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LIVING WATER ACQUA VIVA 002

biOrb AIR Porta la natura in ogni stanza. www.oase.com

IL GIAPPONE E L’ACQUA VIVA

L’acqua viva, fonte di vita e di tranquillità, riveste da secoli un significato profondo nella cultura giapponese. Dai sacri rituali ai sereni paesaggi dei giardini zen ornati da laghetti colmi di koi, il rapporto del Giappone con l’acqua è tanto affascinante quanto profondo. In questo editoriale svisceriamo l’intrigante legame tra il Giappone e l’acqua, esplorando la purificazione spirituale del Misogi e il fascino meditativo dei giardini Zen, dove la presenza dell’acqua è di vitale importanza. Il rituale Misogi, profondamente radicato nelle credenze shintoiste, esemplifica la venerazione giapponese per l’acqua viva. Il Misogi prevede la purificazione del corpo e dello spirito attraverso abluzioni rituali in corpi d’acqua naturali, come cascate o fiumi. Questa pratica rappresenta una pulizia simbolica, che permette agli individui di liberarsi dalle impurità e così di ricominciare da capo. Questa pratica viene ripetuta, più o meno coscientemente, anche in occidente nelle piscine biologiche tramite le cascate o le lame d’acqua, proprio per l’effetto benefico innato che ha.

L’essenza immersiva del rituale infonde un profondo senso di rinnovamento e armonia con la natura, rafforzando il profondo rispetto del Giappone per il potere elementare dell’acqua. Entrando nel mondo tranquillo dei giardini zen giapponesi, si rimane immediatamente affascinati dall’interazione armoniosa tra acqua e natura. Questi paesaggi meticolosamente progettati abbracciano la semplicità ed evocano uno stato meditativo, con l’acqua come elemento centrale. I laghetti, spesso popolati da eleganti pesci koi (“koi” significa “carpa/e” in giapponese), costituiscono un punto focale sereno all’interno della composizione accurata del giardino Zen. Nelle calme acque dei giardini

giapponesi, il pesce koi regna sovrano, affascinando i visitatori con i suoi colori vivaci e i suoi movimenti aggraziati in armonia con il banco. La presenza della koi va oltre l’estetica: ha un profondo significato simbolico nella cultura giapponese. Venerata per la sua resistenza, la koi rappresenta la determinazione e la capacità di superare le avversità. Scivolando con grazia nell’acqua, la koi incarna forza e bellezza, ricordandoci le virtù che cerchiamo di ottenere nella nostra vita.

L’importanza simbolica dell’acqua in Giappone va oltre il rituale Misogi e i giardini Zen. Nel folklore e nella letteratura giapponese, l’acqua funge spesso da

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Direttore Generale OASE Italia

metafora del flusso e riflusso della vita, incarnandone sia gli aspetti tranquilli che quelli tempestosi. L’arte dell’Ikebana, o composizione floreale, incorpora il concetto di acqua per simboleggiare l’impermanenza della bellezza e la transitorietà della vita. Il significato dell’acqua viva risuona profondamente in Giappone, ricordando la natura ciclica dell’esistenza e la necessità di equilibrio e adattabilità.

Il profondo rapporto del Giappone con l’acqua viva è dunque radicato nelle sue antiche tradizioni e filosofie, che danno forma alle espressioni spirituali ed estetiche del Paese. Il potere purificatore del rituale Misogi e la tranquilla bellezza dei giardini zen con i loro laghetti pieni di koi offrono uno sguardo sul fascino duraturo del Giappone per l’acqua.

In questo ricco numero, troverete molte storie collegate col Giappone.

Partiamo dalla fiera Japan Show, seguendo con la storia di Giardini D’Acqua, Gold partner OASE e punto di riferimento per i giardinieri in tutta Italia; seguito dal focus sulle lame d’acqua per il rito Misogi, alla presentazione dell’Italian Koi Association, dedicata unicamente alla passione delle carpe giapponesi. Gloria Ciriello ci parlerà invece dell’IWAGUMI, l’arte giapponese di arredare gli acquari con sole rocce, l’influencer Edoardo Fivizzoli (TartaGuida) racconterà il suo percorso. Vedremo uno spaccato del giardino zen di villa Zucchini, magistralmente realizzato dal maestro Ezio Deinzu Cammarata in collaborazione con Acqua Verde. Infine, in attesa che il maestro Cammarata ci racconti la sua storia ed i suoi progetti futuri, il dott. Luca Ceredi ci parlerà di filtrazione ed alimentazione delle koi.

Mentre riflettiamo sul significato simbolico dell’acqua viva negli infiniti usi della cultura giapponese, abbracciamo le sue lezioni di rinnovamento, resilienza e ricerca costante dell’armonia tra le mutevoli maree della vita.

LIVING WATER

MAGAZINE

EDITORE

OASE Italia

DIRETTORE RESPONSABILE

Marcello Bianchin

DIRETTORE CREATIVO

Anna Fraron

FOTOGRAFIA

Daniele Bonizzoni

OASE

REDAZIONE

Alessandro Brazzalotto

Marco Bisinella

HANNO COLLABORATO

Edoardo Fivizzoli

Ezio Cammarata

Gianfranco Deganello

Gloria Ciriello

Luca Ceredi

Yuri Pavenello

Roberto Pegoraro

Sebastiano Adami

PUBBLICITÀ

OASE

Giardini d’Acqua

IKA

Inderst

Benza

OASE Italia info.it@oase.com www.oase.com

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JAPAN SHOW

La fiera dedicata all’oriente e all’Italian Koi Expo.

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IKA - Italian KOI Association

Conoscere attraverso la voce del Presidente, Sebastiano Adami, il mondo delle koi grazie ad una associazione no profit che si occupa di divulgazione ed eventi.

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GIARDINI D’ACQUA

La storia della famiglia Pegoraro e della loro passione per i laghetti da giardino raccontata dalle nuove generazioni.

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WATERFALL

L’incanto delle lame d’acqua come oggetti di arredo.

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IWAGUMI

Gloria Ciriello ci spiega nel dettaglio le caratteristiche di questo aquascaping.

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EDOARDO FIVIZZOLI Influencer del benessere animale e della loro salvaguardia.

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ILLUMINARE L’ACQUA Gianfranco Deganello, presidente di Watercube, approfondosce il tema dell’illuminazione dell’acqua.

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VILLA ZUCCHINI

La bellezza di un giardino Zen.

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LA NATURA INCONTRA LA TECNOLOGIA

L’esperienza del biOrb EARTH di TartaGuida

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LE 3 REGOLE D’ORO DEL KOIKEEPIG

Luca Ceredi, allevatore di koi, ci svela il segreto per aver successo con questi animali.

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EZIO CAMMARATA

Esperienze vissute e visioni di un maestro di giardini Zen.

IMMANCABILI

FOCUS PRODOTTI

FOCUS AZIENDE

CONSIGLI UTILI

EVENTI

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CONTENUTI
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Japan Show

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Cremona Fiere 20 e 21 Maggio 2023 www.japanshow.it

La mostra dedicata alla cultura giapponese e italiana.

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Si è svolto il 18 e 19 Maggio 2023 la terza edizione del Japan Show a Cremona Fiere.

Il Japan Show è il primo Salone fieristico in Italia interamente dedicato alla Cultura Giapponese: sport, design, arte, bonsai e suiseki e soprattutto koi. Infatti in contemporanea si è svolto l’ITALIAN KOI EXPO: il Campionato Internazionale di Carpe Giapponesi organizzato da Cremona Fiere, in collaborazione con Italian Koi Association. Le carpe in gara sono varietà ornamentali eleganti e prestigiose. Una giuria internazionale composta da: Rudy Van Den Broeck e Dirk de Witte dal Belgio; Ronald Estam e Ruud Besems dall’Olanda le hanno giudicate per categoria e misura. Un evento che ha incluso 60 espositori, 4 mostre, 160 carpe koi, 37 vasche, 600 metri quadri di esposizione e ben 50 eventi in 2 giorni.

Anche OASE ha partecipato.

Laghetti koi e terrari biOrb AIR sono elementi di arredo per gli ambienti esterni ed interni che aiutano a ricreare l’atmosfera in

stile giapponese. Come azienda ci sentiamo molto affini a questa cultura. Per sviluppare progetti che siano rappresentativi serve conoscerne a fondo la storia e le peculiarità. È per questo che OASE collabora con esperti di fama internazionale come Martin Kammerer, per sviluppare i prodotti e per creare l’ambiente ottimale, soprattutto, nel mondo dei laghetti koi.

Prendersi cura di un laghetto koi non è solo un hobby, ma uno stile di vita. La tranquillità di questi pesci meravigliosi, di qualsiasi dimensione, viene trasmessa ai rispettivi proprietari. Più le carpe koi invecchiano, più impegnativo diventa prendersene cura. Non è insolito che gli allevatori professionisti riescano ad avere animali con un’aspettativa di vita di 60 anni. Prendere delle carpe koi può significare instaurare un rapporto per tutta la vita. Si fidano rapidamente e possono anche essere accarezzate mentre mangiano. Questa caratteristica è piuttosto rara per i pesci in generale e rende il contatto diretto con noi um-

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Il primo salone fieristisco dedicato alla cultura giapponese: sport, design, arte.
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Stand OASE al Japan Show - area dedicata ai prodotti per le koi e laghetto.

ani un’esperienza ancora più straordinaria. In Giappone sono considerati porta fortuna: sono simbolo di armonia, forza e resistenza. Hanno una forte costituzione, ma necessitano di particolari cure e condizioni ottimali. Per raggiungere la perfezione, quindi, è necessario partire dalla costruzione del laghetto e scegliere attentamente i prodotti per la cura dell’acqua e dei pesci.

Lo stesso entusiasmo è stato sviluppato anche nel terrario biOrb AIR; ricreare e mantenere in salute un ambiente naturale in miniatura necessita di tecnologia e comodità per prendersi cura delle piante e dargli in modo automatico illuminazione, umidità, irrigazione e circolazione dell’aria.

In fiera è stato ricreato grazie a Ezio Cammerata, del Vivaio Cammerata e maestro Zen, un giardino ispirato alla filosofia Zen attraverso tratti sobri, puliti e minimali. Una bellezza di equilibrio e natura da ammirare ogni giorno nella propria casa. Un giardino Zen è sinonimo di pace a armonia con la natura e ricreare tutto questo in un terrario significa portare l’estetica e la simmetria dell’Oriente.

Vedi articolo approfondimento sulla vita di Ezio Cammarata a pagina 66.

Un grazie anche a Yvo de Wal che, in quanto esperto e promotore del mondo koi attraverso il canale The koi partner, ha condiviso con noi questa importante manifestazione.

Vivere e condividere il Japan Show significa essere per un istante nel paese del Sol Levante, assaporare le sue tradizioni, l’artigianato e la cultura ..tutto senza mai prendere un aereo!

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Sopra Marcello Bianchin di OASE Italia con Yvo de Wal di The Koi partner. Sotto Ezio Cammarata con il biOrb AIR da lui allestito.

Italian koi Association

Siamo un’associazione no profit che si pone l’obiettivo di far avvicinare il maggior numero di persone al fantastico e variegato mondo delle Koi, senza un limite di età, per far crescere questa passione a livello nazionale. È importante per noi che ogni nuovo iscritto si senta parte integrante dell’associazione. Insieme diamo vita a nuove iniziative e a costruire nuovi ponti tra gli appassionati, aiutando i diversi koi keepers a reperire facilmente le informazioni di cui necessitano.

IKA è nata da un gruppo di amici che ha la stessa passione, la carpa koi; dall’esigenza di far crescere questo meraviglioso pesce nel proprio laghetto dandogli tutto l’amore come si trasmette al proprio cane o al proprio gatto. Per questo è nata l’associazione, con il desiderio di essere un punto di riferimento per tutti quelli che avevano la stessa nostra predisposizione.

Il nostro esordio è stato alla fiera PetsFestival di Piacenza dove un rivenditore del settore ci ha dato la possibilità di mettere in risalto l’associazione e i nostri obiettivi futuri. Da quel momento l’Italian KOI Association ha iniziato ad evolversi sempre di più. Ad oggi IKA conta circa duecento soci e abbiamo ideato un IKA Magazine, che tratta articoli riguardanti il mondo delle carpe koi. Esce ogni tre mesi ed è progettato e realizzato da un gruppo di dieci persone che collaborano con il direttivo. Durante l’anno, inoltre, organizziamo decine di eventi su tutto il territorio italiano. Abbiamo notato in questi anni l’esigenza di condividere e di creare momenti dedicati perchè sono importanti mezzi di confronto e crescita. Il principale evento che Italian koi Association ha organizzato è Italian Koi Expo di Cremona durante il Japan Show. Queste fiere sono essenziali per presentarci e far diventare questo avvenimento un luogo di ritrovo per tutti gli appassionati. Il messaggio più importante che vogliamo diffondere è che la carpa koi è un pet, e anche lei ha bisogno di attenzioni partendo dalla biologia dell’acqua, dall’impianto di filtraggio adeguato, dalle dimensioni del proprio invaso per fare in modo che viva in un ambiente salubre.

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Italian KOI Association potete seguirla nei canali social di Instagram e Facebook, oppure nel suo sito:

www.italiankoiassociation.it

In certi casi più complicati si deve ricorrere ad un veterinario competente, proprio come accade con un qualsiasi animale domestico. Il futuro dell’associazione speriamo sia sempre in evoluzione trovando nuove idee e prospettive per gli appassionati. L’obiettivo più grande è riuscire a migliorare Italian Koi Expo e ottenere il riconoscimento di gara nazionale di bellezza delle carpe koi giapponesi non solo in Italia, ma anche in Europa.

La passione che tiene unito il team ed il supporto dei soci ci aiuta a progredire e a combinare la nostra vita a quella associativa. Condividere e diffondere la cultura del laghetto ornamentale giapponese e delle carpe nishikig rimane per noi il centro del nostro operato e la nostra missione come associazione sempre con una buona dose di divertimento!

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Scritto da Sebastiano Adami Presidente IKA
www.oase.com

Giardini d’Acqua

Rispettare gli essere viventi. I valori che appassionano una famiglia da generazioni.

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INTERVISTA A ROBERTO PEGORARO

Titolare di seconda generazione dell’azienda Giardini d’Acqua.

Il Veneto ha nel suo DNA storie di uomini che, partiti da zero con grande passione, tenacia e intraprendenza hanno fondato aziende e realtà imprenditoriali che ancora oggi crescono e si evolvono. Anche la storia di Giardini d’Acqua parte da un garage per poi diventare laboratorio ed ora azienda riconosciuta e stimata nel settore dell’arredo di giardino con laghetti e cascate.

La storia di Giardini d’Acqua inizia da una passione del suo fondatore, Francesco Pegoraro che nel 1978 trasforma il suo amore per l’ambiente acquatico in un lavoro, creando artigianalmente acquari personalizzati con estro e creatività.

È proprio il figlio Roberto che ci racconta soddisfatto gli esordi di suo padre che ha costruito e prodotto i primi acquari in casa e poi, negli anni 90, in un negozio più grande specializzato in vasche tropicali e marine.

professionisti e leader nel settore dell’arredo di giardino con laghetti e cascate. Il cambio di mercato è stato un punto di svolta per l’azienda che dopo tanti anni ad occuparsi di acquari e pesci tropicali, ha deciso di specializzarsi e dedicarsi solamente ai laghetti da giardino.

Se volete conoscere Giardini d’Acqua potete seguirli nei canali Facebook, Instagram e Youtube, al sito giardinidacqua.it o andarli a trovare.

Ascoltare le storie del passato e delle origini di nuove generazioni ci fa capire che il DNA non mente! Le aziende familiari riescono ad evolversi e crescere se alla base c’è condivisione e passione. Dal 2015 infatti Roberto ha preso in mano la direzione dell’azienda con il supporto di Francesco che continua ad essere parte della sua creazione e rimane una presenza fissa e importante di esperienza e riferimento.

È proprio grazie alla sua visione pionieristica che l’azienda ha iniziato con i primi laghetti da giardino intesi come vasche preformate che li ha poi portati ad essere oggi dei

“Il settore dei laghetti è molto affascinante ed entusiasmante, ma conoscere i componenti e le basi assicura durata e qualità”. La vera sfida oggi, ci racconta Roberto, è ”il cambio di mentalità da parte dei giardinieri; chi deve progettare un giardino chiama un giardiniere e si fida ciecamente della sua competenza, ma questi professionisti, che posso senz’altro definire artisti del verde, non pensano mai all’acqua in giardino, ovvero ad un laghetto o ad una fontana perché vedono in questi più un problema che un elemento decorativo. Sono bravissimi nel proporre elementi come sassi, rocce, piante e zone di verde, ma tralasciano quel tocco in più che potrebbe dare uno laghetto, un gioco d’acqua o una fontana. Lo vedono come un problema perché credono di non avere le capacità, mentre in realtà la loro abilità e manualità consentirebbe di implementare facilmente queste

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Un grazie particolare alla famiglia Pegoraro e soprattutto a Roberto e alla sua disponibilità. Via Marconi 31 (S.S.Postumia) 35010 San Pietro in Gu, Padova. 0495991222

realizzazioni. Uno dei nostri punti di forza è aiutare i giardinieri a progettare, anche dal punto di vista tecnico, realizzazioni con l’acqua. Conoscere a fondo il settore assicura una realizzazione ben fatta e duratura”.

“La nostra specializzazione è stata quella dei laghetti in vetroresina: inizialmente di colore verde scuro, poi sabbiati con quarzo e marmo rifiniti a mano per ottenere un aspetto molto più naturale, poi in seguito i classici termoformati. Ci siamo sempre differenziati sul mercato con il colore verde e negli ultimi anni abbiamo ulteriormente differenziato il nostro mercato con laghetti di colore azzurro. Oltre ai laghetti preformati l’alternativa è data dai laghetti con telo, infatti altra nostra specializzazione è la proposta di teli in PVC per laghetto, nello specifico teli rinforzati, molto più resistenti degli altri teli in commercio, e paragonabili all’Epdm

benché più rigido, ma altrettanto di qualità. Basti pensare che ci sono laghetti fatti ancora trent’anni fa con questa tipologia di telo! A questo poi è importante aggiungere e proporre i sistemi filtranti e le pompe adatte al proprio laghetto”.

Esperienza, qualità, rispetto e grande conoscenza sono i punti di forza di Giardini d’Acqua. “Grazie ai rapporti diretti con le persone e i clienti riusciamo a trovare stimoli, soluzioni e idee sempre nuove. Diamo inoltre molta importanza alla formazione dei nostri collaboratori: la competenza è una qualità essenziale per noi. Avere un gruppo di persone preparato si traduce in risposte veloci al cliente che sa di ricevere consigli precisi per ogni esigenza. Cerchiamo inoltre di risolvere i problemi in maniera efficiente e professionale, offrendo assistenza non solo su prodotti acquistati qui da noi, ma anche per acquisti fatti altrove.

A tutti diamo una risposta”. L’efficienza non è solo nelle competenze, ma anche nella ricerca e vendita dei prodotti: “il nostro materiale è sempre disponibile a magazzino e in caso di prodotto mancante cerchiamo di procurarcelo e spedirlo il prima possibile. Abbiamo una vasta gamma di articoli delle migliori marche, tra cui OASE. Puntiamo molto sul materiale tecnico che deve poter offrire performances e sicurezza come nel caso dei prodotti OASE.

Tutti i prodotti, prima di essere commercializzati, vengono testati in azienda per un anno e i prodotti tecnici sono messi in funzione ed esposti nel nostro showroom. Prestiamo anche molta attenzione e cura al cliente sia di persona, che online attraverso i canali social: li tengo particolarmente in considerazione e seguo tutto personalmente. Le recensioni sono importanti, logica-

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mente non si può piacere a tutti, ma sono fiero di molte recensioni che abbiamo avuto”.

Approfondendo la conoscenza di Giardini d’Acqua e girando per il negozio ci si accorge che i loro valori e visioni si stanno evolvendo e che ci sarà un nuovo punto di svolta come ci racconta Roberto: ”stiamo già facendo dei grandi cambiamenti come azienda; il mercato dei laghetti è stazionario e non si espande con grande rapidità ma siamo comunque tranquilli. Abbiamo appe -

na progettato un nuovo marchio dedicato alle fontane da interno: Magie d’acqua. Fontane in plexiglas con bolle illuminate da LED Rgb, fontane in filo Mylar con la collaborazione di OASE, fontane a sfera e molto altro. E’ un settore che potrà darci forte crescita e a stiamo sempre lavorando su materiali nuovi e linee più moderne. Puntiamo i settori dove siamo più forti, quindi laghetti preformati e fontane collaborando con aziende leader del mercato e con giardinieri nostri clienti che hanno il nostro supporto totale.

Crediamo fortemente nella collaborazione con aziende tecniche come OASE e il futuro sarà proprio nel rafforzamento di questi rapporti”.

Consapevolezza, conoscenza e dedizione al lavoro sono solo alcuni dei i valori di Giardini d’Acqua; queste sono le tradizioni che si rinnovano e che si tramandano non solo tra generazioni, ma anche tra clienti e appassionati che cercano prodotti di qualità, consigli sinceri e realizzazioni uniche!

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carta d’identità

CHI

Roberto Pegoraro

PROFESSIONE

Fondatore di Giardini d’Acqua

SEGNI PARTICOLARI

Rispettoso dell’ecosistema

DOVE

Nel territorio di San Pietro in Gu, Padova; una zona di campagna ricca di acqua e natura che aiuta a vivere la passione per l’acqua.

Zona ricca di risorgive, il Veneto è una delle regioni con più acqua nel sottosuolo.

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CHE ESPERIENZE HAI

FATTO CHE TI HANNO PORTATO AD AVERE QUESTA PASSIONE?

Sono nato in mezzo agli acquari e ai laghetti perché mio papà ha iniziato questa attività quando noi fratelli eravamo ancora piccoli. Ho avuto esperienze anche al di fuori del mondo dei laghetti: ho gestito per tre anni una serra di pesci tropicali a Torri di Q. lo (VI) dove facevo import di pesci tropicali di acqua dolce e marino dallo Sri Lanka, Singapore e Israele.

UN PROGETTO CHE HAI REALIZZATO

CHE TI PIACE RICORDARE?

Ce ne sono parecchi in tutti questi anni e molti che mi piace ricordare. Uno che ha costituito una sfida è stata la realizzazione presso un cliente di Verona, di un lago molto grande, adatto alle anatre, oche e pavoni.

Il bacino è stato realizzato in cemento, sono poi stati usati skimmer e pompe OASE, oltre ad un sistema di filtraggio per rendere l’acqua cristallina. Si è trattato di un progetto diverso dal solito perché sì è discostato dagli impianti dedicati solitamente a piante o carpe Koi da laghetto.

Un altro progetto è stato quello di Villa Merigio a Valeggio Sul Mincio (VR) –dove abbiamo realizzato un laghetto con piante acquatiche e pesci rossi con pompe OASE. La Villa ha una splendida vista dall’alto dove si possono vedere giochi d’acqua OASE posizionati in una vasca ornamentale a sfioro.

LA DOMANDA PIÙ RICORRENTE CHE TI FANNO I CLIENTI?

Dipende tantissimo dall’argomento. Se parliamo di laghetti

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GLI
RISPETTARE
ESSERI VIVENTI È FONDAMEN TALE PER LA NOSTRA PASSIONE

domande & risposte 6 domande a Roberto

chiedono quale tipologia di materiale utilizzare; quindi bisogna orientarli in base alle esigenze verso un preformato o un telo. Raramente chiedono del sistema di filtrazione da utilizzare perché ne sono all’oscuro quindi dipende da noi istruirli sul filtro. Chiedono principalmente come effettuare lo scavo e quali materiali utilizzare.

LA RICHIESTA PIÙ STRANA?

Per la fiera Sigep di Rimini a inizio anno mi hanno chiesto una fontana alta 2 metri e lunga 1.5, a doppia parete di vetro sulla quale far scorrere vino da una parte e olio dall’altra. Non è stato purtroppo possibile realizzarla, non tanto per il vino (cosa che sarebbe stata anche piacevole), ma per la viscosità dell’olio che avrebbe compromesso il corretto funzionamento della fontana.

OASE HA QUESTO SLOGAN:

LIVING WATER; ACQUA VIVA - CHE SIGNIFICATO HA ACQUA VIVA NELLA TUA VITA?

L’acqua dà la vita e porta il cambiamento e crescita, in ogni ambito, sia personale che di mercato.

CONSIGLIO CHE VUOI TRASMETTERE A CHI HA LA TUA STESSA PASSIONE?

UN

Rispettare e amare il mondo acquatico e la natura. Curare il proprio laghetto o l’acquario nel rispetto degli animali, delle piante e dell’ecosistema in generale. Rispettare gli esseri viventi che sono parte fondamentale della nostra passione.

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Eleganza, relax e benessere

L’incanto delle lame d’acqua OASE Waterfall

Nell’ambito degli ambienti formali moderni, il design e l’estetica giocano un ruolo fondamentale nel creare un’atmosfera accattivante e raffinata. Uno degli elementi più affascinanti per aggiungere un tocco di classe e serenità è rappresentato dalle lame d’acqua OASE Waterfall. Queste meraviglie architettoniche si presentano come vere e proprie opere d’arte, capaci di trasformare qualsiasi spazio in un’oasi di eleganza e relax.

La caratteristica più distintiva delle lame d’acqua Oase è sicuramente la retroilluminazione LED, che conferisce loro un’aura scenografica e incantevole durante le ore notturne. L’effetto luminoso combinato con il movimento fluido dell’acqua crea un’atmosfera magica e suggestiva, perfetta per cene eleganti o momenti di relax sotto le stelle. Ma l’incanto delle lame d’acqua non è solo visivo. Il movimento dell’acqua che scorre dolcemente e il rilassante suono della cascata producono un effetto calmante e rigenerante.

La presenza di queste meraviglie nel

proprio ambiente aiuta a creare una connessione con la natura e favorisce il benessere psicofisico. L’atmosfera zen che si instaura è perfetta per chi desidera trovare un po’ di pace e tranquillità dopo una lunga giornata.

Tra le applicazioni più sorprendenti delle lame d’acqua Waterfall di OASE, troviamo senza dubbio le bio-piscine. Queste particolari piscine, filtrate biologicamente in modo naturale, senza alcuna chimica né cloro né sale, né acidi, rappresentano un autentico ritorno all’essenza naturale. Nella tradizione giapponese, il misogi è un rituale di purificazione e rinnovamento spirituale, eseguito sotto una waterfall (cascata). Questi oggetti consentono di ricreare questo effetto benefico all’interno delle bio-piscine, consentendo agli utenti di immergersi in un’esperienza unica e rigenerante. La qualità costruttiva delle lame d’acqua Waterfall è semplicemente eccellente. Realizzate con acciaio AISI 316, un materiale noto per la sua resistenza alla corrosione e alla ruggine, queste opere d’arte restano

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Scritto da Marcello Bianchin

intatte nel tempo, mantenendo il loro splendore originale anche dopo anni di utilizzo.

Un altro loro aspetto notevole è la loro versatilità nell’installazione. Grazie al supporto incluso, è possibile montarle sia a muro che in posizione standalone, dando la possibilità di adattarle alle esigenze specifiche del proprio spazio.

Disponibili in varie dimensioni, con larghezze di 30, 60 e 90 cm, possono essere scelte e posizionate in base alle dimensioni dell’ambiente e alle preferenze estetiche dell’utente. In conclusione, le lame d’acqua Waterfall di OASE rappresentano un’elegante fusione tra design moderno e serenità naturale. Grazie alla loro retroilluminazione LED, al movimento dell’acqua e al rilassante suono della cascata, si trasformano in un’esperienza multisensoriale che rilassa mente e anima. Con la loro qualità costruttiva elevata e la possibilità di montaggio personalizzato, si prestano perfettamente a qualsiasi ambiente formale moderno o bio-piscina, offrendo un’esperienza di benessere ispirata al prezioso rituale giapponese misogi.

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L’ARTE DEI LAYOUT IWAGUMI di

Quando si parla di aquascaping si intende la tecnica di ricreare un paesaggio naturale esteticamente piacevole, quanto più realistico possibile all’interno di un acquario.

Si tratta di un’arte basata sulla creatività, la tecnica e i principi di design, con l’intento di creare composizioni che riprendano il concetto di bellezza e armonia della natura. L’origine di questo termine, nato dall’unione delle parole “aqua”, da aquarium in inglese, e “scaping”, abbreviazione di landscaping, che significa appunto progettazione di paesaggi, viene attribuita all’acquariofilo giapponese Takashi Amano, che negli anni ‘90 ha introdotto il concetto di “Nature Aquarium”, in cui ha applicato principi e tecniche del giardinaggio giapponese alla realizzazione di acquari.

Nella creazione di questi paesaggi sommersi possono rinvenirsi vari stili, a seconda della tipologia di allestimento che si desidera ricreare. Tra questi vi è l’Iwagumi, la cui caratteristica essenziale è l’esclusivo utilizzo di rocce, che rappresentano quindi le protagoniste principali.

Per tale ragione esse devono essere selezionate con cura per ricreare il giusto effetto estetico, considerandone forma, texture, colore e dimensioni al fine di garantire un layout bilanciato e armonioso. Generalmente sono preferite

le Seiryu Stone, Ryuoh Stone e Manten Stone, per le loro caratteristiche uniche, tuttavia la scelta può variare a seconda delle preferenze personali, ma condizione fondamentale è che siano tutte dello stesso tipo e particolarità, per ricreare un effetto quanto più omogeneo e realistico possibile, e di differente grandezza, per dare naturalezza al layout.

Essendo basati sui principi di armonia e simmetria, la disposizione delle rocce negli acquari Iwagumi deve cercare di essere bilanciata visivamente in modo tale da ricreare una sensazione di equilibrio, ma anche di profondità di campo e prospettiva. Anche se molti aquascaper hanno un senso innato per questa sensazione di equilibrio, tale effetto visivo viene ottenuto seguendo la regola aurea o regola dei terzi, concetto molto comune della fotografia e nell’arte in genere che può quindi essere applicato anche nell’acquariologia.

Questa tecnica consiste della divisione immaginaria della vasca in nove sezioni uguali mediante due linee orizzontali e due verticali, posizionando le rocce principali e di supporto in concomitanza dei punti di intersezione di queste linee, chiamati punti focali. La prima roccia che va inserita nella creazione di un aquascape Iwagumi è la roccia primaria, cioè quella più grande e bella, che prende il nome di Oyaishi, che dovrebbe essere circa nei 2/3 della lunghezza e dell’altezza della vasca, ovvero

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in uno dei due punti focali superiori, preferibilmente nella parte anteriore dell’acquario, al fine di catturare l’attenzione e creare un impatto visivo significativo. Si tratta della roccia principale che caratterizzerà tutto il layout che verrà sviluppato tutto attorno ad essa, infatti le altre rocce vanno poi posizionate a scalare, cercando di dare la massima profondità e naturalezza possibili al panorama.

La seconda pietra in ordine di importanza e grandezza è il Fukuishi, posto sulla sinistra o sul lato destro della principale, con lo scopo di bilanciare quest’ultima, formandone un contrappunto visivo. Dopo di questa vanno inserite attorno alla composizione le pietre che prendono il nome di Soeishi, o secondarie, che fungono da supporto, pensate per amplificare l’impressione data della pietra principale e utilizzate in modo strategico per creare un senso di profondità spaziale, prospettiva e armonia nel layout complessivo.

Queste rocce possono variare nelle dimensioni, nelle forme e nelle texture, ma dovrebbero essere in sintonia con la roccia madre e con il tema generale dell’acquario, per creare una rappresentazione più realistica possibile di un paesaggio naturale e aggiungere dettagli visivi interessanti. Infine, vanno collacati i Suteishi, cioè i più piccoli elementi di pietra che formano i dettagli finali sullo sfondo o con la funzione di

riempimento e completamento per armonizzare tutte le diverse rocce, formandone un unico insieme. Proprio per la loro funzione, i Suteishi non si distinguono chiaramente dalla formazione rocciosa nel suo complesso. Infatti, spesso sono nascoste dal resto dell’hardscape o dalla flora, e per questo vengono anche chiamate pietre sacrificali. Possono essere posizionati in modo da simulare un pendio o una scogliera naturale, o per aggiungere dettagli al paesaggio acquatico, e contribuiscono a creare profondità, realismo ed equilibrio nel layout complessivo.

Per ottenere l’effetto di profondità e prospettiva è consigliabile posizionare le varie rocce in modo graduato in base alla dimensione, sia lateralmente sia in profondità, disponendo quelle più grandi nella parte anteriore e quelle più piccole in quella posteriore della vasca, così facendo di accentua la sensazione di distanza e crea un senso prospettico, facendo apparire otticamente l’acquario più grande e profondo di quanto sia in realtà. Anche la disposizione del substrato contribuisce a dare quest’illusione di profondità disponendolo in modo inclinato verso l’alto dalla parte anteriore, che sarà più bassa, a quella posteriore. E’ anche possibile creare una pendenza laterale mettendo il soil in modo più abbondante in un lato rispetto all’altro, creando così l’effetto di una collina e una vallata. E’ inoltre importante, nella disposizione delle

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rocce, inclinarle e sovrapporle in modo realistico, ma anche dare un senso di continuità con la loro texture e venature naturali, di solito orientandole tutte nello stesso senso, in modo da evitare un aspetto artificiale o forzato.

Per quanto riguarda il numero di rocce da utilizzare, nell’approccio più classico e puristico si prevede che esse siano solamente tre, e questo stile prende il nome di Sanzon Iwagumi, in quanto le tre pietre sono associate alle triadi buddiste, infatti Sanzon in giapponese significa appunto “tre pilastri”. Tuttavia non in tutti gli Iwagumi vengono utilizzate solo tre rocce, anzi è possibile utilizzarne un numero superiore, sempre preferibilmente in numero dispari. Questo varia in base alle preferenze e gusti personali, purché si mantenga un senso di equilibrio e di armonia e si crei una composizione quanto più naturale e attraente possibile.

Per quanto riguarda invece la flora e la fauna negli acquari Iwagumi, anche se si tratta di scelte soggettive che dipendono unicamente dai gusti personali, generalmente si preferiscono le creazioni monospecie per aumentare la sensazione di semplicità e minimalismo. Le piante più utilizzate sono quelle basse e compatte che creano l’effetto di un pratino, come Hemianthus callitrichoides o Micranthemum callitrichoides, come pure Glossostigma elatinoides o Eleocharis parvula, solo per citarne alcune.

Invece come pesci, di solito sono inseriti in un’unica specie solo quelli da banco di taglia piccola, chiamati anche microfish, come a mero titolo di esempio le Boraras brigittae, Paracheirodon simulans, Microdevario Kubotai o Hyphessobrycon amandae, da scegliere accuratamente nel numero e nella specie in base alla dimensione della vasca e ai valori dell’acqua, non dimenticando mai che si tratta di esseri viventi e in quanto tali hanno delle necessità ben specifiche.

Nonostante possa pensarsi, dato il layout minimalista, che la cura e il mantenimento di un acquario Iwagumi sia più semplice rispetto ad altri stili, nella realtà esso è molto più difficile a causa delle limitazioni date dalla singola specie vegetale utilizzata e degli elevati livelli di luce.Infatti le piante da tappeto sono spesso a crescita lenta e non assorbono molti nutrienti, motivo per cui l’avvio di un acquario Iwagumi e il suo bilanciamento sono molto impegnativi e le fioriture algali non sono affatto rare.

Per queste ragioni questo stile di acquascape non è da considerarsi per principianti, ma sicuramente può essere molto gratificante la sua realizzazione e, ammirarlo nel salotto di casa propria, può donarci un senso di pace e tranquillità impareggiabile oltre che una soddisfazione indescrivibile.

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LA DISPOSIZIONE DELLE ROCCE RICREA UNA SENSAZIONE DI EQUILIBRIO
www.oase.com

EDOARDO FIVIZZOLI

Spesso si parla di influencer; ma chi sono davvero? Per definizione è un personaggio popolare, soprattutto in rete, che è in grado di influenzare l’opinione pubblica riguardo a un certo argomento. Oggi incontriamo Edoardo, TartaGuida, un influencer del benessere animale e della loro salvaguardia.

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Ciao Edoardo! Come tutte le storie partiamo dall’inizio e l’incipit è: chi sei, quando nasci e che bambino sei stato?

Sono Edoardo Fivizzoli, ma forse mi conoscete come TartaGuida. Sono nato a Milano il 26 luglio del 2000 (si lo so, sono giovanissimo). Sono stato sicuramente un bambino curioso, mi ricordo scoprire cose nuove e avventurarmi in nuovi posti era la mia routine. Sono cresciuto nella campagna lodigiana, un luogo che seppur isolato, mi ha dato la possibilità di vivere diversi ecosistemi naturali.

La tua famiglia che rapporto aveva con la natura?

Da dove venga questa mia passione è un argomento molto dibattuto nella mia famiglia. Mio padre, mia madre, mio fratello e mia sorella sono sportivi, addirittura a livello agonistico. Io sinceramente ho sempre percepito gli sport come qualcosa di noioso che non mi apparteneva. Ad ogni modo, in famiglia Fivizzoli siamo famosi da generazioni per eccellere all’interno di hobby e passioni. Mio nonno, Riccardo Fivizzoli, era un massimo esponente di modellismo di trenini elettrici; mio zio lo era per la grafica e la fotografia artistica, Mia nonna è tutt’ora una fotografa naturalistica e mio nonno materno è stato un ottimo imprenditore della categoria self made. Sinceramente, con un patrimonio genetico così legato alle passioni, era inevitabile una sana ossessione.

Che esperienze hai fatto che ti hanno portato ad avere questa passione?

Ho sempre paura di raccontare la mia storia. Sembra troppo perfetta, è degna della trama di un film Disney. Da piccolo comprai insieme a mia madre una piccola tartarughina d’acqua dolce in un vivaio locale. Da buon bambino curioso iniziai a fare tante domande al negoziante, convinto della sua estrema preparazione in merito. Nutrivo un enorme fiducia nei suoi confronti. Dopo pochi giorni mi accorsi che le informazioni datemi dal negoziante nei confronti di Tartuig la mia prima tartaruga, erano totalmente errate! Dovete sapere che a sei anni sapevo già utilizzare il computer e navigare su internet. Non ci ho impiegato molto per racimolare le informazioni che mi servivano al mantenimento di Tartuig. Deluso dal negoziante, non potevo accettare che fosse così difficile per le persone informarsi. Lo trovavo inaccettabile. Dunque a 10 anni decisi di creare una pagina su facebook chiamata TartaGuida che si poneva l’obiettivo di spiegare alle persone quello che troppi negozianti non comunicavano.

A 12 anni arrivò il primo sito su wordpress si chiamava www.tartaguidaweb.it Abbandonai il progetto tartaguida alle scuole superiori nel 2015, per poi riprenderlo a settembre 2019 durante il mio ultimo anno. Grazie all’alternanza scuola lavoro effettuata in due negozi di animali a Milano, avevo capito che le tartarughe e gli animali esotici avevano bisogno di TartaGuida!

Parliamo del presente, della tua realtà. Cosa significa per te questa passione? Chi è il primo a credere in te?

Questa passione per me significa qua-

si tutto, non riesco ad immaginare un lavoro che sia senza animali esotici o natura. Per me lavorare in altri contesti non è mai stata un’opzione valutabile. Dico quasi tutto poiché i progetti con gli animali esotici occupano circa l’80% della mia esistenza, il restante 20% è destinato alle relazioni sociali, divertimento e famiglia.

I primi a credere in me sono stati i miei genitori, pensate che proprio mio padre ebbe l’idea di chiamare la prima pagina Tarta-Guida, e senza saperlo creò quello che oggi è uno dei “naming” più azzeccati.

Quando capisci, il momento esatto, che hai deciso che questa passione poteva diventare il tuo quotidiano e il tuo lavoro?

È stato duro capirlo, come tutti i giovani imprenditori italiani non è facile sostenersi da soli, per di più senza essere benestanti di famiglia, dunque partendo da zero. Nel 2020 al termine del contratto di lavoro con un negozio di animali a Milano, ho capito che far funzionare il progetto TartaGuida sarebbe dovuto diventare una mia necessita. Quale miglior necessità di pagare l’affitto e le spese che tutti noi abbiamo?

Raccontaci un progetto che hai realizzato che ti ha dato soddisfazione.

Scegliere tra tutti i miei progetti aperti e chiusi non è facile, ma se proprio devo il progetto più soddisfacente è sicuramente Tartarescue. È il progetto che ci permette di raccogliere più dati e avere maggior impatto sull’ambiente e sul benessere degli animali. Dunque, in

acqua viva 33
“Osservateli, cercate di sforzarvi e capite che cosa un vostro animale vi sta comunicando.”

qualsiasi momento di sconforto, mi basta guardare i numeri delle tartarughe ricollocate per vedere un’effettiva utilità sociale.

Quali sono le sfide che devi affrontare per essere riconosciuto come influencer?

Grazie al mio blog www.animaliesoticimilano. it e ai profili social TartaGuida penso di essere già riconosciuto come influencer.

Tuttavia, per me questo è un problema enorme! Vedete io non voglio essere un semplice youtuber da cabaret o intrattenimento, io voglio che TartaGuida raggiunga degli obiettivi concreti in materia di benessere animale.

La vera sfida sarà farsi riconoscere dai ministeri e dalle università per il contributo scientifico apportato; così da poter competere con molti colossi animalisti che prioritizzano le ideologie rispetto alla scienza.

Che rapporto hai con gli altri influencer?

Domanda di riserva? Scherzo! Vado d’accordo quasi con tutti, ma di base sono sempre propenso alle collaborazioni e all’amicizia tra colleghi. Anche se dal punto di vista imprenditoriale, secondo me, molti di loro fanno scelte controproducenti al funzionamento del loro progetto.

Come vedi il settore in cui operi?

Molto complicato. Attualmente il settore socioeconomico del pet sezione rettili e acquari è in uno dei momenti storici più strani. Un’analisi più approfondita richiederebbe troppo tempo per un’intervista.

Tuttavia, di positivo c’è che nel settore rettili-acquari nessuno ambisce ad occupare le mie nicchie di interesse, permettendomi da ormai 4 anni di dominare la scena mediatica senza concorrenti.

Quali sono i punti di forza e quelli di debolezza?

Il mio punto di forza è sicuramente quello di basare l’intero guadagno di TartaGuida in relazione al benessere animale. Mi spiego meglio: un venditore che vende una vaschetta di plastica per una tartaruga d’acqua guadagna soldi eticamente sporchi.

L’intero progetto di TartaGuida si basa sulla generazione dell’utile attraverso il miglioramento delle condizioni di vita degli animali, come ad esempio tramite la produzione dei libri informativi.

Attualmente l’unico mio punto di debolezza è di non avere abbastanza budget per rendere tartaguida un colosso. Tuttavia,

Foto e realizzazioni di Tartaguida.

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sono consapevole di non essere ancora pronto a questa evoluzione, dunque più che debolezza la definirei attesa da tempi tecnici.

Parliamo dei social e del modo di comunicare. A un certo punto capisci che il mondo digitale è da sfruttare e puoi utilizzare questi canali per comunicare – come cominci?

Mi viene da ridere ogni volta che mi fanno questa domanda. La verità è che non c’è nessun segreto nella mia comunicazione. La ragione del mio successo mediatico (se così lo vogliamo definire) risiede nella semplicità. Tutti cercano di spiegare dei concetti in modo molto difficile pur di apparire competenti nella materia. Io al contrario mi concentro su una comunicazione semplice, immediata! Pur trattando argomenti anche molto complessi.

La collaborazione con OASE come comincia?

Stavo cercando un’azienda produttrice di acquari con cui collaborare, sempre mantenendo alti gli standard di benessere animale. OASE è sempre stata per me un’azienda con prodotti meravigliosi; la Apple della natura. Quando abbiamo ufficializzato la prima collaborazione con l’axolotl kit ero al settimo cielo.

Qual è la domanda più ricorrente che ti fanno sui social?

In realtà non c’è una domanda ricorrente, ricevo una quantità astronomica di richieste di aiuto, consigli, dritte… sul mantenimento degli animali. Una mole talmente alta che mi è veramente impossibile rispondere a tutti, e a volte soffro per questa condizione, perché vorrei veramente essere di aiuto.

La richiesta più strana e divertente che ti hanno fatto?

Mhh, la sapete la storia di quando stavo per comprare una giraffa? Hahahah

Per i lettori che non mi conoscono, sappiate che lavoro molto con le case di

produzione per il noleggio consapevole degli animali nei film e negli eventi.

Un giorno un amico proprietario di uno zoo mi propose di aiutarlo ad acquistare una giraffa rescue. Era molto vecchia, proveniente da un circo, le avevano diagnosticato un tumore e le davano solo 5 anni di vita.

Pochi giorni dopo mi arrivò una richiesta di noleggio di una giraffa per un evento a Bologna. Cercai di unire la presenza all’evento della giraffa (molto docile grazie all’imprinting del circo) con le sue spese di acquisto e trasporto per portarla allo zoo del mio amico. Tuttavia, gli organizzatori dell’evento alla fine rifiutarono il preventivo. Ancora oggi non so quella povera giraffa che fine abbia effettivamente fatto.

Come gestisci le recensioni e i commenti?

Le recensioni e i commenti ben fatti sono necessari: li adoro! In particolare, li utilizzo per migliorare i miei prodotti e servizi. Ad esempio, nel manuale guida all’axolotl, le recensioni dei clienti hanno permesso un miglioramento sostanziale del manoscritto.

Hai avuto un momento in cui hai pensato di mollare tutto?

Come ho già detto, per me TartaGuida non è un’opzione. Io non riuscirei ad essere soddisfatto in un’altra formula lavorativa. Dunque, no! Per farmi mollare tutto dovrà veramente succedere qualcosa di estremo.

Proiettiamoci in avanti. Come vedi te stesso nel futuro? Quali sono gli obiettivi per crescere?

Sinceramente, mi vedo a capo dell’azienda TartaGuida, a gestire gli animali e i rettili d’Italia insieme ad uno staff di persone competenti e preparate. Immagino la mia azienda come un mix tra quella dei The show (youtuber) e quella dell’Estetista cinica (Cristina Fogazzi). Far funzionare la macchina con progetti sempre più innovativi, creativi e d’impatto positivo sul benessere degli animali.

OASE ha questo slogan che è il nostro filo rosso.. living water; acqua viva che significato ha acqua viva nella tua vita?

Sposo completamente il concetto di Acqua Viva, pensate che in casa mia, in qualsiasi angolazione tu guardi trovi un acquario o un riferimento naturale. Anche tra gli organismi che preferico, gli animali acquatici mi appassionano nettamente di più, proprio grazie alla necessità di restare in contatto con l’acqua.

Mi spiego meglio: un terrario per quanto umido è un ambiente esterno, relativamente facile da gestire nei suoi processi. Ma con gli acquari e i laghetti invece assistiamo ad un vero e proprio ecosistema che si sviluppa in vasca. Acqua viva batte terra, sempre. E questo deve essere un invito anche alla clientela: cercate di strutturare le vostre vasche imparando i processi che permettono la vita, piuttosto di forzare e alterare la natura con processi chimici dettati da gusti umani.

Hai un consiglio che vuoi trasmettere a chi ha la tua stessa passione?

Ne avrei molti, ma il più urgente è sicuramente legato alla sfera intellettuale degli esotici, soprattutto in tema di rettili. L’anno scorso abbiamo dimostrato come Marto (il mio maschio di tartaruga mata mata) sia intelligente, mi riconosca e abbia una memoria a lungo termine. Di recente hanno scoperto che le tartarughe emettono vocalizzi (non udibili all’uomo) per comunicare.

Il mio consiglio per gli amanti dei rettili e dei pesci è quello di smettere di pensare a loro come “animali stupidi” ma incominciare a percepirli come organismi che comunicano, semplicemente dobbiamo ancora imparare a leggerli. Osservateli, cercate di sforzarvi e capite che cosa un vostro animale vi sta comunicando.

E’ stato un piacere fare questo viaggio insieme!

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Grazie Edoardo!

TartaGuida potete seguirlo nei canali social di Instagram, TikTok, Facebook, YouTube oppure nel suo sito: www.animaliesoticimilano.it

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Inderst Srl | Via Prati Nuovi 2, I-39020 Marlengo (BZ) T +39 0473 060 620 | info@inderst.it | www.inderst.it Realizzazione stagno balneabile all‘Hotel Garden Park di Prato allo Stelvio Grazie alla buona collaborazione con Oase, i giardinieri paesaggisti e i nostri clienti, possiamo realizzare i vostri sogni.

FOCUS AZIENDE

Habitat Acquari di Riccioni Raffaele

Via Giovanni March, 14

57127 Livorno LI

www.habitatacquari.it

Habitat Acquari

Habitat Acquari nasce più di 30 anni fa, dalla passione di un ragazzo per il meraviglioso mondo sommerso e dal suo impegno per creare le migliori condizioni per la vita dei compagni acquatici.

Dagli esordi fino ai giorni nostri, lo staff di Habitat si mette in gioco tentando, nel migliore dei modi, di accompagnarvi nell’avventura dell’acquariofilia; che sia il vostro primo acquario o che siate ormai veterani navigati.

Proponiamo diverse soluzioni, basate sulle ricerche compiute nel lungo arco della nostra esperienza e dei nostri partner, tra i quali OASE. Cerchiamo sempre di ampliare il quadro

generale con nuove idee, testandole personalmente. Accompagniamo i nostri clienti nell’esplorazione dell’acquario sia di acqua dolce sia del marino; consigliandoli nella realizzazione della loro visione, attuabile anche mediante le nuove tecnologie ora disponibili. Un prodotto, come il BioMaster, ha rivoluzionato la tecnica dei filtri esterni, crendo un ottimo filtraggio biologico in grado di ovviare a molte problematiche, che un tempo si dovevano minuziosamente contenere permettendo la creazione e la manutenzione del bioma acquatico su misura, in maniera sana, divertente e senza pensieri.

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Semplice. Cristallino. Migliorato. LA NUOVA GENERAZIONE DI FILTRI A PRESSIONE FILTOCLEAR www oase com/filtoclear

APPROFONDIMENTI TECNICI

Scritto da Gianfranco Deganello www.watrercube.it g.deganello@watercube.it

L’illuminazione dell’acqua

L’illuminazione di piscine o di fontane genera sempre degli effetti visivi molto suggestivi. Tuttavia, nel caso in cui questa operazione fosse effettuata dall’esterno (opzione sicuramente possibile ma poco indicata), il risultato scenografico complessivo, a confronto, avrà meno impatto. Per ottenere il massimo effetto sarà dunque opportuno l’utilizzo, nel rispetto della normativa elettrica sulla sicurezza CEI 64.8 sez.703, dei proiettori subacquei.

Nel caso di specchi d’acqua lisci, quali laghetti o piscine, al fine di consentire una agevole manutenzione dal bordo vasca, i proiettori dovranno essere orientati orizzontalmente e sommersi sotto il pelo d’acqua ad una profondità non superiore ai 50/60 cm. Se non dovessero sussistere problematiche manutentive, e le suddette operazioni venissero svolte svuotando la vasca, la profondità di sommersione dovrà essere stabilita in relazione alla profondità totale. Per ottenere una buona riflessione da parte del fondo, il faro dovrebbe stare tra i 40/50 cm dalla quota inferiore della vasca e comunque non oltre 1.2 m dalla stessa. È quindi chiaro che, quanto maggiore sarà la profondità del bacino tanto più difficile sarà illuminarlo in modo efficiente, rendendo così necessario l’utilizzo di un numero maggiore di proiettori. Normalmente, escludendo la ricerca di effetti particolari, è meglio disporre di fasci luminosi diffusi. In ogni caso, più particolare sarà l’effetto e più, a nostro avviso, bisognerà porre attenzione per evitare il rischio di pervenire a risultati pacchiani e scarsamente armonici. A titolo di esempio citiamo l’uso delle luci colorate che, pur incontrando il gusto di molti, risultano potenzialmente pericolose per la possibile creazione di effetti in stile “luna park”. Da parte nostra, riteniamo che nulla possa essere più

gradevole dell’utilizzo della luce bianca di pieno spettro.

PISCINE E VASCHE RIFLETTENTI

In base alla dottrina prevalente, per illuminare in modo adeguato un fondo vasca, si può ipotizzare l’applicazione di 2.000/2.500 lumen di flusso luminoso ogni 30 m2 di superficie d’acqua: da questo dato è facilmente ricavabile il numero dei fari necessari. Nel caso di una piscina i corpi illuminanti andranno disposti lungo i lati più lunghi, per non abbagliare chi nuota generalmente nel senso della lunghezza. Poiché l’illuminazione dello specchio d’acqua che ne deriverà sarà determinata dalla riflessione diffusa del fondo e delle pareti della vasca, il colore di queste superfici influenzerà in modo decisivo l’effetto illuminante. In ogni caso, occorrerà prestare sempre molta attenzione alla disposizione degli apparecchi per evitare il fenomeno dell’abbagliamento. L’acqua è un mezzo trasparente e i proiettori che dovessimo incrociare davanti agli occhi, anche se installati sott’acqua, ci potrebbero abbagliare. Dovremmo quindi disporli orientandoli in direzione dello sguardo dell’osservatore e non, al contrario, rivolti verso quest’ultimo.Considerando che l’acqua è un mezzo più denso dell’aria con indice di rifrazione n=1.334, utilizzando la legge di Snell sulla rifrazione, è possibile stabilire che se r ≥ 49° la riflessione sarà totale, cioè il raggio di luce emesso dalla nostra sorgente luminosa verrà riflesso totalmente e non riuscirà ad emergere dall’acqua.

Numero 002 acqua viva 40

Questo però, varrà a condizione che lo specchio d’acqua sia perfettamente liscio e che il faro emetta un fascio di luce abbastanza stretto. Nel caso in cui lo specchio d’acqua risulti increspato dal vento, ed il proiettore emetta la luce in modo diffuso, avremo comunque una quota di flusso luminoso emergente e quindi potenzialmente abbagliante. Quando possibile, è perciò opportuno disporre il fascio luminoso non solo in modo pressoché orizzontale rispetto alla superficie, ma anche evitando di rivolgerlo contro l’osservatore affinché quest’ultimo possa veder lo specchio d’acqua illuminato in modo “magico” senza essere abbagliato o disturbato dalle sorgenti luminose.

Queste indicazioni, da adottare per l’illuminazione di una piscina, si contrappongono a quelle previste nel caso in cui si intenda ottenere il massimo risultato scenografico in presenza di fontane con giochi d’acqua o zampilli. Per questa tipologia di realizzazione, come esposto in seguito, si dovranno infatti disporre i proiettori, in genere con fascio più stretto, con orientamento verticale e posizionati sotto il getto, onde illuminarlo dal basso verso l’alto. Ovviamente, come già esposto nell’ introduzione, nulla ci vieta di illuminare una fontana dall’esterno, anzi questo ci eviterebbe tutti i problemi impiantistici legati alle installazioni subacquee. È tuttavia indubbio che gli effetti che otterremmo così, sarebbero assai meno coreografici e suggestivi. A questo punto vale la pena di affrontare il caso in cui a dover essere illuminata dall’esterno sia una “reflecting pool”. Poiché questa per definizione è uno specchio d’acqua che riflette, occorrerà la massima cura affinché l’immagine della sorgente luminosa non venga riflessa dall’acqua negli occhi dell’osservatore. In questo caso dovremo perciò guardarci da ben due forme di abbagliamento ugualmente pericolose, quello “diretto” e quello “riflesso”. Riuscire in questo intento è sempre molto difficile

e pertanto l’illuminazione dall’esterno di qualsiasi specchio d’acqua dovrà essere valutata con grande attenzione. Nel caso in cui il nostro intendimento fosse invece quello di ottenere sulla superficie del nostro bacino la riflessione degli elementi architettonici inseriti nell’ambiente circostante, va da sé che quelli che dovranno essere illuminati saranno esclusivamente gli elementi esterni che intendiamo specchiare, e non il bacino riflettente che dovrebbe invece essere privo di illuminazione per potenziare l’effetto desiderato (fatta salva l’eventuale creazione di un alone di luce perimetrale di sicurezza per evitare l’ingresso involontario in acqua di qualche passante distratto).

LAGHETTI NATURALI

In presenza di un laghetto con fondo fangoso e molto scuro, dotato pertanto di scarsissima capacità di riflessione, l’effetto finale sarà molto modesto riducendosi ad una zona debolmente luminosa in diretta prossimità dei faretti subacquei. Se però saranno presenti, come spesso accade, gruppi di piante acquatiche a fare da sfondo e da elemento riflettente, le cose miglioreranno alquanto e l’illuminazione assumerà subito un aspetto più vivo e scenografico. I ragionamenti sono sempre i medesimi. Natura e colore degli oggetti illuminati, attraverso le loro modalità di riflessione della luce, determinano il fenomeno della visione e quindi l’effetto risultante.

FONTANE

Nel caso di getti d’acqua o zampilli, l’oggetto illuminato è rappresentato dall’insieme delle innumerevoli goccioline in cui il getto stesso si frantuma. Le goccioline rifletteranno la luce proiettata su di esse dalla sorgente di luce e appariranno quindi ben visibili all’osservatore. Oltre a ciò, essendo l’acqua un mezzo trasparente, di densità diversa rispetto all’aria, ci troveremo in presenza oltre al fenomeno della riflessione anche di quello della trasmissione e

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della rifrazione della luce. Le figure che seguono illustrano modi tipici, corretti e non corretti, utilizzati per illuminare zampilli e cascate; modi che appaiono semplici e intuitivi, che rispondono ai principi dell’ottica geometrica e all’assunto secondo il quale la luce viaggia sempre in linea retta. Trascuriamo quindi consapevolmente la reale complessità della natura discontinua della luce, ondulatoria e corpuscolare, perché ininfluente ai fini pratici del nostro utilizzo.

PROIEZIONE SU SCHERMI D’ACQUA Anche le immagini proiettate su di uno schermo cinematografico, come su qualunque altro oggetto, risultano visibili all’osservatore in quanto riflesse in modo diffuso verso il suo occhio: ciò vale anche qualora lo schermo sia realizzato con acqua.In questo caso è facile comprendere come, data la trasparenza del mezzo, la quantità di luce riflessa (nel caso di proiezione frontale) sarà di gran lunga inferiore rispetto a quella che invece lo attraverserà, andando direttamente ad interessare la visione dell’osservatore che si trova sul lato opposto dello schermo rispetto alla sorgente della proiezione. Ovviamente una piccola parte di luce sarà anche interessata dalla riflessione, ma la visione legata a questo fenomeno risulterà di gran lunga inferiore a quella che si sarebbe potuto ottenere con una retroproiezione.

La regola fondamentale per la buona illuminazione è sempre la medesima e si applica indistintamente a tutti gli oggetti e a tutte le superfici illuminate. Un oggetto risulta visibile solo ed in quanto riflette luce in modo diffuso verso l’occhio dell’osservatore.

Occorre quindi tenere sempre a mente la triangolazione fondamentale e verificare che l’incidenza della luce sull’oggetto e la sua riflessione in relazione alla posizione dell’osservatore siano corrette. L’applicazione di questa semplice regola pratica, associata ad una minima conoscenza dell’indice di riflessione dei vari materiali, varrà più di cento formule e di qualsiasi calcolo.

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Foto e realizzazioni di Watercube. Sopra Cinecittà parchi - Roma; sotto Flash Wall by OASE DP World pavilion -Dubai EXPO

UN MESE PER IL RIFACIMENTO TOTALE DELL’AREA VERDE.

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IL LAGHETTO ZEN DI VILLA ZUCCHINI

A Cellatica, in provincia di Brescia si trova un laghetto realizzato da Ezio Cammarata e Graziano Cavaletti di Aquaverde. Lo stile? Ovviamente ZEN!

Cellatica (Selàdega o Saladega in dialetto bresciano) è un comune italiano di 4844 abitanti della provincia di Brescia, in Lombardia. Si sviluppa nel territorio della Franciacorta ed è situato ai piedi delle Prealpi Bresciane. La sua posizione è ideale per godere della natura e degli spazi aperti.

Il progetto di Villa Zucchini nasce dall’esigenza dei proprietari di valorizzare gli spazi esterni. Affidandosi a Ezio Cammarata, dell’Azienda Cammarata, la soluzione non poteva che essere la realizzazione di un laghetto. La collaborazione poi di Aqua Verde, con Graziano Cavalletti, che opera nel settore dell’irrigazione, fontane, giochi d’acqua e attrezzature per parchi e giardini, ha dato origine a un laghetto in stile ZEN.

Riconoscere il valore e l’importanza del giardino significa cercare soluzioni non convenzionali che diano pregio non solo dal punto di vista funzionale, ma anche estetico e ideale.

Il progetto, realizzato a Febbraio 2023, è stato completato in un mese e ha compreso il rifacimento della totale area verde con impianto

di irrigazione, piantumazione e ovviamente scavo e costruzione del laghetto. Scegliere di realizzare uno specchio d’acqua con questo stile significa apprezzare le tradizioni Giapponesi che hanno dato origine a questa tecnica. Spesso, ci spiega Ezio Cammarata “l’ispirazione creativa del giardino nasce dall’attenta analisi dell’ambiente naturale, delle sue molteplici manifestazioni”. In questo caso particolare Ezio ha volutamente abbinato la filosofia Zen e la simbologia degli elementi come la ghiaia, le piante e soprattutto le rocce al concetto di acqua viva, contestualizzandola nella tradizione giapponese e italiana. Dalla mescolanza delle due il giardino ZEN non è più intoccabile, ma vissuto e condiviso.

L’acqua, il torrente che scorre, le cascate riprodotte con il bambù, rappresentano dunque l’idea di pulizia. Acqua come elemento naturale che lava e acqua intesa come purezza sono alla base di un ambiente più contemplativo e meditativo.

Anche qui a Villa Zucchini, Ezio Cammarata ha ribadito di aver riprodotto un dipinto, una “scultura di giardino acquatico” curando ogni particolare

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Scritto da Alessandro Brazzalotto Fotografo: Daniele Bonizzoni

personalmente: scelta dei materiali, piante, fiori, rocce come un artigiano che crea partendo dal nulla.

Ed oggi ammiriamo questo giardino dal porticato, lasciando che la mente e i pensieri fluiscano leggeri, consapevoli che prendersi cura della natura sia il progetto migliore!

Grazie ai proprietari di Villa Zucchini per aver condiviso lo spazio; a Ezio Cammarata perchè dietro ogni progetto c’è una storia fatta di passione e filosofia.

SCHEDA TECNICA

Aqua Verde per la parte tecnica ha utilizzato un sistema filtrante completo OASE composto di:

FiltroClear a pressione 31000 dotato di sterilizzatore UVC da 60W, Pompa Aquamax Eco Premium 16000 a basso consumo, adatta per laghetti fino a 15 m3 con pesci; nel nostro caso pesci rossi ornamentali

Per la copertura è stato utilizzato un telo OASE in epdm verde oliva.

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AQUA VERDE S.N.C. Strada Mirabella s.n. 46040 Cavriana (MN) tel. 0376 855076 info@aquaverde.it

Il GIARDINO ZEN COMBINA LA FILOSOFIA, LA SIMBOLOGIA DEGLI ELEMENTI COME LA GHIAIA, LE PIANTE E SOPRATTUTTO LE ROCCE, AL CONCETTO DI ACQUA VIVA, CONTESTUALIZZANDOLA

NELLA TRADIZIONE GIAPPONESE E ITALIANA.

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FOCUS PRODOTTI

Filtri sommersi

Giardini d’Acqua e OASE: oltre dieci anni di collaborazione tra le nostre aziende per offrire ai clienti prodotti professionali di elevato livello qualitativo e tecnico.

Essendo rivenditori ufficiali nel mercato italiano, periodicamente organizziamo con i loro esperti corsi di aggiornamento per il nostro personale di vendita, così da essere in grado di seguire il cliente proponendogli sempre la soluzione migliore e più adatta a risolvere ogni tipo di problematica e dubbio.

Questo ci permette di accrescere la competitività e l’affidabilità per soddisfare tutti i nostri clienti.

Si può acquistare un laghetto per creare nel proprio giardino una piccola oasi con piante acquatiche e pesci o per abbellire uno spazio esterno con giochi d’acqua. Al variare delle esigenze variano anche le possibilità di progettazione ma in ogni caso un buon sistema di filtraggio è essenziale.

Tra i filtri più indicati troviamo quelli sommersi e quelli esterni pressurizza-

ti, entrambi dotati di una pompa per l’alimentazione del filtro, di spugne filtranti che provvedono alla depurazione biologico-meccanica e di una lampada sterilizzatrice a raggi UVC per combattere i germi e le alghe in sospensione.

I filtri sommersi come i Filtral UVC sono adatti a laghetti di piccole medie dimensioni, sono compatti e facili da installare. Sono dotati di spugne filtranti, di cannolicchi ceramizzati per la parte biologica e di lampada a raggi UV. Vengono inoltre forniti con giochi d’acqua e possono essere utilizzati anche per far funzionare una cascata.

I filtri pressurizzati sono molto versatili e si mimetizzano bene nel paesaggio perché è possibile interrarli sotto il livello dell’acqua e, grazie al loro sistema di pressurizzazione, sono in grado di alimentare una cascata.

Nei filtri a pressione l’acqua viene trasportata da una pompa al filtro, passa attraverso le spugne che depurano trattenendo gran parte dello sporco e infine passa per la lampada a raggi UV che elimina le alghe unicellulari. Inoltre alcuni filtri a pressione hanno anche la possibilità di effettuare operazioni di pulizia e manutenzione senza dover aprire il coperchio.

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Scritto da Roberto Pegoraro

Filtro a pressione

Scritto da Yuri Pavanello Appassionato, socio e segretario IKA

Questa serie di filtri a pressione per laghetti fa parte della nuova generazione che combina in un sistema compatto un filtro bio-meccanico potente e la più recente tecnologia UVC. Il design compatto permette di lasciare il sistema di filtraggio quasi completamente nascosto, interrandolo, potendo lavorare ad un livello inferiore a quello dell’acqua. Il filtro a pressione assicura un equilibrio biologico stabile ed una migliore qualità delle acque. In combinazione con la pompa garantisce acqua limpida e la creazione di un clima salubre per gli abitanti del laghetto. La qualità e la granulometria delle spugne filtranti più dense offre una grandissima superficie di colonizzazione per i batteri. Il filtro a pressione con unità UVC combina filtraggio bio-

BioStyle

Ogni anno, prodotti selezionati, vengono premiati con il Red Dot Award per il “Product Design”. Accattivante dal punto di vista estetico, funzionale, smart o innovativo; i prodotti premiati dalla Red Dot Jury si contraddistinguono per la straordinaria qualità del loro design. Per la qualità del suo design, il filtro a zainetto BioStyle HangOn di OASE è stato premiato con il Red Dot Award.

Nella categoria “Product Design” ha saputo convincere per la sua moderna estetica e le sue caratteristiche smart. La forma del BioStyle vanta un design moderno e senza tempo.

La forma presenta una superficie liscia, come un ciottolo eroso da un fiume. La sensazione al tatto è piacevole e naturale; che gli conferisce un aspetto puli-

logico e meccanico ed integra le azioni con un purificatore UVC che sterilizza ed elimina le alghe unicellulari, causa dell’acqua verde. I suoi punti di forza

sono:

• Facilità di manutenzione attraverso la funzione integrata nel coperchio Spia per la verifica della pulizia Dispositivo per una rapida ed efficace pulizia Garanzia OASE Clear Water

Tecnologia brevettata Easy-Clean per la pulizia facile e veloce senza necessità di aprire il filtro Possibilità di effettuare la pulizia tramite la funzione backflush sul coperchio

• Lampada UV-C integrata per l’ eliminazione delle alghe unicellulari Possibilità di monitorare la lampada UV-C

Accessori extra: spugne di ricambio e copertura in finta roccia.

to e aerodinamico, il che, dal punto di vista tecnico, aumenta le performance del filtro BioStyle Hang-On.

Manutenzione semplificata, potente flessibile, silenzioso, adattabile con filtrazione in due fasi - queste le caratteristiche principali che fanno del BioStyle un filtro appeso di design e di alta qualità.

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FOCUS PRODOTTI

Cascate: eleganti giochi d’acqua

Le cascate Waterfall di OASE possono essere facilmente personalizzate grazie alla possibilità di configurazione individuale e di installazione semplice grazie alle tre diverse larghezze.

Caratteristiche: La cascata è robusta e compatta, con una struttura sottostante in acciaio inossidabile di alta qualità 1.4401 (V4A), è disponibile in tre larghezze.

L’illuminazione suggestiva della cascata (disponibile come optional) può essere installata facilmente perchè il passaggio della luce è già intergrato. Il beccuccio, più lungo di 60 mm, è ideale per il montaggio a parete o a muro.

• La fornitura comprende: un’apertura filettata sul lato posteriore ed inferiore, boccola del tubo flessibile graduata (19, 25, 32, 38 mm) e un tappo extra piatto. Assicura l’uniformità delle forme d’acqua e una cascata che scorre con precisione.

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Via Giovanni Pascoli, 163 - 18038 Sanremo (IM) Tel. 0184 575246 - Tel. 0184 501855 ww w.be n za.i t p r e v ent iv i @be n za . i t LAGHI E BIOPISCINE
Professionisti dell’acqua
Lago ornamentale a Tirana
Whatsapp: 333 2462564 Biopiscina
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biOrb EARTH

Scritto da Edoardo Fivizzoli

TartaGuida

La natura incontra l’alta tecnologia

Con il biOrb EARTH 125 (software e hardware) OASE ci promette il primo terrario high tech con meteo integrato e gestione climatica stagionale. Fin dalle prime anticipazioni di questo prodotto ho immaginato il suo potenziale nell’allevamento di piccoli rettili e anfibi. Dopo un anno di utilizzo sono pronto a comunicarvi che cos’è veramente il terrario smart biOrb.

Gestione climatica e stagionale

Appena acceso, tramite l’applicazione per smartphone il terrario ci illustra i diversi microclimi che si possono ricreare: tropicale, temperato, arido ed umido. All’interno di ogni clima vengono poi suddivise scelte più specifiche in relazione all’areale della specie scelta. Ovviamente io ho scelto il clima “completamente umido” per poi andare a personalizzare ogni parametro in relazione al clima di origine delle mie Theloderma corticale (rane del muschio). Sarebbe bello in futuro (magari con l’integrazione di un’intelligenza artificiale) automatizzare la ricerca di questi dati, in relazione alla località precisa.

TartaGuida potete seguirlo nei canali social di Instagram, TikTok, Facebook, YouTube oppure nel suo sito:

www.animaliesoticimilano.it

Ad ogni modo il biOrb EARTH 125 vince il punteggio massimo per versatilità riuscendo a riprodurre quasi tutti i climi del pianeta (ad eccezione di quello artico). Con un solo terrario abbiamo possibilità infinite, riproducendo in base ai dati climatici (facilmente recuperabili online) i climi e le stagioni degli areali di origine. Nello specifico la macchina è estremamente precisa nel riscaldamento, sia dell’aria che del substrato; al contrario non riesce a raffreddare con la stessa efficienza. Dunque, per i climi tropicali più complessi (come quello asiatico) sarà comunque necessario un intervento manuale.

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Gestione climatica

Nel mio caso specifico ho provveduto a modificare manualmente i parametri. Grazie alla funzione smart che ti permette di applicare gli stessi valori a più mesi, l’operazione complessiva (incluso lo studio climatico) ha richiesto meno di un’ora. Può sembrare un dato futile ma fidatevi che non lo è! Pensateci: 12 mesi, 4 stagioni, 12 piovosità, 24 temperature, 24 umidità. Ogni parametro climatico prevede l’escursione termica tra giorno e notte ad eccezione della piovosità che si programma in quantità e durata sulle 24 ore. Sono quasi del tutto soddisfatto della gestione climatica annuale, i mesi passano in autonomia e io non mi devo preoccupare particolarmente delle temperature all’interno del terrario.

Illuminazione e raggi uva/uvb regolabili

Questa parte è ancora più interessante. Il sistema di illuminazione è composto da due impianti di luci a led, un infrarosso e un neon uva/uvb regolabile. Nello specifico: l’impianto di luci a led gestisce la luce giornaliera e notturna, ricreando alba e tramonto. Molto interessante l’attenzione data alla fase crepuscolare che dopo il tramonto continua a illuminare la teca smart. L’impianto luci infrarossi o IR è stato pensato per gli animali che necessitano di irraggiamento superiore per effettuare basking. Sinceramente non è il mio caso, dopo averlo testato sporadicamente non l’ho ancora ben approfondito. L’impianto luci UVA/UVB regolabile è la tecnologia che mi ha stupito di più. Ho pensato: “se il terrario copre diversi climi per forza di cose l’intensità uvb dovrà essere regolabile” e infatti è proprio così. Copre un’intensità da 0 a 100% in un neon orizzontale che necessita di essere sostituito ogni 3 anni (come per tutte le tecnologie simili). Non riesco a smettere di pensare che questo impianto luci sarebbe sicuramente il “santo grall” della terrariofilia, immaginate averlo per tutti gli animali! Lo stesso impianto adattabile a tutti i terrari dalla Pogona vitticeps fino alle tartarughe acquatiche.

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Cosa ne penso in relazione al benessere animale

Sarò il più onesto e concreto possibile: questi prodotti high tech mi fanno sempre impazzire! Il biOrb EARTH 125 ha fin da subito mostrato un software dinamico e un hardware proporzionato alle funzioni sopra citate. Puoi farci quasi tutto quello che vuoi, colleghi una sola spina e il gioco è fatto! Addio a cavi penzolanti, ciabatte, multiple e accrocchi di fortuna. Il vero limite di questo terrario è nelle sue dimensioni 50 x 50 x 50 cm. Con misure così stringenti le comodita del terrario restano applicabili esclusivamente a rane, piccole salamandre, gechi tropicali, gechi deserticoli e piccoli sauri. Escludendo camaleonti, tartarughe e sauri di grossa taglia, che come ben sappiamo hanno spesso maggior esigenze climatiche. Spero quindi che oase nei prossimi anni ampli i modelli disponibili con dimensioni più versatili alle specie.

Animali

Questo prodotto si presenta sul mercato a 1699 euro: un prezzo sicuramente difficile per i collezionisti di morph e specie. La qualità e l’innovazione si pagano, sinceramene sto valutando da tempo di acquistarne un altro per il mio geco crestato. Il vero vantaggio è poter garantire ai piccoli rettili un terrario definitivo per tutta la loro vita, semplicemente collegando una spina e senza ulteriori pensieri. Allo stesso tempo vi assicuro che questo prodotto è difficile da valutare senza viverlo quotidianamente, ne si apprezza l’ottimizzazione, l’estetica, il software, la tecnologia… solo durante la quotidianità nel risparmio di tempo e nell’ottima resa estetica. Gli ospiti sono le rane del muschio “Theloderma corticale”, sinceramente non sono un grande esperto di questa specie, tuttavia le rane sono in salute, mangianti, attive e cantanti. A riprova di quanto affermato, sono anche (di recente) riuscito nella loro riproduzione. Di seguito una foto dei girini raccolti nella zona acquatica.

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LE TRE REGOLE D’ORO DEL KOIKEEPING

I “segreti” per avere successo con questo meraviglioso hobby possono essere riassunti in tre semplicissimi

concetti:

1. alimentare correttamente le koi

2. mantenere costantemente al meglio i valori dell’acqua

3. adottare la strategia della prevenzione

Tutti sappiamo come lo stress sia il fattore che, più di ogni altro, possa mettere in serio pericolo la salute delle koi poiché ne rallenta sensibilmente lo sviluppo e compromette l’efficienza del loro sistema immunitario, esponendo il pesce all’attacco di parassiti e batteri patogeni. Purtroppo, le cause più frequenti di stress derivano da una gestione improvvisata e approssimativa dei concetti sopra elencati.

Qualunque forma di stress per le koi si traduce in una perdita di energia

e un conseguente aumento dello sforzo necessario per compiere le normali azioni quotidiane quali, ad esempio, la ricerca del cibo, la regolazione osmotica, la digestione, il nuoto e il funzionamento del sistema immunitario. Tutto ciò espone le koi ad una situazione di vulnerabilità nella quale i problemi di salute non tarderanno a presentarsi, magari sotto forma di parassitosi o batteriosi. A questo punto, diventa inevitabile trattare le koi con delle sostanze chimiche tipo antiparassitari o antibiotici i cui effetti collaterali si ripercuoteranno tanto sul laghetto, inteso come ecosistema, quanto sulla fisiologia delle koi.

I “trattamenti chimici curativi” (o presunti tali) hanno SEMPRE un effetto diretto, negativo ed inevitabile sui valori dell’acqua e sui tessuti dei pesci, oltre che sui batteri depuranti. Non si tratta di una probabilità, ma

PER EVITARE DI PROCURARE STRESS AI PESCI

È SUFFICIENTE IMPARARE AD ALIMENTARE

CORRETTAMENTE LE KOI, MANTENERE

COSTANTEMENTE AL MEGLIO I VALORI DELL’ACQUA

ED UTILIZZARE METODI DI PREVENZIONE SICURI ED EFFICACI; QUESTI TRE “SEMPLICI CONCETTI” SONO INDISSOLUBILMENTE LEGATI.

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Da Maggio ad Ottobre, il metabolismo delle koi è al top e sono questi i mesi in cui si può lavorare concretamente sulla loro salute attraverso la dieta.

di una certezza! In particolare, tutta la flora batterica “buona”, presente nel filtro e nel biofilm che ricopre ogni centimetro quadrato di superficie sommersa, subisce un danno assai rilevante, a seguito dell’impiego di trattamenti antiparassitari come formalina, verde malachite, permanganato di potassio, blu di metilene ecc. La diretta conseguenza è un drastico peggioramento dei parametri chimici dell’acqua, in particolare l’aumento di ammoniaca e nitriti che hanno un effetto negativo diretto sulla fisiologia delle koi, aumentando la probabilità di avvelenamenti, intossicazioni e infezioni batteriche.

Ci tengo a specificare che non si tratta di opinioni personali dettate da convinzioni infondate, ma di chiare e precise regole di biochimica degli ecosistemi acquatici. Da queste considerazioni, risulta oltremodo evidente quanto possano essere inutili oltre che assolutamente deleteri, i cosiddetti “trattamenti preventivi con antiparassitari chimici”.

Per evitare di procurare stress ai pesci è sufficiente IMPARARE a:

1. alimentare correttamente le koi

2. mantenere costantemente al meglio i valori dell’acqua

3. utilizzare metodi di prevenzione sicuri ed efficaci.

Come vedremo tra poco, questi tre “semplici concetti” sono indissolubilmente legati. Per imparare ad alimentare correttamente le koi bisogna partire scegliendo una buona combinazione di mangimi, da alternare a seconda della stagione, possibilmente con l’aiuto a la consulenza di un professionista del settore che possieda adeguate competenze in materia.

Riguardo alle modalità e alle tempistiche per la somministrazione del cibo, ancora una volta, il nostro modello di riferimento è la natura. Le carpe che

vivono in ambienti naturali, siano essi fiumi o laghi, hanno a disposizione la stessa quantità di cibo, tutti i giorni, con lente e progressive variazioni stagionali. Invece, nei laghetti ornamentali, la somministrazione del cibo rischia di diventare una importante fonte di stress per le koi, se non vengono rispettate certe norme fondamentali, prima tra tutte la regolarità.

Quando c’è il sole, si è più propensi a trascorrere molto tempo in giardino, attorno al laghetto ad alimentare ripetutamente le koi, mentre nelle giornate piovose, capita di non somministrare cibo nemmeno una volta. Allo stesso modo, nei week end, quando non si lavora, è normale avere più tempo da dedicare a questo hobby e ricevere eventuali visite di amici e parenti ai quali vogliamo mostrare, con un certo orgoglio, i nostri gioielli con le pinne, magari proprio mentre mangiano. Poi inizia la settimana, si torna al lavoro e capita che passino giorni interi senza che le koi ricevano nemmeno una dose di mangime.

Sarebbe un grave errore sottovalutare la pericolosità di questo tipo di stress. Oltretutto, si tratta di una fonte di stress facilmente eliminabile, semplicemente adottando un metodo di somministrazione del cibo caratterizzato dalla regolarità, che naturalmente deve adeguarsi, gradualmente e qualitativamente, all’andamento stagionale, proprio come in natura. La regolarità nella somministrazione del cibo facilita anche il mantenimento dei valori dell’acqua ad uno standard costantemente elevato, senza pericolose oscillazioni, soprattutto se si impara a pesare il mangime, rapportandolo alla biomassa ittica e alla capacità depurativa dell’impianto di filtraggio.

Per calcolare correttamente la quantità in grammi di mangime necessario, occorre stimare il peso complessivo in

kg di tutti i pesci presenti, la temperatura dell’acqua e la capacità depurativa del filtro. Tenendo conto che una koi di 40 cm pesa circa 1kg possiamo stimare il peso di ciascun pesce, magari facendoci aiutare qualche amico esperto pescatore “con l’occhio clinico”, abituato a misurare le carpe a peso, senza stressarli con la cattura. Considerando che, ad una temperatura compresa tra i 19 e i 20°C le koi mangiano, quotidianamente , una quantità di mangime pari all’1/1,5 % del proprio peso corporeo, tra i 21 e i 23°C la percentuale sale a valori compresi tra 1,5 e 2 %, a 23/25° C si arriva a 3/3,5 %, mentre a 26/28° C si sfiora il 5%, è abbastanza semplice calcolare il peso del fabbisogno giornaliero di cibo. Purtroppo, non è altrettanto semplice poter stimare la capacità depurativa del filtro biologico. Essa dipende da numerose variabili tra cui, la biomassa attiva cioè la quantità di batteri depuranti in grado di svolgere il loro lavoro, in tempo reale, in un determinato momento e ad una certa temperatura.

Potremmo paragonare il nostro filtro ad un atleta che si deve allenare per la maratona. I chilometri percorsi in allenamento saranno gradualmente crescenti in modo che i suoi muscoli e il suo apparato cardiovascolare possano allenarsi fino ad arrivare a poter percorrere la distanza massima. Nel caso del filtro biologico, i chilometri corrispondono al carico organico che deve crescere con estrema gradualità fino a che, in piena estate, raggiungerà il suo massimo. La capacità depurativa di un impianto di filtraggio non dovrebbe MAI essere un fattore limitante nella gestione del laghetto. Personalmente utilizzo i filtri a letto fluido OASE, preceduti dagli uvc Bitron Premium e dal filtro meccanico a tamburo ProfiClear premium XL, anch’essi di OASE. Il filtro a tamburo ha una funzione di tipo “meccanico” rimuovendo il particolato in sospensione che è la causa della

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torbidità dell’acqua, mentre gli UVC bitron premium assicurano un eccellente effetto alghicida, in particolare nei confronti delle unicellulari. Dopo questi passaggi, l’acqua arriva al filtro a letto fluido OASE dove i biocarriers sono mantenuti in movimento da un’adeguata aerazione tale da ottimizzare il lavoro dei batteri depuranti aerobi. In fine, il modulo OASE a letto statico promuove la decantazione delle particelle fini in sospensione, in particolare di quelle prodotte dal continuo sfregamento dei biocarriers, grazie al quale, le colonie batteriche vecchie vengono rimosse i tempo reale e rinnovate in continuazione. In questo modo ho ottenuto un impianto di semplice manutenzione e di prestazioni decisamente superiori

un sistema immunitario estremamente efficiente.

Comunque, anche nel caso in cui il binomio filtro-laghetto sia ben equilibrato, bisogna ricordare che occorre tempo e costante somministrazione di batteri, affinché la biomassa attiva possa tararsi in relazione al carico organico a cui deve fare fronte. Facciamo un esempio concreto per capire meglio; consideriamo un laghetto in cui le koi vengano alimentate quotidianamente con 1 kg di mangime, suddiviso in 4 somministrazioni. Se un giorno, di punto in bianco, vengono somministrati 2 kg cibo, anche se suddivisi in 8 dosi, il carico organico totale varierà in maniera repentina, ma la biomassa, cioè la

altamente digeribile anche alle basse temperature, in quantità minime, regolandomi con il comportamento delle koi. Sono i pesci stessi a farmi capire, con il loro inequivocabile atteggiamento, se siano affamate e quanto. Anche i mangimi definiti “multi season” si sono dimostrati eccellenti durante l’inverno poiché sono in grado di fornire il corretto apporto nutrizionale a fronte di un’elevata digeribilità anche a basse temperature. Invece, i mangimi di tipo affondante, oltre ad esser molto apprezzati dalle koi, risultano particolarmente indicati per le varie specie di storioni e i Myxocyprinus che sono incapaci di alimentarsi in superficie.

Ma torniamo al susseguirsi delle sta-

ai filtri tradizionali standard, anche grazie all’affiancamento del sanificatore ad ozono (di mia produzione) collegato ad un controller per la misurazione e la regolazione del potenziale redox. Un elevato potenziale redox dell’acqua del laghetto, inibisce la proliferazione di batteri ed organismi patogeni, promuovendo invece l’azione depurante dei “batteri buoni” migliorando la salute dell’intero ecosistema acquatico. In un ambiente di questo tipo le koi crescono in ottima salute e prosperano grazie ad

quantità di batteri depuranti attivi non avrà avuto il tempo necessario per adattarsi e smaltire il kg di mangime in più. Il risultato sarà un inevitabile sbalzo dei valori dell’acqua e un conseguente stress per le koi. In particolare, durante la stagione primaverile, dobbiamo prestare attenzione alla gradualità con cui aumentiamo la quantità di cibo, dato che durante il periodo invernale, la somministrazione di mangime è ridotta al minimo. Nella stagione fredda, io utilizzo mangime al germe di grano,

gioni. All’inizio di Aprile, quando il foto periodo aumenta e le temperature iniziano a salire, è il momento di passare dal cibo invernale a quello primaverile, con una transizione lenta, soprattutto per quanto riguarda la quantità, avendo cura di controllare giornalmente l’andamento dei valori di ammoniaca e nitriti e di aumentare, proporzionalmente al mangime, la somministrazione di batteri depuranti. Parlando di numeri, nel suo libro “ the secrets of koi untravelled “, Jos Aben riporta il seg-

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uente esempio: per un laghetto di medie dimensioni, partendo da una somministrazione quotidiana di 250 g di cibo, si può aumentare questa quantità di 10 g al giorno, effettuando controlli serrati dei valori di ammoniaca e nitriti. Per un laghetto di grandi dimensioni, con un buon impianto di filtraggio, partendo da una somministrazione quotidiana di 500 g di cibo, si può aumentare questa quantità di 20 g al giorno, sempre con un occhio di riguardo per la stabilità dei valori dell’acqua.

Il controllo quotidiano della stabilità dei valori dell’acqua è fondamentale per capire quale sia il carico organico massimo al quale la biomassa batterica del filtro possa fare fronte

Biografia

in quel momento. Mano a mano che il carico organico aumenta, l’efficienza depurante dei batteri del filtro (e del biofilm) deve crescere di pari passo. Da Maggio ad Ottobre, il metabolismo delle koi è al top e sono questi i mesi in cui si può lavorare concretamente sulla loro salute attraverso la dieta. Fate tutto il possibile per sfruttare questa opportunità, magari con la consulenza e l’assistenza di professionisti esperti, competenti e soprattutto QUALIFICATI.

Seguendo queste semplici regole gestionali, è possibile verificare come il tasso di incidenza delle problematiche di salute delle koi, cali in maniera sorprendente, ottenendo la massima soddisfazione da questo meraviglioso hobby.

Claude E. Boyd, Craig S. Tucker “Pond aquaculture water quality Management”.

Odum “Basi di ecologia”.

Jos Aben “The secrets of koi untravelled”.

Roger Eckert, David Randall “fisiologia animale”.

Foto e immagini di Luca Ceredi

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Luca Ceredi Koi Farm www.allevamentocarpekoi.it

È tempo di un mangime per pesci da laghetto adatto al mondo di oggi:

OASE DYNAMIX è un alimento completo che utilizza ricette innovative studiate su misura per soddisfare le esigenze dei pesci da laghetto di piccole e grandi dimensioni. Per una crescita naturalmente bella e colori intensi. Per una flora intestinale equilibrata e un forte sistema immunitario. Per un metabolismo efficiente, vitalità e acqua limpida del laghetto.

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IL MANGIME PERFETTO PER PESCI DA LAGHETTO

EZIO CAMMARATA

La storia di un sogno.

Sono Ezio Daisetsu Cammarata, nato il 26 novembre del 1963 quindi quest’anno ho sessant’anni e devo dire che sono stati sessant’anni nei quali ho costruito un sogno; “tribulando”, ma anche divertendomi.

Da piccolo ero un bambino gracile e magro e tuttavia molto determinato nelle cose. Ricordo, per esempio, che ero appassionato di tutto ciò che riguarda la natura e gli animali che la popolano. Questa passione l’ho vissuta crescendo in un villaggio alla periferia nord di Brescia, confinante con le montagne, che per noi erano viste come austerità e imponenza. Il villaggio era un’area appena costruita, con abitazioni nuove, senza automobili, e tutto ciò che avevamo erano aree verdi da esplorare. Noi ragazzini passavamo le giornate catturando animali, giocando e sperimentando ogni volta approcci diversi sia con il bosco, sia con la montagna limitrofa, meta di passeggiate, ma anche luogo di avventure.

La mia famiglia è sempre stata molto attenta alla mia formazione e a quella dei miei fratelli. I miei genitori, entrambi insegnanti, avevano una mentalità e una cultura capace di comprendere e valorizzare i nostri talenti. La mia attitudine per catturare serpenti o recuperare rane negli

stagni è sempre stata stimolata e supportata. Sperimentavo in maniera talmente dedicata che un giorno sono andato persino a chiedere al mio professore di Italiano delle scuole medie la vasca da bagno che aveva sostituito a casa per farne un primo prototipo di stagno interrato. Mettevo dentro le uova di rane che recuperavo nei campi facendone il mio primo allevamento. Con il consenso dei miei genitori, che mi lasciavano vivere liberamente questa mia vocazione, andavo a catturare e allevare scoiattoli, topi, bombi e api. Questo tipo di esperienze durante l’età evolutiva hanno quindi creato in me una passione e una visione che poi ha cercato di realizzare e vivere ogni giorno.

Capitolo 2

Una passione diventata realtà

Questa passione significa un po’ tutto. E’ stata ed è tutt’oggi, la forza, l’anima che ha mosso il mio vivere e mi ha permesso di realizzare un sogno. Non avendo avuto attività commerciali o terreni di famiglia o altre strutture alle spalle, ho dovuto creare tutto da zero. I primi passi lavorativi li ho intrapresi quando frequentavo l’Istituto Agrario Pastori di Brescia, scuola che aveva fama di essere severa ed impegnativa, con molte ore di lezione e attività pratiche, pur essendo un istituto agrario. L’aneddoto che ha dato il là al mio ap-

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Capitolo 1 Le mie origini
INTERVISTARE EZIO CAMMARATA IMPLICA IMMERGERSI IN UNA VITA FATTA DI DETERMINAZIONE, CONVINZIONE, FILOSOFIA E UMANITÀ. VI LASCIAMO PERCORRERE 60 ANNI DI STORIA, QUELLA DI EZIO, NARRATA COME UN RACCONTO CHE IN OGNI CAPITOLO REGALA PEZZI DI STORIA E DI SÈ.

proccio ai giardini e al verde è avvenuto proprio qui allorché un professore ci chiese di scrivere un tema sul nostro giardino di casa. Io scrissi del giardino della mia famiglia descrivendo che nel centro c’era una pianta, un cespuglio molto grande di melograno. Avevo notato che questo melograno aveva dei fiori molto particolari che non erano semplici fiori, ma erano ricoperti di fitti petali che somigliavano a quelli di un garofano. Avevo notato che non c’erano frutti, ignoravo in quei tempi che i melograni si differenziano in due categorie; quelli da frutto e quelli da fiore. Il professore, pur capendo che scientificamente non ero a conoscenza della differenza tra una pianta e l’altra, si rese conto che avevo fatto un’acuta osservazione e descrizione di questo dettaglio. Ha cominciato quindi a prendermi sotto la sua ala e a portarmi ad alcune fiere del settore del florvivaismo, come il Flormart di Padova (oggi sostituito dal MyPlant di Milano). Poi d’estate mi diede la possibilità di fare i primi lavori nei vivai. Ricordo di viaggi molto lunghi; partivo dalla casa dei miei genitori per arrivare in centro a Brescia in pullman, poi da qui fino a Orzinuovi a 40km nella bassa bresciana, e dalla piazza di Orzinuovi in bicicletta presa a noleggio fino alla cascina. Il secondo anno, sempre d’estate qui a Brescia, ho lavorato all’azienda Capecchi, leader nel settore, all’epoca, perché in quegli anni stava creando il primo centro professionale e commercio all’ingrosso per vivaisti. Era un’azienda toscana che, per tradizione, commercializzava piante da giardino come da tradizione; da loro ho fatto un’esperienza significativa, lavorando in parte nel vivaio e in parte con le squadre che curavano la manutenzione dei giardini. Fu un bel trampolino di lancio perché mi permise di unire la duttilità dei miei anni giovanili con l’esperienza delle persone con cui lavoravo. Crescendo, però, sentivo chiaramente l’esigenza di lavorare in proprio. Ho aperto quindi la mia attività acquistando degli appezzamenti di terra per aprire un vivaio creando giardini secondo i canoni classici del nostro territorio. È solo nel 1986 che il mio lavoro e la mia vita hanno preso una nuova direzione, Zen.

Capitolo 3

Fausto

37 anni fa feci un viaggio in India, sulle orme di Gandhi. Ero in un momento di ricerca spirituale ed esistenziale e poco meno che vent’enne facevo parte di un movimento non violento legato alla “Non Violenza Gandhiana” che mi aveva portato a partecipare, in qualità di rappresentante italiano, ad un congresso della War Resistance International in una Ashram gandhiana. Al rientro a Brescia ebbi l’occasione di andare ad ascoltare in una sala civica colui che poi sarebbe diventato il mio maestro Zen per la vita, ovvero Fausto Taiten Guareschi, che aveva fondato qualche anno prima a Fidenza, nella sua terra di origine, il monastero Zen Soto Shobozan Fudenji.

Grazie a questo incontro ebbi la curiosità di andare a scoprire cosa facessero i monaci in questo monastero e poco dopo vi andai a fare un primo ritiro di 10 giorni, al quale nello stesso anno, era il 1986, ne seguì un secondo. Il primo impatto fu molto forte perché l’ambiente era legato alla tradizione giapponese, molto marziale e vicino alla filosofia dei samurai, ma con una delicatezza tipica dello Zen e con una grande attenzione alla grazia e all’eleganza dei gesti e delle forme. Questo carattere apparentemente dicotomico tra pratica formale dura e rigida e parte estetica così graziosa, elegante e curata, tipica della tradizione giapponese, mi colpì subito. Un episodio che ancora oggi mi torna in mente è come veniva ordinata la legna, come venivano curati i dettagli delle sale di meditazione o della sala delle cerimonie, e soprattutto la cura che il maestro Fausto Taiten Guareschi metteva nella manutenzione del giardino del monastero.

Fu qui che cominciò un grande affiatamento tra noi, proprio sulla costruzione dei giardini, che sarebbero diventati nel tempo parte significativa del Monastero. Mi chiese quindi di progettare una parte dell’ingresso del parco e, una volta completato il lavoro, lo salutai dicendo che non sapevo se sarei tornato da loro perché ancora non avevo capito se mi fossero simpatici o meno! Invece iniziai a frequentare regolarmente il monastero e questo rapporto continuò a crescere sia dal punto di vista spirituale, che pratico con la costruzione delle aree verdi e dei giardini del monastero: sette ettari di terra curati secondo la tradizione Zen, l’ultimo dei quali creato un anno fa e dedicato alla memoria di Kobe Bryant e della figlia tragicamente scomparsi.

Capitolo 4

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Taiten Guareschi Foto e realizzazioni di Ezio Cammarata

L’arte dei giardini Zen

Per evolvermi e specializzarmi in questa arte del giardino secco giapponese è stato essenziale l’approfondimento avvenuto grazie a Kazuo Makioka, insegnante di giardini Karesansui, il quale, coadiuvato dall’architetto paesaggista Sachimine Masui, venne in Italia per alcuni workshop. Con Rosanna Padrini Dolcini, architetto paesaggista di Salò, partecipammo al primo evento in Vila Ormond di Sanremo dove c’era un giardino Zen preesistente con delle cascate d’acqua, molto bello, ma trascurato nel tempo e che aveva bisogno di essere ripristinato. Il workshop consisteva nella risistemazione di questo giardino e nella creazione, nella parte bassa della Villa, di un giardino secco Karensansui. Fu un’esperienza importante perché Makioka era un vero Maestro e come i veri maestri giapponesi parlava pochissimo e si faceva tradurre tutto dal suo assistente che si era formato e laureato in Italia come architetto paesaggista. Il giardino karensansui doveva riprendere i caratteri naturali, non tanto quelli legati alla spiritualità conosciuta, ma a quella diffusa nella natura. L’essenziale era osservare attentamente l’ambiente naturale per poi poter riprodurlo nel giardino vero e proprio. Una delle cose che voglio citare, quasi come esempio metaforico di questa attenzione maniacale per i dettagli della natura, è quando il Maestro ci insegnò a costruire degli steccati naturali fatti di canne di bambù per recintare il giardino, intrecciandoli con dei nodi molto difficili da eseguire. Facemmo infatti molta fatica a legare queste canne e quando il Maestro vide che alcune erano messe al contrario, prese un paio di forbici, tagliò tutti nodi delle canne buttandole all’aria e contrariato si allontanò senza dire niente. Tutti noi rimanemmo esterrefatti mentre il suo assistente ci disse di ricominciare tutto da capo e rilegare le canne mettendole nella giusta posizione.

Questo fu un grande insegnamento perchè il giardino Zen è caratterizzato da molti elementi che lo definiscono tale. Nasce nell’epoca Muromachi, quindi tra il 1300 e 1500 per l’esigenza di pulizia, di minimalismo, semplifi -

cazione degli elementi. Con esso vengono eliminati gli elementi del giardino del periodo feudale con lo scopo di affrancarsi dalla decadenza della corruzione spirituale del Feudalesimo. Così come avvenne in Italia, con San Francesco, che volle ricostruire la Chiesa dopo la decadenza del Feudalesimo, spogliandosi di tutto e ripartendo dalle fondamenta, così avviene in Giappone grazie ad un altro “sant’uomo”, Dogen Zenji, fondatore della scuola Zen. Dogen vive tra il 1200 e il 1253 e rinnova lo spirito del Buddismo in Giappone. Contemporaneamente questa pulizia e minimalismo prendono forma nell’arte dei giardini che si riducono all’essenziale. L’acqua scompare e diventa ghiaia, la quale viene pettinata ad onde e diventano indispensabili le pietre. “Piantare” le pietre nel giardino Zen è più importante che piantare gli alberi; possono mancare le piante o possono esserci solo quelle indispensabili al cambiamento delle stagioni, come per esempio gli aceri che cambiano colore fino a morire in inverno, ma non possono mancare le pietre. Sono caratteri fondamentali ed io ho imparato proprio dal maestro Makioka come utilizzarle, posarle, radicarle nel terreno e studiarne le caratteristiche, le asperità guardandone la faccia.

Le rocce hanno un grandissimo valore simbolico: rappresentano i tre tesori del Buddismo avvero il Buddha, la pietra più importate, più grande, il Dharma, quella più piatta, più bassa, ma la più larga nel terreno, e il Sanga, quella che si trova tra il Buddha e il Dharma, quindi tra il Buddha storico e il Dharma che è il suo insegnamento e che rappresenta la pietra della comunità dei praticanti. Queste tre pietre si trovano spesso all’interno del lago di ghiaia. Ve ne sono altre legate a queste che possono rappresentare il paesaggio naturale come quello delle cascate, piuttosto che le isole. Gli elementi indispensabili sono quindi la pietra e la ghiaia. Il resto diventa importante se si sanno dosare pietre e piante perché il giardino karensansui deve trovare l’equilibrio corretto degli elementi così come avviene in natura.

Mi occupo di giardini da quarant’anni ed ho un ricordo particolare di un lavoro svolto otto anni fa ad Abu Dabi, un’avventura iniziata quasi per scherzo. L’emiro di Abu Dabi voleva che si costruissero delle pareti verticali e tre giardini in stile Zen. In due notti progettai questi due giardini e dovetti fornire tutti i dettagli: non solo i materiali da utilizzare, ma anche il loro peso perché dovevano essere trasportati nell’Emirato. Misi tutti dati a disposizione e alla fine mi chiesero di seguire di persona i lavori. Partimmo e fu una bellissima esperienza. Ero lì come italiano, a costruire giardini giapponesi Zen per l’Emiro di Abu Dabi, che si era impegnato nella realizzazione di una grande centrale del gas in mezzo al deserto e che in realtà comprendeva una vera e

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propria città con tanto di moschea e centri commerciali, con una manodopera di almeno 20.000 addetti provenienti da tutto il mondo. Realizzai i giardini attenendomi scrupolosamente ai dettagli dei progetti fatti in Italia, ma decisi in corso d’opera di spostare una lanterna in pietra dalla posizione originale, contro la volontà degli arabi; ma solo così poteva essere in piena sintonia con l’ambiente. L’esperienza finì con loro grande soddisfazione e con mio grande orgoglio.

Capitolo 5 Acqua come elemento

Il settore dei giardini è un bellissimo perché si ha l’opportunità di lavorare con cose vive e creare infinite immagini. È un settore di grandi potenzialità. Nel tempo si è trasformato positivamente perché ha dato luogo a molte specializzazioni creando stili diversi di progettazione. La chiave per proseguire in questo campo è differenziarsi perchè anche se è un settore di nicchia, c’è un mercato dei giardini in piena espansione. La nostra esperienza del verde avviene attraverso l’acqua, le piante traggono la loro bellezza attraverso di essa e l’acqua ci consente di godere della bellezza del suolo. L’elemento acqua è indispensabile per la vita sulla terra. Nello Zen si parla molto di tutto ciò che appare e scompare e tutto questo è Dharma, insegnamento.

Per me l’acqua è diventata fondamentale anche come esperienza ludico-sportiva perché andare sott’acqua (pratico immersioni) significa godere dall’interno del suo valore e della sua natura. Come narra una storia Zen: il pesce non sa di vivere nell’acqua, per lui l’acqua è come per noi uomini l’aria, è un elemento che è parte di sé stesso. Si muove in questo elemento come se fosse lui stesso l’acqua. E questo significa fare esperienza diretta dell’unione degli elementi che diventano acqua viva o acqua da vivere.

Capitolo 6

Visione

Ciò che riassume la vita e la storia di una persona è una parola: passione! Il consiglio che mi piace dare è: date tutti voi stessi, non c’è altro modo di fare le cose. Diventate come il pesce, un tutt’uno con l’acqua. Mettete determinazione e convinzione nel costruire la vostra azienda, il vostro futuro, continuate a studiare ed a evolvervi come ho imparato io stesso dal mio maestro Fausto Taiten Guareschi durante i ritiri in monastero. Essere presenti e vivere momento per momento sempre sul pezzo con grande determinazione e concentrazione. Se applichiamo questi concetti alla nostra attività lavorativa realizzeremo il nostro sogno, qualsiasi esso sia.

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A STUPIRLO E AD ANDARE
TUTTE LE VOLTE È COME REALIZZARE UN DIPINTO, COME SCOLPIRE UNAPIETRA. PERCHÉ È UN LAVORO CREATIVO E MI PIACE
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Petsfestival è un’esperienza a tutto tondo: esposizione, eventi, laboratori e spettacoli. Accanto all’ampio e variegato repertorio espositivo, viene sviluppato ogni anno un ricco programma di eventi e spettacoli: presentazioni e workshop, incontri e approfondimenti con gli esperti, laboratori interattivi, concorsi e dimostrazioni.

CREMONA

14,15 Ottobre

Cremona Fiere

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Animali in Fiera è la fiera dedicata a tutti gli animali, una grande esposizione con tante curiosità e specie di ogni tipo: dai cavalli alle lucertole, dai conigli ai pappagalli, dai serpenti ai colombi e poi rettili, tartarughe, gli animali dell’aia romagnola, gatti, cani, anatre, oche, tacchini.

Il 14 e il 15 ottobre la Fiera di Forlì si trasforma in un’enorme arca di Noè.

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Asta Koi si svolge nella Koi Farm di Luca Ceredi. Una superficie di 4000 metri quadri, immersa nella tranquillità della natura dove si allevano e selezionano koi di elevata qualità.

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