Zabaione Febbraio ‘23

Page 3

ZABAIONE

parola all'archeologo

concorso fotografico

NUMERO 4 ANNO XVII GIORNALISMO INDIPENDENTE AL PARINI DAL 2006 FEBBRAIO MMXXIII focus san casciano

SAN CASCIANO NON COME RIACE

Ainizio novembre ha avuto un breve momento di gloria mediatica, ma adesso che sono passati alcuni mesi pare che l’opinione pubblica abbia perso interesse per l’importantissima scoperta archeologica di San Casciano (provincia di Siena).

Riepilogo brevissimamente l'evento: in questa località termale è stato identificato un antico santuario etrusco, al cui interno sono stati trovati moltissimi reperti – tra cui le famose 24 statue bronzee –che permetteranno un’ancora più approfondita conoscenza di questa civiltà che ci pare sempre così distante e misteriosa, ma su cui in realtà ormai abbiamo moltissime informazioni.

Questo è uno dei miti che abbiamo voluto sfatare con Mattia Bischeri, uno degli archeologi che stanno lavorando al sito; ci ha raccontato della scoperta, permettendoci di avere un’idea chiara a riguardo, scevra dalle iperboli e inesattezze che hanno caratterizzato gran parte della copertura mediatica dell’evento, dove i titoli “San Casciano come Riace” o “Una nuova stele di Rosetta” abbondavano. Scoprirete che la realtà dei fatti è chiaramente ben diversa e molto più complessa di così.

La conversazione però non si poteva fermare a questo, e infatti abbiamo voluto dedicare spazio anche a curiosità circa la civiltà etrusca stessa: non solo informazioni sulle loro pratiche artistiche e cultuali, ma anche sul loro abban-

dono della scrittura, sul teatro, sul ruolo dei bambini nella loro società, sull'origine del popolo etrusco e non solo!

Come potete vedere dall’indice questa intervista occupa l’intera sezione di attualità: mi sembrava che, in un liceo come il nostro, fosse importante dare alla scoperta lo spazio che merita, oltre alle riflessioni sulla cultura etrusca in generale che credo interesseranno i pariniani.

Trovate però solo una scelta delle domande che abbiamo fatto al Dottor Bischeri: per ragioni editoriali non si è potuta riportare tutta l’intervista, che però trovate sul sito di Zabaione. Consiglio a tutti di leggere anche il testo integrale, ne vale la pena!

Due ultime cose, prima di lasciarvi alla lettura: voglio ringraziare tutta la redazione per l’impegno con cui ha curato l’intervista, e in particolare due redattori che si sono attivati in prima persona per darci l’opportunità di intervistare il Dottor Bischeri, Francesco Sciarrino e Lorenzo Vinelli.

In questo numero oltre all’intervista, l’enigmistica, e le rubriche che ormai tutti conoscete troverete anche una nuova rubrica, Acqua in bocca!, una pagina di "gossip storico", che abbiamo deciso di inaugurare con una figura particolarmente nota a noi classicisti… Buona lettura!

date un'occhiata al nostro sito web, dove potete trovare l'intervista integrale al dottor bischeri a proposito della recente scoperta archeologica di san casciano

Avatar – la via dell'acqua

Acqua in bocca!

Concorso fotografico

Zabarecensioni

L'angolo del libertario

Zabaoroscopo

Zabaenigmistica

PAG.3

PAG.9

PAG.10

PAG.11

PAG.12

PAG.13

PAG.13

PAG.14

2 FEBBRAIO 2023 Anno XVII Numero 4 ZABAIONE
EDITORIALE
SOMMARIO
Focus San Casciano

Può raccontarci in tre parole l'oggetto della scoperta?

Questa scoperta ci riporta a una fase iniziale della storia del sito, un percorso affascinante e dalle origini molto antiche: lì infatti si trovavano una vasca sacra e un santuario di epoca etrusca, frequentato dal III secolo a.C. fino al III-IV secolo d.C., e queste sono le fasi che abbiamo documentato con lo scavo. Dal IV secolo in poi avviene una sorta di “distruzione controllata” del santuario: il luogo viene sigillato, la vasca sacra viene riempita con i materiali edilizi che costituivano il portico del santuario e questo viene abbandonato. Quando nel Cinquecento i Medici costituiscono il Granducato di Toscana, impiantano delle terme sul sito e al di sopra della vasca sacra viene eretto un muro: la base della struttura termale medicea. Attualmente sono visibili delle vasche, ancora utilizzate dai bagnanti, che ricalcano i vasconi dell’epoca. Per questo possiamo dire che il sito ha una straordinaria continuità storica, che va dall’epoca antica fino ai nostri giorni. L’acqua calda, che presenta evidenti proprietà terapeutiche, è stata scoperta dagli antichi, che proprio per questo hanno costruito un santuario così importante. A San Casciano ci sono una quarantina di sorgenti, sei delle quali hanno proprietà chimico-fisiche particolari. Quella del sito è la più potente, con un getto di 10-12 litri al secondo per una temperatura di 41°C.

FOCUS SAN CASCIANO PAROLA ALL'ARCHEOLOGO

Secondo le prime datazioni, le statue risalirebbero al II/I secolo a.C. Da che cosa lo avete capito?

Beh, come si fa a datare una statua? Innanzitutto c’è una questione di natura stilistica della statua stessa. Ci sono degli studi avanzatissimi sull’iconografia, ad esempio sugli ex-voto, che ci permettono di collocare nel tempo certi stili statuari, con grande precisione. Anche le iscrizioni, in alcuni casi apposte sulle statue stesse, possono facilitare questo processo, nel caso in qui si riesca ad identificare il tipo di grafia o il tipo di formula epigrafica iscritta sul reperto.

Un aspetto fondamentale è il fatto che siamo a conoscenza del contesto e che quindi assieme alle statue sono associati altri oggetti che ci permettono, con datazioni incrociate, di risalire all’epoca in cui questi oggetti sono stati deposti all’interno della vasca. Per datare i materiali possiamo servirci anche delle metodologie chimiche, come ad esempio l’uso del radiocarbonio per datare i moltissimi resti botanici oppure organici che si conservatisi nel tempo.

Le statue, in alcuni casi, presentano confronti strettissimi con altri modelli di statuaria etrusca di quest’epoca; si tratta infatti di produzioni che sono collocabili nell’ambito dell’area interna dell’Etruria. Quando parlo di area interna intendo l’area che da Chiusi va verso l’Umbria, da dove provengono diversi capolavori

dell’arte etrusca del IV-III secolo a.C.

In questo deposito votivo poi, ad un certo punto, non si offrono più statue, ma il metallo si trasmuta in moneta, lasciandoci fonti materiali per noi importantissime. Le monete, infatti, ci permettono di risalire all’anno preciso della donazione, riportando indicazioni iconografiche e riferimenti alle cariche politiche imperiali. Più andiamo avanti nel tempo e più abbiamo datazioni puntuali e precise su base quasi calendariale, basate sull’alternarsi di imperatori e consoli.

Chi erano i frequentatori di questo santuario?

Noi studiamo la cultura materiale e quindi ci sono tanti aspetti dei riti che ci sfuggono, in quanto non lasciano alcuna traccia archeologica. Ciò che sappiamo è che l’élite ed i vertici della società

ATTUALITÀ ZABAIONE Numero 4 Anno xviI febbraio 2023 3

ATTUALITÀ

etrusca, venivano al santuario di San Casciano per offrire dei doni votivi. Queste informazioni sono a noi note, perché le iscrizioni presenti sulle statue nominano membri dell'aristocrazia che già ci erano familiari: alcuni vengono da Perugia, da Chiusi, dalla zona di Siena, di cui noi conosciamo il gentilizio, il nome di famiglia. Nella maggioranza dei casi non abbiamo testimonianza di cosa potessero offrire i devoti appartenenti a diversi strati sociali. È qui, però, che il caso di San Casciano si distingue dagli altri: le particolari condizioni di conservazione hanno permesso di recuperare materiali, che spesso non si trovano in altri contesti, materiali deperibili e reperti organici. Abbiamo trovato delle pigne e dei rami di albero: le prime non provengono da San Casciano ma sono state portate e offerte all'interno di questo santuario, mentre i rami sono stati tagliati proprio in un momento specifico della crescita della pianta e intenzionalmente deposti nella vasca come offerta.

Ma cos’è di preciso la vasca? Come vi ho detto, il santuario è costruito su una sorgente captata all'interno di una grande vasca di blocchi di travertino, la pietra locale. Immaginate una piscina di forma ovoidale, di cui noi abbiamo scavato soltanto una metà, e dal cui fondo sta emergendo un'altra vasca. La prima, profonda cinque o sei metri, risale al III secolo a.C. ed è dove si trovano le statue, mentre la seconda è di Età Augustea/Giulio-Claudia. ed è istallata sopra di essa. La vasca, all’epoca riempita con dell’acqua che arrivava fino a 40°C, era dunque il centro del santuario.

Conosciamo il nome di questo antico luogo curativo?

“Iscrizioni sia in latino che in etrusco fanno riferimento al nome della fonte o perlomeno a come la percepivano gli antichi. In latino si legge infatti fonti calidae, ovvero acque calde; mentre nelle iscrizioni etrusche viene nominata la divinità che doveva tutelare questa fonte: Fleres. Essa ha un nome particolare, di cui gli studiosi di epigrafia stanno cercando di capire l’origine, probabilmente legata sempre alla presenza dell’acqua calda o al culto che ruotava intorno a questa fonte.

Sulle statue sono state rinvenute iscrizioni in latino ed etrusco: una nuova Stele di Rosetta? Sarà possibile trovare riferimenti espliciti a un'ipotetica letteratura etrusca?

Devo smentire subito: non si tratta della Stele di Rosetta etrusca, perché le iscrizioni non sono bilingui, ovvero non traducono la stessa frase in etrusco e in latino, ma semplicemente iscrizioni ap-

poste su monumenti diversi e con testi differenti. Il grande problema della lingua etrusca è che ne conosciamo perfettamente la scrittura, ma non la lingua in sé, non essendo in possesso della letteratura di questo popolo. Immaginiamo per un attimo che tra duemila anni la lingua italiana venga dimenticata: se i testi non venissero tramandati, gli archeologi e i linguisti del futuro dovrebbero studiare l’italiano dai nostri cimiteri, dove si trovano solo iscrizioni che riportano per lo più nomi propri. Questo è esattamente quello che è successo con gli Etruschi.

L'importanza degli ex-voto suggerisce un timore profondo della morte e una certa familiarità con le malattie. La commistione tra medicina e religione era tipica delle civiltà antiche. Può raccontarci questo aspetto in relazione a romani ed etruschi?

L’invocazione della salute è un aspetto che ha sempre toccato la sensibilità umana. Evidentemente, nel mondo etrusco e romano, c’era una conoscenza medica ed empirica delle proprietà delle fonti termali molto superiore a quello che potremmo pensare. Inoltre, da questo santuario, non provengono solo raffigurazioni di parti del corpo, come mani o piedi, che dovevano segnalare una grazia ricevuta; ma anche strumenti medici, come quello che sembra un bisturi. É stato anche rinvenuto uno straordinario ex-voto poliviscerale di un valore straordinario, soprattutto per lo studio della conoscenza medica dell’epoca. Si tratta di una placca di bronzo con una rappresentazione delle viscere, una sorta

4 febbraio 2023 Anno XVII Numero 4 ZABAIONE

di manuale anatomico che riproduce fedelmente organi come il fegato, il cuore, e l’intestino. É una scoperta che aprirà degli scenari inaspettati e permetterà di approfondire molto questo tema.

Sono stati ritrovati altri reperti oltre alle statue?

Diciamo che il periodo di attività del santuario dal III secolo a.C. al III secolo d.C. ci mostra come cambia il regime delle offerte. All’inizio queste sono costituite da piccoli Offerenti in bronzo, ossia raffigurazioni di devoti in atto di offerta, poi bronzetti anatomici che testimoniano richieste d’aiuto per guarire da specifiche malattie e lenire i dolori di parti del corpo. Abbiamo trovato anche statue di notevole grandezza interamente in metallo, che ci costringono a considerare il grande valore economico che avevano. Se si misurano le statue, si vede poi che presentano moduli fissi, e si nota un certo ordine nelle misure che corrisponde al sistema di misurazione romano. Intorno al I secolo d.C. si passa, come già accennato, all’offerta di monete. Abbiamo trovato 6.000 monete perfettamente conservate: si tratta sicuramente di uno dei più grandi depositi monetari romani. Inoltre i numismatici ci hanno detto che molte di queste monete sono fresche di conio e dalla cassa imperiale di Roma sono state portate direttamente nel santuario. Immaginate quindi la potenza attrattiva di questo sito.”

E l’abbandono del sito non ha influenzato la qualità dei reperti?

No, anzi, le statue si sono conservate proprio grazie alla

messa a dimora del santuario: le grandi colonne del portico sono state poste all’interno della vasca, e il santuario è stato per lo più dimenticato fino all’Età Medicea.

È difficile da spiegare, ma in un certo senso gli archeologi beneficiano delle disgrazie degli antichi. Se avete presente Pompei sapete bene come un’immane tragedia dal punto di vista umano, si sia trasformata in una fortuna per gli archeologi, che hanno potuto osservare un incredibile spaccato di vita cristallizzato sotto la cenere.

Questo ritrovamento permetterà di far luce sui grandi mutamenti avvenuti in Etruria in età tardo-repubblicana. I frequentatori di questo santuario ci mandano un messaggio di inclusione, o si tratta di qualcos'altro?

Il nostro direttore Jacopo ha sottolineato la componente multietnica del santuario: mentre fuori si combattono conflitti come la guerra sociale, all’interno del santuario Etruschi e Romani si ritrovano insieme per pregare. Il processo di romanizzazione è un fenomeno molto più complesso di quello che sapevamo fino ad ora, perché è un processo culturale, e una cultura ha una sua evoluzione fluida.

Quando i Romani entrano a contatto con la cultura etrusca, cambiano loro stessi. Lungo una frontiera i popoli si incontrano e si influenzano a vicenda, magari condividendo un luogo comune, come questo santuario, dove l’acqua calda mette tutti d’accordo.

Tra il IV e il II secolo a.C. Roma si espande in Italia, e la sua espansione è spesso violenta. La città etrusca di Veio viene distrutta nel 396 a.C., e Volsinii,

l’odierna Orvieto, viene letteralmente rasa al suolo, i suoi abitanti sono deportati per fondare una nuova città. A Orvieto si trovava il santuario nel quale si riunivano i capi della Dodecapoli, dal quale i Romani avevano prelevato 2.000 statue di bronzo. La città di Chiusi, invece, vive un processo di assimilazione costante: a partire dall’elevazione a municipium nel 90 a.C. molte famiglie romane arrivano in città e si imparentano con famiglie etrusche. Vediamo così iscrizioni funerarie con i nomi dei personaggi scritti in latino ed etrusco; si tratta quindi di un processo di osmosi.

Pensate che gli Etruschi, definiti “il più religioso dei popoli”, hanno dato ai Romani sin dalle loro origini una lunga serie di conoscenze religiose, mantiche e tecniche: la casta sacerdotale degli aruspici, regolarmente consultati dagli imperatori romani, aveva continuato a comunicare in etrusco fino al I secolo d.C., ma i testi letterari non tramandati hanno portato alla diaspora di una cultura.

Il fatto che si sia abbandonata la scrittura etrusca potrebbe essere considerato con una sorta di damnatio memoriae?

In realtà nella lingua italiana ci sono molte parole, come la parola “satellite” o la parola “mondo”, che sono prestiti della lingua etrusca a quella latina, ma non solo, si tratta anche di nomi di persona: “Tania”, per esempio, è un nome diffusissimo nel mondo etrusco.

L'imperatore Claudio è stato il primo etruscologo della storia, fondamentalmente perché era un imperatore che si dilettava in studi sugli Etruschi e aveva scritto

ZABAIONE Numero 4 Anno xviI febbraio 2023 5
ATTUALITÀ

una grandissima opera, chiamata Tyrrhenikà, in cui aveva raccolto tutti i suoi ritrovamenti. Purtroppo questa grande silloge di fonti storiche non ci è stata tramandata e l'abbiamo persa completamente.

Sicuramente la storia la scrivono i vincitori, ma più che damnatio memoriae, penso sia stato un discorso di declino di una lingua e di una cultura che è mutata e si è amalgamata con il tessuto culturale latino. I Romani, quando crearono l'impero, erano in contatto con decine di popoli diversi, e loro stessi diventarono meticci e si mescolarono con culture diverse, per cui è difficile distinguere in maniera quasi genealogica i caratteri distintivi di una cultura; si tratta, dunque, di assorbimento.

Nel santuario sono state ritrovate delle statue ex-voto di neonati in fasce e di bambini con la loro bulla al collo, noi che cosa sappiamo dei bambini etruschi?

Sappiamo che c’era un altissimo tasso di mortalità infantile, trend tipico di tutte le società preindustriali. Proprio per questo, in queste società, il tema della preservazione della natalità era importante, poiché da una prole robusta dipendeva la trasmissione dell’eredità e l’efficienza nel lavoro dei campi. C’era, dunque, una grandissima attenzione nei confronti delle nascite e si investiva nella prole, creando tombe pregiate e ricche di complesse connotazioni simboliche. Spesso nelle tombe di epoche più antiche si ritrovano bambini deposti con corredi ricchissimi o con attributi che contraddistinguevano il ruolo di guerriero o di tessitrice, per esempio, come se fossero stati già degli adulti. Alcune statue, però,

sono di dimensioni ragguardevoli e hanno un viso che non ha propriamente i caratteri di un neonato. Da ciò si può ipotizzare che non tutte quelle statue fossero legate alle nascite: alcune probabilmente simboleggiavano una rinascita spirituale del devoto.

Ci sono poi statue di bambini con la bulla, la quale era uno dei segni distintivi dell’infanzia nel mondo latino-etrusco, che si abbandonava al terzo anno di età per indossare la toga praetexta, la quale indicava l’ingresso nell’età adolescenziale. Per il resto, l’infanzia etrusca non è un mondo ben esplorato e tutto quello che sappiamo riguardo a questo argomento è ciò che possiamo ricavare dalle tombe e quindi dalla morte.

Mentre lei parlava mi è venuto in mente anche Tages, il fanciullo divino dei Tarquini.

Esatto, Tages era detto prodigium e il mito a lui legato ricorda molto il Cristo del Cristianesimo, poiché la religione etrusca, come quella Cristiana, era una religione rivelata. Si tramanda, infatti, che ci fosse una sorta di “Messia” che sarebbe appunto Tages. Egli, in uno dei miti fondativi dell’ethnos etrusco, compare nella zona di terra in cui Tarconte, eroe etrusco, fonda l’omonima città di Tarquinia. Lì questo bambino prodigioso, che parla come se fosse un adulto, rivela agli Etruschi tutti i segreti delle arti divinatorie, alla base della religione etrusca.

Dunque, avete scoperto i nomi di personaggi quali Tagete/Tages e Tarconte da altre fonti, presumo scritti latini, giusto?

Sì, sono le fonti latine che ci parlano di questi aspetti del mon-

do etrusco: infatti, è sopravvissuto di questa civiltà solo ciò che possiamo leggere dagli scritti latini e greci. Ad esempio, Dionigi d’Alicarnasso scrive spesso dei popoli italici ed anche Erodoto ci parla della famosa e discussa questione delle origini degli Etruschi. Anche quest’ultimo tema è veramente contorto e sarebbe troppo ampio da aprire adesso. Tuttavia, si può dire che l’ignota origine degli Etruschi è di per sé un falso problema, poiché è ritenuto tale semplicemente per l’impostazione che viene data a questa questione. Gli antichi, come noi oggi, concepivano i popoli come delle strutture che nascono e muoiono, seguendo una precisa evoluzione; pertanto, per loro gli Etruschi dovevano essere un popolo estraneo, venuto dall’Oriente o dal Nord Italia, sia perché non si riconoscevano in loro, sia perché si doveva identificare l’Etrusco come qualcuno di “diverso”, per la necessità di attribuire sempre un'identità propria a chi si aveva di fronte.

Tuttavia, questa è solo una visione parziale delle popolazioni antiche: infatti, il compito degli storici e degli scienziati non è solo quello di studiare i popoli nella loro unità, ma anche di analizza-

6 febbraio 2023 Anno XVII Numero 4 ZABAIONE
ATTUALITÀ

re come l’antico si rapportava con l’altro, capendo così le strutture culturali con cui costoro determinavano l’identità. In tal modo, non si rendono l'identità e l’origine di un popolo dei valori assoluti e sacralizzati, ma li si studia per capirli a livello storico.

Si ha spesso l'impressione che degli Etruschi si sappia poco e che si possa studiare poco. Perché, secondo lei, è presente una tale semplificazione della storia etrusca e del mondo etrusco, anche in ambito scolastico?

È qualcosa che parte dall’antichità. La visione che ci è data dagli storici greci e latini è quella di un popolo che era diverso da tutti gli altri. Da quel momento, quindi, passando poi attraverso il rinascimento e la cultura moderna, nell’immaginario collettivo si è trasmesso un senso di mistero, di estraneità del popolo etrusco.

È chiaro, quindi, che l’Etrusco veniva percepito, anche a livello estetico, come diverso dagli altri, e questo ha sicuramente alimentato un certo dogmatismo rispetto al mistero della cultura etrusca. C’è poi la questione della lingua, che non si conosceva ed era misteriosa. Questo mistero, tuttavia, deriva semplicemente dal fatto che non siamo a conoscenza della lingua, né abbiamo testi che ci permettano di capirla. Tuttora c’è una letteratura pseudoscientifica che non fa altro che favorire questa visione distorta del mondo etrusco, che non avrebbe neanche senso ai tempi d’oggi, dal momento che esiste una disciplina ben connotata che si chiama etruscologia. L’etruscologia da cento anni ormai studia questo particolare settore delle civiltà italiche

del mondo antico ed è arrivata ad un livello di studio e ad un avanzamento per cui il mistero non esiste più, se non nell’immaginario collettivo. Dunque, il compito degli studiosi è anche quello di smentire e cercare di avere una visione più scientifica di una realtà che è molto più conosciuta di quanto crediamo.

Come si può sfatare questo mito a livello globale?

Sicuramente uno degli aspetti è quello di rendere le comunità partecipi di questi avvenimenti. Si è creata, da un certo momento in poi, nella ricerca, una qualche distanza tra il mondo accademico e quello dei non addetti ai lavori. I due mondi, ad un certo punto, hanno preso percorsi diversi: da una parte gli appassionati, che lo facevano per diletto, dall’altra gli scienziati, che si chiudevano nei loro castelli.

A cosa serve l’archeologia?

Diceva un grandissimo storico dell’arte, l’archeologo Ranuccio Bianchi Bandinelli: “Se l’archeologia non ha una ricaduta sociale sul presente, è solamente un gioco erudito, un divertimento che serve a pochi.” Dovrebbe, invece, essere utile alla società, più che per dare delle risposte, per formulare dei quesiti e per capire qualcosa di noi stessi. In questo modo, riconosciamo il valore delle cose. Inoltre, capendo noi stessi, ciò che è diverso non ci appare poi così diverso, e neanche così misterioso, poiché ci rendiamo conto che è il nostro passato. Ritroviamo allora, senza saperlo, molti di quegli elementi nella nostra cultura. Tra il presente e il passato troviamo delle connessioni, che ci permettono di capire che noi nel presente

siamo quelli che un tempo erano loro, riappropriandoci del nostro passato.

Cosa sappiamo del teatro etrusco e della sua diffusione? Chi è il personaggio di Phersu? Quando nella Roma repubblicana iniziarono a essere istituiti dei ludi scenici, si chiamavano degli attori che venivano dall’Etruria. I Romani non ammettevano questa affinità con gli Etruschi, ma quando avevano bisogno chiedevano spesso consiglio a loro riguardo arte e religione.

Il teatro nasce da questo mondo italico, in cui si celebravano dei riti antichissimi, e il cosiddetto Phersu è una delle maschere. Ci sono delle attestazioni epigrafiche riguardo a questo personaggio, ma non si è sicuri di che tipo di maschera si trattasse, se fosse un personaggio come Pulcinella o qualcosa di completamente differente. Phersu è una parola etrusca da cui deriva la parola latina maschera ed era un personaggio con una barba posticcia, come si vede nei funerali di Tarquinio, e un copricapo. Veniva rappresentato mentre assisteva a una scena ricorrente molto macabra, in cui dei personaggi incappucciati venivano costretti a lottare con dei cani inferociti. Probabilmente l’immagine designava delle lotte gladiatorie, dei riti che si dovevano officiare in particolari cerimonie funebri

Conosciamo la cultura etrusca principalmente attraverso il suo rapporto con la morte: ritroviamo anche una tendenza al macabro?

Questa visione dipende anche da quello che ci è stato tra-

ATTUALITÀ ZABAIONE Numero 4 Anno xviI febbraio 2023 7

ATTUALITÀ

mandato dalle fonti, è possibile che sia più che altro un retaggio della versione storica data dai Latini e dai Greci rispetto agli Etruschi. Loro in realtà erano un popolo piuttosto vitale, attaccatissimo alla vita.

I Romani erano molto invidiosi di questa cosa. Abbiamo, ad esempio, un passo di un autore latino che parla dei banchetti degli Etruschi, che dimostra quanto tutti fossero scandalizzati dal fatto che al banchetto etrusco fossero ammesse anche le donne, consorti e prostitute, cosa che invece era inammissibile a Roma o in Grecia.

Per quanto riguarda questo aspetto della cultura Etrusca siamo molto limitati dall’ avere solamente una visione parziale della realtà, dovuta al fatto che la maggior parte di ciò che sappiamo ci è arrivata attraverso fonti terze, spesso anche di parte. Nelle pitture funerarie, nelle fonti iconografiche, che sono fonti dirette, gli Etruschi infatti rappresentano sé stessi in momenti di convivialità, di felicità e allegrezza. Vedendo queste tombe sembrerebbe che loro siano il popolo che ha sconfitto la morte. Dimostrano un grande senso di gioia legato alla vita e alla rinascita: ci sono scene di accoppiamenti, scene legate alla caccia, scene di qualunque tipo di attività umana legata alla vita. Quindi è più questo il mondo etrusco, che non quello delle tenebre.

Consideriamo anche che noi conosciamo questa civiltà per la maggior parte attraverso le testimonianze funerarie, che ci danno una visione ideologizzata della vita legata ad un aspetto specifico di questa, quello della morte. Fon-

damentalmente la tomba è un atto sociale, in cui l’ideologia prevale sulla condizione effettiva dell’individuo, sociale ed economica. Le tombe non ci fanno studiare, dunque, l’economia della società ma la sua ideologia.

Ma allora come si spiega il personaggio, se così possiamo dire, di Charun, che ad un certo punto fa irruzione nell’iconografia?

Ne possiamo parlare a partire dalla Tomba della Quadriga Infernale di Sarteano, che risale al IV secolo a.C ed è stata scoperta nel 2003. Questa tomba è forse il ritrovamento più incredibile dopo San Casciano e raffigura come gli Etruschi rappresentavano l’aldilà nel IV secolo a.C.

È un mondo effettivamente un po’ tenebroso perché, all’ingresso della porta di questa tomba, ci si trova di fronte ad una gigantografia di Charun, cioè il “Caronte” che sta uscendo simbo-

licamente dalla tomba, percorrendo in senso inverso il corridoio di accesso. È raffigurato proprio sulla parete sinistra con una quadriga infernale, composta da grifoni e da mostri.

In questo momento Charun può essere forse collegato anche ad una visione un po’ pessimistica che avevano gli Etruschi nei confronti del futuro. Perché, ad un certo punto della loro storia, è come se gli Etruschi avessero avuto la percezione di trovarsi in una fase di declino. Basti inoltre pensare che, e questo ce lo dicono le fonti latine, gli Etruschi avevano calcolato, nei loro ragionamenti legati alla predizione del futuro, la durata del loro popolo in nove secula, cioè nove secoli. Queste figure minacciose, questi mostri che popolavano l’aldilà, che altro non erano che i traghettatori delle anime nell’oltretomba, iniziano a comparire proprio con l’arrivo della romanizzazione ed il declino della civiltà.

8 febbraio 2023 Anno XVII Numero 4 ZABAIONE

AVATAR - LA VIA DELL'ACQUA

LA PANDORA DEI NOSTRI GIORNI

Di caterina borello E monica contini

Dopo tredici anni dal primo film di Avatar, finalmente è uscito l’attesissimo sequel. Solo il primo fine settimana di programmazione nelle sale è stato da record in tutto il mondo: 134 milioni incassati negli Stati Uniti e oltre un miliardo ad oggi. Avatar 2 – La via dell’acqua non poteva che essere un successo globale almeno quanto il suo predecessore, il film più visto nella storia. Il regista, James Cameron, è riuscito a mantenere alte le aspettative e ha optato stavolta per un paesaggio diverso, cambiando lo sfondo delle avventure della famiglia Sully, con uno spostamento dell’azione dalle foreste di Pandora agli oceani del pianeta, presso la famiglia dei Metkayina.

Alla fine del primo film –quasi – tutto era finito per il meglio. Ora, Jake deve proteggere la tribù Na’vi, Neytiri e i loro tre figli, prendendo delle scelte che lo porteranno a cercare rifugio presso un villaggio affacciato sull’oceano. Qui la famiglia Sully dovrà ricominciare daccapo e imparare a trovare il contatto con la natura del luogo. Fantastiche scene subacquee, accompagnate da effetti speciali straordinari, trasmettono le emozioni con un brivido. In un certo senso si può affermare che la natura sia un personaggio principale della pellicola, come lo era stata del precedente.

Appena usciti dalla sala si ha la sensazione che questo film sia come la via dell’acqua: senza inizio e senza fine. In effetti il finale è aperto, poiché sono stati confermati altri tre film della saga, dichiarazione che ha allarmato alcuni fan sull’eventuale sviluppo di questo magnifico mondo in base a scelte commerciali.

Un tema su cui Avatar si concentra è la cupidigia dell’uomo che arriva a distruggere il mondo circostante per brama di denaro, non curandosi della natura e dei popoli che la abitano. È lasciato nelle mani dello spettatore un ottimo spunto su cui riflettere: la razza umana è pronta a tutto pur di arricchirsi. Sicuramente un tema molto attuale, un altro elemento di discussione è il disturbo provocato dall’uomo agli abitanti di Pandora, che ricorda l’epoca dell’Imperialismo.

È infatti evidente l’analogia con le potenze europee imperiali e coloniali dei secoli scorsi: i colonizzatori sbarcati sul suolo americano portarono con sé, ad esempio, malattie di cui i popoli nativi erano prive di anticorpi. Queste si diffusero di tribù in tribù, fino a cancellare, secondo molti storici, il 95% delle civiltà precolombiane. Lo shock della conquista devastò l'intero sistema demografico indigeno: a bloccare i sistemi di autodifesa fu, prima di tutto, l'imposizione di un sistema di asservi-

mento coloniale, con l’inevitabile risultato che il modo di vivere di quelle terre fu cancellato, insieme alle reti di sostegno del clan e della famiglia.

Ad oggi, sembra comunque che questo panorama non sia migliorato. Solo in Australia vi sono circa cinquecento diversi popoli indigeni, ciascuno con la propria identità culturale. Più della metà di queste tribù risiede nelle città, spesso in condizioni terribili nelle periferie più degradate. Molti lavorano in condizioni disumane in quelle aziende che hanno occupato le loro terre ancestrali e sono pochi quelli che rimangono insediati nelle proprie terre e vivono ancora di caccia e raccolta. Si trovano in condizioni simili anche i popoli indigeni dell’Amazzonia, minacciati dalla crisi climatica e da politiche lesive per la Foresta; la tribù dei Dongria Kondh, in India, vittima di soprusi da parte di multinazionali britanniche; e, ancora, i popoli del bacino del Congo, minacciati dalla deforestazione.

Di fronte a questo contesto, si distingue lampante il messaggio che la saga vuole diffondere: è decisamente ora che l’uomo occidentale si accorga dell’enorme patrimonio appartenente alle culture diverse dalla propria, importantissimo tassello del puzzle che è di fatto la specie umana.

ZABAIONE Numero 4 Anno xviI febbraio 2023 9
SVAGO

ACQUA IN BOCCA!

THE DARK SIDE OF THE ONION Di martina lombardo

Correva un anno non meglio specificato quando Agariste, una nipote di Clistene (sì quello delle riforme), come tutte le madri di grandi uomini del mondo antico puntualmente sognò di partorire una maestosa bestia, in questo caso un leone.

Qualche giorno dopo da lei invece nacque (guarda un po’) un normalissimo essere umano – Pericle.

Fu un grande statista, un eroico condottiero, padre e protettore della sua Atene durante i quarant’anni in cui la governò (e la chiamavano democrazia…), certamente. Ma andiamo un poco oltre la cortina di perfezione che talvolta ci viene restituita dai libri di storia del ginnasio: scopriamo innanzitutto che Plutarco ci tiene a trasmetterci, tra i dati davvero importanti della vita di Pericle riportati per dare al lettore un’idea ben precisa di chi fosse questo grand’uomo, che si dice lo chiamassero schinocefalo… testa di cipolla.

Ce lo dice subito dopo aver delineato lo strano sogno della madre di cui sopra (forse le aveva mangiate lei le cipolle prima di andare a dormire), riportando che il bambino partorito da Agariste non aveva alcun tratto ferino, ma era perfetto in quasi tutte le sue parti, meno che la testa dalla bizzarra forma schinoide, e fu proprio per volontà di nasconderla che tutti i ritratti di Pericle lo raffigurano con l’elmo.

Il nostro caro Plutarco però peccava talvolta di credulità, e gli storici sono adesso piuttosto convinti che l’onnipresenza dell’elmo indichi piuttosto lo status di Pericle quale strategos

Sempre sulla testa fece commenti Aristofane, il geniale e dissacrante commediografo, a cui proprio Pericle – come del resto la stragrande maggioranza dei politici ateniesi – non andava giù.

In effetti è comprensibile che un uomo che ha avuto tanto potere – e tanto a lungo – potesse attirare antipatie… ma Pericle probabilmente aveva anche un certo caratterino che poteva causargli inimicizie; sempre il nostro Daily Mail imperiale (Plutarco) ci trasmette un episodio alquanto significativo a riguardo, che vede come protagonista uno dei principali oppositori politici di Pericle, Tucidide di Melesia (non lo storico!).

Ebbene, un re spartano chiese a Tucidide chi, tra lui e

Pericle, fosse migliore nella lotta; Tucidide rispose che quando riusciva a buttare Pericle a terra questi sosteneva fermamente di non essere caduto, al punto da averla vinta, convincendo persino quelli che con i propri occhi lo avevano visto cadere!

Tucidide, che fu uno dei leader della fazione conservatrice (opposta a Pericle), mi dà la possibilità di menzionare anche personaggi che danno un colore più umano al nostro eroe: infatti i conservatori, dopo la guerra di Samo, intentarono vari processi contro quello che gli storici chiamano il “Circolo di Pericle”.

Il nome fa venire in mente una potente setta segreta, ma in realtà si parla semplicemente dei tre confidenti di Pericle: l’amico Fidia (quello dell’Acropoli), il mentore Anassagora (sì, il filosofo del Nous divino), e la compagna Aspasia.

Lei è il personaggio più enigmatico della vicenda di Pericle, principalmente perché non abbiamo informazioni certe sulla sua vita, ed ogni ipotesi a riguardo può essere prontamente smentita. Fu filosofa? Forse insegnò a Pericle a parlare. O forse questa è una battuta delle commedie che abbiamo preso per dato storico!

Sappiamo però che fu al fianco di Pericle fino alla morte, che gli diede il famoso figlio illegittimo cui gli Ateniesi concessero la cittadinanza nonostante lei fosse di Mileto, e che al suo

10 febbraio 2023 Anno XVII Numero 4 ZABAIONE
SVAGO

processo Pericle stesso la difese strenuamente, versando lacrime senza ritegno a detta della nostra fonte.

Salutiamolo su una nota di dolcezza, con un quadretto di quotidianità lasciatoci da Plutarco: si dice che ogni giorno, quando

SVAGO

Pericle usciva di casa per andare all’agorà e quando ne rientrava, salutasse sempre Aspasia con un bacio.

ZABAIONE Numero 4 Anno xviI febbraio 2023 11
Disegni di Cloe Vailati

ZABARECENSIONI

MOSTRA DI MAX ERNST

Diceva Maz Ernst: chi ha occhi per vedere, guardi. Chi non ha occhi per vedere se ne vada. A lui Palazzo Reale dedica la prima retrospettiva italiana, curata da Martina Mazzotta e Jürgen Pech, che sarà visitabile fino al 26 febbraio.

Ricordato come un fondamentale esponente del Dadaismo e del Surrealismo, Ernst è stato un pittore, ma anche poeta, scultore e teorico dell’arte.

La mostra ripercorre la sua vita con nove sale in cui si sviluppa man mano il genio dell’artista, che si dispiega in tutta la sua creatività. Ernst era un personaggio complesso, istintivo e brillante, e così le sue composizioni. Egli desiderava presentare opere che fossero ibridi tra sogno e realtà, convinto di poter raggiungere l’arte solo sperimentando e nella sperimentazione stessa, che è il fulcro dei lavori e delle tecniche artistiche da lui create.

Così, durante l’esposizione le sue opere ci narrano l’avventurosa biografia del loro autore e la storia che la incornicia. Inizialmente, ci viene presentato un giovane in cerca di uno stile, bramoso di provare ed evolversi. Man mano, tutto si struttura davanti ai nostri occhi. L’artista muta e con lui la sua arte, egli esplora, scopre, e noi con lui; prende elementi e simboli già esistenti e li fa suoi, si lascia ispirare dai paesaggi e dal mondo intorno a sé per creare uno stile e delle tecniche nuove.

Attraverso la magica mano dell’artista ne scopriamo la vita, ne visitiamo il mondo artistico e ci troviamo inevitabilmente immersi in un universo che va oltre l’arte materiale, nella meraviglia del Surrealismo.

(Di Viola Pilo, Jessica Stefanini ed Emma Torreggiani)

THE CROWN

Siete appassionati di tutto ciò che è legato alla famiglia reale? Allora sarete contenti di sapere che è uscita, dopo ben due anni di attesa, la quinta stagione di The Crown

Il telefilm narra la storia della Royal Family a partire dal matrimonio di Elisabetta e Filippo, esplorando non solo gli intrighi di corte e gli scandali dei tabloid, ma anche l’evolversi della politica interna ed estera dell’Inghilterra negli anni. Questa stagione si sofferma sulla vita privata di Carlo e Diana, raccontando ciò che ha portato al disastroso divorzio e alla deposizione dell’intervista alla BBC da parte di Lady D.

Riguardo invece alla protagonista, la regina Elisabetta viene interpretata nell’arco delle stagioni da tre attrici diverse: la prima, Claire Foy, lascia trasparire la sua parte più umana, ritrovandosi giovanissima a governare un regno e circondata da uomini potenti che non sempre riconoscono la sua autorità. La seconda, Olivia Colman, mostra invece un lato più altezzoso, severo e rigido della regina; infine Imelda Staunton, sebbene non abbandoni la rigorosità del personaggio, svela nuovamente un lato più sensibile.

Tutte queste vicende sono rese ancora più realistiche da una scenografia caratterizzata da un’impeccabile attenzione al dettaglio, e sono accompagnate da musiche e silenzi che riescono a colmare la mancanza di dialoghi degli attori.

Il regista Peter Morgan avrebbe intenzione di concludere la serie arrivando fino all’inizio degli anni 2000 con un’ultima sesta stagione, ma chissà: il polverone sollevato dal principe Harry gli farà cambiare idea?

12 febbraio 2023 Anno XVII Numero 4 ZABAIONE
SVAGO
(Di Alessia Petrera e Ilaria Biagini)

L'ANGOLO DEL LIBERTARIO

di n.m.

Quest’inverno, dopo una vera e propria “educazione siberiana” alla quale mi hanno costretto i capricci del mercato, e dopo molti tentativi falliti di smezzare le mie disgrazie con quella testa dura di Hobbes, ho finalmente appreso una lezione importante: se sei solo la vita ti frega. Per questo voglio appellarmi a quelle che reputo le creature più infelici del pianeta: i giovani innamorati dei loro cantanti preferiti. Voglio dirvi di smetterla di versare lacrime per idoli lontani chilometri che non avranno

ARIETE

Arieti cari, Venere non è particolarmente clemente con voi: riuscirete a superare le sfide di questo mese solo con il vostro tipico carisma.

TORO

Rimboccatevi le maniche: arriveranno buoni voti, ma non con poco studio.

GEMELLI

Gemellini, forse solo per voi questo mese si prospetta fortunato: godetevelo e divertitevi, che dura poco!

CANCRO

Questo possiamo dirvi: pregate Giove, perché il debito in matematica anche in questo quadrimestre non sembra darvi tregua.

LEONE

Il perché non ve lo sappiamo spiegare, ma l’energia che vi contraddi-

SFOGO DAL SOTTOSUOLO

mai modo di conoscervi. L’unica soluzione è di domare la fortuna con la vostra virtù: in altre parole, organizzate un rapimento. Già sento i sibili di disprezzo di qualche fan di Cicerone: “Non puoi privare un individuo della sua libertà personale!”. In primo luogo, l’abuso che la società contemporanea fa di tale libertà ne presuppone una rapida e indolore repressione, e poi siamo tutti un po’ dei rapitori: quando portiamo a casa un animale domestico non l’abbiamo forse sequestrato? Ma ora passiamo al piano: recatevi nella città nella quale il vostro eroe o la vostra eroina sta

tenendo un concerto. Una volta lì, saprete benissimo dove trovare l'oggetto del vostro desiderio: cercate se possibile un luogo appartato, e usate tutta la forza che avete a disposizione: un colpo di clava e via verso il vostro idillio! Per evitare guai con la legge, dirigetevi in uno di quegli anfratti che si trovano spesso lungo l’Appennino e rassicurate il “prigioniero”: siete soltanto dei mecenate e non chiedete altro che della buona musica per il resto della vita. Non si debba, adunque, lasciar passare questa occasione! E ricordatevi sempre: All you need is love!

ZABAOROSCOPO

stingue sembrerà quasi svanire in questo mese.

VERGINE

Come vedete dalla pagella appena uscita, la vostra pignoleria non vi ha ripagati poi così tanto… non è forse il caso di cambiare metodo?

BILANCIA

Cosa aspettate? Sappiamo che avete qualcosa che vi ronza in testa da mesi: febbraio è il mese giusto per realizzarlo.

SCORPIONE

Cari Scorpioni, mentre vi disperavate ancora per la fine delle vacanze di Natale, qui è già passato un mese: cosa aspettate ad attivare il countdown per quelle estive?

SAGITTARIO

Da come tremate ci sembra di ca-

pire che le temperature di febbraio non vi garbano: in fondo, però, vi manca solo sfoggiare i vostri splendidi look. Non disperate: la primavera si avvicina!

CAPRICORNO

Vi vediamo che contate i giorni che mancano alle prossime vacanze, e diciamocelo: come biasimarvi…

ACQUARIO

Le verifiche sono finalmente finite: questa volta non procrastinate così tanto, magari.

PESCI

Il vostro compleanno si avvicina e vi prediciamo sorprese speciali: la cotoletta offerta al bar non si farà attendere!

SVAGO ZABAIONE Numero 4 Anno xviI febbraio 2023 13
di jessica stefanini ed emma torreggiani

ZABAENIGMISTICA CRUCIVERBA

ORIZZONTALI:

1.La possiede chi sa di aver sbagliato - 12. Visual effects - 14. La radio di Papa Francesco - 15. Lo sono i porcospini - 17. Lo è Alpha Blondy - 19. Il Paese di Persepolis - 21. Grosso camion - 22. Strafottente, arrogante - 27. Il contrario di rilassato - 29. Lo è un mantra - 30. Il Moro di Venezia - 32. Nosocomio dei nostri tempi - 34. Micetto - 36. Rete Nazionale Interbancaria - 37. Il prefisso greco per mezzo - 39. Cavernicolo, incivile - 42. Pavia - 43. Pianta grassa con succo curativo - 45. Drunk in italiano aulico - 46. È di latte nel gelato - 48. Il Dario di Mistero buffo - 49. La pedicure a metà51. L’azione della calamita - 54. Il cornetto freddo - 55. Vi nacque la contessa trovatrice di Provenza

VERTICALI:

1.Traduttore da un linguaggio cifrato a uno chiaro - 2. Banalità - 3. _ Force One con Harrison Ford - 4. Gocciolamento di stile - 5. Il nostro Paese in breve - 6. La sorella di Niña e di Santa Maria - 7. Abbellito, decorato - 8. Sigla dei soldati ed aviatori americani - 9. Los Angeles - 10. Singhiozzo senza h - 11. L’oro nella tavola periodica - 12. Sinonimo letterario di primaverile - 13. Sia fatto in latino - 16. Vi ci si appende Tarzan - 18. Teddy bear - 20. Il protagonista di Matrix - 23. Agenzie di Tutela della Salute - 24. Gli abitanti dell’isola a Sud della Turchia - 25. Odorano in latino - 28. Il Pavese al di là del fiume - 29. Saluto di addio - 31. Il Messi senza nel - 33. Vecchie drogherie - 35. Aeroporto sardo in Costa Smeralda - 38. Sede del Carnevale con la “Battaglia delle arance” - 40. Le iniziali dell’attore di Legolas - 41. Il trascinare inglese - 44. L’articolo da anteporsi a pneumatico - 46. Le iniziali di Marracash - 47. Un’esortazione allo specchio - 50. La targa di Enna - 52. TurboDiesel - 53. Nel cuore di Priamo

SVAGO 14 febbraio 2023 Anno XVII Numero 4 ZABAIONE
1 2 14 3 15 17 21 18 4 5 6 7 22 8 9 10 11 40 23 24 15 25 26 10 12 16 13 19 20 27 30 28 34 39 29 31 32 35 40 36 41 23 33 37 32 38 42 43 44 45 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55
di corrado calissano

TROVA LE DIFFERENZE

di lucia vercelloni

TRA QUESTE IMMAGINI CI SONO 5 DIFFERENZE, RIESCI A TROVARLE TUTTE?

TROVA BARRELLA di viola pilo

IN QUEST'IMMAGINE COMPARE IL NOSTRO PRESIDE 6 VOLTE, RIESCI A TROVARLO?

SVAGO ZABAIONE Numero 4 Anno xviI febbraio 2023 15
PAGAMENTO
IL
DEL TRIBUTO, MASACCIO

CONTATTATECI

SITO: HTTPS://ZABAIONEPARINI.ONLINE/

E-MAIL: ZABAIONE@LICEOPARINI.EDU.IT

INSTAGRAM: ZABAIONE.LICEOPARINI

ARCHIVIO NUMERI: HTTPS://ISSUU.COM/ZABAIONE_LICEOPARINI

LA REDAZIONE

Direttore: martina lombardo (5a)

Vicedirettore: Maria Vittoria Massarenti (5i)

Caporedattori: ALESSIA PETRERA (2A) attualità, Jessica stefanini (2C) svago

Responsabile web e social: Elena covini (2e)

Redattori e collaboratori: RACHELE BAILO (3I), ILARIA BIAGINI (2D), ALEXANDRA BIRONDI (1I), EDOARDO BONALUMI (2I), CATERINA BORELLO (2E), ALBERTO CACCHIOLI (1I), NINA CASPANI (1G), SOFIA CHIESA (3E), VITTORIA CIAMPINI (1I), IRENE CIVITILLO (5F), ALFREDO COCCIA (1H), MONICA CONTINI (2G), ELENA COVINI (2E), ALICE CULTRERA (5B), NOEMI FECCA (5B), MASSIMILIANO FLAUTO (2C), CHIARA GALGANI (2G), KATERINA GARBUGLIA (1G), FRANCESCA GIANNI (2G), GINEVRA GIANNÌ (5G), FILIPPO GINEVRA (1C), GIOSUÈ INZOLI (2G), FEDERICO LOMBARDO (3E), MARTINA LOMBARDO (5A), VALERIA MAGNANI (3I), MARIA VITTORIA MASSARENTI (5I), NICCOLÒ MENGA (1G), ALESSIA PETRERA (2A), VIOLA PILO (2C), FRANCESCO POMA (1H), EMANUELE RIGATTI LUCHINI (1D), LETIZIA ROMEO (1E) SARA maria SALAMONE (3I), LUCA SALVINI (1C), FEDERICO SAVORANI (5B), FRANCESCO SCIARRINO (4D), MATTIA SESSA vitali (1D), JESSICA STEFANINI (2C), EMMA TORREGGIANI (2C), ANGELICA TURI (2I), SOFIA URSO (1G), CLOE VAILATI (2H), DELFINA VALDETTARO (1D), LUCIA VERCELLONI (1D), LORENZO VINELLI (2E), NOEMI VISMARA (5A)

impaginATORE: Viola pilo (2c)

COPERTINA: noemi vismara (5a)

DISEGNI: caterina borello (2E), MASSIMILIANO FLAUTO (2C), angelica turi (21)

C O D A D I P A G L I A V F X R V I R T I D I A C U L E I I V O R I A N O I R A N T I R P T R A C O T A N T E T E S O C A N T I L E N A O O T E L L O O P S E D A L E G A T T I N O R N I E M I R T R O G L O D I T A P V A L O E E B B R O F I O R F O P E D I A T T I R A R E O C O N O A L G I D A D I A 40 15 10 23 32 45

Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.