La transizione energetica
PALE AL PIEDE PARERI SU PARERI, VETI INCROCIATI, LENTEZZE BUROCRATICHE. ANNI PER AUTORIZZARE UN PARCO EOLICO. E QUANDO È PRONTO È GIÀ VECCHIO. PERCHÉ LE RINNOVABILI NON DECOLLANO DI SARA DELLABELLA
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innovabili? Più facile a dirsi che a farsi. E in un periodo di crisi energetica e ambientale il tema non è secondario. Soprattutto con il caro bollette che si è già abbattuto su molte famiglie e imprese e che stende un’ombra di incertezza e ansia sul prossimo inverno. Per questo sono molti a indicare le energie rinnovabili come una soluzione, peccato però che al ministero della Transizione ecologica (Mite) ci siano progetti fermi dal 2018, in attesa del parere della Commissione di impatto ambientale. «Per fare un rigassificatore c’è un iter autorizzativo semplificato in sei mesi, per le rinnovabili no», racconta Katiuscia Eroe, responsabile energia di Legambiente: «Al Mite ci sono 120 infrastrutture in validazione per le fonti fossili tra cui: nuove centrali a gas, repowering, ampliamenti, riconversioni, gasdotti, metanodotti, depositi e trivelle. Poi ci sono 280 GW di 50
30 ottobre 2022
fonti rinnovabili che sono in attesa di autorizzazione. Con 280 GW avremmo raggiunto tutti gli obiettivi da qui al 2050». Il rapporto “Scacco matto alle rinnovabili”, redatto da Legambiente mette in luce tutti gli ostacoli burocratici e non, che stanno mettendo a rischio il raggiungimento degli obiettivi climatici. Normative obsolete, lentezze, burocrazia, atteggiamenti negativi, vincoli, discrezionalità, frammentazione e fake news. Così come la mancanza di una normativa unica, di regole chiare, certe e trasparenti in grado di dare certezze al mercato come ai territori. Il Rapporto mette in evidenza un quadro normativo e autorizzativo stratificato e disomogeneo che coinvolge tutti i livelli di governo: Stato, Regioni, Province e Amministrazioni comunali e sul quale è necessario intervenire anche alla luce delle innovazioni e dei nuovi strumenti oggi disponibili. Un sistema che di fatto non