Notiziario della Marina Marzo 2020

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Pandemia Coronavirus: la Marina schiera medici e infermieri

La testimonianza di un Ufficiale Medico impegnato insieme ad una task force all'ospedale di Lodi

di Osvaldo Marchese

n un momento delicato per il Paese, il mondo militare e quello civile fanno squadra. Obiettivo: contrastare la diffusione del Covid-19.Tutti fanno la loro parte. Così come la Marina militare che - nell'ambito di un più ampio contesto interforze - sin dalle prime fasi dell'epidemia ha partecipato a numerose attività. In primis lo scorso febbraio con il recupero dei passeggeri italiani a bordo della nave Diamond Princess in Giappone. Il contributo della Marina è stato di due ufficiali medici e un sottufficiale infermiere, i quali hanno collaborato con un team sanitario di biocontenimento. Nel corso dell'operazione i medici con le stellette, in coordinamento con gli specialisti dell'ospedale Spallanzani di Roma, hanno creato un vero e proprio cordone sanitario consentendo ai nostri connazionali di rientrare in Patria in tutta sicurezza e, soprattutto, impedendo la potenziale diffusione del virus. Da lì al Nord Italia il passo è stato breve. Davanti all'aumento dei contagi e, quindi, a fronte di una richiesta sempre maggiore di assistenza medica, la Marina ha raccolto l'appello della Protezione Civile coordinato dal Comando Operativo Interforze, mettendo a disposizione il proprio personale sanitario a supporto del Sistema Sanitario Nazionale. Lo scorso 5 marzo, infatti, una task force è giunta presso l'ospedale Maggiore di Lodi, in Lombardia per prestare le cure necessarie. Composta

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da due ufficiali medici, un anestesista e un gastroenterologo specializzato in medicina interna, con al seguito sei sottufficiali infermieri, l'equipe della Marina è stata coordinata dal dottor Gabriele Perotti del nosocomio locale. Tra una visita e l'altra, approfittando di una loro piccola pausa, abbiamo raggiunto telefonicamente un membro dello staff, l'ufficiale medico di reparto, capitano di corvetta Riccardo Graziosetto, per raccogliere una testimonianza diretta sulla lotta al Covid-19. “Al momento – ci ha spiegato il dottor Graziosetto - contribuiamo a quelle che sono le attività di reparto, quali il trattamento nella gestione dei pazienti, le applicazioni terapeutiche e il supporto all'attività critica, seguendo quelle che sono ormai le linee guida per il trattamento di questa patologia. Sembra di trattare un virus influenzale, ma molto più aggressivo. La sua virulenza colpisce in particolar modo i soggetti anziani, ma mostra un'infettività importante anche in quei soggetti in fasce di età centrali, quindi dai 40 ai 60 anni, che possono avere gravi complicanze e quindi poi necessi-

tare di una terapia intensiva a seconda del grado di presentazione ed evoluzione della malattia”. Nonostante le criticità, il dottor Graziosetto ha spiegato, fiducioso, che: “Alla luce delle molte terapie si guarda con cauto ottimismo al futuro. Sappiamo come aggredire la malattia sin dalle sue fasi iniziali. E quindi, conoscendo l'evoluzione, si riesce ad essere più resilienti a quelli che sono gli effetti della patologia sull'organismo. Sebbene ogni paziente presenti un quadro clinico diverso dall'altro, la standardizzazione dei trattamenti ci sta permettendo di avere effetti più efficaci nel tempo”. Una cura che non può prescindere dalla prevenzione. “Le disposizioni impartite dalle istituzioni centrali sono fondamentali e puntuali – ha sottolineato l'ufficiale medico -. Il rispetto delle norme igieniche e di quelle che sono le distanze da tenere, consentono di fare la differenza: evitare i contatti per evitare i contagi. Resta dunque l'invito a lavarsi spesso le mani e ridurre allo stretto necessario i contatti sociali. Semplici raccomandazioni che possono realmente fare la differenza nell'arginare il virus”.

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