Società Italiana di Storia Militare Quaderno 2019 Tomo I

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Noi credevamo

I Carabinieri a Creta e in Macedonia Tra politica di potenza e germi di peacekeeping di Ferdinando Angeletti

Introduzione

C

on la fine della guerra fredda e dell’ordine bipolare, sono riemersi tensioni e conflitti latenti in tutto il Rimland eurasiatico, e specialmente nel settore occidentale dal Baltico all’Asia Centrale, intensificando gli interventi anche militari e di polizia da parte della comunità internazionale e delle organizzazioni globali e regionali di sicurezza, ma anche di «coalizioni di volenterosi». Diversamente dagli interventi della guerra fredda, che miravano esclusivamente alla separazione di forze ostili successivamente alla conclusione di tregue («peacekeeping»), gli interventi del post-guerra fredda sono stati molto più vasti, impegnativi e permanenti, evolvendo dalla «imposizione della pace» in assenza di accordi tra le parti («peace enforcing») alla «esportazione della democrazia» e alla ricostruzione nazionale («nation building»), con una significativa evoluzione anche del diritto internazionale, perché la prassi internazionale, pur contestata, ha riconosciuto la subordinazione della sovranità nazionale alla «responsabilità di proteggere» («responsibility to protect, R2P») i «diritti umani», col conseguente diritto-dovere della comunità internazionale di esercitare la supplenza degli «stati falliti» o caduti sotto regimi responsabili di «crimini contro l’umanità». La continuità storica tra i conflitti attuali e quelli di uno o due secoli fa e la evoluzione dei criteri etici, giuridici, geopolitici, strategici e operativi con cui li analizziamo e li interpretiamo, offre la possibilità di ripercorrere da nuovi punti di vista gli interventi militari internazionali, meno numerosi ma ricchi di analogie con gli attuali, che furono svolti dalle Potenze Europee prima e dopo la grande guerra, e che, basati sul principio giuridico dell’autotutela dei propri interessi anziché dei diritti umani, erano connessi inizialmente con la crisi dell’Impero Ottomano, il «grande malato d’Europa» sotto controllo finanziario europeo, e con la rivalità anglo-russa sulla sperata spartizione della Cina imperiale umiliata e annichilita dal Giappone, e in seguito con il crollo dei grandi imperi multietnici (zarista, asburgico e ottomano) provocato dalla grande guerra e perseguito dai vincitori, soprattutto Gran Bretagna, Francia e Italia. Anche in queste missioni ebbe parte rilevante, come adesso, il controllo dell’ordine pubblico e la ricostruzione delle forze di gendarmeria nei territori di intervento. E fin da allora l’Arma


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