l'Unità Laburista - Il successo d'una scelta - Numero 5 del 31 luglio 2019

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Inchiesta

Yemeneide di Umberto DE GIOVANNANGELI

Il Golfo Persico è al centro dell’attenzione internazionale. I riflettori mediatici si sono accesi sulle petroliere “silurate”, sui droni abbattuti, su accuse, minacce, esibizioni mediatiche muscolari tra Washington e Teheran. Ma video, accuse e controaccuse, stornano l’interesse sulla tragedia senza fine che si sta consumando, nel disinteresse complice della comunità internazionale in Yemen. Un disinteresse di facciata, dietro al quale si celano affari miliardari di armi vendute dagli Usa e da diversi Paesi europei, all’Arabia Saudita: bombe “made in Italy” usate per far strage di civili da parte della coalizione anti-Houthi (la minoranza sciita a sua volta armata dall’Iran). Guidata da Riyadh. Parlare di Yemen è un obbligo morale, prim’ancora che professionale, dando conto delle drammatiche denunce di quelle agenzie umanitarie che, eroicamente, continuano a operare sul campo. In Yemen una donna e sei neonati muoiono ogni due ore a causa di complicazioni durante la gravidanza o il parto, lo afferma l’Unicef nel primo di una serie di report sulla salute materna e infantile nel paese. Secondo Henrietta Fore, direttore generale Unicef: “Dare alla luce un bambino in Yemen può troppo spesso trasformarsi in una tragedia per intere famiglie. Decenni di sottosviluppo e anni d’intensi combattimenti hanno lasciato sull’orlo del collasso totale i servizi pubblici essenziali, compresa l’assistenza sanitaria fondamentale per le madri e i bambini.”. 5


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