Maggio 2022

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Il valore dell’esperienza | MAGGIO 2022 | Anno XLIV - n.5 - € 2,50 I.P.

SOCIETÀ

Libertà di stampa Tra censura e minacce, un diritto negato in troppi Paesi INCHIESTA Caregiver: chi sono e quanti sono coloro che assistono i propri cari Un esercito silenzioso divenuto un pilastro del nostro welfare

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INTERVISTA Andrea Vitali, il medico-scrittore che ama le piccole vicende di paese Una penna ironica e pungente con il gusto della suspense

EVENTI “Corti di Lunga Vita”: pronti per la cerimonia di premiazione “Abbracciami!” è il titolo dell’edizione di quest’anno

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50&Più il valore dell’esperienza

Sommario

Mensile di attualità e cultura di 50&Più Sistema Associativo e di Servizi

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Anno XLIV - n. 5 - maggio 2022

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Sfoglia la rivista sul tuo dispositivo. Visita il sito: www.spazio50.org Per contattare la Redazione scrivere a: redazione@50epiu.it Caregiver: il valore dell’assistenza

Carlo Sangalli

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I “Corti di Lunga Vita” raccontano un intenso bisogno di incontro

Anna Maria Melloni

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Dario De Felicis

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Vivere in un bosco ed essere felici

Giada Valdannini

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In Buthan, il Pil della felicità

Adelaide Vallardi

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Gloria De Rugeriis

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Anna Costalunga

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Valerio Maria Urru

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Rodrigo Russo

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Alessandra De Feo

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Luca Giustinelli

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di I.Romano, L.Russo

LIBERTÀ DI STAMPA: UN DIRITTO IN GABBIA

In molti Paesi del mondo viene ancora negata la possibilità di esprimersi senza restrizioni. Farlo significa subire soprusi e minacce.

In questo numero Periscopio, notizie dal mondo

Al via il Concorso cinematografico 50&Più Il futuro dei social è nel metaverso? Tecnologia e dintorni I webinar di Mondo Digitale Fisco Previdenza

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UN ANNO DI PNRR: A CHE PUNTO SIAMO?

ANTONELLA CLERICI, DA SEMPRE AL FIANCO DELLA RICERCA

Quanto resta da fare per vedere realizzati investimenti e riforme a favore degli over

La Signora della Tv ne è convinta: scienza e pre­venzione cancelleranno la definizione “male incurabile”.

di Annarita D’Agostino

di Giovanna Dall’Ongaro

Gianrico e Giorgia Carofiglio

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Lidia Ravera

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Marco Trabucchi

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Effetto Terra

Francesca Santolini

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Lettere al Direttore

Giovanna Vecchiotti

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Il Terzo Tempo Anni possibili

di G.Vecchiotti, G.Valdannini, M.Pagliuca

CAREGIVER: UNA VITA DEDICATA AGLI ALTRI

Hanno un ruolo prezioso e quanto mai complesso; persone che, spesso e senza alcun aiuto, si occupano stabilmente di un congiunto in difficoltà.

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Rubriche La forma delle nuvole

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di S.Leoni, I.Romano, A.G.Concilio

GLI UOMINI PASSANO, LE IDEE RESTANO

Quest’anno ricorre il trentennale dalla scomparsa di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Due simboli di giustizia che hanno segnato la storia del Paese. maggio 2022 | www.spazio50.org

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Intervista Andrea Vitali «Autoironia e ironia come armi per la scrittura»

Direttore Editoriale Anna Maria Melloni @ am.melloni@50epiu.it

di Raffaello Carabini 58

Direttore Responsabile Giovanna Vecchiotti @ g.vecchiotti@50epiu.it Design Massimo Cervoni @ m.cervoni@50epiu.it Editoriale 50&Più Srl Amministratori Antonio Fanucchi (Presidente) Giuseppina Belardinelli Franco Bonini Antonino Frattagli Brigida Gallinaro Procuratore Gabriele Sampaolo

Scienze Cambiamento climatico: gli effetti (seri) sulla nostra salute

a cura di Fond. U. Veronesi

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74 Ectomorfo, mesomorfo o endomorfo? Individuare il biotipo per migliorare postura e prevenire disturbi muscolo-scheletrici di Alessandro Mascia

Cultura e tempo libero I Viaggi di 50&Più

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Libri, Arte, Teatro, Musica, Cinema

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Vivere in Armonia

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Giochi

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Bacheca

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Bazar

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Credit foto: Agf, Contrasto, Masterfile, Shutterstock, Antonio Barella, ©Alessandro Carofiglio, Matteo Bellizzi, @Marco Rossi. Shutterstock: DFP Photographic, alvarog1970, Olllllga, u photostock. Foto di copertina: Shutterstock. Illustrazioni: Enrico Riposati. Abbonamenti annuali: Italia (11 numeri) euro 22,00 sostenitore euro 40,00 copia singola euro 2,50 copia arretrata euro 4,50 Estero euro 41,50

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Finito di stampare: 21 aprile 2022

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CAREGIVER: IL VALORE DELL’ASSISTENZA Chi cura un familiare malato ha un ruolo delicato e carico di responsabilità, poco riconosciute dalla legge. È necessario, dunque, valorizzare questa importante figura e rendergli i giusti meriti La relazione tra un anziano e chi se ne prende cura non è solo un tema complesso e delicato ma sta diventando centrale per la nostra società che invecchia sempre più rapidamente. Specialmente nei casi di non autosufficienza la figura del caregiver familiare richiede preparazione, e dunque formazione, che si deve tradurre in ascolto, spirito di osservazione, pazienza, responsabilità. Soprattutto responsabilità. L’anziano in difficoltà fisiche e psicologiche è vulnerabile e il parente o l’amico che se ne occupa deve, appunto, mettere in campo un conti-

Lungo Termine, al punto che si parla di Welfare familiare. Tutti elementi che dovrebbero permettere il definitivo riconoscimento giuridico del caregiver familiare. Non dimentichiamo che nei momenti più duri della pandemia, con le Rsa esposte più di ogni altra struttura al pericolo del virus, la gestione degli anziani all’interno dei nuclei familiari divenne quasi inevitabile. Ed emerse più che mai l’importanza insostituibile della figura del caregiver di famiglia. Non è casuale, infine, che questo ruolo sia soprattutto femminile. Il compito di prendersi cura infatti investe “tradizionalmente” le donne, siano esse professioniste private o un familiare che svolge questo comASSISTERE UNA PERSONA pito in maniera volontaria e gratuita. CARA È SEMPRE STATO Ma attenzione: le situazioni che si UN PASSAGGIO FISIOLOGICO devono affrontare sono molto diverDELL’E­SISTENZA UMANA se e dipendono dal grado di autonomia della persona assistita. In casi nuo supplemento di responsabilità. gravi possono essere davvero impeParticolarmente i giovani. gnative e logoranti fino a provocare «Il futuro - ha detto Papa Franceuno stato di grave esaurimento sul sco - sarà del dialogo fra giovani e piano emotivo, fisico e mentale. anziani. Se i nonni non dialogano Assistere una persona cara è sempre di Carlo Sangalli con i nipoti, non ci sarà futuro». Un stato un passaggio fisiologico dell’ePresidente Nazionale 50&Più dialogo che può essere anche silensistenza umana. Oggi, con i nuclei zioso e portato avanti persino nelle situazioni più diffici- familiari ridimensionati dal calo delle nascite, la cura li, ma attraverso gesti e attenzioni che hanno un grande degli anziani sta diventando un’emergenza tipica della valore intrinseco. società contemporanea. E una risposta può essere cerSpesso il ruolo di “care” è invisibile perché vissuto all’in- tamente la valorizzazione del caregiver familiare e il suo terno delle pareti domestiche, eppure è fondamentale. giusto riconoscimento giuridico. In primis per il valore etico, perché protegge e si prende Sullo sfondo resta l’importanza di ritrovare l’equilibrio cura di una categoria importante e fragile. Poi perché del rapporto tra le varie stagioni della vita, dove nessuno permette di preservare, valorizzare e sostenere il patri- rimane indietro perché ogni persona, di ogni età, ha un monio di esperienza e conoscenza rappresentato dalla valore unico. Ricordando che, come dice un proverbio popolazione anziana. Infine, perché indispensabile per africano: “Il giovane cammina più veloce dell’anziano, alleggerire i costi dello Stato, soprattutto nella Cura a ma l’anziano conosce la strada”.

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I “CORTI DI LUNGA VITA” RACCONTANO UN INTENSO BISOGNO DI INCONTRO di Anna Maria Melloni

La quarta edizione del concorso di cortometraggi “Corti di Lunga Vita” affronta il tema dell’abbraccio e ci pone di fronte ai nostri bisogni più profondi. La pandemia ha richiamato l’esigenza di qualcosa che in parte avevamo perso, offrendo l’occasione per riflettere sul nostro modo di vivere le relazioni

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a chiamano fame di pelle, Skin Hunger, è quel bisogno di contatto fisico, quella necessità biologica primaria per cui i bambini alla nascita vengono appoggiati al petto nudo della madre. Toccarsi, avvolgersi, sentire il calore di un altro corpo ha effetti importanti su di noi, e due anni di pandemia ci hanno indotti a privarci di qualcosa di essenziale, che per mesi abbiamo inibito. Con ogni probabilità siamo stati guidati proprio da quel bisogno quando, alcuni mesi fa, come 50&Più abbiamo deciso di dedicare agli abbracci la quarta edizione del concorso di cortometraggi Corti di Lunga Vita. Abbracciami!, un desiderio che diventa un’esortazione, quasi una supplica. Andando ad immergerci nel tema dell’abbraccio, abbiamo scoperto che per la scienza rappresenta una tra le più importanti forme di comunicazione non verbale: influisce sull’umore, riduce lo stress, aumenta i livelli di ossitocina nel corpo, ha un effetto calmante, ha benefici legati al sonno.

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Ci è mancato lo slancio dell’abbraccio, l’intimità che comporta. Abbiamo imparato la prudenza e abbiamo così sperimentato la distanza, con la fatica che l’accompagna. Ancora oggi incontrando qualcuno siamo indecisi, impacciati, ma forse a molti è capitato di pensare, almeno una volta, “Dai, abbracciami!”. Nei corti di quest’anno troviamo molte scene di vita quotidiana: risvegli fatti di tapparelle alzate, mani impegnate nei rituali del mattino, una moka preparata, il gorgoglio del caffè che sale, il tintinnio del cucchiaino sulla tazzina. Scene che raccontano vite normali, stanze di case comuni, dove oggetti, luci e silenzi parlano di quotidianità e, spesso, di solitudine. L’astinenza da contatto fisico traspare e caratterizza molti dei cortometraggi che sono arrivati per questa quarta edizione del concorso, dimostrando quanto gli anni del distanziamento sociale ci abbiano segnato. Sono quasi tutti giovani, in alcuni casi giovanissimi, gli autori delle opere che parlano d’invecchiamento in chiave malinconica. Gli abbracci mancati non sono solo

quelli degli ultimi due anni, i corti raccontano anche di quelle distanze dovute a conflitti, individualismo, incapacità di accettare l’altro. La pandemia ha richiamato il bisogno di qualcosa che in realtà si era già in parte perso. Proporre questo tema e calarlo in un contesto di invecchiamento e anzianità ha spinto tanti partecipanti in una direzione ben precisa. Molte le opere che hanno interpretato l’abbraccio come sinonimo di incontro, specialmente tra generazioni. Che si tratti di nonni e nipoti, di figli e genitori, o anche di sconosciuti di età diverse, l’abbraccio è stato protagonista fisico e concettuale di un momento di scambio in cui arricchirsi e arricchire l’altro. La presenza dell’altro risulta motivo di confronto e al tempo stesso di introspezione. Oggi possiamo finalmente ricominciare a vivere le relazioni accorciando prudentemente le distanze. Il ricordo della privazione che abbiamo vissuto potrà forse guidarci nell’andare incontro agli altri con maggiore slancio e consapevolezza, perché l’abbraccio è certamente un bisogno, ma rimarrà sempre soprattutto una scelta.

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WILDLIFE PHOTOGRAPHER OF THE YEAR Una mostra dedicata al più importante riconoscimento alla fotografia naturalistica espone i 100 scatti premiati, selezionati tra più di 50.000 immagini provenienti da 95 Paesi del mondo. In questa pagina, la foto vincitrice della categoria “Storia fotogiornalistica”. FORTE DI BARD Bard (Aosta)

FINO AL 5 GIUGNO “The healing touch, from Community care”, di Brent Stirton, Sudafrica. © Brent Stirton/Wildlife Photographer of the Year

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La forma delle nuvole

Un padre e una figlia osservano il mondo

L’INGANNO DELLA FACILE CONOSCENZA di Gianrico e Giorgia Carofiglio

U Viviamo un periodo storico in cui ogni informazione è di facile reperibilità. I social media sono l’emblema di questa conoscenza “self service” che, però, ha un risvolto insidioso: è solo un sapere effimero, spesso privo di attendibilità 10

na neuroscienziata dell’UCLA, Maryanne Wolf, ha elaborato un concetto appropriato per i nostri tempi: perdita della pazienza cognitiva. Si tratta della riduzione - se non dell’abolizione - della capacità di esaminare accuratamente le questioni, i temi, in un impegno autentico di comprensione e diagnosi. La riduzione della capacità di astenersi dal giudizio in assenza dei necessari elementi, del necessario approfondimento. Scompare la pazienza cognitiva nel comportamento di chi cerca di acquisire informazioni nel modo più veloce e meno faticoso possibile. Ciò naturalmente è propiziato dalla disponibilità, soprattutto attraverso internet e i social media, di un’enorme mole di dati su ogni argomento. Questo genera l’illusoria convinzione di poter sapere tutto senza studio, senza sacrificio, senza la fatica necessaria per imparare davvero. L’accesso a un grande quantitativo di fonti, combinato con l’incapacità di esaminarle criticamente, produce una conoscenza apparente e insidiosa. Nella migliore delle ipotesi ci limitiamo alla superficie delle questioni, senza approfondirle, senza comprenderle, senza essere in grado di elaborarle e farle diventare sapere critico. Trasformiamo la possibilità di arrivare a qualsiasi informazione con la persuasione infondata di poter interloquire

su tutto. Da questo nasce il pericoloso rifiuto - quasi il disprezzo - per le (vere) competenze e per i (veri) saperi. A ciò si aggiunga che la ricerca accelerata, nevrotica, ossessiva di atomi di conoscenza sconnessi tra loro è dominata dalla fretta, altra perniciosa categoria della modernità. L’accelerazione fine a se stessa non consente il controllo degli eventi, delle dichiarazioni, della formulazione delle opinioni. Dipende (anche) dall’ansia - un’ansia generale, strutturale - e nelle azioni che genera non vi è precisione, non vi è reale intenzione. La fretta impedisce l’approfondimento, ostacola la comprensione e produce, nel migliore dei casi, delle mezze verità; nel peggiore e più frequente dei casi, un totale fraintendimento delle idee e dei fenomeni. Particolarmente efficace, e per certi aspetti tragica, la definizione di social media elaborata dallo scrittore francese Jerome Ferrari: “Dove cercano tutti disperatamente di esistere, e invece, con l’esibizione delle loro opinioni, commenti, fotografie non costruiscono che un tempio vuoto dedicato a un fantasma”. Le piattaforme social sono progettate per sfruttare i nostri difetti e distorcere impulsi sani o perlomeno neutri, come il desiderio di mostrare il nostro lato migliore in pubblico o di avere l’approvazione di chi ci sta intorno. Fondamentale nel modello di business dei social media

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è l’engagement, che in italiano potrebbe essere tradotto come coinvolgimento, impegno, in un paradossale capovolgimento di significati. L’engagement è la quantità di tempo che passiamo su un certo contenuto - ad esempio un post di Facebook - e quanto interagiamo con esso: misura quanto efficacemente e a lungo una piattaforma è stata capace di catturare la nostra attenzione. È spesso un ostacolo all’impegno e al coinvolgimento reali. Secondo uno studio di Melissa Hunt, dell’Università della Pennsylvania, usare meno i social media porta ad una riduzione significativa di depressione e solitudine: quando non si è troppo occupati a conquistare approvazione online, si può dedicare il proprio tempo ad attività che ci stanno a cuore e ci restituiscono un’imma-

gine positiva della nostra vita. D’altro canto, non si può negare che siano molti i vantaggi dei social. L’informazione libera e indipendente - pur caratterizzata da luci e ombre - è indubbiamente una delle maggiori conquiste dell’era digitale. Oggi, grazie soprattutto alle piattaforme che consentono a chiunque lo scambio di notizie, di idee e di contenuti, è possibile accedere a fonti che prima erano in mano ai media tradizionali. Inoltre, i social media sono un mezzo di comunicazione democratico ed economico: tutti hanno la possibilità di connettersi senza costi particolari o addirittura senza alcun costo, se si usufruisce di una connessione Wi-Fi libera. Per queste ragioni molte campagne di sensibilizzazione sociale sono nate da Facebook o da Twitter - si pensi solo

al #metoo o alle lotte contro il razzismo - consentendo la denuncia di ingiustizie, disuguaglianze, crimini. La connettività globale ha abbattuto i confini fisici e permesso la creazione di una rete di comunicazione per molti aspetti virtuosa. Secondo Vittorio Lingiardi, psichiatra e psicanalista, e Guido Giovanardi, psicologo clinico, quando è sincera e non compulsiva la condivisione produce esperienze di rispetto e riconoscimento reciproco, facilitando un dialogo che può creare nuove connessioni. L’importante, concludono i due studiosi, è non perdere di vista la massima pascaliana per cui la prima regola è parlare con verità, la seconda parlare con discrezione. Cioè con la capacità di scegliere fra un Io che nutre il mondo e un Io che lo ammorba. maggio 2022 | www.spazio50.org

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Il TERZO tempo

IL NONSENSO DELL’AGEISMO di Lidia Ravera

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arliamo di razzismo, oggi, argomento spinoso su cui ho ricevuto più di una lettera. Il razzismo è un sentimento che alberga abbastanza spesso nelle anime deboli, nelle persone - per lo più uomini - che non si sentono sicure della propria identità, delle proprie qualità, del proprio peso sociale, e hanno bisogno di stabilire che sono meglio di qualcun altro, di qualche comunità di diversi, per colore della pelle, per religione, per abitudini, storia, tradizione. Il razzismo ha ucciso milioni di persone. E non ha ancora finito di uccidere, perseguitare, infierire. Fra tutte le forme di razzismo, ne converrete, la peggiore è quella che i Paesi anglofoni chiamano ageism, termine coniato nel 1969 da un gerontologo statunitense, Robert Neil Butler. Per ageism, tradotto malamente in italiano con la parola “ageismo”, si intende una forma di pregiudizio e svalorizzazione ai danni di un individuo, in ragione della sua età. Perché è la peggiore forma di razzismo? Perché è la più stupida. Pensateci un attimo: se disprezzi e svaluti i neri sei un imbecille, ma se sei un imbecille bianco, non sarai mai nero, bianco resterai tutta la vita. Se, al contrario, sei un imbecille giovane che disprezza sua nonna in quanto “non-più-giovane” o “stata-giovane nel secolo scorso”, prima o poi ti accorgerai che la giovinezza è una condizione transitoria. Smetterai di avere

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vent’anni per averne trenta, quaranta, settanta e poi ottanta e novanta. Cioè: tutti diventeremo vecchi (io lo sono già e non mi ci trovo poi così male), o prima o dopo. L’unico modo per non diventare vecchi è morire giovani. Non mi pare che sia il caso di augurarselo, no? Quindi l’ageismo è razzismo contro se stessi. Una forma contorta di inconsapevole masochismo. Eppure resiste e, con l’aumento dell’aspettativa di vita, peggiora. Si radicalizza. Si espande. Vorrei lanciare, allora, da questo spazio dedicato al Terzo Tempo delle nostre vite, un appello: segnalatemi tutti gli episodi di ageismo che avete subìto, o voi personalmente, se siete Grandi Adulti come me, o che ha subìto vostra zia, vostra nonna, vostra madre, se non siete ancora entrati personalmente negli anni d’argento (e fango) ma tenete d’occhio i vostri cari. Dovrei dire “le vostre care”: suona male, ma rispecchia una dolorosa realtà. Sono le donne quelle che sperimentano, più duramente e con più frequenza, la discriminazione in base al dato anagrafico. Sono loro, siamo noi, le Streghe, le Befane, quelle “d’una certa”, eccetera eccetera. Noi donne siamo spesso disprezzate in quanto non più fertili o non più desiderabili. Sono aggettivi squalificativi buttati

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PARLIAMONE... Chi volesse scrivere a Lidia Ravera può farlo: per posta - C/O Redazione 50&Più Via del Melangolo, 26 - (RM) per fax - 066872597 per email - redazione@50epiu.it

là con apparente negligenza. Sguardi che invece di vederti, ti scansano. Risatine. C’è un sottinteso intollerabile in tante discussioni: “zitta tu che sei vecchia”. Vecchia: quindi incapace di capire il nuovo, di allinearti alle opinioni correnti, di dire parole e provare sentimenti alla moda. Non è vero, naturalmente, ma chi di noi ha il coraggio di puntualizzare? Quando vi sentite discriminate per la vostra età, vi assale una rabbiosa timidezza e perdete la voglia di combattere. Non dovete, non dovete ritirarvi, ma segnalare, denunciare, rispondere. Vi faccio una proposta: inviate le vostre denunce - attraverso una delle modalità riportate nel box in alto scrivendo “SOS ageismo”. È un servizio per tutti quelli che non vogliono più incassare in silenzio, invece di reagire. maggio 2022 | www.spazio50.org

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Anni possibili

CAFFÈ ALZHEIMER: UN SERVIZIO PER CHI HA PERSO LA MEMORIA

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di Marco Trabucchi

i permetto una proposta diversa dal consueto, indicando una realizzazione che potrebbe indurre molti a fare “qualche cosa di possibile”, con rilevante utilità per la comunità e anche con notevole

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soddisfazione personale. I Caffè Alzheimer sono un’iniziativa che si va diffondendo in tutto il mondo, sull’originale modello olandese; anche in Italia stanno avendo una certa fortuna. Di cosa si tratta? Un gruppo di per-

sone si impegna ad organizzare, almeno una volta alla settimana, un incontro di 2-3 ore in un luogo piacevole, dove si possano riunire alcune persone affette da demenza e le loro famiglie. Si crea un’atmosfera di collaborazione nel corso della quale i famigliari si scambiano impressioni, interrogativi, informazioni sugli aspetti più critici, importanti, per meglio assistere i loro cari ammalati mentre questi ultimi vengono intrattenuti da volontari con attività piacevoli, adatte al loro livello di funzione cognitiva, in particolare stimolazione cognitiva e rilassamento. Il tutto deve svolgersi in modo sereno, senza stretti limiti di tempo, condividendo, se possibile, uno spuntino con qualche dolce (da qui il termine “Caffè”). Nei Caffè, quando necessario, sono a disposizione esperti sia in ambito psicologico sia in quello organizzativo e clinico, in grado di rispondere a specifiche esigenze. Il modello è già stato ampiamente sperimentato

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La frequentazione di un Caffè Alzheimer migliora significativamente la condizione dell’ammalato e della persona che se ne prende cura, perché diminuisce il carico psicofisico (burden of disease) dei caregiver e si è dimostrato di utilità da diversi punti di vista. La crescita dei Caffè Alzheimer è la conseguenza di una certa crisi dei modelli assistenziali tradizionali, costosi e quindi di difficile realizzazione, ma anche del desiderio di fornire un’assistenza più personalizzata, meno burocratica e più vicina alle esigenze degli ammalati di demenza. Oggi, in Italia, sono presenti e attivi circa 150 Caffè (manca però un’anagrafe e quindi il numero è frutto di una valutazione in base ad informazioni ufficiose); sono nati spontaneamente e sono organizzati da associazioni di famigliari, gruppi di volontariato religioso o laico, sindacati dei pensionati, altre realtà associative a livello locale. Una ricerca condotta negli anni scorsi dalla Fondazione Unicredit ha dimostrato che la partecipazione agli incontri organizzati presso i Caffè Alzheimer esercita un effetto positivo sulle persone affette da varie forme di demenza, in particolare sulla ridu-

zione dei disturbi comportamentali e sui famigliari, perché diminuisce il burden of disease, cioè il carico psicofisico affrontato dalle persone che forniscono assistenza. Nel loro insieme, i dati dimostrano che la frequentazione di un Caffè induce miglioramenti significativi della condizione dell’ammalato, nella persona che di lui si prende carico e degli indici che misurano il peso dell’assistenza sulla famiglia. Su questa stessa linea si collocano i risultati positivi ottenuti attraverso la valutazione della frequenza e della gravità dei disturbi comportamentali; questi ultimi, infatti, diminuiscono, riducendo il loro carico psicologico e pratico sulla vita di chi fornisce assistenza. La presenza di disturbi comportamentali è in effetti la causa più frequente di aumento della disabilità e di istituzionalizzazione, nonché di gravi difficoltà nell’assistenza (maggiore frequenza di interventi medici, di prescrizioni farmacologiche, maggiori costi di gestione della malattia, più elevato stress del caregiver che induce, di conseguenza, un aumento dello stress anche nell’ammalato e un peggioramento del livello di autonomia nelle attività della vita quotidiana, già compromessa dal deficit cognitivo). È certamente il dato più significativo sul piano pratico, perché il disturbo comportamentale è l’aspetto che maggiormente interferisce con la vita della famiglia, provocando crisi difficilmente gestibi-

li e aumentando il rischio di istituzionalizzazione dell’ammalato. Anche il miglioramento della qualità della vita si colloca nella prospettiva complessiva di un effetto non banale derivante dalla permanenza nei Caffè Alzheimer rispetto alle difficoltà indotte dai compiti di cura affidati ai famigliari o ad altri caregiver. Gli effetti positivi legati alla frequentazione dei Caffè talvolta non sono sufficienti rispetto alla gravità della condizione di stress di chi fornisce assistenza; in questi casi, gli operatori possono facilitare l’appoggio ad altri servizi, quali i ricoveri di sollievo o l’accesso ad un centro diurno per demenze. Nell’insieme, però, si osserva un netto miglioramento da parte dei famigliari nelle capacità di offrire aiuto per un lungo periodo, senza che il sopraggiungere di crisi impedisca il mantenimento nel tempo di un servizio di alta qualità. Questa descrizione, seppur breve, dei risultati ottenibili attraverso un’attività che ha costi molto bassi, ma che comporta impegno, creatività, generosità da parte di chi organizza i Caffè, ne conferma l’importanza sul singolo ammalato e sulla comunità. Chi scrive può inoltre riferire che chi si impegna in questa attività ne trae grande soddisfazione, perché i risultati si rilevano in breve tempo e concretamente, dando valore al tempo dedicato. È quindi davvero un’attività “possibile” che produce notevoli risultati.

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Effetto Terra

PRODOTTI DI ORIGINE ANIMALE: CONSUMI ETICI E RESPONSABILI di Francesca Santolini

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siste un “diritto alla vita” degli animali? I diritti degli animali prevalgono su ogni altro diritto? Dobbiamo sentirci in colpa se mangiamo un hamburger al fast food, magari prima di saltare di corsa su un treno? Secondo la cultura giuridica tradizionale, gli animali non possono essere titolari di diritti e sono considerati alla stregua di cose che si

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possono comprare, vendere e, con qualche limite sulle modalità, anche uccidere. È un approccio che negli ultimi decenni è molto mutato, sia dal punto di vista della riflessione etica sia dal punto di vista delle legislazioni. Oggi si discute, fra l’altro, di un vero e proprio “diritto alla vita” per gli animali, e il dibattito sul punto è spesso caratterizzato da impostazioni ideologiche estreme.

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Nell’annosa diatriba tra carnivori e vegetariani/vegani spuntano tanti dubbi, etici e morali, sulla sostenibilità degli allevamenti intensivi e sui diritti di oltre 150 miliardi di animali uccisi, ogni anno, a scopo alimentare

“L’ossessione verso i diritti rende faticoso vederne i limiti”, scrive la filosofa Leslie Cannold. Parlando di veganesimo o vegetarianesimo, talvolta l’impressione è che a prevalere non sia il rispetto degli animali, ma una presunta superiorità morale di chi decide di non mangiare più prodotti di origine animale rispetto ai carnivori. “Io” non uccido gli animali, tu invece? Probabilmente se ci chiedessimo “chi” sto mangiando e non “cosa” sto mangiando, tutti avremmo qualche senso di colpa in più. Se poi guardiamo i dati, la faccenda diventa ancora più complicata: ogni anno, sono oltre 150 miliardi gli animali uccisi a scopo alimentare. Una vera e propria ecatombe. Lo storico israeliano Yuval Noah Harari sostiene che l’allevamento industriale sia uno dei peggiori crimini commessi dall’uomo, parla di un “progresso disseminato di animali morti” e si interroga se non sia arrivato il momento di sovvertire questo paradigma. Nel 1975 il filosofo australiano Peter Singer, in Liberazione animale definì specismo la (erronea) convinzione degli umani quanto alla loro superiorità sulle altre specie e quanto al loro diritto di dominarle, servirsene, mangiarle. Essere antispecisti vuol dire mettere in discussione la distinzione tra umano e animale; far valere un principio di uguaglianza in base al quale viene preso in considerazione l’interesse - il diritto? - a non soffrire, indipendentemente dalla specie di appartenenza. Ma non c’è solo un dilemma morale dietro la scelta fra il restare carnivori o diventare vegetariani, perché l’inquinamento del pianeta passa anche dal nostro piatto. La produzione di carne è responsabile del 18% delle emissioni globali di gas serra. Per ogni kg di carne di maiale e pollame si produce una quota variabile che va dai 3,2 ai 4,6 kg di anidride carboni-

ca, per ogni kg di filetto di manzo si arriva fino a 60 kg di CO2. Sostituire il filetto di manzo con proteine vegetali ridurrebbe il riscaldamento globale potenziale di un buon 80%. Una consapevolezza sempre più presente anche in Italia, dove le persone che decidono di non mangiare più prodotti di origine animale sono in aumento: secondo l’indagine Eurispes 2021, i vegetariani e i vegani sono l’8,2% della popolazione. Esiste anche la possibilità di condurre una vita da carnivori etica, magari assicurandoci che gli animali di cui ci nutriamo, o per mezzo dei quali ci vestiamo, abbiano vissuto e siano morti senza dover subire le spaventose sofferenze dell’allevamento intensivo; magari impegnandoci perché cessi questa forma barbara di sfruttamento dell’uomo sul mondo animale. Insomma, non basterebbe ridurre il consumo della carne piuttosto che eliminarlo del tutto? In effetti, un altro approccio etico, anche se basato su presupposti diversi, è quello di chi sceglie di diventare “flexitariano”, cioè di ridurre drasticamente il consumo di carne, oppure “reducetariano”, come chi sceglie di consumare carne o pesce nel weekend o solo un giorno a settimana. In ogni caso, l’importante è che rispetto alle domande sulla sostenibilità ambientale e sulla liceità morale di mangiare una bistecca ci si ponga con spirito laico. Senza complessi di superiorità dell’uomo rispetto agli animali o di taluni umani rispetto agli altri.

PARLIAMONE... Chi volesse scrivere a Francesca Santolini può farlo: per posta - C/O Redazione 50&Più Via del Melangolo, 26 - (RM) per fax - 066872597 per email - redazione@50epiu.it maggio 2022 | www.spazio50.org

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Periscopio

CYBERCONDRIA, QUANDO L’ANSIA È A PORTATA DI CLICK a cura di Dario De Felicis Può capitare, soprattutto dopo una certa età, di svegliarsi la mattina con qualche dolorino. Nulla di preoccupante, poco più di una dolìa. All’inizio non ci facciamo caso, con tutte le cose da fare, eppure quel dolorino continua ad infastidirci e ad essere ricorrente, finché non decidiamo che è ora di dargli attenzione. Chi non è un medico non sa da cosa possa derivare, e inizia una lieve inquietudine che diventa ansia in breve tempo. Ci serve un responso veloce, un consulto rapido per dissipare ogni dubbio. Ma chi può aiutarci? Il computer, naturalmente; anzi, nello specifico il motore di ricerca Google. Una veloce digitazione del dolore che ci affligge e il risultato è impressionante. Secondo i siti consultati, il piccolo fastidio può essere sintomo di innumerevoli, gravi malattie che spesso includono anche la morte. Ed è a quel punto che in molti si scatena il panico, che generalmente porta a consultare un altro sito e poi un altro ancora per avere conferma di quanto letto: con l’unico risultato di vedere moltiplicate le possibilità di malanni, spesso irreversibili. Risulta del tutto normale, a quel punto, entrare in uno stato di angoscia e preoccupazione che prende il nome di Cybercondria, una sorta di ipocondria tecnologica. Il problema è che il web offre una vastità

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pressoché inesauribile di informazioni mediche fornendo, però, risposte non sempre affidabili e accurate. Per molti psicologi la Cybercondria è considerata come una vera e propria patologia, per la componente ossessivo-compulsiva unita alla sfiducia nei confronti del medico curante. La pandemia, poi, ha acuito questo disturbo anche nei più giovani, che spesso si affidano ad internet per qualsiasi informazione. Ad oggi, questa “ipocondria 2.0” sembra crescere in maniera esponenziale, caricando il potenziale paziente di stress e preoccupazioni che possono addirittura aggravare i sintomi della “presunta malattia”. In qualche maniera è necessario fermarsi in tempo da questa consultazione esasperata, imprecisa e senza fine. Le soluzioni per uscire da questo circolo vizioso sono semplici ma, al tempo stesso, difficili da mettere in atto. Innanzitutto, cercare di ristabilire un rapporto di fiducia col proprio medico curante, per esporre di persona tutti i sintomi. Per chi non ci riuscisse, iniziare un percorso di psicoterapia per equilibrare gli stati d’ansia e staccarsi dal giogo del web. Perché, ricordiamolo, è sempre meglio non fidarsi troppo del “Dottor Google”.

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In giro per il mondo

LA PRIMA RUOTA DELLA STORIA A circa 12 miglia a sud di Lubiana, capitale della Slovenia, nel 2002 è stata ritrovata la ruota di legno più antica del mondo. È stata utilizzata la datazione al radiocarbonio, che ha determinato un’età compresa tra i 5.100 e i 5.350 anni. Il reperto è ora custodito nel museo della città.

OPERE DA RECORD IN MEZZO ALLA NATURA

www.artsandculture.com

LE PIRAMIDI NUBIANE L’Egitto è il Paese delle piramidi? Niente di più sbagliato. In realtà, la più grande collezione al mondo di queste spettacolari strutture antiche si trova in Sudan. Qui, dal 2500 a.C. circa, l’antica civiltà nubiana costruì 225 piramidi in arenaria e granito: più piccole e meno famose delle 138 piramidi scoperte in Egitto.

CIBO SCADENTE IN AEREO? COLPA DEL VOLO Secondo uno studio del Fraunhofer Institute for Building Physics, durante il volo in aereo si perdono circa il 30% delle papille gustative, a causa dell’alta quota combinata alla bassa pressione e l’aria secca in cabina. Questo potrebbe spiegare la pessima reputazione del cibo in aereo. www.focus.it

LA QUERCIA MILLENARIA

Nel 2009, tra i monti della California, è stata scoperta un’incredibile opera naturale: la cosiddetta “Quercia Palmer”, con un’età, accertata, tra i 13mila e 15mila anni.

www.laconoscienza.it

L’ISOLA MATRIOSKA Luzon, un’isola delle Filippine, ospita al suo interno il lago Taal. A sua volta, dentro questo lago si trova Volcano Island, un vulcano ormai spento il cui cratere, riempito negli anni di acqua piovana, ospita uno scoglio di 40 metri, Vulcan Point Island. www.greenme.it

QUANTE OSSA NEI PIEDI!

ANCHE I BUFALI VOTANO

I piedi sono tra le parti del corpo più complesse. Ogni piede, infatti, contiene 26 ossa, 33 articolazioni e 19 muscoli, che lavorano insieme per consentire una vasta gamma di movimenti. Molte di queste ossa rimangono cartilagine per tutta l’infanzia e si induriscono completamente fino a quando non si compie - circa - il 21° anno di età.

Le mandrie di bufali africani decidono la direzione di viaggio “votando”: le femmine adulte della mandria si alzano, guardano in una direzione particolare, poi si sdraiano di nuovo. Gli etologi hanno notato che la direzione che ottiene più sguardi è quasi sempre quella verso cui viaggerà la mandria.

www.my-personaltrainer.it

IL PONTE DI VETRO

Sopra il Grand Canyon di Zhangjiajie, in Cina, è stato costruito il ponte di vetro pedonale più imponente del mondo: lungo 430 metri, largo 6, si stende a 375 metri di altezza.

I FILM CON MAGGIORE INCASSO (in dollari) Nella storia del cinema solo 5 film hanno guadagnato al botteghino oltre 2 miliardi di dollari. In questa speciale classifica, al primo posto c’è Avatar, capolavoro di James Cameron, con 2 miliardi e 847mila dollari, seguito da Avengers: Endgame, Titanic, Star Wars: Il risveglio della Forza e Avengers: Infinity War.

1. Avatar (2009) 2.847.379 2. Avengers: Endgame (2019) 2.797.501 3. Titanic (1997) 2.201.647 4. Star Wars: Il risveglio della Forza (2015) 2.069.521 5. Avengers: Infinity War (2018) 2.048.359

www.lamiradacritica.com

LA DIFFICOLTÀ DI INCONTRARSI IN MONGOLIA La Mongolia è il Paese con la minore densità abitativa al mondo. I suoi confini spaziano da nord (con la Russia) a sud (con la Cina), tra praterie e aride steppe desertiche. Eppure, in alcune regioni mongole possono passare giorni interi senza incontrare un altro essere umano. www.goasia.it maggio 2022 | www.spazio50.org

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Società

UN ANNO DI PNRR: A CHE PUNTO SIAMO? Dal sostegno alla non autosufficienza fino alla nuova sanità: cosa è stato fatto e cosa dobbiamo ancora attendere per vedere finalmente realizzati investimenti e riforme che riguardano più da vicino il mondo degli over

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n anno fa, precisamente il 29 aprile 2021, il governo italiano ha approvato il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), per poi trasmetterlo al Parlamento e alla Commissione europea. Oltre 200 investimenti e più di 60 riforme per costruire - lo dice lo stesso titolo del documento - l’“Italia domani”. Anche per l’invecchiamento attivo. Cosa è successo in questi primi 12 mesi? Si è chiusa la fase di presentazione dei progetti degli enti locali dedicati alle persone fragili e in particolare agli anziani non autosufficienti, da attivare nell’ambito della Missione 5 “Inclusione e coesione”. Le proposte di intervento sono finanziate attraverso uno specifico bando del Mini-

di Annarita D’Agostino

stero del Lavoro (Avviso pubblico n. 1/2022), sulla base dei requisiti fissati dal Piano operativo pubblicato a dicembre scorso. L’Avviso finanzierà con 307,5 milioni di euro 125 interventi per la riconversione delle RSA in gruppi di appartamenti tecnologici per almeno 12.500 anziani. Previsti anche 250 interventi per rafforzare i servizi sociali a domicilio per altri 2.000 senior, nonché misure per la formazione dei professionisti chiamati ad assisterli; a disposizione 66 milioni di euro. Un inizio che potremmo definire “timido” visto che, complessivamente, questi interventi coinvolgeranno meno di 15mila persone, a fronte di una platea di anziani non autosufficienti che lo stesso PNRR stima in oltre 2,5 milioni, che

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raddoppieranno nel 2030. Per il momento, siamo comunque ancora in una fase progettuale. A questa linea di investimento si affianca quella dedicata all’autonomia delle persone con disabilità, a cui sono destinati complessivamente 500 milioni di euro per 850 progetti da attivare. Entro dicembre dovranno essere realizzati almeno 500 interventi di ristrutturazione degli spazi domestici e/o di promozione di strumenti e competenze digitali. Per marzo 2026 si punta ad arrivare a 5.000 persone con disabilità coinvolte. Anche per questo investimento la partenza sarà in ogni caso in sordina: secondo i numeri del PNRR, i disabili sono oltre 3 milioni, la metà over 75. Fra gli step intermedi già raggiunti figura l’approvazione della Legge quadro sulle disabilità (Legge n. 227/2021), in vigore dallo scorso 31 dicembre. La Legge impegna il governo a riorganizzare le norme sulle disabilità, dando piena attuazione alla Convenzione delle Nazioni Unite e alla Strategia 2021-2030 della Commissione europea in tema di diritti delle persone con disabilità. Fra gli obiettivi della legge, semplificare e digitalizzare l’accertamento della condizione di disabilità; riqualificare i servizi pubblici in materia di inclusione e accessibilità; istituire un Garante nazionale delle disabilità e potenziare l’Ufficio per le politiche in favore delle persone con disabilità della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Per passare dalle dichiarazioni di principio ad azioni concrete, occorrerà aspettare ancora perché il Ministro per le Disabilità, cui è affidata l’iniziativa legislativa, ha tempo fino ad agosto 2023 per proporre i necessari decreti attuativi. Ancora da avviare, inoltre, la rimozione delle barriere fisiche e cognitive in musei, biblioteche e archivi

per cui la Missione 1, “Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura e Turismo”, stanzia 300 milioni di euro. Un secondo intervento normativo per gli over previsto dal PNRR è la legge delega di riforma del sistema di interventi a favore degli anziani non autosufficienti. Alcuni contenuti della riforma sono stati anticipati dalla Legge di Bilancio 2022, come l’individuazione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali (LEPS) e la realizzazione dei Punti Unici di Accesso (PUA), che avranno sede presso le Case della Comunità. Uno sportello unico nel quale gli anziani, i loro caregiver e familiari potranno incontrare una équipe di operatori specializzati, in grado di offrire risposte a tutti i

bisogni della persona non autosufficiente sulla base di un Progetto di Assistenza Individuale Integrata (PAI). Gli enti locali potranno poi erogare contributi economici per retribuire il lavoro di cura svolto da caregiver o badanti regolarmente assunti oppure per servizi di assistenza sociale non residenziale. Per finanziare questi interventi, la Legge di Bilancio incrementa progressivamente il Fondo per le non autosufficienze, da 100 milioni di euro nel 2022 a 300 milioni nel 2025. Per l’attuazione delle misure, tutto è rinviato a uno o più decreti del governo da adottare entro giugno 2023. La stessa data di scadenza per presentare la proposta di legge delega prevista dal PNRR sulla quale, però, il governo domaggio 2022 | www.spazio50.org

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Società vrebbe già essere al lavoro. Già a fine gennaio scorso, infatti, la Commissione tecnica “Interventi sociali e politiche per la non autosufficienza”, istituita a maggio 2021 dal Ministero del Lavoro, ha trasmesso al governo una proposta di riforma per gli over 65 fragili, i cui cardini sono: invecchiamento

attivo ed esigibilità dei LEPS; domiciliarità delle cure e riorganizzazione delle RSA; coabitazione solidale e nuove forme di abitare; tutela normativa per i caregiver. Ma, nel momento in cui scriviamo questo articolo, ancora non ci sono proposte ufficiali da parte del governo. Le misure a sostegno della non autosufficienza sono strettamente con22

nesse agli interventi per la riorganizzazione del Sistema Sanitario Nazionale e, in particolare, agli investimenti per una sanità più vicina, più capillare e più tecnologica, previsti dalla Missione 6, “Salute” e dal cosiddetto “Piano Nazionale Complementare”, al PNRR stesso. Fra questi, 2 miliardi di euro per

costruire le 1.350 Case della Comunità che ospiteranno i PUA e che dovranno essere operative entro giugno 2026. Strutture socio-sanitarie che saranno il primo punto di contatto del cittadino con la sanità pubblica, grazie alla presenza di team multidisciplinari di professionisti della salute: medici e pediatri di base, medici specializzati, infermieri, assistenti sociali. L’assistenza

medica di base sarà garantita H24, 7 giorni su 7. Accanto alle Case della Comunità, la nuova sanità disegnata dal PNRR assegna all’abitazione personale del paziente il ruolo di “primo luogo di cura e telemedicina”. Questo, introducendo l’assistenza domiciliare integrata (ADI) supportata dalle nuove tecnologie (telemedicina, domotica, telesoccorso). L’obiettivo è arrivare ad almeno 800mila pazienti assistiti a casa entro il 2026 e a prendere in cura il 10% della popolazione over 65 con una o più patologie croniche e/o non autosufficienti, con un finanziamento complessivo di 4 miliardi di euro. La terza linea di investimento riguarda il rafforzamento dell’assistenza sanitaria intermedia e delle sue strutture, che saranno 400 Ospedali di Comunità entro il 2026. A metà strada fra la casa e gli ospedali tradizionali, l’Ospedale di Comunità sarà destinato a ricoveri brevi per pazienti che presentano patologie non gravi. Oltre 4 miliardi di euro sono poi destinati all’ammodernamento tecnologico degli ospedali esistenti, mentre è di 1,5 miliardi la dote per rendere gli ospedali antisismici. A che punto siamo con questa profonda riorganizzazione? Dopo una prima ricognizione dei progetti, con l’intesa della Conferenza Stato-Regioni e Province Autonome del 12 gennaio e il successivo decreto del Ministero della Salute del 20 gennaio sono state ripartite le prime risorse stanziate, pari complessivamente a oltre 8 miliardi di

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euro, di cui quasi 6,7 miliardi a valere sul PNRR e 1,450 sul Piano Complementare. Regioni e Province autonome dovranno siglare entro il prossimo 30 giugno un apposito “Contratto Istituzionale di Sviluppo” con il Ministero della Salute, sulla base di piani operativi regionali, pena la revoca delle risorse assegnate. È in fase di realizzazione anche la piattaforma nazionale di telemedicina che dovrà gestire i servizi tecnologici, mentre entro giugno si attendono le linee guida sul potenziamento digitale dell’assistenza domiciliare. Secondo i nuovi standard sull’assistenza territoriale nel Servizio Sanitario Nazionale pensati dal Ministero della Salute, le Case della Comunità dovrebbero avere una sede princi-

Fra gli step intermedi già raggiunti figura l’approvazione della Legge quadro sulle disabilità (Legge n. 227/2021), in vigore dallo scorso 31 dicembre pale (hub) ogni 40-50mila abitanti, e sedi secondarie (spoke) in particolare nelle aree interne e rurali per garantire la prossimità delle cure. Ogni Casa delle Comunità hub dovrebbe avere a disposizione dai 7 agli 11 infermieri e almeno 1 assistente sociale, oltre all’équipe obbligatoria di medici per le cure primarie. Ci dovrebbe essere, inoltre, un Ospedale di Comunità ogni 150-160mila

abitanti. Ognuno dotato di 20 posti letto ogni 50-100mila abitanti, 9 infermieri, 6 operatori sociosanitari, almeno 1-2 unità di altro personale sanitario e un medico per almeno 4,5 ore al giorno 6 giorni su 7. La Legge di Bilancio 2022 ha già stanziato i fondi per assumere il nuovo personale sanitario necessario: da circa 91 milioni nel 2022 fino a un miliardo di euro a decorrere dal 2026.

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el mondo ci sono 488 operatori dell’informazione attualmente in carcere a causa del loro lavoro: di questi il maggior numero si trova in Cina (127 reporter detenuti), seguita dal Myanmar (53), dal Vietnam (43), dalla Bielorussia (32) e dall’Arabia Saudita (31). La libertà di stampa e, più in generale, la possibilità di diffondere notizie, parlare liberamente della politica del proprio Paese ed esercitare un diritto di critica senza subire alcuna forma di repressione, è ancora un miraggio nella maggior parte dei casi. E il 3 maggio lo si ricorda con una giornata mondiale dedicata, voluta dalle Nazioni Unite nel 1993. Da cinque anni Reporter Sans Frontiéres monitora la situazione e rilascia una classifica internazionale in base alla libertà di stampa che si può esercitare in ogni Nazione. Gli ultimi dati disponibili sono quelli del 2021 e raccontano di un giornalismo totalmente ostacolato in 73 Paesi, e limitato in altri 59, su un totale di 180. Dall’inizio della pandemia è stato registrato anche un deterioramento dell’accesso alle informazioni e spesso il Covid è diventato un ulteriore pretesto per aumentare gli ostacoli alla copertura delle notizie. I più virtuosi si confermano essere i Paesi del Nord Europa, con la Norvegia in testa, la Finlandia al secondo posto e la Svezia al terzo. In coda, invece, il Turkmenistan è terzultimo, seguito dalla Corea del Nord e dall’Eritrea, che chiude la classifica alla 180ª posizione. «Chi racconta dall’interno le notizie scomode del proprio Paese rischia di subire le stesse violazioni di cui parla e scrive - spiega a 50&Più Murat Cinar, giornalista turco residente in Italia -, ma penso che se l’asticella della repressione si alza, è per-

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LIBERTÀ DI STAMPA, UN DIRITTO MAI SCONTATO di Ilaria Romano

Esprimersi senza restrizioni è un diritto negato ancora in molti Paesi del mondo. Abbiamo parlato con il giornalista turco Murat Cinar della sua esperienza, tra repressione di regime e continue persecuzioni

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ché c’è ancora gente che continua a denunciare e resistere. In Turchia, il mio Paese di origine, succede così, e tanti colleghi non smettono di scendere in piazza a filmare le violenze della polizia, di raccontare il saccheggio del territorio nelle politiche governative e di registrare i processi. Le politiche di repressione sono sempre più aggressive perché qualcuno ne parla, altrimenti se nessuno aprisse la bocca non ci sarebbe bisogno di arrestare i giornalisti». Ne è un esempio la celebrazione del Newroz: le manifestazioni dello scorso 21 marzo sono state segnate da violente repressioni, eppure sono scese

in piazza milioni di persone in tutta la Turchia… A differenza di altri Paesi mediorientali in Turchia, il Newroz è una festa molto politicizzata per una serie di motivi legati al passato, ma tutto ciò che viene festeggiato e manifestato in un’altra lingua, con altra musica e colori diversi attira l’attenzione negativa delle forze dell’ordine e del governo. In Turchia c’è tuttora un movimento che rivendica i diritti civili delle persone curde, ignorati come se non esistessero, e anche queste occasioni sono uno sfogo, un momento di lotta dell’oppresso contro l’oppressore. Dal 2016, quando fu decretato lo stato di emergenza, sono stati arrestati molti attivisti, politici dell’opposizione, in buona parte curdi, e anche giornalisti che ne hanno parlato. In particolare nella zona sud-est del Paese, almeno 90 sindaci di grandi centri come di piccole municipalità, eletti democraticamente, sono stati allontanati quando non arrestati e sostituiti da commissari straordinari iscritti al partito di Erdogan. La repressione non riguarda solo la politica e l’informazione, ma anche il mondo della cultura: abbiamo persino compagnie teatrali che sono state chiuse, e i loro collaboratori sospesi, denunciati, arrestati o costretti all’esilio. Come riesci a raccontare il tuo Paese dall’estero? Se raccontassi della condizione di altri giornalisti di Paesi terzi mi farebbe meno effetto, è ovvio, mentre parlare di Turchia mette in ballo reazioni emotive, perché è il mio Paese, dove vivono ancora i miei cari, e tanti colleghi sono amici d’infanzia. Conosco giornalisti che ho intervistato e che ora sono in carcere da anni; di altri ho raccolto le storie attraverso i racconti dei familiari perché essendo detenuti è impossi-

bile riuscire ad avere un colloquio diretto con loro. È difficile ma appagante questo lavoro, e bisogna continuare a monitorare, denunciare, documentare. Ho scritto il mio secondo libro con un giornalista turco-tedesco che è stato un anno in isolamento e, quando è venuto a sapere che le sue pagine erano state tradotte in italiano, è stato molto felice perché in un’altra parte del mondo si ricordavano di lui, non era stato dimenticato in una cella di 17 metri quadri. Ecco il senso del mio lavoro, portare a conoscenza le storie delle persone che resistono, si ribellano, e farlo per loro e per chi ne viene a conoscenza. Da giornalista che vive in Italia, che idea ti sei fatto della condizione dell’informazione e della libertà di stampa in questo Paese? Senza fare paragoni perché ogni Paese ha le sue dinamiche, in Italia posso dire che nei confronti degli affari esteri, su temi legati a Paesi con i quali ci sono dei rapporti, c’è una soglia di critica da non superare, altrimenti non dico che si limiti la libertà di espressione ma sicuramente quella di collaborare con i propri articoli se non graditi. Se si parla di un Paese strategico come la Turchia, va bene se lo si fa senza coinvolgere l’Italia, senza metterne in evidenza la relazione, altrimenti diventa una critica che non tutti sono disposti a sentire. Poi ci sono i giornalisti investigativi che rischiano molto di più anche qui in Italia; in quei casi, specie se si parla di minacce della criminalità organizzata, di libertà si può parlare molto difficilmente, non solo per nomi noti come Saviano ma anche per colleghi conosciuti. Hai appena finito di scrivere un nuovo libro, “Undici storie di resistenza, undici anni della Turchia”. Come hai scelto le storie maggio 2022 | www.spazio50.org

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Società che presenti? Il libro parla degli ultimi undici anni della Turchia attraverso le storie di persone che hanno voluto o dovuto lasciare il Paese e che ora vivono in esilio in Europa; alcuni per scelta, perché non si identificavano più con i valori e la vita quotidiana nel Paese, altri per scelta obbligata, perché hanno vissuto il carcere, la tortura, sono stati privati dei loro diritti. Alcuni hanno trovato un’ottima accoglienza, altri pessima, alcuni hanno ripreso a fare quello che facevano in Turchia, altri si sono reinventati. Ho intervistato più di trenta persone in tre anni e ho

IN NOME DELLA VERITÀ di Linda Russo

Ogni 3 maggio si celebra la Giornata mondiale della libertà di stampa per ricordare l’importanza di un diritto tutelato dalla stessa Costituzione, ma che spesso vede i giornalisti vittime di soprusi e minacce. Ne abbiamo parlato con Paolo Borrometi, uno dei venti giornalisti italiani sotto scorta

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« Stando ai dati di Reporter Sans Frontiéres del 2021, il giornalismo è totalmente ostacolato in 73 Paesi e limitato in altri 59, su un totale di 180 scelto queste undici storie perché sono quelle di chi non ha mollato, ma ha continuato a lottare sotto diverse forme: artistiche, giornalistiche, giuridiche, cercando di costruire un’alternativa. Sono undici storie di resistenza. 26

iornalismo è diffondere ciò che qualcuno non vuole si sappia; il resto è propaganda. Il suo compito è additare ciò che è nascosto, dare testimonianza e, pertanto, essere molesto». Sono le parole di Horacio Verbitsky, giornalista e principale esponente del movimento argentino per la difesa dei diritti umani. Sono le stesse parole con cui Paolo Borrometi ha deciso di aprire il suo libro, Un morto ogni tanto, in cui racconta la sua storia e in qualche modo la storia di tutti quei giornalisti che decidono di raccontare la verità anche dopo aver ricevuto minacce, aggressioni e soprusi. Secondo l’Osservatorio Cronisti Minacciati, promosso dal Ministero dell’Interno, in Italia il fenomeno non è sconosciuto, anzi. Si parla di 156 casi solo nei primi 9 mesi dello scorso anno, con una crescita del 21% rispetto al 2020. La

metà delle minacce arriva dal web e dai social network, e le Regioni più pericolose sono Lazio, Toscana, Lombardia e Sicilia. La storia di Borrometi parte proprio da qui: siciliano, nato a Modica nel 1983, oggi vice direttore dell’AGI (Agenzia Giornalistica Italia), direttore de LaSpia.it, la testata da lui fondata, e Presidente di “Articolo 21, liberi di…”, l’associazione che riunisce esponenti del mondo della comunicazione, promuovendo la libera manifestazione del pensiero oggetto dell’articolo 21 della nostra Costituzione. Con lui abbiamo parlato di libertà di stampa e della sua esperienza personale. Il 3 maggio si celebra la Giornata mondiale della libertà di stampa. Secondo te, che significato ha oggi, in Italia, questa ricorrenza? Nel nostro Paese ci sono attualmente molti giornalisti sotto scor-

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ta, così come altre figure che ricevono intimidazioni solo per aver svolto il loro mestiere e per questo vengono minacciate. Parliamo di magistrati in primis, ma anche di esponenti politici, di persone che si occupano del mondo dell’informazione a vari livelli. Credo che questa ricorrenza dia la possibilità di evidenziare l’importanza della libertà di stampa, ma soprattutto di sostenere la libertà di parola e della manifestazione del pensiero. Quest’anno, poi, assume un nuovo significato di fronte a quanto sta accadendo nel conflitto russo-ucraino. Molti giornalisti sono morti facendo il loro lavoro, riportando le notizie dai luoghi di guerra, e sono state attuate misure di coercizione e di censura nella diffusione di alcune informazioni. Questo dovrebbe essere ciò a cui pensare in questa ricorrenza e non solo. Ogni anno Reporters Sans Frontières (RSF) pubblica la classifica dedicata alla libertà di stampa dei vari Paesi del mondo. L’Italia, purtroppo, si trova al 41° posto, molto più in

basso rispetto ai grandi Paesi europei. Secondo te, perché e cosa si può fare in merito? Come dicevamo, nel nostro Paese ci sono molti giornalisti sotto scorta e oggetto di minacce perché riportano fatti e vicende che qualcuno vorrebbe rimanessero nascoste. Chi parla di fenomeni neofascisti - e qui penso al collega Paolo Berizzi -, di mafia, di vicende politiche scomode e di affari illegali rischia di diventare un bersaglio e questo può scoraggiare dall’idea di intraprendere la strada dell’informazione. A questo proposito, dobbiamo ricordare l’articolo 21 della nostra Costituzione, che garantisce il diritto a informare, ma soprattutto il diritto dei cittadini ad essere informati e quindi consapevoli. In tal senso, per arrivare a un’informazione completamente trasparente c’è ancora della strada da fare e personalmente mi chiedo quanto sia realmente forte il desiderio di questo Paese di raggiungere una vera libertà di informazione. A proposito dell’articolo 21, vent’anni fa è nata l’associa-

«Per arrivare ad una informazione completamente trasparente c’è ancora della strada da fare e, personalmente, mi chiedo quanto sia realmente forte il desiderio di questo Paese di raggiungere una vera libertà di informazione» zione “Articolo 21, liberi di…” di cui sei presidente. Qual è il ruolo e l’importanza di questa realtà nel panorama italiano? Dal 2002 l’associazione promuove molte campagne di denuncia contro le censure, le minacce e le violenze a tutte quelle che sono espressiomaggio 2022 | www.spazio50.org

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Società ni e manifestazioni del pensiero. Non si è occupata solo di giornalisti, ma negli ultimi anni, ad esempio, ha dato il proprio contributo sul caso di Patrick Zacky, sulla ricerca della verità per Giulio Regeni e si è battuta anche contro gli insulti e le minacce rivolte alla senatrice a vita Liliana Segre. Abbiamo parlato di sicurezza sul lavoro, di mafie, di pace, di beni comuni e continueremo a farlo. In merito alle minacce e alle intimidazioni subite dai giornalisti, ogni anno l’Osservatorio Cronisti Minacciati riporta dei dati allarmanti. Tu sei uno dei venti giornalisti italiani che vive sotto scorta. Ci racconti come hai iniziato a parlare di mafia e com’è cambiata la tua vita dal 2014 a oggi? Prima di rispondere ci tengo a precisare che io vivo sotto scorta, è vero, ma trovo che non sia giusto parlarne in modo tragico. D’altra parte, però, mi piacerebbe venisse sfatata quella retorica secondo cui vivere sotto scorta è un privilegio. Non mi è mai capitato che qualcuno mi dicesse direttamente, ad esempio, che i ragazzi che mi accompagnano ogni giorno sono “pagati con i soldi dei cittadini”, ma sono frasi che capita di sentire. Penso, però, che nessuno al mio posto penserebbe si tratti di un privilegio non poter andare al mare da otto anni o a teatro o a un concerto. Oppure dover pianificare ogni singolo spostamento con largo anticipo. La mia vita è questa dal 2014 quando, scrivendo di mafia, ho subìto un’aggressione fisica. Successivamente hanno appiccato il fuoco alla porta di casa mia, a Modica, e ho ricevuto telefonate minatorie. Quando intercettarono le telefonate in cui pensavano di eliminarmi, mi affidarono la scorta. Nel mese di maggio ricorre anche il trentennale della morte di Giovanni Falcone e so che ad aprile sei stato moderatore di un incontro a Pistoia, in occasione dell’e28

Nel 2018 Paolo Borrometi ha pubblicato Un morto ogni tanto. La mia battaglia invisibile contro la mafia, edito da Solferino. Un saggio in cui racconta l’impegno nella lotta alla malavita e nella battaglia per un’informazione trasparente e veritiera. “Ogni tanto un murticeddu, vedi che serve! Per dare una calmata a tutti!” è stato l’ordine captato nelle intercettazioni: Cosa Nostra pensava di uccidere il giornalista che indaga sui suoi affari. Ma questo non ha fermato Borrometi, che sul suo sito LaSpia.it ha continuato a denunciare gli intrecci tra mafia e politica componendo il quadro allarmante di un fenomeno ancora troppo sommerso. Tra le pagine del libro ripercorre la sua storia personale partendo dalla prima aggressione alle intimidazioni che ne sono seguite, fino alla scoperta di un attentato che avrebbe dovuto far saltare in aria lui e la sua scorta.

sposizione dei resti della Quarto Savoia 15 (l’auto su cui viaggiava la scorta di Falcone, ndr). Pensi che l’impegno, l’eredità e il sacrificio di Falcone e Borsellino siano stati raccolti nel modo giusto? Credo che in questi trent’anni siano state fatte molte cose. Il mio timore, però, è che si ricominci a parlare di mafia il 23 maggio e poi il 19 luglio (il giorno della morte di Borsellino, ndr), ma che il 22 o il 24 maggio così come il 18 o il 20 luglio tutto torni come prima. La mafia ancora oggi punta tutto sui rapporti che può intessere con chi comanda, con chi governa, ma anche con l’economia e gli imprenditori. Nel Nord Italia c’è ancora chi nega l’esistenza di questo fenomeno quindi, in questo senso, l’informazione gioca un ruolo importantissimo: il cittadino che conosce è un cittadino che riconosce i pericoli e contribuisce alla giustizia. Quel 23 maggio del 1992 io ero solo un ragazzino, ma forse è in quel momento che è nato il mio desiderio di fare giornalismo.

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informazione pubblicitaria

“SENTIRE BENE È FONDAMENTALE PER VIVERE IN SALUTE: QUESTO È IL MOMENTO IDEALE PER INIZIARE A FARE PREVENZIONE.” Da Amplifon prendersi cura di sé è ancora più semplice. E i soci 50&Più possono farlo a condizioni riservate e vantaggiose. Sentire bene è fondamentale, a qualunque età e in qualunque luogo. A casa, al lavoro, al ristorante, al telefono: le difficoltà a percepire e comprendere con chiarezza la voce degli altri in ambienti e situazioni di vita quotidiana non devono essere sottovalutate perché hanno un impatto rilevante sulla nostra qualità di vita. Per questo motivo l’Organizzazione Mondiale della Sanità si impegna ogni anno per migliorare la prevenzione a livello globale.

A SOFFRIRE DI PROBLEMI DI UDITO, SECONDO L’OMS, SONO 466 MILIONI DI PERSONE IN TUTTO IL MONDO. Numeri altissimi e destinati a crescere anche in Italia: le stime parlano di circa 7 milioni di italiani che convivono con un calo dell’udito. Eppure, secondo una ricerca Censis, soltanto un italiano su tre ha effettuato un controllo dell’udito negli ultimi cinque anni. In media, un adulto su due tra gli over 55 che soffrono di calo uditivo tende a non affrontare il problema: c’è ad esempio chi pensa che il problema passerà da solo (50%), chi ritiene che

il non sentirci bene, a una certa età, sia normale (47%) o chi è convinto che gli apparecchi acustici non servano a un granché (27%). Ma non è così. L’ipoacusia può essere un ostacolo a vivere liberamente la quotidianità e un pericolo per la salute perché aumenta il rischio di infortuni sul lavoro e di cadute nelle diverse attività, sia in casa che all’aperto. Inoltre, se non trattata, l’ipoacusia può favorire l’insorgenza o l’aggravamento di problemi cognitivi, poiché le cellule della corteccia cerebrale perse non possono più essere sostituite, creando così un danno irreversibile per il cervello.

UN CORRETTO APPROCCIO TERAPEUTICO CONSENTE DI RIDURRE GLI EFFETTI NEGATIVI, ANATOMICI E FUNZIONALI, DI UN CALO DELL’UDITO. Ecco perché

La prevenzione è quindi estremamente importante e l’OMS raccomanda di effettuare periodicamente un check up per tornare a godersi appieno i suoni quotidiani: il consiglio perciò è quello

di FAR

DIVENTARE IL CONTROLLO DELL’UDITO UNA SANA ABITUDINE, al pari di esami del sangue o della vista, anche perché è semplice, non invasivo e basato su tecnologie all’avanguardia.

In Italia per esempio Amplifon, leader mondiale del benessere uditivo, ha sviluppato un protocollo di test particolarmente avanzato, volto a misurare l’efficienza del sistema uditivo e valutarla sulla base dei bisogni, delle abitudini e delle passioni reali di ognuno. Il controllo può essere fatto gratuitamente in ogni filiale: una volta che gli esperti Amplifon hanno valutato il profilo uditivo, tutte le possibili soluzioni vengono esaminate con la massima personalizzazione. Questo approccio rigoroso e basato sui dati è valso al protocollo Amplifon 360 un brevetto e l’approvazione dalla Società Italiana di Audiologia e Foniatria (SIAF). La scienza e la tecnologia forniscono informazioni e strumenti per gestire efficacemente un eventuale calo uditivo: prevenirlo e trattarlo è importante tanto quanto la diagnostica e la prevenzione di tutti gli altri aspetti della nostra salute.

AMPLIFON CON 50&PIÙ: INSIEME PER FARTI SENTIRE BENE! Un’occasione unica e molto vantaggiosa per la tua salute: grazie alla collaborazione tra 50&Più ed Amplifon, puoi approfittare di un’OFFERTA DEDICATA. Prenota subito un controllo dell’udito gratuito Amplifon 360 da effettuare in un Centro Amplifon o a domicilio: potrai provare gratuitamente i prodotti Amplifon piccoli, connettibili e ricaricabili!

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Società

VIA DALLA CITTÀ, VIVERE IN UN BOSCO ED ESSERE FELICI di Giada Valdannini

Abbandonare un’esistenza comoda (e frenetica) per andare a vivere su un albero, in mezzo alla natura. È la storia di Gabriele, che nel suo libro “La mia casa sul ciliegio” racconta come un incidente quasi mortale è stata l’occasione per ridefinire la sua vita

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ono Gabriele, facevo una vita, tra virgolette, qualunque. Avevo tante ambizioni, sogni, desideri. Tanti amici. Una vita negli standard. Stavo bene, ero felice, però avevo sempre un retrogusto di difficoltà. Mi sentivo incastrato in una corsa frenetica».

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Chi ci parla è un uomo di quarant’anni: Gabriele Ghio. Un lavoro, oggi quello di maestro di guida sicura -, e una vita decisamente diversa rispetto a quella di pochi anni fa. Lo raggiungiamo - in collegamento video - in un luogo di cui preferisce non darci le coordinate, ma che sappiamo essere in Piemonte. Ci ospita a casa sua, su

un albero, la stessa casa che è al centro del libro La mia casa sul ciliegio (da poco pubblicato con TSEdizioni), ma che è anche il perno intorno al quale ruota la sua nuova vita. «C’è stato un episodio che mi ha sconvolto, mi ha segnato». Di lì, il cambio di passo. Tutto avviene in quella che lui definiva la sua “zona di comfort”: un luogo reale, ben localizzato - in questo caso, sì -, un garage che è la premessa del cambiamento. Gabriele, infatti, prima di abbracciare una vita per così dire “arboricola”, nei ritagli di tempo si rintanava in un garage dove costruiva il suo fuoristrada per i viaggi futuri: è appassionato di motori. Ma nel momento in cui non immaginava potesse capitare nulla, un terribile incidente lo travolge, mentre sta appunto manutenendo il mezzo. In quella circostanza, rischia di perdere la vita ma, in maniera ingegnosa, riesce a sottrarsi

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alla morte e arriva in ospedale sulle sue gambe quando, invece, avrebbe potuto finire schiacciato dallo stesso veicolo sul quale riponeva una cura quasi maniacale. È allora che deve scegliere: rinunciare a quella passione che lo ha portato quasi in punto di morte o cambiare. Lui raccoglie la sfida e sposta l’asticella decisamente più in là. Abbandona la città, la frenesia, non il lavoro che come detto - era e resta di istruttore di guida sicura, ma sceglie - e questo ha forse dell’incredibile - di lasciare la casa in cui vive (il contratto di affitto era in scadenza) e di trasferirsi, appunto, in una casa su un albero. Non un’idea sua, a dir la verità: è di un amico che, sapendolo senza casa, gli dice: «Perché non vai alla casa sull’albero?». Noi, infatti, lo raggiungiamo lì, in questa abitazione di appena sei metri quadri. Mentre Gabriele si collega in video, lo vediamo seduto di fronte a un tavolo di legno, circondato da una fitta vegetazione che tradisce già, per quanto rigogliosa, una dirompente primavera. «L’incidente è stato la fiamma che ha innescato un incendio dentro di me e mi ha dato la possibilità di pensare e di vivere in maniera differente». In ospedale, sfigurato in volto, si confronta con chi gli è attorno. Nota le differenze, si accorge che chi è lì è perché è malato: lui sa di essersi procurato quel dolore, che la frenesia e la distrazione hanno causato quel brutto incidente. Perciò, cambiare vita è un po’ come un tributo alla vita stessa, al restituire al tempo e all’esistenza un valore più profondo, più intimo. Ovvio che non sia stato facile voltare pagina. «Quando andavo a lavorare e poi tornavo a casa, mi dicevo: “Gabriele, stai andando nel bosco. Sei sicuro?”. Accettare quest’idea, a livello mentale, è stata una cosa molto più forte che costruirsi un letto, un riscaldamento, una possibilità di

vita all’interno di una casa così piccola. Questo è stato forse il concetto più grande da capire, da accettare». Ma Gabriele ci riesce. Affronta anche il giudizio: suo e degli altri. E va avanti, ostinatamente. Anche di fronte alle preoccupazioni del padre che, ogni volta che lo incontra, gli chiede se abbia trovato casa: una casa vera, conforme, in un contesto urbano. Lo stesso padre che lui avrebbe voluto leggesse questo libro, scritto durante la pandemia e che Gabriele non riesce a mostragli perché il padre muore proprio a causa del Covid, prima che le pagine vadano in stampa. Ecco perché oggi sogna che, un giorno, una sua eventuale figlia - desidera una figlia femmina - legga la storia di questa scelta radicale, comprendendone le ragioni e le conseguenze profonde. Resta comunque un cammino in salita, quello che questo quarantenne inizia vivendo in una casa su un albero. Il freddo d’inverno, la neve, le raffiche di vento, la doccia con una riserva d’acqua allestita a cascata dall’alto: acqua comunque non riscaldata, sempre fredda. «Lo stra-

tagemma che uso è quello di fare la doccia negli orari centrali della giornata, quando fa meno freddo». Solo per il riscaldamento e per la cucina cede necessariamente al tepore acquistando un fornelletto a biomassa col quale scalda ambiente e cibi. Anche qui, niente accumulo come per gli indumenti: giusto gli alimenti e i capi necessari. Una vita, dunque, ridotta all’osso - o meglio all’essenziale - che lo porta ad assaporare aspetti che mai avrebbe pensato prima: la natura, gli scoiattoli che si affacciano davanti ai vetri della casa, gli animali del bosco, i timori rispetto a quelli selvatici - i cinghiali, ad esempio - che si rivelano vicini benvenuti. Una prova per se stesso ma che, proprio per quanto narrato nel libro, Gabriele spera possa aiutare un eventuale lettore “ad affrontare, magari, un passo forte che ha paura di compiere”. Il futuro, ci dice, «sarà legato a questo percorso iniziato. L’idea è di lanciare un amo, di cercare magari di trasformare una parte di me che vorrebbe addirittura stare ancora più vicino alla natura».

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Società

COSÌ IL BUTHAN MISURA IL LIVELLO INTERNA DI PROGRESSO FELICITÀ LORDA: DEL PAESE

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di Adelaide Vallardi

a veste rossa, il volto sorridente, gli occhi raggianti dietro gli occhiali da vista. Sua eminenza Khedrupchen Rinpoche, il maestro buddista poco più che trentenne a capo del monastero di Trongsa, in Buthan, sa tutto sulla felicità e da circa 12 anni va in giro per il mondo insegnando a

felici. Il regno del Buthan, un piccolo Paese con poco più di 760mila abitanti schiacciato tra Cina e India, è l’unico al mondo a misurare il suo benessere in base al livello di felicità della popolazione e non al suo reddito. Dal 1972, infatti, nel Paese è stato introdotto il parametro della “Felicità Interna Lorda”, in contrasto con

chiunque lo desideri come si può raggiungerla, indipendentemente dalla religione o dalla cultura di appartenenza. Rinpoche è l’esperto più autorevole, ma non è l’unico nel suo Paese a conoscere il segreto per essere

il ben noto Prodotto Interno Lordo diffuso nel resto del mondo. Il “Gross national happiness” (GNH, felicità interna lorda) è stato adottato per la prima volta nel regno buddista che sorge alle pendici orientali

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dell’Himalaya dal re Jigme Singye Wangchuck, convinto che fosse più importante far crescere la felicità che il Pil. Da allora in poi, il grado di sviluppo del Paese viene misurato su nove aspetti non economici della società, anche questi - a loro modo - quantificabili come i soldi: il benessere psicologico, la salute, il livello di istruzione, la gestione del tempo, l’identità culturale, il buon governo, la vitalità della comunità, la biodiversità e la soddisfazione per la propria vita. «La vera felicità non ha a che fare con i fenomeni esterni, ma si trova dentro di noi. Dobbiamo smettere di cercare la felicità nelle esperienze al di fuori di noi stessi. Gentilezza, compassione, distacco dalle cose sono atteggiamenti che possono essere facilmente adottati da chiunque in qualsiasi momento della propria vita, in qualsiasi luogo», dice Rinpoche. Lo spirito con cui le persone in Buthan hanno affrontato la pandemia è indicativo della visione del mondo che ha ispirato il concetto della Felicità Interna Lorda: «Quando qualcosa va storto, non deprimerti immediatamente, perché le cose cambieranno. Se accettiamo che tutte le cose sono temporanee, significa che ci può essere cambiamento, e con il cambiamento c’è speranza», ricorda Rinpoche.

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Eventi

«RICORDEREMO IL MONDO ATTRAVERSO IL CINEMA»

I Questo il pensiero di Bernardo Bertolucci dedicato alla “settima arte”, la stessa delle opere che partecipano alla nuova edizione dei “Corti di Lunga Vita”, il concorso cinematografico promosso da 50&Più. 80 registi da tutto il mondo si sono confrontati su un tema quanto mai attuale: l’abbraccio. Presidente della Giuria, il poliedrico autore siciliano, Pif di Gloria De Rugeriis

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l concorso internazionale Corti di Lunga Vita è dedicato alla produzione di cortometraggi che affrontano tematiche di vario genere legate ai molteplici aspetti della vita in terza età. “Abbracciami!” è il titolo dell’edizione 2022, tema scelto perché l’abbraccio è un gesto abituale che oggi si fa fatica a concedere, del quale riconosciamo la profonda importanza solo dopo esserne stati privati, e che porta con sé sensazioni, significati ed emozioni che possono essere ben veicolati da un cortometraggio. Dopo due anni di stop, Corti di Lunga Vita per la sua IV edizione ha raccolto 80 adesioni di registi di tutte le età - dai 16 ai 74 anni - e di provenienza internazionale: Italia, Polonia, Serbia, Romania, Pae-

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attualità si Bassi e Regno Unito, Stati Uniti (New York), Ecuador e Brasile, abbracciando l’ampio pubblico degli appassionati alla “settima arte”. La creatività dei partecipanti, molto varia, ha prodotto contenuti che narrano l’importanza dell’amicizia e della condivisione di un abbraccio, di come si vive l’amore, o un secondo amore, in terza età; ma raccontano anche la perdita prematura di una persona cara o come affrontare problemi legati alla salute cercando di mantenere un approccio positivo. Alcuni cortometraggi hanno rappresentato il superamento delle difficoltà vissute durante la pandemia, in altri, invece, è emersa la spensieratezza del gioco tra nonni e nipoti. «Sono stato piacevolmente colpito dalla qualità e dalla varietà del materiale ricevuto - ha commentato il presidente 50&Più, Carlo Sangalli -, si percepisce un forte desiderio di riappropriarsi del contatto umano, che tanto ci è mancato durante la pandemia. Emerge il ritratto di generazioni a confronto, nonni, figli e nipoti, che hanno bisogno di ritrovarsi. La maggior parte dei cortometraggi ha restituito messaggi positivi anche nei casi di temi difficili come la morte o la malattia, sposando i principi e gli obiettivi perseguiti da 50&Più nella narrazione dell’anzianità». Mercoledì 18 maggio 2022, con la conduzione del giornalista Federico Pontiggia, saranno proiettati e premiati i cortometraggi vincitori durante l’evento pomeridiano, conclusivo del concorso, che si svolgerà in una location storica e iconica di Roma: il teatro Argentina. Inaugurato nel mese di gennaio dell’anno 1732, ha ospitato nei secoli alcune delle più celebri opere teatrali, tra cui la prima messa in scena de Il Barbiere di Siviglia di Gioacchi-

50&PIÙ ESPERIENZE ROMA E LUOGHI DEL CINEMA

Roma è la città del Cinema per eccellenza, un set a cielo aperto. In occasione della premiazioni del concorso Corti di Lunga Vita, proponiamo un percorso tematico accompagnato dal critico e docente cinematografico Flavio De Bernardinis, già protagonista dei nostri webinar, che arricchirà il tour di curiosità e aneddoti, esplorando i luoghi simbolo del nostro immaginario.

PROGRAMMA

1° giorno: 16 maggio - Arrivo in Hotel e sistemazione nelle camere riservate. Alle ore 15:00 incontro con la guida e trasferimento a Piazza del Popolo per una visita ai luoghi che hanno ispirato i film “Vacanze romane” e “La grande bellezza” in centro città. Rientro in hotel, cena e pernottamento. 2° giorno: 17 maggio - Prima colazione in hotel. Alle ore 9:00 trasferimento in pullman agli Studi di Cinecittà e visita. Rientro in hotel per il pranzo. Alle ore 16:00 trasferimento in pullman a Garbatella e Ostiense per la visita a piedi del quartiere che ha ispirato i film “Le fate ignoranti” e “Caro diario”. Cena tipica romana a Trastevere e rientro in hotel. Pernottamento. 3° giorno: 18 maggio - Prima colazione in hotel. Alle ore 09:00 trasferimento in pullman al Mausoleo di Augusto per la visita del sepolcro circolare più grande del mondo, riaperto dopo un lungo restauro. Rientro in hotel per il pranzo. Alle 17:00 trasferimento in pullman al Teatro Argentina per le premiazione dei vincitori del concorso “Corti di Lunga Vita”. Al termine apericena a teatro. Alle 21:30 tour panoramico di Roma by night e rientro in hotel. Pernottamento. 4° giorno: 19 maggio - Prima colazione in hotel. Fine dei servizi.

QUOTE INDIDUALI DI PARTECIPAZIONE In camera doppia

€ 520

Supplemento camera singola

€ 120

Quota supplementare per i non soci: € 50 LA QUOTA COMPRENDE: - Soggiorno presso hotel TH Palazzo Carpegna (4 stelle sup.) o similare con trattamento di mezza pensione (bevande ai pasti incluse) - Cena in ristorante tipico romano - Trasferimenti in Pullman Gran Turismo come da programma - Visite guidate come da programma, inclusi gli ingressi - Ingresso al Teatro Argentina con apericena - Assicurazione medico bagaglio e annullamento viaggio. LA QUOTA NON COMPRENDE: Tassa di soggiorno da corrispondere all’hotel - Tutto quanto non espressamente indicato. (Aut. Reg. 388/87) Tel. 06 6871108/369 Fax 06 6833135 E-mail: info@50epiuturismo.it Oppure presso le sedi Provinciali 50&Più. www.50epiuturismo.it maggio 2022 | www.spazio50.org

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Eventi

no Rossini. Un luogo scelto per offrire agli ospiti dell’evento l’esperienza immersiva del teatro, all’interno del quale si respira un’atmosfera avvolgente che rievoca un caloroso abbraccio. Quest’anno la Giuria chiamata a valutare le opere finaliste vede il regista Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, nel ruolo di presidente. Al suo fianco quattro giurati: Flavio De Bernardinis, critico cinematografico e docente al Centro Sperimentale di Cinematografia; Silvia

Giulietti, produttrice cinematografica indipendente e docente di tecnica di ripresa digitale e montaggio a Roma e Londra; Lidia Ravera, giornalista e scrittrice, curatrice della collana “Terzo Tempo”, dedicata a romanzi che narrano storie di over 60, e Marco Trabucchi, presidente dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria (AIP) e della Fondazione Leonardo. I dodici finalisti, tra cui saranno scelti i tre vincitori della IV edizione del concorso sono:

De Franco Ryan e Mendelson Matthew Nati a: Cleveland (Ohio) nel 1989 e Long Island (NY) nel 1982 Opera: Isole Ciclopi

Patti Sade Nata a: Exter (UK) nel 1990 Opera: Il viaggio di Emma

Di Gerlando Marco e Gibelli Ludovica Nati a: Sanremo (IM) nel 1980 e Genova nel 1977 Opera: Giovanni

Pizzol Romeo Nato a: Forlì nel 1995 Opera: L’abbraccio mancato

Lange Dalila e Simanella Ambra Nate a: Martina Franca nel 1997 e Milano nel 1990 Opera: Abbracceresti uno sconosciuto?

Tamburini Filippo Nato a: Firenze nel 1993 Opera: Una storia d’amore

Lopardo Dino Nato a: Marsicovetere (PZ) nel 1985 Opera: Vecchio

Vazzoler Alessandro

Minafra Pierdomenico e Piccinni Leonardo Nati a: Bari nel 1998 e 1993 Opera: Μυοσωτίς (Myosotis)

Zanardini Chezia

Pasotti Fausto Felice Nato a: Milano nel 1955 Opera: The perspective that no longer exists

Zito Giuseppe Nato a: Palermo nel 1973 Opera: Cucù

Nato a: Trieste nel 1996 Opera: Roma

Nata a: Brescia nel 1983 Opera: Quando vieni a trovarmi?

Le premiazioni di Corti di Lunga Vita si terranno a conclusione della più ampia proposta culturale 50&Più Esperienze “Roma e i luoghi del cinema”. Un viaggio di tre giorni alla scoperta dei luoghi della Capitale che ispirarono Fellini, attraverso le ambientazioni più conosciute del cinema italiano, gli Studios di Cinecittà e molto altro. È possibile visionare le opere finaliste e seguire tutti gli aggiornamenti sul concorso e sulle premiazioni collegandosi al sito Spazio50.org. 36

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Tecnologia

IL FUTURO DEI

SOCIAL È NEL METAVERSO? Se ne parla sempre più spesso: è lo spazio sociale tridimensionale e fittizio dove incontrarsi per passeggiare, lavorare o divertirsi. È solo un’idea suggestiva o un cosmo parallelo in un futuro non troppo lontano? di Anna Costalunga

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n principio era “Second Life”: il mondo virtuale nato a metà del 2000 nel quale gli utenti, accedendo con un avatar (una rappresentazione tridimensionale di sé), si incontravano, stringevano relazioni, compravano oggetti e servizi utilizzando criptovalute. Un palcoscenico che, tra politiche sbagliate e mancanza di idee, ha iniziato lentamente a svuotarsi, soppiantato dalla nascita delle nuove piattaforme - come Facebook e Instagram - dove tutto appariva più “vero” e autentico. Sembrava la fine di un’epoca, quando ecco che, qualche mese fa, Mark Zuckerbeg - uno dei padri fondatori di Facebook - annuncia l’ultima rivoluzione nei social network: il metaverso, appunto. Un internet “incarnato”, che non distingue tra reale e virtuale, e che - assicura - raggiungerà in un decennio un miliardo di persone, creando milioni di posti di lavoro. 38

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FACEBOOK ADDIO? Partiamo da un fatto: per gli addetti ai lavori, Facebook ha i giorni contati. Non accadrà nell’immediato, ma il social più famoso al mondo è ormai considerato obsoleto. Disertato dalla Generazione Z, è destinato a divenire nel tempo sempre più una vetrina di contenuti più o meno improbabili, sepolti da foto di gattini e cuoricini. A ciò si aggiunge la perdita di reputazione causata dal clamoroso black-out dell’ottobre scorso e dalle accuse di negligenza nell’eliminazione di contenuti violenti e dannosi. Queste ed altre considerazioni inerenti al fatturato, che iniziano ad investire anche l’altra piattaforma di Zuckerberg, Instagram, devono aver spinto il miliardario statunitense ad annunciare con entusiasmo, e con un certo anticipo sui tempi, la prossima rivoluzione della rete. UN NUOVO UNIVERSO SOCIAL Secondo la Treccani, il termine metaverso indica “uno spazio tridimensionale all’interno del quale le persone fisiche possono muoversi, condividere e interagire attraverso avatar personalizzati”. Siamo dunque in un mondo digitale, composto da infinite comunità virtuali interconnesse, in cui le persone - attraverso ologrammi - sperimentano ogni aspetto dell’esistenza, dalla vita privata al lavoro. Il tratto rivoluzionario, che ne fa una “Second Life 2.0”, è la promessa di un’esperienza di full immersion: una volta entrati in questo universo artefatto, infatti, sarà possibile vivere emozioni reali: abbracciare un amico, ascoltare un concerto, accarezzare un delfino. Ma anche creare un ambiente di lavoro “su misura”, o abitare in una villa con piscina, cambiando il dress code del proprio avatar a seconda dell’umore. Magari costruendo un’identità digitale non più ad immagine e somiglianza, ma secondo gli schemi del “wanna be”: più giovane, più magra, più bella. Del resto, il concetto è già

nel nome: il suffisso greco meta indica infatti qualcosa che va oltre, lasciando così intendere un’idea di passaggio ma anche di superiorità. NASCE META Nelle parole di Zuckerberg «la qualità distintiva del metaverso sarà una sensazione di presenza, come essere lì con un’altra persona». Tutto ciò grazie alle ultime tecnologie, che mescolano la realtà virtuale dei visori 3D - strumento dei giochi di ruolo - con la realtà aumentata (quella, per capirsi, in uso nei Gps). Di più: nelle intenzioni del suo creatore, in un futuro non troppo lontano, questo universo trascendentale sarà persino accessibile senza l’uso di particolari device, direttamente da uno smartphone. Come del resto accade oggi con i social tradizionali. Certo, più facile a dirsi che a farsi, almeno per ora. Nel frattempo, però, la società del magnate americano sta compiendo grandi passi avanti in questa direzione. A partire dal cambio di nome - da Facebook a Meta - passando per la nuova piattaforma di giochi, Horizon Worlds, e per il progetto Horizon Workrooms, il sistema che - attraverso il visore Oculus - permette di lavorare in un luogo virtuale con gli avatar dei colleghi. Per non parlare degli ormai famosi smart glasses, “occhiali intelligenti” provvisti di telecamere in grado di scattare foto e video da condividere via bluetooth. C’È BISOGNO DI NUOVE REGOLE Ma la meta finale - quella di una totale identificazione tra esistenza virtuale e vita fisica - resta ancora lontana. Al contrario degli interrogativi etici che la riguardano. La comparsa di metaverso pone infatti numerosi quesiti, riguardanti in primis le nuove minacce rivolte alla privacy degli utenti (chi e come userà una tale, ingente massa di dati?). Questi ultimi, poi, soprattutto i più giovani e vulnerabili, potrebbero preferire ad una vita considerata troppo maggio 2022 | www.spazio50.org

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Tecnologia piatta, un’esistenza simulata in un universo in cui tutto è perfetto, a partire dal proprio aspetto fisico. E se da un lato c’è chi afferma che presentarsi ad un meeting virtuale con un tubino di Dior sia più democratico che avere la possibilità economica di acquistarne uno, rimane il fatto che l’essere “altro” è un superpotere fantastico. Da maneggiare con cura. Abbiamo rivolto al professor Giuseppe Riva - ordinario di Psicologia della comunicazione all’Università Cattolica di Milano -, alcuni interrogativi sui possibili sviluppi della nuova realtà e sull’impatto che questa potrebbe avere sul singolo e sulla società. Professore, il metaverso mescola mondo reale e mondo digitale. Saremo ancora in grado di distinguere ciò che siamo da ciò che vorremmo essere? La parola “metaverso” è stata creata da Neal Stephenson che nel suo romanzo Snow Crash, pubblicato nel 1992, lo descrive come un’esperienza di realtà virtuale condivisa che permetteva di sfuggire da un mondo fisico diventato poco interessante. Esiste però una differenza sostanziale tra il suo metaverso e quello a cui stanno lavorando le grandi aziende tecnologiche. La caratteristica principale del nuovo mondo in 3D è infatti la “realtà mista” (mixed reality), la fusione tra il mondo virtuale e quello fisico. In pratica, nella realtà mista quello che facciamo nel mondo fisico influenza l’esperienza nel mondo virtuale e viceversa, eliminando i confini che definiscono ciò che è reale da quello che non lo è. In questo contesto, se la tecnologia è abbastanza potente, io posso diventare quello che voglio essere. Nel nuovo universo social non ci sarà più spazio per la body positivity? Dipende. Da una parte il metaverso 40

«La caratteristica principale del nuovo mondo in 3D è la “realtà mista”, una fusione tra mondo virtuale e fisico» estremizza le potenzialità dei filtri di Instagram, consentendo ai propri utenti di creare un avatar con un corpo perfetto. E questo potrebbe spingere molti soggetti a decidere di apparire online solo con il proprio Io digitale ritoccato. Allo stesso tempo, però, una delle possibilità che consente è quella di entrare in un corpo diverso dal proprio (body swapping). Non vuol dire solo indossare una maschera o un abito diverso. Nel metaverso, infatti, io posso esattamente diventare una persona diversa. Per esempio, posso provare ad entrare nel mio avatar più anziano e provare le emozioni che questo nuovo corpo mi può dare. E questo potrebbe essere utile per aumentare il livello di empatia: il nipote, entrando nel corpo del nonno, potrebbe capire meglio che cosa sta provando. Il bisogno di mostrarsi perfetti - specchio di una società narcisista ed edonista - è un fenomeno che colpisce tutte le fasce d’età? Il paradosso è che non sono solo i più giovani a desiderare un corpo perfetto. Anzi, con l’aumentare dell’età e

delle imperfezioni lasciate dal tempo, cresce anche la sensazione di avere un fisico non più adeguato. Ciò spinge il soggetto ad attivare una serie di comportamenti per migliorare il proprio aspetto: dall’intervento di mastoplastica additiva al trapianto di capelli. E, se fino ad una quindicina di anni fa questo bisogno era prevalentemente femminile, oggi si distribuisce quasi equamente tra entrambi i sessi. Infine, dal punto di vista dei diritti, quanto siamo pronti a tutelare i più vulnerabili? Le potenzialità e i problemi che il metaverso può offrire rendono sicuramente necessaria una regolamentazione, probabilmente a livello sovrannazionale, che al momento manca totalmente. Questo anche perché, per ora, la riflessione su questa tecnologia e sulle sue conseguenze è praticamente inesistente. A rendere difficile tale valutazione è la necessità di un approccio “umano”, integrato e multidisciplinare, che unisca la conoscenza degli aspetti tecnologici con quella dei processi e dei contesti in cui il metaverso verrà utilizzato.

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Tecnologia e dintorni CURIOSITÀ

a cura di Valerio Maria Urru

Dopo la richiesta record del 2020-2021 a causa del lockdown, la domanda di chip sembra essere rientrata ma la scarsità durerà ancora fino al 2023.

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A CUCCIA, CANE ROBOT! CyberDog potrebbe proiettarci in un futuro postumano

Il loro antenato, Sparko, fu presentato per la prima volta alla fiera mondiale di New York del 1930. Doveva essere il fedele compagno “elettrico” dell’uomo futuro, il primo vero cane automa. Oggi i cani robot sono una realtà pensata per gli usi più disparati. Uno degli ultimi arrivati è CyberDog: realizzato dal colosso tecnologico Xiaomi, si accuccia, si impenna su due zampe, si comporta quasi fosse un vero cane e costa come uno smartphone.

www.youtube.it

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RESTAURIAMO LE NOSTRE FOTO CON REMINI Grazie all’Intelligenza Artificiale, una definizione inaspettata

Basta fare notte con complessi programmi di grafica per restaurare fotografie a cui magari teniamo molto. Non bisogna più essere degli esperti informatici per trasformare vecchie foto, pixelate, sfocate o danneggiate in foto ad alta definizione. Grazie all’Intelligenza Artificiale, l’App Remini riesce a migliorare qualsiasi tipo di immagine con un tocco: i dettagli vengono ripristinati, la nitidezza incrementata, così come il numero di pixel nelle foto di bassa qualità.

https://remini.ai

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NFT, COSA SONO E COME FUNZIONANO Non Fungible Tokens: a cosa servono?

Gli NFT (Non Fungible Tokens) sono certificati di autenticità - creati tramite tecnologia blockchain - che rendono i contenuti digitali a cui sono applicati qualcosa di unico. Ad esempio, nel caso delle opere d’arte digitali - prima dell’avvento degli NFT - non esisteva un protocollo condiviso che attestasse l’originalità di un elaborato artistico di questo tipo. Da qualche tempo, invece, è possibile certificare le opere d’arte digitali anche nell’ambito del loro commercio.

www.iboitalia.org

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FARMACI PERSONALIZZATI E STAMPATI IN 7 SECONDI Una tecnica per produrli on-demand grazie a stampanti 3D

All’University College di Londra (UCL) un team di ricerca ha sviluppato un’innovativa tecnica per stampanti 3D che potrebbe essere utile nel produrre on-demand farmaci personalizzati in appena 7 secondi. I ricercatori hanno usato la fotopolimerizzazione in vasca. In sintesi accade questo: una formulazione in resina, contenente il farmaco disciolto in una soluzione con una sostanza chimica fotoreattiva, viene attivata dalla luce solidificandosi in una compressa stampata.

www.ucl.ac.uk/pharmacy

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Dal 3 al 5 maggio Torino ospita l’evento Next Generation Mobility per parlare di futuro della mobilità.

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Focus

CAREGIVER: TANTI DOVERI E POCHI DIRITTI di Giovanna Vecchiotti

Mattia ha 11 anni e un papà che non lo riconosce quasi più perché ha contratto una forma precoce di Alzheimer. Così Mattia ha imparato a stargli vicino fin dalla più tenera età, stimolando le facoltà cognitive del genitore per far sì che la malattia degenerativa potesse rallentare il suo corso. Anche Pietro, 14 anni, ha a che fare con il declino cognitivo di una persona cara, la nonna, che lui segue costantemente da anni, organizzandole delle lezioni anche con strumenti informatici. Pietro si è dedicato in modo così intenso a Nonna Marisa, da farla migliorare a livello clinico. Elena, invece, ha capito che la vita può essere molto dura già a 11 anni, quando la sua città è stata colpita dal disastroso terremoto del Centro Italia. Ma lei non ha perso il sorriso né la voglia di stare accanto alla sorellina gravemente disabile, aiutandola in ogni modo possibile. Tre esempi di caregiver in giovanissima età, tre ragazzini che si sono trovati ad occuparsi, ognuno a modo proprio, di familiari anziani o colpiti da grave infermità. Perché non c’è un’età in cui “si è autorizzati” a diventare caregiver né un momento della vita in cui puoi chiedere di esserlo o meno.

Il caregiver investe tempo e amore nei confronti di colui di cui si prende cura. Una figura fondamentale alla quale, però, sembrano riservati solo doveri e pochi diritti. E nonostante, nel corso degli anni, si siano susseguite diverse proposte di legge volte a un riconoscimento della figura del caregiver, niente di realmente concreto è stato fin qui fatto. Forse perché si pensa che quando c’è una persona anziana o malata in famiglia “il lavoro di cura” debba essere obbligatoriamente demandato ad uno dei familiari. Non importa che età essi abbiano, non importa se la loro vita ne sarà sconvolta e nessuna tutela verrà mai loro riconosciuta. Eppure i caregiver sono circa 8,5 milioni, ovvero il 17,4% della popolazione italiana. Persone per le quali “onora il padre e la madre” e “finché morte non ci separi” non costituiscono un obbligo ma una scelta. Mattia Piccoli, Pietro Bartoloni ed Elena Piergentili hanno ricevuto l’attestato d’onore di “Alfiere della Repubblica” che “premia quei giovani minorenni che, per comportamento o attitudini, rappresentano un modello di buon cittadino”.

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Inchiesta 50&Più

UN ESERCITO NELL’OMBRA

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econdo l’Istat e attraverso dati che risalgono - i più recenti - al 2018, le persone che in Italia assistono regolarmente figli o altri parenti di più di 15 anni in quanto malati, disabili o anziani, sono oltre 2 milioni e 800mila. Una responsabilità, questa di cura, che grava soprattutto sulle donne, specie nella fascia tra i 45 e i 64 anni. In questa lunga panoramica, da qui alle prossime pagine, proveremo proprio a mettere a fuoco la figura del caregiver tratteggiandone i bisogni e un profilo, attraverso la voce di chi - a tempo pieno o comunque sempre in modo stabile - si trovi a farsi carico di un familiare non autosufficiente. Ciò che accomuna le storie con cui ci siamo confrontati è la condizio-

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Hanno un ruolo prezioso e quanto mai complesso. Si prendono cura a lungo termine di persone con disabilità o che soffrono di patologie croniche o degenerative. Non lo fanno per mestiere: sono i familiari dei malati. Persone che, spesso e senza alcun aiuto, si occupano stabilmente di un congiunto in grave difficoltà di Samuela Gangi

ne con la quale queste persone sono costrette a convivere: ci parlano infatti di stress, esaurimento emotivo, ansia e sintomi, più o meno evidenti, di depressione, che si palesano, come ci spiegheranno gli specialisti cui ci siamo rivolti, in disturbi del sonno ed effetti collegati all’area ansioso-depressiva. In più di una circostanza, non a caso, sentiamo proprio parlare di burnout. È un termine inglese che letteralmente significa “bruciato” ma che, in maniera più ampia, è riconducibile alle professioni di cura, e indica uno stato di esaurimento emotivo, fisico, morale generato da un carico di stress eccessivo. La Sindrome del burn-out, conosciuta, appunto, anche come “sindrome del caregiver”,

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SEBBENE ALCUNE REGIONI SI SIANO DATE ORDINAMENTI E LINEE GUIDA CHE DEFINISCANO DIRITTI E DOVERI DI QUESTE IMPORTANTI FIGURE, IL QUADRO D’INSIEME RESTA FRASTAGLIATO è tipica nell’ambito delle professioni d’aiuto. Una condizione di stanchezza e carico emotivo ben al di sopra della soglia di tolleranza e che rischia di diventare duratura. Purtroppo, però, non sempre il caregiver ammette a sé stesso e agli altri di aver bisogno d’aiuto. È, però, il passo fondamentale: quello che attiva una rete che può rivelarsi indispensabile. Il vero problema è che, alle nostre latitudini, la figura del caregiver non è riconosciuta né tutelata e ogni progresso nella condizione di assistenza della vita del malato e dell’accudente è strettamente correlata alla libera impresa di colui o colei che si fa carico di un parente malato. Altro discorso per Paesi come Germania, Spagna, Grecia, Francia, Regno Unito, Romania e Polonia, dove invece esistono norme a tutela di questi “prestatori di cure”. Qui da noi, si può parlare di un autentico esercito silenzioso che ha anche dovuto affrontare le complessità dell’intero arco pandemico. Quello del caregiver è, come detto, un ruolo gravoso, spesso reso ancora più oneroso da una assunzione di responsabilità inattesa e in risposta a situazioni di assoluta emergenza. Sta di fatto che parliamo di avvenimenti destinati a modificare in modo parziale o totale la vita stessa di chi presta aiuto al familiare. Va dunque sottolineato come in Italia manchi una legge organica sul tema del caregiving e, sebbene alcune Regioni si siano date ordinamenti e linee guida che inquadrano diritti e doveri del caregiver familiare, il quadro d’insieme resta frastagliato. Ma una

notizia buona c’è: la cosiddetta legge sui “caregiver familiari” - di lunghissima gestazione - riprenderà questo anno la discussione in Senato, dopo uno stop che dura di fatto dal luglio 2020. Affatto positiva l’opzione che sembrerebbe saltare, ossia quella di garantire contributi figurativi o scivoli per il prepensionamento ai familiari che si prendono cura di un parente convivente non autosufficiente. Parrebbe economicamente insostenibile. Di certo è allo studio un modo per far sì che i 2,8 milioni di persone che assistono familiari possano avere maggiore supporto. La Commissione Lavoro del Senato si starebbe orientando verso la scelta di circoscrivere il sussidio ai caregiver impegnati, per la maggior parte del loro tempo, nell’assistenza a familiari con patologie e disabilità gravi e gravissime.

Una nebulosa, al momento - tra norme e informazioni -, nella quale le famiglie fanno fatica a muoversi, mentre sono in tanti a ricordarci l’assoluta necessità di avere indicazioni, di poter seguire un percorso. Per riassumerla, i bisogni dei caregiver ruotano intorno a due più grandi direttrici: la necessità di una formazione rispetto alla malattia del congiunto e un modo quanto più rapido ed efficace di risolvere le incombenze quotidiane nonché le comunicazioni con il personale medico, senza tralasciare l’aspetto emotivo, psicologico, personale. Ecco perché rivolgersi al Servizio sanitario, individuare un terapeuta di riferimento, farsi indicare associazioni di caregiver del proprio territorio, può rivelarsi una mossa se non vincente, almeno adeguata.

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Inchiesta 50&Più

UNA VITA DEDICATA AGLI ALTRI L’impegno, la fatica e il disagio spesso segnano la vita di coloro che, ogni giorno, assistono con dedizione un proprio congiunto. 50&Più, in collaborazione con l’Istituto di ricerca Format Research, fa il punto sulla situazione dei caregiver over50 nel nostro Paese di Giovanna Vecchiotti

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gnese si guarda allo specchio. Non lo fa da mesi o forse da anni, non ricorda più. È vero, quando la mattina si pettina o si veste si mette davanti ad uno specchio, ma il problema è che quei gesti non sono assecondati dal cervello, troppo impegnato a dirimere i tanti pensieri. Oggi, invece, mentre si raccoglie i capelli nel solito chignon, improvvisamente Agnese “ricambia lo sguardo della donna che le sta di fronte” e si accorge che quel volto quasi non lo riconosce più. Tante rughe solcano la sua fronte e gli angoli della bocca, mentre striature bianche attraversano le ciocche dei capelli un po’ arruffati e di un colorito spento. Spento come lo sguardo nei suoi occhi. Sono passati troppi anni da quando Giorgio ha iniziato ad accusare i sintomi di quella malattia così silente e insidiosa. «Una giornata no può capitare a tutti - le dicevano i medici -. Lavorare tanto può causare stress». Eppure, lei aveva capito che gli sbalzi d’umore di Giorgio non erano normali. Lui passava periodi sempre più lunghi in cui diventava ogni volta più cupo. Non ave48

va voglia di uscire, di leggere, perdeva interesse per ogni cosa, persino per il cibo, e se ne stava chiuso in camera al buio, con gli occhi chiusi, a piangere sommessamente. Poi, all’improvviso, quell’apatia finiva e pian piano tornava a diventare il Giorgio di sempre: allegro, divertente, attivo... Tanto attivo, troppo attivo. La depressione lasciava il posto ad una vivacità incontrollabile: la notte non dormiva, scriveva, dise-

gnava, spostava mobili e suppellettili; di giorno chiamava al telefono amici e parenti incurante dei loro impegni, oppure usciva e camminava senza sosta per ore e ore. Una volta si era persino lasciato penzolare dal lampadario, perché, diceva, «lui era come Tarzan». “Disturbo bipolare”, diagnosticarono poi i medici. E così la vita di Agnese si è inesorabilmente trasformata. Sono più di vent’anni che lei vive in simbiosi con lui e non lo abbandona mai; si prende una boccata di ossigeno soltanto quando Giorgio viene ricoverato in una clinica privata, dove cercano di stabilizzarlo. Lei, che è una donna d’altri tempi, pronta a sacrificarsi per il bene della famiglia, sa che la malattia mentale non ha minato solo la testa di lui ma sta scavando lentamente anche nella sua. Guarda Giorgio attraverso lo stesso specchio in cui guarda se stessa: lui dorme sprofondato nella poltrona. Sembra un bambino, il suo bambino di settant’anni, che lei curerà, come promesso, “finché morte non li separi”. Agnese appartiene all’enorme schiera di caregiver che dedicano parte della propria vita alla cura di un famigliare con disabilità anche grave, a quell’esercito di invisibili che conta tra le pro-

La persona di cui si prende cura dove vive?

38,8%

Vive nella mia stessa abitazione

3,1%

Vive in una casa di cura o casa di riposo FIGURA 1

58,1%

Vive in un’altra abitazione

Fonte: Centro Studi 50&Più - Format Research

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In che modo si prende cura di un familiare fragile o anziano?

La somma dei dati è diversa da 100,0 perché erano ammesse risposte multiple.

62,9 %

Svolgo delle commissioni

57,9 %

Lo assisto nelle problematiche sanitarie

52,5 %

Gli do sostegno morale

45,7 %

Lo assisto nel rapporto con il medico

28,8 %

Offro assistenza domiciliare

26,0 %

Mi occupo dell'igiene personale e bisogni primari

14,2 %

Offro sostegno economico

FIGURA 2

prie fila circa 8,5 milioni di persone, il 17,4% della popolazione. La maggior parte dei caregiver sono donne e il 40% di esse rientra nella fascia degli over50. Il 60% dei caregiver non ha un lavoro o ha dovuto rinunciare a quello che svolgeva, e non potrebbe essere altrimenti, considerando che spesso essi si occupano della persona disabile - che può essere un genitore, un coniuge, un figlio, un fratello o una sorella - a tempo pieno, ovvero 24 ore su 24. E, c’è da sottolinearlo, se ne occupano gratuitamente. 50&Più, ha voluto approfondire la conoscenza di quel 40% di caregiver ultracinquantenni, il loro tipo di impegno e la dedizione verso i propri cari fragili, e per farlo si è avvalsa della collaborazione dell’Istituto di ricerca Format Research. L’indagine è stata svolta su un campione statisticamente rappresentativo della popolazione italiana di età superiore ai 50 anni, stratificato per genere (maschio, femmina), classe di età (5064 anni, 65-74 anni, oltre 75 anni), macroarea geografica (Nord-Ovest, Nord-Est, Centro, Sud e Isole). Lo studio di Format Research ha confermato che una cospicua fascia della popolazione ultracinquantenne (cir-

Fonte: Centro Studi 50&Più - Format Research

ca il 39,5% degli intervistati) veste i panni del caregiver, seppur con diverse modalità. Infatti, alla domanda: Si prende cura di un familiare fragile o anziano? il 26,5% degli intervistati ha dichiarato che lo fa regolarmente, mentre il 13,0% lo fa ogni tanto; c’è comunque un 37,4% degli over 50 che non si occupa personalmente dell’assistenza del congiunto fragile, mentre il 23,1% non ha familiari che necessitano di attenzioni particolari. Un impegno che, quando c’è, cambia la routine quotidiana del caregiver,

soprattutto se l’assistito vive in un’altra abitazione. E ciò avviene in una buona percentuale di casi. Infatti, alla domanda La persona di cui si prende cura, dove vive? il 58,1%% degli intervistati afferma che il familiare fragile vive in un’altra abitazione, il 38,8% dice che è convivente, mentre il 3,1% sostiene che il congiunto si trova in una casa di cura o di riposo (Figura 1). Il dato interessante rilevato dalla ricerca è che il 40,4% degli assistiti conviventi con il caregiver sono uomini con un’età superiore ai 74 anni, residenti principalmente nel Nord-Est (43,6%), mentre chi necessita di assistenza ma risiede in un’altra abitazione rispetto al caregiver è donna (59,0%), ha un’età compresa tra i 50 e i 64 anni (63,0%) e vive nel Centro Italia (65,7%). I caregiver, secondo dati Istat, svolgono il loro compito un minimo di 20 ore a settimana, e solitamente hanno diverse mansioni: dall’assistenza del malato con somministrazione di farmaci al rapporto con il medico curante; dalla cura dell’igiene del disabile alla preparazione dei suoi pasti. Un impegno, quindi, su più fronti. E i caregiver over 50 quali attività svolgono in prevalenza?

Nelle attività di cura al familiare anziano e/o fragile, riceve un aiuto esterno (servizi sociali del comune, asl, servizi privati, ecc)?

33,2%

NO, me ne occupo io con l’aiuto di un famigliare

37,8% NO, me ne occupo solo io

FIGURA 3

29,0%

SÌ, ricevo un aiuto esterno

Fonte: Centro Studi 50&Più - Format Research

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Inchiesta 50&Più Come giudica l'aiuto esterno ricevuto?

Sufficiente Adeguato 39,0 % 33,6% Insufficiente

Del tutto insufficiente 13,1 % 9,6 %

Molto adeguato 4,7 %

Fonte: Centro Studi 50&Più - Format Research

FIGURA 4

Alla domanda In che modo si prende cura di un familiare fragile o anziano? il 62,9% ha dichiarato di svolgere delle commissioni per aiutare il congiunto nella vita quotidiana; il 57,9%, si occupa delle problematiche sanitarie; il 52,5% offre un sostegno morale; il 45,7% lo assiste nel rapporto con il medico; il 28,8% si occupa dell’assistenza domiciliare; il 26,0% si occupa dell’igiene personale del congiunto e dei suoi bisogni primari come l’a-

limentazione, mentre il 14,2% offre un sostegno economico in modo da aiutare fattivamente il proprio caro (Figura 2). Un impegno spesso giocato su più fronti, dunque, che richiede un grande impegno. E nello svolgere questi compiti, i caregiver ultracinquantenni si fanno aiutare? Alla domanda Riceve un supporto esterno nelle attività di cura al familiare anziano e/o fragile (servizi sociali del comune, asl, servizi privati, ecc.)?

Riesce a conciliare la sua vita con i bisogni della persona anziana e/o fragile di cui si prende cura?

47,1% SÌ, del tutto

4,2% NO, non ci riesco

SÌ, con alcune difficoltà

FIGURA 5

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48,7%

Fonte: Centro Studi 50&Più - Format Research

il 37,8% degli intervistati afferma di non ricevere alcun supporto e di svolgere i compiti da solo; generalmente questi caregiver sono donne (il 39,4%) e risiedono nell’Italia centrale e Meridionale, rispettivamente per il 43,4% e il 42,5%. C’è invece un 33,2% degli intervistati che si fa aiutare da un altro familiare, mentre il 29,0% riceve un aiuto esterno (Figura 3). Non sempre, però, gli aiuti ricevuti sono considerati validi: una buona fetta degli intervistati (il 22,7%) li considera negativamente, mentre il 38,3% li giudica in maniera positiva. Nello specifico il 9,6% degli intervistati considera il supporto esterno del tutto insufficiente; il 13,1% insufficiente; il 39% sufficiente ed, infine, il 33,6% adeguato (Figura 4). Un impegno costante, abbiamo detto, quello del caregiver, che spesso mette alla prova la tenuta della famiglia e la resistenza psico-fisica dello stesso assistente, costretto spesso a barcamenarsi tra cure, lavoro e vita familiare. Alla domanda Riesce a conciliare la sua vita con i bisogni della persona anziana e/o fragile di cui si prende cura? i caregiver over 50 hanno, comunque, dimostrato di avere “una marcia in più” rispetto agli assistenti familiari che appartengono ad altre classi di età. Quasi la metà del campione intervistato (47,1%) ha risposto che riesce a conciliare totalmente la propria vita con i bisogni del familiare a cui fornisce aiuto, mentre il 48,7% ci riesce con alcune difficoltà. Solo il 4,2% non ci riesce (Figura 5). E a conciliare del tutto assistenza e vita sono soprattutto gli uomini (51,7%) con un’età superiore ai 74 anni, che vivono nell’Italia settentrionale. Chi ritiene di avere delle difficoltà sono soprattutto le donne (51,9%), che vivono al Centro e Sud Italia.

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DEMENZA: TESTIMONIANZE DI CURA

di Giada Valdannini

Assistere costantemente un familiare significa iniziare a vivere un’altra realtà. Una condizione che porta ad un lento annullamento della propria esistenza, del proprio io, a favore del malato

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«

e prime avvisaglie della demenza di mia madre sono comparse a dicembre del 2012. Io vivevo in Sicilia, mi sono accorto che aveva delle piccole dimenticanze: confondeva i nomi o alcune parole od oggetti. Siccome il padre del mio migliore amico aveva sofferto di questa patologia, avevo idea di quelli che fossero i sintomi». Si somigliano spesso le storie dei familiari che hanno a che fare col declino cognitivo di un parente, di una persona cara. Esattamente com’è capitato a Marco Annicchiarico, neppu-

re cinquantenne, oggi alle prese con la malattia della madre. «Alle prime avvisaglie - racconta - ne parlai in casa, ma non fu dato peso a ciò che dicevo: neppure il medico di base mi diede credito. Solo dopo due anni mio padre si convinse a sottoporre mia madre a una visita neurologica: da essa emerse la diagnosi di Alzheimer». Una notizia che sconvolge ogni equilibrio familiare, la stessa che può mandare in pezzi ogni genere di organizzazione precedente. Nel caso di Marco, è lui a farsi carico della patologia della madre, tanto più che il padre si ammala e muore nell’arco di poco tempo.

Per assistere i genitori - poi solo la madre, la cui salute mentale è definitivamente compromessa - Marco lascia la Sicilia, il lavoro di ufficio stampa e fa ritorno nella sua città natale, Milano, dove vive la famiglia. «Diventare un caregiver significa che si sommano un insieme di fattori che ti portano a vivere in un’altra realtà. Una realtà che cambia per chiunque stia vicino a un malato di demenza». La madre, continua a dirci Marco, dapprima ha iniziato a non riconoscere più il padre; poi, sono cominciati i disturbi comportamentali e, quindi, ecco sopraggiunti autentici deliri. «Un malato di demenza non dimentica soltanto; non riconosce più le persone e, se al mattino si sveglia trovando nella stanza accanto qualcuno che non riconosce, comincia ad agitarsi. Sarebbe così per chiunque di noi». Marco racconta, perciò, di una situazione in progressivo peggio-

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Inchiesta 50&Più ramento, che non gli lascia alternativa se non mollare tutto e iniziare una nuova vita. «Una volta a Milano, ho provato a lavorare online, in home working; ma occuparsi di una persona con demenza richiede tante energie: o lavori o assisti». Non a caso, le statistiche dicono che oltre il 66% dei familiari che devono prendersi cura stabilmente di un caro ammalato è costretto a lasciare il lavoro. «Statistiche che, però - sottolinea Marco non sono tenute in considerazione da chi potrebbe prendere delle decisioni e migliorarci la vita». La vede alla stessa maniera Laura Maisnati, cinquantacinque anni, un lavoro e tre figli ormai grandi. Anche lei ha una mamma malata di demenza che assiste col padre, piuttosto anziano. «La mia mamma, nel 2010, ha avuto un tumore al colon. Dopo l’intervento d’urgenza non è più stata la donna che faceva un po’ tutto in casa.

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Da allora, sono diventata la sua caregiver. Oggi ancora di più, da quando alle problematiche pregresse si è unito l’Alzheimer. È come se avesse otto mesi: ha il pannolone, la spostiamo con il sollevatore». Laura, come Marco, nel diventare caregiver ha dovuto archiviare un pezzo della propria vita. «Da un giorno all’altro - spiega Marco - è cambiato tutto. A un certo punto non sapevo più chi fossi realmente. Prima ero la persona che scriveva recensioni musicali, libri, canzoni: in un attimo sono diventato per tutti il caregiver di mia madre. Quando mi chiedevano come stessi, io spiegavo le condizioni di mia madre perché la vita di un caregiver viene, senza volerlo, inglobata nella malattia del familiare. La demenza si dice - non colpisce solo la persona che ne è affetta; è una malattia familiare che coinvolge l’intero nucleo». Tutto ciò è chiaro anche a Laura. In-

fatti, affianca anche il padre rimasto accanto alla moglie che, però, non ha più alcun modo di comunicare. «Quando vado a casa dei miei, parlo con papà di attualità, di politica; cerco di tenere vivo il suo interesse. Tutto, però, sarebbe vano se non potessi contare anche sull’aiuto di una badante che, durante tutto il giorno, si prende cura dei miei». Una risorsa, certo, ma anche un costo che non tutti sono in grado di sostenere. Entrambi - sia Laura sia Marco - ci dicono quanto sia esigua la somma corrisposta alle famiglie con un malato a carico, supera appena i cinquecento euro: una cifra con cui non si riesce ad onorare nemmeno il minimo delle spese. «Nel 2016 - dice Marco - a mia madre fu prescritto di frequentare un centro diurno: cinquanta euro al giorno per cinque giorni a settimana, con una pensione di reversibilità e l’accompagno di appena 500 euro al mese. Poi ci sono i pannoloni: quelli che passa la Asl sono a bassa assorbenza e perciò vanno integrati». «Non avendo intenzione di portarla in un centro - confessa Laura -, ci siamo per forza organizzati. Quello che viene a mancare è il tempo per poter continuare a essere se stessi. Avevo un lavoro per cui partivo, tornavo… Oggi non è più possibile, so che devo staccare dall’ufficio e correre da mamma e papà. Il venerdì, faccio spesa per tutta la settimana, cambio la biancheria e preparo i pacchetti con le medicine, in modo che la badante sappia quali somministrare a mamma in mia assenza». «Non abbiamo assistenza - conclude Marco -, e ci troviamo a chiederci: “ma perché tutto questo è capitato a me?”. Ma questo, forse, è anche l’unico momento in cui riusciamo a pensare a noi stessi e non al paziente. Dopo di che si torna ad assistere il malato e ci si dimentica nuovamente di noi».

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LA VERA RISORSA È SAPER CHIEDERE AIUTO

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argherita Bechi - psicologa e psicoterapeuta lavora in psichiatria e le capita molto spesso di prendersi cura di parenti di persone che hanno una patologia psichiatrica o neurodegenerativa. Sa, dunque, cosa significa essere un caregiver e affrontare il cambiamento di una vita che deve necessariamente settarsi su nuovi parametri. Dottoressa, cosa succede a chi si trova a doversi prendere cura di un congiunto che abbia perso la propria autonomia? Le reazioni sono le più disparate. Partiamo dal fatto che, spesso, nelle famiglie esiste un certo tipo di organizzazione e la malattia è destinata a cambiarne l’equilibrio. Un esempio pratico: se abitualmente la donna si prende cura dell’ambito domestico e l’uomo di quello burocratico, il venir meno di questo equilibrio produce una grande sofferenza nel cambio di ruolo. Per i figli, in qualche modo, il

Il carico di stress psicofisico si accumula costantemente e rischia di diventare insostenibile. Diventa dunque fondamentale cercare sostegno, in un familiare o in un’associazione, per non entrare in “burn out” di Sadìa Maccari

discorso è diverso. Dopo la reazione di rabbia iniziale, si passa alla gestione del proprio genitore. Paradossalmente è vissuta meglio la condizione dell’assistenza da parte di un figlio, perché è un po’ come se fosse nella dinamica delle cose: sappiamo che i nostri genitori diventeranno anziani

e un giorno potranno avere bisogno di noi. Per cui all’inizio c’è, appunto, una reazione di rabbia e depressione per il carico maggiore da sostenere; poi, però, i figli prendono in mano meglio la situazione. Quando i caregiver decidono di avvalersi dell’aiuto di uno psicologo, cosa chiedono? In genere c’è una doppia richiesta. Hanno bisogno di supporto psicologico perché spesso presentano sintomi legati ad ansia e depressione, ma chiedono anche consigli su come rapportarsi con la persona malata. Quindi, da un lato cercano supporto personale - in quanto la vita cambia, il carico è enorme e credono di non farcela -, dall’altro necessitano di indicazioni pratiche. Che tipo di aiuto si offre? Ovviamente bisogna valutare caso per caso. Occorre capire se c’è bisogno di una cura farmacologica o meno. Se, ad esempio, ci sono sintomi di ansia, è plausibile un supporto

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Inchiesta 50&Più di tipo psichiatrico per poi occuparsi della persona da un punto di vista psicoterapico. Ciò significa che, oltre a conoscerne la storia personale, bisogna comprendere, ad esempio, il genere di legame col parente malato. Non è detto, infatti, che i rapporti siano sempre stati amorevoli e ritrovarsi a dover accudire un congiunto può scatenare l’avvio di un autentico conflitto. Altro aspetto importante è il supporto all’idea di ristrutturare la propria vita per un periodo di tempo, anche avvalendosi di tutta una serie di strutture. Mi è infatti capitato di proporre associazioni, la presenza di un educatore in casa, insomma di alleggerire un po’ il carico dividendolo, se possibile, tra i vari componenti della famiglia: individuare, in sostanza, anche delle soluzioni pratiche. Non tutte le persone sanno usufruire delle risorse, mentre, quando si è un caregiver, è un aspetto fondamentale. Cosa intende per non saper sfruttare tutte le risorse? Ci sono persone che vivono la “vergogna” di avere in famiglia un malato, per cui meno si sa, meglio è. Sono le stesse persone che faticano a chiedere aiuto e che, spesso, finiscono col caricarsi di tutto dicendo a se stessi e agli altri: “me ne occupo io”, “non ho bisogno di niente”, “ho tutto in mano io”, “figurati se ho bisogno di una mano”. È rischioso. Si può andare incontro al burn-out… Ci sono, sì, dei fenomeni paragonabili al burn-out. Le persone che vivono queste condizioni così complesse hanno sicuramente una percezione dello stress molto importante, una sintomatologia legata all’allerta - per cui sono sempre tesi, sempre preoccupati -, con la sensazione di non potercela fare. Parlerei di una sintomatologia quasi ansioso-depressiva, con un senso costante di acqua alla gola. Detta in termini più semplici: ogni singolo impegno che viene proposto, per loro diviene un macigno. Altre sintomatologie importanti sono la perdita del sonno e quelle dell’area ansioso-depressiva. Ci sono altri campanelli d’allarme da non sottovalutare? Bisogna fare attenzione alla perdita della cura di sé, al senso di abbandono. Spesso ci si sente soli al mondo con un problema gigantesco da affrontare. Ecco perché frequentare, ad esempio, associazioni può essere d’aiuto, perché entra in gioco la condivisione delle risorse. Se potesse dare un consiglio a una persona che si trovi a vivere questa condizione di accudimento di un familiare malato, cosa direbbe? Di non pensare solo al malato. Occorre essere consapevoli che chi assiste un malato deve essere ben solido e quindi dovrebbe cercare di avvalersi il più possibile di risorse, di aiuto, sia per se stesso sia per il malato. 54

È necessario un reale riconoscimento della figura del caregiver e di una tutela per la sua salute. Nelle ultime due legislature sono stati fatti timidi passi in avanti: ora è tempo di concretizzare di Mariella Pagliuca

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li effetti (e gli strascichi) della pandemia, che ancora fatichiamo a lasciarci alle spalle, hanno reso evidenti disuguaglianze ed ingiustizie ormai normalizzate, passate troppo a lungo inosservate, e che oggi assumono una nuova forma sotto il peso dell’evidenza pubblica. Il lavoro di cura, soprattutto quello non remunerato, è stato oggetto di grande attenzione negli ultimi due anni: in una cornice complessa emerge, con più forza rispetto al passato, l’assenza di un quadro legislativo organico e sistematizzato che tuteli diritti e garantisca mag-

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sessuali ed i conviventi di fatto), di un familiare entro il secondo grado o (in alcuni casi previsti dalla legge) di un familiare entro il terzo grado, che vive una condizione di infermità o disabilità a causa di malattia, invalido o non autosufficiente. La Legge di bilancio 2018 istituiva anche un “Fondo per il sostegno del titolo di cura e di assistenza del caregiver familiare” da ripartire alle Regioni per interventi di sollievo e sostegno destinati al caregiver familiare, secondo de te r m i n at i criteri e priorità. Un secondo Fondo è stato poi istituito con la Legge di bilancio 2021, destinato alla copertura finanziaria degli interventi legislativi per il riconoscimento dell’attività non professionale del caregiver familiare e che per il 2022 può contare su di una copertura di 80 milioni di euro. Passi concreti, ma ancora troppo timidi e di certo non ancora sufficienti ad offrire maggiori garanzie per i caregiver. I riflettori sono giustamente puntati sulla persona assistita, ma troppo spesso vengono dimenticati i bisogni e la dimensione personale di chi presta assistenza e cura profusa, portandosi dietro - e dentro - un carico emozionale e psicofisico che logora il benessere e, troppo spesso, anche la dignità. I caregiver vivono una condizione di difficoltà, appesan-

INVISIBILI. ANCORA PER QUANTO? giore dignità alla figura del caregiver familiare, profilo ben diverso dal caregiver professionale, noto ai più con l’appellativo - usato sin troppo in maniera dispregiativa - di “badante”. Secondo i dati Istat rilevati per l’indagine Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari in Italia e nell’Unione Europea, pubblicati a gennaio di quest’anno, nel 2019 i soggetti con più di 15 anni che prestavano assistenza a familiari rappresentavano il 13,5% della popolazione, ossia circa 7 milioni di persone, con una componente femminile pari al 58%. La normativa italiana ha riconosciuto per la prima volta il caregiver familiare con la Legge di bilancio 2018, definendolo come chi assiste e si prende cura di un coniuge (considerando anche le unioni civili omo-

tita dall’assenza di risposte flessibili che possano permettere loro di ritagliarsi uno spazio di libertà, recuperare energie mentali e forza fisica, e che assicuri di ricevere un adeguato supporto esterno nel caso in cui siano impossibilitati ad assistere, per propria malattia o cause terze non programmabili. Inoltre, elemento non di poco peso, la questione della tutela dei caregiver familiari ha anche un risvolto importante sulla parità di genere, nel quadro delle politiche di supporto al work-life balance (bilanciamento tra lavoro e vita quotidiana). Nella maggior parte dei casi, e i dati lo confermano, sono proprio le donne - figlie, madri, mogli, compagne - a prendersi cura di chi ha bisogno di assistenza nel nucleo familiare, rinunciando alla carriera ma anche alla libera gestione della propria quotidianità. Negli ultimi anni, più precisamente nelle ultime due legislature, l’interesse delle istituzioni nei confronti dei prestatori di assistenza è aumentato notevolmente, e ne sono prova i numerosi disegni e proposte di legge depositati in entrambi i rami del nostro Parlamento. Scoraggia, però, l’incapacità (o l’assenza di una concreta volontà) di iniziare un dibattito serio sul tema e di portare le proposte normative al voto ed alla loro realizzazione. Ad oggi, il disegno di legge su cui vengono riposte le principali speranze è il Ddl 1461, a prima firma della senatrice Nunzia Nocerino (M5S). La discussione del testo, depositato nell’agosto 2019 ed assegnato alla Commissione Lavoro del Senato ad ottobre dello stesso anno, è ferma al luglio 2020. L’intenzione di procedere celermente c’è stata, richiedendo il contributo delle associazioni e avanzando con la fase emendativa in Commissione, per poi arenarsi maggio 2022 | www.spazio50.org

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Inchiesta 50&Più

come prevedibile - sul nodo delle risorse economiche. In sintesi, la proposta prevede il riconoscimento del valore sociale ed economico dell’attività di cura e di assistenza svolta dal caregiver familiare come volontaria, e modifica la definizione della figura di caregiver familiare - così come declinata nella Legge di bilancio 2018 - precisando che l’attività prestata è a titolo gratuito. Sono previsti, inoltre: il riconoscimento dei contributi figurativi a carico dello Stato per un massimo di tre anni; l’adeguamento dei livelli essenziali delle prestazioni e dei livelli essenziali di assistenza in favore del caregiver familiare, dedicando attenzione alla domiciliarizzazione dei servizi sanitari; l’introduzione di misure per la rimodulazione dell’orario di lavoro e per avere priorità nella scelta della sede lavorativa più vicina alla residenza dell’assistito; il riconoscimento delle competenze acquisite nello svolgimento delle attività di cura e assistenza, così da 56

semplificare il reinserimento lavorativo; specifiche detrazioni fiscali per le spese sostenute. Come anticipato, a bloccare l’avanzamento della proposta legislativa è principalmente la questione della copertura finanziaria: le stime economiche per i contributi figurativi e per eventuali scivoli di pensionamento anticipato superano ampiamente le risorse assegnate ai due citati Fondi dedicati. Eppure, non è impossibile dare forma ad un sistema che possa supportare in maniera complessiva i bisogni dei caregiver. La Regione Emilia-Romagna, ad esempio, rappresenta una eccellente “best practice”: con la Legge regionale 28 marzo 2014, n.2, si è costruito un sistema per dare sollievo e sostegno ai caregiver nell’ambito del progetto di vita e di cura dei loro assistiti, attraverso contributi economici, il rafforzamento della rete dei servizi territoriali e domiciliari, formazione, supporto psicologico e riconoscimento delle competenze.

L’Istat stima che entro il 2050 le persone di 65 anni e più potrebbero rappresentare il 35% della popolazione: l’Italia, negli ultimi 40 anni, è stata caratterizzata da un basso tasso di natalità ma con un’alta speranza di vita, rendendola un Paese ad elevato processo di invecchiamento. È quindi sempre più importante inquadrare strutturalmente e valorizzare la figura del caregiver familiare, che diventa fulcro del tessuto nazionale dei servizi di cura. Nonostante il ritardo nell’approvazione di un testo normativo efficace, rimane l’attenzione delle istituzioni sulla centralità di chi presta assistenza. Dai lavori della Quarta Conferenza Nazionale sulla Famiglia, svoltasi a dicembre 2021 e promossa dal Dipartimento per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri, sono emerse alcune importanti indicazioni per il prossimo futuro: ripartire innanzitutto dalla domiciliarità come elemento indispensabile, ma non esclusivo, del sistema attorno al quale dare forma a servizi e supporti efficaci, che aumentano il grado di protezione al crescere della non autosufficienza. Sarebbe anche necessario dare impulso al cosiddetto “abitare leggero”, ossia una visione abitativa che consideri strutture di piccole dimensioni, pensate per persone con parziale autonomia: alloggi protetti, comunità residenziali, housing sociale. Non dimentichiamo però un passaggio essenziale: qualsiasi politica di sostegno deve essere affiancata da una maggiore informazione e sensibilizzazione pubblica sul ruolo cruciale che svolgono i caregiver nelle nostre società, perché non siano lasciati soli ed escano da quella zona d’ombra che troppo spesso li rende, per molti di noi, invisibili.

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Intervista

ANDREA

VITALI “L’ironia come arma per la scrittura”

Le storie dei suoi romanzi nascono da piccole vicende di paese e si intrecciano tra pettegolezzi e colpi di scena. Perché la vita di provincia, con i suoi caratteristici personaggi, sa essere un’incredibile fonte di ispirazione intervista di Raffaello Carabini

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ltre tre milioni di libri venduti, prima che il nuovo romanzo, La gita in barchetta, arrivasse in cima alla classifica di vendita: Andrea Vitali, a 32 anni di distanza dal suo debutto con Il procuratore, è ancora premiato da un importante consenso di critica e successo di pubblico.

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Siamo al libro numero 79, dall’elenco che riporta Wikipedia sotto la voce che la riguarda. Come ci si sente con una montagna di carta così pesante dietro le spalle? Vecchi. Perché quasi ottanta libri sono un bel peso. Soprattutto si sente la responsabilità, volendo proseguire in questa attività, di non commettere errori, di non ripetere il già detto, di non riscrivere il già scritto, di andare sempre alla ricerca di nuove storie da raccontare, così da non deludere i lettori, che spesso mi hanno seguito fin qui. Perché, lo dico da lettore, uno scrittore che ti frega con un libro insufficiente è uno scrittore che poi lasci perdere. Questo è un po’ il sentimento che mi accompagna in questo periodo della mia vita. Prima di fare lo scrittore, e poi anche per diversi anni mentre pubblicava romanzi, lei ha svolto la professione di medico condotto. Un ruolo significativo nei Paesi della nostra pro-

vincia, perché è per certi versi il parallelo laico del sacerdote nel ricevere confessioni. Cosa le è rimasto di queste confessioni, episodi o particolarità ascoltate dai pazienti? Ho ricavato un archivio, per essere succinto. Prima che di storie, mi sono formato una sorta di vocabolario di tipi umani che poi, con un’aggiunta di fantasia, sono diventati i miei personaggi. Per 25 anni ho esercitato la medicina di base di una volta, quella che metteva di fronte al paziente, senza i computer, la burocrazia che affligge oggi i medici di base, una medicina fatta di ascolto. Perché interrogare il paziente e ascoltarne le risposte era il più importante strumento per arrivare a una definizione diagnostica della patologia, ove esistesse. C’erano anche i casi degli ipocondriaci che proponevano i sintomi più fantasiosi. Quindi entravo in contatto diretto, per dovere professionale, con una vasta fetta di umanità. Chiacchierando spesso e volentieri si andava oltre i

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confini della visita, arrivando a discorsi che non c’entravano nulla. In diversi casi ho raccolto spunti che sono diventati il seme per certi romanzi, per certi racconti. Ne La gita in barchetta abbiamo subito un’ambientazione, con la pettegola del paese che si rivolge al medico, una data, il gennaio 1963, e probabilmente un morto. Tutto però è, come suo solito, molto lieve, una suspense appena accennata... È il mio modo di raccontare, affrontare un certo tipo di narrazione che non prevede il crimine vero e proprio. Preferisco le atmosfere un po’ in bianco e nero della provincia, come la cinematografia e tantissimi autori italiani a cui ho fatto riferimento l’hanno raccontata. Mi sembra che affrontare con dignità e leggerezza sia la maniera migliore per raccontarla. Gli scheletri chiusi negli armadi, i segreti, i pettegolezzi fanno sorridere, anche se c’è di mezzo un morto, che in realtà non è morto. Non è il maresciallo a indagare, è la pettegola, che attraversa il villaggio sei-sette volte al giorno solo per uscire di casa. Che valore ha l’ironia, sempre presente nei suoi romanzi, per lei? Nel quotidiano è fondamentale. Nasce da lì e poi la dispiego nelle mie storie. È la stessa con la quale mi piace trattare me stesso e la vita. L’ironia nasce dall’autoironia. Prima devi essere autoironico, poi riesci a diventare ironico, perché altrimenti saresti solamente cattivo. Per fortuna, avevo cinque fratelli e ci siamo abituati a essere ironici l’uno con l’altro, a non elevarci, a non credere di aver fatto chissà che. Per cui questo

tipo di tratto è entrato direttamente nella mia scrittura. Le dirò che io cerco di immedesimarmi nei personaggi minori più sbeffeggiati. Mi serve ad alimentare la necessità di essere autoironico, per poi sviluppare l’ironia come arma per la scrittura. I suoi romanzi sono un continuo rincorrersi di piccoli colpi di scena. Un capitolo ti porta a voler leggere immediatamente l’altro, per sapere cosa può succedere, come la storia si dipana. Eppure, chi vive in città o nelle cinture delle metropoli è portato a pensare che in provincia non succeda mai nulla, la vita si srotoli tranquilla, in una perpetua routine, tanto che, quando la cronaca ne parla a livello nazionale, esplode la meraviglia di quasi tutti... Questo è vero ma, come diceva Piero Chiara: “La vita nei piccoli paesi è come un fuoco che brucia sotto la cenere, basta soffiarla via che esso appare”. Sicuramente, se uno ci passa mezza giornata, può avere l’impressione che domini la monotonia. Bisogna viverci, affrontare la realtà sociale del luogo per capire. Tutto ciò che succede nel mondo succede anche qui. E talvolta è molto più evidente qui, perché il posto è piccolo e tutti

sono più sotto la lente dell’osservazione altrui. Questa è la ragione per cui a me capita la possibilità di raccontare parecchie storie. Proprio perché da qui non mi sono mai mosso, ho la piccola presunzione di conoscere certe dinamiche, certe situazioni, più o meno vere. A me non interessa tanto la verità autentica, mi interessa anche il solo pettegolezzo, che abbia il sapore di verosimiglianza e che possa diventare il seme per sviluppare una storia.

La gita in barchetta continua la grande “commedia umana” di Bellano, il paesino sul lago di Como, dove Andrea Vitali è nato e dove ambienta pressoché tutti i suoi romanzi. Protagoniste della trama due donne: la vedova Ceresa (con le sue tre figlie: Lirina, malmaritata con un muratore alcolista; Rita, che suscita compassione per la sua zoppia, e la bellissima Vincenza, priva di prospettive) e la siciliana Sciacca, con il figlio di belle speranze Niccolò. Siamo negli anni Sessanta e tutto il paesino - la cui coralità di personaggi è un’altra protagonista - (s)parla delle loro vicende, che finiscono per intrecciarsi proprio il giorno in cui Niccolò si laurea in legge. E che vedranno proprio le “gite in barca” come momenti cardine della vicenda.

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Webinar

VIVI INTERNET, AL MEGLIO. A LEZIONE CON MONDO DIGITALE E 50&PIÙ

Attraverso “spazio50.org” è possibile partecipare a una serie di webinar dedicati agli over 50, dove imparare le basi per orientarsi tra i tanti strumenti tecnologici di Rodrigo Russo Straordinario e complesso allo stesso tempo. Il web è così. Permette l’accesso a miliardi di informazioni, amplia le nostre conoscenze, consente il contatto con milioni di persone nel mondo. D’altro canto, realtà quotidiana e internet sono ormai due mondi sempre più uniti. Sono solo apparentemente separati e quello che si fa online può avere lo stesso peso di ciò che si fa offline. Diventa quindi piuttosto difficile instaurare un rapporto equilibrato. Non sempre il web può migliorarci la vita, talvolta può distrarci da ciò che è davvero importante. Per tutte queste ragioni Google ha pensato di realizzare il programma Vivi Internet, al meglio. Promosso in collaborazione con Fondazione Mondo Digitale, oltre che con la Polizia di Stato e altre realtà vicine ai consumatori, il suo obiettivo è aiutare tutti, giovani e meno giovani, a vivere il web in modo responsabile. 60

Apprendere infatti i principi di base della cittadinanza digitale può aiutare in tanti modi. A cominciare dallo sviluppo di una maggiore capacità nel distinguere il vero dal falso o nel custodire le proprie informazioni personali. Già dal mese di aprile, Mondo Digitale ha proposto al pubblico di 50&Più un ciclo di webinar legati al progetto Vivi Internet, al meglio. Sino ad ora sono stati due gli appuntamenti: il 19 aprile con “Fake news e truffe” e il 29 aprile con “Dati personali e privacy”. Su spazio50.org, nella sezione “Zoom-I Webinar di Spazio50”, sarà possibile trovare gli altri appuntamenti a cui iscriversi prossimamente e partecipare. Il 3 maggio infatti è la volta del webinar intitolato “Storytelling”, per imparare a raccontarsi nel mondo digitale in modo empatico: verranno esposte le tecniche per comunicare efficacemente anche quando siamo online, ovvero

quando non possiamo usare espressioni del viso e gestualità ma dobbiamo raccontarci usando “solo” le parole. Il 12 maggio con il webinar “I social media” sarà possibile conoscere un ambiente molto stimolante e pieno di opportunità ovvero quello dei social network, ma verremo messi in guardia anche dai rischi e dai pericoli ad essi collegati. Il 16 maggio, ultimo appuntamento con uno sguardo alle “App che migliorano la vita”. Spesso comunichiamo tramite WhatsApp, alla Posta un App ci aiuta a fare prima mentre con lo Spid possiamo interagire con la Pubblica Amministrazione: le applicazioni possono aiutarci nella vita quotidiana, facendoci accedere a servizi utili e immediati. Ma siamo sicuri di conoscerne tutte le potenzialità? Nel corso di questo webinar sarà possibile chiarire ogni dubbio e testare persino le App con il consiglio di un esperto.

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Anniversari

“GLI UOMINI PASSANO, LE IDEE RESTANO” Quest’anno ricorre il trentennale dalla scomparsa di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, uccisi rispettivamente il 23 maggio e il 19 luglio 1992. Due simboli di giustizia e di lotta alla mafia che hanno segnato per sempre la storia del nostro Paese di Stefano Leoni 62

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i sono due bambini che corrono in Piazza della Magione, a Palermo. Abitano nel quartiere della Kalsa e giocano nel caldo delle giornate siciliane. La sera, quando è ora di tornare, devono percorrere solo quei duecento metri che dividono le loro case. Si chiamano Giovanni e Paolo e le loro vite sono destinate a intrecciarsi. Qualche anno dopo, infatti, si iscrivono al liceo classico e dopo la maturità optano per gli studi in Legge. Entrambi si laureano a pieni voti e cominciano la loro carriera da magistrati: il primo a Trapani e il secondo a Mazara del Vallo. È quello, forse, il vero primo passo che traccia il cammino su cui lavoreranno - separatamente e insieme - Falcone e Borsellino, perseguendo l’ideale di un mondo più giusto e di un Paese

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mo pool antimafia e chiamando accanto a sé proprio Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Da quel momento passano sei anni e il 10 febbraio del 1986 inizia il maxiprocesso a Cosa Nostra. Un’operazione nata grazie alla straordinaria abilità di Falcone, il primo a ottenere la testimonianza di un pentito grazie alla quale scoprire relazioni, gerarchie, affari e movimenti che permetteranno l’emissione di più di 350 mandati di cattura. Negli anni seguenti, mentre i gradi di appello del processo si susseguono, a Falcone viene affidata la carica di Direttore agli Affari Penali al Ministero della Giustizia ed è qui che decide di organizzare la lotta alla criminalità organizzata a livello nazionale e istituisce la DIA (Direzione Investigativa Antimafia) e la DNA (Direzione Nazionale Antimafia).

libero da affari malavitosi. Negli anni in cui i due iniziano le loro carriere da magistrati, infatti, Cosa Nostra agisce quasi in maniera indisturbata, mentre l’Italia fronteggia il terrorismo di Piazza Fontana, Piazza della Loggia e dell’uccisione di Aldo Moro. Negli Anni ’80, poi, il capoluogo siciliano è palcoscenico di una guerra tra gruppi malavitosi, con lo scopo di ottenere il controllo dell’organizzazione. A perdere la vita, in quei mesi, sono centinaia di persone, tra cui alcune figure dello Stato come Pio La Torre, Carlo Alberto Dalla Chiesa e Rocco Chinnici.

23 MAGGIO, LA TERRA TREMA A CAPACI Si arriva, così, al 1992, l’anno in cui scoppia l’inchiesta “Mani Pulite” e Francesco Cossiga si dimette da Presidente della Repubblica. È in questo clima che arriva la sentenza definitiva del maxiprocesso e la Cassazione conferma la validità delle testimonianze dei pentiti. La mafia a quel punto, colpita duramente, reagisce.

Lo fa in un giorno di maggio sul tratto dell’autostrada A29 che collega Palermo a Mazzara del Vallo. All’altezza dello svincolo per Capaci, infatti, passa un tunnel di scolo per l’acqua e al suo interno vengono posizionati 400 chilogrammi di miscela esplosiva. Su alcune colline poco lontano, qualcuno attende il passaggio di tre Fiat Croma proprio in quel punto. All’interno delle auto ci sono Giovanni Falcone e la moglie, insieme alla scorta che li accompagna. Sono le 17.58 quando il dito di uno degli attentatori preme il detonatore. La prima Croma bianca in testa al corteo viene sbalzata di 60 metri e i tre agenti della scorta al suo interno (Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro) perdono la vita sul colpo. La seconda auto, su cui si trovano Falcone, la moglie Francesca Morvillo e Giuseppe Costanza, impatta contro il muro d’asfalto sollevato dalla deflagrazione dell’ordigno. Nell’ultima vettura, gli agenti Paolo Capuzza, Gaspare Cervello e Angelo Corbo rimangono feriti, ma vivi. Nelle ore che seguono lo sgomento fa spazio alla paura, alla rabbia e soprattutto al dolore, quando Giovanni Falcone si spegne all’ospedale tra le braccia dell’amico Paolo Borsellino, e con lui la moglie Francesca.

IL POOL ANTIMAFIA E IL MAXI PROCESSO Lo stesso Chinnici che poco prima aveva riunito le vite dei giovani magistrati palermitani, costituendo il primaggio 2022 | www.spazio50.org

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Anniversari QUEL 19 LUGLIO IN VIA D’AMELIO Due giorni dopo, ai funerali del magistrato, della moglie e degli agenti della scorta, la chiesa di San Domenico è gremita di palermitani che chiedono giustizia. Tra loro c’è un uomo, però, che sa di essere ancora in pericolo, ma sa anche di non volersi fermare. Nemmeno due mesi più tardi, Paolo Borsellino è nel quartiere di Monte Pellegrino, in via Mariano D’Amelio 21. Lì è dove vive la madre e dove ogni domenica lui si reca a farle visita. Alle 16.59 del 19 luglio, Borsellino sta scendendo dall’auto per entrare nel palazzo, quando una Fiat 126 verde salta in aria con 90 chili di esplosivo. È una bomba che danneggia le facciate dei palazzi, distrugge alcune macchine e spegne la vita del magistrato. Con lui perdono la vita anche cinque agenti della scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. UN RICORDO INDELEBILE, TRENT’ANNI DOPO Un capitolo nero della storia italiana che deve essere ricordato e raccontato. Per questo, in occasione del trentennale dalla morte dei due magistrati, simbolo della lotta alla mafia, il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha deciso di coniare tre milioni di monete da 2 euro che raffigurano l’iconica foto di Falcone e Borsellino intenti a chiacchierare sorridenti a un convegno, poco prima delle due stragi che costarono loro la vita. Il disegno è stato composto dall’artista incisore Valerio De Seta ed è basato sulla famosa fotografia di Tony Gentile, scattata proprio nel 1992. Per la stessa ragione, dal mese di marzo, una teca con i resti della Quarto Savona Quindici, l’auto della scorta di Giovanni Falcone su cui persero la vita Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani, è comparsa in varie 64

piazze d’Italia: da Milano a Pistoia, passando per Trieste, Bologna, Ravenna, Pescara e molte altre. Un vero e proprio memoriale itinerante che sembra dar voce alle celebri parole pronunciate da Falcone: «Gli uomini

passano, ma le idee restano. Restano le tensioni morali che continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini». Un inno che, dopo trent’anni, muove ancora gli ideali di chi si batte per la giustizia.

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Anniversari

PER COMBATTERE LA MAFIA BISOGNA CONOSCERE LA SUA STORIA Secondo il professor Enzo Ciconte, sono tante le organizzazioni criminali che pur di farsi strada utilizzano più i social network anziché i tradizionali metodi violenti. Anche per questo dobbiamo imparare a riconoscerle subito di Ilaria Romano

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iovanni Falcone e Paolo Borsellino ci hanno lasciato in eredità un grande insegnamento: la professionalità e l’impegno, nel rispetto delle regole e delle persone, con una dedizione totale al proprio lavoro». Così Enzo Ciconte, docente di Storia delle mafie all’Università di Pavia, fra i massimi esperti di criminalità organizzata, nonché consulente presso la Commissione parlamentare antimafia dal 1997 al 2010, ricorda i due magistrati. Da allora la mafia è cambiata molto: qual è stata la sua evoluzione? Fino a quarant’anni fa la mafia non esisteva nel codice penale, eppure era presente almeno dall’Unità d’Italia. Ci sono voluti gli omicidi di Pio La Torre, Carlo Alberto Dalla Chiesa e tanti altri per arrivare alla legge, nel 1982 (Legge 646/82 Rognoni-La Torre), e grazie ad essa all’avvio del maxiprocesso, nel 1986. Sei anni dopo, la Cassazione

conferma l’impianto accusatorio e per la prima volta vengono condannati dei capimafia. In questi trent’anni i corleonesi, cioè coloro che fecero in modo di uccidere tutti gli uomini eccellenti - compresi Falcone e Borsellino hanno visto restringersi lo spazio di manovra perché i loro rappresentanti sono finiti in carcere al 41bis oppure sono morti, come Riina e Provenzano. Questo non significa che la mafia sia stata sconfitta, ma da allora gli altri gruppi mafiosi sono stati costretti a lavorare sulla difensiva, e non hanno più avuto quella rete di protezione di cui godevano i mafiosi corleonesi. L’organizzazione che invece è cresciuta è stata la ’ndrangheta calabrese, che ha cominciato ad espandersi al Nord e all’estero mentre, dal 1992 in poi, lo Stato guardava a Cosa Nostra. La camorra, dopo il disfacimento dei Casalesi, non è stata più la stessa, anche se nel napoletano restano frange criminali che si contendono il territorio. La Sacra Corona Unita ha chiuso la

sua stagione di sviluppo, anche se resta in piedi la mafia foggiana, ancora oggi molto violenta. In questo panorama qual è stato l’atteggiamento della politica? La politica ha attraversato periodi in cui è stata più sensibile alla lotta alla mafia, altri in cui è stata coinvolta nella mafia attraverso alcuni suoi rappresentanti. Il mio timore è che oggi, siccome i mafiosi non sparano più come prima, possa riprendere piede l’antico rapporto con la mafia, considerato che non ha più lo stigma sociale di un tempo per il drastico calo dei fatti di sangue. Ma i mafiosi non spariscono anche in assenza di comportamenti violenti, e bisogna ricordarlo. Insegnando all’università, quale risposta trova nei giovani rispetto al tema della lotta alla mafia? Ci sono giovani entusiasti che scelgono questo insegnamento (Storia delle mafie, n.d.r.), ed è fondamentale portare avanti una battaglia culturale, perché se pensiamo di affrontare il problema solo in termini di repressione e anni di carcere, non andiamo da nessuna parte. Anche i mafiosi oggi comunicano attraverso i social e gli stessi strumenti di tutti, offrendo i loro modelli. Dunque è fondamentale proporre sempre un’alternativa basata sulla cultura del rispetto. maggio 2022 | www.spazio50.org

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Anniversari

UNA VOCE CONTRO LA MAFIA. IL RICORDO DI PEPPINO IMPASTATO di Anna Grazia Concilio

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maggio 1978. Non è solo la data del ritrovamento del cadavere di Aldo Moro. Quel giorno traccia anche una linea di separazione tra la mafia e l’antimafia. Quarantaquattro anni fa veniva ucciso Peppino Impastato. Era un giornalista, un attivista, ma prima di tutto un giovane siciliano che voleva combattere la criminalità organizzata nella sua terra, Cinisi, provincia di Palermo, in quella Sicilia così bella e dannata. Per farlo, si era ribellato prima al padre mafioso che lo ha messo alla porta, poi fondando il giornalino L’idea socialista, il gruppo “Musica e cultura” e, nel 1977, “Radio Aut”, libera e autofinanziata. Lo aveva fatto per denunciare gli affari dei mafiosi del Paese e di Gaetano Badalamenti, boss di Cosa nostra. La sua casa distava da quella di Badalamenti solo 100 passi: da qui è nato il film I cento passi di Marco Tullio Giordana, che racconta la storia del giornalista ucciso dalla mafia. Nell’anno della sua morte, Peppino era candidato al Comune con “Democrazia proletaria”. Non riuscì a vedere il giorno delle elezioni: il suo corpo venne ritrovato prima, lungo i binari della ferrovia, sotto una carica di tritolo. In tanti decisero di scrivere ugualmente il nome di Impastato

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Giornalista, attivista, ma soprattutto un ragazzo come tanti, Impastato è stato uno dei pochi a denunciare i loschi affari della mafia locale. Un coraggio pagato a caro prezzo sulla scheda elettorale e venne eletto consigliere. Le indagini sulla scomparsa sono state lente e difficili: da attentatore a vittima di mafia. Poi, nella figura di Badalamenti fu individuato il mandante dell’omicidio. La lotta alla mafia avviata da Impastato è andata avanti grazie a sua madre Felicia (scomparsa nel 2004) e suo fratello Giovanni. Per ricordare il suo impegno - pagato con un prezzo altissimo -, la famiglia ha fondato “Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato” nel luogo dove hanno vissuto. A tenere le redini della onlus è la nipote Luisa, nata 9 anni dopo l’omicidio. «La storia di Peppino ha sempre fatto parte della mia vita, ha influenzato le mie scelte. A parlarmi di lui è stata mia nonna Felicia, più di tutti, non solo come giovane impegnato nelle lotte sociali, anche come figlio. Lei ha voluto che la casa rimanesse aperta, per far conoscere a tutti la sua storia», ci ha

raccontato. L’associazione - che vanta numerosi referenti nazionali - da anni organizza iniziative a Cinisi e in Italia, per diffondere i valori che hanno animato la vita di Impastato: «Ha due anime - ha spiegato Luisa -. Gestisce la casa per chi viene a trovarci e a conoscere Peppino, e ha anche lo scopo di tramandare questa testimonianza. Abbiamo ricevuto migliaia di visitatori, soprattutto studenti». Tanto è stato fatto per combattere la mafia ma tanto c’è da fare. Luisa lo ha sottolineato: «La magistratura e i movimenti hanno fatto passi avanti, ma è rischioso considerare la mafia un fenomeno non prioritario perché esiste, con altra forma». Dopo due anni di assenza, il 9 maggio la manifestazione in memoria del giornalista torna tra le vie del Paese, con il corteo storico da Terrasini a Cinisi, per percorrere la stessa strada che Peppino avrebbe percorso quell’ultima volta di 44 anni fa.

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Intervista

Antonella Clerici: testimone di speranza di Giovanna Dall’Ongaro

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L’amatissima Signora della televisione nostrana è fermamente convinta che scienza e prevenzione ci aiuteranno a cancellare la definizione “male incurabile”

uongiorno Antonella, la chiamo per l’intervista che avevamo concordato. Parleremo del suo impegno per Airc, dell’importanza della ricerca, di prevenzione, di… «Certo, certo!», interviene Antonella Clerici, dal 2008 ambasciatrice della Fondazione Airc per la Ricerca sul Cancro, precipitandosi a confermare la sua disponibilità come se non vedesse l’ora di iniziare a rispondere alle domande. Perché, lo capiamo subito dal tono entusiasta della voce, i temi che stiamo per affrontare le stanno a cuore per davvero. Da oltre 13 anni, infatti, Antonella fa molto di più che prestare il volto, il nome e la grande popolarità: si informa sui progetti avviati grazie alle campagne di raccolta fondi, segue i progressi della scienza, si mantiene aggiornata sulle nuove terapie e crede fortemente nell’importanza della ricerca. Tanto da aver ricevuto dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel 2008 il Premio Airc “Credere nella Ricerca”, per “la sua convinta adesione ai valori della ricerca oncologica”. Da tanti anni guida la squadra Rai in occasione dei Giorni della Ricerca, partecipa alle campagne “Le Arance della Salute”, “L’Azalea della Ricerca” e “I Cioccolatini della Ricerca”. Come è nata questa collaborazione? Il mio rapporto con la Fondazione è iniziato ufficialmente durante una puntata di Domenica In condotta da Pippo Baudo. Era il 2008, io ero incinta di Maelle e ho ricevuto il testimone di madrina della ricerca da Sandra Mondaini, che è stata un grande simbolo e un punto di riferimento della battaglia contro il cancro, e storica testimonial di Airc per oltre trent’anni. Con la solita ironia

«Sono molto atten­ta alla prevenzione e invito anche le persone a cui voglio bene a sottopor­si ai controlli» maggio 2022 | www.spazio50.org

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Intervista che la contraddistingueva, Sandra mi ha fatto capire di non essere particolarmente contenta di cedere il suo ruolo e che, non fidandosi poi così tanto, sarebbe rimasta a lungo a farmi da supervisore. In realtà, però, la mia vicinanza ad Airc risale a molto prima. Ho una foto in cui tengo in mano l’azalea della ricerca che risale a quando, forse, non avevo neanche trent’anni. Sono sempre stata molto sensibile ai temi della salute femminile e poi ammetto anche di avere una passione proprio per l’azalea, soprattutto quella rosa, che trovo così dolce ed elegante. “L’Azalea della Ricerca” è la campagna di raccolta fondi a sostegno della ricerca nel campo dei tumori femminili. In questo ambito, in particolare, sono stati fatti enormi progressi nelle terapie. Lei che ha voluto visitare di persona i laboratori dove si studiano le nuove cure, che impressione ha avuto del mondo della ricerca? Mi ha colpito la grande dedizione con cui gli scienziati si impegnano nel loro lavoro, con la speranza di scoprire terapie sempre più efficaci e meglio tollerate. Grazie a quella dedizione sono stati fatti tantissimi passi avanti e per alcuni tipi di

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tumore si è riuscito a trovare il modo di curare la malattia o perlomeno di cronicizzarla, permettendo di conviverci. Oggi l’espressione “male incurabile” non è più attuale. Molti tumori, come quelli del seno o dell’utero, se presi in tempo sono curabili. Se continuiamo a sostenere la ricerca, si troveranno soluzioni sempre più efficaci per altri tipi di tumore. Negli ultimi anni, grazie ai progressi della ricerca e all’avvento dell’immunoterapia, la sopravvivenza per alcuni tipi di tumore è aumentata notevolmente. Pensiamo per esempio al melanoma… È il tumore che ha ucciso mia madre ad appena 56 anni. Nel 1995, quando lei si ammalò di una forma particolarmente aggressiva, non c’era alcuna possibilità di cura. In pochi mesi se ne è andata. Forse oggi, grazie alle nuove terapie, mia madre sarebbe potuta vivere più a lungo. O forse, data la maggiore importanza che ora si dà alla prevenzione, avrebbe avuto una diagnosi più precoce e una terapia più tempestiva. Come è cambiato il suo rapporto con la salute dopo la morte di sua mamma? Indubbiamente ho acquisito una mag-

giore consapevolezza sui rischi e sul modo di evitarli. Sono molto attenta alla prevenzione e invito anche le persone a cui voglio bene a sottoporsi ai controlli. L’ho fatto con una mia amica che aveva un neo dall’aspetto anomalo. L’ho convinta a farsi visitare e fortunatamente si è tutto risolto per il meglio. La prevenzione con gli screening o con il vaccino contro il papillomavirus per le ragazze, per esempio, è fondamentale. E lo dico da mamma di una ragazza di 13 anni. Nei 18 anni alla conduzione de La prova del cuoco sarà diventata un’esperta di alimentazione. Sappiamo che i tumori si prevengono anche a tavola. Che rapporto ha con il cibo? Io mangio un po’ di tutto stando molto attenta alla qualità. Trovo che sia logico dedicare alla scelta degli alimenti lo stesso impegno che dedichiamo all’acquisto di uno smartphone. In quest’ultimo caso, ci informiamo sui vari modelli per individuare il migliore. Così dovremmo fare per il cibo: leggere le etichette per conoscere gli ingredienti e la provenienza dei prodotti. Io mi oriento sugli alimenti a chilometro zero, compro la carne dagli allevamenti che conosco, faccio il pane in casa scegliendo farine di qualità, compro la frutta e la verdura dove so che è più fresca. Insomma, scelgo il cibo buono e nutriente. Sua figlia apprezza le sue scelte a tavola? Non sono ancora riuscita a farle mangiare le verdure. Ma, senza impormi, cerco di proporle alternative più sane rispetto a quelle che lei, come tutti gli adolescenti, preferisce. Ai sapori nuovi bisogna abituarsi gradualmente. Per esempio, mischio la salsa di pomodoro fatta in casa che è un po’ acidula con quella industriale che è più dolce. Sono convinta che crescendo saprà fare le scelte giuste, più salutari.

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Scienze

a cura di Fondazione Umberto Veronesi

CAMBIAMENTO CLIMATICO: GLI EFFETTI (SERI) SULLA NOSTRA SALUTE

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e n’è voluto di tempo (perso, in gran parte), ma oggi siamo finalmente consapevoli che il cambiamento climatico in atto è una crisi di portata epocale, che investe il pianeta intero e tutte le forme di vita che lo popolano. Noi compresi.

COSA DICE LA SCIENZA Il mondo scientifico è da anni unanime: l’aumento delle temperature medie e la perdita di biodiversità comportano gravi danni anche alla salute. L’OMS prevede che il cambiamento climatico provocherà, ogni anno, oltre 250.000 decessi in più fra il 2030 e il 2050, per malnutrizione, diarrea, colpi di calore, malaria. Il tutto con un costo stimato fra i due e i quattro miliardi di dollari l’anno entro il 2030. GLI EFFETTI PER LA SALUTE Fra le conseguenze pericolose dell’au72

IL FENOMENO “ISOLA DI CALORE” IN CITTÀ Sapete cos’è un’ “isola di calore urbana”? È un fenomeno dovuto a un mix di fattori: superfici coperte di asfalto ed edifici che ostacolano la traspirazione e la dispersione notturna del calore accumulato durante il giorno, poca ventilazione che riduce lo scambio termico, polveri sottili e ozono. La soluzione? Il verde. Come ricorda il Ministero della Salute, infatti, “un solo albero può raffreddare per una potenza di 2030KW e un’area verde urbana di 1500 mq raffredda in media 1,5°C e a mezzogiorno 3°C e diffonde i suoi effetti a 100 metri di distanza”.

mento di temperatura medio ci sono disidratazione, insufficienza renale, tumori cutanei, infezioni tropicali, problemi mentali, complicanze nella gravidanza, allergie, patologie respiratorie e cardiovascolari. I più colpiti sono malati, bambini e anziani, soprattutto nelle comunità più povere o nei gruppi di minoranze etniche. CAMBIANO FAUNA, PIANTE E POLLINI Già da decenni molte specie animali e vegetali hanno cambiato aree geografiche e attività stagionali a causa del clima; questo facilita l’aumento delle allergie e di malattie trasmesse da insetti o altri vettori di infezione. Un esempio? L’estensione a Nord delle zecche, portatrici di malattia di Lyme e di encefaliti. LE RISORSE ALIMENTARI Per le principali colture il potenzia-

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Prevenzione

le produttivo globale si è ridotto anche del 5% negli ultimi 40 anni. Nel mentre, la popolazione da sfamare e dissetare aumenta e gli eventi meteorologici estremi complicano ulteriormente le cose. Il calo di biodiversità di specie animali e vegetali, e dei loro habitat, aumenta l’insicurezza alimentare, i conflitti per le risorse e le malattie derivanti da zoonosi. Problemi dei “poveri”? Niente affatto, problemi di tutti. Come per la pandemia di Covid-19, globalmente siamo tutti forti come il più debole di noi. LE PROSPETTIVE IN EUROPA L’ufficio europeo dell’OMS distingue fra un impatto diretto (progressivo aumento delle temperature, ondate di calore, tempeste, incendi, alluvioni o siccità) e uno indiretto, che include i danni all’ecosistema, all’agricoltura, alla qualità e alla quantità di cibo, acqua e aria. A questo vanno aggiunti gli elementi geopolitici, come i flussi migratori e i conflitti legati al controllo delle risorse, che impattano sui determinanti sociali ed economici della nostra salute. FARE LA DIFFERENZA Le previsioni cambiano a seconda degli scenari, ovvero dai modelli più o meno ottimisti sulla capacità di frenare le emissioni responsabili del riscaldamento e di mitigarne gli effetti. Alcuni modelli elaborati su 43 Paesi dell’Unione europea hanno stimato che fra cinquant’anni ci sarà un eccesso di morti dovuti all’aumento delle temperature: fra i 47.000 e i 117.000 l’anno, prevalentemente nei Paesi mediterranei.

lità dell’aria, e il risparmio - in termini di costi sanitari - rappresenterebbe una quota fra lo 0,4 e l’1,5% del Pil in questi Paesi. Secondo molti osservatori, la qualità dell’aria da sola potrebbe realizzare, in termini di salute, benefici che compensano il costo globale della riduzione delle emissioni. ANCHE LA DIETA CONTA Le diete troppo ricche di alimenti ultraprocessati e di carne hanno effetti negativi sulle persone, ma anche sull’ambiente. E modificarle sarebbe una doppia strategia vincente: diminuire i consumi di prodotti animali, ad esempio, ridurrebbe le emissioni inquinanti, migliorerebbe la qualità della nutrizione e conterrebbe il peso delle malattie cardiovascolari (nel solo Regno Unito, se si tagliasse di un terzo il consumo di grassi saturi di origine animale, si risparmierebbe il 15% delle patologie cardiache). MUOVERSI NEL VERDE Nelle aree urbane, promuovere gli spostamenti a piedi o in bicicletta riduce le emissioni e migliora la salute, limitando obesità, diabete, malattie coronariche, infarti (l’OMS, in Europa, stima un milione di vite risparmiate ogni anno); aumentare le aree verdi nelle zone urbane migliorerebbe la qualità dell’aria e ridurrebbe l’impatto del calore. Morale? Ciò che fa bene al pianeta, fa bene anche a noi.

ATTENTI A QUEI DUE CALORE E INQUINAMENTO Sempre più spesso, chi vive in città è esposto a ondate di calore combinate a picchi di inquinamento dell’aria. Di seguito, le raccomandazioni del Ministero della Salute. • Informarsi sui livelli di inquinamento. • Pulire il filtro del condizionatore. • Durante i picchi, tenere le finestre chiuse. • Ridurre in casa polveri, fumo, candele o incensi. • In auto utilizzare il climatizzatore con filtro antiparticolato pulito. • Bambini, anziani, donne in gravidanza: limitare il tempo all’aria aperta, meglio lontano dal traffico intenso. • Con malattie cardiovascolari: monitorare la pressione, evitare di uscire durante i picchi; seguire le terapie. • Con malattie respiratorie: evitare sforzi fisici prolungati all’aperto, monitorare tosse, dispnea, irritazione di occhi e cute; seguire le terapie. • Lavoratori all’aperto: evitare sforzi intensi, specie in caso di patologia respiratoria, allergica o cardiovascolare; usare i dispositivi di protezione individuale.

CHE FARE? Se si centrassero i punti previsti dagli accordi di Parigi, si limitassero le emissioni in modo da contenere il riscaldamento globale entro i 2°C e ci si impegnasse per restare a 1,5° C, nel 2030 si eviterebbero 74.000 decessi in Europa. Inoltre, migliorerebbe la quamaggio 2022 | www.spazio50.org

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Scienze di Alessandro Mascia

QUANDO LA BIOTIPOLOGIA CONDIZIONA LO STATO DI SALUTE

Ectomorfo

Mesomorfo

Endomorfo

“Dimmi la tua attitudine posturale e ti dirò verso quali disturbi muscolo-scheletrici sei predisposto”. Non è un anatema ma, al contrario, la possibilità di migliorare la postura per prevenire disturbi del sistema muscolare, fasciale e scheletrico

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a “biotipologia” è l’analisi e classificazione dei tipi di costituzione degli individui. Nello specifico, prende in considerazione le caratteristiche morfologiche e funzionali di macro famiglie di esseri umani, mettendole in relazione con gli stati patologici verso i quali ogni biotipo è predisposto. In terapia manuale il biotipo costituisce un prezioso strumento di indagine per identificare l’origine e la possibile evoluzione delle patologie manifestate dal paziente. Le tre macro famiglie delle biotipologie sono l’ectomorfo (o tipo anteriore), il mesomorfo (o tipo misto), e l’endomorfo (o tipo posteriore). Tale suddivisione fa riferimento

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alla “linea centrale gravitaria” data dalla verticale del baricentro del corpo rispetto alla base di appoggio (rappresentato dal poligono di appoggio dei piedi). L’eventuale spostamento della linea gravitaria identifica a quale famiglia ognuno appartenga. Mentre il tipo anteriore ha il baricentro sbilanciato in avanti, nel tipo posteriore la caduta del centro di gravità, e di conseguenza l’equilibrio, risultano spostati indietro. L’ectomorfo (ossia il biotipo anteriore) è caratterizzato da un atteggiamento posturale con una struttura muscolare piuttosto tonica (più tipico dell’estroverso e dello sportivo). È costituito dalla prevalenza di schemi posturali di estensione. Pre-

senta la colonna vertebrale verticalizzata, il torace in atteggiamento di inspirazione, il muscolo diaframma particolarmente contratto, il pavimento pelvico ipertonico. Tutte le grandi articolazioni sono atteggiate in apertura (ossia in rotazione esterna). Per questi soggetti il trattamento di terapia manuale dovrà essere orientato verso mobilizzazioni prevalentemente nel senso della rotazione interna dei fulcri principali (spalle e anche) e secondari (ginocchia, piedi, gomiti e polsi), volti a diminuire lo stress muscolare e fasciale cui sono soggetti. L’endomorfo, invece, è caratterizzato da un atteggiamento posturale prevalente di tipo femminile. Ha un orientamento in flessione e chiusura

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Salute

(caratteristico dell’introverso e di chi passa molto tempo seduto alla scrivania), con accentuazione delle curve della colonna. Il dorso è curvo, la colonna cervicale in flessione anteriore, il capo e le spalle sono in avanti. Il diaframma può, anche in questo caso, risultare contratto ed il pavimento pelvico tende ad essere ipotonico. Per questa biotipologia il trattamento di terapia manuale si sviluppa prevalentemente in manovre di apertura, ossia di estensione della colonna vertebrale e di rotazione esterna delle articolazioni degli arti. Il mesomorfo rappresenta, come già anticipato, un biotipo intermedio nel quale si evidenzia una più armonica distribuzione delle curve fisiologiche della colonna vertebrale, della tensione muscolare e fasciale delle grandi e piccole articolazioni. Il piano di lavoro generale e la progressione del trattamento osteopatico (come, ad esempio, per il Trattamento Generale Osteopatico), come anche per il trattamento Rieducazione Posturale o per qualsiasi altro di terapia manuale, deve sempre tenere conto dell’attitudine posturale del paziente. La valutazione del paziente è necessaria per impostare il piano di lavoro. Deve ricostruire i legami esistenti tra la zona del dolore e gli altri distretti del corpo con i quali è collegato nel tempo e nello spazio. Nel “tempo” in quanto un trauma può fissare dei legami patologici a distanza evidenziandone gli effetti anche dopo anni, solo e soltanto quando il corpo non ha più possibilità adattative. Per quanto riguarda invece il concetto di “spazio”, il cammino dei compensi segue le grandi e piccole catene muscolari e fasciali distribuite in tutto il corpo, determinando effetti locali e a distanza.

LE CATENE LESIONALI ASCENDENTI E DISCENDENTI La fascia è un tessuto fibroso connettivo non elastico che avvolge e riveste tutti i muscoli e gli organi interni. Lungo il corpo sono legati tra loro dei sistemi, in continuità fasciale, che in caso di patologia trasmettono la limitazione del movimento. Questi sistemi possono essere definiti “catene lesionali” perché possono essere causa di dolori a distanza, proprio per effetto della loro continuità lungo tutto il corpo. Le catene lesionali possono essere “discendenti” oppure “ascendenti”, a partite dalla prima zona rigida che trasmette i suoi effetti dall’alto verso il basso o viceversa. Ad esempio, dalla testa può estendersi una tensione verso la spalla e da questa verso il braccio o verso il torace. Dal torace la linea di tensione può continuare verso la colonna lombare, verso il bacino o anche verso il pavimento pelvico. Dal bacino può proseguire verso l’anca, scendere al ginocchio od anche fino alla caviglia, determinando una zona di tensione locale e dando inizio ad un dolore “apparentemente” senza causa. È raro vedere un sistema lesionale partire dalla testa per arrivare all’arto inferiore, ma nel percorso opposto, per le catene ascendenti, i meccanismi lesionali possono presentarsi con maggiore frequenza e con effetti molto più evidenti.

L’esame baropodometrico è molto utile per valutare con estrema precisione il punto di caduta del baricentro all’interno della base di appoggio dei piedi. maggio 2022 | www.spazio50.org

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Fisco

a cura di Alessandra De Feo

NUOVA IRPEF, COSA ACCADE? Le ultime modifiche di aliquote d’imposta e scaglioni di reddito, spiegate e sintetizzate in alcune tabelle riassuntive

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ome è noto, con la Legge di Bilancio 2022 (n. 234/2021) per l’anno 2022 sono stati realizzati diversi interventi al nostro sistema di tassazione Irpef che, tra l’altro, prevedono: la modifica degli scaglioni di reddito e delle aliquote d’imposta; la rimodulazione delle detrazioni dei redditi di lavoro dipendente ed assimilati, di pensione, di lavoro autonomo e altri redditi;

la modifica e la riduzione della pressione fiscale sul lavoro dipendente (trattamento integrativo ante 1° gennaio 2022; trattamento integrativo post 1° gennaio 2022; adempimenti dei sostituti e dei sostituiti d’imposta e contribuenti senza sostituti d’imposta); il nuovo assegno unico e universale: le modifiche alle detrazioni per carichi di famiglia (argomento che è stato già esaminato sulla nostra rivista). La materia è stata oggetto di un esaustivo lavoro da parte dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio (UPB) e, successivamente, dell’Agenzia delle Entrate che, con la circolare n. 4/E del 18/02/2022, ha fornito ulteriori chiarimenti. Riassumiamo il primo punto, “la modifica degli scaglioni di reddito e delle aliquote Irpef”, nelle seguenti Tabelle 1 e 2:

Tabella 1 - Aliquote Irpef per scaglioni di reddito imponibile F - Aliquote legali e aliquote medie lorde per livello di reddito imponibile Legislazione vigente

Riforma

Da 0 a 15.000

23%

23%

0%

Da 15.001 a 28.000

27%

25%

- 2%

Da 28.001 a 50.000

38%

35%

- 3%

Da 50.000 a 55.000

38%

43%

+ 5%

Da 55.001 a 75.000

41%

43%

+ 2%

Oltre 75.000

43%

43%

0%

Reddito imponibile

Differenza

Nota: l’aliquota del 41% viene soppressa.

I vantaggi derivanti dalla riduzione delle aliquote legali nei primi scaglioni vengono solo parzialmente compensati dall’incremento delle aliquote per i livelli superiori, garantendo una riduzione dell’aliquota di imposta lorda (cioè prima delle detrazioni) per tutti i contribuenti con reddito maggiore di 15.000 euro. In base a quanto riportato nella Tabella 1, si ha che l’importo dell’Irpef dovuta dal 2022 è, per i singoli scaglioni, pari all’importo riportato nella seguente tabella: Tabella 2 - Irpef 2022 SCAGLIONI 2022

ALIQUOTE 2022

IMPOSTA DOVUTA (LORDA)

fino a 15.000 euro

23%

3.450 euro

da 15.001 fino a 28.000 euro

25%

3.450 +25% sul reddito che supera i 15.000 euro fino a 28.000 euro

da 28.001 fino a 50.000 euro

35%

6.700 euro +35% sul reddito che supera i 28.000 euro fino a 50.000 euro

oltre 50.001 euro

43%

14.400 euro +43% sul reddito che supera i 50.000 euro

Va però evidenziato che l’effetto della riforma fiscale può essere compiutamente compresa solo se si considerano e si analizzano anche gli altri fattori sopra elencati, il cui esame, per motivi di spazio, viene rinviato al successivo articolo. maggio 2022 | www.spazio50.org

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180x255-ape-sociale_Layout 1 06/04/2022 15:50 Pagina 1

Fino al 31 dicembre 2022 c'è tempo per perfezionare i requisiti per il diritto alla pensione anticipata APE SOCIALE. Ti aspettiamo nei nostri uffici per verificare come fare!

PENSIONE ANTICIPATA

APE SOCIALE

PER AVERE DIRITTO ALL’APE SOCIALE SONO RICHIESTI I SEGUENTI REQUISITI: almeno 63 anni essere iscritto all’Assicurazione generale obbligatoria dei lavoratori dipendenti, alle forme sostitutive ed esclusive, alle gestioni speciali dei lavoratori autonomi, nonché alla Gestione Separata non aver raggiunto l’età prevista per la pensione di vecchiaia e non aver conseguito la pensione anticipata o altri trattamenti.

La richiesta di riconoscimento delle condizioni per accedere al beneficio va inviata entro il 15 luglio 2022.

ISTITUTO DI PATRONATO E DI ASSISTENZA SOCIALE

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Vieni a trovarci presso la sede 50&PiùEnasco a te più vicina per un’analisi personalizzata della tua posizione contributiva. Valuteremo il diritto alla pensione e cureremo l’inoltro della domanda.


Previdenza

a cura di Luca Giustinelli

Digitalizzazione dei servizi? Sì. Consulenza e orientamento, anche

I

l progresso (termine dalla valenza controversa), si sa, non conosce sosta. Tuttavia, ci sono eventi che provocano repentine accelerazioni della Storia, che spesso ci piombano addosso all’improvviso e ci fanno compiere balzi in avanti fin lì inimmaginabili. Il Covid è stato uno di questi eventi. La recente pandemia, pur con il suo carico di lutti, tragedie, costi umani e sociali, con le ricadute negative che ha provocato su interi comparti produttivi e settori economici, ha costituito infatti anche un formidabile acceleratore di fenomeni e processi già in atto. Fenomeni che si sarebbero inevitabilmente compiuti comunque, ma che avrebbero impiegato ancora anni ad arrivare a compimento e che, invece, le condizioni create dalla pandemia hanno fatto immediatamente realizzare. Nel periodo di emergenza sanitaria, di fronte all’eccezionalità della situazione che stavamo vivendo, sono diventate possibili cose che prima non lo erano e sembravano non poterlo essere; sono caduti vincoli che sembravano capisaldi e si sono affermati strumenti di cui la maggioranza di noi in precedenza aveva solo sentito vagamente parlare: basti pensare allo “smart working” e alle “video call”.

La pandemia ha dato una forte spinta ai processi di informatizzazione nella Pubblica Amministrazione. In ambito previdenziale resta però fondamentale il ruolo del patronato, per assistere e guidare i cittadini verso scelte consapevoli Questi strumenti sono diventati, in pochi mesi, patrimonio collettivo a cui adesso pare impossibile rinunciare: lo smart working serve a conciliare in maniera più efficace le esigenze lavorative con quelle della vita personale e familiare, e a decongestionare le città. Inoltre, contribuisce al risparmio energetico e riduce i costi per le aziende. Le videoconferenze consentono di collegare persone in tutte le parti del mondo e permettono ad uno studente italiano di seguire le lezioni di un docente oltreoceano. Più in generale, la pandemia ha dato una forte spinta alla digitalizzazione dei servizi, anche per quanto riguarda l’ambito previdenziale. L’INPS - di gran lunga il principale ente previdenziale italiano - è stato, storicamente, un precursore ed innovatore in materia di informatizzazione e meccanizzazione all’interno della Pubblica Amministrazione, non di rado anche con “strappi” e fughe in avanti che hanno generato più di

una difficoltà nei suoi interlocutori e stakeholders (parti interessate, ndr); proprio questa sua vocazione “informatica” e “tecnologica” ha consentito all’Istituto di diventare il gestore di una delle maggiori e più importanti banche dati previdenziali, assistenziali e reddituali d’Europa. Era facilmente prevedibile, quindi, che l’ingente massa di risorse economiche che le misure di attuazione del PNRR destinano all’innovazione tecnologica e alla transizione digitale avrebbe dato ancora maggiore impulso a questa vocazione innata nell’Istituto, il quale, infatti, proprio sfruttando queste risorse, sta progressivamente avviando progetti e piattaforme che hanno l’obiettivo di rendere concretamente fruibili le prestazioni a cui i lavoratori, a diverso titolo, hanno diritto. In pochi mesi abbiamo così assistito (per ora) alla nascita di un progetto di “automazione” di alcuni tipi di pensioni ai superstiti, alla creazione delle maggio 2022 | www.spazio50.org

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Previdenza

video guide personalizzate ed interattive per le pensioni e le prestazioni di disoccupazione, e allo sviluppo del “Consulente digitale delle pensioni” (ancora in fase sperimentale), che nell’intento dell’Istituto dovrà servire ad individuare in maniera proattiva i potenziali fruitori dei cosiddetti “diritti inespressi” (di cui abbiamo a più riprese parlato anche su queste colonne), guidando i pensionati a verificare se hanno diritto a prestazioni aggiuntive collegate con la propria pensione, semplificando e qualificando il flusso di domanda dei pensionati in possesso dei requisiti previsti. Certo, il futuro è ancora tutto da scrivere. Gli esempi di progetti finalizzati ad un rapporto diretto tra INPS e cittadino (con cui l’Istituto, sulla base dell’interrogazione dei propri archivi, ha fornito ai propri assicurati informazioni e simulazioni sul diritto e la misura della pensione) che non hanno avuto grande fortuna sono innumerevoli: si va dal progetto “Pensione Subito” degli Anni ’90, fino ai recentissimi “La mia Pensione” e “Busta arancione” (2019). Eppure, sembra che stavolta la strada intrapresa possa essere diversa: l’utilizzo delle potenzialità offerte da tecnologie avanzate come l’Intelligenza Artificiale e le “blockchain”, la chiarezza della visione che sottende a tali progetti e, infine, l’humus favorevole su cui questi progetti atterrano, fanno ritenere che la strada intrapresa dall’INPS possa produrre i risultati attesi. 80

Una crescita della qualità e dell’efficienza dei servizi della Pubblica Amministrazione è ovviamente auspicabile, così come è meritorio e segno di modernità e civiltà, che questa eroghi servizi informativi chiari ed esaustivi e proiezioni attendibili ai propri utenti/contribuenti/assicurati/pensionati/cittadini, in merito ai diritti che essi possono vantare. Allo stesso modo, è segno di civiltà e di “progresso” che - in un futuro non remoto la Pubblica Amministrazione possa avvisare proattivamente un cittadino dell’opportunità di esercitare un diritto la cui esistenza emerge dall’analisi degli archivi dell’Istituto (nel caso dell’INPS) ed, eventualmente, dal loro incrocio con le risultanze di altre Pubbliche Amministrazioni. Tutto bello, quindi? Sì. Forse. Fino ad oggi, il rapporto tra i cittadini e gli Istituti previdenziali è stato per lo più intermediato dai Patronati - soggetti specializzati, la cui funzione è peraltro prevista dalla Costituzione che hanno fornito assistenza e tutela a cittadini e lavoratori per l’accesso alle varie prestazioni, garantendo loro una fondamentale funzione di consulenza ed orientandoli all’interno dell’enorme complessità dello scenario normativo previdenziale. È evidente che la spinta sempre più decisa verso una massiccia digitalizzazione e verso un rapporto sempre più diretto tra Istituto e cittadino porterà fisiologicamente, come conseguenza, anche un fenomeno di crescente e progressiva “di-

sintermediazione”, con il rischio di lasciare il cittadino da solo nei confronti di una normativa complicata, farraginosa, difficile da comprendere e, spesso, contraddittoria e di dubbia interpretazione. Non sempre e non necessariamente il primo diritto che si incrocia nel “cammino” previdenziale è anche il più conveniente, né quello più rispondente alle specifiche esigenze di quel soggetto. La mancata valutazione delle specificità della singola storia lavorativa e contributiva o la mancata corretta valutazione di altri possibili diritti - magari futuri - che discendono dall’esame della situazione personale e familiare, può trarre in errore gli assicurati, pregiudicando diritti o convenienze presenti o future. Tutte valutazioni che nessuna piattaforma di Intelligenza Artificiale, per quanto avanzata, può tenere in considerazione. Se questo è lo scenario, allora, la digitalizzazione non fa venire meno il bisogno di consulenza previdenziale, ma - al contrario - ne accresce la necessità: in uno scenario previdenziale come quello esistente, infatti, nessuna piattaforma digitale sarà in grado di orientare il cittadino nelle decisioni da prendere e nelle opzioni da scegliere. La consulenza, quindi, dovrà avere paradossalmente - un ruolo sempre più centrale, non solo in prossimità del pensionamento e/o del conseguimento di qualsiasi altra prestazione, ma fin dall’ingresso della persona nel mondo del lavoro, seguendola passo per passo nel corso della sua storia lavorativa, preparandola progressivamente ed in base alle varie modificazioni e scelte (di tipo familiare, lavorativo, finanziario) operate nel tempo, alle decisioni che dovrà assumere ed evitando che una frettoloso “click” in risposta ad un messaggio proveniente da una piattaforma automatica - che, pure, in buona fede opera nel suo interesse - la vincoli a scelte che potranno poi rivelarsi controproducenti.

www.spazio50.org | maggio 2022

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Contribuisce alla funzionalità della prostata e delle vie urinarie.

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GRANDI CROCIERE 50&PIÙ

TURCHIA E GRECIA CON COSTA VENEZIA dal 2 al 9 ottobre 2022

Un fascino unico e magico avvolge la Turchia, un paese dai mille volti, una terra che unisce memorie storiche, archeologiche di grande interesse e bellezze naturali uniche, collocata in una straordinaria posizione, a cavallo fra Europa e Asia, tra Occidente e Oriente, separate dagli stretti del Bosforo e dei Dardanelli. Visiteremo Istanbul, antica capitale dell’impero Ottomano incredibilmente ricca di fascino; Izmir, conosciuta anche come Smirne, terza città della Turchia; poi Bodrum ed il suo castello fortezza medievale che è tra le sette meraviglie del Mondo. L’itinerario proseguirà con l’isola di Mykonos, in Grecia, splendida perla delle Cicladi, e si spingerà sino al Pireo per poter visitare la capitale Atene con la maestosità del Partenone.

ITINERARIO

A bordo vivrai l’atmosfera della città italiana più famosa al mondo, Venezia: gli ambienti interni, ispirati alle calle e a piazza San Marco, così come le aree esterne, che ti faranno sentire in Riviera, sono curati in ogni dettaglio. L’offerta gastronomica è incredibile con i suoi 13 ristoranti tematici e, la sera, aperitivi con musica dal vivo, ammirando il tramonto ogni volta in un panorama diverso. La tua cabina. Lo stile che caratterizza gli spazi privati di Costa Venezia è dinamico e avvolgente. I colori richiamano le cromie rinascimentali di Venezia e i materiali raffinati degli arredi ricordano i fasti dei palazzi nobiliari.

QUOTA INDIVIDUALE DI PARTECIPAZIONE Per persona

Con accompagnatore

Doppia interna

€ 780

Doppia esterna

€ 870

Doppia balcone

€ 960

Giorno

Ottobre

Porto

Arrivo

Partenza

Supplemento singola

1° giorno

domenica 2

Istanbul

-

-

Tasse portuali

€ 150

2° giorno

lunedì 3

Istanbul

-

17:00

Assicurazione

€ 50

3° giorno

martedì 4

Smirne

14:00

21:00

Quota supplementare per i non soci: € 50

4° giorno

mercoledì 5

Bodrum

10:00

20:00

5° giorno

giovedì 6

Mykonos

9:00

20:00

6° giorno

venerdì 7

Atene/Pireo

9:00

20:00

La quota comprende: volo per Istanbul da Milano/Roma • Trasferimenti da e per il porto • Sistemazione nella cabina prescelta con trattamento di pensione completa • Accompagnatore 50&Più (al raggiungimento di 20 partecipanti).

7° giorno

sabato 8

In navigazione

-

-

8° giorno

domenica 9

Istanbul

8:00

-

IMPORTANTE - L’itinerario e le escursioni possono subire variazioni per cause di forza maggiore e condizioni di navigazione.

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La nave Costa Venezia

su richiesta

La quota non comprende: bevande al bar ed ai pasti • Tasse portuali (€ 150) • Quote di servizio obbligatorie da pagare a bordo (€ 70) • Escursioni e tour organizzati • Assicurazione medico-bagaglio e annullamento viaggio (€ 50) • Extra di natura personale e tutto quanto non espressamente indicato nella voce “La quota comprende”.

www.spazio50.org | maggio 2022

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13/04/22 15:16


ISCHIA, PROCIDA, CAPRI

TOUR DELLE ISOLE DEL GOLFO DI NAPOLI da maggio a settembre 2022 (domenica-domenica)

Comprende visita di Procida, Capitale Italiana della Cultura 2022 Quote a partire da: € 650,00 per persona (min 2 partecipanti) Richiedere programma dettagliato e quotazioni

Per gli amanti del mare e del relax, il tour delle Isole del Golfo di Napoli è l’ideale per vivere esperienze diverse in una sola vacanza, nel comfort di un hotel 4 stelle. Sarà l’occasione per visitare l’isola di Procida, Capitale Italiana della Cultura 2022, che incanta turisti e visitatori di tutto il mondo con le sue coste di tufo a picco sul mare cristallino. I porticcioli, le case colorate e l’imponenza dell’antico carcere sulla terra murata la rendono unica e speciale.

ITINERARIO 1° giorno - Ischia

Arrivo a Ischia e sistemazione in hotel.

2° giorno - Ischia

Nel pomeriggio tour dell’Isola in barca con guida.

3° giorno - Procida

Nel pomeriggio tour dell’Isola di Procida in microtaxi.

4° giorno - Ischia

Nel pomeriggio tour dell’Isola di Ischia in bus con guida.

5° giorno - Capri

Intera giornata di navigazione/visita all’Isola con guida.

6° giorno Nel pomeriggio tour al Parco Termale. Ischia - Parco termale 7° giorno - Ischia

Intera giornata libera.

8° giorno

Partenza - Fine dei servizi.

IMPORTANTE - L’itinerario e le escursioni possono subire variazioni per cause di forza maggiore e condizioni di navigazione.

La quota comprende: sistemazione in hotel 4 stelle in camere doppie con trattamento di mezza pensione, bevande escluse • Il 5° giorno a Capri è previsto il pranzo in ristorante con bevande incluse (½ minerale e ¼ di vino per persona) • Escursioni guidate come indicato nel programma • Assicurazione medico-bagaglio. La quota non comprende: viaggio A/R per e da Ischia • Bevande ai pasti (ad eccezione del pranzo Capri) • Tassa di soggiorno (da pagare direttamente in hotel) • Polizza annullamento viaggio • Extra personali, mance, tutto quanto non espressamente indicato. I collegamenti A/R per Ischia, in bus G.T. (traghetto incluso), in partenza dalle principali città del Nord e del Centro Italia. Quote su richiesta.

(Aut. Reg. 388/87) Tel. 06 6871108/369 Fax 06 6833135 - Email: info@50epiuturismo.it www.50epiuturismo.it

maggio 2022 | www.spazio50.org

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Garden Toscana Resort

San Vincenzo (LI) ATTENZIONE il 50&Più montatosettembre in adesivo: o fondo bianco con stampa in nero o prespaziato dal 18 2021 alva26 2022 (valutate la cosa più facile per sostituire in autonomia l’anno nelle seguenti edizioni) TAGLIO

Immagina un grande evento 50&Più, una manifestazione che unisce la passione per lo sport a quella per il canto, nella suggestiva cornice marittima della Toscana. Quest’anno, presso il Garden Toscana Resort di San Vincenzo, in provincia di Livorno, 50&Più organizza IMMAGINA 2022, durante il quale si svolgeranno le Olimpiadi 50&Più e la semifinale di Italia In… Canto, accompagnate da molte altre attività culturali e ricreative. Un’occasione per condividere passioni e hobby all’aria aperta.

Un evento molto amato dai Soci 50&Più, quest’anno giunto alla sua 28ª edizione, con la consueta e piacevole opportunità di incontrare gli amici di tutta Italia e di mettersi in gioco in un contesto di allegria e di sana competizione.

Giunto alla 19ª edizione, è il concorso canoro di 50&Più che vede cantanti dilettanti over 50 di tutto lo Stivale gareggiare su melodie e brani famosi della musica italiana. Un’iniziativa che valorizza la cultura del canto e la passione per la musica.

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GARDEN TOSCANA RESORT Una perla naturalistica unica nel suo genere, incastonata in uno dei tratti più conosciuti e incontaminati della riviera Toscana; l’eco dell’antica Etruria, il riflesso dell’Isola d’Elba, i profumi della macchia mediterranea e i sapori dell’eccellenza enogastronomica. Alle porte della ridente cittadina di San Vincenzo, la struttura è immersa in un meraviglioso giardino in un contesto naturale straordinario tra mare, cucina, escursioni, centro benessere e sport alla portata di tutti.

www.spazio50.org | maggio 2022

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13/04/22 18:11


CAMERE - Le camere sono disposte in palazzine su 2 e 3 piani (senza ascensore), completamente rinnovate nella nuova veste e suddivise in: doppie, triple, quadruple e family (2 doppie comunicanti con bagno). Tutte dispongono di aria condizionata, cassetta di sicurezza, minifrigo, TV, telefono e asciugacapelli, patio o terrazzino attrezzato. RISTORAZIONE - Il ristorante centrale Il Melograno offre un servizio a buffet ricchissimo, dalla colazione fino alla cena. La cucina è curata dai migliori chef con piatti della tradizione mediterranea e internazionale, preparati con le antiche ricette locali e italiane; la pasticceria è fresca e preparata ogni giorno. ANIMAZIONE E ATTIVITÀ - Si prevede un’attività d’intrattenimento diurno con giochi, aerobica e acquagym, tornei di carte, spettacoli serali a teatro, spettacoli di varietà, cabaret, piano bar e live music. SPIAGGIA - Raggiungibile tramite un sottopassaggio e lungo una pineta di lecci, la bellissima spiaggia di sabbia con fondale dolcemente digradante è attrezzata con lettini e ombrelloni. Possibilità noleggio teli mare. GARDEN SPA CAVALLEGGERI - Centro Benessere - Un’area di 700 mq con sauna finlandese, bagno turco, bagno mediterraneo, area relax del sale, piscina con getti d’acqua e lettini idromassaggio. Ingressi e trattamenti a pagamento, da regolare in loco. ESCURSIONI FACOLTATIVE - Il Garden Toscana Resort si trova a soli 3 km da San Vincenzo, raggiungibile a piedi o noleggiando la bicicletta. La posizione strategica consente di scoprire i borghi e visitare il territorio: Isola d’Elba, Arcipelago Toscano, Bolgheri, Volterra, Pisa, Siena e Firenze, oltre al patrimonio enogastronomico toscano. INFORMAZIONI SPORTIVE - L’organizzazione delle Olimpiadi sarà gestita dallo staff 50&Più, supportato dai giudici FIDAL e ASC. I partecipanti, divisi per categoria e classi d’età, gareggeranno individualmente per le seguenti gare: bocce, marcia, maratona, nuoto, bicicletta, ping-pong, tiri a canestro, tennis, tiro con l’arco, freccette. TRASPORTI - In pullman organizzati dalle Sedi Provinciali; in treno da tutta l’Italia; in aereo dal Sud e dalle Isole con voli per Roma, Pisa e Firenze, inclusi i trasferimenti. Informazioni e quotazioni su richiesta.

QUOTA INDIVIDUALE DI PARTECIPAZIONE € 790

In camera doppia

€ 1.185

In camera doppia uso singola 3°/4° letto adulto in camera tripla e quadrupla

€ 550

3° letto bambini (da 0 a 13 anni non compiuti) in camera con 2 adulti

gratuito

4° letto bambini (da 0 a 13 anni non compiuti) in camera con 2 adulti

€ 395

Quota per sistemazione in camera family

su richiesta

Quota supplementare per i non soci: € 50 LA QUOTA COMPRENDE: • Soggiorno di 8 notti/9 giorni presso Garden Toscana Resort • Trattamento di pensione completa (dalla cena del giorno di arrivo al pranzo del giorno di partenza), servizio a buffet e bevande incluse ai pasti (acqua e vino) • Servizi balneari di ombrelloni, lettini (teli mare a noleggio) in piscina e spiaggia • Animazione diurna e serale con spettacoli, piano bar, giochi e tornei • Assistenza in loco di personale medico H24 • Assistenza in loco di personale 50&Più e 50&Più Turismo • Assicurazione bagaglio/ sanitaria e annullamento, Unipol Spa. LA QUOTA NON COMPRENDE: • Tutti i trasporti da e per Garden Toscana Resort • Escursioni facoltative (da prenotare e pagare in loco) • Tassa di soggiorno obbligatoria del Comune di San Vincenzo (attualmente pari a € 2,00 al giorno: esenti minori 12 anni, portatori di handicap e capigruppo) • Pasti extra, bevande oltre quelle sopra indicate e tutto quanto non specificato.

(Aut. Reg. 388/87) Tel. 06 6871108/369 Fax 06 6833135 - Email: info@50epiuturismo.it www.50epiuturismo.it

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Cultura

Libri

HOTEL PADRETERNO ROBERTO PAZZI LA NAVE DI TESEO 398 PAGINE 20,00 EURO

IL PADRETERNO IN VACANZA SULLA TERRA

Un romanzo visionario e poetico al tempo stesso, che vede Dio scendere sulla Terra e mescolarsi tra gli uomini. Toccando da vicino gioie, fragilità e tormenti del genere umano di Renato Minore “Un bambino si è subito alzato per cedermi il posto sulla metropolitana, la mamma occupatissima a inviare un WhatsApp non si è neanche accorta di me”. Borsalino cappotto color cammello guanti gialli, il vecchio signore con il Parkinson in incubazione, come il Marziano di Flaiano precipitato sulla terra, è addirittura “Dio stesso”: un po’ come accade in Dio esiste e abita a Bruxelles, il film da cui Roberto Pazzi ha tratto l’idea di un Padreterno in incognito, girovago per la città. Ma il Padreterno di Jaco van Dormael ha creato l’umanità per gioco e per sfogare le sue frustrazioni. Quello simpatico generoso bonario di Hotel Padreterno è di tutt’altro stampo: fin troppo umano, gli piace mangiare, frequenta pensioni di infimo ordine, parla al cellulare con il figlio molto preoccupato per la vacanza paterna. Vive l’avventura terrestre come un volo sciamanico che lo porta a toccare da vicino la vita e gli uomini, i tormenti, la fragilità, il destino mortale. E il volo può prendere le sembianze (in una delle SENZA FILTRI Interviste 1958- 1996 di Allen Ginsberg a cura di David Carter Il Saggiatore 664 pagine Prezzo: 42,00 euro

scene più fortemente visionarie) nella figura di un drago che, fuggendo da un dipinto di Paolo Uccello, fa volare sul suo dorso Padreterno nei cieli della Val d’Orcia o sull’Abbazia San Galgano. Fin dal tempo del suo primo e fortunatissimo romanzo, Cercando l’imperatore, del 1985, Roberto Pazzi è stato attratto dal senso magico e fantastico che si conferma in Hotel Paradiso. Lo scrittore ferrarese imprime il passo giusto alla storia con felicità costruttiva, riflessa nella trama piena di divagazioni e condensazioni, nei dialoghi che ne sono l’opportuno carburante linguistico. I suoi diversi registri - l’ironico, il riflessivo, il colto - ne modellano la sostanza trascinante e visionaria. Così Padreterno può concedersi una vacanza dall’eternità che per lui è una prigione. In cielo rischia di scoppiare una sedizione perché i santi vogliono tornare sulla terra. E Pazzi può esprimere gratitudine al suo mentore, Ludovico Ariosto, nel segno “della gioia dei sensi e del gioco del caso”.

Si legge come se fosse un romanzo - un romanzo appassionato e imprevisto - Senza filtri, il volume che raccoglie le interviste fatte ad Allen Ginsberg dal 1958 al 1996. Dai ricordi personali ad eventi che hanno segnato la storia e la cultura degli Stati Uniti, dall’amicizia con i membri della Beat Generation alla militanza politica e all’opposizione ad ogni forma di autorità e di dittatura, alla vicinanza alla contestazione giovanile degli Anni ’60 raccontata e vissuta senza schermi. Nelle conversazioni, a cui si aggiungono interventi politici e anche chiacchierate tra amici, scorre tutta la vita del poeta che, fino agli ultimi giorni, conserva un entusiasmo contagioso verso la vita e ogni manifestazione artistica. maggio 2022 | www.spazio50.org

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Cultura

Arte

L’arte rappresenta una donna simbolo di peccato e pentimento, di fedeltà e sofferenza, di fecondità e sapienza, di carnalità e santità MADDALENA, LA TREDICESIMA “APOSTOLA” di Ersilia Rozza Maria Maddalena è una delle icone del Cristianesimo. Sacerdotessa, mirrafora, “apostola”, sacra amante, moglie, santa Sophia, madre, dopo secoli di fango e ingiurie, sta riemergendo con i suoi valori di donna vera, libera e santa, che parla al cuore e all’anima profonda. Myriam in ebraico, Maryam in aramaico, Maria in greco, con l’aggiunta del toponimo relativo al luogo nel quale sarebbe nata: Màgdala, in Galilea, da anni sommerso dalle acque del lago di Tiberiade. Fu una discepola della prima ora di Gesù di Nazareth e lo seguì, con altre donne, fino al Golgota, al sepolcro e alla Resurrezione. Fu l’unica a vedere i due angeli e la prima a parlare con il Risorto, forse a toccarlo. A lei l’arte, la letteratura, il cinema hanno dedicato centinaia di opere, tra cui infiniti capolavori firmati da Giotto e Caravaggio, Botticelli e Tiziano, Donatello e Rubens, Canova e Hayez, Guttuso e Melotti, per citarne pochi. Come le sue raffigurazioni siano lo specchio delle diverse epoche ce lo mostra in maniera diretta la grande e bella mostra Maddalena. Il mistero e l’immagine, aperta a Forlì fino al 10 88

luglio. In un percorso, suddiviso in 11 sezioni, che parte dall’estetica del dolore di epoca pre-classica e arriva fino a vederla simbolo di angoscia e ribellione nel ’900, si ammirano le suggestioni giottesche e tardogotiche, quelle dell’umanesimo quattrocentesco, le tensioni e la sensuale spiritualità dei secoli successivi, la visione romantica e simbolista. Oltre 200 opere di pittura, scultura e grafica, miniature, arazzi e argenti, proposte dai più grandi nomi di ogni epoca, cercano di darci una visione della sua autentica identità, al di là del mito e delle narrazioni episodiche. Informazioni sulla mostra:

Musei San Domenico Piazza Guido da Montefeltro n.12, Forlì Orario: da lunedì a venerdì 9.30/19; sabato, domenica e festivi 9.30/20. Biglietti: intero € 14; ridotto € 12 (minori di 18 anni e over 65, studenti universitari, convenzioni); speciale € 5 (6/14 anni, scuole); gratuito: fino a 6 anni, disabili con accompagnatore, accompagnatori gruppi e scolaresche, guide. www.mostramaddalena.it Fino al 10 luglio

DA NON PERDERE

ROVIGO

Giovanni Miani

A 150 anni dalla morte, la città del Polesine dedica una mostra al suo figlio più eclettico e irrequieto, Il Leone Bianco del Nilo. Musicista ed esploratore, organizzò tre spedizioni alla ricerca delle sorgenti del grande fiume, da cui ritornò con oltre 1.800 reperti, donati alla città di Venezia. Palazzo Roncale Fino al 26 giugno

BRESCIA

Pier Paolo Pasolini

Per essere poeti, bisogna avere molto tempo è la mostra dedicata al poeta, narratore e regista nel centenario dalla nascita. Fotografi importanti, da Berengo Gardin a Garolla, da Ciol a Vitale, ne mostrano il rapporto con la madre, il calcio, gli amici e il cinema. MO.CA. Centro per le Nuove Culture Fino al 24 luglio

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Teatro

di Mila Sarti

Non solo spettacolo. Il teatro mostra la sua vitale forza civile

Sirene d’allarme prima degli spettacoli per ricordare l’orrore della guerra. Siracusa prosegue il suo dialogo culturale nel dramma classico con sguardo contemporaneo La nostra conoscenza della tragedia greca si basa quasi esclusivamente sulle opere di tre drammaturghi del quinto secolo a.C.: Eschilo, Sofocle ed Euripide. Tre pietre miliari che la 57esima Stagione di Rappresentazioni Classiche al Teatro Greco di Siracusa ci propone attraverso la lettura di affermati registi contemporanei. Cinque le proposte allestite, dal 17 maggio al 9 luglio, in questo suggestivo spazio situato alle pendici del colle Temenite. Torna, dopo il successo nelle precedenti edizioni, Davide Livermore, regista torinese di fama internazionale. A lui il compito di inaugurare la nuova stagione con Agamennone di Eschilo (dal 17 maggio al 5 luglio) e di chiuderla con una maratona teatrale dell’Orestea (8-9 luglio), nella versione integrale che vedrà la messa in scena, una dopo l’altra nella stessa sera-

ta, di Agamennone, Coefore, Eumenidi. Le tre tragedie che fanno parte della trilogia Orestea di Eschilo, dirette da Livermore, narrano momenti successivi di un’unica storia raccontando l’assassinio di Agamennone (Agamennone), la vendetta del figlio Oreste (Coefore) e la sua assoluzione dopo un processo ad Atene (Eumenidi). Questi ultimi due drammi possono essere seguiti anche il 6 luglio. Dal 18 maggio al 3 luglio un altro grande in cartellone, il talentuoso Robert Carsen che firma la regia di Edipo Re di Sofocle, drammaturgo attento alla caratterizzazione dei suoi personaggi, psicologicamente ben costruiti. Quindi l’esordio al Teatro Greco di Jacopo Gassmann, regista di Ifigenia in Tauride (dal 17 giugno al 4 luglio), opera rappresentata dopo la morte del suo autore, Euripide. Info: 0931487248

EVENTI

TORINO

Vivace fermento creativo all’Astra

Il Teatro Piemonte Europa punta i riflettori sulla drammaturgia contemporanea e la pluralità dei suoi linguaggi. Il direttore artistico Andrea De Rosa, ideatore dell’iniziativa “Una sirena d’allarme contro la guerra”, porta in scena dal 6 all’8, Nella solitudine dei campi di cotone, di Koltès. Segue il progetto A porte aperte.

ROMA

Alla Sala Umberto fra thriller e divertimento

Ultimi due spettacoli in scena: Ovvi destini, drammaturgia e regia di un sempre più interessante Filippo Gili, con Vanessa Scalera, Anna Ferzetti, Daniela Marra e Pier Giorgio Bellocchio, e Volevo nascere scema, one-woman-show di Barbara Foria, con la regia di Claudio Insegno. maggio 2022 | www.spazio50.org

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Cultura

Musica

F IL RITORNO DEI MARILLION

A sei anni da Fuck Everyone And Run, la band di Steve Hogarth propone il suo 20simo album in studio, An Hour Before It’s Dark, registrato con il supporto del Choir Noir. Parla di scienza, mortalità, del buio in arrivo e anche di Leonard Cohen: «È pieno di riflessioni cupe, ma la musica è sorprendentemente allegra. Credo che la band non sia mai stata così in forma», dice il frontman. Difficile dargli torto.

di Raffaello Carabini

Ascoltiamo l’ottimo jazz italiano

WORLD

La cantante Letizia Lucchesi, il pianista Roberto Magris e il fisarmonicista Vince Abbracciante firmano tre eccellenti album, termometro della bontà del nostro jazz

La salute del jazz italiano è eccellente, sia per l’alta qualità della musica, di caratura internazionale, sia per la presenza nei conservatori sia per l’organizzazione dei musicisti. E il lockdown non è riuscito a frenarne la creatività, la ricerca, le idee, che brillano in molti recenti cd: ve ne proponiamo tre. Iniziamo con una cantante, Letizia Lucchesi, che nonostante la corposa attività, debutta a suo nome solo ora. It’s A Miracle Your Life è un inno alla vita, mai così necessario come in questi tempi bui, con brani - quasi tutti di sua composizione - che si destreggiano assai bene in ambito mainstream, con il supporto di un raffinato trio, del prestigioso sassofonista ospite Maurizio Giammarco e, in tre momenti, della Roma Jazz Ensemble Big Band. Il pianista Roberto Magris, il jazzi90

sta italiano che ha inciso più album di tutti negli States, propone Duo & Trio, un cd internazionale a tutti gli effetti. Infatti, ad accompagnarlo in sei pezzi è il solo Mark Colby, sassofonista dalla lunga discografia, con collaborazioni con Haden e Sinatra, Pastorius e la Vaughan, deceduto nel 2020. Negli altri cinque una sezione ritmica pregiata di giovani emergenti della scena USA. Il risultato è di alto livello, elegante e lirico, esuberante e propositivo, in un ambito modernamente “straight ahead”. Infine, citiamo il Santuario del fisarmonicista Vince Abbracciante e del sassofonista Javier Girotto, recentemente premiato con l’Orpheus Award, dalla lirica e introspettiva comunione di jazz, folklore e tango, tra improvvisazione libera e scrittura neoclassica.

POESIE IN MUSICA Pejman Tadayon, musicista e pittore iraniano da anni in Italia, afferma che: «Oriente e Occidente possono incontrarsi e conoscersi profondamente» e contribuisce con un cd a suo nome e degli ensemble Cafè Loti, Navà e Yar. Il suo ultimo Non siamo sufi. Composizioni per poesie mistiche persiane è la trasposizione in musica di 10 poesie di mistici persiani - Rumi, Omar Khayyam, Hafez, Saadì - con strumenti tradizionali. Molto bello il booklet con la traduzione delle liriche cantate e illustrazioni dello stesso Tadayon.

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Cinema

FILM IN USCITA STORICO DRAMMATICO

DOWNTOWN ABBEY 2 Regia: Simon Curtis con: Jim Carter e Imelda Staunton

Una nuova era è il nuovo capitolo ispirato alle vicende della famiglia Crawley e dei suoi fidi domestici. Dopo stagioni più o meno pacate, la modernità fa irruzione a Downton: la duchessa madre (Maggie Smith) eredita una villa nel sud della Francia, mentre un film da girare in casa richiama nella magione in puro stile edoardiano un cast di attori capricciosi.

DRAMMATICO, SPIONAGGIO

L’ARMA DELL’INGANNO. OPERAZIONE MINCEMEAT Regia: John Madden con: C. Firth, K. MacDonald, J. Flynn e M. MacFayden.

Nel ’43 i servizi segreti britannici ordirono un piano per depistare le forze tedesche sugli sbarchi alleati in Grecia e Sardegna. Fecero rinvenire in mare un corpo esanime, con una cartella di documenti riservati e precisi effetti personali, al fine di distrarre i nazisti sulla Sicilia indicata come falso obiettivo degli alleati.

di Alessandra Miccinesi

TOP GUN MAVERICK

Trentasei anni dopo l’uscita del film che fece decollare la carriera di Tom Cruise, il tenente Pete Mitchell torna in servizio con Jennifer Connelly e Val Kilmer A volte ritornano. Giubbotto di pelle Schott, occhiali Ray Ban aviator, sfide di pallavolo al tramonto e canzoni stonate per rimorchiare. Da allora il tenente Pete Mitchell, nome di battaglia Maverick, coi suoi voli radenti ne ha fatta di strada. Eppure, dopo 30 anni di servizio in marina continua ad evitare di far carriera per restare fedele alla sua libertà, finché viene richiamato in servizio per una missione a cui non può dire di no: addestrare gli allievi dell’accademia Top Gun per un’impresa impossibile. Mitchell sarà costretto a guardare in faccia i fantasmi del passato, e lo farà grazie ad Iceman (interpretato ancora da Val Kilmer). In aula incontrerà il figlio del suo vecchio amico Goose, il tenente Bradley Bradshow (Miles Teller), ma a fargli battere il cuore sarà la

dolce e determinata Penny (Jennifer Connelly), dato che Kelly McGillis ha rinunciato a interpretare questo sequel, come pure Meg Ryan. Tant’è. In questi anni Top Gun non è mai uscito dalle classifiche dei film più visti degli Anni ’80, perché richiama un mondo che non c’è più, ricco di pathos e sentimento (amicizia, amore, lealtà, coraggio), e accende la curiosità dei nativi digitali, che ne hanno sentito parlare ed ora potranno vederlo al cinema. Bastano poche note della indimenticabile Take my breath away, canzone da Oscar, vincitrice anche di un Golden Globe nel 1987, per portarci di nuovo tra le nuvole. Regia: Joseph Kosinski Genere: azione maggio 2022 | www.spazio50.org

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Vivere in armonia

seguendo le stagioni

TEMPO DI NUOVE ENERGIE «Allegramente, allegramente questo Novilunio di Maggio ci ripromette giornate godibili. Ed oh! Che sensibile crescita faranno i vegetali tutti!» Almanacco Barbanera 1817 a cura di:

MAGGIO Ad un passo dall’estate, maggio alimenta il buonumore. Nuove energie entrano in circolo, mettendosi a disposizione del mese più laborioso dell’anno. Un’aria nuova entra in casa, le giornate, finalmente calde e lunghe, scandiscono i lavori nell’orto e nel giardino. Semine e trapianti si fanno ovunque. L’orto ci aspetta con i primi preziosi raccolti, mentre il giardino dona a piene mani fiori, profumi e colori. A maggio si esce di casa, si va in cerca delle buone erbe di campo, in cucina entrano le aromatiche coltivate sul balcone, mentre le rose sbocciano. E non si può perder tempo, i giorni chiedono impegno in vista delle raccolte estive. Ma anche il cuore vuole la sua parte. E tra il profumo delle rose, si programmano le uscite fuori porta. Ad aprire le danze arriva il 1° maggio; domenica 8 si celebra la Festa della mamma e poi quella delle spose, che dedicano all’antico mese di Maia il loro sogno d’amore. 92

L’ORTAGGIO DI MAGGIO Il basilico (Ocimum basilicum) Oltreché buono, è virtuoso perché stimola la digestione, agisce contro l’emicrania e l’inappetenza. L’olio essenziale è rilassante e afrodisiaco. Ricco di potassio, contiene anche ferro, fosforo e vitamina A. Il proverbio Non c’è erba che vada in su che non ha la sua virtù. Coltiviamolo così Poco esigente, necessita di clima temperato-caldo per crescere rigoglioso. Pianta per eccellenza da balcone, per la germinazione e la crescita delle piantine richiede una temperatura minima di 15 °C. La semina Si acquistano le piantine da trapiantare a maggio con la Luna crescente. Si interrano nell’orto a distanza di 30-40 cm l’una dall’altra, in vaso a 15-20 cm. Volendo invece seminarlo, si interra il seme tra aprile e maggio - in fase calante - a circa 0.5 cm di profondità. Cresce bene in consociazione con finocchi e piselli. Raccolta e conservazione Da giugno a settembre, in crescente per il consumo fresco, in calante per la conservazione. Cimando i rami dotati di infiorescenze, eliminando cioè l’apice degli steli, continueranno a vegetare. Le foglie si conservano essiccate o surgelate in sacchetti, oppure immerse in olio vergine di oliva.

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BUONO A SAPERSI! Feste ecologiche Per tutelare l’ambiente e ridurre i rifiuti, gruppi di mamme e associazioni stanno utilizzando, per le feste dei bambini, il servizio “stoviglioteca”. Al prezzo simbolico di un euro noleggiano tazze, piatti, bicchieri, caraffe, vassoi, evitando così l’utilizzo di quelli usa e getta. Basta prenotare il servizio, andare a ritirare le stoviglie, pagare una cauzione e restituire il tutto lavato. Un’idea assolutamente da copiare. Sul sito famiglie-rifiutizero. blogspot.com è possibile consultare l’elenco delle “stoviglioteche”.

NEL CESTINO DEL MESE

ORTAGGI: agretti, asparagi, aglio, bietole, carciofi, catalogna, carote, cavolfiori, cavolo broccolo, cavolo cappuccio, cavolo verza, cetrioli, cicorie, cipolle, fagioli, fagiolini, fave, finocchi, indivie, patate, peperoni, piselli, pomodori, porri, rape, ravanelli, rucola, sedano, spinaci, valerianella e zucchine.

FRUTTA: albicocche, ciliegie primaticce, fragole, mele e nespole.

AROMI: menta piperita, basilico, mentuccia, prezzemolo, rosmarino e salvia.

NELL’ORTO, NEL GIARDINO, SUL BALCONE Si raccolgono le fragole, a maggio! Ovviamente in Luna crescente per il consumo fresco, ma in calante per farne confetture e gelatine. Per tutto il resto, invece, mano alle semine con l’aiuto della Luna crescente. Ci attendono pomodori, zucche, zucchine, angurie, cetrioli, meloni, fagioli, fagiolini, crescione, maggiorana, basilico e prezzemolo. Tempo anche di trapiantare peperoni, melanzane e sedano. Volendo, ci si potrà pure dedicare all’autoproduzione delle piantine in casa, da seminare in piccoli contenitori, come i vasetti dello yogurt. Quando avranno sviluppato la seconda serie di foglie, spostarle in un contenitore più grande o, se il clima lo permette, a dimora nell’orto. C’è da fare anche in giardino, dove seminare in Luna crescente primule, dianthus, campanule, fiordalisi e garofani. Mettere a dimora gerani, dalie, tuberose e piantine di borragine e maggiorana. In Luna calante seminare invece lattuga, sedano, indivia riccia, scarola, porro, rapa e bietola da coste. Utilizzare i macerati di ortica come trattamenti curativi su ortaggi e piante da frutto. In Luna calante, in giardino, prestare molta attenzione alle rose: eliminare i rami non da fiore, eseguire la potatura di ringiovanimento e concimare il terreno con composti. Tenere inoltre sotto controllo eventuali attacchi di afidi con metodi biologici come la coccinella, o con nebulizzazioni di macerati di ortica. Potare le erbacee perenni e gli arbusti che hanno fiorito, per dargli rinnovato vigore. Iniziare ad eliminare i boccioli sfioriti della rosa per favorire la produzione di fiori. Concimare il prato.

COLTIVARE CON LA LUNA

UN BEL GIARDINO ACQUATICO Perché non realizzare un giardino acquatico in terrazza? Si può fare utilizzando una vecchia botte o una tinozza da rendere impermeabile trattando il contenitore con vernice specifica. All’interno si mettono quindi l’acqua e le piante scelte, tra cui fior di loto, giaggiolo acquatico e ninfea. L’importante sarà poi collocare la botte in un luogo luminoso. Durante i mesi invernali si vuoterà il contenitore dall’acqua e si metteranno le piante al riparo dal gelo.

SE HAI ½ GIORNATA

IL SOLE Il 1° sorge alle 05.56 e tramonta alle 19.59. L’11 sorge alle 05.44 e tramonta alle 20.09. Il 21 sorge alle 05.34 e tramonta alle 20.20. Le giornate si allungano. Il 1° maggio si hanno 14 ore e 03 minuti di luce solare. e il 31 se ne hanno 15 e 00 minuti. Si guadagnano 57 minuti di luce solare. LA LUNA Il 1° sorge alle 06.16 e tramonta alle 20.48. L’11 tramonta alle 03.33 e sorge alle 14.45. Il 21 sorge alle 01.20 e tramonta alle 10.41. Luna crescente dal 1° al 15 e il 31. Luna calante dal 17 al 29. Luna Nuova il 30. Luna Piena il 16. maggio 2022 | www.spazio50.org

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Giochi

Stuzzica Cervello

di Lionello e Favolino

di Enrico Diglio

TEST 1 - Osservate i sei nomi di colori a destra, le lettere che Ii formano e le coppie di numeri riportate a destra di ogni nome, e dite quale coppia di numeri - secondo logica - sostituisce i due punti interrogativi posizionati a destra dell’ultimo nome. REBUS Lionello 9 7 2...

REBUS Lionello ...9 4 3 1 6

TEST 2 - Osservate attentamente le seguenti tredici parole e, utilizzando un criterio logico da determinare, formate con dodici di esse due gruppi distinti contenenti sei parole ciascuno, individuando, infine, una parola che può essere considerata “intrusa”.

TEST 3 - Osservate attentamente le sottostanti cinque sequenze di otto numeri ciascuna e i due numeri a due cifre a destra riportati e dite quali numeri, secondo logica, vanno sostituiti ai due punti interrogativi nell’ultima sequenza.

» IMPIEGATO TUTTO FARE Prende spesso cappello, ma in effetti sopporta ben gli attacchi dei presenti: a lui fan sempre carico gli affari ognor pendenti. » OCCHI AZZURRI E CHIOME BIONDE Oh quante volte ho sospirato ansioso, per te celeste amica ossigenata per la tua freschezza sana e profumata. Ma non lasciarmi: un soffio di passione ti scuota ancor, amica evanescente, della mia vita sola aspirazione. INDOVINELLI Favolino

TEST 4 - Osservate attentamente la sottostante figura e dite quale dei quattro particolari posti al di sotto della figura stessa non le appartiene.

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bacheca a cura della Redazione

Modalità di invio

Relazioni personali 67enne, giovanile, buona posizione economica, desidero conoscere una donna non necessariamente bella e gentile; mi basta che il suo cuore dimostri il contrario. La cerco dai 50 ai 70 anni, di qualsiasi parte d’Italia: insieme ritroveremo la felicità persa. Telefonare al 3509774131. 68enne, giovanile, gentile, educata, amante degli animali, conoscerei un signore pari requisiti, gentile, educato, raffinato e simpatico. Sono marchigiana e non voglio trasferirmi perché ho la mia casa. No perditempo o per curiosità. Telefonare al 3272047480. 75enne, solare, romantica, cerca un compagno di età adeguata, serio, sincero, dinamico, che abbia la volontà di rimettere in gioco i sentimenti, sperando di piacersi e poter affrontare così ciò che di bello la vita ha ancora da offrirci. Solo residenti a Firenze o zone limitrofe, non troppo distanti. Telefonare al 3663234893 (ore serali, no sms). 58enne, celibe, proprietario di villa, vivo solo sulla Riviera romagnola. Mi

Relazioni | Lavoro | Collezionismo | Affitto | Vendo | Occasioni Queste pagine sono dedicate a chi cerca un’amicizia, a chi vuole affittare, comprare o vendere immobili. Qui potete assicurarvi un impiego o acquistare oggetti rari e curiosi

Le inserzioni possono essere indirizzate a mezzo posta a: 50&Più, Via del Melangolo, 26 00186 Roma, oppure tramite posta elettronica all’indirizzo: redazione@50epiu.it. Vengono accettate solo se firmate in modo leggibile e corredate della fotocopia del documento d’identità del firmatario, fermo restando il diritto all’anonimato per chi ne faccia richiesta.

descrivono come una persona seria, simpatica e piacente. Cerco una donna, anche più giovane di me, seria, carina, per amicizia e poi per innamorarsi e trascorrere il futuro assieme. Richiesta serietà. No perditempo. Telefonare al 3348282660. Cerco un compagno dai 60 ai 70 anni, abitante a Firenze e dintorni. Desidero innamorarmi e avere una storia seria, bella e duratura; non voglio invecchiare da sola, è triste. La solitudine è alle porte alla nostra età. Sono solare e, dicono, carina. Solo persone di Firenze e dintorni. No perditempo. Telefonare al 3341963777. 76enne, pensionato, solo, bella presenza, cerco signora per farci compagnia, che voglia venire a vivere in Calabria, in provincia di Cosenza. Ho voglia di conoscerti. Non uso social network. Telefonare al 3333776072.

Proposte 75enne, pensionato, residente in Lombardia, in provincia di Como, cerco per amicizia signora della medesima provincia. Non possiedo l’auto. Astenersi persone anonime, residenti lontano o interessate solo

ad amicizia telefonica. Telefonare al 3334276676. Vedova 78enne, piena di energie, guido, mi piace molto viaggiare, amo gli animali, ho una gatta e un cane piccoli. Desidero parlare e corrispondere in inglese con qualcuno che viva in America, per amicizia e altro. Telefonare al 3392246347.

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TUTTE LE INSERZIONI SONO PUBBLICATE GRATUITAMENTE E NON DEVONO SUPERARE LE 50 PAROLE LA REDAZIONE NON RISPONDE DEL CONTENUTO DELL’INSERZIONE. L’art. 6, comma 8, del D.L. 4/6/2013 n. 63, convertito nella L. 3/8/2013 n. 90, ha imposto di riportare negli annunci di vendita o di locazione di immobili, l’indice di prestazione energetica dell’involucro edilizio globale o dell’unità immobiliare e la classe energetica corrispondente. Lo stesso D.L. ha previsto, inoltre (art. 12), che in caso di violazione di tale obbligo, il responsabile dell’annuncio è punito con una sanzione amministrativa non inferiore a 500 euro e non superiore a 3.000 euro. A tal proposito, evidenziamo che per la pubblicazione accetteremo solo annunci che riportino anche quanto previsto dal suddetto art. 6, comma 8. maggio 2022 | www.spazio50.org

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Soluzioni giochi REBUS (9 7 2...) cerchi A M O; assi E M ed I = Cerchiamo assieme di...

GIOCHI IN VERSI INDOVINELLI Impiegato tutto fare = L’attaccapanni

Occhi azzurri (...9 4 3 1 6) ...assi C U: R arpa, cetra I; P O poli e chiome bionde = L’aria = ...assicurar pace tra i popoli

Stuzzica cervello TEST 1 - I numeri che sostituiscono i due punti interrogativi sono 0 e 5. Essi, infatti, permettono di rispettare il criterio logico valido per gli altri cinque nomi di colori: il primo numero (di colore verde) rappresenta il numero di lettere che compongono il nome che contengono solo tratti rettilinei, mentre il secondo numero (arancione) rappresenta il numero di lettere che compongono il nome costituite da tratti rettilinei e curvilinei o solo curvilinei. Quindi, nel caso del sesto nome di colore esso non contiene lettere costituite solo da tratti rettilinei ma è formato solo da lettere composte da tratti misti rettilinei e curvilinei o solo curvilinei (R, O, S, S, O). TEST 2 - I due gruppi di parole sono i seguenti: 1° gruppo: MIELE, FIALA, SAUNA, PIOLO, LEONE e SIEPE; 2° gruppo: CIELO, FIENO, PIENO, DIETA, REATO e SIERO. Il primo gruppo contiene tre vocali di cui due uguali, mentre il secondo gruppo contiene tre vocali tutte diverse tra loro. La parola che può essere considerata “intrusa” è LEPRE che contiene solo due vocali. TEST 3 - I due numeri a una cifra che vanno sostituiti ai due punti interrogativi sono 7 e 3. Essi, infatti, fanno sì che l’ultima sequenza di numeri rispetti il criterio logico utilizzato nelle prime quattro sequenze: la somma del primo, terzo, quinto e settimo numero di ogni sequenza è uguale al primo numero a due cifre (di colore blu) posizionato alla sua destra; il secondo numero a due cifre (di colore arancione) posto a destra della sequenza è dato dalla somma del secondo, quarto, sesto e ottavo numero della sequenza. Quindi:

TEST 4 - Il particolare che non appartiene alla figura prima vista è quello contrassegnato dalla lettera d).

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BAZAR

a cura del Centro Studi 50&Più

Questo spazio offre informazioni, curiosità, notizie utili. Come ogni bazar, sarà luogo d’incontro e di scambio. Potete quindi inviarci le vostre segnalazioni e quesiti a: centrostudi@50epiu.it

SALUTE

PREVIDENZA

PROGETTI

IL SONNELLINO: UNA SPIA DELL’ALZHEIMER? Ribaltata la visione positiva del sonnellino pomeridiano: le persone anziane che dormono troppo nel pomeriggio potrebbero incorrere maggiormente in disturbi neurodegenerativi. È quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista Alzheimer’s and Dementia e condotto dall’Università della California a San Francisco, dalla Harvard Medical School e dal Brigham and Women’s Hospital. Secondo l’indagine, i partecipanti che dormivano più di un’ora durante la giornata avevano il 40% in più di rischio di sviluppare una malattia neurodegenerativa rispetto a chi si riposava di meno.

PIANI PENSIONISTICI INDIVIDUALI: ARRIVA IL “PEPP” Dalla fine di marzo 2022 nell’Unione europea si applica il regolamento che istituisce il Prodotto pensionistico individuale paneuropeo (PEPP). Per i lavoratori europei sarà così possibile investire in una forma di risparmio previdenziale integrativo vantaggioso per la sua piena portabilità tra i Paesi Membri dell’Unione. Il PEPP può essere sottoscritto su base volontaria ed essere utilizzato in maniera complementare ad altri sistemi di previdenza pubblici e privati. www.ec.europa.eu

UN’ESTATE “DIVERSA” La Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano, in partnership con Südtiroler Jugendring, l’Associazione delle residenze per anziani dell’Alto Adige, KVW Bildung e Abitare nella terza età, bandisce ogni anno fino a 100 posti per fare stage estivi in residenze o associazioni per anziani. Tutto è supportato dal Servizio lavoro della Provincia di Bolzano. L’iniziativa, denominata “Estate diversamente nuova”, si rivolge a studenti tra i 16 e i 20 anni. I candidati prescelti possono così fare un’esperienza lavorativa nel corso dell’estate 2022, assistendo e aiutando persone anziane. www.sommereinmalanders.it

STATINE, UN NUOVO ALLEATO DEL CERVELLO Le statine - i farmaci prescritti per abbassare il colesterolo nel sangue - potrebbero ridurre il rischio di disturbi cerebrali di oltre il 15%. A dirlo è uno studio pubblicato su Neurology: il loro effetto protettivo sulle arterie del cervello può combattere una serie di condizioni simili al morbo di Parkinson, conosciute come parkinsonismo. Gli autori della ricerca hanno esaminato 2.841 anziani che all’inizio non presentavano problemi di movimento. A sei anni di distanza, solo il 45% delle 936 persone curate con statine presentava segni di Parkinson rispetto al 53% che non le assumeva. L’assunzione di farmaci anticolesterolo ha ridotto le probabilità del 16%.

DIGITAL DIVIDE

FILM

CONNESSI E IN COMPAGNIA “Connessi in buona compagnia” è il progetto della regione Toscana che aiuta i senior ad avvicinarsi al mondo digitale. Lo scopo è insegnare ad evitare le truffe e accrescere le competenze degli over 65, in modo da utilizzare i servizi sul web o le App della Pubblica Amministrazione. Attraverso il laboratorio toscano è possibile ottenere lo Spid, attivare la tessera sanitaria, scaricare il Green Pass, prenotare visite mediche, etc. Sono 59 i Comuni toscani coinvolti e 72 le botteghe della salute attivate per prestare assistenza, oltre a cinque postazioni mobili che si spostano nei borghi più isolati. www.agendadigitale.toscana.it

AFTER LOVE Regia di Aleem Khan Con Joanna Scanlan, Nathalie Richard, etc. Nel sud dell’Inghilterra, a Dover, Mary vive una vita tranquilla con il marito Ahmed. Per lui si è persino convertita all’Islam. Ma quando Ahmed muore all’improvviso, tutto sembra crollare e sottili crepe attraversano la narrazione del loro rapporto. Mary infatti trova il documento di una donna sconosciuta nel portafoglio del marito. Alla fine, decide di partire per la sponda francese del canale, a Calais, e chiedere così spiegazioni a Genevieve, del rapporto con suo marito. Un incontro che cambierà le loro vite. maggio 2022 | www.spazio50.org

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Lettere al direttore

Risponde Giovanna Vecchiotti Direttore responsabile 50&Più

LA GUERRA. COSÌ ASSURDA, COSÌ VICINA L’ansia per il conflitto in atto, tanto vicino a noi, scatena le preoccupazioni di moltissime persone. Incubi del passato riaffiorano, accompagnati dalla triste consapevolezza di aver imparato ben poco dalla Storia Gentile direttrice, le scrivo sull’onda dell’emozione, incredula di dover affrontare un argomento così terribile come la guerra, questa volta quasi alle porte di “casa nostra”. Mai come ora mi sono sentita così sgomenta; dopo due anni di pandemia, che ci ha stremati nel corpo e nell’anima, proprio quando ci stavamo lentamente avviando verso quella fase di normalità tanto sperata, ci troviamo costretti ad affrontare uno degli incubi più terribili per il genere umano, come solo la guerra sa essere. Io sono nata nel 1946, e cresciuta tra i racconti dei miei nonni e dei miei genitori sull’ultimo conflitto mondiale: la fame che li accompagnava ogni giorno, la paura costante di perdere la vita, la mancanza di una certezza sul futuro. Una volta adulta ho detto a me stessa che mi sarei sempre battuta per dare una vita sicura ai miei figli e ai nipoti, affinché stragi, genocidi, rappresaglie fossero solo eventi da leggere sui libri di scuola. E invece sono tornati prepotentemente alla ribalta in questi giorni terribili che sta vivendo l’Ucraina, il cui popolo è straziato da esecuzioni di massa, torture, deportazioni. Mi sembra di vivere in un incubo da cui spero di risvegliarmi presto. E se risvegliandomi mi dovessi dire che in realtà, era tutto vero, vorrei almeno che chi ha causato tanto dolore e tanti lutti pagasse per le proprie colpe. Marta Lunigiani

Credo che il suo desiderio di risvegliarsi da un incubo e sperare che in effetti si tratti solo di un brutto sogno, sia un pensiero condiviso da moltissime persone, signora Marta. In millenni di Storia pare che l’umanità non abbia imparato nulla, nonostante sulla propria pelle siano incise le profonde cicatrici causate dalle guerre che si sono succedute in ogni parte del mondo, in ogni epoca. Al termine di ogni conflitto si è detto “mai più” e poi ci si è ritrovati punto e a capo. Solo il Vecchio Continente, nel cuore del quale si sono originate le scintille delle due guerre mondiali, finora è riuscito a mantenere la promessa, tanto che nel 2012 l’Unione europea ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace “per aver contribuito a trasformare la maggior parte dell’Europa da un continente di guerra in un continente di pace”. Un premio, che l’allora presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, dedicò ad ogni cittadino europeo, in quanto fautore della pace stessa. Perché, come disse nel suo discorso il protagonista del film Il grande dittatore di Charlie Chaplin: «Voi, il popolo, avete il potere di creare le macchine, di creare la felicità, voi avete la forza di fare che la vita sia una splendida avventura. Quindi in nome della democrazia, usiamo questa forza, uniamoci tutti e combattiamo per un mondo nuovo che sia migliore, che dia agli uomini la possibilità di lavorare, ai giovani un futuro, ai vecchi la sicurezza».

PARLIAMONE... Chi volesse scrivere a Giovanna Vecchiotti può farlo: per posta - C/O Redazione 50&Più Via del Melangolo, 26 - (RM) per fax - 066872597 per email - g.vecchiotti@50epiu.it 98

www.spazio50.org | maggio 2022

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14/04/22 15:06


La mia storia Dormire è una necessità fisiologica. La qualità del sonno è essenziale per riequilibrare il nostro corpo. La mancanza di sonno ha un’influenza negativa sul nostro umore, sulla nostra felicità e sul benessere del nostro corpo.

Senza e l’ormon ina n to mela

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Ora dormo beatamente Birthe conosceva bene la sensazione che si ha quando non si è dormito affatto. Per lei ormai durava da quasi 5 anni. “Ogni mattina al risveglio, mi sentivo stanca e non in forma e facevo fatica ad affrontare le mie faccende quotidiane. Invece, dopo aver iniziato ad assumere le compresse di Melissa Dream™, mi sentivo rinvigorita”

Soffrivo di fame compulsiva perché non riuscivo a dormire

“La nostra è sempre stata una vita piena di felicità. Sfortunatamente però, questo stato fu compromesso quando, circa 5 anni fa, iniziai a svegliarmi durante la notte e ad avere disturbi del sonno. Tutto ciò ebbe un profondo effetto su di me. Ero spesso giù di morale e mi sentivo stanca ogni singolo giorno. Cominciai a mangiare per sentirmi meglio, pensando che così avrei acquistato più energia, invece tutto ciò non

fece altro che farmi ingrassare e, di conseguenza, farmi diventare più triste e depressa. Andai avanti così per quasi 2 anni.“

Mi raccomandarono Melissa Dream™ Un giorno mi ritrovai a parlare dei miei problemi

Il rapporto tra sonno e peso Le persone che soffrono di insonnia, tendono spesso ad essere meno vigili, più irritabili, accusando più malesseri dovuti all’aumentare del peso. Lunghi studi hanno dimostrato che, coloro i quali soffrono di disturbi del sonno, hanno più probabilità di incorrere nel fattore di rischio obesità. Un numero crescente di studi, indica un legame tra cattivo sonno e sovrappeso. Se stai quindi cercando di perdere peso, è normale trarre la conclusione che devi prima cercare di dormire tranquillo e rilassato.

Melissa Dream™ è in vendita in tutte le farmacie o visita il sito www.newnordic.it Per maggiori informazioni: 02.89070845 - info@newnordic.it Cerca “L’Albero d’Argento”, il logo New Nordic, garanzia di purezza ed elevata qualità. Melissa Dream ™ 60 compresse, codice 931377358

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con la mia vicina di casa che mi raccomandò di provare le compresse di Melissa Dream™, di cui aveva sentito parlare molto bene. Andai in farmacia a chiedere informazioni e mi dissero che queste compresse aiutano a mantenere un sonno tranquillo e salutare oltre che a

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Birthe abita in un piccolo sobborgo di Vejle in Danimarca. Insieme al marito, gestisce una piccola attività di carpenteria e lei si occupa della contabilità.

farti rilassare senza “sedarti”. In più, aiutano la normale funzione del sistema nervoso. Così comprai la mia prima scatola e andai a casa piena di buone aspettative.

Ora dormo tutte le notti, senza interruzioni. Andare a letto sapendo di poter dormire senza la paura di svegliarsi nel cuore della notte e non riuscire più a riaddormentarsi, è una sensazione fantastica. Mi fa sentire molto più a mio agio. Sono tornata ad essere la persona felice di un tempo perché mi sento come se avessi riavuto indietro la mia vita. È davvero incredibile quanto un cattivo sonno possa influenzare la qualità della vita. Non ci avevo mai pensato!”

Il percorso della vitalità

05/04/2022 09:33:21


130 a nni di esp erie nza


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