«Talk to Russia but keep sanctions»
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A Roma si nutrivano seri dubbi sulle possibilità di successo dell’iniziativa: la scelta dei servizi angloamericani d’inviare in Albania team numericamente esigui, sia pure con lanci o sbarchi ripetuti con una certa frequenza, se da un lato consentiva di evitare di suscitare eccessivo clamore attorno all’operazione, avrebbe reso gli agenti facili prede per le forze di sicurezza comuniste. Anche se i servizi angloamericani avevano deciso di sbarcare i primi esuli albanesi lungo la costa a sud di Valona33, i piani approvati sia a Londra che a Washington prevedevano che l’infiltrazione avrebbe avuto luogo per la gran parte attraverso aviolanci nelle regioni montagnose del Paese. L’impossibilità di poter contare sull’aiuto dei locali clan – a partire da quello dei Mirditi – che, contattati sia dai servizi britannici che da emissari ellenici e jugoslavi, s’erano rifiutati di garantire il loro appoggio all’operazione34, avrebbe reso molto difficile sia la penetrazione dei guerriglieri dal Kosovo che l’avanzata verso Tirana degli agenti paracadutati dagli aerei angloamericani. Quanto a Zog, l’ex sovrano aveva risposto all’autorevole delegazione della CIA e del SIS che si era recata a trovarlo nell’esilio di Alessandria d’Egitto35 che la sua era l’unica legittima autorità albanese ragion per cui non c’era alcun motivo per riconoscerne altre o appoggiare iniziative che non rimandassero alla sua persona36. Stante che dei piani di sovversione del Regime di Hoxha si cominciò, sia pure in maniera vaga, a discutere in seno alle prime riunioni degli organismi del Patto Atlantico, nonché nell’impossibilità di assumere un contegno interamente passiCIA’s First Paramilitary Strike against the Iron Curtain, Arcade, New York, 2014. 33 Cosa che avvenne, con molta probabilità, nella notte fra il 3 e il 4 ottobre 1949. Fra l’altro, proprio in quei giorni, la polizia marittima italiana aveva piuttosto casualmente «intercettato» nel porto di Otranto, dov’era stata costretta a rifugiarsi a causa del mare grosso, una motovedetta della Royal Navy, che trasportava, nascosti sottocoperta, 12 individui («dall’apparente nazionalità slava», come riferì la Questura di Bari al Viminale) equipaggiati di tutto il materiale utile ad uno sbarco in territorio nemico. L’imbarcazione venne subito raggiunta in porto da un veloce e moderno panfilo battente bandiera inglese (il famoso Stormy Seas, in uso al SIS), che – come vennero a sapere i servizi italiani – era abitualmente utilizzato per dirigere le operazioni contro il Regime albanese. I capitani comunicarono di voler proseguire verso Corfù, ma in realtà le due imbarcazioni, una volta preso il largo, furono viste dirigersi verso le coste dell’Albania; ASMAE, SAP 1945-50, Albania, b. 27, informativa PS nr.112/322, Bari 9 ottobre 1949. 34 ASMAE, SAP 1945-50, Albania, b.27, appunto Roma, 12 settembre 1949. 35 Delegazione guidata da Neil “Billy” McLean, che, dopo aver organizzato operazioni di sabotaggio un po’ ovunque negli anni della Seconda guerra mondiale, era subentrato nel 1949 a Julian Amery e a David Smiley (responsabili per l’Albania del SOE nel 1943-44 – in proposito, di quest’ultimo: Irregular Regular, Michael Russell, Norwich, 1994) nel coordinamento di tutte le iniziative tese a provocare il sovvertimento del Regime di Hoxha. Cfr.: Xan Fielding, One Man in His Time: Life of Billy McLean, Macmillan, London, 1990. 36 ASMAE, SAP 1945-50, Albania, b.27, telespresso nr. 1647/013, Roma 14.0.1949.