Biancoscuro Art Magazine #44

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biAncoscuro r i v i s tA d ’ A r t e Numero 44 - febbraio/marzo 2021 - Bimestrale d’Arte, Cultura e Informazione

In questo numero

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ISSN 2385-1708

Antonio Ligabue L’idea magica della pittura Donne all’opera Le protagoniste dell’arte tra ‘500 e ‘600 Le Grand Jeu Punti di vista sulla poetica di Cartier-Bresson L’Ottocento e il mito di Correggio I retroscena della musealizzazione Passeggiando all’indietro Dall’India a Parma: l’Identità rapita

Getulio Alviani

Luce e movimento dell’arte cinetica


BAC winter edition - CHIUSURA ISCRIZIONI 20 FEBBRAIO 2021 20 Premi 20 Prizes:

6 Premi “Mostra Collettiva” assegnati dalla Commissione Critica 1 16 Prizes “Collective Exhibition” assigned by the critic committee 1 Premio “Mostra Collettiva” assegnato giuria popolare (Facebook+Instagram) 1 Prize “Collective Exhibition” assigned by popular jury (Facebook + Instagram)

2 Premi Copertina Biancoscuro assegnati dalla Commissione Critica 2 Prize Biancoscuro Magazine cover assigned by the critic committee 1 Super Premio finale (Valore di 3.000 Euro) 1 Final Super Prize (Value 3.000 Euro)

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Tutte le opere saranno pubblicate sulla rivista BIANCOSCURO e sul nostro sito!

All the artworks will be published on the BIANCOSCURO magazine and on our website!

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BIANCOSCURO viale indipendenza 26, Pavia

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Crossing the aisle, 2018, oil on canvas, 70 x 70 cm.

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biancoscuro r i v i s tA d ’ A r t e Bimestrale d’Arte, Cultura e Informazione

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L’Editoriale di Vincenzo Chetta

Giuseppe Niccoli La Storia dell’Arte a Parma

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Donne all’opera Le protagoniste dell’arte tra ‘500 e ‘600 a Palazzo Reale

L’opportunità della cultura. La riapertura del Centro Luigi Pecci a Prato

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Antonio Ligabue L’idea magica della pittura

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Nuova luce dalla Macchia I Macchiaioli a Padova

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Gli Impressionisti Una grande mostra al MA*GA

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L’Ottocento e il mito di Correggio I retroscena della musealizzazione

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La Puglia e il Novecento Al via un nuovo spazio espositivo

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In copertina: (on the cover) Getulio Alviani Luce e movimento dell’arte cinetica

Vita e società contemporanea ritratte. La fotografia al CAMERA negli eventi dell’anno 2021

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Le Grand Jeu. Punti di vista sulla poetica di Cartier-Bresson

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Photolux 2020 Cinque mostre nelle due sedi storiche di Palazzo Ducale e di Villa Bottini

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Carousel CAMERA di Torino espone le creazioni di Paolo Ventura

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Over the Cover: Chelita Zuckermann Lo spirito e la spiritualità del Messico

Dall’India a Parma: l’Identità rapita. Introduzione ai Street Art: Un murale che si percorsi del mito [21ª puntata] dissolve come l’ambiente marino

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biancoscuro r i v i s tA d ’ A r t e

44 ISSUE February / March 2021

Bimestrale di Arte, Cultura e Informazione

Art Fair. Fiere ed esposizioni internazionali

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Art Basel, rinvio a settembre 2021

ART FAIRS

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SPECIALS

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MANAGING EDITOR Daniela Malabaila

Oscar Damiani. La sua Collezione, in rosso Arte durante il lockdown. Istituzioni e Musei temporaneamente chiusi e le loro alternative digitali Trixi Bulla. L’essenza nella luce Gianfranco Gobbini. Nell’abisso del colore

La digitalizzazione dell’Archivio Bartolini Novità alla Galleria dell’Accademia di Firenze La bellezza svelata Inedito dalla Collezione Luzzetti Il Novecento a Pistoia La permanente della Fondazione a Palazzo de’ Rossi Immersive Art Experience: Van Gogh L’arte immersiva del new media artist Stefano Fake Juan Navarro Baldeweg. Solo show a Brescia Lodola agli Uffizi. Illumina con il suo presepe POP Andrea Felice. Rinviata la mostra personale Il Nuovo Forno del Pane Una reazione positiva alla pandemia

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PHOTOGRAPHERS Adele Arati, Luigi Caracappa, Vincenzo Chetta, Liberementi, Enrico Mangano, Isabella Rigamonti, Luca Erba, Dario Bartolini, Daniele Bottallo, Ans Brys, Valentina Cafarotti, Irene Fanizza, Alessio Gilardi, Stefano Gilardi, Johanna Invrea, Federico Landi, Nino Lo Duca, Matteo Mezzadri, Officina delle Idee per i Musei Reali, Dominique Provost, Paolo Vandrasch. PUBLISHER Biancoscuro viale Indipendenza, 26 27100 Pavia www.biancoscuro.it PRINTING Pixartprinting SpA Via 1° Maggio, 8 30020 Quarto d’Altino (VE)

SOCIAL NETWORK Facebook.com/BiancoscuroArtMagazine Instagram.com/BiancoscuroMag Twitter.com/BiancoscuroMag

La Divina Commedia online Tavole del pittore cinquecentesco Federico Zuccari

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CONTRIBUTORS Giuseppe Carnevale, Franco Crugnola, Vincenzo Chetta, Flavio Ennante, Mario Gambatesa, Lucia Garnero, Daniela Malabaila, Rebecca Maniti, R.Molino, Ettore Tiretto.

Printed on certified paper FSC® C147178 (www.fsc.org)

Olimpia Zagnoli. Il suo mondo bidimensionale

Opere, poetiche e stanze Alla Casa Vuota: Double Fantasy

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EDITORSHIP & GRAPHIC Liberementi viale Indipendenza, 26 27100 Pavia www.liberementi.it

45 giri by Giorgio Gost Pezzi da collezione sotto resina

EDITOR IN CHIEF Vincenzo Chetta

Art Innsbruck all’Olympiaworld Cambio di location per la 25ª edizione

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BI-MONTHLY OF ARTS, CULTURE AND INFORMATION

Art Basel Hong Kong. “Spotlight” in attesa dell’edizione di maggio

Il 2020 dei Musei Reali. Cinque mostre, oltre 141 mila visitatori e profili social in crescita

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BIANCOSCURO Art Magazine

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The publisher is available for persons entitled for any iconographic sources. Manuscripts, photos or other materials even if unpublished are not given back. In addition to the signed articles, texts published on Biancoscuro Art Magazine are taken from the mentioned sources or text available l under the creative commons license. s Reg. Trib. Pavia n.4 of 21/1/2014. ISSN 2385-1708 © BIANCOSCURO 2021. Reserved artistic and literary copyright. Reproduction in whole or parts is forbidden save with the written permission of the publisher.

BIANCOSCURO Rivista d’Arte NUMERO 44 febbraio / marzo 2021 BIMESTRALE DI ARTE, CULTURA E INFORMAZIONE DIRETTORE RESPONSABILE Vincenzo Chetta REDAZIONE & GRAFICA Liberementi viale Indipendenza, 26 27100 Pavia www.liberementi.it CAPOREDATTORE Daniela Malabaila COLLABORATORI Giuseppe Carnevale, Vincenzo Chetta, Franco Crugnola, Flavio Ennante, Mario Gambatesa, Lucia Garnero, Daniela Malabaila, Rebecca Maniti, R.Molino, Ettore Tiretto. FOTOGRAFI Adele Arati, Luigi Caracappa, Vincenzo Chetta, Liberementi, Enrico Mangano, Isabella Rigamonti, Luca Erba, Dario Bartolini, Daniele Bottallo, Ans Brys, Valentina Cafarotti, Irene Fanizza, Alessio Gilardi, Stefano Gilardi, Johanna Invrea, Federico Landi, Nino Lo Duca, Matteo Mezzadri, Officina delle Idee per i Musei Reali, Dominique Provost, Paolo Vandrasch. EDITORE Biancoscuro viale Indipendenza, 26 27100 Pavia www.biancoscuro.it STAMPA Pixartprinting SpA Via 1° Maggio, 8 30020 Quarto d’Altino (VE) Stampato su carta certificata FSC® C147178 (www.fsc.org) SOCIAL NETWORK Facebook.com/BiancoscuroArtMagazine Instagram.com/BiancoscuroMag Twitter.com/BiancoscuroMag L’Editore è a disposizione degli aventi diritto per eventuali fonti iconografiche non individuate. Manoscritti, foto o altri materiali inviati alla redazione anche se non utilizzati non verranno restituiti. Oltre agli articoli firmati, i testi pubblicati su Biancoscuro Rivista d’Arte sono tratti dalle fonti citate oppure da testi disponibili l secondo le licenze creative commons. s Registrazione al Tribunale di Pavia n.4 del 21/1/2014. ISSN 2385-1708 © BIANCOSCURO 2021. Tutti i diritti di produzione in qualsiasi forma, compresa la messa in rete, che non siano espressamente per fini personali o di studio sono riservati. Per qualsiasi utilizzo che non sia individuale è necessaria l’autorizzazione scritta dell’Editore.


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biancoscuro

l’Editoriale

Sullo sfondo: Nanda Vigo. Light Project - Palazzo Reale - Milano 2019

di Vincenzo Chetta

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urante la pandemia molti settori sono stati fortemente penalizzati, sappiamo benissimo quali e non entro nel merito perché ci sarebbe da discuterne per giorni interi... Mi soffermerò però su quanto di mia competenza, l’arte e la cultura. Credo sia assurdo aprire i musei solo nei giorni feriali, questa parziale riapertura rischia di penalizzare ulteriormente il ruolo e la funzione sociale dei musei, mettendo a rischio la sostenibilità economica e finanziaria per molti di essi. Musei e istituzioni culturali non sono tutti uguali tra loro. L’indice di contagio non può più essere l’unico elemento a determinare la chiusura di questi luoghi, ovvio, voglio essere coerente con quanto è sempre stato il mio pensiero e con quanto ho sempre detto, ovvero è necessario che luoghi ad alta frequentazione siano limitati, ma sappiamo benissimo che in Italia, purtroppo, la frequentazione di molti luoghi di cultura non desta preoccupazioni riguardo gli assembramenti. Le Direzioni dovrebbero essere coinvolte nella valutazione sulle riaperture di questi luoghi in relazione non soltanto all'indice del contagio, ma anche alla media annuale dei visitatori, in modo che possano essere fatte tutte le valutazioni necessarie affinché si possa mantenere vivo il legame con il proprio pubblico e con il proprio territorio. Mi faccio portavoce di “AMACI - Associazione Musei D'arte Contemporanea Italiani” ricordando che ha fatto appello al

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senso di responsabilità dei propri associati, chiamandoli a rispettare le norme per il mantenimento del contagio, ed i musei sono stati responsabili, attenti e rispettosi delle direttive. L’associazione intende sottolineare che tali istituzioni culturali chiedono di continuare a fare la propria parte in relazione alle proprie specificità e alla propria funzione, mettendoli nella condizione di esercitare, nelle forme e nei modi possibili, il proprio compito nei confronti della società, perchè i musei non sono dei meri contenitori di opere d’arte: sono centri di studio e punti di riferimento fondamentali per la comunità. Queste realtà sentono un forte senso di responsabilità e per questo chiedono che gli sia data voce e che il loro legame con la società venga riconosciuto e non più delegato alle sole modalità digitali. La necessità che il Governo (ed in particolare il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo) riconsideri le norme vigenti per quanto riguarda i luoghi di cultura fa sicuramente sorridere i gestori di altre attività, chiuse anch’esse, ma bisogna comprendere che l’arte e la cultura non sono solo uno svago o un dovere del turista, dietro all’organizzazione di un Museo o di una mostra in un Palazzo storico, ci sono persone che vivono e lavorano con l’arte, proprio come il ristoratore vive e lavora col cibo. E si sà, con lo stomaco e l’anima sazi, si vive meglio Buona lettura

Vincenzo Chetta

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GIANMARIA

POTENZA

Sole - Mosaico di smalto vetroso Ø 120 cm, 2020

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biancoscuro

Donne all’opera Le protagoniste dell’arte tra ‘500 e ‘600 a Palazzo Reale di

Lucia Garnero

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n programma dal 5 febbraio al 6 giugno 2021, la mostra “Le signore dell’arte” nasce nel contesto de “I talenti delle donne”, il progetto promosso dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano, dedicato alle donne protagoniste del pensiero creativo, dalle figure esemplari del passato alle testimoni di oggi nel mondo dell’arte, della cultura, dell’imprenditoria, dello sport e della scienza. L’evento è realizzato da Palazzo Reale e Arthemisia con il sostegno di Fondazione Bracco, main sponsor dell’evento, il cui impegno è da sempre rivolto a creare e diffondere espressioni della cultura e della scienza, quali mezzi per migliorare la qualità della vita e la coesione sociale, con particolare attenzione rivolta all’universo femminile e alle protagoniste dell’arte. La mostra “Le Signore dell’Arte. Storie di donne tra ‘500 e ‘600” propone oltre 150 opere esposte, realizzate da 34 artiste, a testimonianza di un’intensa vitalità tutta al femminile, in un singolare racconto di appassionanti storie di donne già “moderne”. Sotto la curatela di Anna Maria Bava, Gioia Mori e Alain Tapié, le opere selezionate provengono da ben 67 prestatori, tra cui le gallerie degli Uffizi, il Museo di Capodimonte, la Pinacoteca di Brera, il Castello Sforzesco, la

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di queste pittrici, ma, attraverso il racconto delle loro storie personali, guarda al ruolo da loro rivestito nella società del tempo, al successo raggiunto da alcune presso le grandi corti internazionali, alla loro capacità di sapersi relazionare, distinguere e affermare, trasformandosi in vere e proprie imprenditrici, e di sapersi confrontare con i loro ideali e diversi stili di vita. Queste pittrici sfidano l’universo dell’arte, riuscendo ad apportare modi audaci ed inediti guizzi inventivi. Tra queste, Artemisia Gentileschi, figlia di Orazio, divenuta un’icona dell’attività artistica di quegli anni; artista e imprenditrice, la sua arte rivaleggia con quella degli stessi pittori uomini dell’epoca. Un esempio di lotta contro l’autorità e il potere paterno e contro il confinamento riservato alle donne. È presente anche Galleria nazionale dell’Umbria, la Galleria Borghese, i Musei Reali di Torino, la Pinacoteca nazionale di Bologna, il Musée des Beaux Arts di Marsiglia e il Muzeum Narodowe di Poznan (Polonia). Figlie, mogli, sorelle di pittori o, a volte, donne di religione: la mostra presenta, non solo, la strepitosa abilità compositiva Sopra: Artemisia Gentileschi Maddalena penitente 1627 – 1629, olio su tela, 100x73 cm. Museo Correale di Terranova - Sorrento A destra: Ginevra Cantofoli Giovane donna in vesti orientali seconda metà del XVII secolo, olio su tela, 65x50 cm. Padova, Museo d’arte Medioevale e moderna, legato del Conte Leonardo Emo Capodilista, 1864 A sinistra: Orsola Maddalena Caccia Sibilla Persica quinto decennio del XVIIsec., olio su tela, 110x78,5 cm. Collezione Fondazione Cassa di Risparmio di Asti

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lione di fronte alla violenza maschile, Ginevra Cantofoli, con “Giovane donna in vesti orientali” (attiva nella seconda metà del XVII), Fede Galizia con l’iconica “Giuditta con la testa di Oloferne “(1596) e Giovanna Garzoni, modernissima donna che vive tra Venezia, Napoli, Parigi e Roma, in mostra con rare e preziose pergamene. In mostra vi sono artiste più note, ma anche altre meno conosciute al grande pubblico, che saranno delle vere e proprie scoperte: saranno presenti le creazioni della nobile romana Claudia del Bufalo, la “Madonna ImmacolaSopra: Sofonisba Anguissola Partita a scacchi 1555, olio su tela, 70x94 cm. Poznań, Fondazione Raczyński presso Narodowe Museum di Poznań The Raczyński Foundation at the National Museum in Poznań A destra: Lavinia Fontana Sacra Famiglia con S. Caterina d’Alessandria 1574 – 1577, olio su rame, 48,5x33,6 cm. Callisto Fine Arts, Londra

Sofonisba Anguissola, cremonese che vive oltre dieci anni alla corte di Filippo II a Madrid, si sposò due volte, si spostò in Sicilia e fu visitata da Antoon van Dyck nel 1624. Tra le sue opere, a Palazzo Reale saranno esposte la “Partita e scacchi” (1555) e, per la prima volta, la “Pala della Madonna dell’Itria “(1578). Lavinia Fontana, bolognese e figlia del pittore manierista Prospero Fontana, sarà presente con quattordici opere, tra cui “Autoritratto nello studio” (1579), “Consacrazione alla Vergine” (1599) e alcuni dipinti di soggetto mitologico. Da ammirare anche la pittrice bolognese Elisabetta Sirani, in mostra con tele che rappresentano il coraggio femminile e la ribel-

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sporadici, ma è un fenomeno che investe, con caratteristiche l diverse, tutta l’Italia. s LE SIGNORE DELL’ARTE

Storie di donne tra ‘500 e ‘600 5 febbraio – 6 giugno 2021

(Verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Palazzo Reale, Milano INFO T. +39 02 884 45 181 c.mostre@comune.milano.it Martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica 9.30 - 19.30 Giovedì 9.30 - 20.30 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.lesignoredellarte.it

A sinistra: Fede Galizia Giuditta con la testa di Oloferne1601, olio su tela, 123x92 cm. Ministero per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo – Galleria Borghese Sotto: Elisabetta Sirani Porzia che si ferisce alla coscia 1664, olio su tela, 101x138 cm. Bologna, Collezioni d’arte e di storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna

ta e san Francesco Borgia” (1663) custodita nella Chiesa del Gesù di Casa Professa a Palermo, della siciliana Rosalia Novelli, e la tela “Matrimonio mistico di Santa Caterina” (1576) della fiorentina Lucrezia Quistelli, citata da Vasari nelle sue Vite, della parrocchiale di Silvano Pietra. La mostra consente di portare alla luce e porre in evidenza un gran numero di giovani donne dotate di straordinario talento artistico che, seppur con storie e percorsi differenti, fanno comprendere come il ruolo delle donne acquisito nel corso del XVI e XVII secolo non sia legato solamente a singoli episodi

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Antonio Ligabue L’idea magica della pittura di Mario

Gambatesa

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al 31 ottobre scorso, Palazzo dei Diamanti di Ferrara ospita la mostra “Antonio Ligabue – Una vita d’artista”, dedicata ad uno dei pittori più enigmatici del novecento. La

vita di Ligabue è un vero e proprio romanzo, un’esistenza dominata da povertà, solitudine ed emarginazione, riscattata da uno sconfinato amore per la pittura. Nato nel 1899 a Zurigo, dopo un’infanzia ed un’adolescenza

difficili, Ligabue viene espulso dalla Svizzera e giunge nel 1919 a Gualtieri, in provincia di Reggio Emilia. Nella cittadina della Bassa Padana la sua vita viene segnata da ostilità, incomprensioni e ricoveri negli ospedali psichiatrici. Però, per un breve periodo, avviene il cosiddetto “miracolo”: il pittore e scultore Mazzacurati, riesce a scorgere il talento di questo giovane artista e la sua fama prende il sopravvento, molti dei critici del momento si interessano a lui, i galleristi si occupano delle sue opere. In contemporanea inizia a vincere numerosi premi, a vendere moltissimi quadri e a girare documentari sulla sua vita. La consacrazione del pittore a livello nazionale arriverà nel 1961 quando, grazie a Mazzacurati e a Vigorelli, ha la possibilità di esporre alcuni suoi dipinti presso la Galleria La Barcaccia di Roma. Morirà a Gualtieri il 27 maggio del 1965. La retrospettiva di Palazzo dei Diamanti, aperta al pubblico fino al prossimo 5 aprile 2021 (sempre se le nuove misure ministeriali consentiranno la riapertuAntonio Ligabue Autoritratto 1960, olio su tela, 100x80 cm. Collezione privata Inv. 183

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Nei grandi musei italiani Antonio Ligabue non è mai entrato. Eppure il riconoscimento del suo valore è stato unanime. Ma le convenzioni sono state più forti e la sua visione solitaria, diversa, anomala lo ha reso un’anima estranea alle finzioni dei conformisti, pronti a seguire le mode.

ra dei luoghi dell’arte) documenta l’intera carriera di Ligabue, offrendo l’opportunità di riscoprire tratti e colori di un artista che fa della pittura un vocabolario figurativo coinvolgente. L’esposizione si compone di circa cento opere, tra dipinti, sculture e disegni, alcuni mai esposti prima. La mostra è dedicata a Franco Maria Ricci, recentemente scomparso, un intellettuale di straordinaria sensibilità e intelligenza, editore colto e raffinato, grande collezionista d’arte e bibliofilo, ha sempre operato per divulgare la bellezza e la conoscenza del patrimonio culturale, contribuendo, tra l’altro, a promuovere e far conoscere l’arte di Ligabue. Nei lavori di Antonio Ligabue si evince una tecnica di stampo espressionista, con una grande attenzione per la reiterazione di elementi decorativi. Come si può notare osservando i suoi autoritratti, lo sguardo di Ligabue è spento, fermo su una condizione umana che lo catapulta in uno spazio vertiginoso e angosciante temendo la realtà che lo circonda. La sua vita fu una

Vittorio Sgarbi - Presidente Fondazione Ferrara Arte

Antonio Ligabue Ritratto di donna 1960, olio su tela, 100x70 cm. Collezione privata Inv. 193

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vera e propria odissea, un limbo di incomprensione e solitudine, marcata da una continua ed incessante malinconia che scaturisce in ogni suo aspetto. Antonio Ligabue, nel tempo, ha perduto la speranza, lasciando che la bellezza di vivere si tramutasse in fuoco, che brucia e lentamente consuma, espresso però attraverso la tavolozza, i colori vibranti e il tempo, che imparziale ed inesorabile, lo ha accompagnato al suo fato, quello che accomuna tutti gli uomini, donandogli però ciò che si riserva ai grandi artisti: l’iml mortalità. s

ANTONIO LIGABUE Una vita d’artista

31 ottobre 2020 - 05 aprile 2021 (Verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Palazzo dei Diamanti, Ferrara

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INFO T. +39 0532 244949 diamanti@comune.fe.it Tutti i giorni 10.30 - 19.30 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.palazzodiamanti.it

[1] Antonio Ligabue Zingari 1957, olio su compensato, 26,8x43,5 cm. Collezione privata Inv. 909 [2] Antonio Ligabue Cani da caccia con paesaggio 1960, olio su tela, 50x70 cm. Collezione privata Inv. 569

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[3] Antonio Ligabue Volpe in fuga 1948, olio su tavola di faesite, 67x95 cm. Collezione privata Inv. 477

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Antonella Pecoraro NINNI

Pecoraro Antonella

antonella@artecultura.net

Ninni - “VERSANTE DEL VULCANO” - 2020, tecnica mista su tela, 60x70 cm.

“Ninni esprime attraverso il colore le sensazioni che emanano le immagini, come se un sogno le trasfigurasse: vediamo colori caldi e freddi che si contrappongono, come spesso avviene quando l’artista vuole comunicare un’emozione. Così un vulcano che erutta, con le medesime tonalità cromatiche, ma il colore materico è qui lavorato sulla tela in maniere differenti per evocare il fuoco e la lava” Domenico Iacaruso


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Nuova luce dalla Macchia I Macchiaioli a Padova di

Daniela Malabaila

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quasi sedici anni dalla grande mostra a Palazzo Zabarella dal titolo “I Macchiaioli prima dell’Impressionismo”, torna il mondo affascinante dell’Ottocento con una nuova rassegna allestita nelle stesse sale, curata questa volta da Giuliano Matteucci e Fernando Mazzocca, con il contributo in catalogo di Silvio Balloni e Claudia Fulgheri: “I MACCHIAIOLI. Capolavori dell’Italia che risorge”. Attualmente in programma fino al 18 aprile 2021, seguendo le nuove normative sarà visitabile nei giorni di zona gialla della Regione Veneto. Ci introducono il Presidente Federico Bano e Fernando

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Mazzocca, Direttore Culturale: “Questa nuova rassegna vuole riaccendere, come era avvenuto allora, i riflettori su un movimento che ai suoi tempi non aveva avuto il suo giusto riconoscimento, ma che ha veramente cambiato il modo di vedere e rappresentare la realtà. Grazie ad una serie di impegnative ed accurate ricerche, ora ci è possibile far rivivere in una mostra, con nomi e dati sicuri, ma soprattutto con i dipinti (in molti casi dei capolavori ritrovati), questo mondo affascinante. Si tratta del mondo, complesso e diversificato, di quanti hanno avuto il coraggio e la sensibilità di sostenere i Macchiaioli, altrimenti emarginati dalla critica ufficiale e dal pubblico.” É davvero grazie ad un gran-

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Sopra: Silvestro Lega L’elemosina, 1864 Olio su tela, cm. 71,8x124 Collezione privata A sinistra: Telemaco Signorini Aspettando, 1866-1867 Olio su tela, cm. 119x64 Livorno, Collezione Angiolini In basso a sinistra: Telemaco Signorini Le bambine che fanno le signore, 1872 Olio su tela, cm. 60x100 Viareggio, Istituto Matteucci Sotto: Giovanni Fattori L’Arno a Bellariva, 1875 circa Olio su tela, cm. 37x101 Livorno, Collezione Angiolini

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de lavoro di ricerca che è stato possibile recuperare ed esporre le opere appartenute ai primi collezionisti di questi giovani artisti che sperimentarono la pittura all’aria aperta per ottenere una rappresentazione diretta e naturale della realtà, che cercavano di definire quello che oggi è conosciuto come linguaggio macchiaiolo, articolato e comunicativo e dotato di una luce in grado di dare sempre il giusto valore emozionale alla scena dipinta. Tra i sostenitori è da ricordare

Diego Martelli, intellettuale e critico di respiro europeo, che più di tutti ha capito la novità della loro pittura; la sua Collezione, la più importante di Macchiaioli mai esistita, è nella Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti. Tra i primi collezionisti dei Macchiaioli vi erano artisti, intellettuali, mercanti, donne colte e sensibili, persone che condividevano con loro una visione del mondo che si affermava anche attraverso una pittura sperimentale, intesa a esaltare la realtà quotidiana.

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biancoscuro

I MACCHIAIOLI

Capolavori dell’Italia che risorge 24 ottobre 2020 - 18 aprile 2021

(Verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Palazzo Zabarella, Padova INFO T. +39 049 87 53 100 info@palazzozabarella.it Martedì, mercoledì, giovedì 18.30 - 19.30 Venerdì 10.00 - 19.00 Sabato 10.00 - 20.00 Domenica e festivi 10.00 - 19.00 Sopra: Odoardo Borrani Mietitura a San Marcello. La raccolta del grano sull’Appennino 1861, olio su tela, 54x126,5 cm. Viareggio, Istituto Matteucci Sotto: Silvestro Lega Alla villa di Poggio Piano 1888-1889, olio su tavola, 34x60,5 cm. Collezione privata

É anche grazie a questo tipo di arte che oggi possiamo ricostruire certi dettagli del passato, di quel mondo che ci viene restituito nelle opere che ritraggono paesaggi, persone, scene di vita vera, dal lavoro domestico a quello nei campi. Ad opere già note si affiancano molti quadri inediti o mai visti, di autori quali Silvestro Lega, Telemaco Signorini, Cristiano Banti, Giuseppe Abbati, Nino Costa, Serafino de Tivoli, Cecioni, Vin-

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cenzo Cabianca, Fattori, Vito D’Ancona, Odoardo Borrani, Federico Zandomeneghi, Antonio Puccinelli, Giovanni Boldini e Raffaello Sernesi. In mostra è possibile ammirare per la prima volta una serie di capolavori della Collezione Angiolini, che vanta pezzi fondamentali e di grandi dimensioni. Interessante è vedere queste opere ribaltate nell’attualità, la loro voglia ed espressione di vita è la stessa che abbiamo oggi, in questo momento storico in cui tutti siamo “affamati” di “bellezza, di libertà, di luce, di sole. I protagonisti delle splendide opere in esposizione a Palazzo Zabarella siamo noi, gli uomini e le donne di oggi. Macchiaioli ieri, macchiaioli oggi, instancabili, pieni l di emozioni e pulsioni vitali. s

Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.zabarella.it

Alcune viste della mostra a Palazzo Zabarella Ph. Irene Fanizza

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EUGENIO CERRATO

IO PENSO - 2019, 80x80 cm.

HIGASHI - 80x80 cm.

via Marconi 23 Oleggio (NO) tel. 338 92 34 647 Photo by Gasparetto


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Gli Impressionisti Una grande mostra al MA*GA di

Rebecca Maniti

L’

anno appena passato ci ha tolto anche la libertà di poter visitare tante delle rassegne in programma, ha creato un vuoto culturale e diciamocelo, anche di svago con porti sicuri nella bellezza dell’arte, e non pochi disagi alle istituzioni museali ed agli spazi dediti alle esposizioni d’arte. Per fortuna la grande rassegna dedicata all’Impressionismo del MA*GA è tutt’ora confermata e speriamo di poterla vedere dal vivo e viverla in completezza. La mostra dal titolo “Impressionisti. Alle origini della modernità” è in programma dal 12 marzo al 5 settembre 2021 e presenterà ben 180 opere dei maggiori esponenti della pittura francese e italiana del Secondo Ottocento: da Gericault a Courbet, da Manet a Renoir, da Monet a Cézanne a Gauguin,

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a Boldini e De Nittis, provenienti da collezioni pubbliche e private italiane e francesi. La rassegna è curata da un comitato scientifico internazionale, composto da Gilles Chazal (già direttore del Petit Palais di Parigi), Alessandro Castiglioni, Vittoria Broggini, Fiorella Minervino, Virginia Hill, Vincenzo Sanfo, sotto la direzione di Emma Zanella e Sandrina Bandera, rispettivamente Direttrice e Presidente del Museo. Ci si può preparare alla visita in anticipo, grazie a degli approfondimenti (riguardanti vite e aneddoti dei protagonisti dell’Impressionismo) che dal 10 gennaio vengono messi in onda sul canale Facebook del MA*GA. Dal vivo, lungo il percorso espositivo (che va alle origini dei linguaggi e delle questioni estetiche che caratterizzano la cultura

Gustave Courbet Petite paysage de mer olio su tela, 32,5x41 cm. Collezione privata

IMPRESSIONISTI

Alle origini della modernità

12 marzo - 05 settembre 2021 (Verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) MA*GA - Museo Arte Gallarate, Gallarate INFO T. +39 03 31706011 info@museomaga.it Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.museomaga.it

Henry Somm La lettre 1890, pastello, 54x44,5 cm. Collezione privata

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visiva contemporanea) troveremo il racconto della rivoluzione stilistica messa in atto dal movimento nato in Francia alla fine del XIX secolo, troveremo le questioni

centrali: la dialettica “accademia– realismo”, la rinnovata attenzione alla natura, le prime immagini della vita moderna, fino all’allontana-

mento dalla lezione impressionista verso un linguaggio simbolista. Un progetto espositivo e didattico inl teressante e consigliato s

A sinistra: Camille Pissarro Femme Accroupie 1882-1883, tecnica mista, 20x15 cm. Collezione privata

Ruggero Rotondi ruggerugo@gmail.com

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Ballerina - 2019, olio su tela, 80x70 cm.

Sopra: Firmin-Girard Prairie et villas 1880 ca, olio su tela. Collezione privata


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Getulio Alviani

Luce e movimento dell’arte cinetica di Vincenzo Chetta

G

etulio Alviani: artista, progettista, teorico, un autore completo dalla profonda valenza culturale. Udine ne ha visto i natali nel 1939, vent’anni dopo si può datare l’inizio della sua ricerca visiva. Attento ai principi del Bauhaus e dell’arte astratto-concreta, concentrato sui fenomeni della visione, studia per rendere l’osservatore protagonista attivo nella recezione dell’opera: specularità dei rilievi curvi, vibratilità delle tensioni positive-negative, ricerca programmata del movimento nelle superfici vibratili. Così lui stesso ha raccontato i suoi primi approcci al mondo dell’arte: “Propriamente

non dipinsi quasi mai, ma ricordo i miei comportamenti nei primissimi anni di scuola: i libri che ricoprivo in una certa maniera per me logica, ordinatissimi, gli strumenti di lavoro tutti in serie, e la costante paura che le cose perdessero la loro integrità. Ricordo, tra le prime cose fatte, una serie di fogli con le immagini di fili dell’alta tensione nel cielo. Mi affascinavano quelle linee dentro le quali correva l’energia, che erano sospese, senza peso, non terrestri, non viscerali. Nel 1952 feci, credo, gli unici due lavori ad olio e smaltati sul movimento delle onde del mare, completamente astratti, geometrici, coloratissimi. Intorno ai quindici anni entrai in uno studio di architetti e ingegneri e la cosa cominciava

a diventare vera, molto seria per me. Essi progettavano piani regolatori, fabbriche, residenze. C’era un lavoro sempre febbrile, piuttosto in antitesi con la mia natura, e ricordo che proprio questo loro modo di fare fece scattare in me un’esigenza di acutizzazione del particolare, dell’analisi minima. Fu così che arrivai a quelle che penso le mie prime significative operazioni: una superficie di un metro per uno composta da tanti pezzi di 20x10 cm di materiali bianchi di diversa natura, da cui risultavano le enormi differenze tra un bianco e l’altro, e così poi una raccolta analoga, sempre di un metro quadrato, di neri. Cominciava così quel processo di acutizzazione nel fare e nel far recepire, che è da sempre alla base del mio lavoro...”. Gli anni sessanta sono quelli che hanno visto la nascita delle “Strutture monocromatiche polivalenti”, gli ambienti vivibili trasformabili, gli oggetti plastici in serie; e poi la “Programmazione per strutture ottico- dinamiche”, i “Problemi di vibralità luminosa”, gli speculari e le “Chrome strutture”, oltre allo studio di elementi standard per complessi parietali problemi di integrazione con l’architettura, di cui si ricorda ad esempio la realizzazione nel 1965 di una parete con una superficie a testura vibratile nel Kinder Garden di Leverkusen. Queste sono realizzate in alluminio e fresate elettricamente con precisione determinata da una programmazione definita; la superficie muta contiGetulio Alviani “Superficie a testura vibratile”, 1964 Collezione MoMa, New York

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L’arte, espressione del punto d’arrivo attuale della conoscenza, è consapevole dei suoi limiti. Il suo essere è nel confermarsi stesso nel seguito di un continuo proporre, constatare, verificare, mai mezzo strumentalizzato in relazione ad altro, essendo appunto l’arte costantemente operatrice entro se stessa.

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Getulio Alviani

Getulio Alviani seduto nella sua sedia rossa e blu, progettata dal designer olandese Gerrit Rietveld nel 1917 e scambiata per una opera nel 1961 a Lubiana. Ph. Nino Lo Duca In copertina Getulio Alviani “Cerchi progressivi”, 1967 Collezione privata, Milano

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nuamente a seconda delle posizioni degli angoli visuali e dell’incidenza luminosa, generando dunque immagini sempre diverse. Da citare anche la progettazione, per la famosa stilista Germana Marucelli, di tessuti con criterio cinetico-visuale. Già solo da questo assolutamente sintetico e non esaustivo elenco, possiamo capire quanto fosse versatile e immenso il campo di azione di Alviani. Impossibile dare il giusto spazio ad ogni tipo di attività da lui intrapresa nelle poche pagine che abbiamo qui a disposizione, cercheremo dunque di raccontare i periodi più importanti della sua carriera artistica, mentre per un buon approfondimento generale su Getulio Alviani sarà molto interessante consultare il Catalogo Ragionato attualmente in preparazione, edito da Skira. Nella sua carriera artistica tante le mostre personali che l’hanno celebrato, inoltre è stata intensa la partecipazione alle più importanti manifestazioni d’arte visuale: “Arte Programmata” organizzata da Olivetti a Venezia, Roma, Dusseldorf e Londra dal 1962 al 1964; “9 tendencije” a Zagabria dal 1963 al 1967; “Nouvelle tendance” a Parigi nel 1964. Importanti le parte-

Getulio Alviani “Rilievo speculare a elementi curvi”, 1962

cipazioni alla XXXII Biennale di Venezia nel 1964, alla “The Responsive Eye” al MOMA di New York nel 1965; e poi “Lo spazio dell’immagine” a Foligno nel 1967 e “Documenta 4” a Kassel, nel 1968. Tra i musei principali che lo custodiscono nelle loro Collezioni, possiamo citare il Museè de l’Ateneum di Helsinki, Museum Kaiser-Wilhelm di Krefeld, Moderna Galerija a Ljubljana, Städische

Museum Schloss Morsboich a Leverkusen, Victoria & Albert Museum di Londra, The Museum of Modern Art a New York, Rijksmuseum Kroller-Muller Otterlo, Moderna Gallerija Rijeka, Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, Museo Revoltella a Trieste, Galerija Suvreme Umjetnosti e Muzej za Umjetnost i Obrta, entrambe a Zagabria. In un testo da lui scritto, “Quando arte e scienza si incontrano sul

L’importanza che ha avuto nel settore della grafica la tendenza programmata e costruttivista è indiscutibile: tutto quell’alone di imprecisione, di tonalismo, di artigianalità che costituiva una delle prerogative dell’incisione post impressionista e poi informale, è venuto a cadere in seguito alle lucide formulazioni della poetica concretista e, in seguito, “optical ” e programmata. Il fatto è evidente a chiunque esamini le opere di qualcuno dei rappresentanti della Konkrete Kunst Svizzera (Bill, Lohse), dell’Op-Art (Riley, Vasarely) e dell’arte programmata (Alviani, Cruz-Diez, Mari, Soto). Nel caso di Getulio Alviani, che è uno dei rappresentanti più puri di questo indirizzo, abbiamo un esempio significativo di come un determinato genere di operazione visuale possa valere tanto con un medium che con un altro, mantenendo ovunque la sua efficacia. Gillo Dorfles

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metodo, che cosa sono state le nuove tendenze”, troviamo il motivo del legame tra lui, la Slovenia e la Croazia: “Lubjana e Zagabria divennero un po’ le mie patrie d’elezione, la prima affettiva, la seconda culturale. Noi delle nuove tendenze vivevamo in differenti parti del mondo inizialmente senza conoscerci, distanti tra noi sia per estrazione sociale e culturale e sia, appunto, geograficamente, dal Brasile all’Argentina, dalla Francia alla Germania, dalla Svizzera alla Jugoslavia, da città come Ulm, Cholet, Padova o Udine a metropoli come Parigi o Vienna. Lavoravamo con impegno e senza clamore su problemi ottici e di percezione, sulle immagini virtuali sul dinamismo intrinseco dell’opera, sull’intervento del fruitore, sulla luce e sullo spazio, sulla serialità, su nuovi materiali e su inedite presentazionalità del conosciuto, con alla base la matematica e le forme esatte. […] Esigenze coinvolgenti la coscienza dell’uomo con un approccio senz’altro più vicino, per metodo di ricerca, alla scienza. Si voleva dare all’arte un altro senso, quello scientifico e conseguentemente sociale, proprio perché basato sull’oggettività scevra da ogni interpretazione letteraria. Arte come enunciato e risoluzione di problemi plastici, sempre verificabili, per ampliare il campo della conoscenza e quindi con una forte componente didattica. Zagabria, città allora non facile né da raggiungere né da lasciare per chi lì viveva, ma con idee alle quali le nostre erano assai vicine, per un insieme di fattori concomitanti divenne il centro mondiale di questo movimento e non solo

“L’opera è composta di lamiere di alluminio fresate e incollate. Lo spessore delle lamiere è di circa mezzo millimetro. Su ogni lamiera vengono riprodotti dei piccoli solchi circolari. Si genera una riflessione della luce a forma di cono. La sapienza dell’artista, sta nel comporre le varie lamiere in modo che la riflessione della luce di ogni singola lamiera sia in equilibrio con la riflessione della luce delle altre lamiere.”

Sopra: Getulio Alviani “Superficie a testura vibratile” Museo del Novecento di Milano A destra: Getulio Alviani “Disco”, 1965 Collezione privata, Milano

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dal punto di vista espositivo e ideologico, ma anche pratico.[…]”. Nel 1976 Alviani ha avuto la cattedra di pittura all’Accademia di Carrara, mentre dal 1981 al 1985 ha ristrutturato e diretto il Museo d’Arte Moderna di Ciudad Bolivar in Venezuela, da lui consacrato all’arte di ricerca ottico-costruttiva. L’opera di Getulio Alviani si qualifica al di là di una giusta impostazione di metodo per la varietà delle invenzioni e per un accorto impegno dei materiali, non passivamente affidati alle loro intrinseche possibilità evocative, bensì coordinati secondo una definita, lucidissima, idea creativa. Come abbiamo accennato prima, Alviani era impegnato nella ricerca di forme e strutture elementari la cui visualizzazione chiamasse direttamente in causa lo spettatore per stabilire con lui un rapporto diverso da quello proteso dalle arti di tipo tradizionale: lo spettatore si trasforma in fruitore, totalmente partecipante le metamorfosi spazio temporali luministiche dell’oggetto artistico proposto. In sintesi, possiamo dire che il suo lavoro va fatto risalire ai tempi del concretismo e a quelli del Bauhaus, ed è necessario capire le motivazioni delle proposte cinetiche mettendo a confronto le ricerche attuate, sviluppate su una linea così concepita, con la nostra cultura dominata dalla fenomenologia. Getulio Alviani non ha prestato il suo talento solo nella progettazione concreta, ma ha anche scritto molto nella sua vita, di lui, dei suoi colleghi, dell’arte e della progettaSopra: Getulio Alviani “Archetipo / testura vibratile”, 1964, disegno a china A sinistra: Getulio Alviani “testura vibratile positivonegativo”, disegno a china

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Lucio Fontana può essere apparso anche un po’ mistificatore per l’enfasi data al superamento dello spazio attraverso i suoi buchi, ma ebbe la genialità di dare un titolo come quello di “attese” alle sue opere più significative, i tagli; e questa fu alta filosofia: l’uomo senza l’attesa è nulla, se manca l’attesa non c’è vita, noi viviamo nell’attesa: è una constatazione che possiamo fare tutti. Le opere di queste ricerche sono eccezionali e stanno formando una storia nuova, appena incominciata, con tanto futuro. Getulio Alviani zione dedita alla vita quotidiana. In un suo testo molto interessante sull’Arte del fare, propone un perfetto collegamento tra progettazione industriale, politica e quotidianità umana, di cui riporto una piccola parte: “L’economia del disastro, che vuole solo una vorticosa circolazione di denaro per far arricchire gli Stati con ogni specie di tasse e infinite gabelle per proliferare, vuole errori, e questi pessimi ne sono i principali produttori. Prendiamo un esempio, il più dilagante in tutto il pianeta: le vetture, mezzi fatti per muoversi “auto-mobili”. Queste bagnarole di latta e stucco parcheggiate infestano ogni luogo (non adempiendo quindi alla loro funzione dinamica) ed occupano

mediamente 4/5 metri cubi (per non dire degli autobus, 100/120 metri cubi) sia quando sono cariche di persone, sia vuote, sia quando viaggiano che da ferme; se ferme intasano le vie e arterie e deturpano lo spazio, sono solo di impedimento. Sono invece la gioia degli ”ausiliari (che ipocritamente vuol dire ’aiutanti’) della sosta” che imperversano in ogni dove, felici solo di multare. Felici e orgogliosi sono i Comuni che con queste multe (dei veri furti legalizzati) si vantano di incassare miliardi. E la colpa di chi è? Dei pessimi progettisti di vetture (preoccupati di accontentare la committenza più stolta e vanitosa), dei progettisti di strade, infrastrutture, ecc. ecc, e di altri ingegneri. che

La Luce è Luce, il Movimento è Movimento. Non metafora della luce, non metafora del movimento.

invece di risolvere (ne sono incapaci) le problematiche vere, si associano ai politici e ai maneggioni degli affari (vedi semafori truccati) per impinguare se stessi e vessare gli altri. Tutto questo è ripugnante e dimostra tutta la stupidità e l’arroganza della classe trainante contemporanea. Oggi negli uomini, più che cercare di emergere risolvendo i problemi con intelligenza, è più forte il desiderio di mandare sempre più in basso i propri simili e sembra tutti ci riescano. Così si genera il degrado totale.” Non ho avuto il piacere di conoscerlo personalmente dal vivo, un grande peccato, perché menti così se ne incontrano poche. Bastano le poche, sentite, parole di Diora Fraglica, a farci comprendere quanto Getulio Alviani fosse immenso: “Anche se nella vita, la morte deve avvenire per tutti, è enormemente drammatico quando questo avviene a chi, come Alviani, ha costruito una struttura tra vita e lavoro esemplari. Doveva iniziare pienamente a goderselo, ma così non è stato. Avendogli vissuto a lungo accanto, mi lascia una infinità di continue presenze che lo fanno continuare a vivere. I migliori sono coloro il cui spirito rimane da guida per chi continua questo faticoso mestiere di vivere, ed Alviani continua a vivere. Così è per me che ho ricevuto da lui tanto, che mi resterà dentro e lo renderà sempre presente. Questo è il meglio del continuare a vivere”. s l

Getulio Alviani Collezione Milan Dobeš Museum Ph. Nino Lo Duca

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GIULIANA L’ INFORMALE FEMMINA DI GIULIANA MADDALENA FUSARI

ACQUA DI RIVO - WATER OF STREAM

2020, acrilici e guazzo su tela, 3 vere perle Dragone, 70x40 cm.


MADDALENA FUSARI Giuliana Maddalena Fusari

fusari.gmm@gmail.com

SOAVE - GENTLE

www.amaci.org

2020, acrilici e guazzo su tela, passamaneria sui bordi, 1 perla bianca e 1 perla rosa naturali, 70x40 cm.


biancoscuro

L’artista Chelita Zuckermann con l’opera “Pegasus oltre gli ostacoli“ 2020 scultura in alluminio specchiato 180x150x55 cm.

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Chelita Zuckermann Lo spirito e la spiritualità del Messico di

Daniela Malabaila

A

rchitetto e artista autodidatta, nata a Città del Messico, in Italia dal 2006: Chelita Zuckermann è la vincitrice per la scultura del Premio Copertina del BIANCOSCURO Art Contest 2020. A lei è infatti dedicata l’Over The Cover di questo numero, vinta con l’opera “Angelo della luce”, opera in alluminio che simboleggia quella “voce” che ognuno di noi ha dentro, che ci guida e ci protegge nelle vicissitudini della nostra esistenza. In un mondo povero di spiritualità, la ricerca dell’inspirazione nella luce e voce interiore che abbiamo dentro di noi rappresenta l’unico importante veicolo che ci guida nelle scelte di vita. L’alluminio è diventato suo materiale d’elezione, dal 2016 infatti Chelita realizza le sue opere trasformando i fogli di alluminio in sculture. Da subito questo svolta creativa ha ricevuto molti consensi, nel 2017 due sue opere vengono allocate in luoghi pubblici a Porto Rotondo e dal 2019 altre due sue sculture fanno parte delle collezioni del Museo Papalote di Città del Messico e del Museo Ebraico di Casale Monferrato. La prima è “Farfalla Monarca Papalotl”, un’opera che pren-

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de il suo nome dalla lingua degli Aztechi, per loro simbolo del sole e dell’anima. La farfalla è sempre stata in tutti tempi e per tutti i popoli simbolo della rinascita, della liberazione dal proprio corpo per l’ascesa al cielo e Papalotl rappresenta, nella sua veste metallica quel meraviglioso processo di finale trasformazione. Papalotl vuole essere anche un omaggio alla farfalla Monarca, amata dal popolo messicano al quale regala ogni anno lo spettacolo della sua straordinaria migrazione dal Canada in milioni di esemplari. Il suo corpo cavo e pieno di trasparenze simboleggia la leggerezza e la fragilità della farfalla, che si contrappone alla forza e resistenza dell’alluminio, che si piega al vento senza spezzarsi e si libera nel cielo, come dicevano gli Aztechi: “Come fosse un fiore volante”. Chelita ha creato anche un’altra opera legata alle credenze degli Aztechi: “Ape pipiyoli”, un’ape operaia che porta il polline con le sue zampe posteriori, realizzata in scala 100:1. Pipiyoli significa ape nella lingua degli Aztechi, i quali credevano che le anime si trasformassero in insetti. L’autrice ci racconta: “Ho scelto l’ape perché è l’emblema dell’eterna rinascita e del rinnovarsi della natura. La nostra vita e quel-

Sopra: Angelo della luce - 2020, scultura in alluminio specchiato e martellato, 40x50x55 cm. Sotto: Bambina con palloncino oltre il covid19 - 2020, scultura in alluminio specchiato e martellato, 85x55x26 cm.

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[A]

[B] [C ]

la dell’intero pianeta, dipendono dall’importanza delle api nell’ecosistema. L’ape è simbolo di temperanza, socievolezza, disciplina, giustizia, pace e ingegnosità. Rappresenta anche il coraggio, per la tenacia con cui difende il proprio alveare ed è esempio di un modello politico per la società degli uomini.”. Da queste poche parole possiamo comprendere quanto sia importante il suo lavoro artistico, mai fine a se stesso, ma sempre con un messaggio intrinseco. Il Museo Ebraico di Casale Monferrato ha inserito “Luce Miracolosa - Hanukkah” (realizzata in alluminio brillantato proprio per catturare e riflettere tutta la luce disponibile) nella sua collezione al numero 238 del Museo dei Lumi. È stata ispirata dal “Miracolo di Hanukkah”, quando miracolosamente, l’olio d’oliva puro disponibile, che sarebbe bastato per un solo giorno, è durato per tutti gli otto giorni previsti per i festeggiamenti. La leggerezza dell’alluminio permette alle sue sculture di muoversi al soffio del vento e grazie alle proprietà di riflessione della materia prima che usa, le sue sculture riflettono la luce naturale e artificiale e si mimetizzano nell’ambiente. Con le sue opere la Zuckermann vuole portare gioia e luce a chiunque le possieda. Ha dedicato un’opera anche alla pandemia che sta soffocando il mondo da ormai un anno: “Bambina con palloncino oltre il covid19”, una scultura che rappresenta la speranza (identificata [A] Farfalla Monarca - 2018, scultura in alluminio, 125x160x192 cm. Collezione Museo Papalote - Città del Messico [B] Ape Pipiyoli - 2019, scultura in alluminio specchiato, 70x155x190 cm.

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[C] Farfalla blu - 2020, scultura in alluminio specchiato, 66x92x94 cm.


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nella bambina) della vittoria sul virus nel mondo (la libertà del palloncino). “Questa bambina con il suo palloncino è un messaggio di speranza, la visione gioiosa e incantata che hanno i bambini della vita”, ci spiega Chelita. Anche altre due sue opere, “Farfalla blu” e “Pegasus oltre gli ostacoli” parlano di rinascita e libertà spirituale. In “Farfalla blu” ritroviamo il simbolo della liberazione del corpo fisico e l’ascesa al cielo (“La nostra anima è fragile come una farfalla”); mentre “Pegasus” è un cavallo alato selvaggio e libero che supera gli ostacoli della vita. Così ci racconta Zuckermann: “La vi-

talità e la forza del cavallo, unite alla capacità di volare e quindi di liberarsi dal peso della gravità fanno di Pegasus un simbolo della vita spirituale e della libertà che si eleva indomabile, incurante, di qualsiasi ostacolo terreno”. Oltre al prestigioso traguardo raggiunto al BAC 2020, Chelita Zuckermann ha vinto quattro primi premi di scultura, nel 2019 il Premio Arte Laguna di Venezia nella Categoria Business for Art e due premi a Palm Springs, negli Stati Uniti d’America. Siamo sicuri che questo è solo l’inizio della sua carriera, che si prospetta ricca di successo e di luce, questa volta non riflessa, ma propria. s l

INFO www.chelita.it

@chelita_zuckermann

riojaschelita@yahoo.com.mx

Chelita Zuckermann

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Sopra: Luce miracolosa - Hannukkah 2019, alluminio brillantato, 110x 65x15 cm. Collezione del Museo dei Lumi Museo Ebraico - Casale Monferrato (AL) Sotto: l’artista Chelita Zuckermann con l’opera “Libertà“, 2020, scultura in alluminio specchiato e martellato, 150x32x140 cm.

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L’Ottocento e il mito di Correggio I retroscena della musealizzazione di Mario

Gambatesa

L

o scorso 3 ottobre La nuova Pilotta di Parma ha inaugurato la mostra “L’Ottocento e il mito di Correggio”. Antonio Allegri, meglio noto come Correggio, fu un pittore del Cinquecento annoverato fra i grandi maestri del suo tempo, attivo fra Parma, Roma e Mantova. Correggio, fu uno degli esponenti più delicati del Rinascimento,

introdusse luce e colore nella sua pittura perché facessero da contrappeso alle forme, sviluppando così nuovi effetti di chiaroscuro, che influenzeranno di lì a poco, il barocco di Giovanni Lanfranco e Baciccio e il neoclassicismo di Mengs. All’interno della mostra dedicatagli dalla Pilotta, Correggio sarà al centro di una lettura del contesto artistico dell’epoca, dove verrà spiegato il perché della rimozione delle opere dai loro luoghi di appartenenza e la loro nuova sistemazione, ad altezza uomo, A sinistra: Giovan Battista Callegari, Carlo Raimondi, Paolo Toschi Vergine Assunta in gloria e Apostoli (copia da Antonio Allegri detto il Correggio, particolare della cupola del Duomo di Parma) 1840, acquarello su carta Parma, Accademia di Belle Arti

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per favorire una maggiore fruibilità. Per comprendere al meglio questo stravolgimento culturale, è stato creato un percorso museale che vuole essere una soluzione ad un problema di allestimento che va avanti da molto tempo e con cui si sono confrontati tutti i direttori dell’ex Galleria Nazionale. La mostra, (in attesa del nuovo DPCM che garantisca la riapertura dei musei), sarà aperta al pubblico fino al prossimo 3 ottobre 2021 ed è innanzitutto un omaggio a due figure fondamentali della storia parmense: Maria Luigia Sotto: Giovan Battista Callegari, Carlo Raimondi, Paolo Toschi Secondo gruppo di Apostoli (copia da Antonio Allegri detto il Correggio, particolare della cupola del Duomo di Parma) 1840, acquarello su carta Parma, Accademia di Belle Arti

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Sopra: Carlo Raimondi - Paolo Toschi 1845, acquarello su carta Parma, Accademia di Belle Arti A destra: Giuseppe Molteni - Fanciulla che addita a un vecchio l’erma di Maria Luigia 1831, olio su tela Parma, Accademia di Belle Arti, donato dall’autore a Maria Luigia nel novembre 1831

d’Asburgo Duchessa di Parma, e l’incisore Paolo Toschi. La Rocchetta, teatro di questa “mostra permanente”, è uno spazio importantissimo dal punto di vista storico, ma di difficile musealizzazione. Al suo interno, vi si trovano le Pale del Correggio in un allestimento ottocentesco storicizzato e quindi inamovibile. Dopo il 1815 il Palazzo della Pilotta, rappresentò il luogo adatto per accogliere il patrimonio artistico che doveva essere ricomposto e valorizzato, per tale motivo si rese necessario effettuare un rilievo delle sale, affidato agli architetti Nicolò Bettoli e Paolo Toschi. Sarà in seguito proprio Toschi ad unire il grande maestro ai capolavori ottocenteschi, fortemente

L’OTTOCENTO E IL MITO DI CORREGGIO

03 ottobre 2020 - 03 ottobre 2021 (Verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) La nuova Pilotta, Parma INFO T. +39 0521 220400 Da martedì a sabato 08.30 - 19.00 Domenica e festivi 13.00 - 19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.complessopilotta.it

Maria Cavaggioni maria.cavaggioni@gmail.com Maria Cavaggioni

BIANCOSCURO

maria.cavaggioni

RIVISTA Mater d’ARTE - 2017, olio su tela dipinta con le dita, 60x90 cm. Ordina la versione cartacea o PDF su https://artshop.biancoscuro.it Uffici stampa, gallerie ecc. possono chiedere il PDF gratuito a info@biancoscuro.it

sostenuto dalla Duchessa Maria Luigia, di ascendenza ancora imperiale, aperta però al nascente gusto romantico per i soggetti storici e per la natura. Toschi ottenne che le opere del Correggio, diventassero strumento di esercizio per gli allievi dell’Accademia, vennero quindi poste su strutture mobili ed orientabili per favorirne l’illuminazione da ogni punto di vista. Toschi aveva diffuso l’opera di Correggio in tutta Europa, contribuendo alla fama del maestro e della città. Un percorso espositivo interessante, che sottolinea l’idea che il ri-allestimento di un museo non è mai un fattore definitivo e fine a se stesso, ma un luogo dil namico e sperimentale. s


GIOVANNI SCAGNOLI

La riscoperta di un capolavoro Il Polittico Griffoni a Bologna di

Flavio Ennante

P Giovanni Scagnoli “Change phase”, 2020 Tecnica mista, luce led, acciaio inox e legno Installazione su parete 60x60x7 cm.

Docente presso l’Accademia di Belle Arti di Macerata. Il 3 novembre 2019 riceve un riconoscimento dal Governo del Grenada per il miglior artista del padiglione alla 58° Biennale d’arte di Venezia. Tra le più recenti esposizioni di rilievo nazionale ed internazionale a cui Scagnoli ha preso parte si ricordano: 58° Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia, Padiglione Nazionale del Grenada, Palazzo Albrizzi Capello, 2019; Aeterna. Esposizione Triennale di Arti Visive, Complesso Monumentale del Vittoriano – Ala Brasini, Roma 2017; “Grazie Italia”, con il contributo della 57° Esposizione Internazionale d’Arte la Biennale di Venezia, Padiglione Guatemala (Palazzo Albrizzi Capello, Venezia, 2017); Premio The Best Modern, Berlino, 2017; “L’Italia degli artisti”, Museo Fondazione Venanzo Crocetti, Roma, 2016; “Celebrazione dell’Estetica Paradisiaca”, Sala Stampa della Camera dei Deputati di Montecitorio, Roma 2016. 2° Biennale Castello visconteo di Pagazzano, 2017; “Men, Only Men, Simply Me”, Galleria dell’Accademia di Belle Arti di Macerata, 2019. Matera, Casa Cava, 2020. Parteciperà all’Esposizione Triennale di Arti Visive a Roma, Galleria del Cembalo, Palazzo Borghese.

rorogata fino al 15 febbraio 2021, a Palazzo Fava di Bologna, la mostra dedicata al Polittico Griffoni di Francesco del Cossa ed Ercole de’ Roberti, uno dei massimi capolavori del Rinascimento italiano, una maestosa pala d’altare realizzata tra il 1470 e il 1472. Eccezionale questo evento perchè per la prima volta si hanno tutti i pannelli conosciuti dell’opera, dopo oltre cinquecento anni dalla sua realizzazione e 300 dalla sua dispersione, e proprio nella città per la quale fu creata l’opera. Si possono vedere sia le tavole originali che la ricostruzione del Polittico, così come doveva apparire ai bolognesi di fine ‘400, grazie alle tecnologie digitali di Factum Foundation. “Si tratta di un evento eccezionale per la storia dell’arte, frutto di uno sforzo organizzativo straordinario”, dice Fabio Roversi-Monaco, Presidente di Genus Bononiae. Musei nella città. La proroga è frutto della disponibilità dei Musei proprietari delle singole tavole: National Gallery di Londra, Pinacoteca di Brera di Milano, Louvre di Parigi, National Gallery of Art di Washington, Collezione Cagnola di Gazzada, Musei Vaticani,

Ricostruzione del Polittico Griffoni di Francesco del Cossa e Ercole de’ Roberti (da Cecilia Cavalca, La pala d’altare a Bologna nel Rinascimento. Opere, artisti e città. 1450-1500, Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale 2013, p. 266. Per gentile concessione di Cecilia Cavalca e di Silvana Editoriale Spa)

Pinacoteca Nazionale di Ferrara, Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam, Collezione Vittorio Cini di Vel nezia. Un’esposizione da non perdere. s

Un’immagine dell’allestimento della Sala Enea

www.giovanniscagnoli.it scagnoliarte@libero.it

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biancoscuro

La digitalizzazione dell’Archivio Bartolini

Novità alla Galleria dell’Accademia di Firenze

L

a Galleria dell’Accademia di Firenze ha approfittato delle obbligate chiusure al pubblico per rendere il museo più funzionale e accogliente. Dopo la Sala del Colosso, è la volta della Gipsoteca che necessita sia di importanti interventi di ordine strutturale che legati all’impianto di climatizzazione. Contemporaneamente, la Galleria dell’Accademia di Firenze ha iniziato la digitalizzazione dell’Archivio storico Lorenzo Bartolini, altro importante tassello del patrimonio del museo. Suddiviso in nove serie, l’archivio contiene carteggi personali e di lavoro, corrispondenza relativa alla committenza delle opere, minute, documentazione di natura legale e contabile, taccuini con disegni, e materiale a stampa. L’arco temporale delle carte va dal 1810 al 1850, anno della morte dello scultore. La documentazione successiva, datata

fino al 1935, ripercorre vicende legate alle questioni ereditarie. L’Archivio comprende circa 12.800 carte manoscritte, si compone inoltre di circa 870 pagine di materiale a stampa, per lo più ottocentesco, comprendente libri, opuscoli e articoli di giornale. La scansione ottica dei documenti dell’archivio Bartolini prevede circa sei mesi di lavoro. La crisi sanitaria e la conseguente chiusura dei Musei e dei luoghi della cultura, secondo anche le intenzioni del Mibact, ha reso quanto mai attuale il tema della consultazione degli archivi da remoto e quindi della l loro necessaria digitalizzazione. s In alto: Galleria dell’Accademia di Firenze Disallestimento Gipsoteca A destra: Galleria dell’Accademia di Firenze Spolveratura

MARCO FIASCHI fiaschi_m

BIANCOSCURO RIVISTA d’ARTE

ENTROPY - 2020, tecnica mista con cemento, gres, legno di noce ed ossidi, 40x33x15 cm.

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Alessandro Cinardo

Forma 3 - 2017, olio su cartone telato, 50x35 cm.

Lei assopita - 2004, olio su tela, 70x60 cm.

Cinardo Alessandro Artista

alessandrocinardo

alessandro.cinardo@gmail.com - www.alessandrocinardo.com


SALVATORE ALESSI

La bellezza svelata

Inedito dalla Collezione Luzzetti di

Ettore Tiretto

Meritò dunque Sandro, gran lode in tutte le pitture che fece, nelle quali volle mettere diligenza e farle con amore.

Giorgio Vasari

F Sandro Botticelli Madonna con Bambino, San Giovannino e l’arcangelo Gabriele Tondo Luzzetti, 1485-1490 circa, tempera su tavola Firenze, Collezione Luzzetti

LA BELLEZZA SVELATA

Un tondo inedito di Botticelli dalla Collezione Luzzetti 23 ottobre 2020 - 21 marzo 2021

(Verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Polo culturale Le Clarisse, Grosseto INFO T. +39 0564 488066 collezioneluzzetti@gmail.com Da martedì a venerdì 10.00/13.00 - 16.00/19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.clarissegrosseto.it

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ino al 21 marzo prossimo abbiamo la possibilità di ammirare un pezzo particolarmente interessante di Botticelli, mai esposto al pubblico in quanto facente parte di una collezione privata, quella di Gianfranco Luzzetti, che lo ha acquistato nel 1985 da Christie’s, a Londra. Il Polo Culturale Le Clarisse, a Grosseto, è la location scelta per esporre il tondo di Sandro Botticelli con la “Madonna, Gesù bambino, San Giovannino e un angelo”, sotto la cura di Giovanni Gazzaneo e Mauro Papa, la mostra “La bellezza svelata. Un tondo inedito di Botticelli dalla Collezione Luzzetti” presenta le evidenti affinità tra questo ed il tondo con la “Madonna con Bambino, san Giovanni Battista bambino, san Michele Arcangelo e san Gabriele Arcangelo” conservato a Palazzo Pitti a Firenze. I due tondi sono identici nella composizione, a eccezione della figura dell’arcangelo Michele. Fortunatamente la Collezione non rimarrà più chiusa nel privato, ma ogni anno ne verrà svelato un pezzo, in maniera da rendere fruibile a tutti la Collezione del Museo Luzzetti, allestito per l’appunto nel complesso delle Clarisse, con opere riguardanti l’arte fiorentina del Seicento riferibili a Giovanni Martinelli, Jacopo Vignali, Francesco Curradi, Giovan Battista Vanni, Matteo Bonechi e Pietro Tacca, anticipate cronologicamente da lavori attribuiti al Passignano, Santi l di Tito e Cigoli. s

C’è tempo... 2020, tecnica mista su carta 16x22,5 cm.

Salvatore Alessi nasce a Mazzarino, dove oggi vive e lavora, dopo il Liceo artistico e la Laurea in Architettura a “La Sapienza” di Roma. La sua attività artistica, parallela a quella di architetto, è rivolta alla ricerca espressiva del segno grafico e del colore. Ha partecipato a numerose mostre, in Italia ed all’estero, ottenendo diversi riconoscimenti. Le sue opere pittoriche, nelle loro diverse fasi e manifestazioni, hanno come riferimento artistico l’espressionismo astratto e l’informale. Esse sono espressioni dell’inconscio che affiorano sulla superficie attraverso il filtro della ragione. Un processo osmotico in cui si istituisce una intensa corrispondenza tra sotterraneo e superficiale, tra dentro e fuori, tra microcosmo e macrocosmo. Le onde di colore ed i segni grafici, nel loro fondersi, spiegano e dispiegano ciò che è nascosto, lo rischiarano e creano zone di luminosità, spiragli di vita. Le sue opere sono diagrammi vitali che evidenziano i processi segreti dell’io.

La bella stagione 2020, tecnica mista su carta, 15x21 cm.

arcalessi@alice.it


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Il Novecento a Pistoia La permanente della Fondazione a Palazzo de’ Rossi di

Lucia Garnero

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on inaugurazione il 19 settembre e apertura al pubblico prevista fino al 22 agosto 2021, nella sede di Palazzo de’ Rossi della Fondazione Pistoia Musei, “Sguardi sull’arte dal secondo

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dopoguerra”, a cura di Alessandra Acocella, Annamaria Iacuzzi, Caterina Toschi, è il secondo capitolo di PISTOIA NOVECENTO, progetto dedicato alla permanente di Fondazione Pistoia Musei con opere delle collezioni di Fondazione Caript e

Intesa Sanpaolo. Il progetto è stato ideato con l’obiettivo di narrare la vivacità del clima artistico pistoiese del secolo scorso nel più ampio contesto della cultura nazionale ed internazionale. La prima parte del progetto, conclusa ad agosto, ha

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raccontato la prima metà del Novecento. Il secondo capitolo intende offrire un’immagine d’insieme della seconda metà del secolo, accostando, alle opere della Fondazione, alcuni lavori di artisti non locali ma che con la città hanno intrattenuto rapporti di scambio e dialogo, oltre ad alcuni importanti prestiti da collezioni pubbliche e private. Il percorso espositivo si snoda lungo un’ampia selezione di documenti (fotografie, lettere, manifesti, video), tali da portare alla luce eccellenze intellettuali della provincia, spesso trascuraA sinistra: Archizoom Associati Superonda, divano, Poltronova Ph.Dario Bartolini Showroom Poltronova, 1967 Courtesy Centro Studi Poltronova Archive

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Sopra: Mario Nigro - Spazio totale, 1955 Collezione Fondazione Caript

Sotto: Gianni Ruffi - Giallo verde rosso, 1968 Collezione Fondazione Caript

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PISTOIA NOVECENTO.

Sguardi sull’arte dal secondo dopoguerra 19 settembre 2020 – 22 agosto 2021 (Verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Palazzo de’ Rossi, Pistoia INFO T. +39 0573 974267 derossi@fondazionepistoiamusei.it Tutti i giorni 10.00 - 18.00 mercoledì chiuso Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.fondazionepistoiamusei.it

te. Esemplare la realizzazione di pannelli esplicativi che, in ogni sala, riassumono il tema artistico scelto, sottolineandone la rilevanza tanto sul territorio quanto su scala globale. Nelle macro aree tematiche individuate dai curatori - Realismo e figurazione; Astratto, materico, programmato; Oggetto e immagine; Natura e artificio; Segno, gesto, ambiente - si possono rintracciare il design radicale degli Archizoom, i collage di Remo Gordigiani, i talenti astrattisti di Fernando Melani, Mario Nigro, Gualtiero Nativi, lo sperimentalismo quasi metafisico di Gianfranco Chiavacci, la rielaborazione della Pop Art in chiave nostrana di Roberto Barni, Gianni Ruffi e di altri artisti che, come Jorio Vivarelli, rimangono con le loro opere indissolubilmente legati al territorio pistoiese, che è per loro trampolino di lancio nel mondo. Sguardi sull’arte dal secondo dopoguerra suscita un rinnovato interesse per il patrimonio di Pistoia, eccezionalmente arricchitosi, nel corso del secolo scorso, grazie ad importanti occasioni di confronto artistico e scambio l culturale .s

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Sopra: Remo Gordigiani Collage n.1 È meglio - 1964-1967 Fondazione Caript

Sotto: Gianfranco Chiavacci Opera numero 0043 - 1966 Collezione Fondazione Caript

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LUIGI SETTEMBRINI www.settembrini.org

info@settembrini.org

luigisettembrini.artist

Solem orientem - 2020, polimaterico su tela di juta, 100x100 cm.

Solem occidentem - 2020, polimaterico su tela di juta, 61x50 cm.


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Immersive Art Experience: Van Gogh L’arte immersiva del new media artist Stefano Fake di

Rebecca Maniti

U

Una vista del Corridoio Emozionale alla EmotionHall

n progetto innovativo inaugura EmotionHall a Villesse (Gorizia), una nuova arena immersiva permanente, la prima in Italia, dedicata alla cultura in ogni sua espressione, con Nicola Bustreo come Direttore Artistico. La mostra “Van Gogh. Il sogno” inizia nel Corridoio Emozionale, lungo cui scorrono e si animano alcune delle opere più iconiche del Maestro olandese, prosegue poi nella Sala Didattica in cui farsi emozionare dal tetto cinetico. A seguire, la Sala Immersiva, dove lasciarsi coinvolgere dalle immagini selezionate e animate da Fake, accompagnate dalla voce di Maurizio Lombardi che interpreta le parole scritte dal pittore nelle sue lettere al fratello Theo, e da una colonna sonora appositamente studiata. L’esperienza termina nella Mirror Room, dove, grazie a un gioco di specchi, l’immersione è ancora più totalizzante, come se il visitatore fosse al centro di un l caleidoscopio. s

Lamberto Correggiari

“L’arte brucia” - 1995, installazione e performance, carta e cera, 300x250 cm. ArteFiera Bologna 1996 - Musica originale di David Ryder


DAVIDE SERTORELLI

Efisia - 2020, legno di cedro, 35x20x20 cm.

Satiro danzante - 2020, scultura dal pieno legno di betulla, 40x20x20 cm.

sertorellidavide@gmail.com

Davide Sertorelli


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La Puglia e il Novecento Al via un nuovo spazio espositivo di Mario

Gambatesa

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al 7 febbraio, la città di Lecce, ospiterà un nuovo spazio espositivo per l’arte contemporanea, l’inaugurazione terrà conto delle prossime ordinanze ministeriali. Filippo de Pisis, Arturo Martini, Enrico Prampolini, Josef Albers, Alberto Magnelli, Luigi Veronesi, Fausto Melotti, Alberto Burri, Piero Dorazio, Renato Birolli, Tancredi Parmeggiani, Emilio Scanavino, Pietro Consagra, Kengiro Azuma, Dadamaino, Agostino Bonalumi, Angelo Savelli, Mario Schifano, sono solo alcuni dei nomi che compongono la prestigiosa Collezione Biscozzi-Rimbaud. Sono circa duecento le opere acquisite e custodite, molte

delle quali autentici capolavori, raccolte nell’arco di una vita da Luigi Biscozzi che iniziò a collezionare opere d’arte dal 1969, e da sua moglie Dominique Rimbaud che conobbe a Parigi e

con la quale condividerà per oltre quarant’anni la passione per l’arte. Biscozzi vive e assorbe l’atmosfera della Milano degli anni Sessanta: il bar Jamaica a Brera con i fotografi Mulas, Dondero, Alfa Castaldi, ma anche con giornalisti, scrittori e critici d’arte. Con la moglie, viaggia per le diverse Biennali e mostre internazionali, interessandosi al dibattito tra realismo, figurazione, informale e astrazione. Da tempo i coniugi sognavano di trasferire a Lecce la loro collezione, attuando quello che definivano “un dono d’amore per la città”; una città con cui Biscozzi sentiva di avere un debito di riconoscenza in termini di bellezza e formazione. A geSopra: Collezione Biscozzi Rimbaud - Bonalumi, Dadamaino, Dadamaino, Morellet A sinistra: Collezione Biscozzi Rimbaud - Matino, Schifano, Zorio, Verdirame, Esposito

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stire la collezione, da ospitarsi in un palazzo seicentesco in pieno centro storico cittadino, tra esuberanti decorazioni barocche e ardimentose volute, sarà la Fondazione intitolata ai coniugi che, oltre al museo, impianterà una biblioteca specializzata e s’impegnerà nella didattica, nell’attività editoriale e nella promozione di mostre d’arte contemporanea. L’edificio, attualmente in restauro, è collocato in Piazzetta Giovanni Baglivi, a pochi passi dalla Chiesa delle Alcantarine, tra le più belle ma anche meno note del barocco leccese. Negli anni la collezione, che documenta una parte importante dell’arte italiana e internazionale del Novecento, si è arricchita di numerose opere di straordinaria bellezza tra dipinti, sculture e grafiche. Il per-

corso della collezione, prevede un itinerario cronologico e per tipologie stilistico-formali di circa settanta opere: dalle origini del contemporaneo alla sezione sull’informale in Italia e in Europa, per passare poi al filone astratto-geometrico a quello cinetico-programmato e alla pittura analitica. Inoltre, una parte degli spazi al piano terra sarà destinata a mostre temporanee: si partirà con una personale sull’artista calabrese Angelo Savelli (1911-1995), noto anche come “il maestro del bianco”, che nel tempo ha occupato un posto di rilievo nell’arte del dopoguerra. Questo spazio espositivo, sarà un dono offerto ad un grande territorio come la Puglia, una terra viva, dinamica e in continua crescita, sempre più orientata all’arte l contemporanea.s

Carlo Maria Giudici Maestro di corrente astratto impressionista info@carlomariagiudici.it Carlo Maria Giudici carlomariagiudici www.carlomariagiudici.it Studio e dimora d’Artista a Lecco

BIANCOSCURO

Carlo Maria Giudici - Milano zona Garibaldi - 2018, acrilico su tela, 70x50 cm. L’opera sarà esposta dal 11 al 20 giugno 2021 presso Ordina la versione cartacea PDF suVisive https://artshop.biancoscuro.it Esposizione Triennale dio Arti - Palazzo Velli Expò, Piazza S. Egidio n° 9-10 Roma

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Collezione Biscozzi Rimbaud - Ettore Colla Cerchio magico, 1958 Sotto: due viste della mostra “Angelo Savelli. L’artista del bianco” alla Fondazione Biscozzi Rimbaud


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Giuseppe Niccoli La Storia dell’Arte a Parma di

Flavio Ennante

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ella speranza che possa diventare presto aperta al pubblico secondo le normative in materia di emergenza sanitaria, raccontiamo la mostra allestita ad APE Parma Museo, il nuovo centro culturale e museale della Fondazione Monteparma: “Attraverso le Avanguardie. Giuseppe Niccoli / visione e coraggio di una Galleria”, organizzata da Fondazione Monteparma, sotto la cura di Roberto e Marco Niccoli, figli del fondatore dell’omonima Galleria con sede a Parma, e oggi alla guida della stessa. Il titolo dell’esposizione si rifà alla collana “Attraverso le avanguardie”, cardine dell’intensa attività editoriale portata avanti dalla Galleria Niccoli, che ha dato vita a cataloghi e volumi divenuti veri e propri manuali di storia dell’arte. Ricordiamo infatti che Giuseppe Niccoli era un agente editoriale della Rizzoli, e proprio a Parma aprì una libreria specializzata in volumi d’arte. La libreria si è trasformata definitivamente in galleria d’arte nel 1980, il resto è storia. In rappresentanza delle correnti artistiche che Niccoli ha seguito, esposto e sostenuto nel corso degli ultimi 50 anni, troveremo in esposizione opere di artisti come Afro, Agostino Bonalumi, Alberto

Alberto Biasi, Triangolo equilatero,1965 - Giuseppe Teofilo, Senza titolo (natura), 2012 - Riccardo De Marchi, Senza titolo, 2004-2005 Museo APE. Ph. Matteo Mezzadri Studio Phorma

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Ettore Colla - Spiralide, 1962 Michelangelo Pistoletto Venere con la pipa, 1973

Salvatore Scarpitta, Racing Car, 1990 - Salvatore Scarpitta, Senza titolo (Croce di Sant'Andrea), 1959 - Salvatore Scarpitta, Dimensione, 1958 Museo APE. Ph. Matteo Mezzadri Studio Phorma

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THROUGH THE AVANT-GARDE Giuseppe Niccoli / vision and courage of a Gallery APE Parma Museum, Parma September 19, 2020 - February 21, 2021

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inally, on September 19, after all the necessary deferrals due to the general health situation, APE Parma Museum is given a green light to open the inedited exhibition “Through the Avantgarde. Giuseppe Niccoli / vision and courage of a Gallery”, organised by Fondazione Monteparma, with the precious collaboration of Roberto and Marco Niccoli, sons of the founder of the famous and namesake Gallery in Parma, which they today manage. The prorogation of the exhibition until February 21, 2021 will allow, furthermore, to organise a vast program of collateral, in — depth analysis events reserved to small groups. Within the artistic program of its new cultural and museum centre inaugurated in 2018, the Foundation has chosen to remember the figure of Giuseppe Niccoli — with his extraordinary activity of discovery and valorisation of talents and of the history of the Gallery founded in the 70’s. For his original work, he constitutes an unicum and he was able to establish himself internationally. The exhibition, curated by Roberto and Marco Niccoli, presents works of international artists such as Afro, Agostino Bonalumi, Alberto Burri, Enrico Castellani, Alik Cavaliere, Ettore Colla, Piero Dorazio, Lucio Fontana, Conrad Marca-Relli, Fausto Melotti, Angelo Savelli, Salvatore Scarpitta, Mario Schifano and many others representing the artistic currents that Niccoli Gallery has followed, exhibited and supported in the course of the past 50 years - anticipating, in many cases, market tendencies and, furthermore, focusing on the importance of activities such as the classification and discovery of forgotten artists and movements. In particular, a special place in the exhibition is reserved for famous artist Conrad Marca-Relli, who moved to Parma in 1997 - the same year in which his archive was constituted at the Gallery. The title of the exhibition resonates the important book series Through the avant - garde, a pivotal point of the intense editorial activity brought forward by Niccoli Gallery and which has given life to catalogues and volumes that have become veritable history of art manuals and to which a large section is reserved in the exhibition. After all, Giuseppe Niccoli comes from the world of publishing - as an editor at Rizzoli, he opened four sale points in Trieste, Florence, Pescara and Parma, choosing subsequently the latter. After moving to Parma, he opened a bookshop that specialised in art books and which progressively became also an exhibiting space until, in 1980, it was completely transformed into art gallery.

Burri, Enrico Castellani, Alik Cavaliere, Ettore Colla, Piero Dorazio, Lucio Fontana, Conrad Marca-Relli, Fausto Melotti, Angelo Savelli, Salvatore Scarpitta e Mario Schifano. É davvero una buona occasione per ammirare un corpus di opere davvero molto interessante, oltre che spunto per studiare la visione dell’arte di Giuseppe prima e di Roberto e Marco Niccoli poi. L’esposizione è già allestita in ampi spazi che ne consentono la fruizione nel pieno rispetto delle distanze interpersonali di sicurezza, sotto l’attenta supervisione del personale, nella speranza di poterla presto l ammirare dal vivo . s

Giancarlo Deluca - Lachi Lea lachilea12@gmail.com

ATTRAVERSO LE AVANGUARDIE

Giuseppe Niccoli / visione e coraggio di una Galleria 19 settembre 2020 – 21 febbraio 2021

(Verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) APE Parma Museo, Parma INFO T. +39 0521 2034 Da martedì a domenica 10.30 - 17.30 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.apeparmamuseo.it

L’uomo - 1990, pietra bianca, 30x20,5x18 cm.

53 Autore inserito in “Atlante dell’Arte contemporanea DeAgostini”


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Juan Navarro Baldeweg Solo show a Brescia di Rebecca Maniti

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on appena si potrà di nuovo varcare la soglia dei musei, non si dovrà mancare all’appuntamento con una grande retrospettiva dedicata a Juan Navarro Baldeweg, uno degli architetti più originali del panorama contemporaneo internazionale, in scena al Museo di Santa Giulia a Brescia, fino al 5 aprile prossimo. Nato a Santander nel 1939, a partire dalla metà degli anni ‘70 Baldeweg ha realizzato oggetti, sculture, opere d’arte, motivato dalla volontà di lavorare con le variabili fisiche della luce, della gravità e del corpo. Questa attività si è sviluppata parallelamente a quella di architetto, in maniera continua nel tempo. La mostra è curata da Pierre-Alain Croset, organizzata dal Comune di Brescia e dalla Fondazione Brescia Musei, diretta da Stefano Karadjov,

col patrocinio dell’Ambasciata di Spagna a Roma e dell’Ordine degli architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Brescia. All’interno del Museo di Santa Giulia sono interessate dalla mostra le zone del Coro delle Monache, la Basilica di San Salvatore e la sottostante Cripta. Lungo il percorso espositivo possiamo ammirare una serie di modelli e disegni dei progetti più importanti, grandi tele e sculture che ripercorreranno la poliedrica carriera di Baldeweg e che consentono di cogliere le interazioni e le connessioni tra le varie arti da lui sapientemente plasmate. Come infatti dichiara il curatore della mostra Pierre-Alain Croset:“In un’epoca che premia sempre di più la specializzazione, è diventato sempre più raro incontrare architetti che fondano il loro lavoro su una pratica artistica a tutto campo, come avveniva nel Rinascimento, e come solo pochis-

Juan Navarro Baldeweg, Escalera, 1973-1999, scultura parte de La Mesa © Juan Navarro Baldeweg

Dall’alto verso il basso: Juan Navarro Baldeweg La columna y el peso 1973 © Juan Navarro Baldeweg Juan Navarro Baldeweg Cinco unidades de luz- cinco habitaciones 1973 © Juan Navarro Baldeweg Centro de investigación y museo de Altamira, 1994-2001 © Navarro Baldeweg Asociados © Juan Navarro Baldeweg

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simi architetti hanno saputo fare in epoca contemporanea.” Osservando il suo lavoro, possiamo infatti notare come i temi si intrecciano egualmente negli spazi costruiti, nelle sculture e JUAN NAVARRO BALDEWEG

Architettura, Pittura, Scultura. In un campo di energia e processo 18 settembre 2020 – 5 aprile 2021

nei grandi quadri. Appare forte il desiderio di ridurre la complessa realtà in fenomeni essenziali e di rendere visibile l’invisibile. La rassegna dedicata a Baldeweg rientra nel programma delle celebrazioni per il ritorno della grande statua in bronzo, simbolo della città di Brescia, la Vittoria Alata, che, dopo un attento

restauro presso l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, è tornata ed è stata collocata nella cella orientale del Capitolium, all’interno del parco archeologico più grande del Nord Italia, in un allestimento museale curato proprio dall’architetto spagnolo Juan Navarro Baldeweg, in un perfetto coinl volgimento del tutto. s

(Verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Museo di Santa Giulia, Brescia INFO T. +39 030 2977833 santagiulia@bresciamusei.com Da martedì a venerdì 09.00 - 17.00 Sabato, domenica e festivi 9.00 - 18.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.vittorialatabrescia.it

Juan Navarro Baldeweg, La Ventana, 2015 © Juan Navarro Baldeweg

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Silvia Enriconi SilviaGocce

info@silviaenriconi.it

goccedicolorearte

Il Piedistallo - serie Nuove CittĂ - acrilico su tela 30 x 30 anno 2020

La Fontana - Serie Nuove CittĂ acrilico su tela 30 x 30 anno 2020

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biancoscuro

Lodola agli Uffizi Illumina con il suo presepe POP di

Flavio Ennante

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on questo presepe POP e coloratissimo, gli Uffizi chiusi per la pandemia salutano dalle finestre i passanti. Ma soprattutto strizzano l’occhio ai presepi nei dipinti del Rinascimento, gremiti di celebrità del tempo, ai personaggi veri ritratti nelle figure sacre di tanti quadri famosi, quadri che saranno ad aspettare i visitatori quando riapriremo. Per questo l’installazione di Marco Lodola vale anche come un messaggio di speranza, durante la chiusura dei musei e di tante istituzioni culturali”. Con queste parole il Direttore Eike Schmidt ha presentato lo scorso dicembre l’installazione e l’accensione dell’opera “Natività. Prese-

pe luminoso” di Lodola. Dalle vetrate del Verone al primo piano del museo, dal Ponte Vecchio e dal piazzale degli Uffizi si potranno ammirare le figure retroilluminate: Giuseppe è Lucio Dalla, Maria è Gigliola Cinquetti, tra i vari personaggi che compongono il presepe ci sono Pavarotti, Rino Gaetano, Renzo Arbore e Freddie Mercury, ma anche David Bowie, Louis Armstrong, Mina, Rita Pavone e Caterina Caselli, mentre una stella simboleggia Gesù bambino. Il sindaco di Firenze, Dario Nardella aveva così commentato: “I musei sono forzatamente chiusi ma si può sbirciare dalle loro finestre: dai lungarni e da Ponte Vecchio

potremo ammirare fino al nuovo anno questo originale presepe dedicato alla musica, in attesa di poter di nuovo finalmente fruire della l cultura dal vivo”. s

Francesco Casolari casolari.francesco@gmail.com frengo_casolari www.francescocasolari.com

Barcellona 3000 - 2020, acquaforte, 80x80 cm.


Luigi Mapelli - MAPO

L.Mapelli “Mapo� - Mutazione - olio su tela, 60x80 cm.

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Andrea Felice Rinviata la mostra personale di

Ettore Tiretto

O

rmai è quasi una costante il rinvio degli eventi culturali a “data da destinarsi”. Purtroppo anche per la mostra “Andrea Felice. Felicity la Città Ideale”, a cura di Fortunato D’Amico, la sorte non è stata diversa. Inizialmente programmata dal 31 ottobre al 14 novembre al Castello Sforzesco di Vigevano, la rassegna proporrà un viaggio nell’immaginario del paesaggio contemporaneo, in una dimensione animata e in continua evoluzione, determinata dal procedere degli eventi. L’autore, Andrea Felice, è un artista poliedrico, crea come pittore, video maker, designer, architetto, scenografo: i diversi media al suo servizio per offrire al pubblico i suoi paesaggi visionari, dall’aspetto curioso e divertente sicuramente, ma nei quali si riconoscono subito temi e riflessioni molto profonde. La scelta della città pavese come location non è casuale: Vigevano - Città Ideale degli Sforza, che vanta nella sua modellazione urbana personaggi illustri come Bramante e Leonardo, è chiamata oggi a riscrivere il proprio progetto urbano

per la sua ricollocazione all’interno del network internazionale dei nuovi insediamenti umani. La mostra e le sue attività collaterali daranno dunque il loro contributo al dibattito sulle trasformazioni e le innovazioni urbane, in un’ottica volta a rivedere i principi alla base di nazionalismi e campanilismi, suggerendo di pensare globalmente e agire localmente. La creazione di opere che illustrano scenari appartenenti ad un ipotetico futuro contraddistingue proprio il lavoro di Andrea Felice; nelle sue opere si possono osservare i paesaggi si può vivere un’esperienza immersiva all’interno di città post-contemporanee. Afferma il curatore Fortunato D’Amico: “Le città ideali sono il grande sogno che ha trasformato le diverse epoche dell’umanità in immensi laboratori di riprogettazione dell’universo dei segni. È solo attraverso il sistema delle arti e la loro continua iterazione interdisciplinare che possiamo cambiare il mondo”. Speriamo di poter presto ammirare questa esposizione, sia per le opere di Felice, l sia per il valore del tema trattato. s

Sopra: Andrea Felice Le Porte dell’Oceano 2012, tecnica mista, 69,5x169 cm. A sinistra: Andrea Felice bozza di Su e giù per il Tempo - Spazio 1991, tecnica mista, 50x54 cm. Andrea Felice Alba al Teatro Marcello 1991, tecnica mista, 50,5x53 cm.

FRANCESCO CAMPANELLA Across the world BIANCOSCURO

2017, tecnica mista con acrilico e collage su tela RIVISTA d’ARTE Ordina la versione cartacea o PDF su https://artshop.biancoscuro.it 100x60x4 Uffici stampa, gallerie ecc. possono chiedere il PDF gratuito a info@biancoscuro.it

cm.

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Athina Kotsoni-Sinetou

Il Nuovo Forno del Pane Una reazione positiva alla pandemia di Vincenzo Chetta

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ome continuare l’attività nonostante lockdown, soft lockdown, zone rosse e arancioni, limitazioni e ordinanze? Il MAMbo di Bologna ha inaugurato lo scorso luglio un nuovo progetto, “Il Nuovo Forno del Pane”, con il quale ospita 12 artisti selezionati tramite avviso pubblico dell’Istituzione Bologna Musei, oltre ad avere una postazione dedicata alle pratica multimediali ed una stazione radiofonica, NEU RADIO, una voce per comunicare con il pubblico nei momenti di chiusura del Museo. Le arti-

Nanuka Medousa olio su tela 50x100 cm.

Nata ad Atene, la pittrice Athiná Kotsoni-Sinetou, dipinge sin da giovane e ha vinto premi e riconoscimenti in concorsi prestigiosi. Ha studiato nelle strutture del Vakalo Art College e della ABC Drawing and Decorative, oltre alla sua formazione come stilista e in ragioneria. Ha partecipato come professionista al corso di pittura ed al programma educativo figurativo del Museo Pompidou in Francia. Athina è specializzata in thalassografia (pittura del mare), ma anche in altre forme di pittura, avendo studiato anche manutenzione e restauro di opere d’arte all’IEK PETRA e grazie ai corsi del seminario di studi liberali INTERGRAPHICS. A Parigi ha seguito i corsi dell’Ecole National Superieure des Beaux Arts. Era una studentessa esterna presso la School of Fine Arts, con il professor Triantos. Negli ultimi anni ha ottenuto la settima “Gallery Athina” in Grecia.

ste e gli artisti protagonisti del progetto sono: Ruth Berah, Paolo Bufalini, Letizia Calori, Giuseppe De Mattia, Allison Grimaldi Donahue, Bekhbaatar Enkhtur, Eleonora Luccarini, Rachele Maistrello, Francis Offman, Mattia Pajè, Vincenzo Simone, Filippo Tappi e Massiel Leza. In questi mesi in cui l’emergenza sanitaria ha inevitabilmente trasformato le interazioni tra le persone e tra le persone e gli spazi, il Nuovo Forno del Pane ha esplorato le relazioni che si generano in uno spazio condiviso, creando nuove collaborazioni e dando nuove visioni nella configurazione museale. Un progetto che speriamo non si spenga con il riattivarsi di tutte le normali funzioni del MAMbo, per poter sempre dare nuova linfa vitale al modo di fare l cultura. s Tutte le immagini sono: Nuovo Forno del Pane. Ph. Valentina Cafarotti - Federico Landi

Athena Kotsone Athina Kotsoni Sinetou www.athina-kotsoni.gr

athene@otenet.gr

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Flora Castaldi

FLORA Castaldi FLORA - Maître franco-italien de l’Art Contemporain

FLORA “Bleu Terrestre” 60x60 cm. FLORA IN MOSTRA Museo Diocesano - Gubbio, Italia - dal 17 ottobre al 1 novembre 2020 Museo Diocesano - Salerno, Italia - dal 12 al 20 dicembre 2020 Palazzo d’Adda - Varallo Sesia, Italia - dal 28 marzo al 5 aprile 2021 Espace Neptune - Saint- Jean- Cap -Ferrat - Côte d’Azur, France - du 6 au 14 juin 2021 Art Innsbruck - Austria - dall’8 all’11 gennaio 2021

www.newartpromotion.it


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L’opportunità della cultura La riapertura del Centro Luigi Pecci a Prato di

Daniela malabaila

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onostante le difficoltà dovute alla pandemia, nel 2020 il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci ha riconfermato la posizione di rilievo nel panorama dei musei e delle istituzioni dedicate all’arte contemporanea in Italia. Ha saputo ripensarsi, attivando nuove strategie, con dinamiche attente alla necessità di appropriarsi di un ruolo sociale più attivo verso un pubblico distanziato, ma numeroso e, grazie alle attività online ha creato uno spazio digitale in cui alimentare il pensiero critico ed il confronto con la scena culturale globale. In autunno il Centro Pecci si è concentrato su nuove proposte espositive, temporaneamente sospese con la nuova chiusura dei

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musei italiani a novembre, e dal 20 gennaio finalmente e nuovamente fruibili dal vivo, dal mercoledì al venerdì, anche grazie alle proroghe dei progetti: “Jacopo Benassi. Vuoto” (la mostra del fotografo ligure prorogata solo fino al 30 gennaio); “Protext! Quando il tessuto si fa manifesto” (esplora il ruolo del tessuto anche come medium per eccellenza nella rappresentazione del dissenso, fino al 14 marzo) e “Litosfera” (mette in dialogo due progetti nati dal desiderio di rappresentare forze e materie che nel corso di ere geologiche hanno dato forma al nostro pianeta. fino al 18 aprile). Cristiana Perrella, Direttrice del Centro Pecci, conclude: “Abbiamo già dimostrato come un luogo della cultura possa essere un presidio importante e sicuro per la collettività in un periodo difficile come quello

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[3] [1] Thomas Hirschhorn - We Are Still Alive Centro Pecci ©Raffaele Di Vaia [2] Ren Hang. Nudi - Centro Pecci ©MargheritaVillani [3] Litosfera - Centro Pecci ©Margherita Villani

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Protext! Quando il tessuto si fa manifesto Centro Pecci ©Margherita Villani

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CENTRO PER L’ARTE CONTEMPORANEA LUIGI PECCI IN THE 2020

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espite the difficulties caused by the pandemic, in 2020 the Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci reconfirmed its important position among museums and institutions dedicated to contemporary art in Italy, and with its online activities it has created a digital space to foster critical thinking and exchange within the global cultural scene. With the reopening on May 21st, Centro Pecci immediately welcomed its visitors with full safety measures in place, reopening exhibitions and projects that were already underway, adding to them from June 4th the first Italian exhibition dedicated to the Chinese photographer and poet Ren Hang, who tragically died before turning thirty and who was known above all for his important research on the body, identity, sexuality and the relationship between humans and nature, centred around free and rebellious Chinese youths. It was a successful bet due to the public turnout and attention of critics, also thanks to the Instagram filter created by Centro Pecci and inspired by one of Ren Hang’s most iconic photographs: Peacock. Over the summer the museum offered Pecci Summer: a rich and varied programme of 10 sold out concerts, 6 talks and 40 films, transforming the museum’s open-air theatre into a new “square” in the city, familiar and open to the whole community. In autumn Centro Pecci focused on new original exhibitions (which were temporarily suspened with the new closure of Italian museums in November): the first solo museum exhibition dedicated to the photographer Jacopo Benassi; the collective exhibition Protext! When fabric becomes a manifesto which, through the works of international

che stiamo tutti vivendo. Con la riapertura vogliamo continuare a dare un segnale positivo di energia e accoglienza. Le nostre procedure di sicurezza sono state sempre accurate: siamo un museo grande, con sale ampie e spazi esterni importanti, in cui il distanziamento fisico e la gestione contingentata del flusso di visitatori sono facili da attuare. Riaprire le porte del museo al pubblico è un’opportunità per aumentare la familiarità con il museo e con il suo ruolo di servizio d’interesse generale, per offrire ai cittadini cibo per la mente e una forma di socialità e condivisione sicura, in un momento in cui ce n’è l un enorme bisogno.” s

artists, Pia Camil, Otobong Kkanga, Vladislav Shapovalov, Tschabalala Self, Marinella Senatore, Serapis Maritime Corporation and Güneş Terkol explores the role of fabric not only in critical debates about work, identity and environmental change, 2 but also as a medium par excellence in representing dissent; the project Lithosphere, with a dialogue between the works of Elena Mazzi and Sara Tirelli and of Giorgio Andreotta Calò that stem from the desire to represent the forces and materials that have shaped our planet over the course of geological eras; the presentation of a new acquisition, RAID, the video by Marcello Maloberti. From early November, with the new national closure of all museums and exhibitions, Centro Pecci launched its digital programme Pecci ON, with which the museum once more highlights how a contemporary art institution can act as a catalyst for its community, an antenna that captures the present by attracting ideas, voices, and artists to interpret the evolutions of our time and then returns them amplified to the territory and the world. From November 10th on the website and social networks there are alternating events and conversations in live streaming, consolidated initiatives and new formats, free of charge and open to all, such as #KeyWords. Words that open up the present, a dialogue between art and psychology, and #Museum2b, an international dialogue on the role of cultural institutions at a time of marked change. In 2020, Centro Pecci had to rethink its approach, launching new dynamic strategies attentive to the need to gain a more active social role towards a public that was more distant but that showed up in numbers from l the first day of reopening. s

Jacopo Benassi. Vuoto Centro Pecci ©Margherita Villani Pecci Summer 2020 Teatro all’aperto ©Margherita Villani

ROSANNA C A R L I N I cr_rosannacarlini

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Cosmic bubbles 2020, olio su tela, 30x40 cm.


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Olimpia Zagnoli Il suo mondo bidimensionale di

Flavio Ennante

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ell’ambito del programma di eventi promosso dal Comune di Reggio Emilia “La cultura non starà al suo posto. Reggio Emilia 2020-2021”, troviamo un progetto molto interessante, che racconta i primi dieci anni di carriera di Olimpia Zagnoli, illustratrice che vanta collaborazioni e clienti importanti in diversi ambiti, dall’editoria alla moda e, naturalmente, nella comunicazione. A causa delle restrizioni per il contenimento del contagio, nel momento in cui scrivo non è ancora sicuro che la mostra sia aperta al pubblico, per ora è in programma fino al 28 febbraio di quest’anno. “CALEIDOSCOPICA. Il mondo illustrato di Olimpia Zagnoli” è programmata alla Fondazione Palazzo Magnani, precisamente negli spazi espositivi dei Chiostri di San Pietro, colorati dallo stile inconfondibile della Zagnoli (un po’ Futurismo, un po’ Beatles). Con la cura di Melania Gazzotti, la mostra è promossa dalla Fondazione Palazzo Magnani, in collaborazione con Comune di Reggio Emilia, Provincia di Reggio Emilia e Camera di Commercio di Reggio Emilia e con il patrocinio della Regione Emilia Romagna. Negli spazi cinquecenteschi dei Chiostri di San Pietro, nei cui cortili esterni verrà allestito un

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“giardino di sculture” di grande formato realizzate grazie al contributo della casa di moda Marella, possiamo ammirare figure bidimensionali, immagini sinuose, illusioni ottiche, accostamenti a

contrasto e tanti colori: un vero e proprio caleidoscopio. La selezione di lavori esposti include alcuni dei suoi lavori più iconici, come il manifesto per l’azienda dei trasporti di New York MTA e

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MASSIMO SAVIO

le copertine per The New Yorker; non mancano alcuni disegni giovanili inediti e bozzetti che completano il percorso l nella carriera di Olimpia Zagnoli. s CALEIDOSCOPICA

Il mondo illustrato di Olimpia Zagnoli 30 gennaio - 28 febbraio 2021

(Verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Chiostri di San Pietro, Reggio Emilia INFO T. +39 0522 444446 Venerdì, sabato e domenica 10.00 - 19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.palazzomagnani.it

Sopra: Olimpia Zagnoli New York View - MTA Arts & Design, 2014 A sinistra: Olimpia Zagnoli Self Isolating - The New York Times, 2020

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CALEIDOSCOPICA The illustrated world of Olimpia Zagnoli Chiostri di San Pietro, Reggio Emilia January 30 - February 28, 2021

wo-dimensional figures, sinuous images, optical illusions, contrasting combinations and many colours: a real kaleidoscope. From November 28th 2020 to February 28th 2021, the Fondazione Palazzo Magnani brings the eclectic style of the internationally renowned illustrator Olimpia Zagnoli to the exhibition spaces of the Chiostri di San Pietro, narrated in the CALEIDOSCOPICA. Il mondo illustrato di Olimpia Zagnoli exhibition, curated by Melania Gazzotti. The exhibition is promoted by Fondazione Palazzo Magnani, in collaboration with the Municipality of Reggio Emilia, the Province of Reggio Emilia and the Chamber of Commerce of Reggio Emilia, under the patronage of Regione Emilia Romagna. After conquering the world of publishing, fashion and communication in just a few years, Olimpia Zagnoli returns to Reggio Emilia, the city of her childhood, with an exhibition project capable of enhancing the countless facets of her work and the ability of the lines and colours of her figures, landscapes, geometries, to offer the imagination new stimuli. CALEIDOSCOPICA. Il mondo illustrato di Olimpia Zagnoli retraces ten years of the illustrator’s career, showing her unmistakable traits in drawings, prints, neon, fabrics, ceramic, wood and Plexiglas sculptures as well

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as everyday objects. The exhibition shows how this artist is able to express herself with the same ease with the languages of the visual arts and those of design and publishing, recounting in an immersive environment the complexity of the artist’s creative universe and her sources of inspiration, ranging from the history of art to that of design and graphics. In the sixteenth-century spaces of the Chiostri di San Pietro - in whose external courtyards a large-format “garden of sculptures” will be set up thanks to the contribution of Marella fashion house - the works are combined by “free association” or by affinity of colour, subject and shape. The selection of works on display includes some of her most iconic images, such as the poster for the New York transport company MTA and her covers for The New Yorker; there is no lack of unpublished youth drawings and sketches that reveal her creative process and working method. The exhibition is accompanied by a catalogue published by Lazy Dog Press, a publishing house specialising in illustration and graphic design books, and an agenda of side events designed and performed in collaboration with Reggio Children, the institution promoting the Reggio Approach, the educational philosophy of the schools and nursery schools in Reggio l Emilia that the artist herself attended. s

Frammentazione di una forma cablata bianca e blu 2019, legno pioppo, colori acrilici, cavi elettrici bianchi e blu, 60x80x1 cm.

Ricomposizione di un prisma per caduta gravitazionale 2019, legno di pioppo, colori acrilici, cavi elettrici bianco e arancio 70x80x1,5 cm.

maxavio53 Savio Massimo massimo.savio53@gmail.com


ROBERTO PINO

Il 2020 dei Musei Reali

Cinque mostre, oltre 141 mila visitatori e profili social in crescita di Rebecca Maniti

“L New Moon on Friday 2020 stucco, smalto e acrilico su tela Diam. 30 cm.

a sfida che ci attende per il 2021 è rendere accessibili, anche virtualmente, nuovi contenuti capaci di moltiplicare le opportunità di conoscenza e di esperienza. L’emergenza che abbiamo vissuto negli ultimi 12 mesi ha evidenziato la necessità di offrire al pubblico proposte culturali inedite, misurate sulle attuali esigenze di fruizione e di sostenibilità, e sviluppate anche in collaborazione con altre realtà del territorio e nazionali, perché uniti saremo più

“Roberto Pino è un pittore che rappresenta, in modo semplice e diretto, concetti complessi” [1]

resilienti”, queste le parole di Enrica Pagella, Direttrice dei Musei Reali di Torino nel raccontare le prospettive per questo nuovo anno, senza dimenticare però quanto si è fatto dall’inizio dell’emergenza sanitaria. Il bilancio 2020 racconta di 194 giorni di apertura con 141.943 ingressi, ovviamente concentrati nei primi due mesi dell’anno e nel periodo estivo. Tra settembre e ottobre, prima della nuova chiusura, sono state aperte cinque mostre: “Incensum. Nella terra dell’Oman” al Museo di Antichità; “Capa in color” nelle Sale Chiablese; in Galleria Sabauda “TOward2030. What are you doing?”; “Beyond Walls. Oltre i muri” e “Sulle tracce di Raffaello” nelle Collezioni Sabaude. Crescono la partecipazione digitale e il desiderio di riscoprire, anche da casa, le bellezze culturali, sulla scia dell’introduzione di nuove rubriche, appuntamenti speciali e webinar dedicati ad appassiol nati, famiglie, studenti e ricercatori. s [1] Musei Reali, Capa In Color Ph. Daniele Bottallo [2] Musei Reali, Distretto Cinema

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[3] Musei Reali, Giardino del Duca Ph. Officina delle Idee per i Musei Reali [3]

Bam Bam Twist 2020 stucco smalto e acrilico su tela Max. 30x30 cm.

robys.arts roby70.art@gmail.com sites.google.com/view/robys-art

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45 giri by Giorgio Gost Pezzi da collezione sotto resina di Vincenzo Chetta

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ella storia della musica il vinile è sicuramente l’oggetto più evocativo e rappresentativo di tutti i tempi, molto più delle musicassette, dei cd e degli odierni dispositivi digitali o le piattaforme di streaming. Il fascino della copertina, la testina, il giradischi, il suo misterioso funzionamento, il ricordo delle prime canzoni ascoltate con il mangiadischi se non addirittura col grammofono. Sarà per questo che numerosi sono i collezionisti di questi meravigliosi 45 giri, che Giorgio Gost, ha salvato nella famosa “time capsule” per l’anno 6.000, inserendoli nella resina e poi in una teca di plexiglass che li renderà immortali! Una nuova serie, realizzata in esclusiva per la BillyRayArt di Valentino Spelta, attività fondata quasi 90 anni fa che ha vissuto il cambiamento della città di Milano rimanendo sempre fedele al suo valore fondamentale: l’arte come passione. Proprio la passione è il trait d’union che ha dato i natali alla serie 45 giri

by Giorgio Gost. Il processo di lavorazione non va a rovinare il supporto in vinile, che rimane perfettamente protetto da una pellicola plastica sulla quale poggia successivamente la resina, di conseguenza il 45 giri rimane perfettamente funzionante: si prestano dunque ad essere salvati anche i l dischi più costosi e introvabili. s

Sopra: Giorgio Gost - Serie 45 giri Do they Know it’s Christmas - Band Aid - 1984

Giorgio Gost - Serie 45 giri Queen - Radio Ga Ga - 1984

Sotto: Giorgio Gost - Serie 45 giri Another brick in the wall (part 2) - 1979

NINO COPPOLA

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Il ciclo della vita - 2019, olio su tela, 60x50 cm.


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Opere, poetiche e stanze Alla Casa Vuota: Double Fantasy di

Ettore Tiretto

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ino al 7 marzo negli spazi di Casa Vuota, è in programma la mostra “Double Fantasy” di Milica Ćirović e Ola Czuba, curata da Gaia Bobò. Il nome della mostra riprende il titolo dall’album del 1980 di John Lennon e Yoko Ono. “Milica Ćirović e Ola Czuba restituiscono a Casa Vuota la sua qualità originaria di spazio abitato e abitabile, lavorando con sguardo prismatico sul tema della ricerca identitaria”, spiegano Sabino de Nichilo e Francesco Paolo Del Re, direttori artistici dello spazio espositivo. Lungo il percorso espositivo troviamo video arte, fotografia e installazioni, che evocando atmosfere oniriche e delicati atti di rivoluzione: dalla libertà sessuale all’autoerotismo, dal rifiuto della necessità di una definizione di genere alla crisi della cultura patriarcale. La scenografia intima di un contesto domestico, fa risaltare la fragilità del tema e allo stesso l tempo, lo rafforza. s

Ola Czuba, Controtransfert, 2016, videoinstallazione, due monitor

LAURA RUGGIERO

HEAVENLY RACES IN FLORENCE - 2017, fotografia, 70x47 cm.

www.lauraruggieroph.com

laura.rug@hotmail.it

lauraruggieroph


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La Divina Commedia online

Tavole del pittore cinquecentesco Federico Zuccari di

Flavio Ennante

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e restrizioni per l’emergenza sanitaria non hanno fermato le celebrazioni delle Gallerie degli Uffizi per il Settecentenario dalla morte del Sommo Poeta, ecco dunque che, grazie alla digitalizzazione in alta definizione, possiamo ammirare direttamente da casa i disegni di Federico Zuccari (famoso per aver affrescato la Cupola di Santa Maria del Fiore) per la Divina Commedia. Realizzati alla fine del Cinquecento, sono custoditi nella totalità (88 fogli, l’intera raccolta è entrata nella collezione degli Uffizi nel 1738, grazie alla donazione di Anna Maria Luisa de’ Medici) dalle Gallerie degli Uffizi, e ora online sul sito www.uffizi.it nella mostra virtuale “A riveder le stelle” con un apparato didattico scritto da Donatella Fratini, curatrice dei disegni dal Cinquecento al Settecento degli Uffizi. La possibilità di poterli ammirare anche nel dettaglio è da non perdere, soprattutto se si pensa che questo tipo di opere possono venire esposte alla luce solo ogni 5 anni a causa dell’estrema fragilità del supporOpere di Federico Zuccari: [1] Lucifero [2] Eretici - Farinata [3] Caronte - Inferno [4] I Giganti - Inferno

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to cartaceo. Il Direttore Eike Schmidt: “Finora questi bellissimi disegni sono stati visti da pochi studiosi ed esposti al pubblico appena due volte e soltanto in parte, oggi vengono pubblicati integralmente e con un commento didattico-scientifico sul sito degli Uffizi, dove d’ora in poi saranno liberamente consultabili. È un vero orgoglio per

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Paolo Camporota w w w. p a o l o c a m p o r o t a . i t

BIANCOSCURO RIVISTA d’ARTE

Ordina la versione cartacea o PDF su https://artshop.biancoscuro.it 2005, olio Uffici stampa, gallerie ecc. possono chiedere il PDF gratuito a info@biancoscuro.it

le Gallerie aprire il Settecentenario dalla morte del sommo poeta rendendo disponibile a tutti questa straordinaria raccolta di arte grafica. Materiale prezioso non solo per chi fa ricerca ma anche per chi, appassionato dell’opera dantesca, sia interessato ad addentrarvisi per seguire, come dice l’Alil ghieri, virtute e canoscenza”. s

ALTER EGO su tela, 140x100 cm.

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biancoscuro

Oscar Damiani La sua Collezione, in rosso di Vincenzo Chetta

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iuseppe Damiani, detto Oscar, da calciatore era invece soprannominato Flipper per le sue movenze rapide ed intelligenti. È stato attaccante di Milan, Inter, Napoli, Lazio, Genoa, Parma e Vicenza; ha segnato 71 reti in Serie A e 30 in Serie B, vincendo uno scudetto con la Juventus (nel ‘74-’75) ed il titolo di capocannoniere di Serie B (78-’79). Dopo il ritiro, Damiani ha intrapreso la carriera di procuratore sportivo, ma ha anche portato avanti un’altra sua passione: quella per l’arte. Recentemente Chimera Editore ha pubblicato il suo volume “L’arte nel pallone”, a cura di Angela Faravelli, che nasce dalla volontà di raccontare e condividere la sua storia utilizzando come chiave di lettura le due grandi passioni che hanno caratterizzato e percorso tutta la sua vita. Abbiamo avuto il piacere di conoscerlo e fargli qualche domanda. V.C.: Buongiorno Oscar, benvenuto sulle pagine di BIANCOSCURO. Ci racconti, come è nata la sua passione per il collezionismo? O.D.: Il mio primo approccio con il mondo dell’arte è avvenuto quando ero piuttosto giovane, era il 1969 e avevo 19 anni, mi ero da poco trasferito a Vicenza per iniziare finalmente a giocare in una squadra di Serie A, dopo l’esperienza biennale nei ragazzi dell’Inter a Milano. Tutto è stato tanto naturale quanto casuale: dopo le sessioni di allenamento, durante il resto della giornata, noi calciatori avevamo molto tempo libero, facevamo dei giri nel centro della città e sono stato subito incuriosito, quasi catturato, dalle vetrine delle gallerie d’arte moderna e contemporanea. Non avevo nessuna cultura in materia ma la passione mi guidava, è avvenuto tutto in maniera molto disinvolta e in poco tempo ho iniziato a frequentare questo ambiente e ad avere amici con i quali con-

frontarmi e discutere su ciò che osservavo nelle esposizioni temporanee di cui aspettavo con impazienza il vernissage. V.C.: Come potrebbe collocare il suo essere collezionista? “Freddo investimento” o “puro amore per l’arte” ? O.D.: Non ho mai comprato un’opera pensando di poterla rivendere. Il 90% delle opere che ho acquistato negli anni ad oggi le possiedo ancora quasi tutte. Dunque la mia è una collezione fatta con il cuore: per comprare un’opera per me è necessario avere un colpo di fulmine immediato, è una questione energetica dove, a partire dalla vista, si attivano tutti gli altri sensi, fino a provocare in me un’emozione unica. V.C.: Una peculiarità della sua Collezione è quella di essere declinata al colore rosso, come mai colleziona solo opere di questo colore? O.D.: Senza averne pienamente coscienza, un giorno mi sono accorto di aver dato corpo ad una raccolta di opere prevalentemente rosse, una palette ricca di tonalità e sfumature diverse in cui il colore poteva essere evocato nella sua totalità o solamente da un dettaglio oppure, ancora, nel titolo. Una “sinfonia in rosso” che silenziosamente aveva preso piede nella mia vita. Avevo collezionato da monocromi (come i quadri di Rodolfo Aricò e Antonio Scaccabarozzi) dove il colore rosso appare in tutta la sua evidenza, a lavori più concettuali (due esempi emblematici sono i neon di Joseph Kosuth e Maurizio Nannucci) in cui il riferimento oltre che visivo è anche semantico, da forme in cui prevale la matericità del pigmento (evidenza sviluppata in maniera diversa da Pino Pinelli e Jason Martin) che conferisce enfasi all’essenza della sostanza, ad altre in cui lo sguardo può sperimentare le infinite potenzialità dell’aspetto ottico-cinetico (caratteristica comune dei fondatori del Gruppo N di Padova Alberto Biasi e Toni Costa) perdendosi letteralmente nelle pieghe dell’opera. V.C.: So che tra i suoi autori più amati figura anche Anselm Kiefer, (di cui però l’opera che possiede, non è rossa), ce ne può parlare? O.D.: Nel 2006 la gallerista Lia Rumma mi aveva invitato al vernissage partenopeo della personale dell’artista tedesco, “Odi navali”; una volta entrato nella galleria sono stato travolto dalla grandezza sia dimensionale che narrativa delle opere: vi erano Lucio Fontana “Concetto spaziale. Attese”, 1968, idropittura su tela, 60x50 cm.Collezione Oscar Giuseppe Damiani, Ph. Paolo Vandrasch Ben Vautier “L’art est rouge”, 2010, acrilico su tela, 53,5x65 cm. Collezione Oscar Giuseppe Damiani. Ph.Alessio e Stefano Gilardi Maurizio Savini “Senza titolo”, 2015, chewing gum, ø 25 cm. Collezione Oscar Giuseppe Damiani. Ph.Alessio e Stefano Gilardi Clegg & Guttmann “A Portrait with a Ball and a De Dominicis”, 2019, stampa Lambda montata dietro plexiglas, 133x153x4,7 cm. Collezione Oscar Giuseppe Damiani. Courtesy Galleria Lia Rumma

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un’infinità di riferimenti, citazioni e rimandi, evocati da molteplici media artistici, ogni opera custodiva un racconto e ogni racconto, nell’insieme della mostra, dava vita ad una storia tanto poetica quanto riflessiva. Rimasi folgorato ed ebbi anche l’occasione e l’onore di poter conoscere personalmente e conversare, grazie al mio francese, con Anselm Kiefer. Avevo ormai la consapevolezza che sarebbe stato per me inevitabile desiderare di avere un’opera di questo artista di cui poter ammirare la potenza ogni giorno, era diventata un’esigenza interiore, un tarlo che non mi avrebbe lasciato pace. Come diceva il mio omonimo Oscar Wilde “L’unico modo per liberarsi da una tentazione è cedervi”. Così un anno dopo, in seguito a numerose riflessioni e chiacchierate con la gallerista e amica Lia, mi decisi ed acquistai “Himmel Auf Erden” (1998) che letteralmente significa “il paradiso in terra”, ma concettualmente vi è il riferimento allo sterminio degli ebrei, ai campi di concentramento e alla durezza e aridità d’animo che hanno caratterizzato il genere umano per un certo periodo storico. Ciò che questo lavoro rappresenta e richiama alla mente ed il titolo che gli è stato attribuito, costituiscono due estremi in conflitto, si tratta di un ossimoro, una contraddizione, ed è proprio per questo motivo che ha catturato la mia curiosità ed infine l’ho scelto tra le altre opere. V.C.: Nella sua Collezione vi è anche un Fontana, come si è avvicinato alla sua arte, è il pezzo più pregiato? O.D.: L’opera che preferisco della mia collezione è una tela monocroma di Lucio Fontana appartenente alla serie “Concetto spaziale. Attese” la cui superficie è interrotta da tre tagli verticali netti e decisi. Ho desiderato tanto possedere questo pezzo, fa parte delle mie fantasie… Ritengo sia un’opera “viva” e aggressiva nel suo entrare in rapporto diretto con lo spazio e la luce reali. In fondo si può pensare a qualunque cosa con quei tagli! V.C.: Nella sua Collezione sono già presenti anche giovani Artisti contemporanei? O.D.: Seguo con interesse il lavoro dei giovani artisti e nella mia collezione ho diverse opere: dal neon “Bla bla bla” di Fabrizio Dusi al pallone fatto con il chewing gum di Maurizio Savini, dalle matite di Paola Pezzi ad un mappamondo di Francesco De Molfetta, al flipper meccanico di Giuseppe Stampone. Quest’ultimo ha realizzato appositamente per me tante opere che ritengo bellissime ed emozionanti, è giovane ed ha molte potenzialità, oltre a possedere una tecnica ed una manualità fuori dal comune; grazie a lui ho rivalutato molto l’arte figurativa, anche se in realtà la sua poetica è colma di rimandi

e significati nascosti, dunque è anche molto concettuale. V.C.: Nel suo recente volume “L’arte nel pallone”, come si sviluppano i due racconti paralleli del mondo del calcio e del mondo dell’arte? O.D.: Si tratta di due racconti che si sviluppano in parallelo, divisi in sette capitoli proprio come il numero della maglia che ho sempre indossato in tutte le squadre in cui ho giocato; uno narra in maniera cronologicamente ordinata la mia carriera legata al calcio, prima da giocatore e poi da procuratore, che appartiene ad una sfera di “dominio pubblico”, mentre l’altro svela un lato più personale e privato in quanto offro alla collettività il frutto più prelibato delle mie ossessioni: la mia collezione d’arte. La sezione relativa al calcio è stata curata da Alberto Cerruti ed esplora il mio percorso attraverso episodi ironici ed esilaranti a partire dagli esordi nel 1968, per poi addentrarsi con successo nel nucleo storico dei procuratori. La sezione relativa al mondo dell’arte è stata curata da Angela Faravelli, che ha catalogato oltre 100 opere d’arte che compongono la mia collezione, di cui al termine del volume compaiono dettagliate schede tecniche, abbinando gli oltre 80 artisti menzionati alle vicende vissute che ho vissuto nell’arco di tutta la mia vita da calciatore-collezionista. V.C.: Da appassionato non posso esimermi: qual’è stato il suo gol più bello? O.D.: Nell’estate del 1974 giocavo nella Juventus e l’allenatore Carlo Parola, per farmi giocare all’ala destra, aveva spostato Franco Causio al centro e la mossa funzionò meravigliosamente per tutti e due. All’ultima giornata, a Torino, nella partita decisiva proprio contro il mio vecchio Vicenza, vincemmo 5-0 e io segnai una doppietta. Questo è stato il mio primo e unico scudetto e quei due gol, quindi, sono quelli ai quali sono rimasto più affezionato, ripensando al significato della partita. In assoluto, però, il gol più importante l’ho realizzato l’anno dopo negli ottavi di Coppa Uefa contro l’Ajax a Torino, con un colpo di testa su calcio d’angolo che, quella volta, fu il gol decisivo per la vittoria. Fu un grande successo e per me una consacrazione a livello internazionale, perché il giorno successivo La Gazzetta dello Sport scrisse che il calcio italiano aveva trovato la migliore ala destra dopo il mitico brasiliano Manoel Francisco dos Santos, meglio noto come Garrincha, esagerando forse un pochino. V.C.: Grazie Oscar per aver risposto a tutte le nostre domande, è stato un grande piacere conoscerla. O.D.: Grazie a Lei Vincenzo, per me è sempre un l piacere poter parlare di arte! s

Copertina del libro “Oscar Damiani. L’arte nel pallone” Opera in copertina: Giulio Ceppi L’arte nel pallone. “Scollamenti temporali” 2020, collage su cartoncino, 40x30 cm. Collezione Oscar Giuseppe Damiani

Angela Faravelli, Oscar Damiani e Alberto Cerruti, i tre protagonisti del volume “L’arte nel pallone”

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#IoRestoaCasa - Arte durante il lockdown

Istituzioni e Musei temporaneamente chiusi, ma attivi con le loro alternative digitali di

Flavio Ennante

Lori Nix, Museum of Art, 2005 from “The City” Courtesy Paci contemporary gallery

TRUE FICTIONS, FOTOGRAFIA VISIONARIA DAL ‘70 AD OGGI In attesa di riaprire gli spazi espositivi e accogliere il pubblico in tutta sicurezza, la Fondazione Palazzo Magnani continua a progettare e proporre nuove attività dedicate al suo pubblico, e annuncia fino al 28 marzo 2021, un nuovo calendario di appuntamenti, naturalmente digitali o “a distanza”, per raccontare la mostra True Fictions, fotografia visionaria dagli anni ‘70 ad oggi. Il nuovo programma, composto da tre diversi cicli di appuntamenti alternativi e divertenti, è anche l’occasione per annunciare la proroga fino al 28 marzo 2021, non solo di True Fictions, ma anche di Atlanti, ritratti e altre storie, entrambe promosse dalla Fondazione Magnani in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia. Dopo lo strepitoso successo ottenuto dalla prima edizione conclusa lo scorso 23 dicembre torna, ogni mercoledì pomeriggio e con un nuovo catalogo di opere selezionate tra quelle esposte in mostra, OPERE AL TELEFONO, il progetto gratuito che sulla scia delle fiabe che Gianni Rodari raccontava al telefono alla figlia lontana, da la possibilità ai visitatori di “entrare nell’opera”, chiamando al numero 0522.444446 e chiacchierando con uno degli esperti l della Fondazione. s

MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI TARANTO La MArTA Christmas Card è stata un successo e, malgrado le zone rosse, il nome di Taranto e del suo Museo Nazionale sono arrivati in tutta Italia e anche in molte parti del mondo, tra cui l’Irlanda, la Francia ed il lontano Giappone. Segnali di un’economia della cultura che cambia e si modernizza, ma anche di un’attenzione nuova e particolare verso il Museo di Taranto che, proprio attraverso la sua politica di innovazione, l’uso di strumenti digitali, come il tour virtuale L’ingresso nel tour virtuale 3D del MArTA

in 3D e il dialogo costante con il pubblico anche mediante l’utilizzo dei social network, dice la Direttrice, è riconosciuto sempre più come uno dei musei archeologici più importanti del mondo. Le sale del MArTA si sono schiuse a pubblici nuovi sia per provenienza geografica, sia per fascia d’età, accrescendo anche la quota delle donazioni che saranno reimpiegate per finanziare i progetti di ricerca del MArTA e di promozione e diffusione del grande patrimonio culturale custodito all’interno del Museo tarantino.

ling Sint-Janshospitaal. Nell’edifico che fu uno tra i più antichi ospedali d’Europa si può oggi ammirare una ordinaria collezione di dipinti di Hans Memling, recentemente arricchita grazie alla donazione del Ritratto di Francisco De Rojas da parte di un filantropo americano. Sotto la guida della direttrice del museo, il tour porta il visitatore virtualmente dentro le sale dedicate alla mostra temporanea. L’esposizione Memling Now: Hans Memling nell’arte contemporanea, partendo dai dipinti del celebre primitivo fiammingo, pone l’accento sul legame con artisti contemporanei che hanno trovato in lui la fonte di ispirazione per la realizzazione delle loro opere come ad esempio: Dürer, Raffaello, Joshua Reynolds e James Ensor. Eva Tahon, Direttrice del museo Sint-Janshospitaal, conduce il visitatore a scoprire e ad approfondire, virtualmente, le opere di cinque artisti contemporanei che si sono confrontati con l’opera di Memling e che hanno creato una forte connessione tra passato e presente. Il tour virtuale offre inoltre la possibilità di conoscere meglio il museo Sint-Janshospitaal che annovera nella sua collezione permanente diversi capolavori di Hans Memling creati proprio per questo luogo, fra cui il Trittico di Jan Floreins (1479), il Trittico di San Giovanni Evangelista e di San Giovanni Battista (1474-79) e il Reliquiario per i l resti di Sant’Orsola (1482-89). s

Tour virtuale MArTA - Sala degli Ori

È vitale far crescere l’interesse dei più giovani verso un luogo che è parte integrante l della loro storia, del loro DNA. s

Alison Jackson, Diana Finger Up

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HANS MEMLING Il nuovo appuntamento del progetto virtuale The Flemish Masters Museum Tour apre le porte di uno dei musei più affascinanti di Bruges: il Museo Mem-

Memling Now - David Claerbout © Ph. Dominique Provost

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RITRATTI. LUCA DE GAETANO È una retrospettiva virtuale dell’artista di origine milanese Luca De Gaetano, online sulla piattaforma kunstmatrix.com, che mette in evidenza un percorso pittorico di undici anni. La raccolta di ritratti racchiude opere che vanno dal 2009, periodo del suo trasferimento a Boston, al 2020, un anno che ha visto un suo temporaneo ritorno in Italia. Nello spazio virtuale è possibile avere un assaggio della sua produzione pittorica che ha sempre avuto la capacità di evolvere e di reinventarsi negli stili, partendo da una pittura molto metodica e lenta, per arrivare a una più fugace, materica e gestuale.

Luca De Gaetano “Andrea”, 2016, olio su tela, 42x42 cm.

Essere ritratti da De Gaetano è al limite di un’esperienza mistica, l’artista ha la capacità di connettersi in maniera viscerale e intensa con il soggetto, riuscendo a far emergere la sua luce intima, la sua intel riorità, la sua forza e le sue debolezze. s ALFABETO MATERICO Un appassionante viaggio virtuale in 3D approfondisce il lavoro della scultrice Maria Cristina Carlini nella mostra “Maria Cristina Carlini. Alfabeto Materico. Sculture a parete, opere su carta e video” online sulla piattaforma kunstmatrix.com dove si ammirano una selezione di sculture a parete, opere su carta e un video commentato dall’artista. In mostra alcune sculture a parete sono

Museum Mayer van den bergh - Ph. Ans Brys

Maria Cristina Carlini “Cuciture”, 2018, gres, acc. corten e ferro, 101x95x5 cm.

rappresentative di una matericità che emerge in maniera immediata e forte, come si osserva nei due trittici Ignoto, in grès e foglia d’oro e Senza confine, a tecnica mista. Di particolare rilievo Cuciture, in cui l’artista tramite un filo di ferro unisce frammenti di un’ipotetica pelle fatta di grès; anche in Le stanze di Galileo superfici in grès sono collegate con interventi in ferro. Paesaggio etrusco, attraverso piani sovrapposti ciascuno caratterizzato da una trama e da un colore diverso, pone invece l’accento sul legame dell’artista con la terra e con le sue caratteristiche naturali. Sono inoltre presenti nel percorso espositivo alcuni collages di grandi dimensioni (100x150 cm. ca), dove forme geometriche interagiscono con proporzioni, simmetrie e colore. Da composizioni cromaticamente più contrastate come Iliade e Divinità domestiche si giunge a La Divina Commedia e a Georghiche l dai toni molto uniformi. s THE FLEMISH MASTERS MUSEUM TOUR Nel nuovo The Flemish Masters Museum Tour lo spettatore entra virtualmente in alcuni dei più straordinari musei e collezioni d’arte delle Fiandre da un accesso preferenziale. A guidarlo, attraverso un video, sarà infatti il curatore o un esperto d’arte, che con passione

approfondirà alcuni aspetti della collezione e condividerà curiosità e aneddoti. I brevi documentari offrono un’esperienza immersiva nel vasto patrimonio artistico fiammingo. Ogni “viaggio” è strutturato in maniera dettagliata e prevede l’approfondimento da parte di alcuni nomi di spicco del mondo museale. La presenza di immagini interattive delle opere consente inoltre di ingrandire dettagli e di attirare l’attenzione su elementi normalmente poco visibili e conosciuti. I tour possono essere considerati indipendenti uno dall’altro, ma allo stesso tempo favorire la creazione di itinerari immaginari con tappe da una città all’altra. Oggi è possibile ammirare virtualmente dipinti, pale d’altare, sculture, manoscritti e arazzi, in un’atmosfera che lascia trasparire l’entusiasmo e l’occhio esperto di Fritz Mayer van den Bergh e l’amore incondizionato della madre per il figlio. Fiore all’occhiello della collezione è l’enigmatica Dulle griet (Margherita la Pazza) di Pieter Bruegel il Vecchio, del quale Depauw racconterà le appassionanti vicissitudini. Comprato all’asta da Fritz a una cifra irrisoria, rivelò il suo fiuto per gli affari ed è attualmente pezzo l d’eccellenza del Museo. s

Museum Mayer van den bergh - Ph. Ans Brys

ALBY MILANO albydance@hotmail.com

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LA PRESENZA DEL CREATO CON IL MICRO ED IL MACRO 2020, olio su tela con inserti, 70x70 cm. Inserti: per il micro, guscio di noce con noce australiana; per il macro, gesso scagliola per la riproduzione del cervello umano; per il micro, la chiocciola in due parti di guscio; per il macro, la galassia a spirale; per il micro, foglia di acero rosso; per il macro, il palmo della mano umana.

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Pupi Perati Pupi Perati

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Art Basel Hong Kong

“Spotlight” in attesa dell’edizione di maggio di Vincenzo Chetta

C

ome già annunciato, l’edizione 2021 di Art Basel Hong Kong è stata rinviata a causa della pandemia e relative restrizioni internazionali, la fiera che si sarebbe dovuta svolgere dal 25 al 28 marzo, si svolgerà nella medesima location dal 21 al 23 maggio. Nel frattempo, Art Basel ha puntato su Hong Kong Spotlight, una vetrina di 22 gallerie con sede a Hong Kong, che avevano già partecipato alle precedenti edizioni di Art Basel Hong Kong. Hong Kong Spotlight, ha offerto l’opportunità di “vivere” nuovamente “l’arte di persona” riunendo la comunità artistica di Hong Kong. Questa opportunità è stata molto apprezzata e ben accolta da espositori e collezionisti. Hong Kong Spotlight si è svolto presso l’Hong Kong Convention and Exhibition Centre durante l’edizione di Fine Art Asia 2020 (27-30 novembre 2020). L’evento è nato grazie alla collaborazione tra Fine Art Asia e Art Basel, durante le giornate dello show è stato possibile presentare 22 gallerie: 10 Chancery Lane, Ben Brown Fine Arts, Massimo De Carlo, de Sarthe Gallery, Galerie du Monde, Empty Gallery, Gallery Exit, Gagosian, Kwai Fung Hin Art Gallery, Pearl Lam Galleries, Simon Lee Gallery, Lehmann Maupin, Lévy Gorvy, Contemporary by Angela Li, Edouard Malingue Gallery, Nanzuka / Aishonanzuka, Anna Ning Fine Art, Galerie Ora-Ora, Pace Gallery, Perrotin, Tang Contemporary Art e Axel Vervoordt Gallery. Inoltre, all’esposizione, hanno partecipato numerosi collezionisti e istituzioni locali, come ad

esempio Asia Society, Asia Art Archive, M+, Tai Kwun, Museo d’arte di Hong Kong, Para Site. Nel rispetto del regolamento sulla prevenzione delle malattie, ed in conformità con le rigorose misure di sicurezza, la fiera ha registrato una partecipazione complessiva di 8.000 persone. Adeline Ooi, Direttrice Asia, Art Basel ha dichiarato: “Siamo stati lieti di vedere la comunità culturale di Hong Kong riunirsi di persona per celebrare lo spirito creativo della città in quello che è stato un anno impegnativo. Hong Kong Spotlight ha dimostrato che c’è un grande appetito da parte dei collezionisti di vedere l’arte di persona. Siamo così grati per il supporto delle nostre gallerie di Hong Kong che si sono fidate di noi per aderire a questa nuova piattaforma e hanno contribuito a rendere Hong Kong Spotlight un tale successo”. Aggiornamenti sulla prossima edizione di Art Basel Hong Kong sul prossimo numero di l BIANCOSCURO. s

“My research is to make the relation between the human being and the impalpable dimension which generates chaos clear in a wonderful asymmetrical balance”

Ph. Courtesy Art Basel

MARK CATTANEO

Art Basel, rinvio a settembre 2021

A

rt Basel ha deciso di posticipare l’edizione di Basilea, da giugno a settembre 2021 in risposta all’impatto della pandemia. La nuova edizione si terrà dunque dal 23 al 26 settembre 2021, con preview ufficiale nei giorni 21 e 22, come di consueto presso Messe Basel. La decisione è stata presa in consultazione con galleristi, collezionisti, partner ed esperti

Art Basel - Messeplatz

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esterni, con l’obiettivo di garantire alla fiera il maggior numero di visitatori e professionisti d’arte. Marc Spiegler, Global Director di Art Basel ha detto: “Mentre la prima fase dei programmi di vaccinazione COVID-19 è iniziata in molte parti del mondo il mese scorso, il 2021 è un anno in cui la pianificazione rimane complessa a causa di molte incertezze. Spostando la nostra fiera di Basilea a settembre, speriamo di offrire alle nostre gallerie maggiori possibilità per preparare con successo il loro anno. Dopo dieci mesi di programmi di vaccinazione in molti paesi, prevediamo un’ampia partecipazione internazionale alla nostra mostra di Basilea a settembre, perché tutte le nostre conversazioni all’interno del mondo dell’arte indicano un forte desiderio di vedere l’arte di persona e di impegnarsi faccia a faccia con la scena culturale globale. Naturalmente, continueremo le nostre attività digitali collegando le gallerie di Art Basel con mecenati globali, mentre prepariamo il nostro ritorno a organizzare fiere fisiche nel periodo post-pandemico”. Ulteriori dettagli sulla fiera e gallerie partecipanti l verranno resi noti sul prossimo numero. s

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Art Innsbruck all’Olympiaworld Cambio di location per la 25ª edizione di

Paolo Camporota

Rebecca Maniti

L’

unica Art Fair del Tirolo cambia location e si trasferisce all’Olympiaworld Innsbruck, a causa delle mancate risposte, da parte dell’amministrazione del “Messe Innsbruck”, in merito alle nuove date per le assegnazioni dei padiglioni per il 2021. “Non volevo e non potevo far attendere ancora i miei espositori, per dare loro la necessaria sicurezza di pianificazione. Quando la burocrazia si dimostra così complicata e lenta, urge un cambio di passo. Pertanto l’unica fiera internazionale di arte contemporanea in Tirolo, ART Innsbruck, per il 25° anniversario, dal giorno 8 al giorno 11 luglio 2021, si trasferisce nel complesso polivalente Olympiaworld. Una mega location di eventi ricca di storia e all’insegna della modernità. Questo porta una ventata di aria fresca grazie alla nuova data prevista ad inizio estate e a prospettive del tutto nuove orientate al futuro”, afferma l’organizzatrice e direttrice della fiera Johanna Penz. Dopo 25 anni questo trasferimento ART Innsbruck porta nuovi impulsi elettrizzanti. “Le gallerie fanno piani annuali in quanto le date di tutte le loro esposizioni e partecipazioni alle fiere devono essere stabilite con perfetta sincronizzazione. Pertanto dovevo agire. L’Olympiaworld ci ha accolto in modo molto amichevole e disponibile. Inoltre alla ART Innsbruck è stata promesso un forte supporto pubblicitario da parte del gestore della location all’insegna di una strategia winwin. Nei tempi della crisi del coronavirus ne possono trarre beneficio sia gli espositori sia gli artisti messi a dura prova, che ovviamente fanno affidamento sulle vendite in occasione di una fiera così grande e orientata a livello internazionale come la ART Innsbruck”, afferma Johanna Penz. Dall’8 fino all’11 luglio 2021 l’Olympiaworld è il nuovo centro internazionale dell’arte di Innsbruck e la posizione è ideale per espositori e visitatori. In questa location, organizzatori e imprenditori trovano le perfette premesse per

organizzare convegni e seminari, congressi e anche fiere ed esposizioni. L’Olympiahalle, nel quale si svolgerà la ART Innsbruck 2021, è dotato di tutti i comfort dal punto di vista tecnico e delle infrastrutture e offre quindi un magnifico palcoscenico al servizio dell’arte. “Da anni ART Innsbruck è un elemento fisso dello scenario artistico e culturale di Innsbruck, io stesso sono stato più volte ospite della fiera. Dopo un anno all’insegna di molte manifestazioni annullate sono particolarmente lieto di apprendere che la fiera, nell’anno del suo giubileo, trova una nuova collocazione nell’Olympiahalle. Sono contento di poter instaurare una buona e, spero, lunga collaborazione con Johanna Penz e il suo team”, così afferma l’amministratore dell’Olympiaworld Matthias Schipflinger. “Sono veramente felicissima. La location si trova direttamente all’uscita dell’autostrada. Offre tanti parcheggi, locali e ristoranti nelle immediate vicinanze. La città vecchia è raggiungibile a piedi in soli 20 minuti. Fare una bella passeggiata nella zona verde direttamente sull’Inn, proprio dietro il luogo della manifestazione e a meno di 200 metri dalla più grande piscina all’aperto di Innsbruck, il TIVOLI! Posso dire solo questo: per prima cosa l’arte e dopo la fiera un tuffo in acqua oppure una passeggiata sull’erba verdeggiante”, così afferma l’entusiasta organizzatrice l e direttrice della manifestazione Johanna Penz. s

In attesa 2008, olio su tela, 140x100 cm.

25ª ART INNSBRUCK 8/11 luglio 2021 - Messe Innsbruck Vernissage ufficiale 7 luglio 2021 Gio. – Dom.: 11:00 – 19:00 Olympiaworld, Olympiastrasse 10, Innsbruck

BIANCOSCURO, esporrà ad Art Innsbruck le opere di: Francesco Campanella, Paolo Camporota, Fabrizia Folchitto, Flora, Mario Ghizzardi, Khrissy, Sigrun Neumann, Meries Nunziata, Roberto Pino, Giuseppe Portella, Gianluca G. Seregni. Olympiaworld Innsbruck © Olympiaworld

Maschera di fuoco 2005, olio su tela, 120x80 cm.

www.paolocamporota.it

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Art Fair

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Fiere, manifestazioni ed esposizioni internazionali International fairs, exhibitions and exhibitions

Italia

MiArt 17-19 settembre 2021 www.miart.it

BERGAMO Bergamo Arte Fiera data da definire www.bergamoartefiera.it BOLOGNA Arte Fiera 21-23 gennaio 2022 www.artefiera.it

FORLI’-CESENA Vernice ArtFair 19-21 marzo 2021 www.verniceartfair.it

Grand Art data da definire www.grandart.it

MONTICHIARI (BS) Expo Arte ottobre 2021 www.expoarteweb.it PADOVA Arte Padova 12-15 novembre 2021 www.artepadova.com

TORINO Artissima Unplugged 5-7 novembre 2021 www.artissima.art

Flashback (ediz. diffusa) 3 nov. ‘20 - 7 mar. 2021 www.flashback.to.it Paratissima 5-7 novembre 2021 www.paratissima.it

PARMA ArtParma 6-7 e 12-14 marzo 2021 www.artparmafair.it

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BARCELONA (E) Loop Fair november, 2021 www.loop-barcelona.com BASEL (CH) Art Basel september 23-26, 2021 www.artbasel.com

Liste Basel september 20-26, 2021 www.liste.ch

VERONA ArtVerona 15-17 ottobre 2021 www.artverona.it

BERLIN (D) Berlin Art Week september 15-19, 2021 www.berlinartweek.de

PER INFORMAZIONI: SEGRETERIA ORGANIZZATIVA: +39 049 8800305

PAVIA PaviArt 27-28 Marzo 2021 www.paviart.it MILANO Mia Photo Fair 25-28 marzo 2021 www.miafair.it

AMSTERDAM (NL) Affordable Art Fair TBD www.affordableartfair.com

VENEZIA La Biennale di Venezia 23 apr. - 27 nov. 2022 www.labiennale.org

Arte Forlì Contemporanea data da definire www.fieracontemporanea.it GENOVA Arte Genova 14-17 maggio 2021 www.artegenova.com

Europe

Pavia Art Talent 27-28 novembre 2021 www.patpavia.it

Art Berlin september, 2021 www.artberlinfair.com VICENZA Arte Vicenza 26-29 marzo 2021 www.artevicenza.net

Positions Berlin september 16-19, 2021 www.positions.de


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BRUXELLES (B) Art Brussels april 22-25, 2021 www.artbrussels.com

MADRID (E) Art Madrid february 24-28, 2021 www.art-madrid.com

Brafa january, 2022 www.brafa.be

MARBELLA (E) Art Marbella july, 2021 www.marbellafair.com

CHESTER (ENG) Chester Arts Fair november, 2021 www.chesterartsfair.co.uk COLOGNE (D) Art Cologne april 14-18, 2021 www.artcologne.com

MONTE-CARLO (MC) Art Monte-Carlo april 29-may 2, 2021 www.artmontecarlo.ch MONTREUX (CH) Montreux Art Gallery november 10-14, 2021 www.mag-swiss.com

GENEVE (CH) Art Genève april, 2021 www.artgeneve.ch KARLSRUHE (D) Art Karlsruhe may 21-24, 2021 www.art-karlsruhe.de INNSBRUCK (A) Art Innsbruck july 8-11, 2021 www.art-innsbruck.at

PARIS (F) Fiac october 21-24, 2021 www.fiac.com Art Paris april 7-11 2021 www.artparis.com

VIENNA (A) LONDON (ENG) Vienna Contemporary Frieze London september 23-26, 2021 october 13-17, 2021 www.viennacontemporary.at www.frieze.com ART SALZBURG CONTEMPORARY & ANTIQUES INTERNATIONAL ZURICH (CH) London Art19 Fair– 21 OTTOBRE Art International 2018 Zurich CENTRO FIERA DI SALISBURGO january, 2022 sep. 30-oct. 3, 2021 www.londonartfair.co.uk www.art-zurich.com Bild: Roman Träxler

11.00 – 1900 – 1700

DUBAI (UAE) Art Dubai march 17-20, 2021 www.artdubai.ae HONG KONG (CN) Art Basel Hong Kong may 21-23, 2021 www.artbasel.com

Affordable Art Fair may 27-30, 2021 www.affordableartfair.com MEXICO CITY (MEX) Zona MACO april 28-may 2, 2021 www.zonamaco.com

fiera internazionale d’arte contemporanea, classico moderno & antiquariato | 19° – 21° secolo

NEW DELHI (IND) India Art Fair february 18-21, 2021 www.indiaartfair.in NEW YORK (USA) Art NewYork may, 2021 www.artnyfair.com ArtExpo NewYork april 22-25, 2021 www.artexponewyork.com

Affordable Art Fair september 23-26, 2021 www.affordableartfair.com SHANGHAI (CN) Shanghai Art Fair september, 2021 www.sartfair.com SINGAPORE (SGP) Affordable Art Fair november 12-14, 2021 www.affordableartfair.com TOKYO (J) Art Fair Tokyo march 19-21, 2021 www.artfairtokyo.com

MIAMI BEACH (USA) Art Basel Miami Beach december 2-5, 2021 www.artbasel.com

ISTANBUL (TR) CI contemporary istanbul – 20 GENNAIO december,2019 2021 O FIERA INNSBRUCK contemporaryistanbul.com

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CHICAGO (USA) Expo Chicago april 8-21, 2021 www.expochicago.com

SALZBURG (A) Art Salzburg Contemporary september, 2022 art-salzburg-contemporary.com

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MOSCOW (RUS) Cosmoscow september 10-13, 2021 www.cosmoscow.com

TORONTO (CDN) Art Toronto october 28-31, 2021 www.arttoronto.ca VANCOUVER (CDN) Art! Vancouver september 22-26, 2021 www.artvancouver.net Per visualizzare l’elenco completo aggiornato inquadra con il tuo smartphone il codice QR e collegati al nostro sito ufficiale: w w w.b ian c o s c u ro.it /ar t -fai r s

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iunti a questo punto, era ormai evidente che l’artista di Charama dell’India e di Chaveut in Francia coincidevano: erano Cro-Magnon, i Sapiens Zero.Zero, potevamo perciò mettere un punto fermo al 36.000 a.C.. Eravamo pronti a ripartire per l’ultima tappa in India, ora la domanda imperativa era: “Se i Pittogrammi evocano i suoni delle parole che rappresentano, gli otto simboli ologrammatici e il punto barrato, cosa significano?” Il 9 luglio 2012, tornando a passeggiare all’indietro, eravamo finalmente diretti nel cuore della Terra del Tamil Nadu, a Mahabalipuram, con le sue architetture Megalitiche, i suoi conservati segreti e le megalitiche pietre-fungo del Kerala. Una volta giunti ai margini dei Templi del Sud, la nostra guida dell’India (Morya), si sedette su uno dei tanti gradini e iniziò a raccontare un Mito Hindu sull’origine delle lingue (riportato anche da Wayne L. Allison nel 1971 in “The Beginning Was The Word”): “Là cresceva nel centro della terra il meraviglioso Albero del Mondo, o Albero della Conoscenza. Era così alto che quasi raggiungeva il cielo. Disse nel suo cuore “terrò la mia testa nel cielo e allargherò i miei rami su tutta la terra, e terrò tutti gli uomini radunati insieme sotto la mia ombra, li proteggerò e farò sì che non si separino”. Ma Brahma, per punire la superbia dell’albero, tagliò i suoi rami e li scagliò giù sulla terra, dove misero germogli come alberi wata, che fecero si che sulla terra prevalessero le differenze di fede, di lingua e di usanze, in modo che gli uomini si disperdessero sulla sua superficie.” Stupita, esclamai: “Ma è simile al mito della Torre di Babele, quindi tutto ci riporta alla radice di un Albero Madre!” A questo punto ShuiShé riformulò la solita domanda: “Quindi il flessivo di cui abbiamo parlato in precedenza, essendo alla base della Lingua Madre, ci può aiutare a trovare quell’’unico Albero Madre Universale? Ma

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” India, colonne e vasi © Photo by Adele Arati

Passeggiando all’indietro prima del ritorno in India, pensavo che le nostre insicurezze nascondono gli infiniti mondi di cui il nostro IO è potenzialmente in grado di realizzare, superarle significa attuare ciò che per natura siamo in grado di poter essere. Il mito della Caverna di Platone insegna che ci sono molteplici visioni della realtà, più o meno imposte; importante è essere curiosi e intelligenti, per potere decidere se entrarvi o trovare il modo di uscirne. Per questo era determinante crea_R_evolvere racconti fanta-ma-scientifici artistici e strade alternative. Era l’8 luglio 2012, l’ultima sera a Minorca, ricordavo che in Turchia, a Gobekli Tepe, seppellivano le Taulas per costruirne sopra o poco distante delle nuove e riporvi all’interno cose preziose al pensiero. Per questo mi diressi in una zona libera, oltre il confine archeologico del recinto spiraliforme della Taula di Torralba, e iniziai a scavare. Trovai un cilindro con all’interno una piccola conchiglia d’oro e due tavolette di Betulla, ben conservate dall’umidità del terreno. Una aveva inciso una Tau, un cerchio con all’estremità due piramidi rovesciate e attraversate orizzontalmente da una linea a forma di “M”, l’altra era una sorta di mappa, con un disegno similare e gli stessi logogrammi apparsi sulla Tau, racchiusa dalle chiavi della vita dentro un amuleto simile a quello di Almohade. Una volta tornata in Hotel trovai Emiri nella mia camera con la mappa in mano, scoperto disse: “Perdonami, ma devo distruggerla”, prese un fiammifero e la bruciò. Lo lasciai fare, l’esca era stata presa, ormai anch’io ero una guida Kahuna, con un sorriso presi la mia valigia e uscii. Fuori dalla porta trovai ShuiShé, sfidandolo gli sussurrai: “Anche stavolta non avete considerato la mia memoria fotografica.” Mentre lo dicevo misi una mano in tasca e mi rassicurai che gli altri oggetti fossero al sicuro. Ora era chiaro cosa ci aveva portato a Minorca e chi erano i personaggi di cui non ci si poteva più fidare, ma Platone insegna che a volte non tutto è come sembra.

[21ª puntata]

Le terre di mezzo, i percorsi del mito, il cammino piramidale dell’essere

Dall’India a Parma: l’Identità rapita

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in sostanza, non ho ancora compreso cosa s’intende per “flessivo”?” Emiri finalmente fu esplicativo e concluse il suo discorso: “Avevo accennato ad un’idea di fondo, nata da una situazione primordiale, il cui bisogno era arrivare a comunicare. Il flessivo primitivo era alla base, si è poi semplificato e criptato per motivi superiori. Le antenate guide Kahuna del Pacifico, oracolavano che la Lingua Madre fosse matematica e avesse un’algoritmica sonorità danzante, che veniva denominata TaSenzar, caratteristica che troviamo nell’idioma Sanscrito. Dunque nel flessivo il senso della parola è modificato aggiungendo all’interno della radice delle vocali e la declinazione del verbo. Invece nell’isolante monosillabico (come il cinese), il suo valore è semplificato, ossia è determinato dal posto che assume la radice nella frase e a livello fonetico varia in una gamma diversa di timbri e toni. Nell’agglutinante (mongolo, dravitico, turco e giapponese) la chiave d’interpretazione è criptata, infatti una singola parola accoglie un’intera frase e il suo valore viene modificato solo aggiungendo alla fine della radice i prefissi, suffissi, desinenze e infissi. Si parte sempre dall’unica Radice dell’Albero Madre.” Mi guardai intorno, la spettacolarità delle architetture che mi circondavano era sorprendente. Partendo dalla profondità delle sue grotte rupestri, arrivando ai suoi Templi, tutta l’arte dell’India presenta cerchi, dischi solari, ruote, croci eliche e antichi idiomi. Sulla superficie delle colonne portanti di questa cultura artistica, oltre alle note spirali e all’archeo tipo del vaso, vi era il Sanscrito. Questa lingua ha un’origine indoeuropea, con influenze dravidiche, dunque è parte di una sottofamiglia indo-iranica. Ma considerando che l’indoeuropeo è inserito nella radice nostratica, viene a sua volta raggruppato alle lingue afro_asiatiche, dravitiche, sino_tibetane, uraliche, altaiche, caucasiche e mongole. La presenza di Piramidi ovunque nel mondo è simbolo di questa unità. Gli stessi Dravidi furono a loro volta dei coloni dell’India nel 6000-5000 ac, dopo e prima delle varie ondate migratorie uraliche-indoeuropee, entrambi allontanati a sud e all’estremo nord dagli Altaici. Dunque il nostratico era solo il frutto di un Albero Madre, la cui testa era puntata verso il cielo e allargava i suoi rami su tutta la terra, e le cui radici suonavano il TaSenzar. Ormai il quadro di fili intrecciati si stava componendo, si poteva iniziare a ipotizzare che la Lingua Madre fosse logogrammatica. Aveva ragione il mio avo nel dire, nel 1800, che esisteva un linguaggio iconografico matematico che racchiudeva il nascere di tutti gli altri linguaggi e sui cui si fondeva il segno significante, e non viceversa. Non potevamo arrestarci al flessivo o al nostratico, la radice era più indietro e l’avrei trovata (certa che la risposta al significato degli otto simboli ologrammatici e il punto barrato,

India, Kerala© Photo by Adele Arati

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era da ricercare nel suono matematico dell’acqua). Ci avviammo verso le pietre del Kerala, nelle foreste della regione di Palghat e Trichur nei siti di Anakkara, Ariyannur, Cherumangad, Kalkulam e Ummichipoyil. Megaliti chiamati Kuda-Kallu, considerati Ombrelli-Pietra protettivi, onorifici e indicanti luoghi sacri (il concetto di Ombrello albero fu ripreso anche nelle civiltà mondiali successive). In sintesi, Taulas arcaiche tridimensionali, simboli d’energia d’unione tra terra e cielo. Mi veniva spontaneo pensare al Megalitismo nato in Africa circa 200.000 anni fa, quando i Neanderthal conquistarono l’Europa, ma possiamo affermare che questa tecnica costruttiva raggiunse il suo massimo splendore tra il 20.000 e il 9.000 a.C., periodi a cui dovremmo retrodatare tutte le piramidi esistenti nel mondo (e per logica retrodatare di almeno 1 milione di anni l’inizio dell’età della Pietra). Quindi in questo subcontinente, cosa ci indicavano quelle Radici Simboliche? L’archeologia in India non ha avuto in passato molto potere di ricerca, frenata da credi molto radicati, quindi si pensa non abbia datato l’appartenenza di queste cavità alle corrette temporalità. Esse sono state attribuite a qualche secolo prima del conteggio a.C., ma avendo visitato nel tempo altri luoghi simili, datati da esperti a molti millenni antecedenti, non possiamo escludere che il patrimonio culturale sia stato riadattato alle epoche assegnate, nonostante sia ben più antico (fatti successo anche in più noti siti archeologici). Ma lì vi era una civiltà scomparsa, proprietaria di una lingua Madre, i cui monumenti sono stati solo riutilizzati (e non costruiti) dai sopravvissuti popoli del Neolitico. In quel momento però la più recente Età della Pietra non ci interessava, prima di tutto volevamo agganciarci a quel periodo oscuro che ricade nella Radice Madre comune della Preistoria, per comprendere se il Mito ha una sua fonte di verità. In origine un antico popolo Madre, pacifico e progredito, era presente in vari continenti. Ad un certo momento della storia, dall’Anatolia si era avventurato sino a raggiungere la Siberia e l’estremo sud dell’India. Poi dall’India era migrato in Tibet, nelle Americhe e verso il Pacifico, rincorso da etnie guerriere. E quello che rimaneva del suo passato remoto nel Mediterraneo, andò dimenticato e sepolto. Per questo stavo andando all’indietro e non in avanti: come si può comprendere il presente, per modificare al meglio il futuro, se si è orfani del passato e si è persa memoria? Punto 23: “La verità non appartiene a nessuno e non vi è un’unica strada per arrivare alla sua anima. Non bisogna mai essere troppo sistematici nel lavorare a costruire nuove strade, se vogliamo atIndia, Tamil Nadu © Photo by Adele Arati

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[...] continua sul prossimo numero di BIANCOSCURO

Ogni riferimento a cose e persone è puramente casuale, le parti culturali sono vere, ma intrecciate dai fili della fantasia Crea_R_ Evolutrice. Testi tratti dal primo romanzo artistico Fanta-ma-Scientifico n°00 by adele arati: “Il suono Matematico dell’Acqua”.

tuare una CREAvoluZione per la continuità delle nostre vite. Tutti viaggiamo all’interno degli illimitati 0_1 bus digital della memoria RAM ancestrale, ma prima dobbiamo ritrovare la radice della strada smarrita della storia, per arrivare a migliorare le vie del futuro.” In India, con il fiato sospeso e i piedi scalzi, entrai nelle sale dove avrei dovuto trovare le leggendarie tavolette perdute con il linguaggio madre. Ma non le trovai, mi dissero che erano state portate via da tempo e dove non lo sapevano. Ma un particolare non mi passò inosservato: una conchiglia spiraliforme era posta tra gli occhi di una statua femminile, essa ci conduceva in Anatolia. Il nostro era decisamente un cammino all’indietro, ma dove ci stava portando? Era l’11 luglio 2012 avevamo passato la sera precedente in volo, verso la casa rifugio nell’Appennino di Parma. Jhon prima di sparire nei boschi con Emiri mi lasciò una chiave ed una misteriosa donna mi scattò una polaroid nei boschi. Mi era stato detto di raggiungere il secondo rifugio a Parma. Tutto era già dentro di me, non avevo più bisogno del Diario dei miei avi che mi era stato rubato. Pioveva a dirotto, l’acqua copriva le buche, caddi, ma una mano prese il mio braccio, mi aiutò a rialzarmi e mi porse riparo sotto il suo ombrello, ma poi tutto fu un solitario buio. I Maya avevano ragione, una nuova era si stava aprendo, tutto scorre e il ciclo sonoro matematico dell’acqua lo insegna. Tutto ha sempre una sua logica ed una ragione. Il personaggio dei miei racconti fu rapito come il Diario dei miei avi, dov’era ora il confine del reale e del non reale? Ormai si stava già Crea_R_Evolvendo dopo tanto scrivere l’altra faccia della scrittrice, quell’identità rapita che viaggiando nelle realtà cercava la nostra Origine. (“Tu ch’entri qua con mente, parte a parte, et dimmi poi se tante, maraviglie, siano fatte per inganno, o pur per arte. Ora sta a te decidere se entrare o trovare il modo di uscire dalle molteplici visioni della realtà. Se vuoi, seguiamoci lungo il Filo di una nuova realtà in Crea_R_Evoluzione, alla ricerca del nostro comune passato.” ) Adele Arati

India, colonne © Photo by Adele Arati

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Trixi Bulla

L’essenza nella luce

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e sculture luminose di Trixi Bulla, artista viennese che viva e lavora tra Busto Arsizio e la Val Pusteria, non rischiarano solo l’anima, ma assolvono anche alla funzione fisica dell’illuminazione concreta. Un raro esempio di design artistico, e dunque non industriale, prova tangibile dell’arte che può svolgere funzioni concrete. Sono pezzi unici dal grande fascino, creazioni originali che non possono essere catalogate come semplici complementi d’arredo, in quanto nate dalla creatività, dalla manualità e dall’esperienza che solo un’artista sa dosare per raggiungere il traguardo: un’opera che accende l’emozione. La sua passione per le essenze di vario tipo (pino, larice, ulivo, vite e tante altre, come l’edera) è nata e si è rafforzata con

la frequentazione dei boschi altoatesini e delle botteghe artigiane degli scultori locali. Ha iniziato così a creare con radici, tronchi, cortecce, rami particolari, tutte materie prime trovate prevalentemente nelle foreste alpine. La sicurezza dell’artigiano intaglia, scolpisce, plasma la materia prima, la arricchisce di foglia d’oro zecchino per enfatizzare le luci e le ombre e creare nuovi riflessi anche con l’accensione della lampada. I paralume studiati appositamente nella forma e nel materiale, rifiniscono le opere di Trixi Bulla. Vanta numerose esposizioni INFO trixibulla@gmail.com artistaonline.it/artisti/biografia/trixi @trixi.lamps @lampadetrixibulla

con ottimi risultati e consensi, il suo talento e la sua eleganza sono ampiamente riconosciuti, ricordiamo le ultime a Monreale e a Firenze, dove ha vinto il primo premio Giorgiana Corsini lo scorso settembre. Le sue lampade creano un’atmosfera unica, illuminano l’ambiente, illuminano le nostre emozioni. Daniela Malabaila [1] Ippocastano - 2020, intaglio e lavorazione in foglia d’oro, 30x95 cm. [2] Radice di abete - 2020, intaglio e lavorazione in foglia d’oro, 20x70 cm. [3 ] Radice di vite - 2020, intaglio e lavorazione in foglia d’oro, 30x70 cm. [1]

[2][2]

[3]

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ANGELO DE FRANCISCO

“UNIVERSO DA VINCI”

2019, plexiglass nero, stampe fotografiche e plexiglass a specchio termoformato, 80x80x160 cm.

www.angelodefrancisco.com

a.defrancisco@tin.it

Angelo de Francisco Mazzaccara


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Gianfranco Gobbini Nell’abisso del colore

I

nterpretare la profondità è molto difficile, ma Gianfranco Gobbini, artista di Città della Pieve, ci riesce benissimo. Il suo percorso artistico inizia verso i tredici anni, quando è quasi un bisogno quello del disegno. Con il tempo, la formazione e la maturità, passerà dai soggetti paesaggistici all’astrazione. Trova dunque la sua giusta evoluzione abbandonando il superfluo, senza più la necessità di rappresentare la realtà per come la si vede, ma riuscendo a farla comparire su tela attraverso il puro colore e le sue sfumature. Osservando le sue ultime opere, possiamo renderci conto della veridicità di questa mia affermazione. Soffermiamoci su “Astrale”: non è forse uno squarcio che si apre nel cielo quello che vediamo? E non sono forse stelle luminose quelle che brillano nella notte? L’espressività di quest’opera può fungere da esempio perfettamente, in essa troviamo la luce, il colore, la profondità. Quest’ultima è cercata e costruita attraverso diverse stratificazioni che portano sempre più “al centro” del dipinto. Se Astrale fa percepire la profondità del cielo nell’apertura dello stesso, “Stromboli” ci catapulta immediatamente sul cratere del vulcano. Osservandolo sentiamo quasi il crepitio della terra che si spacca ed il calore della lava.

L’opera sembra pulsare di vita propria, il colore è vivo nel senso più dinamico del termine. Possiamo trovare un’altra sfumatura nel fare arte di Gobbini, ed è quella che ci rimanda alla tradizione, alle radici proprie e a quelle dell’Arte. Lungo la sua carriera ha trovato la giusta miscela che gli permette di utilizzare una particolare materia prima della sua zona: lo zafferano. È con questo che prepara una pasta che va a comporre i suoi rilievi, come ha fatto per l’opera “Visione desertica”, unendo così sia la propria tradizione, che quella dei Maestri rinascimentali, in particolare tutto ci riconduce a Pietro Vannucci, detto il “Perugino” (nato a Città della Pieve nel 1446) che utilizzava per la tintura dei pistilli dello zafferano per le sue tele ed i suoi affreschi. Complessa e profonda, l’arte di Gobbini. Daniela Malabaila

Sopra: Gianfranco Gobbini Visione desertica 2018, pigmenti di zafferano e acrilico su tela (polimaterico), 150x100 cm. Sotto: Gianfranco Gobbini Stromboli 2012, acrilico su tela (polimaterico) 100x70 cm.

Sotto: Gianfranco Gobbini - Astrale 2020, acrilico su tela (polimaterico), 100x70 cm.

INFO gianfrancogobbini@libero.it www.gianfrancogobbini.it Studio in Città della Pieve - Perugia

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Vita e società contemporanea ritratte La fotografia al CAMERA negli eventi dell’anno 2021 di

Lucia Garnero

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l Centro Italiano per la fotografia CAMERA - di Torino, con il nuovo anno, ha inizio la programmazione prevista, in attesa della riapertura del centro espositivo. L’inaugurazione del 2021 avviene con la prosecuzione della mostra di Paolo Ventura, prorogata fino al 14 febbraio, al cui termine inizieranno gli eventi organizzati. Riprende, a partire dal 4 marzo, lo schema espositivo, particolarmente fortunato ed acclamato in passato, di CAMERA DOPPIA con due mostre personali, allestite in contemporanea ed in parallelo. Quest’anno ne sono protagonisti Horst P.Horst (Weißenfels, 1906 - Palm Beach Gardens, 1999) e Lisette Model (Vienna, 1901 - New York, 1983), curate rispettivamente da Giangavino Pazzola e Monica Poggi. I due fotografi si rivelano difformi e divergenti nei modi, nei toni e nei soggetti ritratti: straordinario genio della fotografia di moda lui e irriverente street photographer lei, mai esposta, prima di questo allestimento, in una mostra in Italia. Le vite dei due artisti, Lisette Model - Coney Island Bather, New York, c.1939 © 2020 Estate of Lisette Model, National Gallery of Canada, Ottawa Courtesy Baudoin Lebon / Keitelman Martin Parr - GB. England. Bristol, 1995-1999 ©Martin Parr / Magnum Photos

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Sopra: Walter Niedermayr - St. Anton am Arlberg, marzo 2009 Courtesy Ncontemporary Milano, Galerie Nordenhake Berlino/Stoccolma

Sotto: War&Flowers#12, 2020 © Paolo Ventura

pur lontani nella pratica delle rispettive arti, sono caratterizzate da alcuni aspetti biografici comuni (entrambi presenti a Parigi negli anni Trenta e poi in fuga a NewYork) e si rivelano entrambi punti di riferimento fondamentali, nello sviluppo del proprio genere fotografico, per le generazioni a venire. Se in Horst le modelle rappresentano forme simboliche di eleganza e bellezza senza tempo, ben oltre le mode di cui si rendono portatrici, i soggetti ritratti da Model diventano caricature di sé stessi, emblemi di una società goffa e decadente. Il percorso espositivo, nel descrivere aspetti specifici delle carriere dei due artisti, ritrae perfettamente lo ricchezza culturale degli anni presi in esame. Le due mostre sono realizzate grazie alla collaborazione con l’Horst P.Horst Estate, Paci contemporary gallery di Brescia, la mc2gallery di Milano e la Galerie Baudoin Lebon di Parigi. A seguire, con inaugurazione il 23 giugno, prende avvio la mostra estiva, a cura di Walter Guadagnini, con la collaborazione di Claudio Composti e Giangavino

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carattere universale su conoscenza e coscienza dell’ambiente come patrimonio dell’umanità. Infine, dal 30 settembre e in occasione della prima edizione delle ATP Finals a Torino, l’anno si conclude con una mostra personale dedicata al fotografo inglese Martin Parr (Epsom, 1952), a cura di Walter Guadagnini con la collaborazione di Monica Poggi. Membro di Magnum Photos, si rivela abile interprete del presente, capace di ritrarre la società contemporanea con ironia e sagacia, a creare non semplici fotografie, ma autentiche icone della società contemporanea. Emblematici del suo carismatico modus operandi, i netti contrasti di colore gli permettono di rivelare Sopra: Martin Parr, SWITZERLAND. Kleine Scheidegg. From ‘Small World’, 1994 ©Martin Parr / Magnum Photos A destra: Lisette Model, Woman with veil, San Francisco, 1949 © 2020 Estate of Lisette Model, National Gallery of Canada, Ottawa Courtesy Baudoin Lebon / Keitelman

Pazzola, che ha per protagonista uno tra i più importanti fotografi italiani contemporanei, Walter Niedermayr (Bolzano, 1952). Saranno oggetto di allestimento i temi più ricorrenti della sua carriera: i paesaggi alpini, le architetture e il rapporto fra spazi aperti e chiusi. negli scatti realizzati durante gli ultimi dieci anni, dal 2011 al 2021. Con un linguaggio maturato nel corso di una ricerca trentennale, l’artista narra i cambiamenti apportati dal turismo sul paesaggio alpino: il paesaggio risulta volutamente frammentato con soluzioni compositive e di post-produzione capaci di conferire un aspetto evanescente, a divenire riflessioni di

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PAOLO VENTURA. Carousel prorogata al 14 febbraio 2021

CAMERA doppia: HORST P. HORST e LISETTE MODEL 4 marzo – 13 giugno 2021

WALTER NIEDERMAYR 23 giugno – 19 settembre 2021

MARTIN PARR. Sports

30 settembre 2021 – 30 gennaio 2022 (Verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) CAMERA, Torino INFO T. +39 011 0881151 camera@camera.to Lunedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica 11.00 - 19.00 Giovedì 11.00 - 21.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.camera.to

Sotto: Walter Niedermayr, Portrait 36, 2012 Courtesy Ncontemporary Milano, Galerie Nordenhake Berlino/Stoccolma Sopra: Horst P. Horst, Jean Patchett, bathing suit by Brigance, 1951 archival pigment print on Hahnemuehle Baryta paper, 80x105 cm. Copyright Horst Estate/Condé Nast, courtesy Paci contemporary gallery (Brescia - Porto Cervo,IT)

gli aspetti grotteschi e goffi del mondo consumista e globalizzato. Al centro del percorso compare il tema dello sport, che gli consente di aprire una riflessione ad ampio spettro, fino a dare vita ad alcune delle sue opere più celebri. Catalizzatore di emozioni collettive, lo sport è raccontato attraverso le tradizioni di tifosi intenti a partecipare a grandi eventi e pubblici riti. In parallelo, durante il 2021, nella Project Room, proseguiranno i progetti di valorizzazione della fotografia del territorio e i numerosi interventi di promozione l dei giovani talenti. s

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Le Grand Jeu Punti di vista sulla poetica di Cartier-Bresson di

Mario Gambatesa

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alazzo Grassi di Venezia ha allestito i suoi spazi con le opere fotografiche di uno dei massimi esponenti della fotografia del Novecento, Henri Cartier-Bresson. La mostra è aperta al pubblico dall’ 11 luglio scorso fino al prossimo 20 marzo 2021, sempre se le nuove misure ministeriali consentiranno la riapertura dei luoghi dell’arte. Henri Cartier-Bresson è nato nel 1908 a Chanteloup, in Francia. Nel 1932, dopo aver trascorso un anno in Costa d’Avorio, scopre la

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fotocamera Leica. L’anno successivo presenta la sua prima mostra alla Julien Levy Gallery di New York. Viaggia in Europa, in Messico, negli Stati Uniti e nel 1940 viene fatto prigioniero, nel febbraio 1943 riesce ad evadere. Nel 1944 realizza una serie di ritratti per le edizioni Braun e nel 1945 dirige Le Retour, documentario dedicato al rimpatrio di prigionieri di guerra. Il MoMA di New York presenta una mostra del suo lavoro nel 1947 e, nello stesso anno, fonda Magnum Photos. Tornato in Europa, dopo un lun-

go viaggio in Asia, pubblica il suo primo libro, “Image à la Sauvette”, nel 1952. Nel 2000 decide, insieme alla moglie Martine Franck e alla figlia Mélanie, di creare la Fondation HCB, dedicata in particolare a mantenere vivo il suo lavoro. Basata su un progetto ideato e coordinato da Matthieu Humery, la mostra intitolata “Le Gran Jeu”, esamina il modo in cui il lavoro di Henri Cartier-Bresson viene visto da cinque diversi curatori, concentrandosi in particolare sulla “Master Collection”. Il tutto

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si basa su una selezione di 385 immagini che l’artista stesso ha scelto all’inizio degli anni ‘70, su richiesta dei suoi amici e collezionisti Jean e Dominique de Menil, senza però mai chiarire i criteri alla base della sua decisione. A oggi sono sei gli esemplari esistenti della preziosa Master Collection e uno di questi fu acquistato da François Pinault, dando il via al “gioco” che innerva la mostra. La fotografa Annie Leibovitz, il regista Wim Wenders, lo scrittore A destra: Works by Henri Cartier-Bresson. © Fondation Henri Cartier-Bresson / Magnum Photos. Installation view “Henri Cartier-Bresson. Le Grand Jeu” at Palazzo Grassi, 2020. © Palazzo Grassi, photography Marco Cappelleti A sinistra: Henri Cartier-Bresson Simianela-Rotonde, France, 1969, épreuve gélatinoargentique de 1973 © Fondation Henri Cartier-Bresson / Magnum Photos

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HENRI CARTIER-BRESSON. Le Grand Jeu Palazzo Grassi, Venezia July 11, 2020 - March 20, 2021

alazzo Grassi presents ‘Henri Cartier-Bresson. Le Grand Jeu’, co-organised with the Bibliothèque nationale de France and in collaboration with the Fondation Henri Cartier-Bresson. The exhibition is a unique project based on the Master Collection created in 1973 by Cartier-Bresson at the request of his art collector friends Dominique and John de Menil, for which the photographer carefully selected the 385 best images from his contact sheets. Six sets of this extraordinary collection of the photographer’s work were printed and are conserved at the Victoria & Albert Museum in London, the University of Fine Arts in Osaka, the Bibliothèque nationale de France, the Menil Collection in Houston as well as at the Pinault Collection and at the Fondation Henri Cartier-Bresson. This Master Collection has been examined by five guest curators: collector François Pinault, photographer Annie Leibovitz, writer Javier Cercas, film director Wim

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Wenders, and heritage conservator Sylvie Aubenas. Hence, there is no monograph, theme, geographical area or chronology in ‘Henri Cartier-Bresson. Le Grand Jeu’ but rather a comparison of five points of view on the work of the “Eye of the Century”. As Mathieu Humery, chief curator of the exhibition, states “Le Grand Jeu (“The Great Game”): the title, reminiscent of chance, a theme dear to the surrealists, primarily refers to the artist’s selection. The term, which has various connotations, can also suggest recreation or leisure. Lastly, the concept can also refer to the set of rules to which one must submit, namely “to play the game”. But jeu (“game”) is also, and more importantly, a homonym of je (“I”). Thus, like an exquisite cadaver, the ”Great I” exalts itself, firstly via the homage paid here to the work of one man, but also through the visual expression of the “Me” of each curator, which necessarily emerges from the game that they have developed.” The rules of the game

are simple: the five joint curators were required to individually select about 50 of the artist’s images. Their selections had to be made from the images chosen by Cartier-Bresson for the Master Collection. None of the curators knew the others’ selections. All aspects of the exhibition – the design of the layout, framing, colour of the picture rails – have all been left to the absolute discretion of the curators. Each space is therefore an exhibition in its own right that is independent of the others. The five curators freely give us their story, their emotions and the place that these images have occupied in their work and in their life. Each of these collections transports us to a particular corner of the universe of the photographer and his curator for the duration of the exhibition in Venice and Paris. The exhibition is accompanied by a catalogue in three languages, published jointly by Marsilio Editori, Venice, Palazzo Grassi – Punta della Dogana and l the Bibliothèque nationale de France. s

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Javier Cercas, il conservatore generale e direttore del dipartimento di stampe e fotografia della Bibliothèque nationale de France, Sylvie Aubenas, e il collezionista François Pinault sono stati invitati a selezionare cinquanta opere ciascuna dall’originale “Master Collection”. Sylvie Aubenas è stata chiamata a scegliere una cinquantina di scatti fra quelli voluti da Cartier-Bresson, senza conoscere le preferenze degli altri curatori e stabilendo in piena autonomia l’allestimento finale delle opere. Un approccio ludico al lavoro di Cartier-Bresson, che attraverso la fotografia trovò la lente giusta con la quale osservare il mondo e restituirne uno spaccato in bianco e nero fatto di linee e geometrie, di equilibrio composil tivo e vibrante emotività. s

HENRI CARTIER-BRESSON Le Grand Jeu

11 luglio 2020 - 20 marzo 2021 (Verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Palazzo Grassi, Venezia INFO T. +39 041 2001 057 visite@palazzograssi.it Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.palazzograssi.it Henri Cartier-Bresson - Couronnement du roi George VI, Trafalgar Square, Londres, Angleterre, 12 mai 1937, épreuve gélatino-argentique de 1973 © Fondation Henri Cartier-Bresson / Magnum Photos

Andrea Barnaba

P A R I S E a n d r e a b p a r i s e @ g m a i l . c o m Andrea Barnaba Parise

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Photolux 2020

Cinque mostre nelle due sedi storiche di Palazzo Ducale e di Villa Bottini Di Flavio Ennante

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rmai tutte le iniziative culturali seguono l’andamento delle disposizioni ministeriali in tema di contenimento del contagio, non fanno eccezione le mostre di Photolux 2020, precedentemente organizzate per dicembre 2020, sono state poi riprogrammate dal 23 gennaio al 28 febbraio 2021, ma si attende ancora per avere una data di possibile partenza degli eventi, per i quali la “zona gialla” non

Tatsiana Tkachova (Bielorussia), Between Right and Shame, © Tatsiana Tkachova

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dà segni di apertura. Diretto da Enrico Stefanelli, organizzato con il sostegno di Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, con Città di Lucca, Provincia di Lucca, Fondation Manuel Rivera-Ortiz, Photolux propone cinque eventi tra Palazzo Ducale e Villa Bottini a Lucca. “L’inizio del futuro” (a cura di Giulia Ticozzi e Arcipelago-19, ripercorre le diverse fasi della pandemia in Italia) è visitabile negli spazi dell’Archivio Fotografico Lucchese a Villa Bottini, così come “Racconti della Pan-

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demia”, curata da Enrico Stefanelli e Chiara Ruberti, e prodotta dall’Archivio Fotografico Lucchese “A. Fazzi”. A Palazzo Ducale ci sarà la mostra dedicata ai vincitori della 63^ edizione del World Press Photo, iniziativa che premia le migliori fotografie che hanno contribuito a raccontare gli eventi e le notizie dell’anno precedente. Sempre a Palazzo Ducale, “Bitter Leaves” (reportage che Rocco Rorandelli ha condotto tra l’India, la Cina, l’Indonesia, gli Stati Uniti, l’Italia e molti al-

tri paesi) che racconta l’impatto dell’industria del tabacco sulla salute, sull’economia e naturalmente sull’ambiente, oltre che “Foul and Awesome Display”, una produzione di Fotografia Europea a cura di Francesco Colombelli, che analizza come lo sviluppo delle armi da combattimento sia andato di pari passo con quello delle tecnologie più moderne. Cinque buone occasioni per ammirare della buona fotografia e per riflettere su temi importanti della nostra attualità, dalla vita ai tempi

A sinistra in alto: Matthew Abbott (Australia) Australia’s Bushfire Crisis, © Matthew Abbott, Panos Pictures for The New York Times A sinistra: Mulugeta Ayene (Etiopia) Relative Mourns Flight ET 302 Crash Victim © Mulugeta Ayene, Associated Press

A destra: Fabio Bucciarelli (Italia), Chile: The Rebellion Against Neoliberalism © Fabio Bucciarelli for L’Espresso

Sotto: © Giuseppe Leonardi Fondo COVID-19 Archivio Fotografico Lucchese "A. Fazzi"

In basso a destra: © Sabrina Martinelli Fondo COVID-19 Archivio Fotografico Lucchese "A. Fazzi"

Nadia MARTORANO Martorano Nadia martorano.nadia@gmail.com www.artefair.it

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del Covid all’eterna distruzione l ambientale da parte dell’uomo. s PHOTOLUX 2020

23 gennaio – 28 febbraio 2021 (Verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Palazzo Ducale e Villa Bottini, Lucca INFO T. +39 0583 53003 Da venerdì a domenica 10.00 - 19.30 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.photoluxfestival.it


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Carousel CAMERA di Torino espone le creazioni di Paolo Ventura di

Lucia Garnero

L’

excursus di quindici anni di carriera della mostra antologica “Carousel”, curata da Walter Guadagnini nelle sale di CAMERA, è stata prorogata fino al 14 febbraio 2021. Paolo Ventura, nato a Milano nel 1968, dove tutt’ora vive, lavora per anni come fotografo di moda; all’inizio degli anni Duemila si trasferisce a New York. Oltreoceano, decide di dedicarsi alla ricerca artistica. Ne emerge, immediatamente, la capacità di unire abilità manuali ad una visione poetica del mondo: costruisce scenografie in cui prendono vita vicende e racconti fiabeschi, quasi surreali, immortalati, poi, con la macchina fotografica. Con queste opere ottiene i primi importanti riconoscimenti. “War Souvenir” (2005), rielaborazione delle atmosfere della Prima Guerra Mondiale attraverso piccoli set

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teatrali e burattini, è l’opera con cui l’artista viene inserito all’interno del documentario della BBC “The Genius of Photography” nel 2007. Dopo dieci anni negli Stati Uniti, rientra in Italia dove realizza alcuni progetti all’interno dei quali mescola fotografia, pittura, scultura e teatro. La sua pratica artistica si ibrida ulteriormente, come dimostrano le collaborazioni col mondo del teatro e la presenza sempre più massiccia della pittura all’interno della rappresentazione. Le sue opere sono incluse in importanti collezioni pubbliche e private, fra cui il Museum of Fine Arts di Boston, la Library of Congress di Washington, la Maison Européenne de la Photographie di Parigi; ha partecipato a mostre collettive e personali in festival, musei e gallerie di tutto il mondo, ed ha realizzato le sceno-

Sopra: EX_VOTO_011 2017 © Paolo Ventura Sotto: Homage a Saul Steinberg (da Short Stories) - 2014 © Paolo Ventura

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PAOLO VENTURA. Carousel

grafie dell’opera Carousel di Rodgers e Hammerstein per il Teatro dell’Opera di Chicago e le scenografie di ‘Pagliacci’ di Ruggero Leoncavallo, per il Teatro Regio di Torino. In occasione del presente evento, le sale del CAMERA ospiteranno opere provenienti da collezioni italiane e straniere, e dallo studio dell’artista, in un’inedita commistione di linguaggi che comprenderà disegni, modellini, scenografie, maschere di cartapesta e costumi teatrali. Ad animare la soluzione espositiva, la ferma volontà di mettere in scena tutti i temi ricorrenti della sua poetica. In mostra anche due progetti inediti: ‘Grazia Ricevuta’ e il lavoro che Paolo Ventura sta realizzando per l’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione di Roma. L’evento è realizzato grazie a Intesa Sanpaolo, Lavazza, Eni, Reda; la programmazione espositiva e culturale è sostenuta dall la Compagnia di San Paolo. s A destra: EX_VOTO 2018 © Paolo Ventura Sotto: Automaton#14 (da The Automaton) 2010 © Paolo Ventura

chiusura prorogata al 14 febbraio 2021 (Verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto)

Mario Cobàs (Mario Carchini)

CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, Torino INFO T. +39 011 088 1150 Tutti i giorni 15.00 - 18.30 Giovedì 11.00 - 21.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.camera.to

Red Hands - 2015, mixed media on canvas, 80x80 cm. Lives and works in Carrara, Tuscany, Italy. Mario Cobàs (Mario Carchini) works on a pictorial, photographic and video research at the center of which there are problems of image fragmentation and reworking, referring to the analysis of the unconscious through dreams. The artist carries out his creative activity in the MM MC Studio, sculpture, painting and design, in Carrara, Tuscany. The windows represent windows on the inner world of Cobàs; magenta red acts as a link between the unconscious and the artist’s personal pictorial technique, in which symbolic elements are shattered and elaborated in new forms, in an attempt to overcome contemporary reality and constant projection into the future. Permanent works of art: Pinacoteca Civica Modigliani, Follonica; Pecci Center Prato; The Art Museum Sharjah (UAE); Ugo Guidi Museum Forte dei Marmi; Paper Museum, Pescia; Historical Museum of Sant’Anna di Stazzema; Museum of New Art, Detroit; Atlantic Center of Modern Art, Las Palmas de Gran Canaria. The artist has participated in over 400 art exhibitions since 1997, we remember the most important initials and the last ones as invited artist with documentation and press review verifiable both online and in FB.

Trees - 2017, mixed media on canvas, 80x80 cm.

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mario.cobas.artista@gmail.com studio_mm_mc Mario Cobàs (Mario Carchini)


DANNIE LAUNAY

PEINTRE et PHOTOGRAPHE

Balade suisse, 2020, china e acrilico su tela, 80x60 cm.


Clair matin, china e acrilico su tela, 120x80 cm. Da giovane, all’età di 20 anni, ho esitato a lungo tra la professione di pittore e quella di fotografa. Infine ho iniziato a lavorare come fotografa fino al giorno in cui, l’agenzia per cui ho lavorato (SIPA PRESS) mi ha detto “le tue foto sono come dei dipinti”, allora mi sono precipitata su tele, pennelli e tubetti di vernice, è iniziata così, con indicibile felicità la mia vera passione, dipingere. Da quel momento ho capito, come ovvio, che le mie foto sarebbero servite da ispirazione per i miei quadri. Realizzo grandi tele di lino e le lavoro con acrilici, inchiostri e acquerello. I miei soggetti preferiti sono alberi di natura “un po’ selvaggia” trattati vicino ad un ambiente acquatico, controluce, all’alba o al tramonto e... con alcuni effetti segreti.

J’ai longtemps hésité à 20 ans entre le métier de peintre et celui de photographe. J’ai finalement commencé comme photographe jusqu’au jour où l’agence pour qui je travaillais (SIPA PRESS ) m’a dit “tes photos sont comme des tableaux”. Je me suis alors précipitée sur toiles, pinceaux et tubes de peinture. Ainsi a commencé avec un indicible bonheur ma première passion, peindre. J’ai à partir de ce moment là compris comme une évidence que mes photos me serviraient d’inspiration pour mes peintures. Je réalise de grandes toiles de lin et travaille avec acrilyque, encres de Chine et aquarelle. Mes sujets de prédilection sont les arbres dans une nature un peu sauvage traités près d’un environnement acquatique, en contre jour, à l’aube où au crépuscule et... avec quelques effets secrets.

Après la tempête, 2019, china e acrilico su tela, 100x80 cm. www.dannielaunay-artbrut.com

dannielaunay.art@gmail.com


ISABELLA RIGAMONTI

“LA FORMA FLUIDA N.5 - IL MONOPATTINO” 2019 fotografia in bianco e nero con inserti di fotografia a colori 40x30 cm.


PETER HIDE 311065

“WE SHALL OVERCOME” 2019 tecnica mista, banconote (fac-simile), manette in acciaio su tela bordata e dipinta 53x78x5 cm.

Via San Martino della Battaglia, 11 - 21100 Varese showcases.gallery@gmail.com - https://showcasesgallery.blogspot.it


BIANCOSCURO

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T r A t e e r t S T r A t e e Str Effetti dell’azione incosciente

Un murale che si dissolve come rischia di fare l’ambiente marino di

Flavio Ennante

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nizia da “Effetti dell’azione incosciente” il progetto di Gola Hundun per la sua città natale, Bellaria-Igea Marina. L’opera sulla facciata del Palazzo del Turismo, è infatti la prima di una serie di iniziative che seguiranno nel corso dei prossimi mesi. Il progetto nasce da una riflessione sul mare e su come l’azione dell’uomo e delle politiche del turismo di massa degli scorsi decenni abbia sortito un impatto negativo sul patrimonio naturalistico, che come sempre Gola Hundun sceglie di coniugare in un’ottica di denuncia locale e globale al contempo. Nel murales viene raffigurata una barriera corallina rigogliosa, ricca di specie animali e vege-

tali. Le barriere coralline, le più grandi e complesse forme di vita conosciute, a causa dell’acidificazione del Mare dei Coralli si stanno riducendo a degli scheletri di calcare. Analogamente a quanto accade in natura, anche sulla facciata il dipinto va progressivamente a sbiadirsi fino ad annullarsi totalmente in un bianco assoluto, rappresentando il vuoto che l’azione dell’uomo causa nell’ecosistema. La connessione tra l’opera e il luogo in cui è stata realizzata è duplice: il murale è stato dipinto là dove prima si ergeva una pineta costiera che circondava un piccolo convento, in seguito abbattuta per lasciare spazio all’iconico Palazzo del Turismo, simbolo di una politica tipica del boom economico, volta

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Foto by Ph. Johanna Invrea

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ad un turismo di massa, basato sul profitto immediato, poco lungimirante. L’opera costituisce un invito alla riflessione circa la mancanza di empatia che l’essere umano manifesta nei confronti delle altre forme di vita che popolano il suo stesso pianeta e al pensiero che ad ogni azione corrisponda una reazione. Il murale in questione vuole sottolineare la concatenazione tra il mondo, le forze che lo muovono e gli esseri che lo abitano. In questo caso: l’abbattimento dei boschi, l’allargamento del buco dell’ozono, lo scioglimento dei ghiacci, l’acidificazione dei mari e lo sbiancamento degli oceani. Conoscenza e comprensione degli effetti delle scelte antropiche sono alla base di questa opera

che mira ad essere un faro sull’azione dell’uomo, basata sulla logica del presente e mai di un futuro. L’essere umano crede ancora di essere in testa alla piramide alimentare e di avere il diritto di regolare il mondo, ma gli effetti di queste convinzioni che trovano le proprie radici nella divisione del mondo di Platone, perpetuato successivamente dai grandi monoteismi, in pochi secoli hanno portato alla situazione di crack ecologico e climatico che l stiamo vivendo oggi. s INFO www.golahundun.com/works Facebook.com/golahundun Instagram.com/golahundun

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the new international collective exhibition of contemporary art under the title, Where We Go One, We Go All at Excellence Art Gallery.

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the meaning behind the exhibition, making us all reflect on humanity´s current circumstances resulting in total unity.

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artists from across the globe with locations such as Italy, Spain, USA, Iran, Cameroon, Gibraltar and more. Names include Massimo Cedrini - Paco De La Cruz, Rafael De los Reyes, Behzad Massoumi - Sagarra Moor, Marcos Sanchez, Javier Jimenez, Paul Cosquieri, Esther Moreno, Tamara Sweere, Vicen Hernaiz, Jose Ramon Sala, Daniel Marin, Tancredi, Leodegario, Siren and Isaac, Aurelie Ntsiang.

Congratulations and a big thanks to…

Excellence Art Gallery on another successful showcase and BrandingUp for their collaboration. If you wish to be represented by their team, they are currently opening up to select new artists so reach out: www.excellenceartgallery.com

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2021 - Bimestrale d’Arte, Cultura e Informazione

Chelita Zuckermann

Lo spirito e la spiritualitĂ del Messico


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