MATERIE PRIME
di Margherita Rodolfi
NON SI BUTTA VIA NULLA! Nuova vita ai sottoprodotti di lavorazione della birra La filiera brassicola produce sottoprodotti? Dopo essere entrati in punta di piedi nel mondo della birra attraverso la ricerca sul luppolo con il Prof. Tommaso Ganino dell’Università di Parma, la deformazione professionale da tecnologi alimentari ha portato me altri due ricercatori, Mariella Paciulli e Giovanni Sogari, a guardare oltre il luppolo e a osservare da vicino la produzione della birra e tutto quello che ci gira intorno.
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BIRRA NOSTRA MAGAZINE
In un momento storico nel quale il riciclo degli scarti è diventato quasi un obbligo morale e materiale, anche il mondo brassicolo può dare il suo contributo. Il settore, infatti, produce grandi quantità di trebbie e di luppolo esausto. Questo scarto misto in inglese prende il nome di Brewers Spent Grain (BSG). Nello specifico, la produzione media annua mondiale di BSG è stimata intorno ai 39 milioni di tonnellate, con circa 3,4 milioni di tonnellate prodotti
nell’Unione Europea, di cui 2 milioni di tonnellate solo in Germania. In Italia, la produzione di BSG si aggira intorno alle 188.000 tonnellate (Assobirra, 2015). Va fatta però una premessa al concetto di rifiuto, scarto o sottoprodotto. A tale proposito, ci viene in aiuto Federalimentare che definisce sottoprodotto il prodotto dell’impresa che, pur non costituendo l’oggetto dell’attività principale, scaturisce in via continuativa dal processo industriale ed è destinato a un ul-
luglio-agosto 2021