A&B n. 01 anno 2023

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Atti e Bollettino di informazione degli Ordini degli Ingegneri della Liguria

gennaio / marzo 2023

ISSN 2611-2337

esce dal 1946 registrato nel 1949

SUPERBONUS: UNA PROPOSTA DI RIORDINO

I

TERREMOTI IN TURCHIA E SIRIA

IN QUESTO NUMERO:

✔ Nuovo codice degli appalti

✔ Identità digitale

✔ Video asseverazioni

✔ Tecnologia 5G

Trimestrale di informazione a cura dell’Ordine degli Ingegneri di Genova n. 1
CODICE APPALTI: LUCI E OMBRE
NUOVO

LE NUOVE SFIDE DEL 2023: CAMBIAMENTI EPOCALI E AMBIZIOSE

VISIONI

Il primo numero dell’anno 2023 della rivista A&B. Il primo numero in cui posso definirmi presidente. L’anno 2022, denso di eventi, ha visto anche il dramma dell’amico Gianfranco Sansalone che non ha più potuto seguire la rivista. Così, la conclusione del numero unico 2022 è avvenuta per merito di Sara Frumento, nuovo direttore responsabile, e della giornalista Mafalda Meduri, che ha preso in mano il coordinamento redazionale.

Il 2023 è un anno di grandi sfide e novità. Abbiamo un nuovo CNI, presieduto dall’ingegnere Domenico Perrini, in cui è entrata il neoconsigliere per la Liguria, ingegner Deborah Savio, che ha lasciato il suo ruolo di segretario dell’Ordine degli Ingegneri di Genova passando il testimone alla collega Georgia Cesarone. E infine il neoeletto comitato dei Presidenti presieduto dall’ingegnere Silvia Di Rosa.

A livello ordinistico i cambiamenti sono stati epocali. Il rinnovamento integrale compiuto apre tante possibilità al raggiungimento di nuovi traguardi, ma con una visione differente rispetto al passato che necessita di molto supporto da parte di tutti, perché si giunga a un’impostazione di strategia oculata e finalizzante.

Il concetto di strategia deve essere tradotto nell’applicazione del nuovo Codice appalti e deve guardare al PNRR che porta con sé molte novità, non ultima la forte spinta alla digitalizzazione e alla conseguente fusione di parte delle competenze ICT con quelle dell’Ingegneria Civile e Ambientale. Una vera e propria sfida che porta con sé la necessità di garantire sicurezza informatica e facile fruizione dei dati inseriti negli archivi delle Amministrazioni.

Grazie al recente confronto con l’ingegnere Pietro Baratono, presidente della IIa Sezione Consiglio Superiore LL.PP. e rappresentante MIMS comitato speciale PNRR, visionario e pragmatico della digitalizzazione, mi sono ancor più convinto dell’enorme importanza di questa “visione digitale”. Non tanto sull’economia progettuale, quanto sull’efficacia della gestione delle nostre opere pubbliche. In questo campo, si apre uno scenario importante per l’Ordine che sta dando seguito alla programmazione di percorsi formativi strutturati a supporto delle nuove figure professionali che saranno richieste per portare a termine tali obiettivi.

Sempre in tema di digitalizzazione, avvieremo i processi per la gestione della nuova Identità Digitale Europea (EUDI) che vede l’introduzione di uno strumento in più e di maggiore sicurezza nell’autenticazione. Quest’ultimo è un tema su cui abbiamo molto interesse in quanto anche il nostro Ente utilizza servizi di autenticazione per trasformare molti dei processi in forma digitale.

A riguardo, proprio su questo numero, trovate l’intervento dell’ingegnere Damino Verda, sulle Chatbot. Il tema è molto ampio in quanto tutto il mondo del machine learning e dell’intelligenza artificiale sta fornendo supporti decisionali importanti nei vari settori dell’ingegneria tra cui quello della valutazione dei rischi.

Completa il tema della tecnologia l’intervento dell’ingegnere Aldo Di Muro “nuovo” collega appena trasferitosi a Genova. Di Muro fornisce un quadro dell’evoluzione del nuovo sistema di comunicazione e di come risulti di maggiore efficacia e impatto, oltre alla visione futuristica del 6G.

Non mi dilungo sui bonus edilizi in quanto ho espresso il mio pensiero nell’intervista inserita in questo numero. E chiudo con un invito: vorrei ricordare a tutti che il 24 giugno 2023 ricorrono i 100 anni dell’istituzione dell’Ordine degli Ingegneri e degli Architetti (Legge n. 1395 del 24 Giugno 1923) con il principio generale della tutela del titolo e dell’esercizio professionale degli ingegneri e degli architetti. Il primo passaggio storico che affida agli Ingegneri e Architetti una funzione pubblicistica è il comma 2 dell’art. 4: “Le pubbliche amministrazioni, quando debbano valersi dell’opera di ingegneri o architetti esercenti la professione libera, affideranno gli incarichi agli inscritti nell’albo”.

Prima di questo provvedimento, erano già in vigore norme specifiche di abilitazione come quella del R.D. 10 luglio 1861, n. 93 “Contenente disposizioni circa la pratica e gli esami per l’esercizio delle professioni d’Ingegnere idraulico, d’Architetto civile, di Misuratore, d’Agrimensore, di Ragioniere e simili, nella Lombardia, nell’Emilia, nell’Umbria e nelle Marche” o quelle precedenti del Regno d’Italia del 3 novembre 1805 e altre similari, ma non esisteva un ente specifico tenutario dell’Albo.

Un traguardo importante che ha radici quasi centenarie nell’impostazione e nella regolamentazione che arriva con R.D. n. 2537 del 1925, ancora oggi in vigore, in quanto provvedimenti di portata generale e ampiamente tutelante per il professionista e per la società civile.

1 Ordine Ingegneri Genova / gennaio-marzo 2023 / n° 1
L’EDITORIALE DI ENRICO STERPI

A&B - Atti e Bollettino di Informazione degli Ordini degli Ingegneri della Liguria

Periodico a cura dell’Ordine degli Ingegneri di Genova

Presidente: Enrico Sterpi

www.ordineingegneri.genova.it - PEC: ordine.genova@ingpec.eu

Reg. Tribunale Genova n. 64 del 25 marzo 1949 Anno LXXIII

Trimestrale - Proprietà: Ordine Ingegneri provincia di Genova

Rappresentante legale: Enrico Sterpi

Direzione: Piazza della Vittoria, 11/10 - 16121 Genova email: rivistaingegneri@ordineingegneri.genova.it

Direttore Responsabile: Sara Frumento

Coordinamento redazionale: Mafalda Meduri

Progetto editoriale: Sara Frumento e Mafalda Meduri

Progetto grafico: Eliana Bellino e Mafalda Meduri

Ricerca iconografica e disegni: Eliana Bellino e Mafalda Meduri

Redazione: Alma Bellino

Hanno collaborato: Giulio Ardoino, Vittorio Baroni, Marco Cagelli, Georgia Cesarone, Rodolfo Di Muro, Silvia Di Rosa, Matteo Gentile, Alessandro Martelli, Angelo Domenico Perrini, Stefano Rolli, Enrico Sterpi, Damiano Verda

Editore e Stampa: Microart Srl - Il Geko Edizioni - Recco www.ilgekoedizioni.com | info@ilgekoedizioni.com

Questo numero è stato chiuso in redazione il 10/04/2023

Questo numero è scaricabile in pdf dal sito dell’Ordine degli Ingegneri di Genova e viene spedito in formato pdf a tutti i circa 7.000 iscritti all’Albo degli Ingegneri di Genova e agli altri Ordini provinciali Liguri per l’inoltro ai propri iscritti e ai propri contatti. Viene anche mandato agli Ordini tecnici liguri e nazionali, alle pubbliche istituzioni, ai giornalisti e ai soggetti di interesse per la categoria. Inoltre una apposita tiratura stampata su carta viene diffusa a vari soggetti e attraverso le attività formative interne e gli eventi organizzati o a cui l’Ordine di Genova partecipa. La riproduzione, anche parziale, delle pagine e dei testi è consentita purché siano espressamente citati la fonte e gli autori. È vietato riprodurre, anche in modo parziale, l’impaginazione grafica senza espressa autorizzazione della proprietà. Le immagini riprodotte sono dell’Ordine, di autori regolarmente retribuiti o di archivi, oppure sono state reperite presso fonti pubbliche e libere. I marchi citati appartengono ai rispettivi proprietari. Nel caso non sia stato possibile rintracciare eventuali detentori di diritti, l’editore si dichiara disponibile ad adempiere ai propri obblighi. Il prezzo dell’abbonamento è compreso nella quota di iscrizione annuale all’albo, le copie in abbonamento a titolo oneroso sono in percentuale non inferiore al 50% del totale delle copie spedite.

SOMMARIO

IN PRIMO PIANO

4 Nuovo codice degli appalti

Alcune novità su affidamento di incarichi di progettazione e ingegneria di Vittorio Baroni

6 L’ identità digitale

Evoluzione dei sistemi di identità digitale tra presente e futuro di Georgia Cesarone e Matteo Gentile

ATTUALITÀ & MONDO

10 I terremoti in Turchia e Siria

L’efficacia dell’isolamento sismico in Italia di Alessandro Martelli

FOCUS

16 Superbonus

Una proposta di riordino di Marco Cagelli

LE INTERVISTE

20 Silvia Di Rosa

Grinta da Ingegnera

22 Enrico Sterpi

Professione Ingegnere: evoluzione del ruolo

25 Angelo Domenico Perrini

Missioni del PNRR: fondamentale il ruolo degli ingegneri

TECNOLOGIA & INNOVAZIONE

28

Accessibilità Digitale

Un’opportunità di crescita di Giulio Ardoino

30

Chatbot

In quali contesti possono essere d’aiuto? di Damiano Verda

34 Tecnologia 5G

Sfide e opportunità della trasformazione digitale di Rodolfo Di Muro

2 Ordine Ingegneri Genova / gennaio-marzo 2023 / n° 1 IN PRIMO PIANO

L a vignetta di ro LL i

Stefano Rolli (1966) è giornalista professionista. Dal 1990 lavora al Secolo XIX e dal 2002 le sue vignette escono ogni giorno sulla prima pagina del quotidiano ligure. Collabora a Il Giornalone, l’inserto satirico domenicale fondato da Luca Bottura in edicola con La Stampa e Il Secolo XIX. Sposato, niente figli, moltissimi gatti, suona la ghironda e abita sull’Appennino, dove i lupi vivono di vento. www.facebook.com/rollipage

3 Ordine Ingegneri Genova / gennaio-marzo 2023 / n° 1

NUOVO CODICE DEGLI APPALTI

ALCUNE NOVITÀ SU AFFIDAMENTO DI INCARICHI DI PROGETTAZIONE E INGEGNERIA

In un contesto normativo estremamente dinamico, il 1° aprile 2023 è entrato in vigore il nuovo Codice dei Contratti Pubblici. C’è chi ritiene che il nuovo schema del decreto legislativo sia un corpus di norme chiare, certe e definite, con meno burocrazia, meno ricorsi, inizio dei lavori più rapido e tempi ridotti grazie alla semplificazione delle norme, al taglio delle fasi progettuali, al riordino dei poteri ma anche grazie alla revisione dei prezzi.

Stato dell’arte e contesto economico

Il report OICE/Informatel del febbraio 2023 indica una forte crescita del numero e dell’importo medio degli affidamenti di servizi di ingegneria e architettura.

Il report fornisce anche dati in merito al tipo di incarico aggiudicato: gli affidamenti di piccolo importo, fino a 100.000 euro, crescono di numero, ma diminuiscono di valore assoluto, mentre quelli compresi tra 100.000 e 200.000 crescono sia in valore che in numero. Scendono, invece, in numero, gli affidamenti di grande importo sopra i 200.000 euro, ma ne aumenta il valore individuale.

Il maggior numero di affidamenti di servizi di architettura e ingegneria è concentrato nel Sud Italia, a seguire nel Centro e infine nel Nord.

Le Stazioni Appaltanti più attive sono i Comuni, a seguire le Province e infine le Amministrazioni dello Stato.

Nell’anno 2022, la Regione Liguria ha visto una crescita nel numero degli affidamenti di incarichi di servizi di ingegneria e architettura rispetto all’anno 2021, mentre il primo bimestre 2023 segna un calo delle procedure di affidamento rispetto all’anno precedente.

In un contesto economico molto dinamico, il legislatore ha valutato necessaria una revisione del Codice attualmente in vigore che dal 1° aprile 2023, non ha trovato più applicazione sulle nuove procedure di affidamento.

Esso è stato sostituito dal Nuovo Codice dei Contratti, approvato in data 16 dicembre 2022, in esame preliminare, con un decreto legislativo di riforma al vecchio Codice, in applicazione della Legge del 21 giugno 2022 n. 78, che ha delegato al Governo la materia dei contratti pubblici.

Dal 1° luglio 2023, il vecchio codice, d.lgs. n. 50/2016 sarà definitivamente abrogato e non troverà più applicazione nemmeno nelle procedure in corso che, pertanto, seguiranno il Nuovo Codice dei Contratti.

L’8a Commissione permanente del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, durante le Sedute del 21 febbraio 2023, hanno espresso parere positivo sul decreto legislativo approvato in esame preliminare, esprimendo numerose osservazioni, che potranno essere valutate ed eventualmente accolte dal Governo.

4 Ordine Ingegneri Genova / gennaio-marzo 2023 / n° 1 IN PRIMO PIANO IN PRIMO PIANO
di Vittorio Baroni, ingegnere

Procedure di affidamento diretto secondo la normativa vigente

Il Codice in vigore fino al 31 marzo 2023, all’art. 35, comma 1, individuava le soglie di rilevanza comunitaria, indicando i limiti per gli appalti pubblici di forniture, di servizi e per i concorsi pubblici di progettazione in euro 140.000,00 oltre IVA o in euro 215.000,00 oltre IVA, rispettivamente se aggiudicati da autorità governative centrali o da amministrazioni aggiudicatrici sub-centrali. Il disposto del Codice è già stato modificato dalla conversione in Legge n. 120 dell’11 settembre 2020 del Decreto Legge n. 76 del 16 luglio 2020 “Decreto Semplificazioni”.

Il Decreto ha innalzato le soglie per dare incarichi con affidamenti diretti per servizi di ingegneria e architettura e attività di progettazione, passando da un importo inferiore a 40.000 euro a uno inferiore a 139.000 euro. In tali casi la stazione appaltante procede all’affidamento diretto, anche senza consultazione di più operatori economici.

Il Decreto Semplificazioni prevede, per l’affidamento di servizi di ingegneria e architettura e attività di progettazione, di importo pari o superiore a 139.000 euro e fino alle soglie di cui all’articolo 35 del decreto legislativo n. 50 del 2016, la possibilità di affidare incarichi con procedura negoziata, senza bando, di cui all’articolo 63 del decreto legislativo n. 50 del 2016, previa consultazione di almeno cinque operatori economici, ove esistenti. Il Codice prevedeva invece che tale procedura potesse essere attuata per incarichi di importo compreso tra 40.000 e 140.000 euro.

Affidamenti diretti: cosa cambia?

Il Nuovo Codice ammette procedure di affidamento diretto per servizi di ingegneria e architettura e attività di progettazione, al di sotto della soglia di euro 140.000, prevista all’art. 50, comma 1, lett. b) del testo normativo, anche senza consultazione di più operatori economici, assicurando che siano scelti soggetti in possesso di documentate esperienze pregresse idonee all’esecuzione delle prestazioni contrattuali, anche individuati tra gli iscritti in elenchi o albi istituiti dalla stazione appaltante, senza che il RUP consulti necessariamente più operatori economici. Dovrà essere sempre rispettato il principio di rotazione di cui all’art. 49 del testo, derogabile per gli affidamenti diretti di importo inferiore a 5.000 euro.

Le nuove soglie indicate nella norma, confermando la direzione indicata nel “Decreto Semplificazioni”, determinano che gli affidamenti diretti per prestazioni di ingegneria e architettura potrebbero riguardare più della metà degli incarichi complessivi affidati in media in un anno da parte della PA. La restante parte degli incarichi potrà essere affidata, pressoché totalmente, tramite procedure negoziate, fermo restando per tutte le procedure la possibilità di avvalersi degli strumenti ordinari di affidamento.

Gratuità dei contratti di prestazioni d’opera intellettuale

Il Nuovo Codice ha introdotto, all’art. 8, una novità relativa alla possibilità della PA di concludere contratti a titolo gratuito e, all’art. 134, in particolare, di ricorrere a contratti gratuiti nel settore dei beni culturali. L’8a Commissione del Senato e della Camera hanno espresso il loro dissenso rispetto a questa fattispecie contrattuale, escludendone la possibile applicazione e chiedendo l’abrogazione dell’art. 134. In particolare, è stato chiesto di chiarire i casi di deroga per prestazioni d’opera intellettuale a titolo gratuito, escludendo in modo esplicito le prestazioni per indagini archeologiche e per le procedure di verifica archeologica preventiva.

Subappalto negli incarichi di servizi di ingegneria e architettura

L’art. 119 del Nuovo Codice prevede la liberalizzazione del subappalto con il solo limite del divieto di cessione dell’intera commessa e della “prevalente esecuzione delle lavorazioni relative alla categoria prevalente e dei contratti ad alta intensità di manodopera”. L’8a Commissione del Senato ha espresso perplessità in merito alla totale liberalizzazione del subappalto e, in particolare, in merito agli incarichi di servizi di ingegneria e architettura. In particolare, la Commissione ha invitato il Governo a valutare l’opportunità, in riferimento all’articolo 119, di escludere dal subappalto le relazioni geologiche e geo-idrologiche, raccomandando che il geologo intrattenga un rapporto diretto con il Committente e assuma verso quest’ultimo conseguenti responsabilità dirette. La Commissione ha invitato a rivedere anche l’articolo 41, valutando l’opportunità di prevedere il divieto di subappalto della progettazione e delle attività a essa connesse, così come previsto nell’attuale quadro normativo.

5 Ordine Ingegneri Genova / gennaio-marzo 2023 / n° 1
NUOVO CODICE DEGLI APPALTI

IDENTITÀ DIGITALE

EVOLUZIONE DEI SISTEMI DI IDENTITÀ DIGITALE TRA PRESENTE E FUTURO

di Georgia Cesarone e Matteo Gentile, ingegneri

Cos’è la nuova Identità Digitale Europea (EUDI)? Cosa sono e che fine faranno i sistemi di identità digitale attuali (SPID, CIE e CNS)? Cos’è l’Identità Digitale Nazionale? Facciamo un po’ di chiarezza.

Che cos’è e perché è importante l’identità digitale?

L’identità digitale è costituita da un insieme dei dati che permettono di collegare un utente che accede a un sistema informatico con la persona fisica che ha effettuato l’accesso al sistema.

Vista l’importanza e la necessità di effettuare operazioni rilevanti dal punto di vista legale come firmare documenti, spedire raccomandate o accedere a servizi di previdenza sociale o sanitaria, si è reso necessario stabilire in modo univoco e giuridicamente riconosciuto chi sia la persona che accede ad alcuni sistemi e servizi informatici. Per questo nasce il concetto fondamentale di Identità digitale.

Nel D.P.C.M. del 24/10/2014, art. 1, n. 1, lett. o) l’identità digitale viene definita come: “La rappresentazione informatica della corrispondenza biunivoca tra un utente e i suoi attributi identificativi, verificata attraverso l’insieme dei dati raccolti e registrati in forma digitale secondo le modalità di cui al presente decreto e dei suoi regolamenti attuativi”.

La pandemia da Covid-19 ha stimolato l’attivazione da parte dei cittadini della propria identità digitale per accedere a servizi on-line senza recarsi negli uffici, innescando un processo che ha mostrato l’efficacia del servizio digitale rispetto a quello tradizionale, evitando spostamenti inutili della popolazione con conseguente sprechi di tempo e risorse. Questo ha reso il nostro Paese uno dei più attivi da questo punto di vista, come vedremo in seguito.

La nascita dell’identità digitale

L’identità digitale nasce con il Regolamento UE n. 910/2014 - eIDAS, che norma le interazioni elettroniche sicure fra cittadini europei, imprese e PA. Il regolamento ha introdotto:

• la firma elettronica,

• l’eTimestamp (la marcatura temporale),

• la Carta d’identità elettronica (eID),

• il Certificato di autenticazione di sito web qualificato,

• il Sigillo elettronico (eSeal) e

• il Servizio elettronico di recapito certificato

L’Italia è il Paese europeo in cui l’identità digitale è più diffusa tra la popolazione, mentre nel resto d’Europa sono solo 14 gli stati membri che hanno notificato almeno un sistema di identità digitale alla Commissione, e solo il 59% dei cittadini europei è oggi in possesso di una digital ID.

6 Ordine Ingegneri Genova / gennaio-marzo 2023 / n° 1 IN PRIMO PIANO IN PRIMO PIANO
L’

Il Sistema

Pubblico di Identità Digitale (SPID)

È la chiave di accesso semplice, veloce e sicura ai servizi digitali delle amministrazioni locali e centrali e dei privati aderenti. Oltre alle funzioni previste dal sistema eIDAS a livello europeo, un’innovazione solo italiana è la possibilità del suo utilizzo per firmare digitalmente documenti (la cosiddetta “Firma SPID”), cosa che ha consentito dal 2021 la sottoscrizione digitale delle proposte referendarie.

SPID consente anche l’accesso ai servizi pubblici degli stati membri dell’Unione Europea. Ora, il sistema è maturo e, nonostante i ritardi di AgID nell’attuare la regolamentazione, è in grado di servire i privati, con pagamento dei relativi servizi.

Il primo passo ufficiale dello SPID è stato il decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 24 ottobre 2014. A fine febbraio 2023 il numero di identità SPID erogate è di oltre 34 milioni, in costante ascesa.

• La Carta d’Identità Elettronica (CIE)

È il documento d’identità dei cittadini italiani che, grazie a sofisticati elementi di sicurezza e anti contraffazione, permette l’accertamento dell’identità del possessore e l’accesso ai servizi on-line delle Pubbliche Amministrazioni abilitate alla CIE sia in Italia che in diversi Paesi dell’Unione Europea grazie al microchip contactless. Costa 16,79 euro e per usarla servono un codice PIN, il PUK e un lettore apposito, perché contiene un chip nel quale sono conservati tutti i dati personali. Il numero di carte rilasciate è simile alle identità SPID, ma nel 2022 questo è stato usato per effettuare un miliardo di accessi ai servizi pubblici, contro i 21 milioni di CIE.

• La Carta Nazionale dei Servizi (CNS)

È un dispositivo (una Smart Card o una chiavetta USB) che contiene un “certificato digitale” di autenticazione personale. La completa corrispondenza informatica tra CNS e Carta d’Identità Elettronica (CIE) assicura l’interoperabilità tra le due carte.Tra le PA, per esempio, la emettono le Camere di commercio e le Regioni. La CNS è predisposta per essere utilizzata come tessera sanitaria e inoltre per consentire l’utilizzo della firma digitale.

Dall’identità digitale al digital wallet: un cambiamento rivoluzionario

L’Italia ha visto una crescita esponenziale dei numeri legati all’attivazione delle identità digitali trainati, come abbiamo visto, dalla pandemia da Covid-19 e dall’impossibilità di accedere ai servizi tradizionali.

È fondamentale però che questo piano si muova strategicamente all’interno del quadro europeo. Per questo è necessario tenere sempre presente come si stia muovendo l’Europa in questo senso.

L’EUDI, introdotto dalla revisione del regolamento eIDAS, nasce per risolvere i problemi di interoperabilità e coerenza sia nei livelli di sicurezza e nella user experience delle identità digitali di ogni paese membro, ma sarà molto di più delle identità che oggi conosciamo; si parla infatti di “wallet”, cioè uno strumento che funziona tramite portafogli digitali disponibili su applicazioni per telefoni cellulari e altri dispositivi per:

• identificarsi on-line e off-line,

• firmare elettronicamente documenti,

• conservare e scambiare informazioni fornite dai governi (es. nome, cognome, data di nascita, cittadinanza) e fonti private affidabili,

• utilizzare le informazioni per confermare il diritto di soggiornare, lavorare o studiare in un determinato Stato membro,

• usufruire di servizi pubblici, come richiedere un certificato di nascita o certificati medici oppure segnalare un cambio di indirizzo,

• aprire un conto in banca o chiedere un finanziamento,

• presentare la dichiarazione dei redditi,

• iscriversi a un’università, nel proprio paese o in un altro Stato membro,

• conservare una ricetta medica utilizzabile ovunque in Europa,

• noleggiare un’automobile usando una patente di guida digitale o fare il check-in in albergo.

L’IDENTITÀ DIGITALE TRA PRESENTE E FUTURO

Oltre all’identità digitale il nuovo regolamento aggiunge alcuni servizi fiduciari a quelli già regolamentati nella prima versione (nominati precedentemente):

• l’electronic archiving, che in Italia è già previsto dal CAD, si potrà così espandere in tutta Europa, aprendo nuovi mercati per alcuni paesi;

• la gestione degli apparati di firma e degli HSM (Hardware Security Module, dispositivo fisico attraverso il quale è possibile produrre e gestire chiavi digitali per la strong authentication), che diventerà un servizio fiduciario a sé stante;

• la possibilità di registrazione e storing dei dati su electronic ledger (blockchain), apparsa nella prima versione;

• i “verificatori” di certificati, firme elettroniche, sigilli e attestazioni diventeranno veri e propri servizi qualificati;

• l’emissione di attributi e attestazioni elettroniche (che potranno poi essere spesi con il digital wallet).

Il cittadino non sarà obbligato a utilizzare l’EUDI Wallet, ma lo Stato membro è obbligato a mettere a disposizione almeno una soluzione conforme a esso. Inoltre, l’EUDI wallet dovrebbe essere un metodo di autenticazione dell’identità e di trasmissione degli attributi accettato obbligatoriamente dai servizi che prevedano un livello di garanzia elevato o l’uso di autenticazione forte, quindi probabilmente anche dai servizi bancari e di pagamento.

L’EUDI wallet non prevede (necessariamente) un nuovo sistema di identità elettronica, ma è una collezione di servizi di vari provider forniti attraverso un’unica applicazione (l’applicazione wallet) da un wallet provider.

Questo wallet, comunque, si configura già come una grande innovazione nell’ambito delle identità digitali, non solo per i numerosi ambiti e use case a cui si potrà applicare, ma anche per l’altissima attenzione alla privacy dei cittadini: il wallet infatti consentirà agli utenti di condividere solo e unicamente le informazioni necessarie ad accedere al servizio.

Secondo le Linee Guida emanate a Gennaio 2023 l’EUDI wallet prevederebbe l’uso di smartcard o token, verificando ogni volta la carta fisica con lo smartphone.

L’aspetto che più fa discutere sui tavoli di lavoro della revisione eIDAS è la questione legata ai livelli di sicurezza delle identità digitali attualmente in uso nei paesi europei (comprese SPID e CIE) per l’accesso dei cittadini al digital wallet europeo. La maggior parte degli SPID attualmente in uso in Italia si limita al livello 2 (utente, password e app o SMS) e pochi sono di livello 3 (che prevede un supporto fisico particolare che gestisce delle chiavi crittografiche). Alcuni Paesi europei diversi dall’Italia, tuttavia, richiedono che l’accesso al wallet sia limitato alle identità digitali con livello 3, già raggiunto invece da CIE. Il timore è quindi che con la revisione eIDAS gran parte delle utenze SPID diffuse oggi in Italia non sarebbero accettate per accedere al digital wallet, decisione che potrebbe limitare molto il futuro di SPID.

Dopo una prima fase prevista di almeno 24 mesi di sperimentazione sul nuovo wallet, vedremo quali saranno gli sviluppi futuri.

La speranza è che i servizi del portafoglio UE saranno complementari e non sostitutivi di quanto realizzato nel mondo SPID/CIE, e che quindi l’EUDI Wallet costituisca una possibilità, ma non sia l’unico modo possibile e consentito, di comunicare elettronicamente.

8 Ordine Ingegneri Genova / gennaio-marzo 2023 / n° 1 IN PRIMO PIANO IN PRIMO PIANO

L’identità digitale nazionale (IDN)

A fine febbraio il Dipartimento della Trasformazione digitale ha organizzato il primo incontro tra il sottosegretario all’Innovazione, Alessio Butti, e gli esperti del tavolo tecnico nominato ad hoc per valutare la fattibilità del progetto relativo alla creazione di un nuovo sistema di Identità Digitale Nazionale. L’intenzione del governo è quello di unificare SPID e CIE all’interno di una app per smartphone unica.

Le opzioni possibili sono due: fare un bando ex novo per una nuova app (che rischia di allungare i tempi) oppure utilizzare l’app IO come “piattaforma” per far funzionare il sistema.

Il problema sono i tempi, in un momento in cui è in scadenza la convenzione con molti provider di SPID, di cui si rischia il blocco. Da un primo incontro con AgID, Assocertificatori ha posto due condizioni per allungare i contratti (al momento sembra fino a giugno): un accordo immediato sulla ripartizione dei costi di SPID con lo stanziamento di fondi ad hoc per investire in innovazione e nuovi servizi e il coinvolgimento nel progetto IDN.

La decisione sull’identità digitale italiana nasce quando è in cantiere l’EUDI wallet, anticipando un lavoro che, a livello comunitario, è entrato proprio in una fase di sperimentazione generale. Poche settimane fa la Commissione ha rilasciato la cornice generale dell’architettura, mentre a fine 2022 sono state assegnate le gare da 37 milioni per sperimentare alcuni casi d’uso e quella da 26 milioni per creare l’app vera e propria di EUDI Wallet, che poi ogni Paese potrà adattare, come accaduto per le app del green pass. Si spera che l’IDN sarà compatibile con l’EUDI Wallet, così da evitare nuovi cambiamenti nei prossimi anni.

Come proteggere la propria identità digitale Visto l’aumento continuo dei crimini informatici legati soprattutto al furto delle identità, è necessario concludere con l’importante raccomandazione di proteggere con cura la propria identità digitale, mantenere i sistemi (antivirus, firewall, sistemi operativi, ecc.) sempre aggiornati, modificare spesso e con regolarità le password creandole sicure e custodendole in luoghi sicuri (il migliore è la memoria!), connettersi solo tramite reti sicure.

Questi sono solo alcuni dei principali suggerimenti per proteggere la propria identità digitale da cui dipendono la nostra reputazione, il nostro lavoro e anche la nostra sicurezza fisica. In un mondo in cui i concetti di reale e virtuale sono sempre più interconnessi, l’identità digitale e l’identità reale si fondono, per cui va protetta la prima con gli stessi criteri con cui va protetta la seconda.

Quello che accadrà in tema di identità digitale lo scopriremo nei prossimi mesi, e speriamo porti a un sistema di semplice utilizzo per tutti e che permetta di semplificare molti processi burocratici che ancora oggi fanno perdere molto più tempo di quello che sarebbe necessario.

Avere un “portafoglio digitale” che fornisca le informazioni strettamente necessarie durante ogni processo in cui avvenga l’identificazione personale senza compilare sempre gli stessi dati per tutte le amministrazioni, enti o società con cui dobbiamo interagire in Italia o in Europa è ormai un fatto che non può più essere rimandato.

9 Ordine Ingegneri Genova / gennaio-marzo 2023 / n° 1
L’ identità digita L e tra presente e futuro

I TERREMOTI IN TURCHIA E SIRIA

L’EFFICACIA DELL’ISOLAMENTO SISMICO IN ITALIA

Il nostro Paese presenta un elevato rischio tellurico e urge attivare corrette politiche di prevenzione. Le scosse sismiche verificatesi lo scorso febbraio 2023 in Medio Oriente hanno visto molti ospedali rimanere totalmente integri e pienamente operativi grazie alle moderne architetture antisismiche con cui sono stati concepiti.

È stato dedicato ampio spazio, sui media, alla serie di devastanti terremoti iniziata in Turchia, vicino al confine con la Siria.

Lo scorso 6 febbraio, alle 4.18 del mattino, una violentissima scossa ha fatto tremare la terra.

Di magnitudo Richter M = 7,8, magnitudo momento Mw = 7,9, e intensità massima della Scala Mercalli Imax = XI (terremoto disastroso), è stata caratterizzata da un’accelerazione spettrale massima di ben 2,12 g.

L’epicentro della prima scossa (con profondità ipocentrale pari a circa 17,9 km) è stato a 34 km a nord-ovest delle città di Gaziantep, a 26 km a ovest dal suo distretto di Nurdağı e a circa 90 km dal confine con la Siria (Fig. 1).

Alla prima scossa ne sono seguite numerose altre, nello stesso giorno: prima sette di M = 5,0÷6,7, poi (alle 13:25) una seconda violentissima (di Mw = 7,5 ed Imax = IX, con epicentro a 4 km a sud della città di Ekinözü che ha colpito soprattutto la provincia di Kahramanmaraş), e, infine, altre cinque di M = 5,0÷6,0.

L’epicentro della prima scossa del 6 febbraio (Fig. 2) risulta esser stato all’estremità settentrionale della zona compresa tra la faglia Anatolica Orientale (che comprende la regione costiera turca affacciata sul Mar Egeo) e la Faglia del Mar Morto. Dunque, prossimo alla giunzione tra i margini della Placca Anatolica (comprendente la Turchia), di quella Araba (nella quale si trova, quasi per intero, la Siria) e di quella Africana: una zona con pericolosità sismica tra le più elevate di quelle che caratterizzano i territori che si affacciano sul Mar Mediterraneo.

La scossa avrebbe provocato un’enorme frattura in una delle due faglie Anatolica Orientale e del Mar Morto, interessandola per una lunghezza di circa 190 km e una larghezza di circa 25 km.

Interessante notare come il sisma non si è limitato a colpire la Turchia il 6 febbraio: ad esempio, il 22 febbraio, due notevoli scosse (di M = 6,4 ed M = 5,8) hanno colpito la provincia di Hatay (già una delle più martoriate dalla scossa del 6 febbraio), causando almeno 3 vittime e 210 feriti.

10 Ordine Ingegneri Genova / gennaio-marzo 2023 / n° 1 IN PRIMO ATTUALITÀPIANOMONDO
di Alessandro Martelli, ingegnere
11 Ordine Ingegneri Genova / gennaio-marzo 2023 / n° 1
Fig. 1 Mappa dell’United States Geologica Survey (USGS) riguardante la prima scossa del terremoto in Turchia e Siria del 6 febbraio 2023 (fonte: Wikipedia)
I TERREMOTI IN TURCHIA E SIRIA
Fig. 2 Mappa della Placca Anatolica (fonte: Wikipedia)

Vittime e danni causati in Turchia e Siria

Numeri spaventosi hanno messo in ginocchio le popolazioni colpite. Oltre 55mila morti e più di 120mila feriti. Con danni ingenti a edifici e a infrastrutture

La serie di scosse ha provocato vaste distruzioni sia in Turchia, sia in Siria, facendo crollare o danneggiando fortemente oltre 100mila edifici (Figg. 3-6) e, secondo le informazioni disponibili, causando oltre 55mila vittime (delle quali più di 48mila in Turchia), nonché oltre 120mila feriti (i dati non tengono conto dell’elevato numero delle persone che risultavano ancora disperse al momento della comunicazione dei dati stessi).

Numerosissimi sono gli sfollati (fra questi, ben 850mila bambini, secondo l’Unicef).

Quella di Hatay, come si è già accennato, è stata tra le province turche più martoriate, con i danni più consistenti nella sua capitale Antiochia, a Kirikhan e a İskenderun.

In Turchia sono stati rilevanti, oltre ai danni agli edifici, anche quelli alle infrastrutture. Alcuni aeroporti, ad esempio, sono stati costretti a chiudere per le notevoli crepe che si sono aperte sulle piste di atterraggio. Pure il porto di İskenderun ha subito gravi danni, anche a causa di un vasto incendio generato dalla caduta di alcuni container contenenti materiali infiammabili.

In Siria, è risultato assai arduo valutare i danni subiti dagli edifici e stimare il numero delle vittime.

I terremoti hanno colpito la zona settentrionale del Paese, che è controllata, almeno in parte, dai ribelli che combattono contro il regime del Presidente Bashar al-Assad.

Già prima degli eventi sismici, la situazione era assai precaria, con case fatiscenti e moltissimi alloggi temporanei abitati da milioni di sfollati, provenienti da tutto il Paese, per sfuggire alla guerra civile in corso. Comunque, anche in Siria risultano essere crollati moltissimi edifici, non solo ad Aleppo e in altre città vicine, ma pure a notevole distanza dagli epicentri (ad esempio, a Damasco).

Infine, le due scosse sismiche principali del 6 febbraio hanno causato danni (sebbene di entità molto minore che non in Turchia e Siria) anche in altri Paesi come Libano, Israele e Cipro.

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Fig. 3 Distruzioni causate dai terremoti iniziati il 6 febbraio 2023 (Turchia) Fig. 4 Le macerie di un edificio distrutto dal sisma del 6 febbraio 2023 a Diyarbakir, in Turchia (fonte: Wikipedia) Fig. 5 Distruzioni causate dai terremoti iniziati il 6 febbraio 2023, in Siria (Harem, Provincia di Idlib) Fig. 6 Localizzazione degli ospedali isolati sismicamente, in Turchia, nell’area colpita dai terremoti iniziati il 6 febbraio 2023 (Turchia)

La vulnerabilità sismica dei territori colpiti e i terremoti del passato

I disastrosi effetti dei terremoti del febbraio scorso in Turchia e Siria sono stati conseguenza non solo della violenza di tali eventi (non riscontrata, in Turchia, dai tempi del sisma di Erzincan del 1939, di simile magnitudo momento massima, Mw max, che provocò 33mila vittime), ma, in gran parte, anche della perdurante inadeguatezza delle tecniche costruttive tuttora largamente adottate in questi Paesi. E tutto ciò nonostante la Turchia fosse stata colpita da terremoti violenti anche abbastanza recentemente.

Ricordiamo quelli di:

• Izmit e Duzce ad agosto e novembre 1999 (M = 7,6, con 17.000 morti, e M = 7,2, rispettivamente);

• Bigol a maggio 2003 (M = 6,4);

• Anatolia Orientale a gennaio 2020 (di magnitudo massima Mmax = 6,7);

• Grecia Orientale e Turchia Occidentale a ottobre 2020 (M = 7,0).

E occorre non dimenticare anche terremoti violenti più antichi, come quelli di:

• Turchia Meridionale e Siria Settentrionale dell’859 e del 1124 (magnitudo stimata Ms = 6,9);

• Aleppo del 1138 (Mw = 7,1);

• del 1513 (Ms = 7,4);

• di agosto 1822 (Ms = 7,0÷7,4, con 20.000÷60.000 vittime, pari al 68% della popolazione dell’epoca).

(www.ingenio-web.it/articoli/la-protezione-degli-ospedali-dai-terremoti-in-turchia-ancora-una-prova-dell-efficacia-dell-isolamento-sismico)

L’eccellente comportamento degli ospedali turchi isolati sismicamente

Fortunatamente, il 6 febbraio, almeno in Turchia, non tutti gli edifici si sono mostrati vulnerabili al sisma: infatti, ormai da diversi anni sono stati costruiti edifici protetti da moderni sistemi antisismici.

In particolare, come ho appreso personalmente dal Professor Mehmet Emre Özcanli, dell’Istanbul Teknik Üniversitesi e dall’ingegnere Mircan

Kaya della FIP MEC e dell’UCM PRODUCTIONS di Istanbul, 12 ospedali esistenti nell’area colpita dai recenti terremoti erano isolati sismicamente alla base (si vedano la loro localizzazione e due esempi nelle Figg. 6-8).

Essi risultano essersi comportati egregiamente, cioè, non sono crollati, ma sono rimasti totalmente integri e pienamente operativi immediatamente dopo le scosse sismiche, così da potervi curare i tanti feriti.

Del resto, un analogo ottimo comportamento di importanti ospedali isolati sismicamente (oltre che di edifici di altre tipologie, così protetti, anche italiani) era già stato riscontrato pure in occasione di terremoti violenti precedentemente avvenuti in altri Paesi (inclusa l’Italia).

(https://www.meteoweb.eu/.../terremoto-turchia.../1001205925)

(https://www.meteoweb.eu/.../terremoto-turchia.../1001205925)

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Fig. 7 L’ospedale isolato sismicamente del Distretto di Elbistan, nella Provincia di Kahramanmaraş (Turchia) Fig. 8 L’ospedale isolato sismicamente di Adana, nel South Seyhan (Turchia)
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Genova / gennaio-marzo 2023 / n°
Fig. 9 Danni strutturali provocati da un terremoto

Un monito anche per l’Italia

I recenti terremoti in Turchia e in Siria, e i loro effetti dovrebbero costituire un monito anche per noi italiani. Infatti, l’Italia è caratterizzata da un rischio sismico molto elevato, anche se la magnitudo dei terremoti che l’hanno colpita risulta non aver superato (almeno in tempi storici) il valore di M~7,3 (terremoto della Val di Noto, in Sicilia, dell’11 gennaio 1693, Figg. 10-11).

Pertanto, ritengo indispensabile e molto urgente che siano avviate, anche nel nostro Paese, corrette politiche di prevenzione del rischio sismico (oltre che di altri rischi naturali), in accordo con la petizione da me indirizzata, su change.org, (http://chng.it/gf7T6ZVF ) al nostro Governo, ai nostri Governatori Regionali e ai Segretari dei nostri partiti politici alla fine del 2020 (a tutt’oggi, essa è già stata firmata da 960 persone).

Ricordo, poi, che, recentemente, assieme ad altri esperti, ho presentato, al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT), una prima proposta di legge, relativa alla prevenzione del rischio sismico per le scuole e per gli ospedali, perché questi sono gli edifici strategici ritenuti più importanti (per essi, tale proposta prevede, fra l’altro, l’incentivazione dell’utilizzazione dell’isolamento sismico e degli altri moderni sistemi antisismici).

Contemporaneamente, nella mia qualità di membro della Commissione IPPC (Integrated Pollution Prevention and Control) per il rilascio dell’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale), ho già attivato contatti con il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) per quanto attiene alla prevenzione del rischio sismico per gli impianti chimici a Rischio di Incidente Rilevante (RIR), pure in questo caso grazie anche all’uso dei moderni sistemi antisismici.

Per concludere, sottolineo, per l’ennesima volta, che adeguate politiche di prevenzione del rischio sismico, oltre che degli altri rischi naturali, sono indispensabili per proteggere non solo tutte le nostre strutture e i tanti nostri capolavori, ma, soprattutto, le nostre vite e quelle dei nostri posteri.

(http://www.meteoweb.eu/2021/01/la-violentissima-scossa-dell11-gennaio-1693-in-sicilia-328-anni-fa-il-catastrofico-terremoto-della-val-di-noto/1531845/)

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Fig. 10 Localizzazione dell’epicentro del terremoto della Val di Noto, in Sicilia, dell’11 gennaio 1693
i terremoti in t urchia e s iria : L ’ iso L amento sismico in i ta L ia
Fig. 11 Mappa della Sicilia con la suddivisione isosismica delle aree colpite dall’evento del 9 gennaio in gradi della scala Mercalli (fonte Wikipedia)

SUPERBONUS

UNA PROPOSTA DI RIORDINO

Nonostante il superbonus nella misura del 110% stia volgendo al tramonto, i bonus fiscali costituiscono un’opportunità che deve essere sfruttata in modo ragionato. Abbiamo raccolto le dichiarazioni del collega milanese, Marco Cagelli, già anticipate nel suo articolo sul portale Ingenio “Una proposta di riordino del Superbonus”.

A cosa si deve l’attuale confusione che regna tra gli addetti ai lavori del superbonus?

Il corto circuito degli incentivi fiscali è solo l’ultimo episodio di una lunga serie di eventi che hanno visto i principali attori tecnici dell’edilizia costretti a subire decisioni e scelte dettate da emotività e urgenza, ma non da criteri di utilità tecnica. Ancora più sconcertante l’insufficiente utilizzo di un’enorme quantità di dati che diversi enti statali e parastatali accolgono sui propri server, spesso utilizzati dopo tragedie o durante conferenze stampa, per giustificare scelte in una lettura non olistica dei problemi. Ne consegue che sui giornali e nei talk show a discutere di edilizia si chiamano impresari, politici, climatologi, categorie varie preparate nel loro settore e con uno specifico punto di vista, ma non si accoglie la voce dei tecnici, abituati a gestire un processo complesso, ipernormato, mai banale e intuitivo. Certamente più difficile da riassumere in poche parole in dibattiti sempre più “schierati” e conflittuali, quanto alla luce dei fatti inutili. Credo però non possiamo esimerci dal rilevare tutte le anomalie e le mancanze di analisi che hanno portato a scelte estemporanee, dettate da urgenza e mai in grado di comprendere come tali norme non governino un processo temporalmente limitato nel tempo, ma processi e manufatti che possono durare oltre la vita di un individuo.

Per tale motivo, la salvaguardia del costruito richiede azioni coraggiose e talvolta non comprensibili e non condivisibili nell’immediato, ma nel lungo periodo. Sempre più spesso si assiste a scelte intraprese per consenso e non per reale consapevolezza del problema. Il rimandare un intervento non è la soluzione ma è ciò che si sta verificando, lasciando al prossimo la risoluzione sempre più onerosa e complicata, perché questo è il risultato delle attuali scelte. La specificità tecnica di intervento deve essere supportata dalla politica ma quest’ultima non può più permettersi di interrompere il flusso dell’intervento del costruito continuamente, con letture non tecniche degli interventi e con modifiche talmente frequenti da non consentire lo sviluppo sereno di un progetto. Si è consci che la realizzazione di nuove infrastrutture costituisce un fiore all’occhiello, ma occorre cambiare la rotta comprendendo che non è la costruzione dell’opera ma il suo reale mantenimento che costituisce la chiave del cambiamento.

Quale deve essere il limite tra importanza dell’indotto sull’economica apportato dall’edilizia rispetto all’importanza della qualità delle costruzioni?

Se vi fossero due mondi lontani per finalità, questi sono la finanza e l’edilizia. La finanza attuale vuole fare utili in microsecondi, basando i propri riferimenti sull’innovazione e dove imperi economici nascono, crescono e muoiono in pochi lustri. L’edilizia è e rimane il luogo dell’eterno, dell’immutabile, della costruzione di beni che creano società, bellezza, qualità della vita. Un intreccio fra aspetti tecnici, politici, economici, sociali, elementi che la finanza non può gestire con i suoi parametri tradizionali in quanto difficilmente quantificabili. Certo la finanza ha un ruolo nel processo edilizio, ma con tempi sul ritorno dell’investimento non compatibili con altre operazioni finanziarie.

Trovo quindi fuori luogo, per non dire ingenuo, utilizzare il giustificativo della finanza per analizzare la bontà o meno di alcune misure economiche tese a risolvere criticità emergenti dalla conoscenza tecnica: è un parametro da considerare, ma che rimane ai margini del processo edilizio.

16 Ordine Ingegneri Genova / gennaio-marzo 2023 / n° 1 IN PRIMO PIANO FOCUS

Quali sono quindi i parametri del processo edilizio?

Quelli controllati dal D.P.R. n. 380/2001 e s.m.i.:

• Sicurezza d’uso;

• Sicurezza strutturale;

• Sicurezza energetica;

• Rispetto della socialità determinata dagli strumenti urbanistici.

Mi chiedo: dove sono questi parametri nelle scelte degli ultimi due anni in tema di benefici fiscali?

Non se ne parla perché il motore centrale della società, il focus di chi gestisce la finanza pubblica, è ormai solo ed esclusivamente uno: i soldi. E così i soldi sono divenuti il perno su cui basare le scelte, in contrasto evidente con il D.P.R. n. 380, con il buon senso, con le conoscenze tecniche che si vanno affinando.

Anche a valle degli ultimi accadimenti in Umbria ci dobbiamo chiedere: quanti edifici sono sicuri? Quante tragedie devono ancora accadere per comprendere che serve un piano di messa in sicurezza del costruito? Quanti risparmi dovranno confluire sui conti correnti di grandi gruppi internazionali per pagare le bollette e impoverire molte famiglie? Quanti morti sono ancora accettabili per malattie cardiorespiratorie?

In definitiva: esiste un costo accettabile per la vita di ognuno di noi? E se esiste, siamo certi che le scelte dei governi siano state tese a garantire l’eguaglianza dei cittadini negli ambiti previsti dalle sue leggi?

La costituzione prevede nei suoi principi all’art. 3 “...È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”

Emergenza o pianificazione: qual è oggi l’approccio alla sicurezza?

In Italia manca una vera cultura della prevenzione: nessuno inaugura una strada ben mantenuta, nessuno parla dei costi di questo mantenimento, non fa audience raccontare le buone esperienze di amministrazione. Piuttosto si inaugurano le novità, i nuovismi, l’innovazione che sono ormai il centro unico del pensiero contemporaneo. E quindi non è importante eseguire analisi e scelte tali da garantire una norma ordinaria in grado di prevenire e gestire le emergenze.

In definitiva si preferisce l’estemporaneità e non l’analisi approfondita delle tematiche in modo da garantire una norma ordinaria in grado di prevenire e gestire le emergenze, continuando ad invocare “Commissari ad acta, “nome scpeciali”, “decreti legge”. Una deformazione dettata dall’incapacità di analizzare l’esistente, di dibattere e concordare un piano pluriennale per uscire dall’emergenza.

Emergenza che porta poi a episodi tragici i cui costi superano abbondantemente i 5 miliardi annui da decenni, ben oltre i costi che oggi si ritengono “incompatibili”.

L’introduzione della digitalizzazione ha permesso la raccolta di una quantità enorme di dati in tantissimi ambiti: dalle scienze ai servizi, dalla cultura alla finanza. Eppure questi dati continuano ad essere analizzati a compartimenti stagni.

Si pensi ai dati Istat o ai portali dell’INGV o di Ispra; o ancora ai portali delle Regioni che hanno redatto analisi di vulnerabilità sismica sugli edifici strategici, o alle mappe regionali di indagini geologiche. Un enorme quantitativo di dati attualmente poco utilizzato e quindi non utile alla finalità della prevenzione.

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SUPERBONUS: UNA PROPOSTA DI RIORDINO
Fig. 1 Mappa dei rischi naturali: accelerazione sismica massima al suolo (https://www.istat.it/it/mappa-rischi/indicatori) Fig. 2 Rischi di frana

La prevenzione invece si basa sull’analisi del rischio, sull’esplicitazione di questi rischi, qualunque essi siano: e l’edilizia interagisce con una moltitudine di rischi che non possono essere relegati, trascurati o dimenticati. A meno di voler continuare con questo modus operandi basato sulla speranza che quanto già accaduto non accada più per mera fortuna.

Per tale ragione l’enorme quantità di dati deve essere condivisa, elaborata e sviluppata per fornire un supporto condiviso e chiaro al legislatore ed uno strumento intuitivo e comprensibile per i concittadini, in modo che siano loro a spingere la società verso una nuova direzione.

Lo scenario

Lo scenario attuale presenta indiscutibilmente criticità in tutti e tre i parametri prima indicati:

• le norme più recenti in ambito sismico sono del 2018;

• i costi energetici sono in costante crescita e cresceranno ancora in futuro, risentendo anche di crisi politiche lontane dai nostri territori;

• l’età degli edifici in cui vive la gran parte degli italiani è anteriore agli anni ’70 e quindi ad ogni norma strutturale, energetica e di accessibilità.

Lo Stato quindi non può sottrarsi dall’individuare norme e modalità per garantire il rispetto dei principi costituzionali. Il primo passo è stato compiuto con la mappa dei rischi naturali dei comuni italiani raggiungibile al sito https://www.istat. it/it/mappa-rischi/indicatori ottenuta tramite la condivisione dei dati presenti su diversi portali dello Stato.

Il portale consente in semplici passaggi di visionare la distribuzione dei rischi in base ai principali parametri, per esempio di seguito in base all’accelerazione sismica massima al suolo.

Purtroppo al momento dell’elaborazione del progetto, i temi relativi alla sicurezza energetica e alla crisi climatica non erano tali da suggerire ulteriori analisi, per esempio rappresentando l’Italia in base alle temperature minime registrate, basandosi sulle elaborazioni dell’ISPRA.

Ancora, si potrebbe sfruttare la recentissima proposta formulata da ENEA di un Indice di Sostenibilità Economica ed Ambientale per la determinazione della miglior scelta di materiali per i cappotti, parametro che potrebbe facilmente essere messo in relazione con parametri di sostenibilità economica ed ambientale degli interventi di tipo strutturale.

18 IN PRIMO PIANO FOCUS
Fig. 3 Rischi idrogeologici Fig. 4 Scheda dell’Ente locale del comune di Ferrara Fig. 5 ISPRA Valori climatici

Pur fornendo un utilissimo strumento di consultazione e anche di facile visualizzazione, in base alle schede per singolo Ente locale (di seguito la scheda di Ferrara), non è ancora stato possibile individuare un indice globale che possa “guidare” nella definizione di strumenti certi tutto il Parlamento.

Eseguita la sovrapposizione dei dati e la generazione di una mappa riepilogativa, si potrebbe passare all’analisi numerica degli interventi urgenti per determinare le necessità di spesa e, con una logica sganciata dal mero denaro, determinare il tempo necessario per ottenere il risultato di mettere in sicurezza i cittadini italiani.

Per esempio sappiamo dai dati raccolti da ISTAT:

• gli edifici totali residenziali in Italia sono più di 12 milioni;

• le case monopiano sono circa 2 milioni;

• dei rimanenti 10 milioni di edifici circa 1.147.000 edifici hanno più di 4 piani, 811mila sono senza ascensore quindi precedenti al 1991 (escludendo tutti quegli immobili che hanno realizzato un ascensore ma senza riqualificare lo stabile);

A valle dell’individuazione di un indice di rischio che ponderi i vari fattori, si potrebbe quindi avere un quadro chiaro:

• dove intervenire;

• come intervenire;

• importi di adeguamento e conseguentemente incentivi necessari. Con questo scenario, ben diverso dal semplicistico “fate debito”, si potrebbe definire il tempo necessario per mettere in sicurezza la maggior parte della popolazione italiana negli ambiti di rischio definito. Una soluzione tecnica chiara, logica e definita. Una soluzione che tutte le forze politiche potrebbero porre a base di una scelta condivisa, duratura, stabile che porti a:

• ridurre la domanda estemporanea di materiali e manodopera che ha contribuito a generare la crescita dei costi di realizzazione degli interventi;

• strutturare la filiera produttiva nazionale garantendo il ritorno di investimento sulle linee di produzione;

• definire norme durature e stabili che consentano ai gestori privati dei patrimoni edilizi di programmare i propri interventi;

• la possibilità di formare addetti che potranno esportare il know how anche all’estero.

• garantire una stima della necessità di formazione nelle materie scientifiche.

Insomma, si romperebbe il circolo vizioso della “finanza prima di tutto” e si porrebbe nuovamente al centro della politica l’esigenza degli italiani.

Kofi Annan nel 1999 era conscio della sfida fra approccio finanziario e reali benefici della prevenzione: “Building a culture of prevention is not easy. While the costs of prevention have to be paid in the present, its benefit lie in a distant future. Moreover, the benefits are not tangible; they are the disaster that did NOT happen”.

E nello scenario politico italiano la sfida è ancora più complessa in quanto l’investimento nella prevenzione potrebbe NON ricadere sul governo proponente.

Ma noi siamo tecnici e non possiamo tacere che NON investire ora significa CERTAMENTE essere responsabili dei costi sociali, economici e umani che accadranno nei prossimi anni.

È quindi obbligatorio applicare gli studi e gli inviti di tanti esimi colleghi ed esperti che hanno già tracciato diverse vie per raggiungere l’obiettivo attraverso pubblicazioni e ricerche.

“FATE PRESTO” era il titolo de “il Mattino” dopo il terremoto dell’Irpinia.

“FATE PRESTO” è l’appello da lanciare alla nostra politica.

Fig. 6 L’Indice di Sostenibilità Economica e Ambientale (ISEA) è il nuovo indicatore messo a punto da ENEA per calcolare l’impatto energetico, economico e ambientale dei diversi materiali isolanti utilizzati nel cappotto termico, in funzione della tipologia di edificio e della fascia climatica. I ricercatori ENEA hanno eseguito simulazioni energetiche su edifici in 60 città italiane, ritenute le più rappresentative per numero di abitazioni, popolazione e condizioni climatiche. In Italia sono più di 31 milioni le unità immobiliari delle quali oltre l’80% è stato costruito prima del 1991 e poco più del 65% prima del 1976. Il maggior numero di abitazioni (circa il 48%) si trova nelle zone climatiche più fredde (E ed F), circa il 45% nelle zone moderate (D e C), mentre meno del 9% in quelle più calde (B e A). Le abitazioni residenziali sono responsabili di oltre 30 Mtep del consumo energetico nazionale

s uperbonus : una proposta di riordino
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SILVIA DI ROSA

GRINTA DA INGEGNERA

Abbiamo incontrato Silvia Di Rosa, la prima presidente donna del consiglio dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Trento. Idee chiare con sguardo rivolto al futuro, ai giovani professionisti e all’importanza del confronto e della partecipazione attiva alla vita dell’Ordine. Rappresenta un segnale di rinnovamento e valorizzazione del mondo femminile, obiettivo per il quale da diversi anni è impegnata in prima linea

a cura della redazione

A febbraio è stata eletta anche presidente dell’assemblea dei presidenti degli ordini degli Ingegneri d’Italia, quali sono gli obiettivi del suo duplice mandato?

Ci sono temi comuni che cercherò di portare avanti ricoprendo entrambe le posizioni. E sono riassumibili in tre punti fondamentali.

Valorizzare la figura dell’ingegnere declinato nei diversi settori dell’ingegneria (civile/ambientale, industriale, informatica) e nelle diverse forme occupazionali (libera professione, lavoro dipendente nel settore pubblico e nel settore privato).

Coinvolgere i giovani ingegneri quanto più possibile: rappresentano il futuro del nostro mondo e possono aiutarci a introdurre un approccio più moderno alla gestione del lavoro.

Intervenire a livello politico affinché si lavori su una programmazione pluriennale, organica, con regole certe e semplici per il nostro Paese, per garantire la sicurezza dei nostri edifici e delle nostre infrastrutture e per soddisfare gli obiettivi fissati entro il 2030 relativi all’efficienza energetica e alla mobilità sostenibile.

È noto il suo impegno in prima linea per rivalutare il ruolo della donna in posizioni strategiche. Parliamo del futuro delle donne ingegnere: quali gli ostacoli da superare e quali le prospettive?

Per la prima volta, come donna, sono a capo del Consiglio e questo è un nuovo segnale di cambiamento rispetto al passato. Da donna ingegnere, sono anni che cerco di valorizzare la declinazione al femminile delle professioni tecniche e, dal 2020, sono anche presidente della sezione di Trento di Aidia, Associazione Italiana Donne Ingegneri e Architetti, fondata nel 1957 dalla prima ingegnera italiana, Emma Strada.

Agli inizi degli anni 2000, le laureate in ingegneria erano il 20% del totale, mentre nel 2021 hanno raggiunto il 26,7%. E le percentuali stanno ancora crescendo. Sono ancora molte le difficoltà che oggi come ieri le donne incontrano nel raggiungimento di ruoli apicali: la partecipazione ai ruoli dirigenziali nella società attuale è ancora limitata. Per esprimere il proprio valore nelle organizzazioni, alle donne serve un talento in più: saper “giocare la partita” interpretando le regole stabilite dagli uomini. Per fortuna è un talento che si può apprendere.

Dobbiamo creare momenti di confronto e raccontare storie di successo di donne che hanno fatto dell’ingegneria – declinata in vari modi – la loro vita, con tenacia e determinazione.

20 Ordine Ingegneri Genova / gennaio-marzo 2023 / n° 1 IN PRIMO PIANO LE INTERVISTE

Quanto è importante il confronto con gli iscritti all’Ordine? Raccontaci la vostra esperienza…

L’Ordine che presiedo ha circa 2.900 iscritti, su un territorio, quello della provincia di Trento, di 6.200 kmq.

L’attuale centralizzazione territoriale dell’Ordine sta rappresentando un grosso limite alla partecipazione: abbiamo proposto, come nuovo consiglio, la nomina di referenti di zona che possano raccogliere le esigenze del territorio che rappresentano, l’utilizzo di piattaforme digitali per facilitare le comunicazioni, lo scambio delle informazioni e la riduzione delle distanze fisiche, ma anche incontri delocalizzati per favorire la partecipazione e il dibattito.

Abbiamo avuto consigli eletti dall’11% degli iscritti, percentuale esigua dovuta alla difficoltà dei colleghi di venire nel capoluogo per esprimere il proprio voto in presenza. Che rappresentatività ha un consiglio eletto da una percentuale così bassa di colleghi? Opteremo sicuramente tra 4 anni per il voto on-line, così da allargare la partecipazione il più possibile.

Desidero fortemente che il nostro Ordine venga vissuto come un luogo ove ciascuno degli iscritti si senta rappresentato e ove il confronto fra tutti gli iscritti agevoli la crescita delle professionalità.

Dal 1° aprile è entrato in vigore il nuovo Codice appalti: vede i tanti cambiamenti operati come un’opportunità?

Abbiamo il nostro Consiglio Nazionale e la RPT impegnati in frequenti interlocuzioni con la politica affinché rappresenti uno strumento in ottica di semplificazione e non diventi un boomerang per i professionisti.

I punti inderogabili per noi sono essenzialmente tre.

• La centralità del progetto, che sparisce dai processi di trasformazione del territorio, dimenticando il fatto che la fase di progettazione è decisiva per garantire la qualità delle opere.

• L’aggiudicazione delle opere da realizzare basate sul progetto esecutivo, che da regola diventa un’opzione, aprendo la strada a un uso generalizzato dell’appalto integrato.

• La scarsa definizione dei ruoli delle Pubbliche Amministrazioni e dei professionisti esterni alle stesse e la scarsa attenzione al metodo di calcolo dei corrispettivi spettanti ai professionisti.

Superbonus 110%: cosa hanno da imparare gli ingegneri da questa “esperienza” ma soprattutto come possono contribuire affinché questo strumento sia efficacie soprattutto in termini di manutenzione del costruito?

È uno strumento che dovrebbe diventare strutturale con regole chiare e non in continua modifica nel tempo. Non si possono cambiare le regole in corsa.

Si deve controllare di più e meglio, ed evitare le speculazioni da parte dei poteri forti. Gli edifici sono responsabili del 40% di produzione del CO2 a livello europeo. I programmi di ricerca EU H2020 andavano in questa direzione.

Il patrimonio edilizio italiano si compone di una larga fetta di edifici residenziali vetusti: il 65% degli oltre 12 milioni di edifici sono stati realizzati prima del 1976, ovvero anteriormente all’emanazione della prima norma nazionale sul risparmio energetico

I dati sugli Attestati di Prestazione Energetica o APE, relativi a circa 2 milioni di abitazioni, confermano l’esistenza di una nutrita maggioranza di edifici caratterizzati da prestazioni energetiche scadenti o mediocri (circa il 60% si colloca nelle tre classi più basse, dalla E alla G).

In Italia c’è “margine” per velocizzare i progressi nel raggiungere gli obiettivi fissati entro il 2030 per quanto riguarda l’efficienza energetica e la mobilità sostenibile. Secondo la Commissione UE, “l’ambizione dell’Italia di migliorare la prestazione energetica del suo parco immobiliare dovrebbe essere calibrata per poter proseguire al di là del periodo di riferimento del regime ‘Superbonus’ e dei finanziamenti” del PNRR.

“Ciò offrirebbe altresì al mercato la certezza per proporre soluzioni di efficienza energetica e ristrutturazioni degli edifici”, prosegue il rapporto.

Le agevolazioni per l’efficienza energetica rispondono certamente a un interesse pubblico. Dal punto di vista economico, le ristrutturazioni generano due tipi di benefici: uno per il proprietario (bolletta energetica più bassa), l’altro per la collettività (riduzione delle emissioni).

21 Ordine Ingegneri Genova / gennaio-marzo 2023 / n° 1

ENRICO STERPI

PROFESSIONE INGEGNERE: EVOLUZIONE DEL RUOLO

Il ruolo dell’ingegnere è in rapida e radicale mutazione.

Ne abbiamo parlato con Enrico Sterpi, presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Genova, che per stare al passo con i tanti cambiamenti in fieri propone un Ordine dinamico e attento ai nuovi indirizzi e ai moderni campi di applicazione

a cura della redazione

Immobilismo: Non è uno dei leitmotiv di Enrico Sterpi, dallo scorso giugno alla presidenza dell’Ordine degli Ingegneri di Genova e con cui abbiamo fatto un’interessante chiacchierata su moltissimi temi. Dagli obiettivi del Consiglio che presiede, alla capacità di stare al passo con i cambiamenti che il ruolo ingegneristico sta affrontando. Dal progetto di rilancio di attività formative itineranti e di comprensione delle esigenze locali, all’occasione mancata del Superbonus 110% fino alle opportunità che possono nascere dal nuovo Codice appalti…

Quali sono gli obiettivi principali del tuo mandato?

La direzione scelta dall’attuale Consiglio è di consolidare i risultati della precedente consigliatura in cui ero consigliere segretario. Erano stati raggiunti molti obiettivi tra cui l’avere un reale confronto con gli altri enti pubblici territoriali e le associazioni rilanciando la figura professionale dell’Ingegnere. Ovviamente, questa visione passa anche per una riorganizzazione interna dell’Ordine con alcuni punti che, a mio parere sono essenziali, soprattutto per il futuro. Per stare al passo con i cambiamenti che la figura professionale dell’Ingegnere sta subendo in questi ultimi anni.

In passato, abbiamo assistito a un Ordine degli Ingegneri molto statico, almeno fino al 2017. Questa condizione era legata alle antiche tradizioni ordinistiche che però hanno visto un brusco cambiamento una decina di anni fa. La figura dell’Ingegnere è cambiata. Si è evoluta con nuovi indirizzi e campi di applicazione.

Come sta cambiando e in quali campi si sta evolvendo la professione ingegneristica?

Ci sono diversi esempi. Penso agli Ingegneri biomedici e clinici per i quali è stato istituito l’elenco nazionale certificato di cui all’articolo 10, comma 1, della Legge 11 gennaio 2018, n. 3. Soltanto questa disciplina ha lanciato gli ingegneri a pieno titolo nel campo della medicina, non più solo come costruttori o impiantisti, ma come inventori e analisti di sistemi e applicazioni mediche.

Inoltre, si è assistito all’evoluzione dei sistemi gestionali e di Project Management dove il ruolo dell’ingegnere è focale per la struttura e l’organizzazione di aziende o cantieri.

Il “matrimonio” tra il settore dell’ingegneria Civile e Ambientale con quella del terzo settore dell’Informazione, i sistemi BIM hanno di fatto fuso una parte di entrambe le competenze di settore. Oggi, per far funzionare correttamente un sistema BIM, in tutte le accezioni della norma UNI, è necessario che al tavolo di progetto e gestione siano presenti esperti di cyber security e di comunicazione, condizione impensabile fino a 5 / 6 anni fa. Per non parlare della nascita di nuove figure professionali specifiche quali i BIM Specialist, i BIM Coordinator e i BIM Manager

In questo scenario, piuttosto frizzante, è importante condurre l’Ordine verso una nuova visione che evolva con le necessità del mondo professionale.

22 Ordine Ingegneri Genova / gennaio-marzo 2023 / n° 1 IN PRIMO PIANO LE INTERVISTE

Quando parli di “nuova visione” quali mete ti vengono in mente?

Una sfida importante è rimuovere le barriere venute a crearsi tra liberi professionisti e professionisti dipendenti. Far capire a tutti, non solo ai colleghi, che la nostra è una professione che si svolge sotto diverse forme contrattuali e non devono esserci atteggiamenti “paraculistici” di posizione. E ciò vale per entrambe le posizioni. Su questo sarà molto importante il lavoro che le nuove commissioni porteranno avanti. Esse, oltre che proporre eventi formativi e lo studio di problemi particolari, dovranno abbattere le barriere e far riscoprire a tutti i colleghi la necessità di essere dei veri professionisti della propria materia indipendentemente dalla posizione che ricoprono.

Infine, deve essere dato rilievo al fatto che all’interno del consiglio di disciplina è stato nominato anche un magistrato al fine di proporre un’evoluzione formativa nella trattazione dell’aspetto più delicato della nostra professione e quindi inserire a pieno titolo una visione giuridica all’interno dell’Ordine stesso.

L’importanza del rilancio dell’Ordine sul territorio è uno dei tuoi cavalli di battaglia…

La mia visione dell’Ordine non è certo quella dell’immobilismo. Bisogna essere dinamici. E per far questo credo molto nel progetto di rilanciare l’Ordine sul Territorio. Ad esempio, con il Consiglio abbiamo avuto modo di interagire con il Comune di Chiavari, grazie al Sindaco e all’ingegner Erik Parpaglione, così abbiamo ottenuto la possibilità di svolgere eventi formativi anche nel Levante con un supporto istituzionale importante, riappropriandoci di un territorio che rischiava di scollegarsi dal contesto genovese.

L’obiettivo è quello di aumentare la connessione anche con gli altri comuni, sperando di avere il supporto delle amministrazioni locali, svolgendo periodicamente, anche, attività formative itineranti e di comprensione delle esigenze locali.

23 Ordine Ingegneri Genova / gennaio-marzo 2023 / n° 1
ENRICO STERPI: PROFESSIONE INGEGNERE

Adesso una domanda d’obbligo, croce e delizia di questi ultimi mesi: Superbonus 110%, cosa ne pensi?

Ho la sensazione che di delizia ci sia ben poco. Il tema ha visto il fallimento di un sistema iniziato male, con regole a mio parere incomplete, e finito peggio.

I Bonus fiscali sono uno stimolo alla rigenerazione del parco edilizio italiano e un grande aiuto nel pagamento dei lavori. Hanno funzionato molto bene in passato quando il controllo dell’appalto era in mano al committente che avrebbe goduto del bonus in 10 anni e quindi aveva tutta la convenienza alla valutazione del prezzo dell’appalto, alla scelta dei materiali e, soprattutto, a non delegare questa sua funzione centrale.

L’inserimento della cessione del credito ha generato forme di appalto “drogate” in cui il committente non era più al controllo subendo il fascino della “corsa all’oro”.

Con questo approccio, però, quella che poteva essere la filosofia di una virtuosa rigenerazione edilizia è diventata una sterile rincorsa ad accaparrarsi lavori di ogni genere. È stata poco sviluppata la possibilità di interventi multidisciplinari e multi obiettivo che potessero coniugare i requisiti energetici con quelli sismici, sociali, estetico/artistici, sviluppando una sorta di tecnologia a scalare per definire la percentuale di recupero fiscale di cui ogni intervento poteva godere.

Il rinnovamento deve passare necessariamente da un miglioramento rispetto alle condizioni preesistenti non solo per tecnologia e tecnica ma anche per abbellimento e contesto sociale, dando seguito alla filosofia dell’esperienza estetica che genera sensazioni piacevoli e che porta a un diretto miglioramento sociale. Alexander Baumgarten (1714-1762) (www.annamariapacilli.it) sosteneva che la bellezza è un sentimento del soggetto che vede, ascolta, “sente” le cose, e dunque riguarda il sentimento dell’io.

Una visione più elevata del Bonus fiscale avrebbe portato a un approccio diverso: più maturo, completo e consapevole della meta da raggiungere.

Un altro aspetto negativo dell’impostazione, in particolare del Superbonus e del Bonus Facciate è dovuto alla tempistica troppo limitata cha ha generato un sistema di rincorsa e non di pensiero e analisi. Un’impostazione differente avrebbe portato le scadenze di questi bonus almeno a quelle fissate dalla Comunità Europea per le riqualificazioni energetiche. E per il singolo intervento le avrebbe al massimo limitate a una durata non inferiore a quella del titolo edilizio. Questo meccanismo di dilatazione dei tempi avrebbe permesso di gestire meglio gli aspetti della cessione del credito limitando l’aumento dei prezzi con l’avvio razionale e progressivo dei cantieri.

Probabilmente la versione 1.0 di questi bonus è stata un’occasione persa. Speriamo si possa reimpostare il discorso con una visione decisamente differente.

Non ultimo va ricordato che con il sistema delle asseverazioni previste dai Bonus si è avviata una sequenza di richieste professionali volte allo svilimento della dignità dell’Ingegnere o del professionista in genere. Ci si dimentica spesso che l’Ingegnere che assevera è soggetto alla responsabilità deontologica “Qualsiasi dichiarazione, attestazione o asseverazione resa dall’ingegnere deve essere preceduta da verifiche al fine di renderle coerenti con la realtà dei fatti e dei luoghi” art. 4.4 del nostro codice deontologico, oltre alle responsabilità civili e penali che l’asseverazione determina. Imporre ulteriori balzelli da parte di Enti Pubblici o Privati è generare una burocrazia fine a sé stessa senza utilità alcuna, poiché i mezzi per porre rimedio a situazioni anomale già esistono, vanno solo utilizzati.

Qual è la tua opinione riguardo al Codice appalti 2023? Il nuovo testo normativo che disciplina i contratti pubblici è stato molto criticato dal mondo della professione…

È vero, ha subito diverse critiche, ma a mio parere può essere un’opportunità. A differenza di quanto detto, credo ricentri il tema progettuale su quello che a mio giudizio è il livello progettuale più importante, ossia il progetto di fattibilità tecnico-economica con cui la stazione appaltante definisce cosa desidera che sia realizzato. Questo approccio si combina in modo perfetto col principio del risultato di cui il codice è particolarmente impregnato.

È stata fortemente osteggiata la perdita della fase di progetto definitivo, ma è cambiato l’approccio filosofico alla progettazione dell’opera pubblica, e, di fatto i contenuti del progetto definitivo confluiscono nel progetto di fattibilità tecnico-economica che non deve essere banalizzato dalle stazioni appaltanti come un elaborato interlocutorio, in quanto in quel livello progettuale devono esprimere tutte le loro necessità.

Il progetto esecutivo, quindi, diventa la fase progettuale che traduce o “cantierizza” il progetto tecnico-economico. Questo può portare anche a rivedere l’assetto delle imprese che dovranno potenziare i loro uffici tecnici.

All’interno del Codice appalti, la spinta alla digitalizzazione è molto forte e questa è una nuova opportunità per i professionisti in quanto apre le porte a nuove possibilità di lavoro. Prima fra tutte, la necessità di digitalizzare il costruito esistente, un passo essenziale per procedere alla successiva gestione delle infrastrutture realizzate e alla loro manutenzione.

Questo passo apre a una visione professionale differente dove la gestione e la manutenzione sono parte integrante degli aspetti progettuali e intimamente legati, con il vantaggio di avere il progetto come nucleo portante della vita dell’infrastruttura. Certamente questa revisione del codice porta con sé una rivoluzione della gestione dell’appalto. Io non credo che professionalmente vi sia uno svilimento delle nostre attività, viceversa vedo una nuova impostazione che porta con sé il fastidio di dover cambiare, ma il vantaggio di reimpostare le regole del gioco chiarendo bene i ruoli degli attori all’interno del processo.

Doveroso l’inserimento della giusta remunerazione approvato il 22/03/2023 con cui anche il Viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto indica la fine dei contratti capestro ai danni dei professionisti. Tale passaggio era doveroso sia per la dignità della nostra professione, che lo Stato con la Legge n. 1395 del 24 Giugno 1923 ha ritenuto di tutelare e riservare in quanto professione strategica per le responsabilità che assume nei confronti della società civile.

24 Ordine Ingegneri Genova / gennaio-marzo 2023 / n° 1 IN PRIMO PIANO LE INTERVISTE

ANGELO DOMENICO PERRINI

a cura della redazione

Non ha dubbi, il presidente Angelo Domenico Perrini: bisogna irrobustire il ruolo dell’ingegnere nella società civile. E serve una serie di provvedimenti che il “suo” CNI ha già messo in cantiere. Il confronto con il legislatore e con il mondo accademico, ad esempio, rappresenta un viatico essenziale, secondo Perrini, per favorire il rafforzamento della formazione scientifica di base. Poi, bisogna farsi trovare pronti alla sfida lanciata dal PNRR e alle sei missioni da portare a termine. Queste rappresentano le aree “tematiche” strutturali di intervento e in ognuna di esse l’ingegnere riveste compiti fondamentali. Il presidente, inoltre, dice la sua anche sulla questione bonus edilizi e cessione del credito, e sul nuovo Codice appalti

Quali sono gli obiettivi del mandato?

Proseguire le attività in continuità con quanto fatto nella consigliatura precedente alla guida del presidente Armando Zambrano, consolidando il ruolo dell’Ingegnere all’interno della società civile in un momento storico in cui il compito professionale da svolgere è fondamentale anche per l’attuazione delle sei missioni indicate dal PNRR.

Le missioni del PNRR

I progetti di investimento del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sono suddivisi in 16 componenti e prevedono un pacchetto di investimenti e riforme articolato in sei missioni

M1 Digitalizzazione innovazione competitività cultura e turismo;

M2 Rivoluzione verde e transizione ecologica;

M3 Infrastrutture per la mobilità sostenibile;

M4 Istruzione e ricerca;

M5 Inclusione e coesione;

M6 Salute.

Se si esaminano attentamente le sei missioni, si comprende facilmente che nessuna di esse può essere sviluppata senza il contributo dell’ingegnere, il quale opera attraverso i tre settori di competenza (civile, ambientale, industriale) e dell’informazione in tutti i campi a servizio dello sviluppo della nostra società: dall’ingegneria tradizionale alla sanità passando per la ricerca, la transizione ecologica e il digitale.

Il Presidente del Consiglio nazionale Ingegneri ci parla delle attività e dei traguardi da raggiungere nei prossimi anni e di come siano divenuti necessari alcuni cambiamenti nella professione ingegneristica

25 Ordine Ingegneri Genova / gennaio-marzo 2023 / n° 1 LE INTERVISTE
MISSIONI DEL PNRR: FONDAMENTALE IL RUOLO DEGLI INGEGNERI

Quanto alle questioni da affrontare, peraltro dettagliatamente riportate all’interno del nostro programma Officine CNI, cito in maniera esemplificativa alcuni temi già alla nostra attenzione:

• Confronto con il legislatore e le strutture accademiche per arrivare a una revisione del percorso universitario in modo da favorire il rafforzamento della formazione scientifica di base con la finalità di conformare i settori più specificamente ai ruoli e ai campi di intervento dell’ingegnere. Proprio la formazione scientifica è stata penalizzata con l’entrata in vigore del D.P.R. n. 328/2001, pur essendo da sempre una peculiarità dell’ingegnere italiano, considerato per questo un’eccellenza a livello comunitario e non solo.

• Resa della laurea direttamente abilitante mediante la coincidenza tra la seduta di laurea e di abilitazione con l’integrazione della commissione giudicatrice attraverso la presenza di rappresentanti degli ordini con il ruolo di valutatori del tirocinio di sei mesi inserito nell’ultimo anno di corso. Così facendo si renderebbero laurea e abilitazione come una corrispondenza biunivoca senza eccezioni: ci si laurea se ci si abilita e viceversa.

• Revisione del D.P.R. n 169/2005 in modo da renderlo congruente con l’introduzione della questione di genere, attualmente recepita, all’interno del regolamento elettorale, per effetto di una sentenza del tribunale amministrativo.

• Organizzazione della formazione continua orientandola verso la specificità di ogni iscritto e rivalutando la centralità degli ordini provinciali che, attraverso una maggiore conoscenza dei propri iscritti, sono in grado di calibrare gli eventi formativi in modo da soddisfare, con l’ausilio dei provider, l‘aggiornamento professionale nel campo in cui opera ognuno dei professionisti.

• Introduzione nella vigente legislazione dell’obbligo di iscrizione all’albo per gli ingegneri. Alla stregua delle professioni sanitarie, responsabili della tutela della salute dei cittadini, le professioni ingegneristiche sono responsabili della sicurezza dei cittadini in tutti i campi in cui operano. Per questo motivo vanno obbligati al rispetto del codice deontologico e all’aggiornamento costante delle proprie conoscenze a garanzia della società civile cui sono destinati i loro servizi.

Sui Bonus edilizi ha affermato che serve una pianificazione, il CNI come si esprime in merito e cosa prevede operativamente nell’immediato futuro?

Da sempre il CNI ha chiesto al legislatore di evitare il ricorso a norme che prevedano una applicazione di durata limitata, atteso che questo determina automaticamente una spasmodica corsa alla realizzazione degli interventi con la conseguenza di provocare sia l’aumento dei prezzi dei materiali sia il continuo spuntare – come funghi – di imprese improvvisate e prive della necessaria qualificazione. Fermo restando che il nostro Paese ha l’esigenza prioritaria di mettere in sicurezza

il proprio patrimonio edilizio, il CNI per il futuro chiede un intervento normativo che renda obbligatoria la classificazione degli edifici sulla base della vulnerabilità sismica oltre che sulla base della prestazione energetica. E che si trasformi l’attuale APE in APES da allegare agli atti di vendita o di locazione degli immobili, e subordinando gli interventi di adeguamento energetico a un preventivo miglioramento strutturale. È di tutta evidenza che questi interventi non potranno essere realizzati se a tale scopo non si destina un fondo speciale appositamente stanziato dalla Comunità Europea con contributo graduato sulla base della zonizzazione sismica e del reddito dei soggetti interessati. I dati desunti dal fascicolo del fabbricato, che da sempre riteniamo debba essere inserito come obbligatorio all’interno del testo unico dell’edilizia (D.P.R. n. 380/2001), attualmente in corso di revisione, potranno consentire alla Pubblica Amministrazione di stabilire il numero, gli importi e i tempi necessari ad attuare un piano di prevenzione sismica e di efficientamento energetico del patrimonio edilizio esistente, sì da richiedere agli organismi comunitari, motivandola, una dilazione dei tempi di attuazione della direttiva sulle case green che realisticamente non appaiano realizzabili entro il 2030 (raggiungimento della classe E) e 2033 (raggiungimento della classe D).

Cosa ne pensa su quanto sta accadendo con la cessione dei crediti e sulla richiesta delle video asseverazioni ai professionisti in merito al Superbonus 110%?

Il CNI si è chiaramente espresso criticamente sull’interruzione della cessione dei crediti senza definire un periodo transitorio di raccordo con l’entrata in vigore delle nuove norme. Peraltro, la cessione dei crediti ha avuto anche in passato enormi difficoltà applicative in considerazione dei continui cambiamenti legislativi. Quanto alle video asseverazioni la contrarietà è assoluta, atteso che le asseverazioni rese dai professionisti e la documentazione a corredo, compresa l’assicurazione specifica, garantiscono ampiamente la committenza e il soggetto verificatore: a tal proposito non possiamo non sottolineare che diverse truffe segnalate sono avvenute in merito a bonus facciata e similari, ovvero opere in cui non è stato previsto un intervento asseverante da parte dei professionisti.

Perché è tempo di prevedere l’iscrizione obbligatoria all’albo degli ingegneri?

È un provvedimento indispensabile perché garantisce la società civile sulla competenza e sulla qualificazione del servizio reso dal professionista. Sia che venga prestato come atto di libera professione sia che venga svolto all’interno di una Pubblica Amministrazione. Non può essere assolutamente accettato il principio secondo cui chi svolge un servizio di ingegneria in un qualsiasi campo non debba essere assoggettato al controllo deontologico e all’aggiornamento professionale ancor più indispensabile data la rapida e costante evoluzione della tecnica ingegneristica.

26 Ordine Ingegneri Genova / gennaio-marzo 2023 / n° 1 IN PRIMO PIANO LE INTERVISTE

Il 1° aprile è entrato in vigore il nuovo Codice appalti: qual è il suo punto di vista sul cambiamento? La considera un’opportunità?

Il CNI auspicava che la bozza in circolazione fosse corretta almeno relativamente agli aspetti che chiaramente confliggono con gli stessi principi alla base della revisione del d.lgs. n. 50/2016. Non si può parlare di apertura del mercato e poi limitare i requisiti economici dei partecipanti alle gare al fatturato relativo al solo ultimo anno antecedente l’emissione del bando e i requisiti tecnici agli ultimi tre anni antecedenti l’emissione del bando stesso. In questo modo, si inasprisce quanto previsto dalla normativa precedente che fissava i requisiti economici nel fatturato dei migliori 3 anni sugli ultimi 5 antecedenti il bando e i requisiti tecnici nei servizi svolti negli ultimi 10 anni antecedenti il bando.

Com’è possibile accettare che l’appalto integrato venga esteso indiscriminatamente a tutte le opere con la sola esclusione dei lavori di manutenzione ordinaria, facendo sì che l’impresa appaltatrice sia assegnataria anche della progettazione definitiva-esecutiva? Viene meno la centralità del progetto e l’autonomia del progettista, tanto più che non sono neanche evidenziate chiaramente le modalità di determinazione dei corrispettivi e l’importo dei servizi di ingegneria distinti dall’importo delle opere.

Come si può accettare la possibilità che i servizi di ingegneria possano “in casi eccezionali” essere svolti gratuitamente a favore delle Pubbliche Amministrazioni senza declinarne la eccezionalità.

Com’è possibile accettare un’indiscriminata possibilità di subappaltare le prestazioni intellettuali senza stabilire regole e limiti a garanzia di un decoroso pagamento ai subappaltatori.

Abbiamo chiesto un incontro alla Presidente del Consiglio nella speranza di illustrare le nostre osservazioni e nella convinzione che non siano rivendicazioni di parte, ma spunti di riflessione tesi a rendere un servizio più coerente con le necessità della collettività.

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a nge L o d omenico p errini : m issioni de L p NRR

ACCESSIBILITÀ DIGITALE

UN’OPPORTUNITÀ DI CRESCITA

I contenuti su siti web e applicazioni mobili devono essere sempre di più alla portata di tutti. E maggiormente accessibili alle persone con disabilità. La transizione verso un web più inclusivo vede gli ingegneri di settore rivestire un ruolo fondamentale. Nel mondo, un miliardo di persone soffre di qualche tipo di disabilità. Solamente in Italia sono 3 milioni, più del 5% della popolazione. L’accessibilità si riferisce all’insieme di pratiche volte a garantire l’uso indiscriminato e completo delle informazioni a tutti, senza alcuna limitazione. Il concetto abbraccia un’ampia gamma di disabilità, tra cui quelle visive, uditive, fisiche, vocali, cognitive, linguistiche, di apprendimento e neurologiche.

Uno standard condiviso

In Italia, secondo la Legge Stanca “per accessibilità si intende la capacità dei sistemi informatici, ivi inclusi i siti web e le applicazioni mobili, nelle forme e nei limiti consentiti dalle conoscenze tecnologiche, di erogare servizi e fornire informazioni fruibili, senza discriminazioni, anche da parte di coloro che a causa di disabilità necessitano di tecnologie assistive o configurazioni particolari”.

Per facilitare a Istituzioni e Aziende il compito di rendere accessibili i propri contenuti, il consorzio W3C (World Wide Web Consortium), in collaborazione con professionisti e organizzazioni di tutto il mondo, ha sviluppato delle linee guida con l’obiettivo di fornire uno standard condiviso per l’accessibilità dei contenuti Web che soddisfi le esigenze di individui, aziende e governi a livello internazionale.

Le linee guida per l’accessibilità dei contenuti web (Web Content Accessibility Guidelines - WCAG) definiscono specifiche tecniche per renderli maggiormente accessibili alle persone con disabilità, utilizzabili in maniera più semplice anche da persone anziane o individui che hanno subito cambiamenti nelle proprie abilità dovuti all’invecchiamento. E spesso si riesce a migliorare l’usabilità generale per tutti gli utenti.

Attualmente in Italia sono obbligate a seguire queste normative le Pubbliche Amministrazioni e le aziende con un certo volume di fatturato.

Le Pubbliche Amministrazioni, per le quali l’art. 9 della c.d. “Legge Stanca”, attribuisce ai “dirigenti responsabili” (articolo 9, comma 1) dei Soggetti Erogatori Pubblici la responsabilità dirigenziale e disciplinare relativa all’osservanza delle norme per cui sono previste sanzioni amministrative

Le aziende con fatturato superiore ai 500 milioni di euro di media nell’ultimo triennio per le quali, a seguito di segnalazione alle autorità competenti di difficoltà nell’accessibilità da parte di utenti, viene fissato un breve termine di adeguamento che, se non rispettato, comporta una sanzione amministrativa che può arrivare al 5% del fatturato.

28 Ordine Ingegneri Genova / gennaio-marzo 2023 / n° 1 IN PRIMO TECNOLOGIAPIANO INNOVAZIONE
di Giulio Ardoino, accessibility expert

In ogni caso, la Legge Stanca prevede il diritto del soggetto discriminato di agire personalmente per vie legali.

In aggiunta a tali normative, nel 2019, l’Unione Europea ha esteso gli obblighi oggetto delle precedenti norme a tutti, anche ad aziende più piccole e privati che dovranno necessariamente adeguarsi entro il 2025

Ci stiamo dirigendo verso un mondo in cui i contenuti digitali devono e dovranno essere sempre di più accessibili a tutti. L’obbligo dettato dal legislatore, unito alla necessità di ridurre ed eliminare ogni tipo di discriminazione, ci sta conducendo verso una nuova forma di consapevolezza e di competenze.

Le possibili soluzioni

L’attenzione verso queste tematiche, da parte di coloro che creano e producono, come gli ingegneri, è fondamentale.

Aziende come AccessiBit, grazie ai propri ingegneri, si concentrano sulla tecnologia per l’audit, il supporto e la correzione di ogni forma di problema relativo all’accessibilità dei contenuti digitali. La mission dell’azienda è infatti di accelerare la transizione verso un web più inclusivo e alla portata di tutti.

Vengono generalmente messe a disposizione diverse soluzioni, in base alle necessità specifiche dell’azienda o dell’ente pubblico. Il percorso completo prevede l’analisi del sito web tramite uno strumento di reportistica che indica: gli errori riscontrati e il livello di gravità, i riferimenti normativi e le possibili soluzioni tecniche. Questo primo passaggio è necessario ai fini dell’individuazione degli errori per redigere il contenuto del passo successivo.

Si procede con la redazione della Dichiarazione di Accessibilità, richiesta dalla legge. Il documento consiste in una pagina da inserire nel sito web, rendendolo disponibile a tutti gli utenti, ed è lo strumento attraverso il quale si rende pubblico lo stato di accessibilità di ogni sito web e applicazione mobile di cui l’azienda è titolare.

La Dichiarazione comprende informazioni come: lo stato di conformità, la dichiarazione di contenuti, sezioni e funzioni non accessibili in caso di non conformità parziale o totale, l’indicazione del meccanismo di feedback e i recapiti.

Infine, per agevolare la navigazione a chi affronta problematiche comuni come l’ipovisione, la dislessia e il daltonismo, è consigliabile utilizzare un Widget di Accessibilità Questa soluzione fornisce comandi rapidi che consentono all’utente di personalizzare il contenuto in base alle proprie esigenze. Basta aggiungere una singola riga di codice al proprio sito per rendere disponibile questo pannello ai propri visitatori.

Le soluzioni descritte possono essere implementate anche singolarmente, a seconda del livello di compliance che si vuole raggiungere, al budget a disposizione o alla situazione attuale del sito.

Un futuro digitale accessibile

In conclusione, grazie all’opera congiunta degli enti normatori, delle aziende come AccessiBit e degli ingegneri che sviluppano soluzioni innovative e semplici da implementare, non vi sono più scuse per non considerare l’accessibilità un aspetto cruciale del web. È tempo di lavorare insieme per costruire un futuro digitale che sia realmente accessibile e inclusivo per tutti.

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ACCESSIBILITÀ DIGITALE

CHATBOT

IN QUALI CONTESTI

POSSONO ESSERE D’AIUTO?

Nel 1950 Alan Turing, padre dell’informatica, suggerì un semplice test, per determinare se una macchina fosse in grado di esprimere un comportamento intelligente: se un individuo, avendo la possibilità di porre domande sia a un altro essere umano che a una macchina, non fosse stato in grado di distinguere l’uno dall’altra, il test sarebbe stato superato. Dal primo test di Turing, a metà del secolo scorso, passando per Eliza e arrivando fino ai giorni nostri, andiamo alla scoperta di possibili applicazioni dei nuovi chatbot come chatGPT, di OpenAI.

Chatbot: il primo è Eliza

Per diverso tempo, il test di Turing ha rappresentato più un riferimento ideale che un obiettivo concreto: è Joseph Weizenbaum, nel 1966, a sviluppare Eliza, il primo esempio di chatbot, ovvero di software in grado di rispondere a messaggi, simulando una conversazione.

Weizenbaum programma ELIZA in modo da andare alla ricerca di una parola-chiave all’interno del messaggio inviato dall’utente. Sia la lista di tali parole che il loro ordinamento in termini di importanza, per ELIZA, sono determinati a priori: è proprio la presenza di una o più tra queste parole a consentire al chatbot di produrre un messaggio di risposta (apparentemente) coerente. Ad esempio, se all’interno del messaggio dell’utente è contenuta la parola “simile”, ELIZA risponde: “In che modo?”.

Generalizzando, possiamo dire che ELIZA lavora applicando regole. Non solo dal punto di vista dell’associazione tra la parola-chiave e la risposta, ma anche per quanto riguarda la sintassi della risposta stessa, che viene derivata, attraverso un altro insieme di regole (dette regole di trasformazione), dalla sintassi del messaggio dell’utente: più nello specifico, dalla parola-chiave e dalle parole che la circondano.

A fronte di un nucleo del messaggio del tipo “you [verbo] me”, la regola di trasformazione porterebbe a produrre una risposta “what makes you think I [verbo] you”, quindi, ad esempio, al messaggio “you like me” (“ti piaccio”) ELIZA risponderebbe “what makes you think I like you”, cioè “cosa ti fa pensare di piacermi?”.

30 Ordine Ingegneri Genova / gennaio-marzo 2023 / n° 1 IN PRIMO TECNOLOGIAPIANO INNOVAZIONE
di Damiano Verda, ingegnere

I limiti di Eliza

Questa prima generazione di chatbot, inaugurata da ELIZA e basata in sostanza su una ricerca all’interno del testo, seguita dall’applicazione di un insieme di regole predefinite, è contraddistinta, come è facile intuire, da pesanti limitazioni.

L’approccio è difficilmente scalabile a diverse lingue: le parole-chiave, ma soprattutto le regole di trasformazione, studiate per la lingua inglese, ad esempio, non sono applicabili alla lingua italiana.

Anche al di là di questo, la limitazione più evidente è forse rappresentata dal caso in cui non si riesca a individuare, nella frase dell’utente, nessuna parola-chiave. A questo punto, il chatbot non può che rispondere facendo riferimento a una delle parole-chiave incontrate in passaggi precedenti della conversazione (se già ce ne sono stati) oppure inviare un messaggio generico, orientato soltanto a far proseguire la conversazione, come “capisco”, oppure “continua”.

Più che a un vero e proprio interlocutore quindi, questo primo esemplare di chatbot, di oltre mezzo secolo fa, può finire per somigliare a uno specchio: quanto al superamento del test di Turing, all’indistinguibilità cioè delle risposte del chatbot rispetto a quelle di un essere umano, quindi, rimaneva ancora molta strada da fare.

Da Eliza ad Alexa & Siri

Negli ultimi anni però, gli sviluppi del natural language processing, combinati alla crescente disponibilità di dati e risorse computazionali, hanno prodotto una notevole evoluzione nell’efficacia di tali strumenti, consentendo spesso anche un controllo vocale: pensiamo ad esempio a Siri o ad Alexa.

Ciò corrisponde a un cambio di paradigma: la generazione del messaggio di risposta non è più basata su regole predefinite, ma discende dall’applicazione di un modello, precedentemente addestrato attraverso tecniche di machine learning (apprendimento automatico).

Ad esempio, possiamo per prima cosa archiviare tutta una serie di scambi di messaggi che avvengono tra esseri umani: questo insieme di dati costituisce il nostro training set, che ci sarà utile per addestrare il modello

Spesso, la tecnica di machine learning che permette di costruire il modello è una rete neurale, costituita da diversi layer (ovvero, da diversi livelli). Ciascun layer elabora le informazioni in ingresso e ne costruisce di nuove.

Il primo layer riceve in ingresso l’informazione grezza (ad esempio, le parole che costituiscono il messaggio) e genera nuove informazioni, o feature, ciascuna delle quali non

CHATBOT: CONTESTI

rappresenta più soltanto una parola, ma un piccolo contesto, all’interno del messaggio. A loro volta, tali feature possono costituire l’input di un layer successivo, e così via. L’ultimo layer della rete genera, infine, l’output desiderato: ad esempio, il messaggio di risposta.

Il comportamento dei layer è regolato da una serie di parametri liberi. Addestrare la rete neurale significa determinare i valori ottimali per tali parametri. Questi valori sono ottimi se permettono di essere quanto più precisi possibile nel ricostruire, dati i messaggi già noti, le risposte effettivamente fornite.

Più nello specifico, alcuni esempi di messaggio-risposta vengono in genere esclusi dal training set (che identifica, come già accennato, l’insieme di dati utilizzati per addestrare il modello) e costituiscono un set di valutazione, o test set. Si misurerà, e ottimizzerà, la precisione del modello nel ricostruire in particolare le risposte incluse proprio nel test set, per avere un’idea di quanto efficacemente il chatbot potrà rispondere a messaggi mai visti prima.

In questo caso, infatti, l’algoritmo non segue una serie di direttive predeterminate ma lavora, diciamo, per imitazione. Ciò consente ai chatbot basati su questa impostazione di avere migliori capacità di generalizzazione, potendo riconoscere, attraverso il modello, casi simili ma non identici a quelli osservati in fase di addestramento.

Naturalmente, il modello sarà tanto più efficace quanto più crescerà la dimensione e la rappresentatività dei dati forniti per l’addestramento, così come le risorse computazionali a disposizione per estrarre e applicare il modello con tempi di risposta tali da consentire di simulare una conversazione.

31 Ordine Ingegneri Genova / gennaio-marzo 2023 / n° 1

New generation chatbot, l’irruzione di ChatGPT Complice la crescente disponibilità di dati e di potenza computazionale, osserviamo come il 30 novembre 2022 potrebbe segnare un’altra pietra miliare nella storia dei chatbot: OpenAI, società fondata da Elon Musk e Sam Altman, rilascia la prima versione del software ChatGPT che, di lì a poco, sarà sulla bocca di tutti, nel mondo degli addetti ai lavori e non solo.

ChatGPT si basa sui modelli GPT-31 (Generative Pre-trained Transformer 3), che consentono, attraverso una tecnica nota come Transformer, di realizzare un primo livello di apprendimento della struttura di testi in modo non supervisionato. È prevista, comunque, anche la possibilità di un’ottimizzazione successiva, basata sul feedback umano.

Il modello di linguaggio sviluppato da OpenAI per ChatGPT è stato addestrato su centinaia di terabyte di testo (un cosiddetto Large Language Model), con l’obiettivo, potremmo dire, di costituire l’evoluzione del sistema di completamento automatico del testo presente sui nostri smartphone. Non si tratta soltanto di prevedere o correggere la parola che stiamo per digitare, ma il principio si estende a un intero messaggio o all’intera risposta a una domanda, anche complessa, consentendo così di sviluppare una conversazione. A testimonianza della qualità dell’applicazione, gli annunci di Microsoft relativi all’integrazione di ChatGPT con il motore di ricerca Bing e il browser web Edge2, così come con la versione Premium della piattaforma di comunicazione (chat, teleconferenza, condivisione contenuti) Teams3

A impressionare è stata soprattutto la fluidità dei contenuti generati, anche in chiave apparentemente creativa. Ad esempio, c’è chi ha chiesto a ChatGPT non soltanto di trovare e descrivere errori all’interno di un breve tratto di codice di programmazione, ma anche di proporre la trama di un videogioco, o di comporre brani per pianoforte, nello stile di Mozart. Anche altre aziende e altri gruppi di programmatori sembrano intenzionati a raccogliere la sfida, ed è probabile che questo sia solo l’inizio di una transizione: citiamo ad esempio Bloom, come Large Language Model open-source4

Anche Bard, la risposta di Google a ChatGPT, nonostante una falsa partenza (il motore ha risposto in modo errato, durante la presentazione ufficiale, riguardo le scoperte del telescopio James Webb), sembra voler lottare per il primato in questo ambito5

1 “Language Models are Few-Shot Learners”, Tom B. Brown et. Al., NeurIPS 2020

2 https://blogs.microsoft.com/blog/2023/02/07/reinventing-search-with-anew-ai-powered-microsoft-bing-and-edge-your-copilot-for-the-web

3 https://www.microsoft.com/en-us/microsoft-365/blog/2023/02/01/ microsoft-teams-premium-cut-costs-and-add-ai-powered-productivity

4 “

BLOOM: A 176B-Parameter Open-Access Multilingual Language Model”, Teven Le Scao et al, arXiv preprint 2022; https://huggingface.co/bigscience/bloom

5 https://www.ilpost.it/2023/02/09/errore-bard-google-james-webb-space-telescope

32 Ordine Ingegneri Genova / gennaio-marzo 2023 / n° 1 IN PRIMO TECNOLOGIAPIANOINNOVAZIONE

Quali curiosità sono richieste oggi alla chatbot

In un certo senso, potremmo dire che strumenti come ChatGPT, una nuova generazione di chatbot, si occupano, più che di linguaggio, di linguaggi. Non soltanto la lingua della comune conversazione, ma anche i linguaggi di programmazione, o il linguaggio musicale. E, anche all’interno della comune conversazione, si è osservata, con curioso divertimento, la possibilità per il chatbot di rispondere con diverso stile, a seconda della richiesta dell’utente.

C’è chi si è sbizzarrito, ad esempio, chiedendo al chatbot di spiegare un concetto informatico (lo stack HTTPS), ma mettendosi nei panni di un cowboy di un vecchio western6. E l’incipit della risposta, tradotta in italiano, suona grosso modo come: «Ok, ora ti spiego lo stack HTTPS come un cowboy di un vecchio western. Lo stack HTTPS è come un treno che si fa strada nel selvaggio West. Il treno ha diversi vagoni e ciascuno ha un suo scopo. Il primo vagone è l’application layer, dove sta il tuo browser…» e così via, il concetto viene spiegato attraverso un paragone e uno stile che, effettivamente, fanno riferimento al cliché del Far West.

Naturalmente, esistono anche casi di insuccesso, che sono archiviati in un repository dedicato, per consentirne l’analisi, in una logica di miglioramento continuo7 Malgrado ciò, e prescindendo dai singoli esempi, la ricchezza linguistica fa riflettere su come, una volta apprese con buona approssimazione le meccaniche del linguaggio dagli umani, le macchine ora potrebbero dare un contributo a insegnarle.

Migliorare la propria capacità di esprimersi in una lingua straniera, in primis l’inglese (rispetto a cui, naturalmente, il volume di dati di training è particolarmente esteso), ad esempio, è una necessità molto diffusa, specialmente in ambito scientifico, nelle cosiddette discipline Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics). Questa nuova generazione di chatbot sembra in grado, ad esempio, di rivedere un testo, fornendo feedback sugli errori effettuati.

A questo proposito, in conclusione, una piccola domanda da tenere nel cassetto, qualora si decidesse di divertirsi con la lingua inglese durante le proprie interazioni con ChatGPT: “Can you suggest phrasal verbs or vocabulary to use in this text?”, ovvero “Puoi suggerirmi alcuni phrasal verbs (alcune costruzioni sintattiche cioè il cui significato dipende, e potremmo dire viene acquisito, a seconda del contesto della frase), da inserire in questo testo?”. La risposta a tale domanda, seguita da una verifica, può rappresentare un’occasione per imparare qualcosa di nuovo, per dare un tocco in più di familiarità e chiarezza al proprio testo, oltre che per poter riconoscere quelle stesse espressioni in futuro, leggendo un testo o durante un dialogo. Magari anche senza più l’ausilio del chatbot che abbiamo così “aiutato ad aiutarci”.

6 https://beebom.com/wp-content/uploads/2022/12/using-chatGPT-toexplain-topics-in-funny-ways.jpg?quality=75&strip=all

7 https://github.com/giuven95/chatgpt-failures

33 Ordine Ingegneri Genova / gennaio-marzo 2023 / n° 1 c hatbot : contesti

TECNOLOGIA 5G

SFIDE E OPPORTUNITÀ DELLA TRASFORMAZIONE DIGITALE

L’evoluzione della tecnologia usata dagli operatori di servizi di telecomunicazioni, CSPs (Communication service providers), ha concepito il 5G come nuovo passo tecnologico mentre si parla già di 6G la cui complessità – con funzionalità e aspettative del 5G –richiede una più approfondita valutazione delle strategie e dei modelli di business per la crescita dei dati, le esigenze del mercato, le architetture di rete e la crescente ondata di modernizzazione sotto il nome di “Cloud Network transformation”, che ha iniziato un processo globale di aggiornamento noto come trasformazione digitale. A oggi, seppure le opportunità di cambiamenti di strategia, di gestione e organizzativi per CSPs sono al vaglio di continue consultazioni, i nuovi servizi del 5G viaggiano in parallelo con quelli esistenti basati sul 4G.

Cosa sta cambiando nel mondo industriale tra le imprese Stiamo assistendo a un’ondata di trasformazione digitale che, per alcuni, prevede una implementazione di soluzioni in ambiente cloud con server hardware comuni per le più svariate e diversificate applicazioni. Questo sta cambiando gradualmente il modo di operare delle medie e grandi imprese, con iniziali aggiornamenti dei siti web e APP associate per promuoverne le loro realtà.

Nel mondo dell’ICT, la trasformazione digitale mira a creare soluzioni con servizi che danno la banda su richiesta (band on demand), e costi associati al solo utilizzo delle risorse di banda utilizzate.

La creazione di molte applicazioni su cellulari, guidate da APP e nuove impaginazioni delle offerte sulle pagine web sono percepite come un primo passo verso la digitalizzazione. Questo è comune a tutti i settori industriali, incluso il settore bancario dove si intensificano i metodi di pagamento digitale, le applicazioni e il supporto anche tramite chat box.

Nel settore degli operatori, CSPs e delle imprese, PMI, esistono cambiamenti di processo e anche organizzativi.

La connessione preferita alla rete è quella dell´hybrid cloud dove le applicazioni e i dati sono distribuiti su diversi cloud, accessibili in mobilità e da varie postazioni.

Nel trasformare e convergere verso la fornitura di una banda su richiesta, si osservano anche risultati interessanti che non si possono trascurare:

• L’elevato volume dei dati non corrisponde a un elevato ARPU o a una crescita di ARPU per gli operatori, che stanno frenando gli investimenti;

• L’infrastruttura degli operatori e le associate reti di imprese sono piuttosto complesse e mancano di qualità d’informazione in tempo reale, per cui l´individuazione dei guasti e l’ottimizzazione delle infrastrutture sono le maggiori sfide nella gestione delle reti per avviare un processo di automazione delle infrastrutture. Il beneficio principe di questo processo di cloudificazione/trasformazione digitale resta la riduzione di OpEx per le imprese, oltre ad altri aspetti quali il Time to market (TTM) nel creare servizi e soluzioni innovative;

• Le nuove esigenze del 5G come banda e latenza diventano equamente importanti come i flussi di traffico in tempo reale e su richiesta;

• La gestione delle infrastrutture (operazione di manutenzione) sta diventando più pressante della ricerca dei guasti (diagnosi dei guasti).

34 Ordine Ingegneri Genova / gennaio-marzo 2023 / n° 1 IN PRIMO TECNOLOGIAPIANO INNOVAZIONE
di Rodolfo Di Muro, ingegnere

Le aspettative e le prestazioni del 5G

Il 5G è la quinta generazione di tecnologia wireless ed è associato alla quarta rivoluzione Industriale. Dal punto di vista della tecnologia, il 5G ha grandi aspettative. Molti riferiscono che migliora la velocità (4G: 100M vs 5G: 10-20GB/s), la latenza (tempi di risposta e di interazione) (4G:200ms vs 5G: 5/1 ms) e la larghezza di banda (5G: 1G). Occorre anche considerare altri vantaggi quali la flessibilità di usare risorse e creare dei servizi innovativi, la standardizzazione per la sicurezza (cybersecurity), la diminuzione del costo per GB grazie a requisiti che riducono il consumo di energia o che migliorano l’utilizzo dello spettro, dove le analisi sulle soluzioni di architettura di rete del 5G (5G NSA e 5G SA) non sono state adottate dai CSPs. In Fig. 1, viene riportato un quadro dei maggiori vantaggi del 5G. Soddisfare i requisiti per diverse soluzioni dipende dalle prestazioni delle infrastrutture e dell’architettura con le quali viene progettata. La standardizzazione (3GPP) ha concepito 3 grandi applicazioni e ne sta preparando una quarta (come riportato in Fig. 2).

Le classificazioni delle funzionalità del 5G sono:

• eMBB ovvero Enhanced Mobile Broadband: ottimizza la velocità e la copertura del segnale;

• mMTC o multiple Machine Type of Connections: ottimizza la copertura con multiple connessioni di dispositivi migliorando la batteria degli stessi;

• uULTC o ultra Reliable Low Latency Communication (uRLLC): ottimizza la latenza e l´affidabilità del segnale. La latenza è indirizzabile solo con un’architettura di rete, creando nuovi data center vicino all’utente finale, nessun CSPs ha ancora pianificato la messa in campo di Edge Data center;

• Altri casi di LTE-M, NB-IoT, NR-Light richiedono prestazioni meno stringenti.

35 Ordine Ingegneri Genova / gennaio-marzo 2023 / n° 1
Capacity 10-20 GB/s Speed 100 MB/s Cost per bit Energy 5G NSA vs 5G SA Latency 200 ms 5/1 ms Agility & Flexibility Resources Innovation Security Resources Standardized Best effort eMBB Enhanced Mobile Broadband (high data rates) uRLLC Ultra reliable Low latency Connection (mission critical) uRLLC Low latency services Gaming Remote critical connections Autonomus drive mMTC Massive machine Type of Connections (massive IoT, ultra high density eMBB High data rate Reliability AR/VR services Coverage in high density mMTC SIM and Non-SIM connection Broadband and Mobility IIoT and IoT AI, ML 5G
5G
Fig. 1
Parametri
di miglioramento con il Fig. 2 Casi di uso del 5G
TECNOLOGIA 5G: SFIDE E OPPORTUNITÀ

Gli operatori seguono la disponibilità della tecnologia, i servizi che attirano i clienti e non possono ottimizzare le infrastrutture per tutte le soluzioni, e i servizi per garantire le prestazioni ottimali. Il diagramma in Fig. 3 indica che si può progettare un sistema che risulta ottimizzato per alcuni parametri ma non può garantire tutti i parametri al massimo delle prestazioni. Per cui occorre fare un bilancio tra i servizi che si vogliono attivare e le prestazioni di rete che si desidera garantire.

Una prima applicazione che eMBB ha messo in campo è FWA (Fixed wireless access), un modo alternativo di avere un servizio a larga banda visto come sistema alternativo dove l’installazione di fibra ottica non è disponibile. Molti paesi stanno valutando strategicamente i benefici di questa tecnologia rispetto al cablaggio della fibra ottica in ambito residenziale.

Architettura di rete del 5G

A livello di architettura di rete, la prima fase di sviluppo per poter dare un servizio su 5G è stato del 5G NSA, ma occorre sottolineare una distinzione (come riportato in Fig. 4):

1. 5G NSA con nuovi RBS (Radio Base station dette NR/New Radio) ma con esistenti infrastrutture per il Core network.

- Avere RBS più performanti con una potenza di picco maggiore, ma con una copertura minore. Questo ha portato ad avere un HO Hand-over indolore per gli utenti a intensificare la copertura della rete 4G per poter dare applicazioni specifiche localizzate con il 5G.

- Iniziato il processo di Cloudificazione del Core Network, seppure tutto il processo di segnale, autenticazione e autorizzazione per molti operatori è basato sul 4G/LTE, a oggi. Pionieri sono gli operatori cinesi e alcuni americani con soluzioni ibride, con aggiunta di Taiwan.

2. 5G NSA con anche implementazione del Core 5GC

- In questo scenario, molti servizi esistenti in 4G continuano ancora a essere sviluppati con la rete 4G, invece nuovi servizi di nicchia sono trasportati sulla nuova architettura del 5G NSA. Va precisato che la “voce” a oggi per molti CSPs viaggia ancora con VoLTE (rete 4G) senza segnali di aggiornamento con la VoNR (Vo5G) che il puro 5G SA richiede.

- Cloudificazione della parte Radio è in forte discussione, avendo introdotto una nuova architettura di rete sotto il nome di Open-RAN in cui integrazione, testi e responsabilità della rete restano problemi non del tutto risolti.

36 Ordine Ingegneri Genova / gennaio-marzo 2023 / n° 1 IN PRIMO TECNOLOGIAPIANOINNOVAZIONE 4G
4G
4G/5G
5G
LTE Core (EPC) LTE RAN LTE Core (EPC) LTE
5G
5G
5G
5G
4G&5G
Unlicenzed Option 1 4G LTE EPC Option 3 Non-stand
Option 3 Stand
Ampia
2 1
LTE
phone
NSA fase 1: 5G RAN; fase 2: 5G Core (5GC) SA
RAN
Core
RAN
Core
RAN
phone
alone (NSA)
alone (SA) Bassa frequenza 1,2 GHz copertura Alta frequenza 3,5 GHz Bassa copertura Fig. 4 Evoluzione di architettura di rete dal 4G LTE al 5G con varianti 5G NSA e 5G SA
Low latency Coverage 100x (1bil connections) 1000x volume x area Low cost Battery life 10x Data rate 100x Reliability eMBB URLLC LTE-M (eMTC) NB-IoT NR-Light Fig. 3 Prestazioni dei parametri per i casi di uso

5G evolve come maturità di prodotto e casi d’uso

Cloudification Core Network, Radio, Trasporto

Spettro, aggregato e nuovo spettro

O-RAN con DU, RU and RIC programmabile

Cloud Native per Automation (DevOps/CI CD/AI)

Packaging with Containers

Practices with microservices, monitoring

Edge Data center e sinergia con Imprese per B2B

E2E Orchestrator / E2E network Slides / OSS / BSS / MEC

Fig. 5 Road Maps di tecnologie per i casi di uso del 5G

La trasformazione digitale per CSPs è di fornire banda su richiesta (on demand) e per attuare questa funzionalità occorre un sistema che proceda in modo autonomo (gestione automatica e correzione e rettifica di eventuali problemi o anomalie): per questo c’è bisogno di un sistema di gestione della rete end-to-end denominato orchestrator che operi sulle reti in autonomia ma che non trascuri l´infrastruttura esistente. La funzione di autonomia della rete richiede innanzitutto l’applicazione del cloud native con tecnologia su Containers e non sui Virtual machine (VM) che sono stati impiegati dal 2017 nel processo di ammodernamento delle infrastrutture hardware (COTS), oltre a un processo di continua integrazione e aggiornamento del software funzionale. Indicativamente, in Fig. 5, vengono riportate delle tecnologie da implementare per soddisfare il primo caso eMBB che è stato preso in esame da molti CSPs. La realizzazione dell’Open-RAN non è del tutto accettata, seppure oggetto di convegni e pubblicità.

Progressi e prime implementazioni si osservano anche sugli altri casi, come per mMTC dove l´automazione dei test funzionali (da mesi a giorni) risulta un notevole vantaggio da perseguire.

Richiedendo investimenti notevoli, CSPs lavorano con business case che coinvolgono una sinergia con le medie o grandi imprese attraverso la realizzazione di network slice per l’assegnazione di risorse dedicate a servizi di impresa e dove la latenza viene ridotta in quanto le imprese offrono la loro postazione per creare o ammodernare i data center (come riportato in Fig. 6).

Da questo punto di vista, l’ammodernamento va sotto il nome di Cloud computing, essendo un processo di cloudificazione e di gestione con IT quali ad esempio con AWS, GCP o Microsoft Azure.

La sfida maggiore riguarda un aspetto tecnologico per fornire i servizi.

Le decisioni strategiche sono basate sulle nuove tecnologie come AI, AR/VR, ML e sui parametri di rete quali latenza, sicurezza, banda e autonomia. L’attuale dilemma riguarda l’adozione del public cloud verso il private cloud. La domanda da soddisfare per i CxO è la seguente: risulta più economico e con maggiore efficienza estendere il Cloud creato nel public cloud con le risorse verso l’Edge della rete per creare servizi con le imprese garantendo connessione stabile, sicura e con giusta QoS, oppure le imprese creano il cloud e le infrastrutture in loco (posizione edge) e creazione di private Cloud con connessione alla rete pubblica dei CSPs (public cloud) ottenendo la desiderata connettività? Il dilemma non risulta di semplice collocazione per benefici e svantaggi presenti in entrambe le soluzioni.

Ordine Ingegneri Genova / gennaio-marzo 2023 / n° 1
Le sfide ancora da affrontare su evoluzione e trasformazione digitale
eMBB mMTC uRLLC
t ecno L ogia 5 g : s fide e opportunità 37

Guardando ai servizi e alle specifiche fornite dagli standard, in termini di latenza, di perdita di pacchetto e prestazioni, molti dei servizi possono essere gestiti anche dalla rete del 4G con limitazioni e con eccezione dei nuovi servizi che hanno QoS stringenti e latenza ridotta come:

• Autonomous driving, remote surgery, ecc.

• Augmented reality e Virtual reality.

Questo modo di valutare ha creato molti servizi sulle reti esistenti con leggere migliorie sulla aggregazione dello spettro e sulla potenza di picco dei ripetitori di accesso.

A oggi, esistono diverse società che forniscono servizi di consulenza per guidare le imprese su tecnologia, gestione e decisioni strategiche, creare piani di investimento e anche piani di implementazione. Il punto di partenza sono i nuovi servizi che con il 5G portano miglioramenti nelle funzionalità quali:

• Veloce accesso ai servizi e alla rete cloud;

• Flessibilità dei servizi anche durante le ore di punta e in situazioni di saturazione del traffico;

• Stabile e affidabile banda per creare servizi incluso quelli di pagamento;

• Cybersecurity per garantire alta qualità e sicurezza;

• Alta velocità di rete con beneficio di alta banda e bassa latenza.

Pur tuttavia si sono riscontrate delle divergenze nella richiesta e gestione dei dati, come per i games dove la rete 4G, per game performanti, ha creato situazioni di stallo e di lamentele portando a pianificare e a mettere in campo reti 5G SA per eliminare queste lacune.

Il 5G è definito come la tecnologia per le imprese (sinergia CSP e imprese) perché richiede una connettività stabile, applicazioni innovative con AR/VR, con accelerazione nell’automazione e connessioni massicce, alta velocità e alta capacità. Per analogia, il 4G è stato sempre associato all’utenza residenziale.

Il 6G, invece, è definito per i residenti per migliorare la comunicazione, la comunicazione personalizzata, con elaborazione efficiente del segnale, l’uso del rilevamento sull’ambiente, l’inquinamento atmosferico e umano. A livello di rete, ci sarà una maggiore convergenza nelle reti, fissa e mobile, nell’orchestrazione (OSS/BSS) nei CSP e IT Edge, convergenza terrestre e non terrestre, con una maggiore integrazione di satellite e terrestre. I casi d’uso del 6G saranno miglioramento ed evoluzione dei casi d’uso del 5G (come riportato in Fig. 7).

• eMBB+ con AR/VR, streaming video, applicazione multimediale, migliori UL e DL per interazioni più veloci;

• mMTC+ per abilitare edifici intelligenti, assistenza sanitaria intelligente, servizi intelligenti per veicoli automatici e un’ampia gamma di servizi IoT;

• URLLC+ per miglioramenti in fabbrica, controllo del movimento, veicoli autonomi, robot intelligenti;

• Uso massiccio dell’intelligenza artificiale (IA o AI) per la gestione autonoma della rete e l’edge computing intelligente;

• Sensoristica per rilevamento per alta precisione e tracciamento, localizzazione della mappatura, senso umano aumentato, IoT industriale.

mMTC+ abilitare edifici intelligenti, assistenza sanitaria intelligente, servizi intelligenti per veicoli automatici, ampia gamma di servizi IoT

miglioramenti in fabbrica, controllo del movimento, veicoli autonomi, robot intelligenti

streaming video, applicazione multimediale, migliori UL e DL per interazioni più veloci

38 Ordine Ingegneri Genova / gennaio-marzo 2023 / n° 1 IN PRIMO TECNOLOGIAPIANOINNOVAZIONE Cloud 5G network slices Wireless broadband Real-time control IoT / sensors Video streaming High bandwidth Ultra-low latency Low energy / low bandwidth Ultra-high bandwidth
AI Riduzione di energia Gestione autonoma della rete Edge compunting Sensing Precisione Tracciamento Localizzazione Senso umano aumentato IoT industriale
uRLLC+
eMBB+ AR/VR
uRLLC+ Ultra reliable Low latency Connection Artificial Intelligence eMBB+ Enhanced Mobile Broad band AI 6G Sensing mMTC+ Massive machine Type of Connections
Fig. 6 Rappresentazione del concetto di network slice Fig. 7 Casi di uso con il 6G

Formazione e aggiornamento

• Portale on-line dedicato

• Sedi: Genova e Riviera di Levante (Chiavari)

• Formazione in presenza, a distanza e in modalità mista

• Corsi monotematici (per ogni indirizzo di laurea) e multidisciplinari

Corsi di aggiornamento

• Corsi professionalizzanti e Certificazioni

• Professionisti antincendio

• Coordinatori per la sicurezza

• Tecnico competente in acustica

Il calendario della formazione

• Proposte formative ed Aggiornamento Professionale da tutta Italia

• Progetti Formativi organizzati in collaborazione con Enti certificati

• Portale della Formazione costantemente aggiornato

• Sulla Vostra mail: newsletter settimanale “Formazione e Informazione”

Ultime notizie

• News dal CNI

• Lavoro: Offerte, Bandi, Progetti e Ricerca

• Notizie, Informazioni ed Aggiornamenti

• Atti e Bollettino di informazione degli Ingegneri della Liguria

39 Ordine Ingegneri Genova / gennaio-marzo 2023 / n° 1 o rdine f ormazione

FROIL - FEDERAZIONE REGIONALE ORDINI

DEGLI INGEGNERI DELLA LIGURIA

piazza della Vittoria, 11/4 - 16121 Genova

tel. 010.593840 / 010.593978

fax 010.5536129

info@federazioneingegneri.liguria.it

PEC federazione.liguria@ingpec.eu

ORDINE DEGLI INGEGNERI DI GENOVA

piazza della Vittoria, 11/10 - 16121 - Genova

tel. 010.593840 / 010.593978

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ORDINE DEGLI INGEGNERI DI IMPERIA

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www.ordineingegneriimperia.it info@ordineingegneriimperia.it loredana@ordineingegneriimperia.it

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ORDINE DEGLI INGEGNERI DI LA SPEZIA

via Vittorio Veneto, 19 - 19124 - La Spezia

tel. e fax 0187.732768

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www.ordineingegnerilaspezia.it segreteria@ordineingsp.com

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ORDINE DEGLI INGEGNERI DI SAVONA

corso Italia, 8/11 - 17100 - Savona

tel. 019.822678

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C.F. 80003460096

www.ordineingegnerisavona.it ingegneri.savona@ordineingegnerisavona.it

PEC ordine.savona@ingpec.eu

Presidente Giovanni Rolando

Consiglieri

GENOVA Sara Frumento • Enrico Sterpi • Ivan Tortarolo

IMPERIA Giovanni Rolando • Stefàna Rossi

LA SPEZIA Daniele Guerrieri • Pietro Franchetti Rosada

SAVONA Franca Briano • Paolo Taramasso

Presidente Enrico Sterpi

Segretario Georgia Cesarone

Tesoriere Sara Frumento

Vicepresidenti Greta Gualco • Silvio Rossi

Consiglieri Vittorio Bruzzo • Gianluigi Calzetta • Andrea Chiaiso •

Stefano Francia • Riccardo Genova • Matteo Gentile •

Felice Lombardo • Chiara Servetto • Amalia Tedeschi • Ivan Tortarolo

Presidente Stefàna Rossi

Segretario Giuseppe Cervoni

Tesoriere Tommaso Buschiazzo

Vicepresidente Gian Luigi Petrini

Consiglieri

Fabiano Boeri • Monica Peirano • Giovanni Rolando •

Marco Savini • Stefano Scala

Presidente Pietro Franchetti Rosada

Segretario Massimo Laspina

Tesoriere Daniele Guerrieri

Vicepresidente Nicola Brizzi

Consiglieri Veronica Barbieri • Eleonora Buzzolino •

Andrea Cecchi • Paolo Ferrari • Manuela Lusardi •

Sonia Parodi • Iunior Michele Taddei

Presidente Franca Briano

Segretario Ingrid Bonino

Tesoriere Laura Maria Binaghi

Consiglieri Angelo Astigiano • Nicola Berlen • Giorgio Franzoni •

Federico Mazzetta • Elena Muscarella •

Monica Penna • Paolo Domenico Taramasso •

Luciano Vicinanza

ISCRITTI ALBO PROFESSIONALE Genova Imperia La Spezia Savona Liguria Sezione A 4.543 465 698 1.029 6.735 Sezione B 122 28 32 76 258 TOTALE 4.665 493 730 1.105 6.993 di cui donne 784 76 117 186 1.163
Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale DL 353/2003 (Conv. In L. 27/02/04) Art. 1, Comma 1 MP-NO / Trimestrale - GENOVA ANNO LXXIV - N. 1/2023

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