Martinelli - Mondin - Pomaro - Quanilli - Rensi - Rizzi - Russo
plurali e flessibili, dei quali anche le strutture sanitarie o socioassistenziali possano essere considerate effettivamente una parte. In tutto questo prende forma l’impellenza di pensare a un ruolo di regia professionale, nella quale il Servizio Sociale troverebbe una sua collocazione connaturata per la capacità di fare sintesi tra il care e il cure, tra il formale e l’informale, con percorsi progettuali fondati sul principio di sussidiarietà ma, soprattutto, eticamente fondati a sostegno dell’autodeterminazione di ogni individuo.
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Maria Cristina Pomaro opera da lungo tempo presso il Centro Servizi Casa Madre Teresa di Calcutta – OPSA di Padova e da questo osservatorio privilegiato si è approcciata con l’esigenza di considerare la tematica del fine vita per le persone inserite nei centri servizi, sia diurni che residenziali, per non autosufficienti, considerati come luoghi di vita e nodi territoriali della più estesa rete dei servizi. La prospettiva considerata vede il transito dal territorio ai centri servizi sostenuto da necessari progetti multidimensionali di continuità, capaci di garantire percorsi di presa in carico dei bisogni che mantengano elevata l’attenzione ai principi bioetici e in grado di custodire e favorire le relazioni della persona e della famiglia nella condivisione delle scelte e delle cure, fino al fine vita e oltre. È necessario scrivere e parlare della vita nei centri servizi per contrastare la tendenza a rendere “invisibili” le persone non autosufficienti o con malattie inguaribili, restituendo la medesima visibilità ai tanti professionisti che si impegnano quotidianamente per dare un’assistenza inclusiva e competente, migliorando la qualità dei servizi. Il contributo è stato scritto prima della pandemia in corso: siamo certi che i nuovi scenari impongano ulteriori riflessioni e sviluppi a partire anche dalle conclusioni proposte, pur consapevoli che le attuali organizzazioni sono frutto della risposta a un momento emergenziale. Il Servizio Sociale ha dovuto pesantemente abdicare al suo ruolo di costruzione di relazioni, di accompagnamento nei percorsi, anche del fine vita, e di sostegno delle scelte libere e consapevoli delle persone. Ha dovuto accogliere e dare un senso soprattutto al profondo dolore che il distanziamento fisico ha portato con sé. Il ritorno a ciò che era il “prima” sarà possibile? Questo interrogativo pervade la coscienza di ognuno, ma per i professionisti il vero interrogativo è come poter creare nuovi modelli organizzativi, efficaci ed efficienti che, a partire da quel “prima” riescano a
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