SUL FILO DELLA MEMORIA
«Così salvai Niki Lauda» !"#$%&'#&()*+,*-&*.&/0&12&/3)-*42*&13.&56778
HANS-JOACHIM STUCK FU L’UNICO A SALIRE IN AMBULANZA CON L’AUSTRIACO PERCHÉ “QUANDO UNO STA MALE PARLA LA LINGUA CHE GLI HA INSEGNATO LA MAMMA, NON L’INGLESE”. di Danilo Castellarin «L’ho raccontato a poche persone ma il primo d’agosto del 1976, quando Niki uscì di pista al Nürburgring, fui io a ire a autista e am u an a ua e stra a infi are per fare presto perché a me lo aveva insegnato mio padre Hans che correva su Auto Union e conosceva tutte le scorciatoie». Il fatto di arrivare prima all’ospedale fu determinante per salvare Lauda.
Ma come andarono davvero le cose quel brutto giorno d’estate? «La Ferrari di Niki si era girata in senso contrario a quello di marcia, sfondato le reti e sbattuto contro una roccia con a fiancata sinistra er rim a are oi a centro e a ista, ove aveva naturalmente preso fuoco». Il primo a passare fu Guy Edwards, che riuscì miracolosamente ad evitarla. Non così Brett Lunger, che la centrò in pieno. La Ferrari compì un ulteriore giro su sé stessa e l’incendio aumentò. «Subito dopo si fermarono anche Harald Ertl e Arturo Merzario, che si buttò letteralmente dentro il fuoco e liberò Niki. Un coraggio da leone». E lei? «Io salii sull’ambulanza perché c’era bisogno di qualcuno che parlasse il tedesco. Quando uno sta male parla la lingua che gli ha insegnato la mamma, non l’inglese. La gara era stata sospesa con la bandiera rossa e l’autista del mezzo di soccorso voleva percorrere tutta la pista per arrivare ai box. Ma Niki stava molto male, faticava a respirare. Aveva perso il casco e il volto era ustionato profondamente, la pelle non c’era più, si vedeva la carne viva, uno spettacolo straziante. Lui era lucido. Capiva perfettamente e mi diceva di fare presto. All’ospedale si aggravò. Entrò in coma e gli dettero l’estrema unzione». Al Nürburgring un giro è lungo 23 chilometri e l’ambulanza avrebbe impiegato parecchio tempo per raggiungere i box seguendo il senso di marcia. «Fu proprio per quella ragione che dissi all’autista di fare immediatamente dietrofront e guidare l’ambulanza nel senso opposto. Sono tedesco e conosco bene tutti i pertugi e i sentieri dell’“Inferno Verde”. Mi ricordavo che, un chilometro prima del luogo dell’incidente, c’era una stradina dalla quale si poteva arrivare all’Ospedale di Adenau molto più rapidamente. Me l’aveva insegnata mio padre Hans. Mi aveva detto che da lì si poteva far presto. E lui sapeva quel che diceva perché se le corse e a mia stagione erano erico ose, figuriamoci ue e eg i anni .
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Lei parla di uomini dalle personalità marcate. Perché oggi i piloti sono così diversi? «L’evoluzione dipende dalla forte professionalità che oggi caratterizza la Formula 1. È una macchina perfetta dove nulla è concesso all’improvvisazione. La determinazione dei piloti è la stessa di un tempo, in alcuni casi anche superiore, ma cinquant’anni fa c’era una sola rete televisiva che riprendeva la gara, con tre telecamere, se andava bene. Oggi invece ce ne sono dozzine, che portano le immagini a milioni di spettatori. E poi ci sono le riprese on board camera, You Tube, i cellulari, internet, insomma tutto è immediatamente condiviso e