EDITORIALE
Riforma del Codice degli Appalti e Decreto Semplificazioni. Finco: “Così non va”
ANGELO ARTALE, Direttore Generale Finco
Finco ribadisce le sue perplessità su alcune delle misure contenute nel Decreto Semplificazioni
T
orniamo su un tema quanto mai attuale, l’iter di complessiva revisione del Codice degli Appalti, oggetto da ultimo di una seduta della Consulta MIMS il 22 luglio scorso.
Il 14 giugno Finco era stata audita dalle Commissioni Congiunte Affari Costituzionali e Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera dei Deputati in merito al Decreto Legge 31 maggio 2021, n° 77 recante: “Governance del Piano nazionale di rilancio e resilienza e prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure”, c.d. “Semplificazioni”. Hanno partecipato da remoto la Presidente, Carla Tomasi, il Direttore Generale, Angelo Artale, e il Vice Direttore, Anna Danzi. In tale occasione FINCO ha focalizzato la sua attenzione sulla questione degli appalti pubblici, con riferimento alla modifica del contratto di subappalto, di cui all’articolo 49 del Decreto Semplificazioni. La Federazione ha sottolineato l’attività e la misconosciuta centralità delle imprese specialistiche e superspecialistiche che operano per la realizzazione di opere pubbliche. Prevedendo la possibilità di subappaltare al 100% perfino le SIOS, allorquando non “prevalenti”, senza mantenere un limite al ribasso
massimo tra appalto e subappalto (fissato finora al 20%); secondo Finco questo creerebbe un abbattimento della qualità delle imprese e dell’opera. Inoltre, la Federazione ha espresso preoccupazione per tali modifiche che determinerebbero un effettivo massimo ribasso a danno del subappaltatore e a esclusivo beneficio dell’appaltatore con conseguenze disastrose. Infatti, se è vero che si stanno seguendo le indicazioni dell’UE, il DL estende troppo tali indicazioni, operando indistintamente e andando sotto la soglia comunitaria, cosa in realtà mai chiesta dall’Europa. Per il settore dei beni culturali, Finco ha ravvisato un grave disagio all’interno del Codice degli Appalti, tanto da sollevare la richiesta di “stornare” il settore dal Codice, in quanto l’attività di conservazione e restauro non si incentra sul costruendo, ma sull’analisi dei processi di degrado di qualcosa già esistente; questo non può convivere con il concetto di opera pubblica come si sta delineando nella normativa degli appalti. Con riferimento all’art. 49, la Federazione ha manifestato preoccupazione per le soglie di subappalto che scompaiono. Tradizionalmente, le attività super specialistiche sono sempre state equiparate alla categoria prevalente e come tali gestite. Sinora, al superamento
www.casaeclima.com n.92
5