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di Antonio Cosentino Cari lettori, il periodo è davvero difficile, ognuno di noi è chiamato a fare la propria parte. L’attacco virale coronavirus ormai classificato a livello di pandemia è un’emergenza dai due volti: sanitaria ed economica che sta vivendo il mondo intero. A noi cittadini in queste ore deve interessare la prima, mettendoci al riparo da brutte sorprese. Osserviamo i protocolli con tranquillità e lucidità, qualche settimana di vita casalinga ci permetterà di valorizzare tutto quello che la nostra inventiva ci suggeriva di realizzare. L’hashtag andrà tutto bene, una delle frasi simbolo di queste settimane incentrata sulla lotta al coronavirus e l’arcobaleno uno dei simboli per eccellenza della speranza, con i suoi sette colori, è da sempre un segno positivo, di pace, di voglia di un sorriso e della certezza che dopo la tempesta arriva sempre il sole. Nasce così l’idea di una catena di ottimismo a colori, che lega tutta l’Italia per gridare al mondo che #andratuttobene, che dà fiducia a chi se ne fa portavoce in ogni forma, per superare questo momento difficile. Dobbiamo crederci e presto torneremo a incontrarci nei nostri corridoi, forse migliori, più consapevoli dei tanti doni che abbiamo e che spesso sottovalutiamo, vorrà dire che il nostro Paese avrà superato questo periodo. E’ l’occasione per dimostrare in concreto la modalità del lavoro a distanza e sfruttare le innovazioni tecnologiche in modo propositivo. Abbiamo accettato la sfida, il Notiziario c’è, proprio per essere più vicini a voi il numero di marzo sarà pubblicato sul web in versione integrale. In questo numero vi raccontiamo come la Marina, sin dalle prime fasi della pandemia, iniziata già con il recupero e la messa in sicurezza dei passeggeri italiani in Giappone, a bordo della nave Diamond Princess ha dato il suo contributo. Medici e infermieri con le “stellette” di tutte le Forze armate, si sono messi a disposizione del Servizio Sanitario Nazionale per fornire la loro professionalità e fare squadra con il mondo civile, in una frenetica corsa contro il tempo. Continua interrotta l’operatività della Forza armata impegnata, come sempre, su molteplici fronti, anche lontani dai confini nazionali. Nave Bergamini, dopo aver terminato il richiamo addestrativo svolto nel mese di gennaio, insieme al personale del Centro di Addestramento Aeronavale della Marina, altra eccellenza di una Forza armata dalle molteplici sfaccettature, è impegnata nel dispositivo dell’operazione Atalanta in Oceano Indiano. La missione europea persegue obiettivi che si possono riassumere con il libero e consentito uso del mare, di salvaguardia del World Food Programme oltre ad azioni di local leader engagement, per tessere una relazione di rapporti con le comunità locali e di local capacity building, in un’efficace azione di diplomazia navale internazionale. Un’interessante intervista vi porterà nel cuore del Secondo Gruppo Navale della Nato, del quale l’Italia ha recentemente assunto il comando e della Dynamic Manta, (DYMA), un’esercitazione di livello internazionale svolta nelle acque antistanti Catania. Alla DYMA la Marina ha preso parte da protagonista con la fregata Carabiniere, flagship, con nave Fasan, i sommergibili Salvatore Todaro e Romeo Romei e con gli elicotteri del 3º Gruppo Elicotteri di base nella stazione elicotteri di Catania. Il personale del Gruppo Operativo Incursori ha promosso e condotto, con i colleghi del Comando Interforze per le Operazioni delle Forze Speciali, un workshop sull’addestramento orientato all’utilizzo di tecniche e strategie di soccorso alle vittime in contesti non permissivi o ostili. La ricerca della preparazione migliore in tutti i campi, in contesti cosi particolari come quelli in cui operano le Forze Speciali, può significare salvare una vita umana. E per rimanere nel settore delle eccellenze, vi rendiamo testimoni “dell’inizio di un lungo viaggio”. Una anticipazione, nel prossimo numero dedicheremo un approfondimento su come la Marina, insieme alle altre Forze armate, è in prima linea per fare sistema e dare il proprio contributo nelle misure di contrasto alla diffusione del coronavirus. Un contributo articolato che coinvolge diverse componenti impegnate nel trasferimento di personale e dei materiali necessari a intervenire dove c’è più bisogno, da nord a sud, come a Jesi, dove, mentre questo Notiziario va in stampa, è in corso l’allestimento di un ospedale da campo della Marina. Dedicheremo, quindi, un approfondimento a queste operazioni, inserendole anche in un inquadramento storico che ripercorra tutte quelle emergenze in cui la Marina e le altre Forze armate sono intervenute a sostegno del Paese. Parleremo anche dell’attività di nave Rizzo, intervenuto in due attacchi di pirateria in soccorso a due mercantili nel golfo di Guinea, e tante altre notizie. Buona lettura.
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SOMMARIO
Il Notiziario della Marina è una testata giornalistica mensile fondata nel 1954
marzo 2020
Registrazione: Tribunale di Roma n.396/1985 dell’ 8 agosto 1985 Proprietà Ministero della Difesa Editore Ministro della Difesa Marina Militare - Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione
DIRETTORE RESPONSABILE Antonio COSENTINO
REDAZIONE Luciano REGINA, Pasquale PRINZIVALLI, Emanuele SCIGLIUZZO D IREZIONE E R EDAZIONE Marina Militare - Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione Notiziario della Marina - piazza della Marina, 4 - 00196 Roma - tel. 06.3680.5556 mail: notiziario.marina@gmail.com segreteria e abbonamenti tel. 06.36806318 partita iva: 02135411003 N ORME
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La collaborazione è aperta a tutti, gli elaborati, inediti ed esenti da vincoli editoriali, esprimono le opinioni personali dell’autore, che ne assume la responsabilità. La Direzione si riserva il diritto di dare agli articoli il taglio editoriale ritenuto più opportuno. Gli articoli, concordati con il Direttore, dovranno essere corredati di foto (formato .tif o .jpg, di dimensioni minime 18 x 13 cm, con risoluzione a 300 dpi) e didascalie esplicative; gli elaborati dovranno essere redatti evitando l’uso di acronimi, che eventualmente vanno esplicitati. L’accoglimento degli articoli o proposte di collaborazione non impegnano la Direzione alla pubblicazione nè alla retribuzione. © Tutti i diritti sono riservati.Testi e foto non possono essere riprodotti senza l’autorizzazione del Direttore. COME ABBONARSI Le modalità di sottoscrizione sono: - versamento di € 20,00 con bollettino postale CCP 001028881603 oppure - bonifico bancario - codice IBAN IT26G0760103200001028881603 intestati a Difesa Servizi s.p.a. con la causale: abbonamento al Notiziario della Marina. Effettuato il pagamento è necessario inviare copia via mail a: notiziario.marina@gmail.com oppure per fax al numero 06.36803396, con i dati completi (nome, cognome, indirizzo, telefono, codice fiscale e mail).
Stampa: Fotolito Moggio srl, Villa Adriana - Tivoli
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L’editoriale di Antonio Cosentino
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Tutti insieme ce la faremo!
di Giuseppe Cavo Dragone
Pandemia da COVID-19, la Marina schiera medici ed infermieri di Osvaldo Marchese Nave Carlo Bergamini in Operazione Atalanta
di Fabio Santomauro
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Dynamic Manta 2020, la NATO si esercita nel Mar Ionio di Emanuele Scigliuzzo
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L’addestramento dei soccorritori militari del Gruppo Operativo Incursori di Gianluca Degani
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L’inizio di un lungo viaggio di Giampaolo Trucco
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Il Capo di Stato Maggiore della Marina in visita al Pentagono
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Siglato l’accordo per la valorizzazione dell’isola Palmaria di Alessandro Lentini
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L’ultima volta di nave Scirocco di Alessandro Lentini
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Consegnato il Tullio Tedeschi
di Salvatore d’Olivo
Sicurezza marittima, vietato abbassare la guardia
di Osvaldo Marchese
Da venti anni le donne nelle Forze armate
di Emanuele Scigliuzzo
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Scugnizzi a vela di Claudio Romano
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La cooperativa edilizia Nazario Sauro di Antonio Palmieri
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Francesco Morosini di Desirèe Tommaselli
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Domenico Chiodo di Lia Pasqualina Stani
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Bimbi a bordo di Desirèe Tommaselli
chiuso in redazione il 15 marzo 2020
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Tutti insieme ce la faremo! omini e donne della Marina Militare, militari e personale civile di ogni ruolo, grado, incarico e livello di responsabilità, in un momento molto delicato come quello attuale, che si sta rivelando tragicamente arduo per l’Italia e per tante parti del pianeta, di fronte alla sfida di una minaccia dai contorni subdoli come la diffusione pandemica del Covid-19, mi rivolgo a tutti Voi, ovunque vi troviate, per manifestarvi la mia ideale vicinanza e per ringraziarvi ancora una volta per quanto avete fatto e state facendo con il vostro quotidiano servizio nelle fila della Marina Militare, in ogni contesto geografico e d’impiego. Come saprete, la Marina è intervenuta sin dalle prime fasi della gestione di questa particolare emergenza nazionale, rendendo disponibili risorse nel più ampio contesto interforze e inter-istituzionale che caratterizza l’immane sforzo in atto. C’è chi già opera sul campo per questa specifica esigenza. Mi riferisco al personale medico e sanitario della Forza Armata che, con encomiabile spirito di sacrificio è coinvolto in concreto supporto a servizio della collettività nelle aree del Paese più duramente colpite. Colgo l’occasione per rendere loro particolare merito e rinnovargli il calore di tutta la Marina Militare. C’è chi continua a garantire l’assolvimento dei compiti istituzionali della Forza Armata in una dimensione marittima che rimane vitale per il nostro Paese ed è destinata ad esserlo ancora di più con le limitazioni che stanno interessando le frontiere terrestri. Sono
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Il capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone. (foto Silvio Scialpi)
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“ grato e vicino anche a tutto il personale impiegato nei vari contesti operativi che, lontano dai propri affetti, segue con apprensione l’evolversi della situazione. C’è chi si sta predisponendo per assicurare il più ampio supporto possibile della Marina per eventuali esigenze future, tutelandone la resilienza e la piena operatività nel tempo. Non da meno rivolgo il mio ringraziamento anche a chi è coinvolto in queste essenziali predisposizioni. Ovunque voi operiate o stiate concorrendo all’operatività della Marina è fondamentale non abbassare la guardia. Faccio ancora una volta appello allo straordinario spirito di coesione e senso della responsabilità che ci contraddistingue come uomini e donne di mare. Persone avvezze alle difficoltà di una vita con pochi agi, sempre pronte a misurarsi con la forza degli elementi, a goderne le meraviglie e a temerne con il dovuto rispetto la potenza soverchiante, che hanno radicata nel proprio DNA la grande passione per la peculiare scelta di vita intrapresa e la chiara consapevolezza del valore di ‘vocazione’, al servizio delle istituzioni e del prossimo, che ciò comporta. In queste giornate di impegno frenetico, cruciali per fronteggiare le conseguenze
Gli italiani contano su di noi – uomini e donne della Marina militare – e sul contributo che tutti insieme possiamo dare in un momento così delicato per l’intero Paese
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dei contagi già avvenuti e per contenerne l’ulteriore avanzata, questo nostro impegno trova la sua massima espressione; è chiamato in causa in maniera forte e chiede a tutti noi di metterci alla prova, per dimostrare in concreto di essere i degni eredi delle memorabili gesta di quotidiana abnegazione e silente eroismo di cui è punteggiata la storia della nostra Forza Armata. Per il bene di tutti, il Governo ha stabilito alcune misure di carattere eccezionale, che impongono una serie di limitazioni al nostro normale stile di vita. Chiedo a tutti voi – ufficiali, sottufficiali, graduati, marinai, allievi e personale civile della Marina – la rigorosa osservanza di tali disposizioni, con piena responsabilità e consapevolezza della loro cruciale importanza, sia nello svolgimento delle attività di servizio sia nella vita privata. Confido in una risposta corale e determinata da vero equipaggio della Marina. Il Paese si aspetta un comportamento esemplare e sono sicuro che non deluderemo le aspettative come da nostra tradizione secolare. Siate cittadini esemplari! Nel farlo, vi invito a trarre ispirazione da coloro che, da settimane, rendono al mondo dimostrazioni luminose di abnegazione ed altruismo con il loro operato in prima
linea. Cerchiamo tutti, di mantenerci sempre all’altezza di questi ammirevoli esempi di impegno professionale ed incondizionato al servizio del prossimo in difficoltà. Oggi quel prossimo siamo potenzialmente tutti noi, i nostri cari, i nostri colleghi, i nostri vicini e via via l’intera collettività. Sono certo che la vostra risposta sarà come sempre puntuale e generosa. Siate consapevoli che così facendo maturerà ulteriormente anche la consapevolezza di quanto importante possa essere il contributo della Marina in questo particolare frangente. È fondamentale che la nostra capacità di intervento e sostegno sia percepita come un bene essenziale per l’intera comunità nazionale, per favorire il ritorno alle condizioni di normalità. È quindi fondamentale che ciascuno sia pronto a fornire il proprio servizio quando richiesto con la serietà e la professionalità che ci contraddistingue. Nel dimostrare alto senso civico e spiccato spirito di servizio la Marina farà la sua parte nel superare questo momento di difficoltà. La Marina è pronta ad affrontare la difficile situazione con la tenacia, lo spirito di fiducia e lo sguardo oltre l’orizzonte che da sempre ci contraddistingue, confidando nella peculiarità degli uomini e donne di mare e nel nostro senso di servizio. Gli italiani contano su di noi – uomini e donne della Marina militare – e sul contributo che tutti insieme possiamo dare in un momento così delicato per l’intero Paese. Ma come sappiamo bene noi marinai, con la giusta rotta ed il necessario assetto si possono affrontare gli elementi avversi fino a che il vento calerà, il mare spianerà e grazie all’impegno, alla disciplina e alla determinazione faremo rientro in un porto sicuro. Tutti insieme, ce la faremo! Grazie Cavo Dragone
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Pandemia Coronavirus: la Marina schiera medici e infermieri
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La testimonianza di un Ufficiale Medico impegnato insieme ad una task force all'ospedale di Lodi
”
di Osvaldo Marchese
n un momento delicato per il Paese, il mondo militare e quello civile fanno squadra. Obiettivo: contrastare la diffusione del Covid-19.Tutti fanno la loro parte. Così come la Marina militare che - nell'ambito di un più ampio contesto interforze - sin dalle prime fasi dell'epidemia ha partecipato a numerose attività. In primis lo scorso febbraio con il recupero dei passeggeri italiani a bordo della nave Diamond Princess in Giappone. Il contributo della Marina è stato di due ufficiali medici e un sottufficiale infermiere, i quali hanno collaborato con un team sanitario di biocontenimento. Nel corso dell'operazione i medici con le stellette, in coordinamento con gli specialisti dell'ospedale Spallanzani di Roma, hanno creato un vero e proprio cordone sanitario consentendo ai nostri connazionali di rientrare in Patria in tutta sicurezza e, soprattutto, impedendo la potenziale diffusione del virus. Da lì al Nord Italia il passo è stato breve. Davanti all'aumento dei contagi e, quindi, a fronte di una richiesta sempre maggiore di assistenza medica, la Marina ha raccolto l'appello della Protezione Civile coordinato dal Comando Operativo Interforze, mettendo a disposizione il proprio personale sanitario a supporto del Sistema Sanitario Nazionale. Lo scorso 5 marzo, infatti, una task force è giunta presso l'ospedale Maggiore di Lodi, in Lombardia per prestare le cure necessarie. Composta
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da due ufficiali medici, un anestesista e un gastroenterologo specializzato in medicina interna, con al seguito sei sottufficiali infermieri, l'equipe della Marina è stata coordinata dal dottor Gabriele Perotti del nosocomio locale. Tra una visita e l'altra, approfittando di una loro piccola pausa, abbiamo raggiunto telefonicamente un membro dello staff, l'ufficiale medico di reparto, capitano di corvetta Riccardo Graziosetto, per raccogliere una testimonianza diretta sulla lotta al Covid-19. “Al momento – ci ha spiegato il dottor Graziosetto - contribuiamo a quelle che sono le attività di reparto, quali il trattamento nella gestione dei pazienti, le applicazioni terapeutiche e il supporto all'attività critica, seguendo quelle che sono ormai le linee guida per il trattamento di questa patologia. Sembra di trattare un virus influenzale, ma molto più aggressivo. La sua virulenza colpisce in particolar modo i soggetti anziani, ma mostra un'infettività importante anche in quei soggetti in fasce di età centrali, quindi dai 40 ai 60 anni, che possono avere gravi complicanze e quindi poi necessi-
tare di una terapia intensiva a seconda del grado di presentazione ed evoluzione della malattia”. Nonostante le criticità, il dottor Graziosetto ha spiegato, fiducioso, che: “Alla luce delle molte terapie si guarda con cauto ottimismo al futuro. Sappiamo come aggredire la malattia sin dalle sue fasi iniziali. E quindi, conoscendo l'evoluzione, si riesce ad essere più resilienti a quelli che sono gli effetti della patologia sull'organismo. Sebbene ogni paziente presenti un quadro clinico diverso dall'altro, la standardizzazione dei trattamenti ci sta permettendo di avere effetti più efficaci nel tempo”. Una cura che non può prescindere dalla prevenzione. “Le disposizioni impartite dalle istituzioni centrali sono fondamentali e puntuali – ha sottolineato l'ufficiale medico -. Il rispetto delle norme igieniche e di quelle che sono le distanze da tenere, consentono di fare la differenza: evitare i contatti per evitare i contagi. Resta dunque l'invito a lavarsi spesso le mani e ridurre allo stretto necessario i contatti sociali. Semplici raccomandazioni che possono realmente fare la differenza nell'arginare il virus”.
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Nave Carlo Bergamini in Operazione Atalanta di Fabio Santomauro
La fregata Europea Multi-Missione della Marina militare si trova nel golfo di Aden integrata nel dispositivo dell’operazione europea Atalanta
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a Fregata Europea Multi-Missione (FREMM) della Marina militare Carlo Bergamini attualmente si trova dislocata nel golfo di Aden nel dispositivo dell’operazione europea Atalanta. Tanti gli obiettivi della missione: attività di pattugliamento e contrasto alla pirateria nelle aree a maggiore rischio; protezione delle navi mercantili; supporto alle altre missioni europee presenti in Somalia e monitoraggio della pesca. Per essere pronta a ricoprire questi compiti, la nave ha svolto dal 13 al 30 gennaio, nel golfo di Taranto, un richiamo addestrativo pre-
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missione, supportata dal personale del Centro di Addestramento Aeronavale della Marina militare; contestualmente la nave è stata sottoposta anche a diverse manutenzioni e attività logistiche, in vista del suo impiego fuori area. L’8 febbraio nave Bergamini, dopo aver conseguito tutti gli obiettivi addestrativi prefissati, e completato il recupero delle capacità operative, ha lasciato il porto di Taranto per dirigere verso il Mar Rosso, per inserirsi nel dispositivo Eunavfor Somalia. Il comandante del dispositivo, Commodoro Josè Vizinha Mirones e parte del suo staff, hanno fatto
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visita al comandante, capitano di fregata Carlo Marchi. Nel rivolgere un saluto all’equipaggio il comandante della task force ha dichiarato: sono davvero contento dell’ingresso dell’unità nel dispositivo e soddisfatto delle attività svolte nel corso di questa giornata. Buona fortuna a tutto l’equipaggio di nave Bergamini per il proseguo del suo impegno nella missione Atalanta. L’evento ha rappresentato un’importante occasione di scambio e di riconoscimento delle nostre professionalità a livello interazionale, nel contesto di un’operazione ad egida Europea che
da sempre ci vede ricoprire un ruolo di primo piano. Il personale della fregata italiana si è quindi recato a bordo della nave spagnola Numancia, attuale flagship della missione, per un incontro. Le due unità hanno approfittato dell’occasione per svolgere un addestramento finalizzato alla scorta di mercantili e all’antipirateria. L’esercitazione è stata utile agli equipaggi per provare procedure e protocolli da attuare in questi casi. Oltre al pattugliamento, nave Bergamini, è stata impegnata in attività di Local Leader Engagement, che hanno previsto
l’interazione con alcuni rappresentanti locali della popolazione somala. Lo scopo di questa attività è quello di raccogliere le percezioni e le esigenze della popolazione delle piccole comunità locali, prevalentemente fondate sulla pesca, in modo da acquisire informazioni importanti per lo sviluppo futuro della missione, raccogliere consensi sul campo e condividere i principi fondanti della
Suggestiva immagine di nave Bergamini in navigazione ripresa da poppa.
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missione Atalanta. Grazie ai contatti, è possibile dimostrare alla popolazione locale la profonda vicinanza e il sostegno europeo verso problematiche che affliggono questo territorio. La molteplicità dell’attività a cui si è chiamati, dimostra l’estrema versatilità necessaria durante la missione Atalanta. Durante la sosta logistica di Gibuti, l’equipaggio della nave ha potuto svolgere attività di Civil Military Cooperation e, insieme al personale della Base Militare Interforze di Supporto a Gibuti, ha fornito cure mediche di base e medicinali ai bambini della Caritas italiana. Nello stesso porto, sono state condotte
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attività di Local Maritime Capacity Building, a favore di 10 militari appartenenti alla Guardia Costiera locale, con l’obiettivo di trasferire un know how di conoscenze professionali e specialistiche.Tutto questo in un’ottica di accrescimento professionale a favore di personale che in futuro, potrà contrastare in maniera autonoma il fenomeno della pirateria, considerata anche la posizione strategica di Gibuti. L’Italia, dunque, continua a
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proporsi come Paese votato alla cooperazione e alla solidarietà, disposto a impiegare le proprie risorse a favore di una collaborazione e di un reciproco scambio con le istituzioni locali. Gli stessi obiettivi si sono riproposti, in una forma differente, in occasione dell’uscita di nave Carlo Bergamini dal porto di Salalah, quando la nave ha condotto un’attività addestrativa con la nave omanita Al-Rasikh e con quella
spagnola Numancia. Un’occasione per testare procedure comuni in un contesto combined con una nave di un paese esterno alla NATO. L’esercitazione ha rappresentato un altro tassello per rafforzare e accrescere sinergie a livello internazionale, di fondamentale rilievo all’interno dell’attuale panorama mondiale. Il Bergamini, al termine dell’esercitazione, ha impostato rotta Sud-Ovest verso l’area d’operazione assegnata, nelle acque del golfo di Aden e dell’Oceano Indiano, per contribuire a creare le condizioni per garantire la sicurezza marittima nel Corno d'Africa.
Alcune immagini che ritraggono l’equipaggio della FREMM Carlo Bergamini in attività addestrative e operative. L’unità ha lasciato lo scorso 8 febbraio il porto di Taranto per inserirsi nel dispositivo Eunavfor Somalia.
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Dynamic Manta 2020, la NATO si esercita nel Mar Ionio Un intenso impegno addestrativo internazionale ha visto l’Italia in prima linea. Nelle acque dello Ionio si è svolta l’edizione 2020 dell’esercitazione anti-sommergibile della NATO
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di Emanuele Scigliuzzo
a Dynamic Manta (DYMA) è un’esercitazione di livello internazionale e rappresenta, per le nazioni partecipanti, un’importante opportunità di addestramento e l’occasione per sviluppare e rafforzare nuove sinergie con paesi alleati. L’attività addestrativa, che si è svolta con scenari a difficoltà crescente, volta a garantire l’interoperabilità costante tra forze aeree, di superficie e subacquea nella lotta anti-sommergibile. Condotta dal Comandante del Secondo Gruppo Navale permanente della Nato, ammiraglio Paolo Fantoni, imbarcato su nave Carabiniere, ha visto la partecipazione da parte dell’Italia anche dei sommergibili Salvatore Todaro e Romeo Romei oltre che gli elicotteri del 3° Gruppo della Stazione Elicotteri di Catania. All’Italia anche il compito di assicurare il supporto logistico, attra-
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verso la base navale di Augusta e la base aerea di Sigonella. All’edizione di quest’anno hanno partecipato cinque sommergibili provenienti da Francia, Grecia, Italia e Turchia, sotto il controllo del Comando Sommergibili della NATO (NATO Submarine Command - COMSUBNATO), sette navi provenienti da Canada, Francia, Grecia, Italia, Spagna, Stati Uniti e Turchia e cinque velivoli da pattugliamento marittimo (Maritime Patrol Aircraft– MPA) e otto elicotteri provenienti da Canada, Francia, Germania, Italia, Turchia, Regno Unito e Stati Uniti che hanno operato dalla base aerea di Sigonella e dalla stazione elicotteri di Catania, sotto il controllo del NATO Maritime Air Command. La DYMA è una delle più importanti opportunità per la NATO di valutare e sviluppare nuove tattiche anti-sommergibile.
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L’ intervista La parola all’ammiraglio Paolo Fantoni
Ammiraglio, dopo sette anni la Marina è tornata a ricoprire un delicato ruolo internazionale nell’ambito dell’Alleanza Atlantica, assumendo il comando del Secondo Gruppo Navale, quanto è importante l’attività di sorveglianza in mare nel Mediterraneo oggi? Essere al Comando dello SNMG2, dal dicembre dello scorso anno, è per me una sfida ma anche e soprattutto una grande opportunità, e mi sento orgoglioso per aver assunto, anche a nome del mio Paese, una simile responsabilità. L’Italia era assente dalla SNMG2 da sette anni e, come ufficiale italiano, mi sento particolarmente coinvolto, dato che l’area di gravitazione di questo Gruppo Navale è rappresentata proprio dal Mediterraneo. Un mare dove, non dobbiamo mai dimenticare, si sviluppano la maggioranza dei nostri commerci e che rappresenta, alla luce dell’attuale scenario internazionale, uno spazio fondamentale per la nostra sicurezza, oltre che un’arteria irrinunciabile per la nostra prosperità. Storicamente, questo bacino è sempre stato un crocevia di culture e di interessi, che si incontravano e si scontravano in uno spazio tutto sommato limitato. Questo stato di cose non è mai cambiato nei secoli, ed è ancora più valido oggi. L’Italia, da sempre impegnata nella cooperazione con i suoi vicini e tra i Paesi fondatori della NATO, non può pensare di rimanere isolata. Per questo lo SNMG2 rappresenta un’opportunità troppo importante per non impegnarcisi a fondo, soprattutto alla luce degli attuali scenari in Medio Oriente e in Libia, ed alle conseguenti minacce alla sicurezza e al libero uso del mare. La Dynamic Manta è una esercitazione ciclica con cadenza annuale. Cosa resta agli equipaggi che vi hanno preso parte dopo l’edizione di quest’anno? La Dynamic Manta rappresenta una delle maggiori esercitazioni condotte dalla NATO nel domino della lotta alla minaccia subacquea (ASW) e come la sua omologa esercitazione condotta nell’Atlantico settentrionale – la Dynamic Mongoose – rispecchia la volontà dell’Alleanza di mantenere e aggiornare le proprie capacità di contrasto alla minaccia portata dai sottomarini: una minaccia che, per quanto potesse sembrare in ombra negli
ultimi decenni, è tornata prepotentemente a farsi sentire, anche nel teatro mediterraneo. Ad oggi l’aggiornamento delle capacità nella lotta “antisom” costituisce una delle priorità strategiche della NATO, e per questa ragione molti Stati membri stanno investendo in nuove unità ed aeromobili con spiccate capacità antisommergibili. Noi Italiani abbiamo una lunga esperienza di operazioni ASW in Mediterraneo, che da sempre conduciamo con piattaforme multifunzione, come le nostre fregate. Oggi, con le unità di nuova generazione che stiamo schierando, siamo cresciuti in termini di prestazioni e nella capacità di scoperta subacquea a lungo raggio. Ora però è il momento di lavorare sull'integrazione di tali capacità tra tutte le piattaforme impiegate per sviluppare nuove tattiche di impiego che permettano di sfruttare al meglio le nostre capacità. E’ stato proprio su questo fondamentale aspetto che abbiamo concentrato i nostri sforzi, e ritengo che sia proprio questo ritorno addestrativo la ricompensa più importante che gli equipaggi delle unità impegnate nella Dynamic Manta 2020 porteranno a casa, oltre, ovviamente, alla soddisfazione di aver fatto un bel lavoro e di essersi confrontati con le marine fra le migliori della NATO. I sommergibili svolgono un ruolo importante nelle attività di controllo marittimo e di acquisizione dati. In questa ottica, la Dynamic Manta, è il più importante banco di prova per le attività sia anti-sommergibile che di cooperazione fra navi e battelli. L’edizione di quest’anno ha visto la presenza del Comandante delle Forze Subacquee della NATO, contrammiraglio Andrew Burcher, e del Comandante dei Sommergibili, contrammiraglio Andrea Petroni, con i quali abbiamo pianificato la condotta delle varie esercitazioni. Questo sottolinea l’importanza attribuita dall’Alleanza a esercitazioni di questo tipo. Quest’anno abbiamo impiegato cinque unità
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subacquee, tutte rappresentanti le classi più recenti adottate dai paesi alleati: l’ottica di impiego dei battelli non era solo finalizzata al contrasto delle unità di superficie, ma anche alla cooperazione e alla condivisione del quadro di situazione marittimo. In questo senso, possiamo dire che la Dynamic Manta rappresenta una delle esercitazioni più avanzate nell’interazione tra unità di superficie e subacquee, oltretutto in un ambiente peculiare come il Mediterraneo, dove le caratteristiche morfologiche e batitermografiche del bacino sono sensibilmente differenti rispetto agli oceani. Queste particolarità rendono la DYMA un evento addestrativo insostituibile per l’Alleanza. Le Forze armate spesso sono impegnate in esercitazioni sia a livello nazionale che internazionale, confrontarsi con i Paesi alleati costituisce una maggiore opportunità di crescita per il nostro personale? Senz’altro. La NATO ha sempre rappresentato per le Forze armate dei paesi membri, e non solo, lo standard di riferimento con cui verificare le proprie capacità militari. Nel contesto attuale, questo è ancora più evidente: è indispensabile per ogni Stato disporre di Forze in grado di interagire e cooperare efficacemente con gli alleati e i paesi partner. In questo senso le esercitazioni in ambito NATO costituiscono un’occasione unica per la formazione del personale di tutti i gradi e di tutte le abilitazioni. Il mio stesso staff, composto da ufficiali e militari provenienti da tutti i paesi della NATO, è stato valutato dal Comando NATO sovraordinato – il NATO Martime Command, MARCOM – per la condotta di operazioni complesse, e la Dynamic
Manta è stata il banco di prova delle capacità acquisite nel corso del dispiegamento operativo. Attività come queste sono ovviamente fondamentali per la creazione di un serbatoio di personale qualificato per condurre operazioni internazionali e soprattutto forniscono l’indispensabile mentalità per avere un approccio corretto in tali ambiti. Quanto è importante oggi la cooperazione internazionale per l’Italia? Dalla mia posizione di comandante di una Forza navale della NATO, direi indispensabile. E non solo nei confronti della NATO. Come italiani, siamo letteralmente al centro di un mare che, sappiamo bene, è il punto di incontro dei principali attori globali, non solo mediterranei. Insieme a noi coesistono molti altri paesi, molti dei quali attivamente alla ricerca di pace e cooperazione in un contesto regionale caratterizzato da minacce sempre nuove ed incombenti. E’ con questi paesi che l’Italia, se vuole essere un attore convincente nella regione, deve trovare un dialogo e una cooperazione, anche in ambito militare. Con questo non mi riferisco ai soli membri della NATO. Per fare un esempio, prima della DYMA il Task Group al mio comando ha effettuato una sosta operativa in Tunisia, dove abbiamo ospitato vari eventi che hanno attirato l’attenzione di tutti i rappresentanti militari e diplomatici nel Paese. Abbiamo ricevuto una calda accoglienza e siamo stati seguiti con vivo interesse, segno che, se portato avanti con convinzione e con i giusti metodi, l’operato dell’Alleanza e di conseguenza, dei suoi Paesi membri, su tutti l’Italia, svolge un’importante funzione di equilibrio e di stabilità nel contesto Mediterraneo.
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L’addestramento dei soccorritori militari del
Gruppo operativo incursori di Gianluca Degani li attuali scenari di conflittualità internazionale e la continua minaccia terroristica richiedono di poter disporre di personale sanitario altamente preparato e in grado di operare in contesti ostili, a supporto di operazioni di tipo tattico in ambito militare. Non sempre, però, è possibile assicurare in tutti gli scenari operativi la presenza immediata, a ridosso del verificarsi dell’evento traumatico, di personale medico e infermieristico. Per questa ragione, con il Decreto legge n.209 del 30 dicembre 2008, n.209 coordinato con la legge di conversione 24 Febbraio 2009, n.12, re-
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cante “Proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali”, venne istituita per la prima volta la figura del “soccorritore militare”. Egli è un militare autorizzato ad effettuare attività di primo soccorso salvavita nelle aree operative all’estero, nonché su mezzi aerei ed unità
navali impiegati fuori dagli spazi aerei e delle acque territoriali nazionali. Da più di dieci anni il Gruppo Operativo Incursori della Marina militare cura l’addestramento dei suoi medici, infermieri e soccorritori militari attraverso percorsi formativi complessi, sia in Patria che all’estero. Sulla base della pubblicazione “Istituzione della figura del soccorritore militare direttiva attuativa interforze” edizione 2010, la formazione del soccorritore militare è affidata alla Scuola di Sanità e Veterinaria Militare di Roma, ente primario di riferimento, e ad Istituti di formazione delle singole Forze armate, i quali siano
Operatori del GOI in addestramento al primo soccorso salvavita.
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stati preventivamente autorizzati. Considerato però il diverso contesto tattico e bellico in cui opera il personale appartenente alle Forze Speciali, il Gruppo Operativo Incursori da anni sceglie di migliorare l’addestramento dei suoi soccorritori inviandoli costantemente anche verso sedi estere, come Stati Uniti e Germania. Qui, gli operatori incursori, hanno la possibilità di frequentare corsi di formazione avanzata, al termine dei quali conseguono il titolo di Special Operations Combat Medic (SOCM). Insegnare le strategie di salvataggio e di approccio alle vittime in campo tattico, ha lo scopo di aumentare la sopravvivenza dei militari in un territorio a rischio. Per questo motivo, il Gruppo Operativo Incursori promuove workshop e attività teorico/pratiche nel campo del Tactical Combat Casualty Care (TCCC), attualmente considerato lo standard di cura della medicina
tattica militare approvato sia dall’American College of Surgeons Committee on Trauma (ACS-COT) sia dalla National Association of Emergency Medical Technicians (NAEMT). Il TCCC e le sue casistiche sono frutto di osservazioni reali ed esperienze acquisite durante le più recenti missioni militari internazionali, in Iraq come in Afghanistan. Sono dati, quindi, che arrivano da studi di settore specializzati, durante i quali sono state analizzate le migliori tecniche di gestione di un’emergenza in contesto ostile. Al fine di promuovere una conoscenza sempre più accurata del TCCC e di incrementare l’interoperabilità tra i reparti di Forze Speciali della Difesa, anche per il 2019, il Gruppo Operativo Incursori ha proposto al Comando In-
terforze per le Operazioni delle Forze speciali (COFS), l’effettuazione di un workshop congiunto. Il workshop in oggetto, denominato “Nettuno”, è stato svolto dal 16 al 20 dicembre 2019 presso COMSUBIN e ha avuto lo scopo di fornire al personale incursore qualificato Soccorritore Militare, un addestramento orientato all’utilizzo di tecniche e strategie di soccorso alle vittime in contesti non permissivi o ostili, a supporto di operazioni di tipo tattico in ambito militare. Hanno partecipato all’ attività addestrativa incursori della Marina militare, dell’Esercito, suddivisi tra operatori del IX Reggimento Col Moschin, 4° Reggimento Alpini Paracadutisti e quelli del 185° Reggimento paracadutisti ricognizione acquisizione obiettivi "Folgore", un incursore del 17° Stormo dell’ Aeronautica, un infermiere del Gruppo Intervento Speciale (GIS) dei Carabinieri, due ufficiali Il recupero di un operatore ferito per il successivo trasporto in un’area sicura dove poterlo stabilizzare.
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medici dell’Esercito e due ufficiali farmaciste del Policlinico Militare Celio. Oltre alla presenza militare, su invito della Marina, vi è stata una cospicua partecipazione anche di personale civile italiano e statunitense. Tra questi, vi erano medici con esperienza nel campo della medicina d’urgenza, anestesia e rianimazione, chirurgia e traumatologia. La presenza di medici specialisti provenienti da diverse realtà, ha favorito il confronto e l’approfondimento sulle differenti procedure utilizzate in ambito militare rispetto al mondo civile Le diverse sessioni del workshop sono state curate dal tenente di vascello Gianluca Degani, medico del Gruppo Operativo Incursori, e da due incursori della Marina, i quali hanno ricevuto una lunga formazione come Combat Medic. Tutti i docenti militari, potendo contare sull’esperienza appresa in vari teatri operativi, tra cui anche il recente soccorso agli operatori incursori vittime dell’attentato del 10 novembre 2019 in Iraq, hanno svolto lezioni teoriche e pratiche sulla gestione del paziente critico secondo i più recenti algoritmi di intervento statunitensi, sull’utilizzo di dispositivi medici di ultima generazione e sulla somministrazione di fluidi e farmaci in emergenza.
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Hanno contribuito allo svolgimento delle lezioni anche il dott. Giulio Novarese, medico chirurgo appartenente all’ associazione statunitense Deployment Medicine International (DMI) del prof. John Henry Hagmann, peraltro autore principale del Tactical Combat Casualty Care (TCCC), e il dott. Matteo Brambati, medico chirurgo specializzando in anestesia, rianimazione e terapia del dolore presso l’Università degli Studi di Pavia.Al termine dell’ultima giornata di lezioni è stata svolta un’esercitazione complessa, con simulazione di esplosione di un I.E.D. (Improvised Explosive Device) e conseguente ferimento di 6 militari, situazione definita come mass casualty. I Combat Medic hanno avuto la possibilità di testare le conoscenze in loro possesso, di stabilizzare più feriti e di gestire la medical evacuation (Medevac), effettuata grazie al supporto della Stazione
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Nelle immagini alcune delle fasi delle attività di addestramento. In basso: predisposizione all'evacuazione del ferito e nella pagina accanto una fase della stabilizzazione.
Elicotteri di Maristaeli Luni. Il workshop è stato particolarmente apprezzato dagli ospiti civili, i quali non si sono limitati a inviare lettere di ringraziamento, ma hanno anche accolto favorevolmente la richiesta di collaborazione con il Gruppo Operativo Incursori, offrendo la possibilità di effettuazione di diversi corsi in favore del personale Sanitario e Combat Medic. Tali attività formative affronteranno diverse tematiche, quali l’ortopedia e traumatologia, la gestione del dolore e l’anestesia nel paziente politraumatizzato, la medicina d’urgenza e l’utilizzo della tecnica ultrasonografica chiamata EcoFast.
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Il soccorritore militare è autorizzato ad effettuare attività di primo soccorso salvavita nelle aree operative all’estero, nonché su mezzi aerei e unità navali impiegati fuori dagli spazi aerei e delle acque territoriali nazionali
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L’inizio di un lungo viaggio di Giampaolo Trucco
l giorno in cui a Comsubin si svolgono le cerimonie di brevettamento si percepisce una sensazione particolare e unica, difficile da spiegare, che unisce tutto il personale del Comando Subacquei ed Incursori intorno a dei giovani che, dopo un anno di intenso sacrificio, acquisiscono il diritto di indossare il basco verde da Incursore o quello blu da Palombaro. Il 21 febbraio 2020, 171 anni dopo la fondazione della prima scuola militare per Palombari, il piazzale del terzo fabbricato del Varignano, sovrastato dalla Bandiera e dalla scritta “PER LA PA-
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TRIA”, ha accolto centinaia di persone per celebrare il conseguimento del brevetto da parte di 15 nuovi Palombari del corso 2019. Alla cerimonia, presieduta dal ministro della Difesa, on. Lorenzo Guerini, hanno preso parte il capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, e tutte le Autorità religiose, civili e militari della zona. La particolarità del brevettamento di quest’anno è stata rappresentata dal fatto che, tra i giovani marina schierati al centro dello storico piazzale del Varignano, vi fosse una donna. Arruolata
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attraverso il concorso per Volontari in Ferma Prefissata di un anno (VFP1), il comune 1^cl Giamundo Chiara, è diventata il primo Palombaro donna nella storia della Marina militare. Integrata perfettamente con gli altri allievi, questa ragazza di soli 21 anni ha superato con esito positivo le complesse prove richieste ai frequentatori del corso Ordinario. Ovviamente, la presenza di una donna tra i nuovi operatori del Gruppo Operativo Subacquei (GOS) ha determinato un grande interesse dal punto di vista mediatico e sociale, tanto che la Consulta Provinciale Femminile
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Dopo oltre 170 anni di subacquea nella Marina militare si brevetta a Comsubin il primo Palombaro donna. Arruolata attraverso il concorso per Volontari in Ferma Prefissata di un anno (VFP1), il comune di prima classe Giamundo Chiara, è diventata il primo Palombaro donna nella storia della Marina militare
” della Spezia ha voluto consegnare al Palombaro Giamundo il premio “Le nuove conquiste delle donne”. Frutto della selezione operata dal Gruppo Scuole di Comsubin in 11 mesi di un’intensa attività formativa iniziata con 29 allievi, i neo brevettati sono stati abilitati ad impiegare qualsiasi autorespiratore o apparecchiatura per immersione, fino alla profondità di 60 metri, condurre Impianti Iperbarici ed eseguire gli interventi di bonifica occasionale degli ordigni esplosivi eventualmente rinvenuti nei contesti marittimi e subacquei.
“Oggi per voi inizia un viaggio in un mondo bellissimo”, ha detto il Comandante di Comsubin, contrammiraglio Massimiliano Rossi “ricco di sfide entusiasmanti che ogni giorno vi vedranno messi alla prova nel corpo ma soprattutto nello spirito, siate sempre consapevoli dei grandi uomini che vi hanno preceduto e che, nel momento del bisogno, hanno sempre risposto presente alla chiamata facendosi trovare pronti”. La cerimonia di brevettamento si è svolta secondo un tradizionale schema che richiama il passaggio vissuto dall’allievo che, da aspirante Palombaro, diventa un membro effettivo del Gruppo Operativo Subacquei (GOS) per essere impiegato nell’ambito dei compiti d’istituto assegnati dal Paese al Comando del
Raggruppamento Subacquei ed Incursori. “Vorrei manifestare quanto sia orgoglioso”, ha detto l’ammiraglio Cavo Dragone, “in primo luogo di essere stato parte di questa grande fratellanza per tre anni, un esperienza unica che mi porto tatuata addosso, e nella fattispecie oggi per tutto quello avete dimostrato essendo stati ben 15 a brevettarvi, una grande soddisfazione per me come Capo della Marina e penso sia altrettanto per il Comandante di Comsubin”. Ma aver conseguito il brevetto è solo l’inizio, infatti dal giorno seguente l’ingresso al GOS continuerà Varignano (Sp), 21 febbraio 2020. Uno dei momenti della cerimonia della consegna dei brevetti ai neo palombari.
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appartenere a un gruppo di persone speciali è certamente un privilegio di cui andare orgogliosi [...]. Siate umili e silenziosi, siate orgogliosi del risultato raggiunto, come i vostri genitori lo sono di voi. Se avete raggiunto questo straordinario obiettivo è anche grazie al patrimonio di valori che hanno saputo trasmettervi Il ministro della Difesa, on. Lorenzo Guerini
la loro formazione attraverso il corso integrativo, che completerà la loro preparazione professionale attraverso la conoscenza delle procedure operative, delle tecniche e delle apparecchiature in dotazione al Reparto. Inoltre saranno avviati alla frequenza di altri corsi, come quelli per la condotta e impiego dello scafandro rigido articolato ADS (Atmospheric Diving System, 300 metri) e per l’esecuzione delle immersioni profonde attraverso le tecniche dell’intervento e della saturazione (300 metri). Il basco blu, segno di appartenenza a una delle categorie più “anziane” della Marina, è stato consegnato dal ministro della Difesa ed è stato calzato ai neo brevettati dal loro capo istruttore, il luogotenente Miglioranza Massimiliano, che, prima di congedarli, ha dato a ciascuno una pacca sulla spalla prendendo spunto dal medesimo gesto che il direttore delle operazioni subacquee effettua sull’elmo di ciascun Palombaro per autorizzarne l’immersione. “Un’emozione particolare sono sicuro la stia provando in questo momento il comune Chiara Giamundo”, ha affermato il ministro della Difesa durante il suo N OT I Z I A R I O
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discorso, “la prima donna Palombaro della Marina militare”, mentre riferendosi a tutti i neo brevettati ha detto che “appartenere a un gruppo di persone speciali è certamente un privilegio di cui andare orgogliosi, un privilegio che porta con sé una responsabilità altrettanto esclusiva, dalla quale non potrete esimervi. Siate umili e silenziosi, siate orgogliosi del risultato raggiunto, come i vostri genitori lo sono di voi. Se avete raggiunto questo straordinario obiettivo è anche grazie al patrimonio di valori che hanno saputo trasmettervi”. Infine è interessante segnalare che, tra i reparti che hanno assistito alla cerimonia vi era anche il Gruppo Scuole, all’interno del quale erano schierati oltre 60 allievi che, da meno di un mese, hanno iniziato il loro lungo e intenso percorso formativo per aspirare a diventare Incursori o Palombari. Questi giovani, che rappresentano il futuro delle componenti operative del Varignano, sono nella gran maggioranza il risultato della selezione operata dalla Marina in favore di Comsubin nell’ambito del concorso annuale per Volontari in Ferma Prefissata.
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Varignano (Sp), 21 febbraio 2020. Alcuni dei momenti della cerimonia della consegna dei brevetti ai neo palombari. In alto il ministro della Difesa on. Lorenzo Guerini, accompagnato dal capo di Stato Maggiore della Marina ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, passa in rassegna lo schieramento.
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L’intervista, la parola a Chiara Giamundo Chiara, lei pensava di fare questa professione? «Sinceramente no. Sono entrata in Marina e solo dopo, al corso base, è uscita questa cosa. Ho un passato da nuotatrice, ci ho provato, subito non ero molto convinta di riuscire, qui la selezione è durissima ed il corso è difficile, poi invece ho capito che è quello che volevo diventare». Come è nata l'idea di affrontare questa sfida? L'idea di tentare questa carriera è nata nel maggio 2018, quando da semplice marinaio ho fatto domanda per la scuola palombari. Forse un po' per gioco anche se l'acqua è
sempre stata il mio elemento per eccellenza. Durante il corso, tra sfide e prove sempre più difficili, ho capito che era proprio questo quello che volevo fare. C'è stato un momento in cui si è sentita ad un passo dal mollare tutto o, al contrario, uno particolarmente bello? In un corso così impegnativo sono molti i momenti in cui uno può sentire di voler mollare tutto ma il giorno dopo si ricomincia, con ancora più grinta. L'emozione più grande invece è stata indossare lo scafandro tradizionale, qualcosa che non si può descrivere da palombaro. Dopo quella prova ho capito che sarei
potuta arrivare fino in fondo. Consiglierebbe questa strada alle sue coetanee? Si, a chiunque ha questa passione consiglierei di provare ad entrare nel G.O.S. E poi consiglio anche di crederci, solo credendoci davvero si raggiungono i propri obiettivi. Quali sono i progetti per il futuro? Intanto proseguire questa avventura appena iniziata, magari qualche concorso per passare di grado e poi voglio acquisire l’abilitazione per pilotare il minisommergibile da soccorso, utilizzare lo scafandro rigido e seguire l’iter per le immersioni iperbariche.
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Il Capo di Stato Maggiore della Marina in visita al Pentagono L’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone ha incontrato i vertici della Us Navy e Marine Corps
l 14 febbraio il Capo di Stato Maggiore della Marina Militare, ammiraglio di squadra Giuseppe Cavo Dragone ha terminato la visita negli Stati Uniti dove ha avuto modo di incontrare il proprio omologo, ammiraglio Mike Gilday, Capo di Stato Maggiore della US Navy, i vertici della US Navy e dei Marine Corps. L’incontro ha reso possibile fare un punto di situazione sulla cooperazione con gli Stati Uniti all’interno della NATO, attività di forte interesse anche in virtù della rilevante vicinanza d’intenti e della stretta condivisione di valori. L’ammiraglio statunitense ha anche espresso il suo grande apprezzamento per le capacità espresse nelle attività svolte insieme e che hanno permesso di ottenere degli ottimi risultati, come quelli rilevati in occasione dell’esercitazione Formidable Shield 2019.
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La visita, oltre a essere una giusta occasione per rinnovare la storica e sempre viva collaborazione tra il personale delle marine dei rispettivi Paesi, si è dimostrata un proficuo appuntamento per consolidare gli ottimi rapporti di collaborazione e cooperazione che riguarderà anche la formazione attraverso degli scambi di personale, confermando la diversificata cooperazione e il ruolo di riferimento degli statunitensi per quanto attiene agli aspetti operativi, capacitivi e addestrativi. Molto proficui anche i colloqui avuti con il generale David H. Berger, Comandante del Corpo dei Marines, il generale di corpo d’armata Steven R. Rudder, vicecomandante dell’Aviazione dei Marines, l’ammiraglio di squadra Thomas Moore, Capo del Naval Sea System Command (NAVSEA) e l’ammiraglio di divisione Frank Morley, Deputy Assistant Secretary of USN International Programs (NIPO). Tra i vari incontri istituzionali, l’ammiraglio Cavo Dragone ha avuto modo di incontrare l’Ambasciatore d’Italia negli Stati Uniti, S.E. Armando Varricchio, il Sottosegretario di Stato della Marina statunitense, Thomas B. Modly, per discutere dei rapporti tra le due Marine e i prossimi impegni che coinvolgeranno il personale militare dei due Paesi. A seguire, con il Direttore del Programma
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Esprimo il mio grande apprezzamento per le capacità espresse nelle attività svolte insieme e che hanno permesso di ottenere degli ottimi risultati, come quelli rilevati in occasione dell’esercitazione Formidable Shield 2019 Michael Martin Gilday, Capo di Stato Maggiore USSN
Esecutivo per gli F-35, tenente generale Eric Fick, è stato fatto un punto di situazione su come cambieranno strategicamente le capacità della Difesa italiana con la disponibilità di una capacità portaerei con velivoli di quinta generazione. Di grande interesse anche la visita effettuata lo scorso giovedì 13 febbraio al
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Marine Corps Air Station di Beaufort in South Carolina dove l’Ammiraglio ha potuto incontrare i piloti, i tecnici e gli specialisti dell’Aviazione Navale della Marina in fase di addestramento avanzato negli USA e che costituiranno il primo nucleo di supporto del gruppo aereo tattico basato sui nuovi F35B a bordo della portaerei Cavour.
Beaufort in South Carolina, 13 febbraio 2020. A sinistra il capo di Stato Maggiore della Marina ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone con i vertici della USSN, il direttore del programma esecutivo per gli F-35, tenente generale Eric Fick, in occasione della visita del CSMM al Marine Corps Air Station di Beaufort
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Il momento della firma dell’accordo di valorizzazione dell’isola Palmaria. A fianco: l’ammiraglio Cavo Dragone, alla sua sinistra il presidente della Regione Liguria Toti.
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Siglato l’accordo per la valorizzazione dell’isola Palmaria di Alessandro Lentini
“ l 20 febbraio 2020, presso la sala Consiliare del Comune di Portovenere, si è tenuto l’incontro tra il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, il capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, il sindaco di Portovenere Matteo Cozzani e il direttore dell’Agenzia del Demanio Liguria Mario Parlagreco per la firma dell’accordo di valorizzazione dell’Isola Palmaria. Con la sottoscrizione dell’Accordo di Programma, sulla base del Protocollo
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Un passo importante nell'ambito del programma di valorizzazione dell’intera isola
d'Intesa del 2016, la Marina consente il trasferimento al Comune di Porto Venere di un ampio patrimonio immobiliare sull’Isola Palmaria da ricomprendere nel programma di valorizzazione dell’intera Isola, con interventi di recupero, restauro e riqualificazione che riguarderanno anche i beni che restano in uso alla Marina. Nel suo intervento, prima di firmare l’accordo, l’ammiraglio Cavo Dragone ha ricordato come la cessione sia frutto “del lavoro e della visione strategica dei miei predecessori
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che dimostra ancora una volta la sinergia, la vicinanza e la comunità d’intenti delle nostre comunità, della Marina e del Comune di Portovenere” per concludere specificando che la cessione è “un esempio di attenzione della Marina militare verso il territorio”. Durante i loro discorsi il presidente della Regione Toti e il sindaco di Portovenere hanno rassicurato le associazioni ambientaliste che la valorizzazione dell’Isola sarà fatta con attenzione all’aspetto ambientale.
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L’ultima volta di nave Scirocco di Alessandro Lentini
opo 37 anni di servizio e 737.898 miglia nautiche, corrispondenti a quasi 30 giri intorno all’equatore, la fregata Scirocco ha concluso la sua vita operativa il 20 febbraio nella base navale di La Spezia. Appartenente alla Classe “Venti”, nave Scirocco è stata varata il 17 aprile 1982 e consegnata alla Marina militare il 28 aprile 1983 e da allora è stata impegnata in attività multinazionali prendendo parte più volte alla Forza Navale della NATO in Mar Mediterraneo e a quella dell'Unione Europea Occidentale (embargo alle Repubbliche della ex-Iugoslavia nel 1992 e 1993), l'operazione Active Endeavour (nel 2002 e nel 2005), sotto l'egida della NATO, l'operazione Enduring Freedom, il contrasto alla pirateria in Oceano Indiano e Corno d'Africa
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nell’operazione NATO “Ocean Shield” nel 2010 e nell’operazione europea Atalanta nel 2012. Il capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio di squadra Giuseppe Cavo Dragone, durante la cerimonia, ha ricordando la scomparsa del comandante Giuseppe Porcelli, morto per un incidente di volo nel suo periodo al comando della nave. Orgoglio ed emozione dell’ultimo equipaggio di nave Scirocco durante l’ultimo ammaina bandiera e dei marinai che si sono succeduti a bordo negli anni, molti dei quali presenti alla cerimonia, sono stati amplificati dalle parole dell’ammiraglio Cavo Dragone sulla costante e ineluttabile riduzione dei mezzi a disposizione della Marina, in rapporto alla necessità di di-
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fendere e navigare sereni e sicuri i mari che compongono la marittimità italiana, tanto importante per il benessere del Paese. La cerimonia si è conclusa con la consegna formale della bandiera di combattimento nelle mani dell’ammiraglio Cavo Dragone; la bandiera sarà poi conservata a Roma nel Sacrario delle bandiere delle Forze Armate, all’interno dell’Altare della Patria.
A destra: l’ammiraglio Treu, comandante in Capo della Squadra Navale, consegna al capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio Cavo Dragone la bandiera di combattimento di nave Scirocco. (foto Silvio Scialpi). Nella foto di sfondo nave Scirocco in navigazione.
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Nave Scirocco, come tutta la classe Maestrale, è stata per quasi quattro decenni la vera e propria ossatura della Squadra Navale, partecipando a numerose attività reali, portando in tutti i mari del mondo la Bandiera del Paese
Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, capo di Stato Maggiore della Marina
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La seconda Unità Navale Polifunzionale ad Alta Velocità, Classe Cabrini, consegnata alla Marina
Consegnato il Tullio Tedeschi di Salvatore d'Olivo
l 3 marzo, presso la Calata mancina idraulica dell’Arsenale Marittimo della Spezia è stata consegnata alla Marina militare la seconda Unità Polivalente ad Altà Velocità (Unpav), intitolata al capo di terza classe meccanico incursore della Regia Marina Tullio Tedeschi, decorato con la M.O.V.M. per l’affondamento dell’incrociatore pesante Inglese York, avvenuto il 26 marzo 1941 nella Baia di Suda a Creta.
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L’UNPAV è una nave versatile e moderna di elevati standard qualitativi, che fornirà un elevato valore alle capacità della Marina militare, in particolare assicurando il supporto alle attività delle Forze Speciali (Gruppo Operativo Incursori – G.O.I.), sia in fase addestrativa che nel corso delle operazioni reali. La versatilità è una delle caratteristiche fondamentali dell’UNPAV, in grado di far fronte a molteplici esigenze,
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grazie ad una piattaforma con spazi liberi dedicati al trasporto di specifici equipaggiamenti del Raggruppamento Subacquei e Incursori, capace di sviluppare alta velocità e costruita con materiali caratterizzati da robustezza, protezione balistica, resistenza al calore, schermatura dalle interferenze elettromagnetiche, ridotto peso ed elevata resistenza strutturale. Nave Tedeschi, che può ospitare un equipaggio di
27 persone tra equipaggio fisso e team delle Forze Speciali imbarcato, è costruita in materiale composito, ha una lunghezza di 44,16 metri fuori tutto, una larghezza di 8,4 metri per 1,5 metri di immersione, e un dislocamento di 185 tonnellate. Tale piattaforma permette l’imbarco di un RHIB Rigid Hull Inflatable Boat Zodiac Hurricane 733 in uso al G.O.I., tramite uno scivolo a poppa e un sistema integrato di lancio e recupero. L’impianto propulsivo costituito da 3 coppie di Idrogetti Kamewa e Motori MTU 16V 2000 M94, offrono grande manovrabilità ed elevata reattività tale da mantenere la piattaforma stabile e ferma affiancata ad altre unità. La plancia è protetta balisticamente e permette una visione a 360°. La consolle integrata di plancia permette il controllo di tutto il Sistema di Combattimento oltre che gli apparati per la navigazione e con-
duzione dell’unità e il sistema di controllo e monitoraggio di piattaforma. Un’area modulare nella zona poppiera permette diversi tipi di operazioni quali operazioni di assalto navale, rilascio e recupero operatori Incursori impiegati in operazioni speciali. In particolari configurazioni è possibile prevedere l’installazione di una camera di decompressione containerizzata per il supporto alle attività subacquee. Vi sono dei locali dell’unità completamente dedicati ad ospitare le attrezzature del COMSUBIN. Anche il progetto UNPAV è stato seguito dal Centro Allestimento Nuove Costruzioni Navali che ha supervisionato le fasi di allestimento e preparato il primo equipaggio di nave Tedeschi, in piena sinergia con il COMSUBIN, assicurando l’ingresso in linea di questa nuova unità pronta a essere impiegate fin da subito nell’assolvimento dei suoi compiti.
La Spezia, 3 marzo 2020. Nave Tullio Tedeschi ormeggiata presso l’Arsenale Marittimo. In basso due momenti della consegna dell’Unità alla Marina militare alla presenza del capitano di vascello Gennaro Falcone, comandante del Centro Allestimento Nuove Costruzioni Navali.
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Prosegue il tavolo tecnico attivato nel 2005 con Confitarma per una maggiore tutela del naviglio nazionale di Osvaldo Marchese
Sicurezza marittima, vietato abbassare la guardia a minaccia terroristica sembra sopita, ma bisogna tenere alta l’attenzione e continuare a monitorare il fenomeno. È con queste parole che il direttore di Confitarma, la principale associazione italiana dell’industria della navigazione, dottor Luca Sisto, ha esordito nel corso del tavolo tecnico organizzato lo scorso 4 marzo presso la sede dello Stato Maggiore della Marina. L’incontro, frutto di una collaborazione avviata nel 2005, ha visto la partecipazione del Comando in Capo della Squadra Navale, del Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di porto e della stessa Confederazione Italiana Armatori. Quest’ultima, nell’elo-
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giare l’impegno della Marina militare nel contrasto alla pirateria marittima, ha rinnovato il proprio appello alla difesa degli interessi nazionali. Un tema quello del dominio marittimo e, più in particolare, la sicurezza marittima, fortemente sentito dalla Marina Militare. L’attività quotidiana di presenza e sorveglianza dei mari, infatti, costituisce uno dei capisaldi dell’azione della Forza Armata, grazie soprattutto alla capacità di operare sul mare e dal mare. Proprio partendo da questa funzione istituzionale, il sottocapo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio di divisione Aurelio De Carolis - nell’accogliere i partecipanti - ha voluto sottolineare l’importanza
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dell’incontro quale momento di confronto su temi riguardanti l’intero scenario geopolitico del Mediterraneo Allargato. A presiedere il tavolo tecnico è stato il capo del 3° Reparto “Pianificazione e Politica Marittima dello Stato Maggiore”, contrammiraglio Vincenzo Montanaro, che in apertura dei lavori ha fornito una panoramica sugli impegni della Forza armata per il 2020, soffermandosi in particolare sugli aspetti della sicurezza marittima declinata nelle accezioni di Maritime Security Operations, Maritime Situational Awareness e Maritime Capacity Building. Nel corso della riunione tecnica è stato inoltre approfondito il tema della pirateria marittima nel golfo di Guinea e del concorso della Marina per le attività di formazione nei confronti delle Guardie Giurate Particolari preposte ai servizi di antipirateria a bordo dei mercantili nazionali che transitano in aree a rischio. Un aspetto, quest’ultimo, sul quale si è soffermato anche il Direttore di Confitarma, ribadendo il binomio secondo il quale “Sicurezza equivale ad economia”. Successivamente, con un intervento a cura del Comando Generale del Corpo
delle Capitanerie di porto - Guardia Costiera, nell’occasione rappresentato dal capo del 3° Reparto “Piani e Operazioni”, contrammiraglio Sergio Liardo, sono state illustrate le complesse dinamiche delle operazioni di Search and Rescue a favore dei flussi migratori nel Mediterraneo centrale, ponendo l’accento sulle responsabilità e sugli obblighi normativi che riguardano i comandanti di unità battenti bandiera italiana. L’incontro si è infine concluso con una panoramica sul ruolo della cellula nazionale di Naval Cooperation and Guidance
for Shipping, quale segmento di Maritime Security volto a favorire la cooperazione e lo scambio di informazioni tra Marina Militare e shipping nazionale, e quindi incrementare il livello di conoscenza e consapevolezza dello scenario marittimo (MSA). I lavori hanno quindi permesso di fare un punto sulla situazione e rinsaldare la collaborazione con tutto il mondo armatoriale, rassicurandolo sugli impegni assunti dalla Forza armata nel garantire la sicurezza e la difesa degli interessi nazionali.
Roma, 4 marzo 2020.Tavolo tecnico presieduto dal Capo del 3° Reparto dello Stato Maggiore della Marina, ammiraglio Vincenzo Montanaro.
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Da venti anni le donne nelle Forze armate Sono passati venti anni da quando le donne in Italia sono entrate nelle Forze armate e oggi, rappresentano una valore aggiunto
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el mese di marzo viene celebrata la “Giornata della Donna”, dal sapore particolare per le donne delle Forze armate, vista l’importante ricorrenza che ricade quest’anno. In Italia, le donne possono partecipare, su base volontaria, ai concorsi per il reclutamento di ufficiali, sottufficiali e militari di truppa, nei ruoli delle Forze armate e del corpo della Guardia di Finanza, cosi recita la Legge n. 380/1999, la prima in ordine cronologico ad affrontare in Italia questo tema. Nel 2000 l’arruolamento è stato poi re-
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golamentato con decreti successivi e nello stesso anno, precisamente il 31 ottobre, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, adotta la risoluzione 1325 su “Donne Pace e Sicurezza”. La risoluzione evidenzia come le donne svolgono un ruolo importante nella prevenzione e nella soluzione dei conflitti e nel consolidamento della pace. Da allora sono passati venti anni e oggi le donne sono inerite nel contesto delle Forze armate e operano fianco a fianco con i colleghi uomini in contesti nazionali e internazionali, con le stesse mansioni e incarichi. Come ogni novità, l’arruolamento delle donne ha portato
un’ondata di entusiasmo e un nuovo punto di vista. La presenza femminile rende ancora più completa la capacità di risposta dello strumento militare soprattutto in situazioni e in contesti dove le caratteristiche di genere sono determinanti e costituisce, in generale, un valore aggiunto. “Oggi, il 10% del personale delle Forze armate è costituito da donne e 16 mila di voi hanno un grado intermedio, ma non vedo l’ora che possiate raggiungere incarichi di vertice” - queste le parole del capo di Stato Maggiore delle Difesa, generale Enzo Vecciarelli, in un intervento di qualche mese fa.
foto Silvio Scialpi
di Emanuele Scigliuzzo
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Scugnizzi a vela L’attività di integrazione promossa dall’ Associazione “Life onlus” di Claudio Romano o scorso 7 febbraio, presso la storica “Sala Caracciolo” nella Base Navale di Napoli, si è tenuta la premiazione dei ragazzi che hanno concluso la loro partecipazione al progetto “Scugnizzi a Vela”, l’attività di integrazione promossa dall’associazione Life Onlus rivolta ai giovani a rischio di devianza ed emarginazione dell’area penale campana. L’iniziativa si propone di offrire ai giovani, ospiti di casa-famiglia o che stanno attualmente scontando un provvedimento detentivo, un modello di vita caratteriz-
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zato dai sani principi insiti nelle attività marinare e nel restauro del legno, quali la lealtà, l’onestà e il rispetto reciproco e delle leggi. La Marina militare, che sostiene l’iniziativa dal 2006, mette a disposizione dell’Associazione alcuni locali della falegnameria della Base Navale Acton dove i ragazzi possono apprendere le varie tecniche per riparare ed effettuare la manutenzione delle imbarcazioni in legno a vela nonché seguire le lezioni, tenute da ufficiali della Marina, per conseguire la patente nautica.
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Grazie agli insegnamenti ricevuti, alcuni dei ragazzi coinvolti nell’iniziativa, da pochi mesi hanno iniziato a lavorare presso alcune ditte locali che hanno accettato di assumerli a tempo indeterminato. Quest’anno, a presenziare alla cerimonia è stato il presidente della Camera, onorevole Roberto Fico che, al suo arrivo nella Base Navale, è stato ricevuto dall’ammiraglio di squadra Eduardo Serra, Comandante Logistico della Marina militare e presidente onorario dell’associazione Life, nonché dal capitano di vascello Liborio Francesco Palombella, Comandante del Quartier Generale della Marina Napoli. Tante le autorità presenti all’evento. Particolarmente apprezzati dall’uditorio sono stati i videomessaggi dell’ammiraglio di divisione Aurelio de Carolis, sottocapo di Stato Maggiore della Marina militare, che ha inviato ai partecipanti all’iniziativa confermando il sostegno della Forza Ar-
mata esortando i ragazzi a rimanere “scugnizzi” nello spirito e quello del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede che, oltre a lodare il progetto, ha raccomandato ai ragazzi di proseguire nella loro “crescita civile” e di rimanere sempre nella legalità. Al termine della premiazione, tutti gli ospiti, accompagnati dagli “scugnizzi”, si sono recati in visita alla falegnameria dove è in corso il restauro di alcune vecchie imbarcazioni a vela, dismesse dalla Marina militare e acquistate dall’Associazione Life, le quali, senza questi giovani e valenti ragazzi, sarebbero già state demolite.
Alcuni momenti della premiazione. In alto il presidente della Camera dei Deputati onorevole Roberto Fico incontra l’ammiraglio Eduardo Serra, presidente onorario dell’Associazione Life.
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Il 6 dicembre 2019 la cooperativa edilizia ha compiuto cent’anni
La cooperativa edilizia Nazario Sauro di Antonio Palmieri
a società intitolata all’eroico Tenente di vascello della Regia Marina, decorato di medaglia d’oro, martire irredentista nella prima guerra mondiale, venne costituita tra ufficiali e sottufficiali della Marina militare con atto in data 6 dicembre 1919 e il primo Statuto venne pubblicato sul Foglio d’ordini del Ministero della Marina del 13 gennaio 1920. Le prime costruzioni furono realizzate a Roma su terreno demaniale nel quartiere Trionfale, fruendo di mutuo edilizio erariale a 50 anni di Lire 6.000.000 al
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tasso dell’1%, erogato dalla Cassa Depositi e Prestiti con Regio Decreto 19 settembre 1920. Tale mutuo consentì la costruzione, negli anni venti del secolo scorso, di ben 305 alloggi nelle sedi di Roma, Taranto e La Spezia, assegnati a rotazione ai Soci che si avvicendavano in tali sedi. Dopo le traversie del secondo conflitto mondiale e nei primi decenni del dopoguerra, dopo un laborioso periodo di riassetto sociale e di restauro degli edifici danneggiati dagli eventi bellici, tutti gli alloggi esistenti furono ceduti
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in proprietà ai soci assegnatari. Dagli anni ’80, epoca in cui la Cooperativa riuscì a riprendere l’attività edificatoria, sono stati costruiti e consegnati oltre 200 alloggi a proprietà divisa e indivisa (ora trasferiti tutti a proprietà divisa), fruendo dei finanziamenti per l’edilizia agevolata per i militari nei Comuni di Roma, Taranto, La Spezia e Livorno. La Cooperativa agli inizi del secondo secolo di attività è impegnata nel programma per la costruzione nella sede di Roma di 16 alloggi (nel Piano di Zona “Cecchignola Nord”) di edilizia
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La Nazario Sauro è una cooperativa edilizia di abitazione a mutualità prevalente senza fini di lucro, posta sotto il patronato e la tutela del capo di Stato Maggiore della Marina
” economica e popolare, in diritto di superficie in proprietà. Il programma, le cui iscrizioni sono ancora aperte - i dettagli del progetto possono essere visionati sul sito www.nazariosauro.it finanziato dalla Regione Lazio per la costruzione di ulteriori 16 alloggi in un piano di zona nell’area di Roma ancora da assegnare. Nel settore della edilizia libera la Cooperativa si muove con prudenza e in sicurezza ed è in contatto con costruttori per l’acquisizione di alloggi “chiavi in mano” a prezzi più convenienti a quelli di mercato. La Cooperativa in occasione del Centenario ha proceduto a rinnovare il sito web, rendendolo più aderente agli interessi dei Soci, che devono trovare nella Nazario Sauro un punto di riferimento e, compatibilmente con il know-how acquisito, di consulenza nel settore edilizio. L’attuale Presidenza, nominata il 30 ottobre dello scorso anno dal capo di Stato Maggiore della Marina è onorata di presiedere un sodalizio storico che nel settore ha pochi eguali in Italia e stimolata a proseguirne le attività per consentire l’acquisizione di una casa agli attuali 400 soci. Con questo spirito di rinnovato impegno, si invitano gli ufficiali, sottufficiali e graduati (in servizio o in congedo), a visitare il sito e iscriversi alla Cooperativa per essere sempre più numerosi e rafforzare il sodalizio in questo avvio di secondo secolo.
A sinistra: atto del mutuo edilizio erariale erogato dalla Cassa Depositi e Prestiti con Regio decreto datato 19 settembre 1920. A destra: alcune opere realizzate a Grottaferrata,Taranto e Roma.
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Francesco Morosini di Desirèe Tommaselli
l varo dell’unità Francesco Morosini suggella, di fatto, le celebrazioni per i 400 anni dalla nascita del grande condottiero veneziano (sulle commemorazioni per Morosini v. articolo sul “Notiziario della Marina”, dicembre 2019, p. 42). Capitano generale da mar per ben quattro volte, doge, eroe di Candia e della Morea, Francesco Morosini fu l’ultimo dei grandi comandanti della Serenissima la quale, sotto il suo comando, tornò a essere potenza militare e marittima del Mediterraneo. Definito Venetorum Dux, fu il riconosciuto inventore dell’impiego tattico delle forze da sbarco della Marina nella guerra moderna. Il nome di questa alta e “mitica” figura di ammiraglio, protagonista delle guerre contro i Turchi, non poteva che diventare ricorrente nella onomastica navale tra-
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"F. Parodi, Busto di Francesco Morosini, Venezia, Museo Correr"; in alto a destra: la Regia nave Francesco Morosini passa il canale navigabile di Taranto; a destra: varo della Nave da battaglia Francesco Morosini nell’Arsenale della Regia Marina di Venezia il 30 luglio 1885. (foto USMM).
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Capitano generale da mar per ben quattro volte, doge, eroe di Candia e della Morea, fu l’ultimo dei grandi comandanti della Serenissima che, sotto il suo comando, tornò a essere potenza militare e marittima nel Mediterraneo
dizionale della Marina italiana. A Morosini, infatti, sono stati intitolati in passato la nave da battaglia classe “Ruggero di Lauria” (1889-1909), la nave da battaglia classe “Caracciolo” - (impostata nel 1915 a Livorno e non completata) - il Sommergibile oceanico classe “Marcello” (1938-1942), affondatore di sei mercantili in Atlantico (per un totale di oltre 40.000 tsl.) durante la seconda guerra mondiale. Il nome dell’ammiraglio veneziano è stato anche attribuito all’unità scorta tipo “D” (ex mercantile del 1928), impiegata nell’ultimo conflitto mondiale, nonchè al sommergibile - ex statunitense - classe “Torricelli” (1967-1974). Al celebre condottiero, e doge, è intitolata anche la Scuola Navale Militare di Venezia, istituita come Collegio navale nel 1961, sito nell’isola di Sant’Elena.
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di Lia Pasqualina Stani
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Domenico Chiodo L’ufficiale del Genio militare che progettò gli arsenali navali della Spezia e di Taranto, curando l’ampliamento di quello di Venezia, riuniva alla scienza la pratica acquistata nei suoi viaggi. Tutto quello che per altri sarebbe costato lungo studio, a lui riusciva agevole ed ovvio N OT I Z I A R I O
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on mi è mai battuto così forte il cuore come in quelle ore. Il nostro Generale Menabrea non poteva meglio sostenere il progetto: il primo passo è fatto, sono contentissimo”. È il 13 luglio 1861, per Domenico Chiodo, architetto e generale del Genio militare il progetto per la realizzazione dell’Arsenale marittimo militare di La Spezia inizia a concretizzarsi. Diventa legge il 28 luglio 1861, approvato con unanime consenso dall’altro ramo del Parlamento. La città del golfo dei Poeti considera Chiodo come “gloria propria”, uno dei più insigni benefattori, simbolo della nascita della città moderna. La memoria e le azioni dei grandi sono da considerare patrimonio della propria nazione. Conosciuto per l’assiduo studio, le cure affannose e incessanti per i suoi progetti, godeva di una salda fama di uomo onesto, e del bene dei potenti ne traeva vantaggio se non per il bene comune e della Patria. Don Giacomo Garibaldi, professore di fisica dell’Università genovese notò la bramosia di apprendere del giovane Chiodo durante il periodo frequentato alla scuola di Marina. Le molteplici attitudini non passarono inosservate neanche quando, nel novembre 1848 con la fusione del Genio marittimo con il Genio militare, compiuto il 25°anno e promosso capitano fu destinato a prestare sevizio a Genova per i lavori del porto militare. Qualche mese prima,
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nel marzo del 1848 e l’anno successivo, impaziente e smanioso, costretto dal dovere, rinunciò a un suo ardente desiderio, combattere per l’indipendenza dell’Italia. Trascorsi appena tre anni dal disastro di Novara, nel Regno Subalpino sorgeva la questione del trasferimento della Marina Militare da Genova. Il Governo avviò degli studi per la realizzazione di uno stabilimento militare marittimo in special modo nel golfo di La Spezia, considerato efficace per la difesa generale dello Stato. Succeduto al generale Lamarmora, il conte Cavour rinvigorì i suoi propositi di accrescere le forze nazionali sul mare, per espandere la potenza e la prosperità commerciale d’Italia. Avendone affidato il progetto, con l’edificazione prevista nel seno del Varignano, all’ingegnere inglese J.M. Rendel che godeva di fama mondiale, pensò di affiancargli il giovane Chiodo, un ufficiale brillante e particolarmente versato. Rientrato in patria, continuò a prestare servizio a Genova sino al 1857, anno in cui fu istituita una direzione del genio a La Spezia, dove vi fu destinato col mandato di costruire l’arsenale marittimo progettato dal Rendel, morto l’anno precedente. Nei primi mesi, dopo opportuni accertamenti sui terreni situati in fondo al golfo, si convinse che la zona indicata tra La Spezia e l’abitato di Marola, si prestasse meglio allo scopo. Sostenne con energia l’idea di abbandonare la lo-
calità del Varignano per erigere l’Arsenale marittimo nel piano a ponente della città di La Spezia. Persuaso dalla fondatezza di tali motivi, Cavour affidò a Chiodo, nel frattempo promosso Maggiore, la redazione nel più breve tempo possibile di un “progetto di massima” che sottopose successivamente a una Commissione, autorizzandola a deliberare modificazioni e ampliamenti convenienti. Con la massima operosità modificò il disegno secondo le indicazioni della Commissione, il 1°aprile 1861 trasmise a Cavour i disegni definitivi corredati dal calcolo dei lavori, dello schema di capitolato e di una relazione ricca di
descrizioni. Quando fu convocato a Torino apprese dal ministro che la Commissione esaminatrice si era espressa in termini favorevolissimi con l’approvazione dei documenti allegati per l’aggiudicazione dei lavori. Superate le pre-
Nella pagina a fianco Domenico Chiodo, architetto e ufficiale del Genio militare. In alto: La Spezia 20 agosto 1869, cerimonia d’inaugurazione dell’Arsenale. In basso: vista dell’Arsenale della Spezia nel 1890.
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vedibili opposizioni, mancava il decisivo voto del Parlamento. L’improvvisa morte di Cavour sembrò segnare una battuta d’arresto. Difeso dal nuovo ministro della Marina, il tenente generale Menabrea, il progetto divenne legge il 28 luglio 1861. Il disegno definitivo per regolare la costruzione delle varie opere dell’Arsenale fu da Chiodo presentato al Ministro Menabrea sul finire del 1861. Data l’estensione dei lavori da intraprendere, fu istituita una direzione straordinaria del Genio militare per la costruzione dell’arsenale, a capo della quale venne posto Chiodo, promosso qualche mese prima colonnello. Dovette far affluire a La Spezia, notevoli attrezzature, trovare le imprese adatte a realizzare l’imponente opera e iniziare le difficili operazioni d’esproprio (non tutti gli abitanti di La Spezia ne riconoscevano allora l’utilità). Sul finire del 1863, un’inondazione riempì gli scavi, sommergendo le costruzioni edificate, distruggendo gran parte del lavoro eseguito. Nel 1865 per l’intensa fatica si ammalò gravemente, riprendendosi proN OT I Z I A R I O
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seguì la direzione dei lavori. Nel 1866 fu promosso al grado di maggiore generale. Il 28 agosto 1869, al rompersi della diga, per l’inaugurazione dell’Arsenale scoppiò un applauso generale, la musica intonò la marcia reale e dappertutto, un agitare di fazzoletti e un muoversi di teste. Invitato a presenziare alla cerimonia d’apertura del canale di Suez, nel novembre 1869 non solo contemplò lavori di tanta mole e operosità, ne individuò l’inconveniente della scarsa profondità, ammettendo che la navigabilità del canale nessuno poteva contrastarla, rimaneva comunque il debito di migliorarlo. Presso lo stabilimento, nel mese di marzo, è stata inaugurata una mostra documentale e una conferenza su “Domenico Chiodo e la Marina, 150 anni di tecnica e di storia alla Spezia”. In alto: Arsenale di La Spezia, planimetria dei bacini di carenaggio, a seguire progetto definitivo dell’Arsenale, maggio 1861. A destra: il progetto dell’ingegnere inglese J. M. Rendel del 1850.
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La vita in poche righe Domenico Chiodo nato a Genova il 30 ottobre 1823 da Giambattista (Giovan Battista), maggiore generale del genio marittimo, fratello di Agostino, e da Teresa De Simoni. Dopo aver frequentato come allievo esterno la scuola di Marina, uscì guardiamarina nel settembre 1838, fu destinato al servizio sulla fregata “Des Geneys”. Con il grado di sottotenente, il 6 dicembre 1840 passò nel corpo del genio marittimo e fu destinato a Genova alle dipendenze del padre, che ricopriva la carica di direttore generale. Nel 1844, promosso luogotenente e nel novembre 1848 con la fusione del genio marittimo con quello militare, venne promosso capitano nel nuovo corpo e confermato in servizio a Genova presso quell’Arsenale. Nel 1851 fu inviato in Inghilterra a scopo di studio, al seguito dell’ingegnere J.M. Rendel. Ritornato in patria continuò a prestare servizio a Genova. Nel 1857 fu destinato alla direzione del genio di La Spezia da Cavour col mandato di costruire l’arsenale marittimo progettato dal Rendel, nel seno del Varignano. Basandosi sui risultati degli studi compiuti dallo spezzino Giovanni Capellini, il quale nel 1863 aveva redatto e pubblicato la carta geologica del territorio della Spezia, a cui fece seguire il volume “Descrizione geologica dei dintorni del golfo della Spezia”, propose la costruzione dell’Arsenale Militare Marittimo a La Spezia, di cui Cavour comprese la grande utilità. A Chiodo fu dato pertanto l’incarico di disegnare il progetto per la realizzazione dell’Arsenale e dirigerne i lavori per cui il governo stanziò 36 milioni di lire (valuta dell’epoca). I lavori iniziati il 21 aprile 1862, terminarono il 28 agosto 1869. Nel 1863 si recò anche nei cantieri della Senna e a Marsiglia. Fu promosso a tenente colonnello il 1°novembre 1960. Istituita la Direzione straordinaria del Genio Militare posta sotto la dipendenza diretta del Ministero della Marina, fu confermato Capo e nel novembre successivo promosso al grado di colonnello. Fu membro di una commissione d’inchiesta per riconoscere il materiale della Marina di guerra e di una commissione permanente che si occupava dei lavori dei porti, spiagge e fari, promossa dal Ministero dei Pubblici Lavori. Per i lavori marittimi più importanti dipendenti dal ramo militare, prima di determinare una decisone, si richiedeva un suo parere o la sua presenza nelle Commissioni tecniche consultive. Quando gli ordinarono gli studi per l’arsenale di Taranto, impedito dalla malattia, pur non potendo prenderne parte di persona, seguì i lavori mediante l’Ufficiale superiore del Genio. Su proposta del ministro Depretis si occupò del progetto preliminare per la trasformazione e l’ammodernamento dell’antico arsenale di Venezia. Incaricato di rappresentare l’Italia alla cerimonia dell’inaugurazione del Canale di Suez nel 1969, si spinse nel Sudan dove contrasse la malaria. Mori a La Spezia alcuni mesi dopo, il 19 marzo 1870 e venne sepolto a Genova nel cimitero di Staglieno.
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di Desirèe Tommaselli l nuovissimo asilo nido della Marina a Roma ha ufficialmente aperto i suoi spazi ai piccoli frequentatori lo scorso settembre. Gestito dal Comando Marittimo Capitale (Maricapitale), ente comandato dall’ammiraglio Giuseppe Berutti Bergotto, si trova all’ingresso del complesso della Forza armata a Tor di Quinto. Denominato “Bimbi a bordo”, afferisce al piano di realizzazione di 17 asili nido emanato dal Ministero delle Difesa ed è il primo della Marina nell’area laziale, cui seguirà quello presso il comprensorio alloggiativo di “Santa Rosa”, località La Storta, attualmente in costruzione. Moderno nelle linee architettoniche, nella concezione e nei criteri costruttivi, ha il grandissimo pregio di essere dotato di un ampio spazio verde attrezzato - cosa assolutamente non scontata nella Capitale in cui i bambini possono giocare in tutte le stagioni. Il comandante Romano Scolaro, capo dell’Ufficio Benessere del Personale di Maricapitale, spiega i vantaggi della costruzione eseguita ex novo; “La maggior parte degli asili, anche delle altre Forze armate, sono stati strutturati in ex installazioni militari non più utilizzate. L’edificazione ex novo ha consentito di adottare criteri costruttivi all’avanguardia”. Basso impatto ambientale, antisismicità e risparmio energetico sono, infatti, le caratteristiche tecniche di questo asilo, che aderisce alle più stringenti normative di sicurezza nazionali, regionali e comunali. “Finanziato nel 2016, iniziato nel 2017 e completato nel 2018 - aggiunge il comandante Scolaro - è una struttura prefabbricata ad alta efficienza energetica; è dotata di pavimento riscaldante radiante, che è una innovazione. È un asilo che non utilizza impianti a gas, è tutto elettrico; la parte elettrica è alimentata da pannelli solari; sul tetto, infatti, sono stati installati 10 kilowatt di pannelli solari per cui l’asilo, oltre a non consumare, produce corrente
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Il primo asilo nido della Marina nella Capitale, in viale Tor di Quinto, 119 che viene messa in rete. Inoltre, la costruzione è dotata di un impianto di recupero delle acque piovane che permette di raccogliere circa 10.000 litri di acqua in 2 serbatoi con i quali vengono alimentati gli impianti di irrigazione”. Assegnato a uno studio di architettura, il progetto iniziale è stato poi rivisto dal tenente di vascello Alessio Liuni, architetto della riserva selezionata in forza alla Direzione Genio Militare per la Marina (Marigenimil) Roma, diretta dal capitano di fregata Marco Baglioni, al quale si devono i tagli interni e al relativa cura, e la scelta dei colori. I suoi 320 mq sono attualmente frequentati da 22 bambini aventi un'età compresa tra 3 e 36 mesi, ma l’asilo è in grado di accogliere 28 bambini di cui 6 lattanti (dai 3 ai 12 mesi) e 22 divezzi (dai 12 ai 36 mesi). A fine marzo verrà lanciato il bando per l’iscrizione al nuovo anno scolastico. “Tra i compiti della Marina rientra anche quello di fare il progetto educativo, che è una cosa piuttosto complessa; pertanto abbiamo creato una commissione all’interno del Comando Marittimo della Capitale e ci siamo basati sulle esperienze degli altri asili di La Spezia, Taranto,Augusta e Ancona. Una cosa che abbiamo voluto inserire, avendo gli spazi verdi, è stato l’orto didattico, che la ditta che ha preso in ge-
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stione l’asilo ha subito accettato con entusiasmo” racconta il comandante Scolaro che ha illustrato anche tutta la fase della scelta degli arredi e dei giochi educativi. “Abbiamo dovuto anche trovare il nome, abbiamo creato una commissione composta da più membri, tra cui rappresentanze del COBAR (sistema rappresentanze militari) e alla fine siamo arrivati a Bimbi a Bordo le cui iniziali B, A e Bordo creano la parola Babordo”: omaggio al lessico marinaro tradizionale. "Bimbi a Bordo è un asilo eccezionale, una struttura fantastica circondata dal verde, dove tutto è studiato nei minimi dettagli. Le educatrici e tutto il personale sono accoglienti, ci si sente come in una grande famiglia sin da subito. La mia piccola ne è stata attratta all’istante, le si è aperto un mondo, ed è entusiasta ogni giorno di ritornarci, e io quanto lei”, racconta una mamma. “Credo veramente che sia una struttura fantastica, a misura di bambino, il posto ideale in cui lasciar liberi i nostri figli, avendo la tranquillità di vederli crescere in uno spazio perfettamente progettato”. La struttura in bioedilizia (in perfetta armonia con il verde che la circonda) rende l’asilo Bimbi a Bordo un "treno" la cui locomotiva è sempre in funzione: le educatrici, la cuoca, Antonello e tutto lo staff accompagnano i piccoli in questo lungo percorso. “Siamo appena partiti e questo viaggio in treno già mi piace, ogni sua fermata sarà una tappa importante di crescita. Buon viaggio a tutti” testimonia un’altra mamma. “Come prima esperienza è stata piuttosto divertente”, afferma con un sorriso e con vero entusiasmo il comandante Scolaro che, insieme ai suoi collaboratori, si prepara all’apertura dell’asilo di Santa Rosa: “La costruzione è completata e dovrebbero consegnarcelo a fine marzo; seguiranno il collaudo e le autorizzazioni [...] prevediamo di aprirlo per settembre 2020”.
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