A N A LY T I C
LA
MODA
COMBATTE
LA
GUERRA
Con lo scoppio del conflitto in Ucraina, il fashion system ha bloccato le esportazioni e ha chiuso i suoi negozi in Russia. Allo stesso tempo, si è schierato per la pace, donando aiuti umanitari ai più bisognosi di Angelo Ruggeri
Un’immagine della FW 22 di Balenciaga
C
ome un fulmine a ciel sereno. Dopo due anni di pandemia, ecco un’altra sfida che la moda deve sostenere, a testa alta: la guerra tra Russia e Ucraina. Questo conflitto non è solo una questione geo-politica, ma anche economica, finanziaria e sociale, che cambierà completamente l’assetto del mondo, rimasto invariato dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Come ha reagito il fashion system a tutto ciò? Con coraggio, determinazione e, come sempre, grande sensibilità. IL FRENO ALL’EXPORT Tra le sanzioni adottate dall’Unione Europea per la Russia, il blocco delle esportazioni dei prodotti di lusso è stata quella che ha pesato di più per il mondo del made
in Italy: borse, calzature e accessori non hanno potuto più raggiungere i consumatori finali (big spender) della federazione Russa. E a soffrire non sono stati soltanto i brand italiani, ma tutto il distretto del tessile e del calzaturiero che lavora anche per altre griffe europee. A sottolineare il rischio in particolare per il settore calzaturiero italiano è stato un recente studio di Mediobanca. Nel 2021, il giro d’affari delle aziende produttive italiane del comparto (170 società con un fatturato oltre 10 milioni di euro) ha avuto una ripresa a 9,5 miliardi (+21% sul 2020). Ma il ritorno ai livelli pre-Covid, atteso quest’anno, è stato messo decisamente a rischio dalla guerra, con ricadute sui prezzi dell’energia e delle materie prime e sull’export. L’annuncio dello stop all’export di prodotti UE è arrivato, qualche settimana fa, direttamente dalla presidente della
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