Rivista_ANCE_2-2022_ANCE_2-2022 30/03/2022 12:18 Pagina 44
ambiente
I dati della bonifica dei siti contaminati
Durante la 13° edizione del workshop SiCon sono stati forniti i dati nazionali della situazione di recupero dei siti contaminati. La Lombardia fa da capofila fra le regioni virtuose. Procede bene l’Italia, ma alcuni ostacoli rallentano i processi. 44
marzo/aprile/2022
S
i è svolta a Brescia, presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Brescia, la 13° edizione di SiCon, il workshop itinerante dedicato ai temi del risanamento e messa in sicurezza dei siti contaminati. Il progetto organizzato dall’Università di Catania, la Sapienza di Roma e la già citata Università degli Studi di Brescia è diventato negli anni un punto di riferimento per gli operatori del settore, spostandosi in ogni edizione in una nuova città. Quest’anno è stato il turno dell’Università degli Studi di Brescia che ha accolto un tavolo di lavoro durato tre giorni, con la partecipazione di oltre 50 relatori esperti, fra professori e professionisti, per parlare della situazione attuale delle bonifiche, con specifico risalto agli aspetti tecnico-operativi. Negli anni l’evento ha assunto autorità grazie all’approfondimento di temi di forte attualità per il settore, come la presentazione di strumenti all’avanguardia per la bonifica, ricerche scientifiche e studi con dati precisi e dettagliati sullo stato dell’arte delle attività di risanamento delle aree in Italia. Anche in questa nuova edizione il convegno non ha tradito le aspettative presentando una panoramica positiva dell’attuale situazione
che interessa tutto lo stivale. Secondo le ultime stime in Italia ci sono quasi 5000 siti contaminati e circa 5000 potenzialmente contaminati. Per quest’ultimi si intendono i siti segnalati e dunque sotto processo di indagine. Una volta conclusa l’analisi, le aree potrebbero poi essere dichiarate effettivamente contaminate e soggette a piani di bonifica, oppure risultare salubri e non più sotto indagine. Ai circa 5000 siti citati si aggiungono 42 ulteriori siti di Interesse Nazionale che per le loro specifiche caratteristiche, come una vasta estensione oppure una forte complessità nel trattamento, vengono gestiti direttamente dal Ministero della transizione ecologica. Inclusi fra questi anche il sito bresciano della Caffaro, ex stabilimento chimico industriale alle porte della città, da poco protagonista di un rilevante processo di bonifica. “In linea di massima possiamo confermare che il quadro a livello nazionale è eterogeneo, con realtà in cui i tempi per la bonifica dei siti sono brevi e mentre altre in cui sono lunghi.” spiega il professore Mentore Vaccari dell’Università di Brescia e alla guida del CeRAR, il centro di ricerca Risanamento Ambientale e Recupero di aree degradate e siti contaminati dell’ateneo bresciano.