopo quel giorno la celebrazione è cosa da ricordare.
8 GIUGNO 1984 - “1984” GEORGE ORWELL
Metri di distanza, contravvenzioni, occhi indiscreti, relazioni sociali al bando. L’anniversario della prima pubblicazione di “1984” di George Orwell, pseudonimo di Eric Arthur Blair, cade davvero a fagiolo. Era l’8 giugno del 1949 quando nelle librerie usciva per la prima volta “1984” un testo ricco di interpretazioni e colpi di scena, di cui non basta una sola lettura. Nel romanzo che dipinge una società distopica e super controllata, un personaggio immaginario è il dittatore che governa Londra nel 1984, e che non perde occasione per ricordare ai suoi abitanti tramite il famoso slogan che: “Big Brother is watching you”, il Grande Fratello ti sta osservando. Mantenere un’integrità è pressoché impossibile e Winston Smith, protagonista del racconto, si ritrova in un quadro desolato e senza speranza. Tra tutti gli atti di ribellione compiuti, il più importante è la relazione con Julia, quello che resterà un inno alla libertà individuale e un gesto rivoluzionario contro l’omologazione sociale.
15 GIUGNO 1678 - DONNE LAUREATE
Elena Lucrezia Cornaro Piscopia è conosciuta ufficialmente come la prima donna laureata al mondo, con una tesi in Filosofia discussa pubblicamente all’Università di Padova il 15 giugno 1678. Nata a Venezia nel 1646 da Giovanni Battista Cornaro, procuratore di San Marco, e Zanetta Boni è quinta di sette figli: una bambina perspicace che si appassiona presto agli studi. Quante lingue ha studiato? Almeno otto. Ebraico, aramaico, spagnolo, francese, arabo e inglese, senza contare greco e latino, lingue in cui discuteva abilmente di filosofia. Insomma, quando aveva qualcosa da ridire non le mancavano certo le parole per farsi comprendere! Oggi considerata pioniera dei diritti delle donne all’istruzione accademica, al tempo non venne mai riconosciuta in grado di competere con gli uomini in campo intellettuale. La sua laurea fu uno spiraglio riaperto in Italia solo nel 1732 da Laura Bassi. Una statua la ricorda nel Cortile Antico di Palazzo Bo, sede storica dell’università di Padova; un omaggio alla prima donna laureata al mondo e simbolo di emancipazione femminile.
15 GIUGNO 1939 - LA BOMBOLETTA SPRAY
Il 15 giugno 1939 viene messa in commercio la prima bomboletta spray, prodotta negli Stati Uniti da Seth Kahn. Quella che oggi è un comune oggetto di uso quotidiano, fu inventata nel 1926 dal chimico norvegese Erik Rotheim che ne brevettò il funzionamento basandosi sugli esperimenti fatti in Francia a fine ‘700, per realizzare le bibite gassate pressurizzate. Venduto il brevetto all’azienda statunitense, Rotheim passa il testimone a Kahn, aprendo nuovi scenari sull’utilizzo del sistema spray, che diffonde un gas liquefatto sotto forma di aerosol. Inizialmente la bomboletta tornò utile nella Seconda Guerra Mondiale per spargere insetticidi ed evitare la malaria ma nel 1949 Edward Seymour ebbe l’intuizione di poterla impiegare anche per la vernice, facendo così la gioia di graffitari e street artist. Difatti questa si può considerare anche un mezzo di espressione artistica: da “Io e te tre metri sopra il cielo” su ponte Flaminio fino a proteste, poesie e murales da tutto il mondo. Nonostante la varietà la mia opera preferita rimane “Dio c’è”; se sulla strada che stai percorrendo non lo trovi scritto per oltre 10 km, significa che sei su quella sbagliata.
21 GIUGNO 1948 - NASCITA DEL 33 GIRI
Amici collezionisti, musicisti, musicofili e chi più ne ha ne metta: segnatevi questa data sul calendario. Il 21 giugno 1948 la Columbia Records metteva sul mercato il primo supporto destinato a fare realmente la storia della musica: il 33 giri. Fino ad allora quello che oggi chiamiamo, con una singolare desinenza verso il materiale, vinile era solo a 78 giri e conteneva incisi solo per un lato. Il 33 giri apriva invece un mondo agli artisti del dopoguerra in materia di durata, creando un fenomeno che ancora ci tocca in prima persona. Se non fosse mai stato inventato questo formato? Probabilmente saremmo finalmente rimasti ad ascoltare le singole canzoni, godendo dell’immediatezza del prodotto, anziché sovente doverci sorbire brani riempitivi per artisti il cui talento si limita a 3 minuti di inciso. Tralasciando in ogni caso la guerra fra “singolisti” e “dischisti” che spesso popola i social, l’invenzione del supporto deve essere celebrata in qualche modo. Mettetene uno su un giradischi, il 21 giugno.
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Quattro matrimoni e un’emergenza di Valentina Messina
illustrazione di Dootcho
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ensare che ero riuscita a fare tre cose che non avrei mai pensato di fare. Ricevere una romantica proposta, anzi la Proposta; mettermi a dieta senza non poche difficoltà, salutando per un lungo periodo i miei amici carboidrati; riuscire a convincere un ragazzo classe 1932 (mio nonno) a prendere un aereo per venire a trovarmi in Toscana dal profondo sud Italia. Tutto perché avevo deciso di sposarmi. L’ammmore c’era, il vestito c’era, il catering, le luci, il fotografo e forse anche le bomboniere solidali, c’erano. Ma ti pareva che a pochi mesi prima del fatidico sì non scoppiava un’epidemia mondiale che avrebbe sparigliato le carte in tavola? Un inaspettato colpo di scena, peggio della carta “Imprevisti” del Monopoly, degno solo di una sceneggiatura alla Shonda Rhimes. Ma come hanno attutito il colpo le realtà che lavorano nel wedding?
Lo abbiamo chiesto ad alcuni addetti ai lavori, che in Toscana hanno registrato gravi perdite, senza ricevere molte tutele. Sara, wedding planner ci racconta che, lavorando per il 99% con stranieri, sta cercando di lanciare un messaggio positivo a tutte le coppie incentivandole a spostare le date. “Ciò che ripeto loro è che questo impedimento è di natura temporanea. Non sappiamo quali saranno le restrizioni e non possiamo fare molte previsioni, il nostro ruolo adesso è di consigliare gli sposi quanto meglio possibile”. Federico, videomaker co-founder di Waterfall Visuals aggiunge che “lavorando principalmente con persone che viaggiano da stato a stato, stiamo assistendo le coppie con estrema flessibilità, posticipando date e proponendo nuove location. A livello eco-
nomico, i danni fatti dalla fase 1 sono stati considerevoli, e gli strascichi saranno lunghi, ma siamo fiduciosi in una ripartenza più consapevole”. Sposarsi con bouquet e mascherina o recitare le promesse in streaming è una scelta coraggiosa ma, per me, anti romantica. Che matrimonio sarebbe senza l’amico ubriaco, la mamma commossa, lo zio con la cravatta sbagliata, gli amici terroni e i piedi dolenti per i tacchi?
Shakespeare, un classico senza tempo… e senza età! di Camilla Guidi
foto di Francesca Di Giuseppe
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n un momento non semplice per le residenze per anziani, che hanno pagato un prezzo altissimo per questa terribile emergenza sanitaria, siamo molto felici di parlare di una struttura speciale dove negli ultimi anni sono stati attivati progetti culturali estremamente originali e interessanti. Stiamo parlando della RSA “Il Giglio” all’Isolotto dove, partendo dalla consapevolezza del frequente senso di abbandono e di esclusione sociale che una società difficile e in rapido mutamento riserva agli anziani, Alessio Martinoli (con la collaborazione di Francesco Dendi e Francesco Ferrieri) cinque anni fa ha ideato un progetto di coesione volto all’avvicinamento generazionale tra anziani e adolescenti attraverso un laboratorio di teatro gratuito. Il progetto si chiama RSSA (dove alla consueta esse di socio-sanitaria si aggiunge quella di shakespeariana) e prevede la realizzazio-
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ne ogni anno di uno spettacolo teatrale che porta in scena un’opera del poeta inglese William Shakespeare. Dopo gli spettacoli di Amleto, La commedia degli errori, Romeo e Giulietta e Sogno di una notte di mezza estate (che nel 2019 è stato presentato nella rassegna di teatro estivo di San Salvi) quest’anno gli ospiti della residenza stavano lavorando su La Tempesta quando le prove si sono dovute interrompere a causa del virus. Grazie a questo progetto la struttura - che ospita anche residenze artistiche per compagnie teatrali e incontri con poeti - riesce a conferire la preziosa possibilità agli ospiti di rimuovere le barriere con l’esterno e di manifestare la loro presenza nella società attraverso uno strumento come quello del teatro, così essenziale per la collettività e la capacità di mettere insieme le persone. E se il miglior antidoto all’isolamento e all’esclusione è quello di avere una voce, è ancora più potente se questa voce ha l’intensità delle meravigliose parole di William Shakespeare. Speriamo dunque sia presto possibile tornare ad ascoltarle.
LE TANTE APP DEGLI OSPEDALI TOSCANI di Virginia Landi
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Fragilità e lockdown
Quando l’isolamento è più difficile di Matteo Chiapponi e Giacomo Alberto Vieri
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iamo stati a casa, tutti quanti, diligenti e silenziosi. Ma che ne è stato di coloro per i quali, Casa, è spesso gabbia o costrizione? “Dal 9 marzo al 28 aprile”, dice Teresa Bruno, Presidentessa di Artemisia, centro Anti-Violenza fiorentino, “85 sono state le nuove situazioni di donne, e 52 quelle di minorenni, che abbiamo accolto. Per quanto riguarda le persone che avevano iniziato un percorso prima del lockdown, i colloqui e le consulenze, spesso da remoto, si sono intensificati fino a raddoppiare”. Numeri significativi, ripartenze da calibrare ora attentamente, ben coscienti che “la violenza isola e impoverisce”. Con il prolungamento della chiusura delle scuole, ci tiene a ribadire la Bruno, sarà complesso gestire le numerose richieste e “i percorsi di uscita dalla violenza che si costruiscono insieme alle donne e spesso - e per fortuna non coincidono con la necessità di un allontanamento in emergenza da casa. D’altra parte non smettiamo di ribadire che allontanarsi
è stato ed è possibile anche in tempi di emergenza sanitaria”. E la pandemia ha avuto un forte impatto anche sui pazienti psichiatrici: il Dr. Paolo Rossi Prodi, responsabile dei Servizi di salute mentale a Firenze, sottolinea che negli ultimi tre mesi i ricoveri per le patologie psichiatriche più gravi sono diminuiti del 50%. “I trattamenti sanitari obbligatori, solo 3 in questi mesi di quarantena, vanno a sottolineare come, paradossalmente, il distanziamento sociale e fisico imposto dal Covid-19 in questa particolare categoria di paziente, abbia svolto un ruolo di alleato temporaneo in quanto si tratta di disturbi molto gravi come la schizofrenia o il disturbo bipolare. Un incremento delle richieste di aiuto e supporto si è registrato invece per i pazienti affetti da disturbi più lievi come la depressione. Si sono perciò attivate le strutture per l’ascolto e la terapia riabilitativa”. Abbiamo dato alle nostre case sensi e forme nuove, tutti quanti, diligenti e silenziosi. Non ce ne scordiamo di cosa ne sarà, domani, di coloro per i quali, Casa, sarà ancora gabbia o costrizione.
Aumentata la violenza domestica, ridotti i TSO
on l’affacciarsi dell’ipotesi di dotare l’intero paese di un’App, l’ormai mitologica Immuni, si è aperto un dibattito tra sanità e privacy. Già da alcuni anni però negli ospedali toscani sono presenti strumenti che, in teoria, dovrebbero facilitare le tante operazioni. Oltre all’applicazione Careggi Smart Hospital, che permette a cittadini e utenti di accedere a informazioni sull’ospedale fiorentino, dai tempi di attesa in pronto soccorso alle fasi di un intervento chirurgico direttamente da casa, esiste tra i Servizi della Regione Toscana una piattaforma online che consente di avere il proprio Fascicolo Sanitario Elettronico sempre con sé. Associata al servizio online anche l’App per cellulari Smart SST, con cui si ha accesso ai servizi della sanità toscana attraverso dispositivi mobili. Referti di esami di laboratorio e di radiologia, vaccinazioni, esenzioni per patologia, prescrizioni elettroniche farmaceutiche e scheda dei farmaci, attestato di esenzione per reddito o fascia economica per il calcolo del ticket, annullamento degli appuntamenti. Tutto in qualche click o aprendo l’applicazione dal cellulare. Usufruendone tutti costituirebbe una valida alternativa al recarsi personalmente in ambulatori e ospedali, luoghi che a causa dell’attuale emergenza sanitaria sarebbe preferibile evitare. Un servizio utile dietro cui purtroppo si nasconde una trafila a momenti incomprensibile. Attivazione della Tessera Sanitaria, acquisizione di PIN, creazione di SPID, scansione di QRCode, altre applicazioni da scaricare. Niente di impossibile, certo, ma neanche qualcosa di troppo semplice se si pensa al limite che questo può costituire per un anziano o per una persona mediamente esperta di computer. I passaggi, dedicandogli un po’ di pazienza, sono attuabili e comunque pensati per proteggere uno tra i nostri dati più sensibili: quello sanitario. Ma perché non cogliere questa occasione per smaltire le procedure e promuovere un mezzo esistente che potrebbe fare la differenza? Semplificare evitando soluzioni fai da te, senza scontentare i più scettici sul tema privacy, che in questo caso non hanno niente di cui temere.
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ODONOMASTICA
PERSONAGGI FIORENTINI di Tommaso Ciuffoletti
di Daniele Pasquini
illustrazione di Marcho
Celestino Bianchi
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hi ama scrivere sa bene che giungere alla pubblicazione è spesso difficile. La storia dell’editoria è costellata di rifiuti e di infinite pene patite da geni incompresi e megalomaniaci assortiti. Ma spesso i più saggi hanno fatto tappa nelle redazioni di riviste e giornali, vere e proprie palestre in cui sperimentare l’arte della parola. Prima che esistessero i social network, questo era anche l’unico modo possibile per diffondere le proprie idee. Non ci interessa esprimere qua un giudizio sul valore di Celestino Bianchi, che fu più volte deputato e insegnante. Ci preme ripercorrerne il curriculum giornalistico, affinché sia di esempio agli odierni aspiranti prosatori. Celestino iniziò la carriera al periodico La Patria, per poi fondare il giornale filo-piemontese Il Nazionale col benestare di casa Savoia. Alla restaurazione del Granducato la testata fu soppressa e a Bianchi fu vietato l’insegnamento. Si scoraggiò, forse? Giammai! Cominciò a scrivere sotto pseudonimo e rilevò una tipografia, tentando di mettersi in proprio. L’impresa fallì, ma gli permise di conoscere l’editore Gaspero Barbera, che diventò suo socio. Collaborò allora con le riviste Il Genio e La Polimazia di famiglia, nel 1855 fondò Lo Spettatore finché non fu chiamato a collaborare alla Biblioteca Civile degli Italiani. Pubblicò il pamphlet Toscana e Austria, e alla caduta del Granducato ebbe il riconoscimento a cui ambiva. Scrisse per la Gazzetta di Torino e infine nel 1872 fu chiamato a dirigere La Nazione. Morì a Firenze nel giugno 1885, senza riuscire a completare il libro a cui stava lavorando. Nessuna delle testate menzionate continua a vivere – tranne una – ma il nome di Celestino Bianchi è tutt’ora impresso negli stradari: a lui è dedicata un’elegante via a senso unico in zona Statuto. Non demordete, perciò, autori di belle speranze!
[odonomàstica s. f. Disciplina che ha per oggetto lo studio dei nomi delle strade] 18
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Il Bighe
ggi ci sono questi ragazzotti che vanno in palestra, si sistemano i capelli, indossano l’outfit giusto e si fanno la foto per Instagram o il video per TikTok. Si prendono i like e poi magari aspettano che qualcuna gli scriva in direct per vedere se qualcosa si rimedia. Luca Bigongiari, detto il Bighe, invece faceva il latin lover. Una roba diversa, di tanti anni fa. Quando una ragazza capitava di doverla rincorrere per strada con una scusa, rivolgerle parola a freddo al tavolino di un bar, fingere d’inciamparle accanto e attaccare bottone. Un mestiere molto più rischioso, giocato su quel genio che è fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità d’esecuzione. O ce l’hai o non ce l’hai. Io non posso dire se Luca Bigongiari quel genio ce l’avesse davvero, perché purtroppo è morto giovane, a soli 50 anni nel 2002. Ma certo nel libro che ha scritto proprio poco prima di morire, Diario di un latin lover fiorentino - La dolce vita, le donne e la Firenze degli anni Settanta raccontati da un protagonista, di genio ce n’è. Più che genio letterario - che si potrebbe immaginare eredità del padre (il poeta e critico Piero Bigongiari) - è un genio narrativo, epico e buffo, molto fiorentino. “Se si escludono quattro anni di matrimonio sono stato costantemente a caccia di donne, all’imbrocco, come si dice da queste parti”. Il libro è una chicca, con capitoli dai titoli emblematici come “L’imbrocco”, “Le donne dell’est”, “Alcuni imbrocchi da ricordare” e così via. Personalmente ne ho tratto tanti insegnamenti. E il Bighe, devo dire, mi sarebbe piaciuto conoscerlo.
The night actor: Maurizio Lombardi
di Caterina Liverani
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rotagonista di due delle serie tv più rappresentative della scorsa stagione (1994 e The New Pope), e al cinema con due film diversi ma ugualmente importanti, Pinocchio di Matteo Garrone e The Nest (Il Nido) di Roberto De Feo, l’attore fiorentino Maurizio Lombardi non si è arreso al forzato stop da lockdown, continuando a offrire sui suoi social intrattenimento e degli strepitosi balletti notturni. Cosa ti ha spinto quella sera di marzo a filmarti mentre balli in modo liberatorio sulle note di Sky and Sand? “Benché io non sia un professionista, ballare è il mio allenamento quotidiano quindi è stato tutto molto spontaneo. È un modo per connettersi e poi il pezzo è una pietra miliare della tecno”.
up&down
Dove hai trascorso questi mesi di stop? “Nel quartiere più fiorentino che si possa desiderare: San Frediano! C’è stato molto silenzio con solo le piccole botteghe aperte per i residenti. Il quartiere è tornato alla sua di-
mensione di un tempo, quella di un piccolo paese. Questo periodo, in cui non c’è stato un vero e proprio nemico da poter combattere con delle armi che non fossero la diffidenza verso il prossimo, è stato caratterizzato dalla paura che è un mezzo educativo terribile ma anche meraviglioso. I toni dei decreti governativi sono stati molto decisi sortendo lo stesso effetto di quando le nonne ammonivano i bambini ‘non andare là perché potrebbe esserci un omino piccolo, peloso e dai denti gialli’”. Eri su un set nei giorni che hanno preceduto il lockdown? “Sì, ero a Palermo con Claudio Santamaria, Silvia D’Amico e Francesco Colella impegnato con le riprese della serie L’Ora diretta da Piero Messina. Abbiamo avuto una riunione e si è deciso di sospendere, allora sono volato direttamente a Firenze. Ho però fiducia che il lavoro riprenderà a breve. Il cinema viaggia su delle regole molto precise: ‘quello che c’è si fa, quello che non c’è si inventa e se si presenta un ostacolo lo aggiriamo’. Il set è una nave di balordi che sanno fare tutto e velocemente. Attualmente sto completando Madonne il cortometraggio
– che io preferisco definire licenza poetica per immagini - che segna il mio esordio alla regia. L’ho realizzato con i ragazzi della Acting Class che ho tenuto all’Ostello di Piazza Tasso dove ho riproposto questo modello caratteristico delle scuole di recitazioni statunitensi, in cui un allievo porta in classe la sua performance e ha un feedback immediato. Insieme alla Mirror, una piccola casa di produzione fiorentina e alla Gold di Omar Rachid, ho girato tutto in una mattina sulla tramvia di Firenze. È il racconto di un bacio saffico fra due giovanissime a cui assistetti, che generò scompiglio. Ho una voglia febbrile di realizzare del cinema a Firenze”. Tornando quindi a parlare della ripresa del cinema e allo spettacolo, la tua visione è ottimista. “Quando accadono cose drammatiche, drastiche e improvvise l’uomo è, per sua natura, portato a reagire. Non appena possibile tutte le manifestazioni legate allo spettacolo ripartiranno in maniera esponenziale. Lo stesso accadrà col cinema e le serie tv perché gli sceneggiatori, a casa forzatamente, hanno continuato a scrivere. Sono sedimentate tante idee che daranno presto origine a progetti”.
L’orizzonte di gloria
Il viale del tramonto
SUMMERTIME E se l’antidoto a questi tempi fosse tirare un bel respiro e non pensare, almeno per un po’? Se si è in cerca di una piacevole distrazione Summertime, mini serie tv italiana disponibile su Netflix, si rivela una piacevolissima parentesi di spensieratezza. Sole, mare, la timidezza dei primi amori e le amicizie di una vita. Probabilmente non è la formula più originale, ma funziona alla grande. Tra gli interpreti anche la cantante Thony (Tutti i santi giorni) con il suo esuberante talento e il candore di quella voce unica.
LA MIA VITA CON JOHN F. DONOVAN Cosa può andare storto in un film diretto dall’enfant prodige del cinema mondiale, con una trama insolita e accattivante e interpretato da un gruppo di attori di prim’ordine? Un bel po’ di cose purtroppo, come dei salti temporali troppo bruschi, delle avventate inquadrature talmente allargate che sembra ti vogliano inghiottire e un protagonista forse non ancora pronto ad affrancarsi da un ruolo televisivo dal successo planetario. Un incidente di percorso, capita. Il nostro amore per Dolan e la fiducia che abbiamo riposto in lui rimangono ben saldi. 19
Guanti, mascherine e il loro impatto ambientale
di Marianna Piccini
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urante questi mesi di lockdown le lattine e i sacchetti di plastica gettati troppo spesso a giro per la strada, come ormai abbiamo notato tutti, sono stati sostituiti da guanti e mascherine monouso. Anche i ritrovamenti sulle rive dei fiumi e sulle spiagge stanno diventando sempre più numerosi e si comincia a temere per i gravi danni che potrebbero portare all’ambiente. Naturalmente questi sono “usa e getta” indispensabili per combattere la pandemia e servono a proteggere la nostra salute personale, purtroppo però se smaltiti e usati senza attenzione rischiano di
diventare un serio problema ecologico. I materiali di cui sono fatti, per essere impermeabili o filtrare l’aria, sono composti perlopiù da materie plastiche come per esempio il poliestere e il polipropilene che, anche se sono due tipi di plastica che si possono riciclare, essendo usati per questioni sanitarie vanno necessariamente gettati nell’indifferenziato dove dovrebbero poi finire negli inceneritori. Se però non vengono smaltiti bene e si disperdono nel territorio il loro impatto aumenta ancora di più diventando una seria minaccia per l’intero ecosistema in cui viviamo. Portati dal vento finiscono nei fiumi e nei mari dove si aggiungono ai già moltissimi rifiuti che vi galleggiano e dove causano ingenti danni alla fauna marina. Sappiamo
bene che la plastica leggera impiega circa dai 100 ai 1000 anni per decomporsi, ma il poliestere e il polipropilene hanno un processo di decomposizione ancora più lento. Questa decomposizione però, diversamente da quello che si può pensare, non è affatto un bene, anzi, vuol dire semplicemente che la materia plastica si spezzetta in tantissime microplastiche che hanno un effetto ancora più devastante sulla natura che ci circonda. La cosa migliore da fare è quindi cercare, pur nel rispetto delle norme vigenti, di utilizzare questi dispositivi solo quando strettamente necessario, programmando le nostre uscite fuori casa in modo da utilizzarne il meno possibile, e smaltendoli in maniera corretta senza disperderli nell’ambiente.
UN FINTOCOLTO CHIUSO IN CASA, DAL COVID A DANTE di Walter Tripi
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n questa rubrica si parla di giardini, di bellezze naturali. Il punto è che si parla anche di ambiente. Dunque vale la pena, per una volta, omaggiare la versione che in questo periodo abbiamo tutti dovuto raffinare e subire, sopportare e riscoprire, imbrattare di noia e ripulire con antibatterico: l’ambiente domestico. Perché in fondo, pur con le difficoltà che viviamo da quando ci siamo svegliati in mezzo a una pandemia, starsene in casa oggi non è poi tragico. Confrontiamolo con ciò che accadeva a Firenze quando Dante muoveva i suoi pensosi passi (senza mascherina, che con quel naso sarebbe pure stata ostica). Oggi cartongesso che lascia ascoltare il webinar seguito dal vicino, ma allora pareti in legno che prendevano fuoco con la frequenza degli aliti di vento. Oggi un comodo water sul quale riflettere in merito al sito dell’INPS, allora rustici angoli di casa e getti di deiezioni direttamente dalle finestre; oggi memory foam e pigiamino con Catwoman, a quei tempi il duro abbraccio del suolo e i vestiti addosso anche di notte. Oggi tutorial sul tagliarsi i capelli da soli e allora ore intere sotto al sole con un cappello senza calotta per ottenere un buon biondo elegante. Altro tema: per Lungarno siete sempre molto belli, ma notiamo che la cintura stringe e le gote tirano. Ai tempi di Dante, scodella in legno grezzo condivisa con altri (in barba al distanziamento sociale!), vinaccia annacquata per non perdere l’allegria, zuppe di legumi e tanto, tanto pane. A occhio, anche in quarantena avete usato tanto, tanto pane, ma ci avete messo sopra di tutto, ve lo siete fatto portare ripieno in delivery e soprattutto una boccia d’Aperol tra congiunti ha risolto vari grigi pomeriggi. Non è solo oro, però. Nell’imprecare per questa situazione, guardando il cielo stellato, non tutti sarebbero capaci di sortirsene con “O gloriose stelle, o lume pregno / di gran virtù, dal quale io riconosco / tutto, qual che sia, il mio ingegno” (Paradiso, XXII). Questo va detto.
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LIBRI E LIBELLULE di Beatrice Tomasi
I MESTIERI DEL LIBRO BESTIARIO EDITORIALE di Carlo Benedetti
L’agente letterario
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I Dimezzati Storie vere di uomini e donne a metà
TRL Magazine – luoghi e persone fuori dai radar ha dato vita, nel 2018, a un progetto editoriale incredibile e inedito: libri-reportage che indagano, con sguardo curioso e senza risultare un’accozzaglia di storie posticce o morbose, le vite di “illustri sconosciuti”. Si tratta di reportage narrativi, contenuti all’interno di un oggetto che pare provenire da un altro tempo, un volumetto magari appartenente a un nonno appassionato di manuali scientifici. Il progetto grafico, la copertina rigida, il suo colore, trasmettono subito l’impegno e la passione che vi stanno dietro: sfogliare le pagine diventa a sua volta un atto esplorativo da mettere in pratica con cura, ma senza timore, per attraversare lo specchio e andare alla scoperta di altre dimensioni. Gli ultrauomini è il primo volume della “Trilogia normalissima”, ed è appena uscito il secondo, I dimezzati. Contiene 13 reportage narrativi, 39+1 fotografie da un archivio quasi-perduto (una selezione di fototessere allegate alle migliaia di cartelle cliniche dell’ospedale psichiatrico San Niccolò di Siena). Si apre con il reportage di Michele Vaccari, La montagna disincantata, e si chiude con il resoconto di un incontro semidivino di Stefano Sgambati. Ma chi sono i dimezzati? “Sono uomini e donne a metà, o dalla doppia vita. Dimezzati sono anche i luoghi. I dimezzati sono incompleti, spaccati, mancanti, divelti e inesplorati: come noi. E Tom Cruise”. È come se CTRL, un attimo prima della catastrofe, avesse ricominciato a mostrarci il disagio della civiltà, la controparte di noi stessi e le nostre aporie. Prima con i “terrestri d’Italia in contatto con altre dimensioni”, adesso tramite chi vive in bilico tra due mondi o tra due io che non riescono a congiungersi. O, addirittura, attraverso “l’altra metà della vita”, come nel reportage di Valerio Millefoglie che fa esperienza, Nel mondo dei sonni, della parte di essa che trascorriamo dormendo. Una lettura perfetta (che arriva proprio dall’immediata periferia di Bergamo, una delle province più colpite dal Covid-19) per provare a ricomporci dopo questi mesi – o scoprire parti di noi ancora sconosciute, in attesa del capitolo finale.
arwin ci insegna che, a variazioni nell’ecosistema, corrispondono variazioni nelle specie che lo abitano. Per questo da quando il numero di (aspiranti) scrittori supera il numero dei lettori, ha fatto la sua comparsa l’agente letterario. L’agente letterario si prende la briga di leggere le decine e decine di manoscritti che arrivano ogni giorno a chiunque abbia voglia di leggerli. I migliori agenti passano il tempo anche a sorvegliare i social più ‘autoriali’ (uno per tutti: wattpad) per scoprire se qualcuno, da qualche parte, non sappia magari scrivere. Ovvero: non sappia scrivere qualcosa che vende. Quando questo succede, come falchi pecchiaioli, si buttano sull’autore offrendo un semplice accordo, uno dei più antichi: fidati di me e io ti sistemo (o, più professionalmente: lavora con me e troveremo un editore per il tuo manoscritto). Esistono, però, due tipologie di agenti letterari: da una parte chi conosce tutti gli editori, il mercato, donne o uomini con un fiuto ineffabile per quello che funziona, che amano veder nascere un bel libro; dall’altra, pirati, spesso (aspiranti) scrittori falliti, che cercano di guadagnare sull’ego smisurato di tutti noi. Riconoscerli è facile: se vi dicono che siete il nuovo Hemingway, che il manoscritto è f-a-n-t-a-s-t-i-c-o, occhio. Non è vero. Dove puoi trovarlo in città? Le Lettere (https://www.lelettere.it/), nata da una costola della casa editrice Sansoni, si dedica a letteratura e pubblicazioni accademiche. Millecinquecento titoli per partire da Firenze e arrivare in Europa e nel mondo.
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di Tommaso Chimenti
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ontinua il nostro viaggio tra le personalità del teatro fiorentino per avere il polso del settore artistico in città in questo momento di chiusura forzata e lo abbiamo fatto stavolta con Giancarlo Mordini, direttore artistico del Teatro di Rifredi. Come hai vissuto queste settimane senza teatro? Che iniziative avete preso in queste settimane? “Decisamente male perché io sono un uomo di azione e ho bisogno di vivere il teatro quotidianamente, osservare il pubblico che entra in sala, verificare come
LAVIGNETTA
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Giancarlo Mordini e la quarantena prolungata del teatro reagisce durante gli spettacoli. Spettacoli che abbiamo scelto con tanta cura, attenzione, passione, amore. L’alchimia che quotidianamente si crea tra gli attori e il pubblico per me è linfa vitale. È adrenalina pura. Interrompere da un giorno all’altro questa osservazione in pieno svolgimento di una stagione estremamente positiva per il Teatro di Rifredi è stato un bruttissimo colpo. Forse la sofferenza maggiore è seguire inerme il calendario affisso nello studio di casa pensando: oggi ci sarebbe stata la prima di questo spettacolo, oggi l’ultima replica, fra tre giorni un nuovo debutto. Comunque al Teatro Rifredi abbiamo tempestivamente cercato di spostare tra ottobre/ dicembre 2020 gli spettacoli “re-
di Lafabbricadibraccia
cuperabili”, poi abbiamo coniato l’hastag #ilteatrononsiferma da cui successivamente Lorenzo Degl’Innocenti, Roberto Andrioli e Fabrizio Checcacci hanno sviluppato un appuntamento serale su Youtube con tantissimi artisti che hanno voluto “donare” delle perle per restare in contatto con il pubblico. Quindi chiusi purtroppo; ma non certo immobili”. Come pensi che il teatro italiano possa risollevarsi da questo cataclisma? “Sarà complicato perché il Governo si è già pronunciato: saremo tra le ultime categorie a ripartire. La sicurezza dei lavoratori e del pubblico sono la prima e fondamentale preoccupazione. Mi conforta la linea intrapresa
dall’Assessore Tommaso Sacchi insieme ad altri 12 assessori di altre città e Regioni che hanno aperto una trattativa diretta con il Ministro Franceschini: ci sarà bisogno di un’azione importante di rilancio quando potremo riaprire le nostre sale. Sento voci, anche autorevoli, che sostengono che “il teatro non potrà essere quello di prima” francamente non credo a una epocale “rivoluzione”. Più che di filosofia c’è bisogno di buon teatro. Auspico che questa forzata pausa aiuti tutto il settore a riflettere maggiormente su cosa sia indispensabile produrre e proporre al pubblico. Detto questo resto fiducioso perché ricevo continue dimostrazioni di mancanza di teatro”.
Torneranno i live a giugno? Lo abbiamo chiesto a Gianni Pini di Giulia Focardi foto di Paolo Soriani
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l Coronavirus ha messo in ginocchio il mondo dello spettacolo dal vivo che sta cercando di trovare una strada per ripartire. Il 1° giugno è la data che forse segna uno spartiacque per una possibile ripartenza, ma in che modo e soprattutto a quali condizioni? Lo abbiamo chiesto a uno dei simboli di questo settore, non solo a Firenze e in Toscana ma in tutta Italia: Gianni Pini. Il 1° giugno come simbolo della ripartenza: cosa ne pensi a riguardo? “È una data attesa da tempo. Se verrà confermata in Decreto dal Governo, ci sarà almeno una possibilità per riattivare quell’articolato e diffuso ambito di offerta di cultura e spettacolo che è linfa vitale del nostro sistema e nelle aspettative delle persone. Le condizioni però saranno
durissime e non tutti gli operatori forse se la sentiranno di ripartire già da giugno”. Come e in cosa cambierà la fisionomia delle rassegne musicali dopo questa situazione di emergenza? “Purtroppo diminuiranno gli eventi, sia per la complessità degli adempimenti richiesti sia per le diverse capacità di adattamento. Dalle notizie che abbiamo saranno consentiti solo concerti “seduti” quindi con una forte limitazione per la musica rock, per i grandi concerti. I concerti jazz potranno in gran parte essere proposti ma anche qui attenzione al numero degli artisti sul palcoscenico. Molto complesse anche le azioni sceniche di teatro o di danza. Sarà quindi un’offerta più parziale rispetto a quanto potremo vedere finita l’emergenza. Sarà indispensabile creatività e capacità di reinventarsi e, forse, tutto quello che nascerà non andrà perso ma arricchirà le future possibilità creative”.
BAR SPORT Prove tecniche di riapertura del bar di Riccardo Morandi
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’uomo del bar sport è provato. Inutile girarci intorno, non sono bastati i canali tematici o gli abbonamenti premium a TUTTE le piattaforme che trasmettevano sport financo in bianco e nero. L’angoscia, l’alienazione e la solitudine hanno sopraffatto l’ego sportivo più profondo. In giugno si sarebbe visto il tale su due ruote in maglia rosa trionfare, si sarebbero visti tennisti sul rosso di Parigi, avrebbero volto al termine gli sport
Su cosa dovremo contare per far ripartire il settore dello spettacolo dal vivo, a tuo parere? “Lo spettacolo deve essere sostenuto e non abbandonato. Le capienze dei teatri saranno ridotte per il distanziamento e, per molto tempo, le persone avranno paura di ritrovarsi a “stretto contatto” con tante altre persone. L’autofinanziamento sarà quindi forzatamente ridotto. Lo Stato sta prevedendo forme di sostegno attraverso fondi ordinari e straordinari. Speriamo possano fare altrettanto Regioni e Comuni. Ma al di là dei soldi sarà importante recuperare il senso di comunità: artisti, operatori ed il pubblico dovranno tornare ad incontrarsi ed a voler rinnovare la magia dello spettacolo dal vivo”.
di squadra con la palla e il fermento del calciomercato sarebbe stato ai massimi livelli. Niente di tutto questo ha sconfitto però l’uomo del bar sport: qualcosa si stava muovendo, qualcosa si è mosso. Simulando una strana normalità la sua attenzione si rivolge adesso sugli atleti, che stanno tornando ad allenarsi: l’immaginazione di un tempo su calciatori in ritiro, nuotatori al duro lavoro, cestisti concentrati in palestre odoranti di sudore e risonanti di sgommate su parquet è però congelata. Cosa succederà? Si domanda il nostro amico? Il distanziamento appare un ostacolo più insormontabile di una maratona in Bolivia a 6300 metri. L’allenamento degli atleti degli sport di contatto come avverrà? Con sedute singole e lezioni di tattica a base di simulatori, tipo quelle che tutte le sere popolano gli
Saranno indispensabili creatività e capacità di reinventarsi
schermi degli avventori sportivi? Dura a digerire, dura a pensare. Immaginiamo una Pellegrini tuffarsi in una piscina dove l’acqua e cloro lascia il posto ad acqua e amuchina. Un rugbista senza mischia a scontarsi con dei pupazzi in mezzo al rettangolo verde. Un lanciatore di peso spalmare gel sulla sfera prima di lanciarla. Senza pensare alle discipline sportive che nel 2024 diverranno olimpiche, come il biliardo. Voli pindarici mentali ci condizionano in questa fase di riapertura. E condizionano anche il nostro amico del bar sport, che nel frattempo ha iniziato da solo il cosiddetto workout, ovvero il lavoro per mantenersi in forma in casa, alzando casse di acqua minerale davanti allo schermo del suo smartphone. Amico, il bar sta riaprendo, e siamo sicuri che arriverai in piena forma. 23
FIRENZE NO COST di Marco Tangocci e Davide Di Fabrizio
LE FAVOLOSE
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Firenze NoCost è la guida (anti)turistica più pazza che ci sia e i suoi autori hanno mappato per anni fontanelle, vinai, scorciatoie, trattorie sconosciute; portano in giro storie, immagini, suoni di questa città. Per i lettori di Lungarno consigliano “le favolose due e mezzo”, divise per rione. www.nocost.guide
Food delivery
A sud dell'Arno
La riscossa di trattorie e botteghe di Raffaella Galamini foto di WeRad
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Firenze il food delivery era in mano a tre, quattro grandi piattaforme fino a poche settimane. Il lockdown di ristoranti, bar e negozi ha costretto tanti esercenti a trovare un’alternativa per salvare l’azienda. In molti hanno deciso di puntare sulle consegne a domicilio, anche alcune storiche attività. Nessuno avrebbe mai immaginato che trattoria Mario e Sergio Gozzi in San Lorenzo o Sabatino in San Frediano potessero dopo anni e anni di tradizione alle spalle scoprire il mondo dei rider e del delivery. Da Burde ha addirittura aperto nuovi scenari proponendo tra i prodotti da consegnare a domicilio pure la bistecca alla fiorentina. Potenza del Covid-19. Ad approfittare delle nuove opportunità sono state anche botteghe artigiane storiche e prestigiose: così il macellaio poeta Dario Cecchini è sbarcato nel mondo dell’e-commerce con il pacco di conforto “Porco maiale”, mentre la Macelleria Falorni ha scoperto il delivery. Se Il vecchio e il mare e l’Antico Vinaio già da tempo avevano organizzato il servizio delivery, altre pizzerie e paninoteche ne hanno seguito l’esem-
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pio: Santarpia, Giotto, Pugi. Si sono accodate anche le gelaterie da Badiani a Vivoli, dal Bondi al Perché no e alla Sorbettiera: quest’ultime hanno ottenuto risultati eccellenti, complice il gran caldo del mese d’aprile. Perfino il mondo del caffè è salito in motorino per consegne espresse sotto tutti i punti di vista. A saltare sul treno del delivery anche l’Harry Bar che non ha rinunciato a garbo ed eleganza neanche in questa occasione. C’è chi come l’agenzia fiorentina WeRad ha sfruttato l’opportunità per rendere glocal l’e-commerce. È nata così “We support locals”, la piattaforma per il fast delivery, che consente alle attività di vicinato di sfruttare le opportunità offerte da take away e consegna a domicilio. Una proposta che copre tutte le diverse categorie merceologiche, offrendo pacchetti completi di tutto: piattaforma, sito web, avviamento social e servizio fotografico.
Ad approfittare delle nuove opportunità sono state anche botteghe artigiane storiche e prestigiose
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RISTORANTE “DA RUGGERO”
VIA SENESE 89R LUN 12-14.30, 19.30-22.30 GIO-DOM 12-14.30, 19.30-22.30
È una trattoria ma i prezzi e la qualità sono da ristorante. Se volete cibarvi toscano ma senza badare troppo alle spese è il posto giusto: qui è praticamente impossibile mangiar male visto che le ricette sono le stesse da quarant’anni e in cucina saprebbero realizzarle a occhi chiusi e con le mani legate. Voi seguite la tradizione, quindi iniziate con una zuppa (8€) e proseguite con l’arista al forno (12€) o col piccione (15€). Lasciarsi distrarre dal rosso della casa.
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STREET FOOD “LA TAVERNA DI POLDO” VIA A. DEL POLLAIOLO 148 LUN-DOM 21-300
Da Poldo il tempo evidentemente si è fermato. Si è fermato a mangiare un panino, s’intende, e se ne sta lì da una decina d’anni ormai visto che qui non è cambiato niente: stessa location, stessi tavoli, stessi panini fatti al momento, stessi prezzi. Sì perché un panino costa ancora 3,50€ e lì dentro, tra le fette di pane, c’è anche una discreta qualità. Se avete voglia di arrivare da queste parti sappiate che per molti è la migliore panineria notturna della città.
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BELLOSGUARDO
La collina di Bellosguardo la conoscete di certo, ché l’è reato ‘un conoscerla! Ci si sale da piazza Tasso ma, prima di arrivare al belvedere di via Roti Michelozzi, godetevi Villa dell’Ombrellino e i suoi passati e celebri ospiti: Galileo, Garibaldi, ma anche Foscolo e Montale. Gente che aveva buon gusto, non credete?
F R AST UO N I di Gabriele Giustini
LUCIO LEONI “Dove sei pt. 1”
ROLLING BLACKOUTS C.F. “Sideways to New Italy”
FIONA APPLE “Fetch the Bolt Cutters”
“Dove sei pt.1” è il terzo lavoro di Lucio Leoni ed è la prima di due uscite programmate per questo 2020. Si tratta di un primo intermedio di otto brani per un totale di sedici che ci raccontano il dove del tempo dello spazio in una sorta di trilogia anticipata prima da “Lorem Ipsum (gli spazi comunicativi)” e poi da “Il “Lupo Cattivo (il bosco da attraversare)”. Leoni è bravissimo nel rendere fruibile una base spoken – Ursula Rucker, Akua Naru, Kate Tempest – a chi non ha mai ascoltato niente di quel mondo. Con un paragone sciocco, è un po’ il giochino con cui i Chemical Brothers attrassero allora i fan della musica alternative e indie, perché indie, all’epoca, aveva un senso. Allora qui convive un background che parte appunto dallo spoken word, passa dal rap, al folk, fino alla canzone d’autore, sfiorando il jazz e la canzone teatro. Un’enorme boccata di uscita in un panorama italiano spesso privo di coraggio e costantemente alla ricerca di un ingresso in qualche playlist di quelle che contano. Niente di tutto ciò in brani come ‘Il Fraintendimento di John Cage’, ‘Dedica’ (con ospite Francesco di Bella), ‘Mi dai dei soldi’ (con ospite Andrea Cosentino) e soprattutto l’eccezionale San Gennaro con un ingresso di fiati da brividi. Nella speranza che la pt. 2 abbia simili frecce nell’arco, intanto bravissimo.
Dopo un paio di EP, grazie al secondo dei quali è iniziata la collaborazione con Sub Pop, e un primo album dalla lunghezza tradizionale, “Sideways to New Italy” è il nuovo disco degli australiani Rolling Blackouts Coastal Fever, per gli amici Rolling Blackouts C.F. Dopo mesi passati e vissuti in tour attraverso gli oblò degli aerei o i finestrini dei tour bus, i RBCF raccontano il ritorno a casa. Non tragga in inganno quella New Italy, nonostante la band ami il nostro paese come si vede nel video di ‘Falling Thunder’. New Italy è un piccolo villaggio di poco più duecento anime situato nel distretto del New South Wales in Australia, fondato da un gruppo di Veneziani nel tardo 1800. È più un interrogarsi sul proprio passato e sui luoghi in cui sono cresciuti. Grazie anche alle trame tessute dai tre chitarristi, i RBCF sono campioni mondiali nel creare canzoni indie-pop semplici, fresche, apparentemente disimpegnate e perfette come smuovi chiappa. E quando scriviamo campioni mondiali in ambito indie-pop, la mente viaggia verso una serie di band a noi tanto care come Teenage Fanclub, anche se qui c’è molto ma molto più ritmo. Tutto il disco è accompagnato da quell’aria di cazzeggio e divertimento che rende “Sideways to New Italy” eccellente al pari di “French Press’, il secondo EP sopra menzionato. Presumibilmente il disco della definitiva consacrazione.
È successo che è uscito un nuovo album di Fiona Apple. Si tratta di un disco atteso da circa otto anni e lavoro di un’artista che, a fronte di una carriera iniziata nel ’96 appena diciannovenne, annovera in scaffale solo cinque uscite discografiche in venticinque anni. Nulla in pratica, per una musicista che, se avesse voluto speculare sulle sue capacità, si sarebbe fatta i suoi dischetti ogni due anni, un paio di brani buoni a disco e via. Invece la Apple è sempre rimasta fedele alle sue complicazioni e, nonostante l’ambito mainstream in cui opera, ha sempre tenuta alta l’asticella della qualità. Il problema è nato con quel voto – 10 (i voti dopo le recensioni sono il male) – assegnato da Pitchfork e solitamente assegnato a capolavori assoluti e riconosciuti. Da lì è partita un’inutile disquisizione social, non tanto sul disco ma sul voto. Inspiegabile. Più spiegabile quel che è riuscita a fare la Apple. Forse non il suo disco migliore, ma il lavoro di una musicista dalla classe innata, qui con testi meno sfuggenti del solito e involontariamente diabolica nel rendere in qualche modo pop, arrangiamenti molto complessi, improvvisazioni, suoni casalinghi, cani che abbaiano e sezioni ritmiche schizofreniche, con poco, pochissimo spazio ad uno dei suoi due strumenti, ovvero il piano. L’altro, la voce, è invece protagonista assoluta, balzando leggera tra rantolii e parti cristalline. Ovviamente può e deve entrare il gusto di ognuno di noi, ma “Fetch the Bolt Cutters” è un disco di valore assoluto, dieci o non dieci.
Lapidarie Incisioni/Black Candy
Sub Pop
Epic Records
FRASTUONI SU SPOTIFY
La playlist di Frastuoni è su Spotify. Aggiornata settimanalmente, contiene una selezione dei migliori brani sia italiani che internazionali, in linea con i gusti della rubrica. In copertina Rolling Blackouts C.F. Scansiona il QR code per accedere direttamente e segui la pagina Facebook di Lungarno per rimanere aggiornato. Per reclami, segnalazioni e pacche sulle spalle, scrivi a frastuoni@lungarnofirenze.it 25
PALATI FINI testo e illustrazione di Marta Staulo
Spaghetti alle vongole “fujute”
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’immaginazione è l’attitudine che più abbiamo sviluppato in questi mesi. Abbiamo immaginato il futuro, soluzioni a problemi nuovi e come sostituire ciò di cui abbiamo sentito la mancanza, delle cose perdute come di quelle mai avute. Questa è una ricetta di illusioni e mancanze, che trova la base nella composizione di profumi che ingannano, con una forte componente di creatività e pur sempre con un estenuante mal di mare, laddove mal indica un vuoto incolmabile che solo congiunti sul litorale potrebbero riempire. L’odore del mare è il cuore di tutto, pur essendo il mare il grande assente, perché l’ingrediente principale sono le vongole - ahimè - scappate (“fujute”, in napoletano), per non dire invece che non ci sono state mai. Dopo aver pensato per anni che la ricetta si rifacesse alle ostrichette curiose del poemetto “Il Tricheco e il Carpentiere” in Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò (Lewis Carrol, 1871), ho dovuto accettare l’amara realtà di una notte di fame davanti a un frigo vuoto, quando hai in casa solo aglio, olio, pomodori e prezzemolo e ti manca il mare da morire. Ti manca così tanto che mentre sei a fumare alla finestra e l’acqua bolle ti convinci che sa di mare persino l’odore dell’Arno che senti, con il vento migliore e la giusta dose di irrazionalità della fame di mezzanotte. Anche se cosa ne sarà di questa estate non ce lo diranno le viscere di un pipistrello, potrai immaginarla solo se ti immedesimi in quella vongola, trovando il pretesto per scappare dove vorrai con la stessa inventiva di chi ha dato nome a questo piatto.
A TUTTA BIRRA di Andrea Bertelli
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Fase 3
poi ci troveremo come congiunti nei pub, A bere birre con la mascherina, O forse non ci troveremo mai, In questa riapertura piena di guai” Ci siamo, ecco ci alla tanto attesa riapertura dei rubinetti. Spero nel frattempo ognuno di voi sia riuscito a trovare il modo più opportuno per placare la sua sete, qualsiasi essa sia. In questo caos di congiunti, brindiamo alla riapertura con una birra coraggiosa, l’unica che osò sfidare il Reinheitsgebot, e che secondo antiche ballate, rendeva gli uomini più forti e le donne più belle. Oggi è identificata come la birra di Lipsia, ma la Gose prende il nome dal fiume che attraversa Goslar, cittadina poco ad ovest della capitale della Sassonia. Importante centro minerario, famoso per le sue cave di sale. La caratteristica speciale di questa birra è proprio la sua leggera sapidità, dovuta al sale e all’alto tasso di minerali contenuti nell’acqua del luogo. Per produrre la Gose viene usata una gran quantità di malto di frumento, come per le Weiss. La birra ha una spiccata acidità dovuta ai batteri lattici, usati in fermentazione e contiene sale e coriandolo. Generalmente non è molto alcolica (ABV 4-4,5%) e il suo colore varia dal giallo paglierino al giallo arancione. Il profilo aromatico presenta sentori agrumati di limone e note speziate. Il corpo leggero e il finale secco, leggermente sapido e acidulo la rendono una birra perfetta per l’estate estremamente dissetante e beverina. “Fase 3 al mare, Speriamo di brindare, Mantenendo le distanzeee” Scusa Giuni.
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OROSCOPO di Lulaida illustrazioni di Francesca Arfilli
ARIETE (21 marzo - 19 aprile) Andremo al mare? Mah, sì, no. Poco importa perché ultimamente vivete un po’ alla giornata e, mai come adesso, senza fare programmi, vi sentite bene. Questo non sapere ora non vi dispiace affatto. Continuate così. Food: Moussaka
BILANCIA (23 settembre - 22 ottobre) Siete disorientati perché improvvisamente quello che vi piaceva adesso vi fa ribrezzo: non solo avete cambiato gusti, ma avete sviluppato intolleranze per cose e persone che idolatravate. Bene, siete cresciuti. Forse. In ogni caso non opponetevi al cambiamento, saprà guidarvi in modo eccelso. Food: Cioccolata Fondente
TORO (20 aprile - 20 maggio) Siete passionali, l’abbiamo capito, quindi non avete bisogno di urlare ai quattro venti che amanti formidabili siate. Abbiate un po’ di pace e soprattutto lasciate che anche altri abbiano la loro fetta di attenzione, non rovinate alcuna media. Food: Pappa al Pomodoro
SCORPIONE (23 ottobre - 21 novembre) Giugno è un mese che non vi ha mai soddisfatto, forse perché non è più Primavera ma ancora non è Estate e voi le mezze misure proprio non le amate. Fate questo esercizio: cercate di non pretendere contorni netti, per questo mese osate essere imperfetti e dai bordi indefiniti. Vi sentirete più leggeri. Food: Patatine Fritte
GEMELLI (21 maggio - 20 giugno) Sentite la voglia di libertà, di vestirvi come vi pare, di alzarvi in volo verso posti esotici. Non si può? Questa può essere l’occasione di rispolverare quel vecchio mappamondo che avete in soffitta e stilare la lista di dove andrete quando potrete viaggiare… lo so che non amate programmare, ma è giunto il momento. Food: Formaggio e Miele
SAGITTARIO (22 novembre - 21 dicembre) La Luna piena è passata e voi non ve ne siete accorti? Non temete, certamente ne vedrete un’altra: imparate l’arte del sarà per la prossima volta e otterrete un mal di stomaco in meno. Probabilmente la “prossima volta” è più vicina di quanto pensiate. Food: Asparagi al limone
CANCRO (21 giugno - 22 luglio) Che dite? Proviamo a non piangerci troppo addosso? Il tempo del mea culpa ormai è finito: avete raccolto i pezzi e alla fine avete ricostruito un vaso dalla polvere di quello vecchio, non è da tutti! Provate a indossare un sorriso e fatevi i complimenti. Food: Penne Vodka e Panna
CAPRICORNO (22 dicembre - 19 gennaio) Il mese scorso eravate sottotono, invece adesso sentite una forza che vi esplode dentro. Siete usciti dal letargo definitivamente. Avete la strana voglia di cantare e volete farlo sapere a tutti che state sbocciando. Piano e con cautela, c’è chi potrebbe rosicare non poco. Food: Sacher Torte
LEONE (23 luglio - 23 agosto) No, non avete sempre ragione, d’accordo che spesso siete il centro del vostro universo, ma ultimamente vi state accorgendo che esistono anche gli altri. Altri che hanno opinioni diverse dalle vostre ma che comunque dovete prendere in considerazione. Lo so, una scomoda verità, ma qualcuno doveva pur dirvelo. Food: Pizza (a profusione!)
AQUARIO (20 gennaio - 19 febbraio) Avete seguito dirette streaming, video spiegazioni di come fare il saluto al sole, avete corso intorno al tavolo di cucina, guardato 5 film al giorno e impastato focacce che nemmeno la nonna di Cappuccetto Rosso. Adesso basta, è chiaro che non vi interessano queste cose, ma volete di più e, credetemi, già averlo capito è una grande occasione. Food: Involtini Primavera
VERGINE (24 agosto - 22 settembre) Ammettere di non sapere qualcosa non è nelle vostre corde, ma giugno potrebbe rivelarsi dispettoso e farvi cadere proprio dove pensate di no. Preparatevi ad ammettere che avete dei limiti, almeno sarete preparati e vi renderete conto che dire “non lo so” è quasi liberatorio. Food: Sushi
PESCI (20 febbraio - 20 marzo) Vi siete mai chiesti cosa c’è oltre il cielo che vedete ogni mattina dalla finestra? Vi siete mai chiesti se al vostro animale domestico piace dormire con voi? Vi siete mai chiesti se vi piacerebbe prenderne uno? Vi siete mai chiesti se amate davvero fare il risvolto ai pantaloni? E vi siete mai interrogati su cosa vi piacerebbe davvero? Ecco iniziate. Food: Uova alla Benedict 27