Lungarno n. 85 - giugno 2020

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Quattro matrimoni e un’emergenza di Valentina Messina

illustrazione di Dootcho

P

ensare che ero riuscita a fare tre cose che non avrei mai pensato di fare. Ricevere una romantica proposta, anzi la Proposta; mettermi a dieta senza non poche difficoltà, salutando per un lungo periodo i miei amici carboidrati; riuscire a convincere un ragazzo classe 1932 (mio nonno) a prendere un aereo per venire a trovarmi in Toscana dal profondo sud Italia. Tutto perché avevo deciso di sposarmi. L’ammmore c’era, il vestito c’era, il catering, le luci, il fotografo e forse anche le bomboniere solidali, c’erano. Ma ti pareva che a pochi mesi prima del fatidico sì non scoppiava un’epidemia mondiale che avrebbe sparigliato le carte in tavola? Un inaspettato colpo di scena, peggio della carta “Imprevisti” del Monopoly, degno solo di una sceneggiatura alla Shonda Rhimes. Ma come hanno attutito il colpo le realtà che lavorano nel wedding?

Lo abbiamo chiesto ad alcuni addetti ai lavori, che in Toscana hanno registrato gravi perdite, senza ricevere molte tutele. Sara, wedding planner ci racconta che, lavorando per il 99% con stranieri, sta cercando di lanciare un messaggio positivo a tutte le coppie incentivandole a spostare le date. “Ciò che ripeto loro è che questo impedimento è di natura temporanea. Non sappiamo quali saranno le restrizioni e non possiamo fare molte previsioni, il nostro ruolo adesso è di consigliare gli sposi quanto meglio possibile”. Federico, videomaker co-founder di Waterfall Visuals aggiunge che “lavorando principalmente con persone che viaggiano da stato a stato, stiamo assistendo le coppie con estrema flessibilità, posticipando date e proponendo nuove location. A livello eco-

nomico, i danni fatti dalla fase 1 sono stati considerevoli, e gli strascichi saranno lunghi, ma siamo fiduciosi in una ripartenza più consapevole”. Sposarsi con bouquet e mascherina o recitare le promesse in streaming è una scelta coraggiosa ma, per me, anti romantica. Che matrimonio sarebbe senza l’amico ubriaco, la mamma commossa, lo zio con la cravatta sbagliata, gli amici terroni e i piedi dolenti per i tacchi?

Shakespeare, un classico senza tempo… e senza età! di Camilla Guidi

foto di Francesca Di Giuseppe

I

n un momento non semplice per le residenze per anziani, che hanno pagato un prezzo altissimo per questa terribile emergenza sanitaria, siamo molto felici di parlare di una struttura speciale dove negli ultimi anni sono stati attivati progetti culturali estremamente originali e interessanti. Stiamo parlando della RSA “Il Giglio” all’Isolotto dove, partendo dalla consapevolezza del frequente senso di abbandono e di esclusione sociale che una società difficile e in rapido mutamento riserva agli anziani, Alessio Martinoli (con la collaborazione di Francesco Dendi e Francesco Ferrieri) cinque anni fa ha ideato un progetto di coesione volto all’avvicinamento generazionale tra anziani e adolescenti attraverso un laboratorio di teatro gratuito. Il progetto si chiama RSSA (dove alla consueta esse di socio-sanitaria si aggiunge quella di shakespeariana) e prevede la realizzazio-

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ne ogni anno di uno spettacolo teatrale che porta in scena un’opera del poeta inglese William Shakespeare. Dopo gli spettacoli di Amleto, La commedia degli errori, Romeo e Giulietta e Sogno di una notte di mezza estate (che nel 2019 è stato presentato nella rassegna di teatro estivo di San Salvi) quest’anno gli ospiti della residenza stavano lavorando su La Tempesta quando le prove si sono dovute interrompere a causa del virus. Grazie a questo progetto la struttura - che ospita anche residenze artistiche per compagnie teatrali e incontri con poeti - riesce a conferire la preziosa possibilità agli ospiti di rimuovere le barriere con l’esterno e di manifestare la loro presenza nella società attraverso uno strumento come quello del teatro, così essenziale per la collettività e la capacità di mettere insieme le persone. E se il miglior antidoto all’isolamento e all’esclusione è quello di avere una voce, è ancora più potente se questa voce ha l’intensità delle meravigliose parole di William Shakespeare. Speriamo dunque sia presto possibile tornare ad ascoltarle.


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