Fondamentale gennaio 2023

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Numero 1 - gennaio 2023 Numero 1gennaio 2023Anno LIAIRC EditorePoste Italiane spa Sped. in Abb. Postale D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 LO/MIISSN 2035-4479 EFFETTI COLLATERALI Limitare gli effetti secondari delle cure è una scienza in sé CANNABIS Alcuni effetti dimostrati e molte ipotesi da verificare DECESSI EVITABILI Tutti gli interventi di salute pubblica che riducono l'impatto delle malattie oncologiche Alessandra Lugo, i numeri della salute L'EPIDEMIOLOGIA DELLE SIGARETTE

BORSE DI STUDIO 2022

metabolismo della cellula al cancro polmonare

TESTIMONIANZA

vivo il ricordo di Carlo aiutando la ricerca”

STILI DI VITA

milioni di morti che si possono evitare

IFOM

memoria della forma premiata con un grant ERC

CURE PALLIATIVE

terapeutica tra luci e ombre

FONDAMENTALE

Anno LI - Numero 1

Gennaio 2023 - AIRC Editore

DIREZIONE E REDAZIONE

Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro ETS

Viale Isonzo, 25 - 20135 Milano tel. 02 7797.1 - airc.it - redazione@airc.it

Codice fiscale 80051890152

Autorizzazione del Tribunale di Milano n° 128 del 22 marzo 1973.

Stampa Rotolito S.p.A.

DIRETTORE RESPONSABILE Niccolò Contucci

CONSULENZA EDITORIALE

Daniela Ovadia (Agenzia Zoe)

COORDINAMENTO EDITORIALE

Anna Franzetti, Simone Del Vecchio

REDAZIONE

Simone Del Vecchio

PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE

Umberto Galli

TESTI

Alessia De Chiara, Riccardo Di Deo, Cristina Ferrario, Carlotta Jarach, Antonino Michienzi, Daniela Ovadia, Elena Riboldi, Fabio Turone

FOTOGRAFIE

Giulio Lapone 2022

SOMMARIO FONDAMENTALE
gennaio 2023 In questo numero:
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I
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La
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Cerimonia
37
Partner 38 IL
La
La prevenzione del cancro nelle persone transgender richiede particolare attenzione 08 L’entusiasmo per la scienza dei giovani borsisti AIRC 18 Per salvare vite, bisogna intervenire sui decessi evitabili Rigonfiamenti e bozzi: quando preoccuparsi? 13 21
Fondamentale è stampato su carta certificata e proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici.
VITA DA RICERCATORE Quanto rischio se fumo? Una ricerca saprà rispondere
RUBRICHE
traguardi dei nostri ricercatori
SCREENING E PREVENZIONE
prevenzione oncologica di chi ha cambiato genere
TERAPIE Gestire gli effetti collaterali, una cura nella cura
SINTOMI Bozzi e noduli, quando farli vedere dal medico
NOTIZIE FLASH Dal mondo
Dal
“Tengo
4,5
La
Cannabis
TESTIMONIANZA Ciascuno, nel suo piccolo, può aiutare la ricerca
RECENSIONI Il Replicante racconta il libro della Vita
NUTRIZIONE Chi ha “scoperto” la dieta mediterranea?
I GIORNI DELLA RICERCA
al Quirinale, premio Guido Venosta, scuole e media partner
RACCOLTA FONDI
MICROSCOPIO
ricerca di oggi ispira la clinica di domani

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In piazza per la salute e per la ricerca

Care lettrici e care lettori, anche quest’anno l’ultimo sabato di gennaio, il giorno 28, i nostri volontari saranno in piazza per distribuire le Arance della Salute, un frutto che dal 1990 è diventato un simbolo dell’importanza di un’alimentazione sana, e in generale di uno stile di vita salutare, per aiutare a mantenerci in salute e a prevenire lo sviluppo di tumori.

Un tema sempre più urgente, visto che 4 tumori su 10 potrebbero essere prevenuti evitando le abitudini e i comportamenti dannosi per la salute: sarebbero quasi 4,5 milioni ogni anno i decessi evitabili nel mondo praticando uno stile di vita sano. Questo dicono le stime elaborate nell’ambito di un recente studio, di cui parliamo in questo numero di Fondamentale e i cui risultati sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica Lancet Oncology

Il principale fattore di rischio che contribuisce allo sviluppo di un tumore è l’abitudine al fumo. Per questo abbiamo deciso di dedicare la copertina e l’articolo principale all’intervista alla ricercatrice Alessandra Lugo, che studia da anni la complessa relazione tra fumo di tabacco e insorgenza dei tumori. Oggi, con il suo gruppo di ricerca, è al lavoro con l’obiettivo, molto ambizioso, di mettere a punto uno strumento capace di stimare il rischio individuale di sviluppare un cancro associato alle caratteristiche e alle abitudini di ciascun fumatore. Un’esigenza resa ancor più rilevante dall’aumento del numero dei fumatori registrato a partire del 2019, dopo i tanti anni di diminuzione.

Altri importanti fattori di rischio evitabili per il cancro sono il consumo di alcol e l’obesità. Il modo migliore di contrastare queste abitudini e condizioni dannose per la salute è sposare un modello di alimentazione sano, come per esempio la dieta mediterranea, di cui parliamo nella nostra consueta rubrica dedicata all’alimentazione. Importanti indicazioni in questo senso le troverete anche nell’edizione speciale di Fondamentale distribuita in piazza il 28 gennaio insieme alle arance, un motivo in più per venirci a trovare e sostenere la ricerca per rendere il cancro sempre più curabile.

Fondamentale per la prevenzione

A gennaio torna l’iniziativa Le Arance della Salute: per l’occasione Fondamentale dedica alcuni articoli al tema dei corretti stili di vita

GENNAIO 2023 | FONDAMENTALE | 3 EDITORIALE

Quanto rischio se fumo?

Una ricerca proverà a rispondere

Grazie a un My First AIRC Grant, Alessandra Lugo dell’Istituto Mario Negri di Milano studierà la relazione tra fumo e diversi tipi di tumore, per poter calcolare il rischio individuale di ciascuno di noi

a cura di FABIO TURONE

Ci sono attività umane in cui statura e forza fisica contano molto, e ci sono giovani donne che dal confronto con avversari più potenti traggono notevoli stimoli e intense soddisfazioni. Tanto nella pallavolo a squadre miste, quanto nella ricerca sui pericoli legati al consumo di tabacco, Alessandra Lugo non si tira indietro quando deve saltare davanti alla rete per contrapporre il “muro” difensivo alla schiacciata dell’avversario. È con questo impegno che ha ottenuto da AIRC prima una borsa di ricerca triennale e più di recente un finanziamento quinquennale per lavorare all’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, da decenni tempio della ricerca indipendente. Obiettivo: compiere un ulteriore passo avanti nella comprensione della complessa relazione tra fumo di tabacco e insorgenza dei tumori, e nello studio delle misure di prevenzione più efficaci che la società ha il diritto e il dovere di adottare per tutelare la salute di tutti, a partire dalle nuove generazioni.

Dallo spagnolo ai numeri

Nata e cresciuta nel capoluogo lombardo, dopo le scuole medie Alessandra Lugo si era iscritta al liceo linguistico Manzoni con l’intenzione di diventare traduttrice dallo spagnolo, ma

Con il nuovo millennio, il panorama di molte strade cittadine è cambiato, e accanto al classico tabaccaio sono spuntati negozi che vendono varianti sempre nuove delle sigarette a combustione, regolarmente presentate dal marketing delle aziende produttrici (quasi sempre gli stessi colossi protagonisti del mercato delle sigarette tradizionali) come innocue, e utili per chi vuole smettere di fumare. Ora sono sempre più numerosi gli studi

DA RICERCATORE
VITA
Alessandra Lugo
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l’intenzione è naufragata per l’incontro galeotto con due professori di matematica eccezionali: “È grazie a loro che mi sono appassionata alle materie scientifiche e alla matematica” racconta. Da adolescente passa molto del suo tempo libero all’oratorio. Lì, oltre a fare attività di volontariato con i bambini dell’Ospedale pediatrico Buzzi, gioca a pallavolo, sport che continuerà a praticare nella variante a squadre miste, e conosce Begad, di un anno più grande, con cui si è fidanzata a 18 anni e con cui oggi è sposata.

Laureata in statistica con una tesi a

tema cancro

Alla fine del liceo decide di iscriversi alla facoltà di statistica, aperta da poco all’Università di Milano-Bicocca, con l’idea di dedicarsi alle ricerche di mercato. Anche qui a farle rimettere in discussione le proprie scelte è l’incontro con un professore, che le fa scoprire il ruolo cruciale che la statistica ha avuto nel rendere efficace la medicina moderna. La nuova passione la spinge a scegliere di scrivere una tesi di laurea su flavonoidi e tumore del pancreas, seguita dall’epidemiologo del Mario Negri Carlo La Vecchia: “Per chi fa ricerca, il Mario Negri è un piccolo paradiso, dove viene lasciata ai ricercatori molta libertà di seguire i propri interessi” spiega con entusiasmo la giovane ricercatrice.

Nell’anno della laurea, trascorre parte dell’estate con l’associazione di don Gino Rigoldi, a occuparsi dei bimbi di

un orfanotrofio in Romania: “Una cosa che mi manca un po’ è un’esperienza professionale all’estero” racconta. Il clima internazionale del Negri la conquista e, durante la laurea magistrale, lavora a un’ampia indagine europea sugli aspetti economici legati al fumo. “Sapevamo che l’aumento della tassazione sul tabacco è la misura più efficace per ridurre i consumi. Non era però chiaro se questi aumenti potessero spingere il consumatore verso l’acquisto del tabacco di contrabbando. Attraverso la nostra indagine condotta su 18.000 cittadini europei, tra cui più di 5.000 fumatori, abbiamo capito che la disponibilità di sigarette sulle strade dipende più da quanto sia organizzato il contrabbando nei Paesi confinanti che dal prezzo di vendita attraverso i canali legali.”

Il fumo uccide, ma i consumi risalgono

È oramai assodato che fumare danneggia sia i diretti interessati sia chi vive o passa lunghi periodi accanto a loro, perché la mole di ricerche scientifiche giunte a solide conclusioni in questo senso ha continuato a crescere negli anni. Non solo: è infatti assodato che in media – ragionando in termini di popolazione, cioè sui grandi numeri – oltre un caso di tumore su tre è legato al fumo, e potrebbe quindi essere evitato

In questo articolo: rischi del fumo epidemiologia stili di vita

se si adottassero le misure di prevenzione, tra cui anche quelle di contrasto al tabagismo, già disponibili. E tuttavia i progressi in questa direzione sono lenti e, addirittura, il calo del numero di fumatori in Italia sembra essersi arrestato, nonostante una tendenza verso il basso finora ininterrotta a partire dal 2003, quando cominciarono a essere progressivamente introdotti i divieti stabiliti dalla Legge per la tutela della salute dei non fumatori, approvata esattamente venti anni fa. Secondo i dati più aggiornati pubblicati dall’Istituto superiore di sanità nel 2022, quasi un italiano su quattro (il 24,2 per cento della popolazione) fuma. Nel 2019 la percentuale era del 22 per cento. L’incremento riguarda entrambi i sessi, e anche le persone che fumano prodotti a tabacco riscaldato: erano il 3,3 per cento della popolazione nel 2022, in netta crescita rispetto all’1,1 per cento del 2019. Circa l’80 per cento di questi fumatori, inoltre, consuma anche sigarette tradizionali, inconsapevoli di esporsi così a rischi aggiuntivi (vedi il riquadro in questa pagina). Oggi si stima che per ogni fumatore di sigarette tradizionali attivo ci sia in media un non-fumatore che subisce danni indiretti dovuti all’esposizione al fumo passivo, e che ogni utilizzatore di sigarette elettroniche esponga circa sette “svapa-

che lanciano l’allarme, denunciando come le sigarette elettroniche e i prodotti con tabacco riscaldato siano tutt’altro che innocui, e vengano spesso usati insieme alle sigarette, con effetti negativi che si sommano anziché attenuarsi.

Uno studio finanziato da AIRC, pubblicato nell’ottobre scorso sulla rivista Tobacco Control da Silvano Gallus, che dirige il laboratorio di epidemiologia degli stili di vita del

Mario Negri, ha dimostrato come sigarette elettroniche e prodotti a tabacco riscaldato non solo non aiutino i fumatori a liberarsi dal vizio, ma anzi aumentino il rischio sia che i non fumatori inizino a consumare sigarette tradizionali, sia che gli ex fumatori ricadano nella dipendenza da tabacco.

Ora Gallus ha avviato un progetto ambizioso, anche questo sostenuto da AIRC: “Avremo la

possibilità di costituire una nuova coorte di persone in cui studiare l’effetto delle sigarette elettroniche sulla salute” spiega. I ricercatori seguiranno nel tempo migliaia di persone per osservare, in quelle che decidono di usare sigarette elettroniche e prodotti a tabacco riscaldato, gli effetti rispetto ai non fumatori, in termini di ricoveri ospedalieri e di diagnosi di malattie potenzialmente connesse al fumo.

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Alessandra Lugo pratica la pallavolo nel tempo libero
“ LE ALTERNATIVE CHE NON AIUTANO A SMETTERE ”

VITA DA RICERCATORE

Alessandra Lugo

tori passivi” a sostanze tutt’altro che innocue.

La stima del rischio individuale

Questi dati hanno avuto un impatto sulle scelte di carriera di Alessandra Lugo e spiegano perché parecchie cose sia-

no cambiate nella sua vita dal momento in cui ha presentato ad AIRC il suo progetto: quando è arrivata la notizia che aveva ottenuto il finanziamento (un My First AIRC Grant, che le permetterà di reclutare due dottorandi per affiancarla nel lavoro) era all’ottavo mese di gravidanza: “Ho partecipato alle ultime riunioni una settimana prima di partorire,

“ SCACCO AL TABACCO IN SEI MOSSE (ANZI, SETTE) ”

Quando la ricerca indica con chiarezza la strada da seguire per salvaguardare la salute, ma il messaggio fatica a tradursi in azioni concrete, può capitare che i ricercatori escano dal laboratorio e si rimbocchino le maniche per non lasciare nulla di intentato. Così il gruppo del Mario Negri si è mobilitato per pungolare il Parlamento europeo a fare di più per la prevenzione dei danni da tabacco, che è la prima causa evitabile di morte e arreca anche notevoli danni all’ambiente.

Con una petizione (consultabile sul sito europa.eu/citizensinitiative) un gruppo di ricercatori provenienti da tutta Europa vogliono promuovere la prima “generazione europea libera dal tabacco” entro

il 2028; creare una rete europea di spiagge e rive fluviali e di parchi nazionali liberi da tabacco e mozziconi; ampliare gli spazi – in particolare quelli frequentati dai minori – con divieto di fumare sigarette o sigarette elettroniche; eliminare tutta la pubblicità dei prodotti del tabacco, compresa la pubblicità occulta sui social media; finanziare progetti di ricerca e sviluppo sulle malattie causate dal consumo di tabacco per migliorarne la prognosi e renderle più curabili.

Se almeno un milione di cittadini europei compirà il settimo passo, aderendo alla raccolta di firme nel corso del 2023, la prevenzione a difesa della nostra salute farà enormi progressi.

ottenendo un rinvio dell’inizio del nuovo progetto a dopo la maternità” racconta. Per la nascita della piccola Nora ha staccato completamente, ma ora può contare sulla rete familiare per lasciarla in buone mani mentre lavora.

Il suo è un progetto particolare: “Si tratta di consultare i database della letteratura scientifica e raccogliere tutti i dati disponibili, in qualsiasi forma, per conoscere nei minimi dettagli le relazioni tra fumo di tabacco e ciascun tipo di tumore, e per stimare il costo sociale e, quanto più possibile, il rischio individuale associato alle caratteristiche e alle abitudini di ciascun fumatore, anche nell’ottica di adottare interventi per ridurre questo rischio” spiega Lugo, che, insieme al responsabile del gruppo Silvano Gallus, collabora da tempo al prestigioso rapporto della rivista Lancet –il Global Burden of Disease – sull’impatto sociale delle malattie. “Mi piacerebbe rendere i risultati di questo sforzo accessibili a tutti attraverso un sito internet, che permetta sia di calcolare il proprio rischio di tumore, anche in funzione di alcune caratteristiche genetiche individuali, sia di stimare gli effetti delle azioni di prevenzione sulla riduzione delle malattie e della mortalità da fumo, così da poter presentare le simulazioni a cittadini e decisori politici.”

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Alessandra Lugo con il suo gruppo di ricerca

NOSTRI

... continua su: airc.it/traguardi-dei-ricercatori

Cellule

L’analisi trascrittomica a singola cellula potrebbe essere una delle chiavi per comprendere meglio la resistenza dei tumori ai farmaci. Lo si legge sul Computational and Structural Biotechnology Journal, dove sono stati pubblicati i risultati di uno studio condotto, con il sostegno di AIRC, da ricercatori dell’Università degli studi Federico II e del CEINGE biotecnologie avanzate di Napoli, coordinati da Mario Capasso. “A differenza delle anali-

diverse, diverse resistenze si genomiche più classiche, che valutano il tumore nel suo insieme, questo approccio permette di capire quale sia il contributo di ciascuna singola cellula ai meccanismi di resistenza ai farmaci” spiega Capasso, che nello studio ha lavorato sul neuroblastoma, un tumore per cui queste informazioni possono essere particolarmente importanti, perché è caratterizzato da un’elevata eterogeneità a livello cellulare (ovvero è formato da molti tipi cellulari differenti).

Tumore del seno: dieta mima-digiuno e immunoterapia

Grazie alle modifiche metaboliche indotte da una dieta mima-digiuno, è possibile rinforzare l’azione dell’immunoterapia nel tumore del seno triplo-negativo, uno dei più complessi da curare. È il risultato di uno studio condotto da ricercatori milanesi di IFOM, IEO e Istituto nazionale dei tumori assieme all’Università di Palermo e grazie anche al sostegno di Fondazione AIRC. Come si legge sulla rivista Cell Reports , la dieta mima-digiuno modifica il microambiente tumorale, rendendo più efficace la riattivazione del sistema

immunitario indotta dalla terapia. “Al momento abbiamo solo dati ottenuti in modelli animali, ma se verranno validati in studi clinici potrebbero essere importanti per i pazienti” spiegano gli autori coordinati da Valter Longo di IFOM, che, lavorando con tecnologie “a singola cellula”, sono riusciti anche a comprendere in dettaglio l’impatto della dieta mima-digiuno sui diversi tipi cellulari presenti nel tumore e intorno a esso.

Più luce sulle metastasi del tumore del colon

Si chiama Neuroligina 1 e, in base ai dati pubblicati sul Journal of Experimental & Clinical Cancer Research, è una proteina fondamentale per determinare la capacità delle cellule di tumore del colon di dare origine a metastasi. “La Neuroligina 1 fa parte di quelle proteine che cambiano funzione a seconda del contesto in cui si trovano” spiega Marco Arese, che assieme a Federico Bussolino ha coordinato il lavoro dei ricercatori dell’Istituto di Candiolo-IRCCS e dell’Università di Torino, con il sostegno di Fonda-

zione AIRC. Nel caso della Neuroligina 1, la molecola è stata in origine isolata a livello cerebrale e vascolare con attività differenti, e le recenti scoperte la collocano anche a livello delle cellule tumorali del colon, dove manda in tilt uno dei meccanismi di controllo che bloccano la formazione di metastasi. La scoperta potrebbe avere importanti risvolti pratici, aiutando a prevedere la prognosi o a progettare farmaci mirati.

I TRAGUARDI
DEI
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La prevenzione oncologica di chi ha cambiato genere

Con la maggiore diffusione delle conoscenze sul cambiamento di genere, si comincia a comprendere meglio l’importanza degli screening anche per le persone transgender

a cura della REDAZIONE

Ha 65 anni, un marito e due figli nati da una precedente unione del compagno. Insegna storia in un liceo del centro Italia, ma Mariangela (il nome è di fantasia per rispettare la sua privacy) sta vivendo un dramma nel dramma: da due mesi le hanno diagnosticato un cancro al seno in forma avanzata, e a spaventarla, oltre alla prognosi, sono le cure che la attendono. Mariangela infatti è nata maschio, come racconta, “in un corpo sbagliato”, e ha scelto il cambiamento di genere all’e-

tà di 25 anni. Per lei, la diagnosi di cancro al seno (per il quale aveva una predisposizione genetica di origine familiare), significa, con grande probabilità, dover rinunciare alle cure ormonali che da ormai 40 anni le consentono di vivere come donna. “Ci sono molte persone che non sanno della mia transizione di genere e i medici non sono in grado di rassicurarmi al 100 per cento per quel che riguarda il mantenimento delle caratteristiche fisiche femminili. Mi trovo nella situazione drammatica di dover combattere un cancro e di dover considerare gli ormoni femminili, fino-

“ COSA SI INTENDE PER TRANSGENDER? ”

Secondo la definizione dell’Istituto superiore di sanità (ISS), “una persona si definisce cisgender quando ha un’identità di genere in linea con il sesso biologico: per esempio, una persona che si sente donna e che è nata con caratteristiche fisiche femminili. Invece una persona transgender generalmente presenta un’identità di genere diversa dalle caratteristiche del sesso biologico”.

In alcuni casi, ma non sempre, le persone transgender decidono di intervenire con trattamenti ormonali e a volte anche interventi chirurgici per allineare il proprio aspetto fisico alla propria identità di genere.

ra i miei migliori amici, come i peggiori nemici.” Mariangela non si è sottoposta a screening per il cancro del seno, pur sapendo di essere a rischio. “Era troppo complicato dover spiegare che sono nata uomo in una famiglia ad alta prevalenza di cancro del seno, che sono portatrice di una mutazione del gene BRCA e che oggi sono una donna esposta ad alte dosi di ormoni femminili. Ho fatto finta di niente e quando mi sono accorta che qualcosa non andava la malattia era già piuttosto avanzata.”

Popolazione a rischio

Stigma e pregiudizi agiscono quindi non solo sugli operatori sanitari, che

SCREENING E PREVENZIONE
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Transgender

spesso non sanno come interagire con i pazienti transgender, ma anche sulle persone transgender stesse. Eppure i dati dicono che si tratta di una popolazione a rischio di morte più elevato rispetto alla media: le persone transgender che si sottopongono a terapia ormonale dovrebbero essere monitorate più attentamente, in particolare per quanto riguarda la salute cardiovascolare e oncologica. “Poiché le donne transgender (persone cui è stato assegnato il genere maschile alla nascita ma che si riconoscono in quello femminile) sono a rischio di sviluppare un cancro al seno, le raccomandazioni di screening si applicano anche a questa popolazione” ha spiegato Marie D’Assigny (medico del Dipartimento di endocrinologia dell’Ospedale universitario di Poitiers, in Francia, e una delle massime esperte europee del tema) durante un recente congresso di ginecologia.

I problemi non riguardano solo la prevenzione del cancro. Le persone transgender, in particolare le donne trans, “dovrebbero essere considerate ad alto rischio, in alcuni casi ad altissimo rischio, per le malattie cardiovascolari”, ha spiegato ancora l’esperta. La pressione arteriosa deve quindi essere strettamente controllata, poiché aumenta nel contesto della terapia ormonale.

Dati inquietanti

La terapia ormonale femminilizzante si basa sull’uso di antiandrogeni, al fine di azzerare o quasi il livello di testosterone, l’ormone maschile. Nel caso della terapia ormonale maschilizzante si ricorre invece al testosterone stesso. Poter vivere in un corpo congruente con la propria identità percepita non è però a costo zero.

Un recente studio retrospettivo, pubblicato sulla rivista Lancet Diabetes and Endocrinology, ha fatto luce sul tasso di mortalità e sulle cause di morte nelle persone transgender in terapia ormonale. In questa indagine, condotta per oltre 50 anni (1972-2018) in una clinica specializzata del Centro medico universita-

rio di Amsterdam, in Olanda, sono state incluse più di 4.500 persone transgender, molte delle quali in fase di transizione da maschio a femmina. Nel periodo esaminato, la mortalità è risultata doppia nelle persone transgender rispetto alla popolazione non sottoposta alla terapia. Il tasso di mortalità è stato del 10,8 per cento per le donne trans e del 2,7 per cento per gli uomini trans.

Durante i 50 anni di osservazione, l’andamento della mortalità non ha mostrato miglioramenti, nemmeno negli ultimi dieci anni, quando si è iniziato ad affrontare con più efficacia le questioni legate alla trans-identità. Sempre secondo lo studio, le principali cause di morte nella popolazione esaminata sono le malattie cardiovascolari, soprattutto tra le donne trans, il cancro ai polmoni, dovuto all’abitudine al fumo più frequente in questa popolazione, le malattie legate all’HIV e il suicidio, che rimane molto frequente tra le persone trans.

“Queste cause di morte non sono legate a un effetto specifico del trattamento ormonale, ma dimostrano che il monitoraggio da parte del medico è essenziale” hanno commentato gli autori dello studio.

La probabilità di sviluppare un cancro al seno non è trascurabile nelle donne transgender, sebbene sia inferiore a quella delle donne cisgender. Questo rischio è stato evidenziato in un altro studio condotto da un’équipe dell’University Medical Centre di Amsterdam che ha coinvolto più di 2.260 donne transgender. Dopo una media di 18 anni di trattamento ormonale, sono stati segnalati 18 casi di cancro al seno, di cui 15 invasivi: un’incidenza 46 volte superiore a quella attesa negli uomini cisgender della stessa età, ma tre volte inferiore a quella delle donne cisgender.

Nelle donne transgender, il rischio di cancro al seno aumenta dopo un periodo relativamente breve di terapia ormonale, notano gli autori. Questi risultati suggeriscono l’utilità di estendere le raccomandazioni per lo screening del cancro al seno alle persone transgender in terapia ormonale.

Screening poco accettati

Lo screening mammografico dovrebbe quindi essere effettuato a partire dai 50 anni sia per le donne trans, tenendo conto dell’eventuale presenza di protesi, sia per gli uomini trans che non hanno subito una mastectomia. Le donne trans sono anche a rischio di sviluppare il cancro alla prostata. Le analisi da fare per questo tipo di tumore sono basate su una valutazione individuale del rischio, come nella popolazione maschile cisgender.

Per quanto riguarda il cancro dell’utero, non c’è consenso sul monitoraggio degli uomini trans in terapia ormonale. Tuttavia, il rischio esiste, perché il testosterone provoca l’assottigliamento dell’endometrio, una condizione che aumenta il rischio di un’evoluzione maligna.

Gli esami di screening sono però mal accettati dalle persone trans, perché legati al sesso biologico di origine.

“Per questo è importante sensibilizzare questa popolazione sul valore degli screening oncologici, anche quando sono vissuti male sia fisicamente sia emotivamente” insiste D’Assigny. “I ritardi nella diagnosi sono comuni tra le persone transgender.”

A dimostrazione della volontà di migliorare l’assistenza a questa popolazione, l’Istituto superiore di sanità (ISS) ha pubblicato nel 2020 un documento chiamato Standard di Cura per la salute di persone transessuali, transgender e di genere non-conforme, che include una lunga parte dedicata proprio alla prevenzione oncologica e cardiovascolare.

“Lo scopo di questo documento è di fornire una guida clinica per gli specialisti nell’assistenza alle persone transessuali, transgender e di genere non-conforme, con percorsi efficaci e sicuri, per garantire loro il duraturo benessere personale nel genere prescelto e per accrescere lo stato di salute generale, psicologico e di realizzazione personale” recita il sito dell’ISS.

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In questo articolo: transgender screening ormoni

TERAPIE

Effetti collaterali

Gestire gli effetti collaterali, una cura nella cura

mente degli effetti collaterali” premette Filippo de Braud, direttore del Dipartimento di oncologia medica dell’Istituto nazionale dei tumori (INT) di Milano, con cui abbiamo parlato delle tossicità delle terapie mediche: chemioterapia, terapia target (o mirata o a bersaglio molecolare) e immunoterapia.

(un’infiammazione dolorosa dei palmi delle mani e delle piante dei piedi), mucositi (infiammazioni delle mucose di bocca, vagina, intestino eccetera) e tossicità neurologiche. Tipo e gravità degli effetti collaterali dipendono in primo luogo dal farmaco usato e dal suo dosaggio.

a cura di ELENA RIBOLDI

La diagnosi di tumore genera una forte paura per il futuro. A questa paura vanno presto ad aggiungersi timori per quello che succederà durante le cure. Essere informati sui possibili effetti collaterali delle terapie oncolo-

SPERIMENTAZIONI

giche è un primo passo per affrontarle, tenendo sempre presente che i potenziali benefici superano di gran lunga le difficoltà che si incontrano.

“Non c’è nessuna cura oncologica che non abbia potenzial-

DOVE VA LA RICERCA

Curare l’alimentazione può aiutare a ridurre l’impatto delle terapie mediche oncologiche. “All’Istituto nazionale dei tumori di Milano stiamo facendo molta ricerca sulla restrizione calorica” racconta Filippo de Braud. “Abbiamo dati molto promettenti che mostrano come, in pazienti con tumore sottoposti ad alcune terapie, una restrizione calorica importante (la cosiddetta dieta mima-digiuno) moduli l’immunità antitumorale e possa migliorare la tolleranza ai trattamenti chemioterapici.” Un effetto che però non sembra verificarsi in tutti i pazienti e non in tutti i tipi di tumore, motivi per cui le ricerche in questo ambito proseguono.

Per quanto riguarda le nuove terapie, immunoterapia e terapie target, de Braud riferisce che la ricerca si sta concentrando soprattutto sulle strategie con cui selezionare al meglio i pazienti che possono beneficiare del trattamento, in modo da evitare di esporre inutilmente un malato a tossicità che potrebbero rivelarsi gravi.

“Gli effetti collaterali dei farmaci chemioterapici possono essere distinti in soggettivi e oggettivi” spiega de Braud. “Gli effetti soggettivi sono quelli che vengono percepiti dal paziente perché provocano sintomi. Possono essere molto fastidiosi e durare qualche giorno dopo il trattamento, ma raramente sono pericolosi.” Questi includono nausea, vomito, diarrea, perdita dei capelli e delle unghie, tossicità a livello della cute, sindrome mano-piede

Sono

“Ci sono poi tossicità occulte di cui il paziente non si rende conto perché spesso non danno sintomi” prosegue. “Sono però molto più preoccupanti perché possono mettere a rischio la vita.” Gli effetti collaterali oggettivi includono una diminuzione del numero di cellule del sangue, soprattutto dei globuli bianchi, dei globuli rossi e delle piastrine (che viene indicata come tossicità ematologica) e la tossicità a carico di reni, fegato e cuore.

Gli effetti collaterali possono avere un pesante impatto sulla vita del paziente, ma solo raramente sono pericolosi e spesso possono essere attenuati con opportune strategie
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quelli nascosti a preoccupare di più

QUALI CONTROMISURE

Solitamente, prima della chemioterapia si esegue una profilassi utilizzando farmaci antiemetici e cortisone, che riducono il rischio di nausea e vomito. Grazie ai nuovi antiemetici, la tollerabilità della chemioterapia è molto migliorata rispetto al passato. “I farmaci antiemetici provocano però stitichezza” avverte de Braud “per cui il paziente deve seguire una dieta adeguata e mantenere un buon funzionamento intestinale.”

In caso di diarrea, invece, è bene assumere molti liquidi e, al bisogno (mai in maniera preventiva), farmaci che rallentano il transito intestinale. È inoltre importante ridurre l’assunzione di alcolici e non fumare, perché il fumo peggiora gli effetti collaterali a carico delle mucose.

Se c’è il rischio di tossicità renale, si idrata il paziente con buone quantità di liquidi. “Ma soprattutto,” sottolinea l’esperto “prima di somministrare i farmaci, si verifica attraverso esami del sangue che il malato non abbia già uno stato di sofferenza tale da non essere in grado di tollerare eventuali tossicità aggiuntive.”

Le tossicità cutanee possono essere prevenute mantenendo la pelle idratata, indossando indumenti e scarpe comodi ed evitando attività usuranti per la pelle. Alcuni farmaci infine provocano anche tossicità neurologiche, come alterazioni della sensibilità di mani e piedi, difficoltà a fare movimenti precisi, persino a tenere gli oggetti in mano; si tratta in genere di tossicità cumulative, dovute all’uso prolungato della so-

stanza, per cui se è il caso il medico può decidere di sospendere il trattamento o di ridurre la dose.

PROTEZIONE DALLE TOSSICITÀ GRAVI

La tossicità ematologica può essere contrastata somministrando fattori di crescita (molecole che stimolano la produzione delle cellule del sangue, soprattutto dei globuli bianchi), riducendo la dose dei chemioterapici o allungando i tempi di somministrazione. “Somministrando gli opportuni fattori di crescita subito dopo il trattamento, si riduce il periodo in cui il paziente ha pochi globuli bianchi ed è per questo più esposto al rischio di infezioni” dice de Braud. “La produzione dei globuli rossi viene stimolata con l’eritropoietina, che va assunta assieme alle altre molecole necessarie per la loro produzione (ferro, vitamina B12 eccetera).”

Oltre ai globuli rossi, possono venire a mancare anche le piastrine (dette anche trombociti, motivo per cui si parla di trombocitopenia). Se i livelli sono particolarmente bassi, si possono verificare problemi con la corretta coagulazione in caso di trauma, oppure possono comparire emorragie spontanee. La trombocitopenia si sviluppa come effetto collate-

rale della chemioterapia e la sua gravità dipende dal tipo di farmaco chemioterapico somministrato e dalla durata del trattamento. Fortunatamente, quando la malattia è indotta da chemioterapia, può essere trattata con trasfusioni di piastrine e con farmaci come i fattori di crescita delle cellule ematiche.

“Per quel che riguarda invece le tossicità renali, epatiche e cardiologiche, non abbiamo strumenti chiari di prevenzione” aggiunge il medico. “Possono essere ridotte con la buona pratica medica, prestando molta attenzione alle caratte-

In questo articolo: oncologia medica effetti collaterali farmaci

ristiche del paziente prima di decidere il farmaco da usare, la dose e le modalità di somministrazione.”

“Negli ultimi venti anni sono stati sviluppati diversi farmaci a bersaglio molecolare, i più rodati dei quali sono i farmaci ormonali usati nel tumore della mammella, come il tamoxifene.” Pur essendo in genere ben tollerati, questi medicinali possono provocare effetti collaterali come secchezza vaginale, manifestazioni tipiche della menopausa, cambiamenti nell’epitelio della cervice uterina, aumento della viscosità del sangue e della tendenza alla formazione di trombi. Questi disturbi non sono prevenibili, vengono affrontati quando si manifestano, utilizzando farmaci sintomatici, come lubrificanti vaginali o farmaci anticoagulanti.

Gli inibitori dell’aromatasi, farmaci che bloccano la sintesi degli estrogeni, aumentano il rischio di osteoporosi, perciò, prima di iniziare il trattamento, le pazienti devono sottoporsi alla MOC (mineralometria ossea computerizzata, un esame che misura la densità ossea) e successivamente essere monitorate per verificare eventuali riduzioni della massa ossea.

Un altro effetto collaterale possibile e altamente

TERAPIE Effetti collaterali

disturbante dei farmaci ormonali sono i dolori articolari. “Fino a ora non abbiamo trovato un rimedio veramente efficace” ammette de Braud. “Per alleviarli consigliamo di fare esercizio fisico e qualche volta somministriamo antinfiammatori a scopo sintomatico. Fortunatamente, in genere questi sintomi tendono ad attenuarsi.”

PRECISI MA NON TROPPO

I farmaci a bersaglio molecolare più nuovi dovrebbero avere effetto sul tumore e non sui tessuti sani. In realtà i meccanismi biologici che vengono inibiti sono presen-

ti anche nelle cellule normali, perciò possono manifestarsi comunque degli effetti indesiderati.

Per esempio, i farmaci che hanno come bersaglio il recettore per il fattore di crescita dell’epidermide (EGFR) danno tossicità cutanee molto importanti, come le follicoliti. Per contrastarli, è necessario mantenere la pelle ben idrata-

ta e talvolta usare una crema antibiotica per evitare che la follicolite si infetti. “Avendo un po’ di pazienza, modulando la dose dell’anti-EGFR e magari facendo dei periodi di pausa, questo tipo di effetto collaterale si attenua col tempo” spiega de Braud. “È importante che il paziente sappia che piano piano l’organismo tende ad abituarsi.”

Anche l’immunoterapia può provocare reazioni a livello cutaneo. Se sono molto importanti si trattano con il cortisone (che riduce l’attività immunitaria), sebbene si cerchi il più possibile di evitare di usare farmaci che deprimono il sistema immunitario proprio quando si vorrebbe stimolarlo.

Tossicità cutanea e tossicità intestinale sono le prime che compaiono con l’immunoterapia, e solo successivamente si può instaurare una ulteriore tossicità d’organo. “I farmaci immunoterapici danno in genere meno effetti

collaterali dei chemioterapici, ma possono generare tossicità gravi a livello di fegato e polmoni. La polmonite da immunoterapia è potenzialmente fatale, anche se per fortuna non frequente, e viene trattata con alte dosi di cortisone o con altri farmaci immunosoppressori.”

NUOVE CONOSCENZE

Con l’introduzione dei farmaci biologici, gli oncologi si sono trovati a dover gestire una tossicità nuova, la debolezza (astenia). “Qualche decennio fa osservavamo che il paziente era un po’ debole a causa del cancro e della chemioterapia, ma con i nuovi farmaci abbiamo notato una debolezza molto più significativa. Il paziente spesso fa fatica a muoversi e ci mette del tempo prima di recuperare.” Ciò è dovuto a un effetto diretto dei trattamenti sulle ghiandole che producono il cortisolo e sulla tiroide, e per questo motivo nell’équipe che segue il paziente deve essere coinvolto l’endocrinologo.

“Quando cominciano a essere utilizzati nella pratica clinica farmaci con nuove caratteristiche, la gestione degli effetti collaterali è all’inizio più indaginosa” conclude de Braud. “Ormai si tratta quasi di una scienza a sé. Man mano che li si conosce, i medici imparano a modulare le dosi, a somministrare cure ancillari quando necessario e a usare alcune precauzioni per ridurne l’impatto, ben sapendo che se un farmaco viene messo sul mercato è perché i benefici in termini di sopravvivenza giustificano gli effetti collaterali cui si può andare incontro.”

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Possono causare disturbi anche le terapie mirate

CHIRURGIA I LIPOMI

Tumori benigni sottocutanei formati da tessuto adiposo, i lipomi si presentano molli, non dolorosi e mobili quando vengono toccati. Possono svilupparsi a tutte le età e ovunque nel corpo ci siano adipociti, ovvero cellule del tessuto adiposo, per lo più al livello di collo, tronco e braccia. Sono molto comuni, ma le cause non sono ben chiare.

Bozzi e noduli, quando farli vedere dal medico

a cura di ALESSIA DE CHIARA

Quando ci si accorge della presenza di un nodulo o di un bozzo in una parte del corpo, è reazione comune preoccuparsi e pensare subito al cancro. È un retaggio di un’epoca in cui la maggior parte dei tumori veniva diagnosticata quando la massa era ormai cresciuta e affiorava sulla superficie del cor-

po. Oggi non è più così: i programmi di screening e la maggiore frequenza di visite mediche e controlli ha reso questa evenienza più rara. Se da un lato possiamo affermare che il più delle volte la scoperta di un nodulo non si traduce in una diagnosi di cancro, dall’altro lato è bene sottolineare che si tratta di una manifestazione da non sottovalutare e che va portata quanto prima all’attenzione di un medico.

TRANQUILLI MA ATTENTI

“La maggior parte delle volte i noduli non sono collegati a una malattia oncologica, però questa considerazione non deve diventare una scusa per evitare una visita medica. Ogni volta che trovo qualcosa di nuovo, che prima non c’era, devo farmi controllare. Allo stesso tempo, però, sapere che il più delle volte riceverò rassicurazioni da parte del medico permette di arrivare alla visita con un animo più sereno” spiega Roberto Agresti, dirigente medico presso l’Unità operativa di senologia dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano. “Prendiamo l’esempio dell’autopalpazione al seno, una pratica messa a punto intorno agli anni Settanta per sensibilizzare le donne a tenersi controllate. Oggi gli esami di screening sono estre-

Anche la genetica fa la sua parte ed è facile che nella stessa famiglia vi siano più persone colpite. Le dimensioni dei lipomi possono variare da 1 centimetro fino a superare i 10 e, a eccezione di alcuni casi di sindromi ereditarie, raramente sono multipli. Non causano sintomi particolari tranne quando si trovano in determinate posizioni (per esempio vicino al cuore, alle strutture nervose o nel tratto gastrointestinale).

La decisione di lasciare un lipoma dov’è o rimuoverlo dipende da diversi fattori, dal danno potenziale al fastidio, fino all’aspetto estetico. Bisogna comunque farli controllare poiché esistono, anche se rare, anche formazioni di tessuto adiposo maligne (liposarcomi).

Scoprire un rigonfiamento che prima non c’era o che è cresciuto nel tempo non è un evento da drammatizzare né da minimizzare. È bene far controllare questi rigonfiamenti dal medico, ma senza troppa ansia

SINTOMI

Noduli e rigonfiamenti

mamente diffusi e disponiamo sul territorio di un’offerta di prevenzione molto ampia e ben fatta. Il rischio è che la donna che non trova noduli all’autopalpazione decida di saltare i controlli come la mammografia. Invece gli esami vanno fatti e l’eventuale nodulo deve essere considerato un campanello di allarme in più che spinga a farsi subito visitare.”

DOVE E PERCHÉ

Se è vero che molte neoplasie sono caratterizzate dalla presenza di “bozzi”, è altrettanto vero che non tutte le protuberanze che si formano nel nostro corpo sono tumori, meno ancora tumori maligni.

I noduli sono agglomerati di cellule strutturalmente diverse da quelle circostanti, hanno una forma rotondeggiante e dimensioni molto varie. È bene cercare sempre di capire di cosa si tratta, tenendo presente anche le circostanze in cui sono apparsi. Il loro sviluppo può infatti avere molte cause.

Esistono bozzi da trauma, comparsi in seguito a una contusione, che sono spesso accompagnati da un ematoma e tendono a sparire. I rigonfiamenti possono però anche essere determinati da infezioni, infiammazioni o alcune malattie: si pensi alle lesioni da acne, ai rigonfiamenti riscontrabili nell’artrite reumatoide, alle verruche provocate dai papilloma virus o alle emorroidi.

“Ogni distretto corporeo può essere interessato da tumefazioni. Bisogna però distinguere tra noduli palpabili e non palpabili” spiega Agresti. “Un esempio di nodulo cutaneo benigno palpabile è la cisti sebacea, che spesso si presenta come un piccolo rigonfiamento sottocute. È pe-

rò possibile che si infiammi, si infetti e dia origine a una cisti suppurata. La causa è un batterio (facilmente uno stafilococco), che fa crescere la dimensione della cisti facendola riempire di materiale purulento. In genere chi ne è colpito si spaventa molto, perché improvvisamente il nodulo diventa molto grande e magari assume un colore rosso vinaceo, ma la cisti può essere curata applicando una crema con antibiotico e cortisone, oppure con l’ittiolo, un vecchio rimedio che favorisce la fuoriuscita naturale del materiale purulento.”

Vi sono poi formazioni nodulari cistiche che si trovano su aree che non è possibile palpare e quindi sono evidenziabili solo con esami specifici. Tra queste troviamo le cisti renali o gli angiomi epati-

ci, ma anche i noduli tiroidei che, come sottolinea Agresti, vanno controllati da un endocrinologo e sottoposti a ecografia in associazione magari ad altri esami. Un nodulo alla tiroide può avere un contenuto “liquido”, quindi essere una formazione cistica, oppure “solido” (un adenoma, ovvero un tumore benigno ma anche, seppur più raramente, un carcinoma maligno).

I PASSI GIUSTI

Come ci si deve comportare se si trova un nuovo nodulo o se uno che si sapeva già di avere cambia aspetto? “La prima cosa da fare è farsi visitare dal medico curante, che, vedendo il paziente, può capire se sia necessario approfondire con ulteriori esami, e che può decidere di avvalersi del parere di uno specialista. L’alternativa è recarsi direttamente dallo specialista a seconda del distretto colpito” dice Agresti.

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Non tutti i gonfiori nascondono una malattia

È possibile che, pur non essendoci motivo evidente per sospettare ci sia qualcosa di cui preoccuparsi, il medico scelga di procedere, anche senza urgenza e secondo una certa gradualità, con ulteriori esami.

“Gli esami si fanno per tante ragioni. Visitando il paziente, lo specialista è in grado di distinguere un nodulo solido (come un fibroadenoma o un tumore maligno alla mammella) da uno liquido (una cisti). L’ecografia poi permette sia di raffinare la diagnosi – poiché consente di distinguere molto facilmente di quale tipologia si tratti – sia di controllare il nodulo nel tempo, perché fornisce misurazioni di riferimento, da confrontare con quelle effettuate a distanza di mesi (quanti, sarà il medico a deciderlo)” sottolinea lo specialista. “Bisogna essere attenti, efficienti ma mai allarmisti.”

Un aspetto importante da valutare, anche per decidere se rimuoverli o meno, è l’evoluzione dei noduli nel tempo.

L’esempio classico è quello dei linfonodi. Un nodulo palpabile al collo, all’inguine o sotto l’ascella è con buona probabilità un linfonodo ingrossato. “La causa più comune è in genere un’infiammazione del distretto da cui proviene il materiale linfatico

drenato da quel linfonodo. In tal caso si riesce a trovare una correlazione con un evento clinico” spiega Agresti. Per esempio, si possono sentire linfonodi ingrossati sotto l’ascella in seguito a una ferita al braccio, o a livello del collo a causa di un mal di gola oppure in generale per malattie parassitarie o virali (per esempio toxoplasmosi o mononucleosi).

“Il punto più importante è vedere come il nodulo evolve. L’infiammazione deve regredire in tempi brevi, magari con una terapia. Il medico deve invece prescrivere alcuni esami se i linfonodi continuano a essere ingrossati, non sono particolarmente dolenti, si trovano in punti diversi dell’organismo oppure, viceversa, sono limitati a un certo distretto ma, invece che regredire, tendono ad aumentare di dimensioni, anche rapidamente. Si parte con gli esami del sangue fino ad arrivare, in alcuni casi, all’asportazione del linfonodo (cioè alla biopsia) per analizzarlo, nel dubbio che si tratti di un linfoma o di un altro tumore con localizzazione linfonodale” dice l’esperto.

Questo modo di procede-

re può essere allargato anche ad altre tipologie di noduli, mentre è possibile che si decida di rimuoverli per ragioni che non hanno nulla a che vedere con un problema oncologico. Alcuni esempi sono le cisti tendinee, che possono essere tolte perché provocano fastidio a un’articolazione vicina, o i fibroadenomi, tumori benigni del seno o dell’utero, che possono essere asportati quando superano una certa dimensione e interferiscono con la funzione fisiologica dell’organo, anche se non c’è rischio che si trasformino in cancro. Anche in questi casi, però, ci sono delle eccezioni. “I fibroadenomi a crescita molto rapida vanno assolutamente rimossi perché possono degenerare” spiega Agresti. In sostanza, c’è nodulo e nodulo, e la scelta di tenerli sotto controllo o asportarli dipende da diversi fattori.

È IL SINGOLO CASO CHE CONTA

Quando il medico si trova a valutare un nodulo, considera anche le caratteristiche del paziente. “Per esempio, un nodulo nel seno di una giovane tra i 14 e i 25 anni è quasi sicuramente un fibroadenoma, che rappresenta la stragrande maggioranza dei noduli in questa fascia d’età; viceversa, un nodulo mammario in una persona che ha più di

In questo

articolo:

cancro al seno sarcomi lipomi

70 anni è più frequentemente un tumore della mammella” afferma Agresti. Un discorso simile può essere fatto per gli uomini, nel caso dei tumori della mammella maschili. “È giusto far controllare un piccolo rigonfiamento sotto l’areola mammaria in un ragazzino di 13-14 anni, ma generalmente si tratterà di un abbozzo ghiandolare mammario, che si sviluppa nella pubertà per poi regredire e atrofizzarsi” continua il medico, spiegando che invece, in un uomo adulto, un rigonfiamento della mammella potrebbe essere una pseudoginecomastia, cioè un accumulo di tessuto adiposo in regione mammaria, o una ginecomastia “vera”, vale a dire un accrescimento nodulare della ghiandola mammaria benigno e legato a diverse cause (per esempio terapie), o infine un tumore della mammella, che insorge per lo più in soggetti di età avanzata.

Noduli a cui i giovani devono prestare particolarmente attenzione sono quelli a livello testicolare, dato che il tumore del testicolo colpisce soprattutto i ragazzi e i giovani uomini. Da tenere d’occhio anche i noduli che si formano all’interno dei muscoli, perché possono essere dovuti a sarcomi, tumori rari dei tessuti molli a prevalente insorgenza giovanile.

“Proprio la varietà e la frequenza di noduli e bozzi nel corpo umano è la ragione per cui bisogna sempre farli vedere al medico” conclude Agresti. “Il rischio che nascondano qualcosa di grave è per fortuna remoto, ma solo un esperto può identificare i rari casi in cui bisogna preoccuparsi.”

Contano i tempi di scomparsa del sintomo

Dal Mondo

Personalizzare la radioterapia

Uno studio statunitense apre le porte a un nuovo approccio alla radioterapia basato sulle caratteristiche genetiche e molecolari dei tumori di ogni singolo paziente. Al momento, i trattamenti “a bersaglio molecolare” sono comuni in oncologia, ma non hanno mai riguardato la radioterapia. Le cose potrebbero però cambiare anche grazie ai nuovi risultati pubblicati su Clinical Cancer Research : gli autori hanno infatti studiato 27 tipi di tumore e hanno determinato l’impatto di 400 mutazioni in 92 geni sulla reazione alla radioterapia. I dati hanno permesso di identificare risposte differenti a seconda delle diverse mutazioni e hanno portato alla personalizzazione del trattamento radioterapico in modelli animali. Il prossimo passo sarà valutare questo approccio anche nell’uomo.

Nanoparticelle e immunoterapia

L’unione tra medici esperti in oncologia e chimici ha consentito di mettere a punto uno speciale “mezzo di trasporto” di dimensione estremamente ridotta (una nanoparticella), per far arrivare fino al tumore un composto di origine batterica che ha come bersaglio una specifica via molecolare coinvolta nella risposta immunitaria. Una volta raggiunto il cancro, la molecola batterica riesce a distruggere la struttura di vasi sanguigni che alimentano la massa tumorale e a innescare una risposta immunitaria. La stessa molecola ha inoltre aiutato a superare la resistenza all’immunoterapia nel tumore del pancreas e quella alla radioterapia nel glioma, due neoplasie particolarmente difficili da trattare. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Nanotechnology. “La nanoparticella utilizzata è in realtà frutto di una tecnologia estremamente versatile e potrebbe essere adattata anche per trasportare altri farmaci” spiegano gli autori.

Una fotografia metabolomica dei tumori

Passa per i metaboliti presenti nel sangue una delle vie per comprendere meglio i meccanismi alla base dello sviluppo e della progressione dei tumori. Lo spiega sulla rivista BMC Medicine un gruppo di ricercatori che ha effettuato un’analisi metabolomica di 5.828 coppie casi-controlli in 8 diversi tipi di tumore. Questa analisi permette di valutare la presenza di diverse molecole (i metaboliti) che danno un’idea dell’attività biologica presente nell’organismo. Partendo dai dati dello studio EPIC (oltre mezzo milione di persone di 10 nazioni europee con lo scopo iniziale di studiare la relazione tra alimentazione e cancro), gli autori sono riusciti a identificare 6 molecole che non sono mai presenti nei tumori analizzati e 17 che invece mostrano un’associazione diretta. “Dieci metaboliti sono inoltre risultati associati in modo specifico a determinati tipi di cancro” dicono gli autori, spiegando che questi dati fanno luce su alcuni meccanismi alla base del cancro, soprattutto su quelli comuni a diverse neoplasie.

NOTIZIE FLASH 16 | FONDAMENTALE | GENNAIO 2023

Respirare meglio, anche durante la cura

Antistaminici: dalle allergie al melanoma?

La cetirizina, un comune antistaminico, sembra “dare una mano” all’immunoterapia nei pazienti con melanoma. Lo scrivono sul Journal of Translational Medicine i ricercatori italiani coordinati da Paolo Antonio Ascierto dell’Istituto nazionale tumori IRCCS Fondazione G. Pascale di Napoli. Sulla base di dati precedenti, che suggerivano un potenziale ruolo degli antistaminici nella risposta contro il tumore, gli autori hanno valutato l’eventuale effetto della cetirizina in 121 pazienti con melanoma metastatico di stadio IIIb e IV trattati con immunoterapia a base di farmaci anti-PD-1. “Chi aveva assunto cetirizina assieme all’immunoterapico ha ottenuto risultati migliori in termini di sopravvivenza e di risposta generale” spiegano gli autori, precisando che i pazienti erano al loro primo trattamento con antiPD-1 e spiegando anche il potenziale meccanismo alla base di questo effetto della cetirizina.

gioramento della qualità di vita durante la terapia. Inoltre velocizza il ritorno alla situazione pre-chemioterapia. Se non è possibile fare esercizio nel corso del trattamento antitumorale, partire subito dopo la sua conclusione è comunque utile.

Il ritmo

dei tumori

Una ricerca pubblicata su Science Advances ha chiarito alcuni meccanismi alla base del legame tra ritmi circadiani e tumore del polmone. Studi precedenti avevano già dimostrato che alterare l’orologio biologico che governa il ritmo sonno-veglia può innescare meccanismi potenzialmente cance rogeni, e gli autori del nuovo studio han no dimostrato co me tale alterazione influenzi in particolare il gene Heat shock factor 1 (HSF1) e le sue vie di trasmissione dei segnali all’interno della cel lula. Questo ruolo di HSF1, osservato in modelli animali di tumore del polmone, non era noto in precedenza e potrebbe avere importanti implicazioni pratiche anche per l’uomo. “Il ritmo circadiano, inoltre, è stato alterato attraverso modifiche del sonno e questo può essere particolarmente rilevante per chi svolge lavori su turni o di notte” spiegano gli autori, ipotizzando infine che HSF1 possa diventare il bersaglio di terapie mirate.

L’esercizio fisico fa bene, anche durante la chemioterapia, e aiuta a migliorare la salute cardiorespiratoria. Ne sono convinti gli autori di uno studio pubblicato su JACC: Cardio Oncology, nel quale sono stati inclusi 266 pazienti con diversi tipi di tumore (linfoma e tumori di mammella, testicolo e colon) che hanno seguito un programma di esercizi di 24 settimane. Metà dei pazienti ha iniziato a praticare gli esercizi già durante la chemioterapia, mentre l’altra metà ha cominciato dopo il termine dei trattamenti. I dati mostrano che avviare il programma durante la chemioterapia è una pratica sicura, che aiuta a prevenire sintomi come fatigue, diminuzione del picco di ossigeno, perdita della massa muscolare e pegGENNAIO 2023 | FONDAMENTALE | 17

Dal metabolismo della cellula al cancro polmonare

I vincitori delle borse di studio di AIRC grazie ai fondi ottenuti potranno portare avanti ricerche che spaziano in tutti gli ambiti dell’oncologia

a cura della REDAZIONE

Le borse di studio sono lo strumento più apprezzato dai ricercatori che muovono i primi passi nel mondo della ricerca scientifica. Fondazione AIRC, grazie alle donazioni di tanti sostenitori, ne istituisce da sempre, perché sa bene quanto siano indispensabili per la formazione dei più giovani, come dimostrano i tre esempi che raccontiamo qui sotto.

Meno zuccheri per il cancro al seno

La borsa di studio assegnata a Sebastiano Peri è sostenuta da una donazione in memoria del dottor Marco Bono. L’obiettivo della ricerca di Peri è verificare se la combinazione di met-

formina (un antidiabetico orale), ipoglicemia e chemioterapia induce la regressione del tumore al seno triplo negativo, il più difficile da curare.

“L’idea è quella di identificare nuove opportunità terapeutiche tramite lo studio del metabolismo cellulare e dell’influenza di quest’ultimo sulla risposta alla chemioterapia convenzionale” spiega Peri, che racconta: “Ho intrapreso il mio percorso di studi a Parma, dove ho ottenuto la laurea in Scienze biologiche nel 2015. Ho proseguito i miei studi a Milano, prima con la laurea magistrale (2017), quindi con un dottorato presso la Scuola europea di medicina molecolare. Sono sempre stato affascinato dai meccanismi mo-

Obiettivo: lavorare sul metabolismo tumorale

lecolari alla base di patologie quali il cancro, meccanismi che ho investigato e approfondito durante il mio percorso di studi.” Tra le motivazioni che lo spingono ad andare avanti, la possibilità di traslare i risultati ottenuti con la ricerca di base in miglioramenti effettivi per i pazienti.

“Questa borsa mi darà la possibilità di concludere il mio progetto in un momento di transizione, perché sto finendo il dottorato. Passo la maggior parte della mia giornata in laboratorio, ma fortunatamente ho creato con i colleghi un clima familiare e rapporti che vanno oltre la semplice collaborazione sul lavoro.”

Sebastiano Peri

Perché il melanoma progredisce?

Martina Chiacchiarini ha 32 anni ed è nata a Roma. Si è laureata in biotecnologie industriali nel 2015 presso l’Università di Roma Tor Vergata e ha completato la sua formazione con

BORSE DI STUDIO 2022 I
vincitori
Martina Chiacchiarini

Martina Chiacchiarini

un dottorato in medicina molecolare presso l’Università La Sapienza di Roma nel 2019.

“Durante il mio percorso di dottorato ho trascorso tre mesi in Spagna per imparare a utilizzare nuove tecnologie da poter applicare nella mia ricerca e vivere un’esperienza formativa anche dal punto di vista personale” spiega. “Attualmente ho una borsa di ricerca presso l’Istituto nazionale tumori Regina Elena di Roma. Da quando ero bambina sono stata affascinata dallo studio delle scienze. Credo che non ci sia materia più entusiasmante della ricerca di ciò che non si conosce. Ho deciso di fare la ricercatrice proprio seguendo questo concetto. Inoltre, la possibilità di poter migliorare la vita delle persone è il motore delle mie giornate lavorative.”

L’ambito di ricerca dei suoi studi è il melanoma. L’obiettivo del suo progetto è migliorare la comprensione della progressione di questo tumore e, di conseguenza, individuare nuovi bersagli terapeutici. “Il più grande risultato che vorrei raggiungere grazie a questo finanziamento è quello di comprendere il legame esistente tra il tumore e il microambiente che lo circonda.”

Pur passando molte ore in laboratorio, la giovane ricercatrice ha anche altri interessi: “Ho praticato pallavolo a livello agonistico per 25 anni. Inoltre, amo la cultura, per cui nel weekend mi piace molto andare al cinema e visitare mostre”.

Il cancro al polmone diventa resistente

Daniela Esposito dedica le sue giornate allo studio dei meccanismi di resistenza agli inibitori di RET di nuova generazione nel carcinoma polmonare non a piccole cellule. In Italia, il carcinoma polmonare è la prima causa di morte per tumore negli uomini e la seconda nelle donne. La terapia con farmaci a bersaglio molecolare contro l’oncogene RET ha migliorato molto la prognosi dei pazienti con questa malattia. Ciò nonostante, il tumore è in grado facilmente di adattarsi al trattamento farmacologico rendendo i pazienti insensibili alle terapie. “L’obiettivo del mio progetto di ricerca è identificare i meccanismi attraverso i quali il tumore è in grado di sfuggire ai trattamenti farmacologici e diventare resistente a essi, al fine di proporre nuove terapie per i pazienti che non rispondono ai trattamenti” spiega Esposito.

Svelare i meccanismi della progressione del cancro

Nata a San Gennaro Vesuviano, un piccolo paese in provincia di Napoli, ha sempre avuto una spiccata propensione alla ricerca. Si è laureata in scienze biologiche presso l’Università degli studi di Napoli Federico II nel 2015. Durante l’attività di tesi sperimentale prima e il dottorato di ricerca poi, si è occupata di ricerca contro il cancro. Nel 2017, l’European Molecular Biology Organization le ha fi-

Daniela Esposito

nanziato un periodo all’estero presso l’Università KU Leuven in Belgio, dove ha potuto migliorare le sue competenze scientifiche. “Nel 2018 ho conseguito un dottorato in scienze biomolecolari presso l’Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli. Successivamente, ho cominciato una post-doc fellowship presso il Policlinico di Napoli. Comprendere e investigare meccanismi sconosciuti ha sempre avuto un fascino particolare nella mia vita. Durante l’attività di tesi e il dottorato di ricerca sono stata guidata e spronata da un team che crede fortemente nella ricerca e che ha creduto in me. L’attuale gruppo di ricerca presso il quale lavoro al Policlinico di Napoli, un gruppo di medici oncologi che affianca la ricerca all’attività clinica, ha ulteriormente consolidato la mia propensione. Grazie a questo grant, sarà possibile finalizzare gli sforzi della mia ricerca nell’ambito del carcinoma polmonare.” I risultati del suo progetto consentiranno di analizzare i processi attraverso i quali i pazienti affetti da carcinoma polmonare diventano insensibili ai farmaci a bersaglio molecolare. “AIRC ha sempre contribuito alla mia carriera sin dalle prime fasi. Nel laboratorio in cui ho sviluppato il mio progetto di dottorato, presso l’IGB-CNR di Napoli, grazie ad AIRC mi sono occupata dello studio del carcinoma papillare della tiroide. Dopo il dottorato ho cominciato la mia attività di ricerca presso il Policlinico di Napoli in un gruppo di ricerca finanziato dalla Fondazione. In questo laboratorio, grazie ancora ai finanziamenti AIRC, ho avuto possibilità di lavorare attivamente nella lotta contro il cancro e gettare le basi per questo progetto che AIRC ha deciso di sostenere.”

GENNAIO 2023 | FONDAMENTALE | 19

“Tengo vivo il ricordo di Carlo aiutando la ricerca”

Italia. Diventa maestro, poi ingegnere, e durante la guerra partecipa alla Resistenza. In seguito, ha girato il mondo lavorando come ingegnere con imprese italiane che collaboravano con gli Stati Uniti.

a cura di ANTONINO MICHIENZI

Jeans, maglioncino rosa, i capelli bianchi tenuti in ordine con pettinini color avorio, un settimanale fresco di stampa sul tavolo. Ha 94 anni, ha visto la guerra tra Milano e il Lago Maggiore, attraversato da ricercatrice gli anni d’oro dell’industria chimicofarmaceutica italiana, ha girato il mondo su una nave da crociera come membro dell’equipaggio.

Adele è una donatrice AIRC: nel 2020 ha deciso di istituire una borsa di studio in memoria del marito Carlo, mancato pochi mesi prima. Su sug-

gerimento del fratello Antonio, professore al Politecnico, che ben conosceva AIRC, si è messa in contatto con l’Ufficio Grandi Donatori.

“Io e mio marito, insieme, credevamo nella ricerca, ed è per questo che ho deciso di donare per una borsa di studio in sua memoria: oltre a sostenere la ricerca, questo è un modo per tenerlo vivo e far ricordare il suo nome” dice.

La vita di Carlo e Adele è piena di avventure. Lui, nato a Trieste, a due anni si imbarca con la madre per raggiungere il padre emigrato in Argentina. Passano pochi anni e, dopo la morte della madre, torna con una zia in

Poi l’incontro con Adele, all’epoca ricercatrice, il matrimonio e una vita insieme, tra lavoro, viaggi e bridge. “Carlo era un grande bridgista, noto a livello internazionale” dice Adele, tirando fuori dal mazzo un altro prezioso ricordo della sua vita. “Al punto che nel 1988, quando era ormai in pensione, un’importante compagnia di crociera lo assunse come maestro di bridge. Ci andai anche io e per tre mesi e mezzo circumnavigammo il globo: Gibilterra, Florida, Barbados, Galápagos, le Isole Marchesi, l’Australia. E poi l’Oceano Indiano, la Malesia, l’India, fino al Mar Rosso e Israele.”

Quella del bridge è una passione che accompagna Carlo fino alla morte, avvenuta il giorno della vigilia di Capodanno del 2020. Pochi mesi dopo, Adele contatta AIRC per intitolare a lui una borsa di studio. “Era stato Carlo a chiederlo” racconta.

Appena la pandemia lo permette, Adele va a trovare il ricercatore Alessandro Medda, destinatario della borsa di studio, che all’Istituto europeo di oncologia a Milano sta studiando i tumori di testa e collo.

Se desideri legare il tuo nome, o il nome di una persona cara, alla ricerca sul cancro, puoi scegliere anche tu, come Adele, di istituire una borsa di studio biennale o triennale intitolata.

Con una donazione straordinaria di 25.000 o 35.000 euro annui, in base all’esperienza del ricercatore, contribuirai concretamente alla formazione di un giovane e brillante ricercatore.

Per ogni domanda specifica e per individuare la formula di donazione più giusta per te è a disposizione Eleonora Erdas dell’Ufficio Grandi Donatori. Tel. 02 779 72 89 eleonora.erdas@airc.it

Tornare in un laboratorio dopo tanti anni è un’emozione. La meraviglia si fonde con i ricordi di una vita. “Tutto mi ha stupito” dice. “Il lavoro con i computer, l’attrezzatura moderna… non si può neanche fare un confronto con i laboratori dei miei tempi.” E poi, sul giovane ricercatore: “Mi è piaciuto quel ragazzo. Mi ha raccontato che è stato il primo laureato della sua famiglia. Esattamente come mio padre. E come Carlo” dice con un sorriso Adele, che confessa di volere andare a trovarlo almeno un’altra volta: “Voglio salutare Alessandro e poi vorrei continuare a donare per una nuova borsa di studio, perché credo nella ricerca e voglio tenere ancora vivo il ricordo di mio marito”.

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Cinquant’anni passati insieme, in una vita piena di peripezie. Alla morte del marito, Adele ha deciso di intitolargli una borsa di studio: “Credevamo entrambi nella ricerca e questo è un modo per far ricordare il suo nome”
“ VUOI ISTITUIRE UNA BORSA DI
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STUDIO?

STILI DI VITA

Il costo degli errori

4,5 milioni di morti che si possono evitare

Una quota importante dei decessi per cancro è causata da stili di vita non salutari. Modificandoli, si potrebbe ridurre di molto la possibilità di ammalarsi. Lo conferma il più grande studio epidemiologico sui decessi evitabili in oncologia

Settantamila: più degli abitanti di Trapani e poco meno degli abitanti di Pavia. Tanti sono gli italiani che ogni anno muoiono a causa di un tumore che avrebbe potuto essere evitato adottando stili di vita salutari. Numeri che salgono a quasi 4,5 milioni di individui a livello mondiale. È quanto ha calcolato la Global Burden of Disease 2019 Cancer Risk Factors Collaboration, un gruppo di scienziati che ha analizzato i dati del 2019 e li ha pubblicati nel mese di agosto scorso sulla rivista The Lancet. Si tratta dello studio più grande e rappresentativo finora mai condotto sull’associazione tra fattori di rischio evitabili e mortalità per cancro. I ricercatori hanno stimato che i tumori evitabili

rappresentano ben il 44,4 per cento di tutti i decessi per malattie oncologiche. Tabacco, alcol, obesità e sedentarietà (i fattori di rischio più comuni) causano nel mondo 46 morti ogni 100.000 abitanti all’anno solo per tumore.

PIÙ DI QUATTRO SU DIECI

“Ogni anno in Italia si verificano 181.000 decessi causati dai tumori, circa 100.000 tra gli uomini e 81.000 tra le donne” spiega Diego Serraino, direttore della Struttura di epidemiologia oncologica presso il Centro di riferimento oncologico di Aviano e direttore del Registro tumori del FriuliVenezia Giulia. “Almeno il 40 per cento di questi sarebbero evitabili, perché dovuti a tumori i cui principali fattori di rischio sono legati agli stili di vita.” Le prime stime della mortalità evitabile risalgo-

no agli inizi degli anni Ottanta del secolo scorso e sono riportate nel libro Le cause del cancro scritto da Richard Doll e Richard Peto, due epidemiologi britannici. Vengono continuamente riviste tenendo conto del cambiamento della distribuzione dei fattori di rischio (ovvero la percentuale di popolazione esposta al fumo, all’alcol eccetera) e dell’invecchiamento.

“Un importantissimo fattore di rischio modificabile è il fumo di sigaretta, il principale responsabile dei tumori dei polmoni, dei bronchi e della trachea” afferma Serraino, spiegando che in Italia l’85 per cento dei decessi per tumore del polmone negli uomini e il 65 per cento nelle donne

potrebbero essere evitati se le persone non fumassero.

Il “rischio attribuibile” a un determinato comportamento viene calcolato combinando la distribuzione di un dato fattore di rischio nella popolazione (in questo caso la percentuale di italiani che fumano) e il rischio relativo di sviluppare un certo tipo di tumore (nell’esempio, quante volte è più alto il rischio di ammalarsi di tumore del polmone di un fumatore rispetto a quello di un non fumatore, un dato ricavato dagli studi epidemiologici).

SORSI AMARI

Il secondo grande accusato è oggi l’alcol: “È responsabile del 55-60 per cento del-

GENNAIO 2023 | FONDAMENTALE | 21
In quattro casi su dieci contano gli stili di vita

STILI DI VITA

la mortalità per tumori del cavo orale e del distretto testa-collo, del 45 per cento di quella per tumore dell’esofago, di circa il 30 per cento di quella per tumore del colon-retto e, in media, del 30 per cento di quella per tumore del fegato” prosegue Serraino, precisando che per quest’ultimo ci sono importanti differenze geografiche conseguenti alla diversa esposizione ai due principali fattori causali del tumore epatico: l’abuso di bevande alcoliche, prevalente nella popolazione del Centro-Nord, e l’infezione da virus dell’epatite C (HCV), predominante nella popolazione del Sud; il rischio attribuibile dipendente dall’alcol arriva perciò al 45-50 per cento al Nord mentre scende al 15-20 per cento dei casi di tumore epatico al Sud.

“L’Organizzazione mondiale della sanità reputa che l’abuso

di bevande alcoliche sia una causa certa anche nei tumori della mammella” ci tiene a sottolineare l’esperto, prima di riferire che “in Italia si stima che quasi un quinto della mortalità per tumore del seno sia attribuibile all’alcol.”

UNA ZAVORRA PER LA SALUTE

“L’eccesso ponderale, inteso sia come sovrappeso sia come obesità, è responsabile del 20-25 per cento dei decessi dovuti al cancro” continua Serraino, chiarendo che sommando le varie percentuali non si ottiene cento, ma un valore supe-

riore, perché i gruppi non sono mutualmente escludibili. Chi fuma può cioè anche essere un accanito consumatore di bevande alcoliche o essere obeso o appartenere a tutte queste categorie contemporaneamente.

L’eccesso ponderale è particolarmente rilevante nei tumori dell’apparato digerente (esofago, colon-retto eccetera) e nei tumori dell’endometrio (utero) e della prostata. “Circa il 40 per cento dei decessi per tumore dell’endometrio interessa donne che sono abbondantemente sovrappeso o addirittura obese” afferma Serraino, suggerendo che il motivo sia da ricercare nel fatto che chi ha molti

In questo articolo: decessi evitabili epidemiologia stili di vita

chili di troppo produce molti ormoni che “bombardano” l’organo bersaglio, favorendo l’insorgenza di neoplasie.

I MALI DEL SECOLO

“Un altro aspetto comportamentale importante è quello dell’inattività fisica: riteniamo che, in associazione ai tre fattori di rischio più importanti di cui abbiamo già parlato (fumo, alcol ed eccesso ponderale), la sedentarietà sia responsabile di una percentuale compresa tra il 3 e il 5 per cento di tutte le morti oncologiche.”

Lo studio pubblicato su Lancet prende in esame specificatamente la relazione tra mortalità per cancro e sindrome metabolica, un quadro clinico sempre più diffuso nella società del benessere. “Obesità, ipertensione e diabete, la triade che caratterizza la sindrome metabolica, sono un cocktail micidiale: nel mondo questa condizione causa 13 decessi per cancro l’anno ogni 100.000 abitanti.”

LAVORO E AMBIENTE

Parte dei decessi per cancro potrebbe esse-

22 | FONDAMENTALE | GENNAIO 2023
Il costo degli errori
I fattori di rischio dipendono da dove si abita

re evitata grazie al controllo sociale, ossia a politiche volte a ridurre l’esposizione agli agenti cancerogeni nell’ambiente o sul luogo di lavoro. “Complessivamente circa il 5 per cento dei decessi è da attribuire a fattori ambientali.” Si tratta in sostanza dei decessi per tumori respiratori e della vescica causati dagli inquinanti atmosferici, come le polveri sottili, classificate dall’Agenzia i nternazionale per la ricerca sul cancro (IARC) come sostanze sicuramente cancerogene per l’uomo.

ra comunque il 3-4 per cento delle morti per cancro e il numero sta diminuendo grazie ad adeguate politiche di controllo.”

AGIRE PER IL PROPRIO BENE

Nel nostro Paese i tassi di mortalità per tumore sono più bassi che in altre nazioni del mondo, grazie a un sistema sanitario efficiente e alla possibilità di accedere a cure di qualità.

L’ambiente inquinato fa parte dei rischi

I tumori che maggiormente sono legati a fattori occupazionali sono il mesotelioma pleurico, il tumore della vescica, quello dello stomaco e alcuni tipi di leucemie. “Il rischio relativo non supe-

Da molti tipi di tumore si guarisce: il paziente torna ad avere la stessa aspettativa di vita di un coetaneo che non ha dovuto affrontare l’esperienza della malattia oncologica. Ciò, tuttavia, non deve portare a trascurare la prevenzione, sia primaria (facendo attenzione ai fattori che aumentano il rischio di ammalarsi) sia secondaria (partecipando agli screening per la diagnosi precoce dei tumori).

“Anche se si applica a un numero ridotto di nuove diagnosi, la percentuale di decessi evitabili resta la stessa” conclude Serraino. Per definizione, i decessi evitabili si possono prevenire ed è nell’interesse di ognuno fare in modo che il loro numero scenda.

LE REGOLE

12 MODI PER RIDURRE IL RISCHIO DI CANCRO

G

li esperti dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) hanno stilato il Codice europeo contro il cancro, una lista di suggerimenti basati sulle prove scientifiche utili a ridurre il rischio individuale di sviluppare un tumore.

1

2

3

4

Non fumare. Non consumare nessuna forma di tabacco.

Rendi la tua casa libera dal fumo. Sostieni le politiche che promuovono un ambiente libero dal fumo sul tuo posto di lavoro.

Attivati per mantenere un peso sano.

Svolgi attività fisica ogni giorno. Limita il tempo che trascorri seduto.

Segui una dieta sana: - consuma molti e vari cereali integrali, legumi, frutta e verdura; - limita i cibi a elevato contenuto calorico (alimenti ricchi di zuccheri o grassi) ed evita le bevande zuccherate; - evita le carni conservate; limita il consumo di carni rosse e di alimenti a elevato contenuto di sale. 6

5

Se bevi alcolici di qualsiasi tipo, limitane il consumo. Per prevenire il cancro è meglio evitare di bere alcolici. 7

Evita un’eccessiva esposizione al sole, soprattutto per i bambini. Usa protezioni solari. Non usare lettini abbronzanti. 8

Osserva scrupolosamente le istruzioni in materia di salute e sicurezza sul posto di lavoro per proteggerti dall’esposizione ad agenti cancerogeni noti. 9

Accertati di non essere esposto a concentrazioni naturalmente elevate di radon presenti in casa. Fai in modo di ridurre i livelli elevati di radon. 10

Per le donne:

- l’allattamento al seno riduce il rischio di cancro per la madre. Se puoi, allatta il tuo bambino;

- la terapia ormonale sostitutiva (TOS) aumenta il rischio di alcuni tipi di cancro. Limita l’uso della TOS. 11

Assicurati che i tuoi figli partecipino ai programmi di vaccinazione contro:

- l’epatite B

- il papilloma virus umano (HPV). 12

Partecipa a programmi organizzati di screening per il cancro:

- dell’intestino (uomini e donne)

- del seno (donne)

- del collo dell’utero (donne).

GENNAIO 2023 | FONDAMENTALE | 23

La memoria della forma premiata con un grant ERC

Il gruppo di Giorgio Scita si è aggiudicato un finanziamento ERC Synergy per lo studio degli effetti a lungo termine dei cambiamenti di forma delle cellule in relazione alla risposta del sistema immunitario

L’ISTITUTO COS’È IFOM

I

FOM, Istituto fondazione di oncologia molecolare, è un centro di ricerca di eccellenza internazionale dedicato allo studio della formazione e dello sviluppo dei tumori a livello molecolare, nell’ottica di un rapido trasferimento dei risultati scientifici dal laboratorio alla cura del paziente. Fondato nel 1998 a Milano da Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro, che da allora ne sostiene lo sviluppo, IFOM oggi può contare su 269 ricercatori di 25 diverse nazionalità, e si pone l’obiettivo di conoscere sempre meglio il cancro per poterlo rendere sempre più curabile.

– ISTITUTO FONDAZIONE DI ONCOLOGIA MOLECOLARE ETS
24 | FONDAMENTALE | GENNAIO 2023
IFOM
Grant ERC

a cura della REDAZIONE

In che modo la forma delle cellule tumorali può condizionare il loro comportamento e destino?

Rispondere a questa domanda potrebbe aiutare a definire nuovi percorsi clinici per comprendere a tutto tondo i tumori maligni, e in particolare come questi possano essere riconosciuti dal sistema immunitario, ponendo le basi per approcci terapeutici più efficaci.

Le forme della cellula ne guidano l’azione

ed emato-oncologia dell’Università degli studi di Milano e direttore dell’Unità di ricerca IFOM Meccanismi di migrazione delle cellule tumorali, accanto ai colleghi francesi Matthieu Piel e Raphaël Voituriez del CNRS (Centre national de la recherche scientifique) di Parigi e Ana-Maria Lennon-Duménil dell’INSERM (Institut national de la santé et de la recherche médicale), sempre nella capitale francese.

sce eccessivamente, come nel caso dei tumori solidi” spiega Scita, esperto proprio nelle dinamiche di movimento delle cellule.

In questo articolo: resistenza ai trattamenti terapie a bersaglio molecolare recidive

È questo l’ambizioso obiettivo che si pone il progetto SHAPINCELLFATE, a cui lo European Research Council (ERC), uno degli enti di finanziamento alla ricerca scientifica più prestigiosi della Commissione europea, ha appena assegnato un Synergy Grant (un finanziamento per la ricerca tra gruppi di istituzioni diverse) nell’area delle scienze della vita pari a 10,8 milioni di euro. Si tratta di un progetto italo-francese che vede come capofila italiano il biologo cellulare Giorgio Scita, docente di patologia generale al Dipartimento di oncologia

SFERICHE SOLO PER CASO

Da dove parte l’intuizione alla base del progetto che ha conquistato il prestigioso finanziamento europeo?

“Le cellule sono spesso rappresentate come oggetti sferici irregolari, ma si tratta della forma che esse assumono in sospensione nei liquidi. Tuttavia, l’ambiente compatto dei tessuti altera questa forma semplice, causando grandi deformazioni cellulari. Ciò si verifica sia durante la normale crescita dei tessuti sia, e in modo ancora più pronunciato, quando il tessuto cre-

Cambiano forma particolarmente spesso le cellule che migrano, come le cellule immunitarie (che pattugliano l’organismo all’interno dei tessuti interstiziali) e le metastasi tumorali, che partono dal tumore primario per invadere i tessuti sani. In tutti i casi, le cellule si adattano e sopravvivono anche a deformazioni molto significative. I meccanismi alla base di questa risposta e le conseguenze a lungo termine che i ripetuti cambiamenti di forma delle cellule hanno sulla fisiologia e sulla patologia rimangono in gran parte sconosciuti.

TRA FORMA E FUNZIONE

Oltre un secolo fa, il biologo D’Arcy Wentworth Thompson, nel suo trattato Crescita e forma, aveva proposto una relazione diretta tra forma e funzione. “Tuttavia, non è mai stato chiarito se e come la storia dei cambiamenti di forma di una cellula o di un tessuto possa influenzarne l’identità e la natura e,

in ultima analisi, cambiarne la funzione” prosegue Scita. “Con il progetto SHAPINCELLFATE, che avrà una durata di sei anni, intendiamo proprio testare come i cambiamenti di forma possano avere un impatto sul comportamento e sulle funzioni della cellula. In particolare, come questi possano costituire una memoria indotta dalla forma che non solo codifica la storia geometrica e meccanica della cellula, ma ne determina anche il destino.”

Con questo progetto il team di ricercatori italo-francesi si propone di affrontare i meccanismi molecolari e i principi fisici che spiegano gli effetti di memoria indotti dalla forma e di valutare il loro impatto sull’immunità e sul cancro. “Se avrà successo, il nostro progetto rivelerà se le condizioni imposte dal confinamento fisico tipiche di tessuti adulti determinino il comportamento delle cellule, e potrà definire nuovi percorsi clinici per una comprensione a tutto tondo dei tumori maligni e del loro riconoscimento da parte del sistema immunitario” conclude Scita.

FINANZIAMENTI

ERC, IL PIÙ PRESTIGIOSO

I

finanziamenti ERC sono considerati tra i più prestigiosi nell’ambito dei finanziamenti europei. Ne esistono di diversi tipi, modulati a seconda del livello di carriera dei ricercatori assegnatari. In genere si tratta di fondi per studi molto innovativi condotti da un unico team di ricerca guidato da un singolo ricercatore, tranne che nel caso dei bandi Synergy, pensati per idee complesse che hanno bisogno di più gruppi per essere sviluppate. I fondi ERC costituiscono un riconoscimento importante per la carriera di uno scienziato, poiché non richiedono altro requisito se non quello di avere una buona idea per far fare alla conoscenza scientifica un balzo in avanti in qualsiasi disciplina.

GENNAIO 2023 | FONDAMENTALE | 25
Il

CURE PALLIATIVE Cannabis terapeutica

Luci e ombre della cannabis terapeutica

La canapa è una pianta dalle molteplici proprietà e, nella sua versione terapeutica, con un uso controllato e dosato, può aiutare alcune categorie di pazienti ad affrontare il dolore cronico e altri disturbi

a cura di ALESSIA DE CHIARA

Per affrontare il dolore o gli effetti collaterali delle terapie oncologiche, i medici potrebbero consigliare ai propri pazienti una cura a base di cannabis. L’uso medico di questa pianta è molto complesso, soprattutto a causa della sua fama di sostanza d’abuso, che rende difficile anche condurre ricerche obiettive sulle sue proprietà. Pur derivando dalla stessa materia prima, la cannabis terapeutica e quella a scopo ludico presentano però precise differenze.

Diverse specie

La cannabis (o canapa) è una pianta, o meglio un genere di piante che comprende diverse specie (sativa, indica e ruderalis), usata in tutto il mondo per fini molto diversi. Sebbene il termine evochi l’uso come droga ricreativa, la pianta viene utilizzata nel settore cosmetico, in quello alimentare, e per ricavare, tra le altre cose, materiali per la fitodepurazione, per la bioedilizia e per la produzione di carburanti. Si parla, in questi casi, di cannabis industriale, o cannabis light, nel caso in cui ci si riferisca alle infiorescenze vendute in alcuni negozi, coltivata e utilizzata legalmente in Italia e caratterizzata da un contenuto bassissimo (inferiore allo 0,2 per cento) del principio attivo stupefacente, il THC (delta-9-tetraidrocannabinolo), e più o meno alto di un secondo cannabinoide privo di effetto psicotropo, il CBD (cannabidiolo).

La cannabis utilizzata a fini medici, detta terapeutica o medicinale, proviene invece da piante che hanno un contenuto di THC molto elevato. “Il miglior modo per distinguere le piante di cannabis è in base alla produzione di queste due sostanze, il CBD e il THC” spiega Marco Martinelli, ricercatore presso la Scuola superiore Sant’Anna di Pisa in un laboratorio esclusivamente dedicato alla cannabis. “Da questo punto di vista, la cannabis terapeutica può essere considerata più simile a quella illegale.”

La varietà prodotta per uso medico

“ GLI EFFETTI SULLE CELLULE ”

Aproposito dei vari effetti della cannabis, si sta indagando anche per capire se assumere questa pianta possa inibire la crescita delle cellule cancerose attraverso un’azione antitumorale diretta. A oggi sono state pubblicate diverse centinaia di studi scientifici sulla relazione tra cannabinoidi ed endocannabinoidi (sostanze prodotte dall’organismo umano con struttura e funzione simile a quelle contenute

nella pianta di cannabis) e tumori, ma non è stata trovata alcuna prova di un’azione anticancro. La maggior parte di questi studi è stata condotta su colture cellulari o modelli animali, ma i risultati positivi ottenuti in certi casi non sono replicabili nell’uomo. La ricerca non si ferma, perché alcuni effetti potrebbero essere specifici per particolari tipologie di tumori, come il glioblastoma e i tumori di prostata, polmone e pancreas.

In questo articolo: cannabis effetti collaterali dipendenza

rispetta però standard di qualità e norme precise, mentre quella venduta sul mercato nero presenta diversi pericoli potenziali. “In quest’ultimo caso non ci sono controlli, per cui non si può davvero conoscere la varietà che si acquista e il contenuto dei principi attivi, né se la sostanza contenga metalli pesanti e contaminazioni da batteri o funghi” continua Martinelli, che sottolinea come un ulteriore problema, riguardante anche la tipologia light, è che la cannabis utilizzata per scopo ricreativo generalmente viene fumata. Questo metodo di assunzione, oltre a far male di per sé, non permette di controllare con esattezza la dose di principio attivo assunta.

A ognuno il suo

La cannabis terapeutica può essere utilizzata in diverse situazioni, per esempio in caso di dolore cronico di diversa natura, o per la gestione degli effetti collaterali di chemio e radioterapia, quali inappetenza, nausea e vomito. Solitamente il suo uso viene preso in considerazione quando altre terapie hanno fallito, ma può anche essere somministrata insieme ad alcuni farmaci convenzionali permettendo di ridurne il dosaggio. Gli studi a disposizione oggi sulla sua efficacia sono di qualità variabile, ma ormai esiste un consenso diffuso sul fatto che la pianta possa avere un effetto benefico su chi soffre di questi specifici disturbi, anche se il risultato può variare da individuo a individuo.

“La cultura della cannabis terapeutica non è affatto radicata in Italia” afferma Chiara Liberati, neurochirurga e terapista del dolore all’Istituto europeo di oncologia (IEO) di Milano. “Ai pazienti a cui la propongo spiego che si tratta di una formulazione farmaceutica controllata. Spesso hanno paura degli effetti collaterali, delle allucinazioni e di tutto quello che si sa sull’utilizzo a scopo ricreativo. In realtà è abbastanza difficile che tali conseguenze si manifestino in un contesto di cura. La titolazione (ovvero il raggiungimento della dose efficace iniziando con un dosaggio molto

26 | FONDAMENTALE | GENNAIO 2023

basso, per arrivare gradualmente a quello terapeutico) viene fatta molto lentamente, valutando man mano i possibili effetti collaterali: i più frequenti sono tachicardia, palpitazioni, secchezza delle mucose del cavo orale, alterazioni del tono dell’umore e vertigini.”

I prodotti farmaceutici destinati ai pazienti sono preparazioni a base di infiorescenze allestite in farmacia a seguito di prescrizione medica. Di solito, il preparato farmaceutico si presenta sotto forma di olio, da utilizzare per via sublinguale o tramite vaporizzazione. “La differenza tra le formulazioni sta nella velocità con cui i principi attivi vengono assorbiti. Sono tanti i fattori considerati nello scegliere il tipo di somministrazione più adatto. Ecco perché è consigliato affidarsi ai farmacisti per la preparazione. Il dosaggio dipende dal tipo di paziente, dall’età, dalla sua patologia e dalla eventuale presenza di altre malattie” continua Liberati.

Offerta e richiesta

Nel nostro Paese, l’uso medico della cannabis è consentito da qualche anno e segue specifiche norme. Per allestire le preparazioni in farmacia sono disponibili più formulazioni, che differiscono soprattutto per il contenuto dei due principi attivi. Alcune presentano THC e CBD in egual misura, altre una percentuale prevalente dell’uno o dell’altro principio. Mentre molte sostanze sono acquistate all’estero (in particolare in Olanda), due vengono prodotte sul suolo italiano, unicamente dallo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze. Esiste però un problema di reperibilità: “La produzione italiana è molto limitata rispetto all’importazione, peraltro legata a diverse problematiche difficili da contestualizzare. Così non si riesce a coprire la richiesta e a pagarne il prezzo sono i pazienti, che spesso non possono portare avanti la terapia perché a un certo punto, se le infiorescenze smettono di arrivare, la farmacia non è più in grado di dispensare le preparazioni” spiega Liberati.

Dove va la ricerca

“La cannabis è un fitocomplesso. Oltre a THC e CDB, contiene tanti altri componenti (tra cui terpeni e flavonoidi) importanti a livello terapeutico tanto quanto gli altri principi attivi. È possibile che due prodotti con contenuto paritario dei due cannabinoidi siano diversi in termini di benefici. La differenza la fanno tutti gli altri componenti dell’infiorescenza, che contraddistinguono la pianta e che possono essere più terapeutici del THC e del CBD” dice Liberati.

Proprio la peculiarità di ogni pianta, però, è uno degli aspetti che complicano la ricerca scientifica. La maggior parte dei lavori oggi disponibili sono stati condotti in vitro (su cellule) o in vivo (su animali), mentre pochi sono gli studi condotti sull’uomo. “Allo stato attuale è complicato svolgere studi scientifici sull’argomento, sia per questioni economiche, sia per la metodologia, poiché la prescrizione efficace spesso di-

pende dal singolo paziente e deriva da una impostazione clinica individuale, incompatibile con i rigidi protocolli della ricerca farmacologica” continua. “Della cannabis si studiano i diversi prodotti e le linee di ricerca sono ben distinte. Il CBD, per esempio, un inibitore del panico, ha un effetto deprimente sul sistema nervoso, diametralmente opposto a quello del THC, che è psicotropo, e per questo viene studiato per la terapia dell’epilessia in pazienti farmaco-resistenti” spiega ancora Martinelli, citando un farmaco a base di CBD da poco approvato per l’epilessia. “La ricerca sta andando avanti. Alcuni studi stanno provando a capire se l’uso della cannabis terapeutica possa avere un effetto positivo anche per i pazienti affetti da malattie autoimmuni o se il CBD possa essere utilizzato nella terapia dei disturbi d’ansia e psichiatrici. L’abuso di cannabis può indurre problemi psichiatrici, ma un impiego corretto, dosato e ben amministrato potrebbe invece aiutare ad affrontare alcune patologie anche in questo settore della medicina.”

GENNAIO 2023 | FONDAMENTALE | 27
Le proprietà terapeutiche sono state poco studiate

TESTIMONIANZA Storie di donatori

Ciascuno, nel suo piccolo, può aiutare la ricerca

I

a cura della REDAZIONE

Ho 84 anni e non ricordo più da quanto tempo aderisco alle iniziative di AIRC. Forse perché sono figlia di un medico, ma mi è venuto sempre naturale farlo. Poi, recentemente, ho subito un’operazione al seno e ciò ha forse aumentato la mia motivazione.”

Anna è una delle migliaia di donatori che ogni anno sostengono le attività di AIRC. “Sono una frequentatrice fedele del banchetto di piazza San Carlo, a Milano” racconta. “Cerco di essere sempre presente: per i cioccolatini, per le azalee. E, naturalmente, per le arance: non so perché, ma sono molto più buone di quelle che trovo dall’ortolano. Ho vissuto tre anni in Sicilia, per cui so riconoscere le arance buone!” esclama.

Quest’anno un problema al braccio non le consente di portare pesi: “Se non trovo chi mi accompagni potrei avere difficoltà a portare a casa le arance”. Tuttavia è fiduciosa. Soprattutto, è consapevole di quanto sia importante l’impegno a sostegno della ricerca. “C’è un gran bisogno di ricerca sul cancro. È necessario fare quel che si può, ognuno nel proprio piccolo” conclude.

Anche Sergio è un donatore di lungo corso. Di origini messicane, è in Italia da vent’anni. Per lui e la moglie, le iniziative di piazza, come le Arance della Salute, sono un modo per sostenere la ricerca, che si affianca alle donazioni periodiche.

“Sono anche uno spunto di riflessione” dice. “Conosciamo tutti il cancro, conosciamo persone che soffrono di questa malattia, qualcuno che ha sofferto e se ne è andato, qualcuno che è guarito, anche grazie alla ricerca.”

Per questo non si perde un’iniziativa. “Le arance? Le mangio crude oppure faccio una bella spremuta” aggiunge Sergio, che ci tiene a sottolineare “l’esempio dato dai volontari. Di solito mi fermo a parlare un po’ con loro e, nonostante spesso siano giornate fredde, si crea un rapporto piacevole. Ti spiegano il perché dell’iniziativa e perché è importante sostenere la ricerca. C’è tanto da fare, è necessario il sostegno di tutti.”

Anna e Sergio sono due sostenitori fedeli di AIRC e assidui frequentatori dei banchetti delle Arance della Salute. “C’è un gran bisogno di ricerca sul cancro” dicono entrambi 28 | FONDAMENTALE | GENNAIO 2023
LE ARANCE DELLA SALUTE ”
volontari AIRC saranno presenti sabato 28 gennaio in
2.500piazze
in tutta Italia per le Arance della Salute, con le reticelle di arance rosse e i vasetti di miele ai fiori d’arancio o di marmallata d’arance. Anche bambini e ragazzi di centinaia di istituti scolastici diventano volontari con “Cancro io ti boccio”, contribuendo alla distribuzione. Scopri la piazza più vicina visitando il sito arancedellasalute.it o inquadrando il QR code.

RECENSIONI

Biologia evoluzionistica

Il Replicante racconta il libro della Vita

Pier Paolo Di Fiore narra la comparsa della vita sulla terra e la sua storia dai primordi fino ai giorni nostri. La più grande epopea dell’umanità, eppure senza finale

a cura di Daniela Ovadia

Chi ha già letto il precedente libro di Pier Paolo Di Fiore dedicato al cancro (Il prezzo dell’immortalità, Il Saggiatore 2020) sa che questo scienziato, direttore del Centro di carcinogenesi molecolare e biologia delle cellule staminali dell’Istituto europeo di oncologia di Milano, non si limita a divulgare la scienza. Quando scrive (una sua grande passione, quasi pari a quella per la scienza) non ha come obiettivo solo quello di semplificare le informazioni complesse, ma fa un vero e proprio sforzo narrativo. L’obiettivo è raccontare, sotto forma di storie, i segreti della biologia, la cui comprensione ci ha aiutato a curare malattie come il cancro ma anche, semplicemente, a capire meglio noi stessi.

Una storia dell’evoluzione

Il suo ultimo libro, appena uscito per Codice Edizioni col titolo La vita inevitabile: diario di viaggio di un Replicante alla ricerca della Vita e con cui l’autore sosterrà la ricerca sul cancro di AIRC, parla di come siamo arrivati fino a qui, ovvero perché gli esseri viventi sono diventati ciò che oggi vediamo intorno a noi.

Qual è stato il primo antenato comune? Come si sono formate le prime cel-

lule e poi gli organismi complessi? Cosa sappiamo (o cosa pensiamo di sapere) sull’origine della vita?

Di Fiore risponde a queste domande dal punto di vista chimico, biologico ed evoluzionistico, raccontando una storia iniziata miliardi di anni fa e narrata in prima persona da un protagonista d’eccezione: il Replicante, un’entità biochimica progenitrice del DNA, emersa dalla materia senza vita e in grado di replicarsi. Un artificio letterario che, già da solo, rende questo libro diverso da tutti quelli che potete aver letto sulla biologia evoluzionistica.

Il Replicante è il Virgilio attraverso il quale veniamo condotti in un viaggio a ritroso nel tempo: dalla vita che conosciamo oggi alle protocellule (passando per i virus), dalla polvere di stelle all’autoassemblaggio dei primi “mattoni biologici”, dal rapporto fra replicazione e metabolismo ai concetti di circolarità e complessità. L’ipotesi finale è che l’emergere della vita, non solo quella umana, fosse inevitabile data la natura chimico-fisica delle molecole coinvolte in questo processo e dell’ambiente di cui fanno parte.

Chiavi di lettura

Vi sono tre concetti chiave intorno ai quali ruota il libro. L’immortalità, non tanto del singolo individuo ma del-

In questo articolo: libri evoluzione biologia

le cellule, impegnate a replicarsi continuamente in quella che l’autore chiama “immortalità replicativa”; l’inevitabilità, intesa non solo come inevitabilità della Vita stessa ma anche della natura afinalistica dell’evoluzione: non esiste un fine, né un finale per la Vita, solo un continuo cambiamento determinato dall’ambiente circostante; e infine l’umiltà, perché chi studia l’evoluzione non può che spogliarsi dell’idea che l’uomo sia al centro di tutto o, peggio, che sia la creatura migliore mai esistita, un’idea che Di Fiore spiega fin dal prologo rifacendosi a un episodio dell’infanzia di suo figlio: “Un albatros è ben più complesso (e migliore) di un Homo sa-

piens se il metro di giudizio è la capacità di volare” racconta Di Fiore. “La giovane mente non fu particolarmente sconvolta nell’apprendere che l’evoluzione non aveva fatto nessun lavoro finalizzato per giungere fino a noi. Fu anzi quasi eccitato all’idea che fossimo noi, Homo sapiens, qui per caso ma cionondimeno eravamo e potevamo quindi sbizzarrirci, i primi nella storia della Vita, nel porre domande.”

Titolo: La vita inevitabile – Diario di viaggio di un Replicante alla ricerca della Vita

Autore: Pier Paolo Di Fiore Editore: Codice Edizioni, 2022 272 pagine, 20 euro

“ IL DECALOGO DELLA SALUTE ”

Chi ha “scoperto” la dieta mediterranea?

a cura della REDAZIONE

affascinante storia della dieta mediterranea è un perfetto connubio tra scienza e tradizione, e permette di raccontare il primo esempio di studio epidemiologico che abbia indagato la relazione tra alimentazione e salute.

Nel secondo dopoguerra, il fisiologo americano Ancel Keys (1904–2004), insieme alla moglie e collega Margaret, intraprese una serie di viaggi nel Sud Italia e in altri Paesi del Mediterraneo, dopo aver scoperto che tra gli abitanti di quelle zone la frequenza di malattie cardiovascolari era di gran lunga inferiore rispetto a quanto si osservava negli Stati Uniti.

Ancel e Margaret ipotizzarono che il dato potesse dipendere dalle differenti abitudini alimentari. Gli statunitensi seguivano soprattutto diete ricche di grassi saturi e prodotti di origine animale, mentre le popolazioni meno abbienti

del bacino del Mediterraneo mangiavano per lo più alimenti di origine vegetale, come cereali integrali, pasta, pane, legumi, verdure, frutta e olio extravergine di oliva, con un apporto occasionale di pesce e latticini e limitato di carne.

Per confermare l’ipotesi, i coniugi Keys avviarono lo studio Seven Countries Study, durato oltre vent’anni e condotto su quasi 13.000 persone di età compresa fra 40 e 59 anni arruolate in sette Paesi: Finlandia, Giappone, Grecia, Italia, Jugoslavia, Olanda e Stati Uniti.

Lo studio dei sette Paesi fu un fondamentale sforzo pionieristico dal punto di vista della progettazione, e i risultati dimostrarono che i modelli dietetici dei popoli del Mediterraneo e del Giappone negli anni Sessanta erano associati a bassi tassi di malattie coronariche e mortalità per tutte le cause.

Oggi sappiamo che la dieta mediterranea è alleata della salute: migliaia di pubblicazioni ne hanno confermato

Le raccomandazioni per un’alimentazione sana che aiuti a prevenire il cancro sono state raccolte dal World Cancer Research Fund in un decalogo. A questo elenco sarà dedicata l’edizione speciale di Fondamentale distribuita in piazza in occasione delle Arance della Salute il 28 gennaio. Per scoprire in anteprima le raccomandazioni, inquadra il QR Code qui accanto:

l’efficacia nel tenere alla larga sovrappeso, obesità, malattie cardiovascolari e del metabolismo (come il diabete di tipo 2), oltre che numerosi tumori, come quelli dell’apparato digerente e della mammella. Purtroppo, la dieta prevalentemente vegetariana degli italiani di allora ha ceduto il posto alla grande quantità di proteine animali che compongono i pasti odierni.

È auspicabile, dunque, avvicinarsi sempre più al modello mediterraneo, il che non si traduce solo nel preferire determinati alimenti rispetto ad altri, ma vuol dire sposare un vero e proprio stile di vita basato sulla convivialità, sulla tutela della cultura del cibo e sullo svolgimento di una maggiore attività fisica, e che è inoltre sostenibile per l’ambiente.

Insalata di farro e ceci al profumo di arance

il tempo riportato sulla confezione.

Nel frattempo, scolare i ceci e sciacquarli bene sotto acqua corrente. Sbucciare le arance al vivo e tagliarle a fette. Sciacquare il radicchio e tritarlo. Infine, sminuzzare grossolanamente le noci.

Preparazione

Portare a ebollizione una pentola con abbondante acqua leggermente salata, in cui verrà cotto il farro per

Per il condimento, spremere il succo di un’arancia, unire zenzero grattugiato, sale, pepe e incorporare l’olio evo a filo poco alla volta, emulsionando il composto con una frusta.

Unire il farro, i ceci, le arance e il radicchio in un recipiente, aggiun-

gere il condimento e mescolare. Impiattare aggiungendo una spolverata di semi di sesamo e le noci.

L’
A intuire le potenzialità preventive di questo modello alimentare fu un fisiologo americano, Ancel Keys. NUTRIZIONE Rubrica alimentazione 30 | FONDAMENTALE | APRILE 2022 Ingredienti per 2 persone
180 g di farro • 250 g di
in scatola (sgocc.)
2-3 arance
1 radicchio
5-6 noci
1
semi
ceci
radice di zenzero • olio evo •
di sesamo, pepe e sale q.b.

La fiducia nella ricerca si è tramutata in fiducia nella vita”

Anche quest’anno alla cerimonia di chiusura dei Giorni della Ricerca, Sergio Mattarella ha espresso la sua condivisione dei valori AIRC e il suo impegno per il supporto alla ricerca oncologica italiana. Riportiamo le sue parole in occasione dell’evento

di Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica

Rivolgo un saluto molto cordiale ai presidenti del Senato, della Camera, del Consiglio dei ministri, cui rinnovo gli auguri di buon lavoro, alla presidente della Corte costituzionale, ai ministri che sono intervenuti, a tutti i presenti.

Sono molto lieto di accogliervi nuovamente al Quirinale, perché i Giorni della Ricerca rappresentano un appuntamento davvero importante. Non riguardano una piccola comunità di specialisti, ma l’intera nostra società. Ci rammentano un impegno, una responsabilità comune e, insieme, gli straordinari risultati raggiunti in pochi decenni nella cura dei tumori, nella qualità della vita dei malati, nelle

loro accresciute aspettative di futuro.

Quando i fondatori e i pionieri dell’Associazione italiana per la ricerca sul cancro intrapresero il loro cammino, ormai – come abbiamo ascoltato – oltre mezzo secolo addietro, enunciarono un obiettivo che allora a taluno sembrava utopistico: sconfiggere quella “malattia del secolo” che si mostrava invincibile, che veniva definita incurabile, che dispensava inesorabili sofferenze e morte.

Come la realtà di oggi manifesta, si tratta di uno sguardo lungimirante.

La fiducia nella scienza e nella ricerca si è tramutata in speranza di vita, in fiducia nella vita. Quei sognatori hanno avuto ragione.

Il ministro dell’università e della ricerca e il professor Sironi ci hanno ricordato l’alto numero di casi di tumo-

re che ogni anno vengono in Italia diagnosticati. Parliamo quindi, come ben sappiamo, di una grande questione sociale.

Proprio grazie ai progressi della medicina indotti dalla ricerca è ampiamente cresciuta la sopravvivenza. Abbiamo ascoltato i grandi risultati che questa attività di ricerca ha prodotto nelle parole del professor Sironi e del professor Caligaris Cappio.

È via via cresciuta la cultura della prevenzione, frutto della maturità dei cittadini, e questo costituisce un argine prezioso alla propagazione della malattia.

Sentiamo di dover dire grazie alla ricerca medica e scientifica. Grazie a tutti voi che da anni vi impegnate, ciascuno nel proprio ruolo, nel proprio campo professionale, per consentire ulteriori passi in avanti in questo percorso.

Grazie anche a chi è testimone di solidarietà, perché questa contribuisce a sorreggere l’opera della scienza, di cui la generalità delle persone negli ultimi anni ha intensamente avvertito la fondamentale importanza.

Dopo oltre due anni e mezzo di pandemia non possiamo ancora pro-

GENNAIO 2023 | FONDAMENTALE | 31 I GIORNI DELLA RICERCA Quirinale

I GIORNI DELLA RICERCA

Quirinale

teschi in tante direzioni. Ne ha fornito poc’anzi testimonianza il professor Federico Caligaris Cappio quando ha parlato del carattere sempre più interdisciplinare della ricerca, e degli apporti della robotica, della telematica, della genetica, delle molteplici tecnologie applicate, al fine di cure sempre più efficaci e sempre più personalizzate.

Dopo un lungo periodo in cui la crescente specializzazione suggeriva la convinzione della separazione inevitabile tra le discipline, i diversi rami della scienza ritrovano sempre più convergenza, interagendo e ampliando i rispettivi orizzonti.

La persona costituisce l’elemento di raccordo; ne è al centro. Ed è importante che il progresso scientifico abbia ulteriormente rafforzato questa centralità.

clamare la vittoria finale sul Covid-19. Dobbiamo ancora far uso di responsabilità e di precauzione. La sanità pubblica ha il compito di mantenere alta la sicurezza soprattutto dei più fragili, dei più anziani, di coloro che soffrono per patologie pregresse.

Tuttavia, sentiamo che il periodo più drammatico, il pericolo più allarmante, è alle nostre spalle. La scienza è stata decisiva. Come lo è stata la dedizione del personale sanitario, in ogni ruolo. Come lo è stata la solidarietà, nelle sue più diverse espressioni, a tutti i livelli: dai gesti semplici di aiuto tra le famiglie, nelle comunità, alle scelte comuni compiute dall’Unione europea.

Senza il grande impegno della scienza per individuare i vaccini, scoperti e prodotti in tempi record anche grazie alle scoperte realizzate nella lotta contro il cancro – come ha ricordato il professor Sironi –, oggi saremmo costretti a contare molte migliaia di morti in più.

Se oggi possiamo, nella gran parte dei casi, affrontare il Covid-19 come se

si trattasse di un’influenza poco insidiosa, è perché ne è stata fortemente derubricata la pericolosità per effetto della vaccinazione; della grande adesione alla vaccinazione, dovuta all’ammirevole senso di responsabilità dei nostri concittadini, nella quasi totalità, sollecitati a farvi ricorso dalla consapevolezza di salvaguardare, in tal modo, la salute propria e quella degli altri.

Proprio l’esigenza di ampliare e condividere sempre più le conoscenze costituisce conferma delle ragioni fondanti dei Giorni della Ricerca, nati per rafforzare l’alleanza tra scienza, cultura e solidarietà.

La ricerca ha bisogno di un terreno fertile nel quale crescere e produrre i suoi risultati migliori. Richiede collaborazione tra pubblico e privato, attraverso investimenti, raccolta di risorse, indirizzi strategici condivisi. Presuppone una scuola e una università su cui l’intera società dimostri di puntare con decisione. Raccoglie e diffonde fiducia per consentire a tutti di giovarsi dei suoi risultati.

La ricerca ha compiuto passi gigan-

La maggiore comprensione del funzionamento del sistema immunitario e le esperienze delle terapie combinate inducono a formulare, a conformare cure adattate alle esigenze particolari di ogni singolo malato.

Proprio questa più intensa attenzione determina un circuito virtuoso, perché a sua volta potenzia la fiducia e la speranza in chi si trova a combattere contro il tumore: e la fiducia, la partecipazione personale, la voglia di vivere sono decisive nella risposta del malato.

Ringrazio il ministro della salute per l’impegno manifestato, per il rilancio delle attività di ricerca, informazione e prevenzione nella lotta contro il cancro. E per aver richiamato il grave danno arrecatole dalla pandemia con la concentrazione sul contrasto al Covid-19 – per molti aspetti inevitabile – della maggior parte delle strutture ospedaliere, e il conseguente rallentamento e, in qualche caso, addirittura la sospensione delle altre attività di cura. Cui si è aggiunta la riottosità, provocata dal timore di contagiarsi, a recarsi nelle strutture sanitarie per accertamenti o, addirittura, per le cure.

Lo abbiamo indicato nei nostri in-

32 | FONDAMENTALE | GENNAIO 2023
La scienza è stata decisiva per combattere la pandemia
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

In questo articolo: Quirinale

contri dei due anni precedenti, ricordando come questo abbia fatto pericolosamente salire la soglia di rischio per i tumori, dato che la malattia non andava in pausa per effetto della pandemia.

La professoressa Facciotti ci ha presentato un’esperienza di grande interesse. Il suo lavoro all’estero dopo la formazione in Italia; il ritorno grazie a un finanziamento di AIRC per un progetto di particolare valore; un secondo progetto di contenuto interdisciplinare.

Saremmo lieti di poter dire che, in un percorso di eccellenza, questa è la normalità.

Sappiamo che non è così. Che tanti giovani talenti italiani vanno e restano fuori dal Paese non per una scelta, ma per mancanza di opportunità. Sappiamo che i dati complessivi sulla ricerca italiana sono tuttora inferiori a quelli dei maggiori Paesi europei. Dunque, dobbiamo ancora percorrere strada.

AIRC ha dato negli anni un fortissimo impulso all’insieme della ricerca italiana, e ha contribuito a ottenere, nella lotta contro il cancro, risultati di straordinaria portata, apprezzati in tutto il mondo. I risultati delle ricerche sono a loro volta divenuti punti di partenza per altre scoperte. L’insegnamento più grande che viene da queste esperienze è proprio quello del dialogo, dell’interscambio, della reciproca collaborazione. Tanto più si lavora insieme, senza barriere, tanto più vi saranno avanzamenti per il genere umano.

I talenti italiani, quando ne hanno la possibilità, manifestano le loro qualità in ogni parte del mondo. Ne siamo orgogliosi. E dobbiamo sentirci impegnati a migliorare le condizioni di una crescita della ricerca sia italiana sia europea.

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza è un’occasione storica per colmare alcuni ritardi strutturali e potenziare gli ambiti in cui già abbiamo raggiunto traguardi significativi. La ricerca nelle università, nelle imprese, nei

laboratori indipendenti è un vettore di sviluppo, ed è anche un contributo alla sua sostenibilità. Se non bastasse quanto abbiamo ascoltato sui progressi nelle cure e sulle opportunità di vita che la ricerca contro il cancro ha prodotto, potremmo aggiungere che la ricerca è anche un potente motore di crescita economica e sociale.

La pandemia ci ha fatto capire quanto sia importante il Servizio sanitario nazionale e quanto sia prezioso il suo carattere universalista, la sua vocazione a proteggere tutti i cittadini senza esclusioni. Al tempo stesso, abbiamo toccato con mano anche i limiti delle nostre strutture e della nostra organizzazione sanitaria, così come si è evoluta nei decenni. Anche nel campo della sanità, così essenziale a un pieno diritto di cittadinanza, siamo chiamati a usare al meglio le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza per accrescerne l’efficienza.

In ogni campo la ricerca è indispensabile. In ogni campo può fornire strumenti per progredire. Con l’obiettivo di sconfiggere il cancro, il ventaglio della ricerca e delle sue applicazioni non potrà che ampliarsi ulteriormente. Abbiamo bisogno di giovani che entrino in questa impresa.

È un vanto per AIRC – professori Sironi e Caligaris Cappio – quanto avete fatto per promuovere i giovani ricercatori e quel che intendete fare per facilitare il passaggio di testimone tra generazioni.

Non siamo inerti di fronte a un male insuperabile. Possiamo fare molto per difenderci, per contrastarlo, per migliorare le condizioni di vita, per conquistare domani una definitiva vittoria.

Sta a noi, a ciascuno di noi, far qualcosa per contribuirvi.

Voi avete cominciato a percorrere questa strada. Vogliamo proseguire.

È un impegno. Ma anche un augurio, perché l’impegno contiene la speranza, concreta, di una società in costante miglioramento.

Fonte: Quirinale

“ PREMIO CREDERE NELLA RICERCA ”

Il premio AIRC Credere nella Ricerca viene conferito a una persona o a un’istituzione che si è distinta nel suo supporto alla causa AIRC. Quest’anno è stato consegnato dal Presidente Mattarella a Flavio Insinna, per il suo lungo e generoso impegno. Da oltre quindici anni accosta i contenuti della missione di Fondazione AIRC ai temi più leggeri propri del gioco e dell’intrattenimento, coinvolgendo il grande pubblico nel sostegno della ricerca sul cancro. Con la sua innata sensibilità e autentica partecipazione, ha raccontato le storie di ricercatori, volontari e persone che hanno affrontato la malattia, facendoli diventare protagonisti dei suoi programmi e contribuendo a portare la ricerca scientifica nelle case degli italiani; e alla Fondazione CR Firenze, per il suo impegno dal 2016 al fianco di AIRC, nel promuovere e sostenere la migliore ricerca oncologica. Grazie a questa esemplare collaborazione è stato possibile mettere a disposizione della comunità scientifica del territorio fiorentino apparecchiature d’avanguardia e sostenere innovativi progetti di ricerca oncologica e borse di studio per giovani ricercatori.

In alto: Luigi Salvadori, presidente della Fondazione CR di Firenze. In basso: Flavio Insinna, attore, conduttore televisivo e ambasciatore AIRC.

GENNAIO 2023 | FONDAMENTALE | 33

I protagonisti

RAI e AIRC insieme contro il cancro

Per otto giorni RAI e AIRC hanno unito, ancora una volta, le forze dando vita a una grande campagna d’informazione e raccolta fondi. Da domenica 6 a domenica 13 novembre, con le trasmissioni televisive e radiofoniche, le testate giornalistiche, i siti e i profili social RAI abbiamo raccontato gli avanzamenti della ricerca oncologica e le sfide del futuro attraverso le storie personali e professionali di ricercatori, medici, volontari e soprattutto quelle di donne e uomini che hanno affrontato la malattia. Un palinsesto televisivo con oltre 370 spazi, sei appuntamenti speciali interamente dedicati e approfondimenti di grande rilievo scientifico.

Nella giornata di apertura della maratona RAI per AIRC, Roberta Capua, ambasciatrice della Fondazione, è stata ospite di Amadeus nel programma di in-

trattenimento Soliti Ignoti. Per tutta la settimana è proseguita una staffetta virtuosa che ha avuto il suo culmine da venerdì 11 con un doppio appuntamento dedicato alla scienza su Rai3: la mattina con Elisir Speciale AIRC, novanta minuti per informare il pubblico sulle ultime novità per la diagnosi e la cura del cancro, nel pomeriggio con il documentario di Fondazione AIRC WHY ME.

In prima serata AIRC è stata protagonista di Tale e Quale Show su Rai1. Carlo Conti, ambasciatore AIRC, ha coinvolto cast e giuria per mobilitare il pubblico a sostenere il lavoro dei ricercatori. Il montepremi di Tale e Quale Show è stato devoluto ad AIRC.

Il testimone è passato poi alle trasmissioni del week end con due appuntamenti speciali domenica 13 su Rai1: Uno Mattina In Famiglia Speciale AIRC, con il racconto di 3 storie di persone che hanno affrontato la malattia potendo contare su cure sempre più efficaci e personalizzate, e lo Speciale Eredità per AIRC, durante il quale Flavio Insinna, che quest’anno ha ricevuto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il Premio AIRC Credere nella Ricerca, ha guidato una squadra di concorrenti d’eccezione: i ricercatori

di 90.000 euro destinato ad AIRC. I principali appuntamenti TV possono essere rivisti sul sito igiornidellaricerca.it/rai-per-airc

I Cioccolatini

AIRC, un gesto che fa bene due volte

“La collaborazione tra RAI e AIRC è stata essenziale, in Italia, per cambiare l’atteggiamento delle persone nei confronti della malattia, per rendere il cancro un argomento raccontabile e una malattia sempre più curabile.”

Ivolontari AIRC hanno distribuito i Cioccolatini della Ricerca in 1.800 piazze insieme a una Guida con approfondimenti sulle cure per alcuni tipi di tumore e con quattro ricette a tema cioccolato firmate da Damiano Carrara, Michela Coppa, Chiara Maci e Benedetta Parodi. I cioccolatini sono inoltre stati distribuiti dai primi giorni di novembre anche su Amazon.it e in 1.400 filiali Banco BPM. Un regalo buono due volte: perché il cioccolato fondente, se assunto in modica quantità, può portare benefici per la nostra salute e perché scegliendolo diamo il nostro contributo ai progressi della ricerca.

Elisabetta Palazzo, Gabriele Zoppoli, Irene Caffa, Matteo Calvaresi, il giovane volontario Carlo Cretara e i testimoni della ricerca Jury Floreani e Roberta Marino, con la partecipazione straordinaria di Loretta Goggi. È stato proprio Gabriele Zoppoli ad arrivare in finale e a vincere il montepremi

4-5-5-2-1:

il modulo per fare gol contro il cancro

Venerdì 11 novembre ha preso il via la ventiseiesima edizione di Un Gol per la Ricerca, storica campagna di Fondazione AIRC, promossa in collaborazione con FIGC, Lega Serie A, TIM, AIA e con il supporto dei media sportivi, Rai Sport, SkySport e DAZN. I campioni del calcio, le squadre della Serie A TIM e gli Azzurri del-

la Nazionale sono scesi in campo compatti al fianco di AIRC per invitare i tifosi a sostenere i giovani talenti della ricerca sul cancro. Per vincere questa importante partita – nella quindicesima giornata di campionato e nell’amichevole della Nazionale contro l’Albania –il calcio italiano ha adottato il modulo 4-5-5-2-1, non un semplice numero ma un vero gioco di squadra, una mobilitazione collettiva a cui ha aderito con convinzione il CT Roberto Mancini, guidando un team di campioni d’eccezione composto da Francesco Acerbi, Gianluigi Buffon, Lorenzo De Silvestri,

Oggi cambiamo il domani: i protagonisti dei Giorni della Ricerca

Cristian, volontario curato per un linfoma non Hodgkin: “Quando avevo 8 anni mi hanno diagnosticato un linfoma non Hodgkin. Oggi fare il volontario è il ringraziamento più grande che posso dare a un ricercatore”. |

Francesco Nicassio, ricercatore Fondazione Istituto italiano di tecnologia di Milano: ”Ogni singola informazione in più diventa parte di una conoscenza comunitaria più ampia, che prima o poi porterà alla grande scoperta, quella che cambierà il nostro mondo riuscendo a curare tutti i pazienti”.

Sara Gama e Claudio Marchisio.
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Cristian Francesco

In questo articolo: premio Guido Venosta

Premio Guido Venosta a Lucia Del Mastro

a cura della REDAZIONE

Lucia Del Mastro, professore ordinario di oncologia medica e responsabile della Unità complessa clinica di oncologia medica dell’Ospedale Policlinico San Martino di Genova, è stata premiata al Quirinale dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con il prestigioso Premio Guido Venosta, che Fondazione AIRC dedica a ricercatori italiani che, operando presso una struttura scientifica del nostro Paese, si siano distinti per la rilevanza del proprio contributo, raggiungendo traguar-

di utili alla conoscenza del cancro e soprattutto alla cura dei pazienti.

Il premio di 50.000 euro viene attribuito ogni due anni a una ricercatrice o un ricercatore distintosi proprio per aver portato un’innovazione efficace nei trattamenti contro il cancro. Lucia Del Mastro è stata premiata “per aver identificato un efficace trattamento per la terapia medico-oncologica di giovani pazienti affette da tumore mammario e un nuovo metodo di preservazione della fertilità che, entrati nelle linee guida internazionali, hanno apportato un significativo miglioramento in termini di sopravvivenza e di qualità della vita”.

Si stima che circa 3.000 donne siano colpite ogni anno in Italia dal tumore al seno quando sono in età ancora fertile. Alcuni farmaci già in commercio, gli analoghi LH-RH, agiscono mettendo a riposo le ovaie, proteggendole così dalla tossicità della chemioterapia. È stato proprio il team di Lucia Del Mastro il primo al mondo a condurre uno studio per dimostrare l’efficacia di questa strategia, oggi adottata in molti centri per permettere alle giovani donne colpite da un tumore di poter programmare una gravidanza dopo le cure, quando la malattia sarà solo un brutto ricordo.

Scoprire la ricerca biomedica attraverso il racconto di chi la vive sul campo: è l’esperienza che hanno vissuto oltre 9.500 studenti coinvolti in 85 incontri con ricercatori AIRC in tutta Italia, durante i Giorni della Ricerca. Un’occasione per conoscere la vita di una ricercatrice o un ricercatore specializzati in oncologia e per approfondire temi che riguardano la biologia del cancro e la prevenzione. “Abbiamo partecipato all’iniziativa degli Incontri con la ricerca, ospitando nella nostra scuola un ricercatore AIRC” racconta Simonetta Galleni, professoressa del liceo scientifico MicheIangelo di Forte dei Marmi, che aggiunge: “È stato un momento di confronto e di dialogo importante, che ha stimolato riflessioni da parte degli studenti e ha trasmesso passione e curiosità verso la professione del ricercatore”.

Protagonisti degli incontri, insieme ai ricercatori, i volontari di AIRC, che hanno raccontato la bellezza della loro esperienza di impegno solidale. Sempre in occasione dei Giorni si è svolto il webinar per docenti “Integrare per comprendere. Un percorso didattico sull’alimentazione”, insieme ad ANISN (Associazione nazionale insegnanti scienze naturali). Il progetto gratuito AIRC nelle scuole, per tutti gli ordini e gradi, è disponibile sul sito scuola.airc.it.

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I GIORNI DELLA RICERCA Premio Guido Venosta e incontri nelle scuole I Giorni della Ricerca tumore al seno Lucia Del Mastro viene premiata dal Presidente Sergio Mattarella
“ OLTRE 9.500 STUDENTI INCONTRANO I RICERCATORI AIRC ”

F ondazione C d P e ai RC insieme P e R sostene R e la R i C e RC a al s ud

La partnership fra Fondazione CDP e Fondazione AIRC nasce con l’obiettivo condiviso di far progredire la ricerca oncologica nel nostro Paese, andando a sostenere, in particolare, le eccellenze scientifiche nelle regioni del Sud Italia, per favorire così l’aggregazione e la cooperazione sia tra scienziati d’eccellenza, sia tra le nuove generazioni di ricercatori. I due enti hanno scelto di destinare un milione di euro per sostenere i progetti di due affermate ricercatrici che svolgono la loro attività nel Mezzogiorno. Si tratta di Francesca Pisani, dell’Istituto di biochimica e biologia cellulare del Consiglio nazionale delle ricerche di Napoli (IBBC-CNR), e di Clelia Tiziana Storlazzi, dell’Università degli studi di Bari Aldo Moro. Il finanziamento ai progetti condotti dalle due scienziate sottolinea inoltre l’impegno di entrambe le Fondazioni nel sostenere i percorsi di carriera delle ricercatrici nel mondo scientifico italiano.

un natale aiRC PeR CuRaRe semPRe Più bambini

Ogni anno sempre più aziende decidono di essere al fianco di AIRC in occasione del Natale, con l’obiettivo di unirsi nella missione comune di sostenere il finanziamento della ricerca sui tumori pediatrici.

Banco BPM, partner istituzionale di AIRC, ha confermato il suo impegno partecipando alla diffusione del messaggio attraverso i propri canali e promuovendo i regali solidali AIRC alla propria rete di aziende e di imprese.

Diverse sono state inoltre le aziende che hanno scelto di attivarsi in attività di raccolta fondi, coinvolgendo la propria rete di punti vendita a livello nazionale.

Tigotà ha realizzato un’agenda con donazione a favore di AIRC, disegnata in collaborazione con l’artista Alan Zeni e arricchita da tanti consigli dedic ati ai corretti stili di vita, uno per ogni mese dell’anno.

Stroili ha scelto di realizzare un biglietto di auguri dedicato ad AIRC, permettendo ai clienti di scegliere di accompagnare i propri regali con un pensiero che sostiene la ricerca sui tumori pediatrici.

A queste realtà si aggiungono le tante aziende che hanno deciso di contribuire alla missione di AIRC a livello locale e alle quali rivolgiamo un sentito ringraziamento per l’impegno a favore di cure sempre più efficaci per i piccoli pazienti oncologici.

GENNAIO 2023 | FONDAMENTALE | 37
Partner
A Natale sosteniamo AIRC nella ricerca sui tumori pediatrici. La ricercatrice Francesca Pisani La ricercatrice Clelia Tiziana Storlazzi

La ricerca di oggi ispira la clinica di domani

razione negli ultimi anni. Ciò vale per alcuni tipi di neoplasia (es. tumore mammario, leucemie acute infantili, morbo di Hodgkin), che possono guarire quando la malattia è diagnosticata e trattata precocemente. Il merito di questo risultato va alla ricerca, che chiarisce i meccanismi che nei diversi tipi di cancro portano una cellula normale a trasformarsi in tumorale e ne caratterizzano l’evoluzione. La comprensione dei meccanismi identificati dalla ricerca permette di sviluppare schemi di prevenzione, individuare modalità di diagnosi sempre più precoce e nuovi fattori prognostici e identificare approcci terapeutici innovativi, efficaci e quando possibile personalizzati.

re terapie biologiche chemio-free nei casi in cui il meccanismo molecolare è chiaro, come in alcuni specifici tipi di leucemie. È importante sottolineare, come ha fatto il Presidente Mattarella nel suo discorso in occasione dei Giorni della Ricerca lo scorso ottobre, che i vaccini a mRNA anti-Sars-CoV-2 sono stati prodotti in tempi record proprio grazie alle tecnologie sviluppate dalla ricerca sulla immunologia dei tumori.

Il Microscopio di gennaio è la tradizionale occasione per riflettere sui risultati scientifici conseguiti e sugli impegni propositivi di AIRC. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, ogni 23 secondi viene diagnosticato un cancro, un numero che dà l’idea delle dimensioni del problema. Nel contempo, un’analisi pubblicata dall’autorevole rivista New England Journal of Medicine dimostra un significativo miglioramento globale della percentuale di sopravvivenza al cancro con una importante accele-

A tutto ciò va aggiunto l’importante progresso tecnologico, che consente di diagnosticare più accuratamente e di curare pazienti che fino a un decennio or sono non erano considerati curabili. Abbiamo ora a disposizione una diagnostica innovativa, sia di laboratorio, con l’introduzione di nuovi biomarcatori anche genomici, sia radiologica, in virtù dei progressi dell’imaging. Abbiamo la chirurgia robotica e una radioterapia sempre più precisa ed efficace. Disponiamo di terapie combinate con farmaci intelligenti volti a colpire bersagli molecolari e possiamo manipolare il sistema immunitario indirizzandolo a distruggere le cellule neoplastiche. È possibile utilizza-

Tuttavia permangono numerose situazioni irrisolte e particolarmente impegnative. Ne sono esempi la diagnosi tardiva della malattia metastatica, i tumori rari e una quota minoritaria di quelli più comuni, quali il cancro della mammella e le leucemie acute infantili, resistenti alle terapie attuali. Il melanoma e i tumori polmonari registrano miglioramenti terapeutici rilevanti, ma insufficienti, e vi sono neoplasie, quali quelle cerebrali, in cui le nostre conoscenze sono ancora troppo limitate. Inoltre, anche i trattamenti innovativi non sono privi di effetti collaterali. È quindi indispensabile capire la biologia del cancro in tutti gli stadi (dalla trasformazione iniziale alla progressione, sino alla metastatizzazione e allo sviluppo di resistenza alle terapie) per tradurla in armi terapeutiche efficaci da portare al letto del malato. Lo scopo è certamente la guarigione del paziente, ma diventa sempre più evidente nei lungo sopravviventi come sia indispensabile anche una migliore qualità di vita, con la riduzione degli effetti collaterali dovuti ai trattamenti.

Sono le scoperte della ricerca a permettere i progressi clinici e, così come la clinica di oggi è il risultato della ricerca di ieri, crediamo che la ricerca di oggi ispirerà la clinica di domani. Attraverso la sua missione, AIRC contribuisce a massimizzare l’impegno dei ricercatori per rendere il cancro sempre più curabile.

IL MICROSCOPIO
38 | FONDAMENTALE | GENNAIO 2023
FEDERICO CALIGARIS CAPPIO Direttore scientifico AIRC
La ricerca di base è la chiave per arrivare alla cura

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