Biancoscuro Art Magazine #46

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biAncoscuro r i v i s tA d ’ A r t e Numero 46 - giugno/luglio 2021 - Bimestrale d’Arte, Cultura e Informazione

In questo numero

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ISSN 2385-1708

BIANCOSCURO Art Contest Aperte le iscrizioni Regia fotografica oltre la narrazione Richard Mosse al MAST Nobuyoshi Araki in Italia La camera dell’amore Regina La donna dell’avanguardia Passeggiando all’indietro Mongolia del Nord

Dario Romano

Vincitore al BAC Winter Edition


BIaNCOSCURO art contest MONTE-CARLO EDITION

33 Premi: / 33 Prizes:

4 Copertine sulla Rivista d’Arte BIANCOSCURO 4 BIANCOSCURO Art Magazine Cover 4 Mostre personali in prestigiose location 4 Personal exhibition in prestigious location 4 Artists Management 4 Artists Management 4 Cataloghi personali condivisibili sui social network 4 Personal catalogs shareable on social networks 16 mostre in prestigiose Art Fair 16 exhibitions in prestigious Art Fair

Premiazione finale a Monte-Carlo Final award ceremony in Monte-Carlo

1 Super Premio Speciale BAC (Valore 3.000,00€) 1 Super Special Prize BAC (Value 3.000,00€)

pittura painting scultura sculpture fotografia photography grafica graphic art Tutte le opere saranno pubblicate sul catalogo ufficiale e sul sito BIANCOSCURO Art Contest! All the artworks will be published on the official catalogue and on BIANCOSCURO Art Contest website!

artcontest.biancoscuro.it INFO

BIANCOSCURO viale indipendenza 26, Pavia

artcontest@biancoscuro.com


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biancoscuro r i v i s tA d ’ A r t e Bimestrale d’Arte, Cultura e Informazione

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L’Editoriale di Vincenzo Chetta

BIANCOSCURO Art Contest. 2 nuovi nomi in giuria: Francesco De Molfetta e Gianni Cella

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La divina Venere Tre progetti espositivi valorizzano Palazzo Te

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Regina La donna dell’avanguardia

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De Chirico e la Metafisica Mostra prorogata fino a settembre 2021

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Real & Virtual Gallery L’importanza della relazione tra “reale e virtuale”

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In copertina: (on the cover) Dario Romano Vincitore al BAC Winter Edition - Pittura

Regia fotografica oltre la narrazione. Le opere di Richard Mosse al MAST di Bologna

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Al via la XVI Edizione del Festival Fotografia Europea Il dialogo fra tre Collezioni Le novità 2021 L’Arte italiana dal 1920 al 1945

020 024

L’opera d’arte e il trauma inferto Con-fusione contemporanea a Palazzo Fava

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L’Artenell’Arte Musica e pittura in scena al Teatro Belloni

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Street Art: I nuovi murales realizzati con vernici speciali “mangiainquinanti” 092

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La Divina Commedia Intreccio di arti per celebrare Dante

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Nobuyoshi Araki in Italia La camera dell’amore

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MUFOCO Al via una nuova stagione

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Mongolia del Nord: sulle tracce della memoria perduta. Introduzione ai percorsi del mito [23ª puntata] 024

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Over the Cover: Davide Sertorelli Lo scultore del legno fluido

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biancoscuro r i v i s tA d ’ A r t e

46 ISSUE June / July 2021

Bimestrale di Arte, Cultura e Informazione

ART FAIRS

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SPECIALS

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BI-MONTHLY OF ARTS, CULTURE AND INFORMATION

Art Fair Fiere ed esposizioni internazionali

EDITOR IN CHIEF Vincenzo Chetta

Art Basel Hong Kong: Virtual+Real Le due edizioni, “a distanza” più “in presenza”, aperte in contemporanea

Antonio Del Donno. Intervista ad Alberto Molinari curatore dell’Archivio

Bernhard Witsch Il “Rost Baron” e le sue “Steel silhouette”

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EXHIBITIONS

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Rinato dalle ceneri. Il restauro dell’altare di Bertola Palazzo Barberini proroga le mostre “Plasmare l’idea” e “La cananea restaurata” La commedia all’Ambrosiana. Il patrimonio librario dantesco della Biblioteca meneghina Un nuovo arrivo a Villa Bassi. Sino al 13 giugno Napoleone Bonaparte Appuntamento celebrativo alla Biblioteca Braidense 141 artisti a Bologna. Le evoluzioni del segno Mario Mafai. La testimonianza storica della pittura Inesauribili ricerche espressive Mito, visione e invenzione a Palazzo Viani Dugnani Agnetti ad ART CITY Bologna. In mostra il NEG, pausometro per fare musica in negativo A cosa serve l’Arte? Grandi Maestri a Bologna Jessica Stockholder. Installazioni e stratificazioni Dal Portfolio al Museo. La mostra di Real Art Vanzuk. Le sue macchine Arte e Design open air Bonomi ed il futuro sostenibile Alessandro Mendini. Al Madre i suoi principali passaggi Boccalini a Ginevra. Un progetto tra linguaggio e saperi artigianali Rogelio López Cuenca. Il poeta visivo Andaluz Cultura in movimento. 34 autori storici Francesco Merletti. Ritratti nati da “l’altro da sé” 090

EDITORSHIP & GRAPHIC Liberementi viale Indipendenza, 26 27100 Pavia www.liberementi.it MANAGING EDITOR Daniela Malabaila

Antonio Marras sulle tracce di Clemente La collezione etnografica più antica della Sardegna

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BIANCOSCURO Art Magazine

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CONTRIBUTORS Giuseppe Carnevale, Franco Crugnola, Vincenzo Chetta, Flavio Ennante, Mario Gambatesa, Lucia Garnero, Daniela Malabaila, Rebecca Maniti, R.Molino, Ettore Tiretto. PHOTOGRAPHERS Adele Arati, Luigi Caracappa, Vincenzo Chetta, Liberementi, Enrico Mangano, Isabella Rigamonti, Luca Erba, Gian Maria Pontiroli, Alessandro Saletta, Piercarlo Quecchia, Camera Veronica, Perottino, Rolando Paolo Guerzoni, Paolo Righi, Mauro Coen, Alessandro Ruggeri, Renato Ghiazza, Matteo Monti, Andrea Rossetti, Juan Baraja, Ivo Corrà, Simone Liberanome, Gloria Viggiani. PUBLISHER Biancoscuro viale Indipendenza, 26 27100 Pavia www.biancoscuro.it PRINTING Pixartprinting SpA Via 1° Maggio, 8 30020 Quarto d’Altino (VE) Printed on certified paper FSC® C147178 (www.fsc.org) SOCIAL NETWORK Facebook.com/BiancoscuroArtMagazine Instagram.com/BiancoscuroMag Twitter.com/BiancoscuroMag The publisher is available for persons entitled for any iconographic sources. Manuscripts, photos or other materials even if unpublished are not given back. In addition to the signed articles, texts published on Biancoscuro Art Magazine are taken from the mentioned sources or text available l under the creative commons license. s Reg. Trib. Pavia n.4 of 21/1/2014. ISSN 2385-1708 © BIANCOSCURO 2021. Reserved artistic and literary copyright. Reproduction in whole or parts is forbidden save with the written permission of the publisher.

BIANCOSCURO Rivista d’Arte NUMERO 46 giugno / luglio 2021 BIMESTRALE DI ARTE, CULTURA E INFORMAZIONE DIRETTORE RESPONSABILE Vincenzo Chetta REDAZIONE & GRAFICA Liberementi viale Indipendenza, 26 27100 Pavia www.liberementi.it CAPOREDATTORE Daniela Malabaila COLLABORATORI Giuseppe Carnevale, Vincenzo Chetta, Franco Crugnola, Flavio Ennante, Mario Gambatesa, Lucia Garnero, Daniela Malabaila, Rebecca Maniti, R.Molino, Ettore Tiretto. FOTOGRAFI Adele Arati, Luigi Caracappa, Vincenzo Chetta, Liberementi, Enrico Mangano, Isabella Rigamonti, Luca Erba, Gian Maria Pontiroli, Alessandro Saletta, Piercarlo Quecchia, Camera Veronica, Perottino, Rolando Paolo Guerzoni, Paolo Righi, Mauro Coen, Alessandro Ruggeri, Renato Ghiazza, Matteo Monti, Andrea Rossetti, Juan Baraja, Ivo Corrà, Simone Liberanome, Gloria Viggiani. EDITORE Biancoscuro viale Indipendenza, 26 27100 Pavia www.biancoscuro.it STAMPA Pixartprinting SpA Via 1° Maggio, 8 30020 Quarto d’Altino (VE) Stampato su carta certificata FSC® C147178 (www.fsc.org) SOCIAL NETWORK Facebook.com/BiancoscuroArtMagazine Instagram.com/BiancoscuroMag Twitter.com/BiancoscuroMag L’Editore è a disposizione degli aventi diritto per eventuali fonti iconografiche non individuate. Manoscritti, foto o altri materiali inviati alla redazione anche se non utilizzati non verranno restituiti. Oltre agli articoli firmati, i testi pubblicati su Biancoscuro Rivista d’Arte sono tratti dalle fonti citate oppure da testi disponibili l secondo le licenze creative commons. s Registrazione al Tribunale di Pavia n.4 del 21/1/2014. ISSN 2385-1708 © BIANCOSCURO 2021. Tutti i diritti di produzione in qualsiasi forma, compresa la messa in rete, che non siano espressamente per fini personali o di studio sono riservati. Per qualsiasi utilizzo che non sia individuale è necessaria l’autorizzazione scritta dell’Editore.


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l’Editoriale

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state anni ‘80, ero un bambino, al mare con i genitori in Romagna in un campeggio sulla spiaggia: lì sentii per la prima volta l’inconfondibile suono delle onde sul bagnasciuga seguite da due note elettroniche (FA - RE), era l’intro di “Summer on a solitary beach” di Battiato, immediatamente iniziai a cantare: “Mare mare mare, portami lontano da queste sponde, portami lontano sulle onde…”. Subii immediatamente un’attrazione per quelle note, quelle parole misteriose a tratti incomprensibili, ma assolutamente affascinanti. A distanza di 40 anni ascoltando questa canzone ho ancora le stesse emozioni, “ricordi lontanissimi come se fosse ieri”. Suoni sperimentali, molto avanti per gli stessi anni ‘80, canzoni che evocano immagini e ricordi ancestrali in cui emergono i suoi tanti interessi, fra cui l’esoterismo, la teoretica filosofica, la mistica sufi e la meditazione orientale. Troviamo nei suoi brani molti riferimenti a Gurdjieff (filosofo, scrittore, mistico e musicista); tra i passaggi più significativi: “E il mio maestro mi insegnò com’è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire”, concetto nel quale l’alba può essere paragonata ad una vita superiore che superi l’imbrunire, ovvero la morte, attraverso un percorso di ricerca della consapevolezza. Molti i suoi successi musicali, sarebbero da “studiare” tutti, ma indimenticabili sono: “Voglio vederti danzare”, un inno alla danza come lingua universale dell’uomo; “E ti vengo a cercare”, brano che può essere interpretato come ricerca dell’anima gemella oppure della propria divinità; “La cura”, semplicemente una delle più belle canzoni d’amore mai scritte; “Centro di gravità permanente”, “Bandiera bianca” e “Cuccurucucu” tre canzoni, spesso riprodotte in un unico medley, un mix musicale accattivante, testi singolari e perle di saggezza disseminate qua e là per impreziosirne il contenuto.

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Battiato non era solo “musica”, si dedicava infatti anche alla pittura. Ad esempio le copertine di “Fleurs” e ”Ferro Battuto” ed il libretto di ”Gilgamesh” sono stati realizzati da lui. Süphan Barzani era lo pseudonimo che utilizzava per firmare i suoi dipinti ed in tutto ha prodotto circa 80 opere tra tele e tavole dorate, create con olio, terre o pigmenti puri: “Una volta pensavo che la mia totale incapacità nel disegno dipendesse dalla mancanza di una naturale predisposizione, come nel caso di uno stonato che non riesce ad emettere la stessa nota che ha in testa… Col tempo ho scoperto invece che avevo un’idea astratta, archetipa, dell’oggetto che osservavo: quello che mi mancava era la possibilità di coglierlo nella sua esatta forma”, scrisse Battiato nel 1994. “Per analizzare praticamente questo genere di chiusura, tre anni fa iniziai a dipingere, per pura sfida: questa terapia riabilitativa mi sta privando di quel difetto, pilastro di certa consacrata pittura moderna”. Pochi conoscono questo suo lato, è infatti la produzione musicale ad aver spianato la via della sua ricerca. C’è un altro brano che mi ha sempre affascinato “Lode all’inviolato”, a mio avviso uno dei più profondi, fortemente dualistico, ci pone tra due energie opposte, tra le parole della canzone “E poi la sofferenza che ti rende cieco [...] Le nuvole non possono annientare il Sole”, un passaggio sulla “sofferenza”, parte inevitabile della nostra esistenza che non deve renderci “ciechi”, ma consapevoli, e poi la metafora delle nuvole (sofferenza) che non possono annientare il sole (non possono annullare la nostra anima). Infine, nel testo di “Mesopotamia” troviamo le parole che ben si adattano nell’eterno istante: “Che cosa resterà di me, del transito terrestre? [...] Anch’io a guardarmi bene, vivo da millenni”, cosa resterà? Resteranno le sue canzoni immortali, ma è il suo essere “uomo straordinario” che ci mancherà, e tanto.

Vincenzo Chetta

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Franco Battiato - Ionia, 23 marzo 1945 - Milo, 18 maggio 2021 Ph. Ale3Me/Wikipedia

di Vincenzo Chetta


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La divina Venere Tre progetti espositivi valorizzano Palazzo Te di Daniela Malabaila

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O genitrice degli Eneadi, godimento degli uomini e degli dei, divina Venere, che sotto i segni mutevoli del cielo il mare che sostiene le navi e le terre che producono i raccolti vivifichi, perché grazie a te ogni genere di viventi viene concepito e giunge a visitare, una volta nato, i lumi del sole. Lucrezio, De rerum natura

ondazione Palazzo Te e l’amministrazione comunale di Mantova, presentano un intero anno espositivo dedicato al mito di Venere, divinità dell’Olimpo greco dalle numerose sfaccettature. Consacrata la più bella tra le dee dal giudizio di Paride, esprime i valori più profondi della natura: dalla fecondità propria della Venere genitrice, alla Venere Anadiomene che nasce dal

mare, fino alla sublimazione della Venere celeste. Palazzo Te, una dimora immersa nella natura sull’isola del Tejeto ai margini di Mantova, in passato è stato definito il “sacrario di Venere” proprio per la sua presenza come protagonista delle varie decorazioni di Giulio Romano e dei suoi allievi. La rassegna “Venere divina. Armonia sulla terra”, che si avvale di un comitato scientifico composto da Stefano Baia Curioni,

Francesca Cappelletti, Claudia Cieri Via e Stefano L’Occaso, con la collaborazione con Palazzo Ducale, sarà composta da tre eventi espositivi che mostrano i diversi volti della Dea, esempio eccelso della variazione continua di modi e di stili. Fino al 12 dicembre di quest’anno, possiamo visitare “Il mito di Venere a Palazzo Te” che segna la riapertura del palazzo dopo le restrizioni Covid con una nuova illuminazione a mettere in risalto le Veneri dipinte e scolpite. L’evento consente al pubblico di scoprire le rappresentazioni di Venere presenti nel Palazzo, un percorso tra miti e favole antiche, raccolto anche in una guida cartacea e multimediale. In esposizione anche la scultura “Venere velata” della Collezione del Comune di Mantova e l’arazzo “Venere nel Dosso Dossi Il risveglio di Venere 1524-1525 circa, olio su tela, 120x157 cm. Bologna/Milano, Collezione Magnani, proprietà Unicredit Milano © Collezione UniCredit Milano A destra: Palazzo Te, facciata sulle Peschiere Ph. Gian Maria Pontiroli © Fondazione Palazzo Te

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giardino con putti”, realizzato da tessitori fiamminghi su disegno di Giulio Romano, di recente ritornato a Mantova grazie a una complessa operazione d’acquisto condotta dalla reggia gonzaghesca, dalla Direzione Generale Musei del MiBACT e con il sostegno di Fondazione Palazzo Te. La seconda tappa di questa rassegna si aprirà il 22 giugno ed è dedicata all’esposizione di una grande opera di Tiziano Vecellio: “Venere che benda Amore”, proveniente dalla Galleria Borghese di Roma. Un’opera straordinaria, che viene mostrata con il corredo

di note e informazioni predisposto da Francesca Cappelletti, direttrice della Galleria: “L’immagine, sgretolata e sognante, è costruita con grande maestria: al centro del quadro non c’è nessuno dei protagonisti della scena, ma un’apertura verso un paesaggio al tramonto. In un accordo cromatico sofisticato, il rosa e l’azzurro si ritrovano sulle piccole ali del Cupido bendato, e da un lato nel blu del panneggio di Venere, opposto al rosso cremisi dell’ancella con le frecce. I bianchi delle vesti e gli incarnati sono percorsi dalla luce e i delicati passaggi alle ombre colorate contribuiscono

a rendere meno definiti i contorni delle figure, affidati all’occhio dello spettatore e alle sue capacità di afferrarle”. A settembre si aprirà il terzo ed ultimo capitolo di “Venere divina. Armonia sulla terra”, intitolato “Venere. Natura, ombra e bellezza”. È qui che si esploreranno i diversi volti della dea che hanno popolato l’iconografia europea e italiana del Cinquecento, grazie a prestiti internazionali e opere di grande significato, che mostrano chiaramente diverse luci ed ombre l nella stessa figura divina. s

VENERE DIVINA.

Armonia sulla terra.

26 aprile – 12 dicembre 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Museo di Palazzo Te, Mantova INFO T. +39 0376 323266 biglietteriamusei@comune.mantova.gov.it Lunedì 13.00 - 19.30 Da martedì a domenica 9.00 - 19.30 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.centropalazzote.it

Tiziano - Venere benda Amore 1560-1565, olio su tela, 118x185 cm. Roma, Galleria Borghese © Galleria Borghese

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Regina La donna dell’avanguardia di Mario

Gambatesa

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al 28 aprile scorso fino al 29 agosto 2021 la GAMeC di Bergamo presenta la prima retrospettiva in un museo italiano dedicata a Regina Cassolo Bracchi, in arte Regina. La mostra, a cura di Chiara Gatti e Lorenzo Giusti, nasce dall’acquisizione da parte della GAMeC e del Centre Pompidou di Parigi di un importante nucleo di opere dell’artista e mira ad analizzare, dagli esordi negli anni Venti fino ai primi anni Settanta,

la riflessione formale di una personalità unica, rimasta ai margini della storia e riscoperta adesso quale figura complessa, sperimentatrice, versatile e poetica. Originaria di Mede Lomellina, figlia di un macellaio e orfana in giovane età, Regina è stata la prima donna dell’avanguardia italiana a dedicarsi interamente alla scultura, di cui ha riletto i linguaggi in direzione audace e sperimentale, piegando la ricerca accademica e naturalistica all’uso di materiali inediti. Regina Cassolo è stata una delle più im-

portanti scultrici del Novecento artistico italiano. Nata a Mede il 21 maggio 1894. Dopo aver frequentato l’Accademia di Belle Arti di Brera diventa allieva dello scultore Giovanni Battista Alloati, artista figurativo con tendenze al Liberty e all’Art Nouveau. Nell’aprile del 1931 Regina allestisce la sua prima personale nella Galleria del Senato a Milano. Le critiche favorevoli spingono Luigi Colombo a chiedere a Regina nel 1933 di partecipare alla mostra “Omaggio a Boccioni” della Galleria Pesaro, così facendo Regina entra a far parte del Secondo Futurismo. Nel 1951 inizia a concentrarsi sulla natura, creando sculture e dipinti dalle perfette forme geometriche. La leggerezza dei materiali, il dinamismo A sinistra: Aerosensibilità 1935, alluminio, 69,5x36x30 cm. Museo Regina, Mede Lomellina Ph. Alessandro Saletta e Piercarlo Quecchia DSL Studio Sotto: Scultura multicolore cerchi e fili 1968, plexiglas multicolore, nastri adesivi colorati e fili di nylon, 28,5x36x8 cm. Collezione Archivio Gaetano e Zoe Fermani Ph. Alessandro Saletta e Piercarlo Quecchia DSL Studio

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delle forme, un linguaggio fatto di sintesi geometrica e astrazioni liriche animano il suo lavoro, accanto a una pratica quotidiana, volitiva e rigorosa. Duecentocinquanta opere tra sculture, disegni, cartamodelli e taccuini ci conducono in un percorso che si sviluppa per temi ed epoche, intrecciando i contatti con i movimenti dell’avanguardia e le vicende biografiche, dal Ventennio al boom del dopoguerra. Grazie ai prestiti della Collezione-Archivio Gaetano e Zoe Fermani, di altri privati e del Museo di Mede Lomellina, che custodisce una parte significativa della sua produzione degli esordi, il viaggio nell’universo di Regina prende avvio dalla formazione accademica, con i primi ritratti realisti, di sapore Novecentesco, e gli studi sintetici degli animali. Come in un gigantesco erbario, la sezione dedicata ai disegni dei fiori di campo e ai gessi degli anni

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Sopra: Maschera (La donna e il fiore) 1930-34, alluminio, 45x33x7 cm. Collezione Archivio Gaetano e Zoe Fermani Ph. Alessandro Saletta e Piercarlo Quecchia DSL Studio

Sotto: Omaggio a Charles P. Conrad e Alan Bean 1970, plexiglas multicolore e carta disegnata, 28x27x20 cm. Collezione Archivio Gaetano e Zoe Fermani - Ph. Alessandro Saletta e Piercarlo Quecchia - DSL Studio

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REGINA. DELLA SCULTURA GAMeC - Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, Bergamo April 28- August 29, 2021

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rom 28 April 2021 Bergamo’s GAMeC presents the first retrospective in an Italian museum dedicated to Regina Cassolo Bracchi, in art Regina (May 21, 1894 – September 14, 1974), one of the most fascinating, innovative, and to this day lesserknown figures of the European artistic panorama of the twentieth century. The exhibition, curated by Chiara Gatti and Lorenzo Giusti, arises from the purchase by the GAMeC and the Centre Pompidou of Paris of a major set of works by the artist, and – from her debut in the 1920s through to the early 1970s – aims to analyze the formal reflection of a unique personality, one who has wrongly remained in the margins of history and who has now been rediscovered as a complex, experimental, versatile, and poetic figure. The Paris museum will also dedicate particular attention to the artist’s research, in the exhibition Women in Abstraction, curated by Christine Macel and Karolina Lewandowska (May 5 – August 23, 2021). Born in Mede Lomellina, the daughter of a butcher and orphaned at a young age, Regina was the first woman of the Italian vanguard to focus entirely on sculpture, of which she reinterpreted the language in a daring and experimental manner, drawing on academic and naturalistic research and applying it to her original use of materials. Aluminum, iron wire, sandpaper, tin, and tinplate were the favored media in a constant compositional and expressive investigation which initially embraced the sphere of Futurism (in 1934 she undersigned the Manifesto tecnico dell’aeroplastica futurista) and then that of the MAC, the ‘Movimento arte concreta’ (1948), which Regina approached in 1951 through Bruno Munari. The lightness of materials, the dynamism of form, a language made up of geometric synthesis and lyrical abstractions bring her works to life, coupled with her strongwilled and rigorous everyday practice. Two hundred and fifty works—including sculptures, mobiles, drawings, paper models, and notebooks—guide us along an itinerary that unfolds through themes and eras, intertwining her contacts with the avant-garde mo-

vements and her biographical events, from the Fascist era through to the postwar boom years. Thanks to loans from the Collezione-Archivio Gaetano e Zoe Fermani, of other private collectors, and of the Museum of Mede Lomellina, which houses a large part of her production dating right back to her early years, the journey through Regina’s universe starts out from her academic training, with her first realist portraits, of a twentieth-century flavor, and her synthetic studies on animals. The years of her adhesion to Futurism, during which Regina took part in all the Venice Biennales and the Rome Quadriennales, are characterized by works in which traces of a mechanical world à la Depero blend with the spatial penetration of Archipenko and where folded aluminum frees forms from the restrictions of volumes of traditional sculpture. In this process of the creation and assembly of oneiric works, paper becomes a key tool in every preliminary phase analysis. Models held together with pins, in keeping with a sartorial practice applied to the aerial vocation of her figures, are used by her to shape metal without uncertainty, with both energy and softness. Like in an enormous herbarium, the section dedicated to the drawings of wild flowers and her plaster models of the 1940s features a dense, fable-like and at the same time scientific sequence of studies on wild vegetation, portrayed on hundreds of loose sheets, like an everyday observational diary of the natural world, then to be modified in the sparse lines of her mature abstractism. Her MAC period sees circles, ellipses, the interplay of triangles or lozenges pieced together with grace and balance in vibrant mobile compositions, often made out of Plexiglas: the extreme synthesis of motifs taken from the wild kingdom, declined on the basis of the constructive rules of nature. The spatial suggestions to be found in 1950s Milan appear in works that reflect the mirage of the race to the moon, summed up by Regina in trajectories of strokes leading into the void, the ideal combination between the ‘force-lines’ of Futurism l and the spatialism of Fontana. s

Quaranta mostra una sequenza serrata, fiabesca e allo stesso tempo scientifica di studi sulla vegetazione spontanea, ritratta su centinaia di fogli sparsi, come un diario quotidiano di osservazione del mondo naturale, presto modificato nelle linee essenziali del suo astrattismo maturo. La mostra, realizzata grazie al contributo speciale del Comune di Bergamo, omaggia l’idea vera e indissolubile, di una donna, una artista unica nel suo genere, fiduciosa nel progresso e avanl guardista. s REGINA. DELLA SCULTURA

28 aprile - 29 agosto 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) GAMeC, Bergamo INFO T. +39 035 270272 Lunedì, mercoledì, giovedì e venerdì 15.00 - 20.00 Sabato e domenica 10.00 - 18.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.gamec.it

A destra, un’immagine dell’allestimento della mostra “Regina. Della scultura” Ph. Camera Veronica, Studio Francesco Faccin

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GABRIELE MARCHESI

IL DRAMMA DI EVA - DECIDERE COSA È BENE E COSA È MALE 2016, grafite, pastello e foglia oro su tavola, 90x90x4 cm.

contatto@gabrielemarchesi.pavia.it

Gabriele Marchesi


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De Chirico e la Metafisica Mostra prorogata fino al 5 settembre 2021 di Rebecca Maniti

“L

’opera d’arte metafisica è quanto all’aspetto serena; dà però l’impressione che qualcosa di nuovo debba accadere in quella stessa serenità e che altri segni, oltre

a quelli già palesi, debbano subentrare sul quadrato della tela. Tale è il sintomo rivelatore della profondità abitata”. Così Giorgio de Chirico scriveva in “Sull’arte metafisica” nel 1919, ed io prendo in prestito queste sue parole per

introdurre la mostra a lui dedicata a Palazzo Blu a Pisa, molto attesa lo scorso gennaio, e che finalmente possiamo visitare ed ammirare in pieno. Organizzata da Fondazione Pisa insieme con MondoMostre e curata da Saretto Cincinelli e Lorenzo Canova, con la collaborazione della Fondazione Giorgio e Isa de Chirico e de La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, vanta un interessante catalogo edito da Skira Editore. Grazie al supporto delle più prestigiose istituzioni nazionali d’arte moderna, come la Pinacoteca di Brera ed il MART, il progetto presenta a Palazzo Blu una serie di assoluti capolavori: è un’occasione unica per ripercorrere la ricerca, in continua evoluzione, dell’artista, padre della Metafisica. Sette le sezioni che compongono il percorso espositivo: “Una sola moltitudine: gli Autoritratti”, “Prologo”, “La metafisica e i suoi ritorni”, “Il classicismo e l’espansione della Metafisica”, “La Seconda Metafisica”, “Dal realismo al barocco” e “La Giorgio de Chirico Consolazione metafisica 1918, matita su carta, 32x22 cm. Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma © Giorgio De Chirico by SIAE 2020 A destra: Giorgio de Chirico Bagni Misteriosi 1965 circa, olio su tela, 64x82.5 cm. Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, Roma © Giorgio De Chirico by SIAE 2020

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Neometafisica”. La mostra ripercorre dunque, in ordine cronologico, tutta la carriera di de Chirico e non tralascia nessuna delle sue fasi: dalle prime opere “böckliniane” della fine del primo decennio del Novecento GIORGIO DE CHIRICO e la pittura metafisica

07 novembre 2020 - 5 settembre 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) BLU | Palazzo d’arte e cultura, Pisa INFO T. +39 02 92897755 Da lunedì a domenica 10.00 - 20.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.dechiricopisa.it

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agli anni Dieci della grande pittura Metafisica; dai capolavori del periodo “classico” dei primi anni Venti della “seconda metafisica” parigina, fino ai Bagni Misteriosi e alle straordinarie ricerche sulla pittura dei grandi maestri del passato riscontrabili nelle nature morte, nei nudi e negli autoritratti, realizzati tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta, giungendo all’ultima, luminosa fase neometafisica. Saretto Cincinelli, curatore insieme a Lorenzo Canova, scrive: “La mostra ruota attorno alla figura dell’artista che, dopo aver dato i natali alla poetica, torna costantemente ad alimentarsi alla sua fonte, dando vita, in periodi diversi della sua ricerca, alle stagioni cosiddette della ‘seconda metafisica’, e in seguito della ‘neometafisica’. Sta-

gioni per lungo tempo sottovalutate e a cui si è sempre guardato con sufficienza sulla base di un diffuso pregiudizio alimentato dal leader del movimento surrealista André Breton, secondo il quale un precoce inaridimento creativo avrebbe colpito l’artista dopo le sue prime geniali opere metafisiche. Un’interpretazione tendenziosa che dopo aver resistito impunemente per un lungo periodo, inizia a entrare in crisi sulla scorta della prima importante retrospettiva di de Chirico tenutasi a Palazzo Reale a Milano, nel 1970”. Tutta la sua opera è indagata in questa rassegna fra le più complete che siano mai state prodotte, senza pregiudizi e senza dimenticanze, semplicemente esposta all’ammil razione del pubblico. s

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Il dialogo fra tre Collezioni L’Arte italiana dal 1920 al 1945 di Flavio Ennante

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arte come occasione benefica: è il caso della mostra alla GAM di Torino,“VIAGGIO CONTROCORRENTE. Arte italiana 1920-1945”, che sostiene una raccolta fondi a favore della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro Onlus in occasione dei suoi 35 anni di attività. L’evento, curato da Annamaria Bava, responsabile Area Patrimonio dei Musei Reali, dal direttore della GAM Riccardo Passoni e dalla curatrice della collezione Iannaccone Rischa Paterlini, no a caso è stato voluto per evidenziare il ruolo curativo dell’Arte,

quale veicolo di guarigione che attraverso la bellezza sollecita la salute del corpo come dell’anima. Tre le Collezioni in dialogo, la mostra è infatti dedicata ad un periodo storico molto intenso per l’arte italiana, tra la fine della Grande Guerra e il termine della Seconda Guerra Mondiale: 25 anni di storia raccontati con circa 130 opere attinte dal patrimonio del museo e da alcune opere scelte dalla Galleria Sabauda, facendo ruotare le due raccolte pubbliche intorno a una significativa selezione di 73 capolavori dalla ricca collezione privata dell’Avvocato Iannac-

cone di Milano. Quest’ultima possiamo considerarla un esemplare unico nel panorama del collezionismo, sia italiano che internazionale. Nasce nei primi anni Novanta con la volontà di ricostruire un’alternativa alla dimensione retorica e ufficiale, riuscendo a rintracciare le opere di un significativo gruppo di artisti che credettero in un’arte dalle molte possibilità espressive, in un arco temporale che va dal 1920 al 1945. Vi troviamo opere di artisti le cui ricerche hanno sviluppato visioni individuali e Sopra: Carlo Levi Ritratto di Carlo Mollino 1938 ca, olio su tela, 46x38 cm. GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Torino A sinistra: Felice Casorati Studio di Dresda 1927, olio su compensato, 29x34 cm. GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Torino

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collettive controcorrente rispetto alle politiche culturali fasciste di ritorno all’ordine e classicità monumentale novecentista, come Ottone Rosai e Filippo De Pisis, gli artisti della Scuola di via Cavour, e poi Pirandello, Renato Guttuso e Alberto Ziveri. E ancora, i Sei di Torino (Jessie Boswell, Gigi Chessa, Nicola Galante, Carlo Levi, Francesco Menzio, Enrico Paulucci), i seguaci del Chiarismo lombardo e Treccani, Birolli, Lucio Fontana, Aligi Sassu, Arnaldo Badodi, Luigi Broggini, Migneco, Italo Valenti, Cassinari, Morlotti ed Emilio Vedova. L’esposizione si articola in sezioni tematiche (“Interni, “Figure”, “Allegorie e Ritratti”, “Nature

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morte”, “Paesaggi / vedute”) ed è un’occasione unica per ammirare il confronto fra le diverse collezioni, fra le quali la quasi sconosciuta raccolta di opere del primo Novecento della Galleria Sabauda, confluita nelle sue collezioni in seguito al riaccorpamento delle opere acquisite dal 1935 al 1942 dalla Soprintendenza all’Arte Medievale e Moderna per il Piemonte e la Liguria. Rischa Paterlini, curatrice della Collezione Iannaccone, racconta: “Dalla collaborazione è nato un progetto che non ci aspettavamo, in un dialogo tra collezioni pubbliche e private, non solo di arte italiana tra le due guerre, ma anche di opere di arte antica. Il modo di collezionare all’interno di un’isti-

Sopra: Renato Guttuso Ritratto di Mario Alicata 1940, olio su tela, 55x45 cm. Collezione Giuseppe Iannaccone, Milano Sotto: Fausto Pirandello Composizione (Siesta rustica) 1924-1926, olio su tela, 100x126 cm. Collezione Giuseppe Iannaccone, Milano

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VIAGGIO CONTROCORRENTE. ARTE ITALIANA 1920-1945 GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Torino May 05- September 12, 2021

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AM of Turin inaugurates an exhibition dedicated to a very intense historical period as regards Italian art: from post-World War I to the end of World War II—25 years of history narrated by around 130 works from the museum’s collections and from some works found in the Galleria Sabauda. These two public collections revolve around a significant selection of 73 masterpieces from the rich private collection of the lawyer from Milan, Giuseppe Iannaccone. The exhibition, curated by Annamaria Bava, head of the Musei Reali Heritage Department, by the GAM director Riccardo Passoni, and by the Iannaccone Collection curator Rischa Paterlini, was proposed and conceived to highlight the therapeutic role of Art, as a vehicle aimed at healing and which through beauty stimulates a healthy body and soul. The event supports a fundraising campaign in favor of the Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro Onlus on the occasion of its 35th anniversary. The exhibition is organized in collaboration with Fondazione CRT and Intesa Sanpaolo. The dialogue between the three collections, two public and one private, has given life to this exhibition whose goal is to investigate, through works of considerable artistic quality, the history, ideas, projects, and tensions characterizing the interwar years. These twenty-five years of our history witnessed the birth, after the turbulent avant-garde period, of Valori Plastici principles that, being inspired by the solemnity of Italy’s glorious past, unquestionably influenced the rhetoric of Fascist art, which subsequently developed as an evocation of classicism: an art that favored clear and essential designs, with reference to pure forms and compositional harmony. Giuseppe Iannaccone’s interwar Italian art collection currently represents an unicum on the national and international art scene, and was established in the early 1990s with the explicit goal of recreating an alternative to this rhetorical and official dimension; he was able to gather works by an important group of artists who believed in a kind of art with great expressive potential, over a course of time from 1920 to 1945. The show reunites the works of artists whose explorations developed individual and collective visions that went

against the tide with respect to the Fascist culture policies of a “return to order” and 20th-century monumental classicism. From the mundane poetry of Ottone Rosai and Filippo De Pisis to the expressionism of the Scuola di via Cavour (Mario Mafai, Scipione, Antonietta Raphaël), from an exploration of reality by Fausto Pirandello, Renato Guttuso, Alberto Ziveri to the currents of the Sei di Torino (Jessie Boswell, Gigi Chessa, Nicola Galante, Carlo Levi, Francesco Menzio, Enrico Paulucci) and Chiarismo lombardo (Angelo Del Bon, Francesco De Rocchi, Umberto Lilloni), up to the innovative power of the Corrente painters and sculptors (Ernesto Treccani, Renato Birolli, Lucio Fontana, Aligi Sassu, Arnaldo Badodi, Luigi Broggini, Giuseppe Migneco, Italo Valenti, Bruno Cassinari, Ennio Morlotti, Emilio Vedova), this exhibition is an original and important testament to a creative, complex, and vital period in 20th-century Italian art history. The show intends to cross-examine and compare around 60 works from the GAM and Musei Reali collections: this is possible because the majority of artists from the Iannaccone collection are also present in the GAM collections thanks to its enrichment, which took place specifically during the years of the project and then continued up to today with the recent acquisition of the Nudo rosso by Francesco Menzio on the part of the Fondazione De Fornaris. Only few know that, in addition to masterpieces from the 1300s to the early 1800s, the Galleria Sabauda also possesses a considerable collection of early 20th-century works, which became part of its collections following the regrouping of its works acquired from 1935 to 1942 by the Superintendence of Medieval and Modern Art for Piedmont and Liguria, investing conspicuous funds to represent the practice of contemporary artists from Piedmont. A special challenge was also to present, alongside 20th-century works, some specific works of ancient art from the Galleria Sabauda, dating to between the 1500s and the 1700s and particularly effective in evoking distant memories, suggestions, and comparisons, in theme or style, which, willingly or unwillingly, seem to have influenced and stimulal ted our early 20th-century artists. s A destra: tre immagini dell’allestimento della mostra “Viaggio Controccorrente. Arte italiana 1920-1945”. Ph.Perottino

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tuzione pubblica piuttosto che di una istituzione o collezione privata è molto diverso...”. Sarà proprio questa diversità ad aver dato al progetto quel giusto spunto accattivante e curioso, o sarà la comune passione per l’arte, a l farne un sicuro successo? s VIAGGIO CONTROCORRENTE Arte italiana 1920-1945

05 maggio – 12 settembre 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) GAM, Torino INFO T. +39 011 5211788 Mercoledì, giovedì e venerdì 13.00 - 20.00 Sabato e domenica 10.00 - 19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

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L’opera d’arte e il trauma inferto Con-fusione contemporanea a Palazzo Fava di

Lucia Garnero

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ccessibile, a partire dalla data di inaugurazione dell’8 aprile in modalità online con visite guidate, e poi aperta al pubblico il 26 aprile, la prima mostra di Palazzo Fava, Sfregi, di Nicola Samorì, sarà visitabile fino al 25 luglio 2021. L’esposizione, progetto di Genus Bononiae. Musei nella Città, realizzato con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna e fortemente voluto dal Presidente di Genus Bononiae, Fabio Roversi-Monaco, che di Samorì è stato uno dei primi sostenitori e collezionisti, è stata affidata alla cura di Alberto Zanchetta e Chiara Stefani, che si sono avvalsi della straordinaria partecipazione dell’artista nel formulare la soluzione narrativa e nella selezione delle opere; Sfregi è un progetto espositivo studiato dall’artista in esclusiva per le sale del Palazzo delle Esposizioni di Bologna. Una lettura esaustiva e lenticolare del percorso da lui intrapreso negli ultimi vent’anni che illumina le opere più rappresentative della sua produzione; sono circa 80 lavori che spaziano dalla scultura alla pittura, dagli esordi fino alle In alto a sinistra: Nicola Samorì - Immortale 2018, olio e pennello su tavola, 41x31 cm. © Monitor, Roma / Lisbon / Pereto. AmC Collezione Coppola, Vicenza A sinistra: un dettaglio di Immortale

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realizzazioni più recenti. Bologna è la città in cui Samorì ha studiato presso l’Accademia di Belle Arti; in questo contesto prendono forma il suo stile e la sua poetica, fortemente connessi alla profonda necessità di fustigare la serenità delle immagini, prassi che sviluppa nel corso degli anni, con l’utilizzo di tecniche sempre nuove e diverse tra loro. L’evento rappresenta, dunque, un’importante occasione per fare ritorno a Bologna dopo gli anni accademici e sfidare, in un certo qual modo, le testimonianze che contraddistinguono Palazzo Fava, nell’ambito di un dialogo che lo ha posto nel ruolo di regista sia nella raccolta storica delle testimonianze di antichi fasti già presenti nei decori delle sale, sia nella necessità di generare una nuova dialettica tra il proprio corpus di opere e lo spazio espositivo. L’intenzione risulta evidente fin dal vestibolo, in cui domina una statua neoclassica di Apollo, volutamente affiancata da una scultura lignea realizzata dall’artista con un tronco antico, che già fa trapelare la sua meticolosa ricerca sulla materia. Ne deriva un affascinante itinerario nel quale le sue opere innescano una stretta e intensa relazione di rimandi, suggestioni e analogie con i preziosi fregi che decorano le pareti del Piano Nobile e con alcune opere individuate all’interno delle Collezioni d’Arte della Fondazione Carisbo. Tra le opere in mostra, la meravigliosa Maddalena Penitente del Canova e i suggestivi ritratti di

Sopra: Nicola Samorì - Sfregi - vedute dell’allestimento, Palazzo Fava Genus Bononiae. Musei nella Città. Ph. Paolo Righi

A destra: Nicola Samorì Valle umana (Malafonte) 2018, affresco strappato, 515x380 cm. © Galerie EIGEN+ART, Leipzig / Berlin Ph. Rolando Paolo Guerzoni

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donne cieche di Annibale Carracci. Si stabilisce, come risultato mirabile di tale approccio, un’“affinità elettiva” anche con lo stesso patrimonio del Museo. Grazie ai lavori incentrati sull’ustione del rame, con un focus sul tema del corpo scarnificato, l’artista tenta uno stravolgimento cromatico della Sala degli allievi di Ludovico Carracci. Nella stanza dipinta da Francesco Albani, la maestria dell’artista permette di adattare i colori e le forme della pietra alle sue nature morte. La Sala delle Grottesche accoglie l’affresco monumentale Malafonte in un gioco di perfette geometrie: “una sintonia che, proprio perché assoluta, si colloca lontano dall’omaggio, esplora territori inediti, si affida a materiali di ogni genere come il rame, il marmo, il legno che vengono ustionati, martoriati, innestati con impurità, germi che ci fanno compiere un continuo viaggio senza fine tra presente e passato”. Rispetto alle imponenti opere del piano nobile, nelle sale del secondo piano sono esposti lavori di piccolo e medio formato che sviluppano singoli temi o costituiscono dei focus sulle diverse tecniche utilizzate dall’artista: l’accecamento dell’immagine, l’aggregazione di materiali di risulta, la pittura su pietra, il disegno e la scultura. Sono qui presenti: Lienzo, il Cristo deposto dipinto su un antico tavolo da massaggio; i lavori su onice in cui la pittura incontra la forma naturale della materia; le due splendide Santa Lucia – una scolpita, l’altra dipinta – che si specchiano, con i loro occhi scarnificati. Le opere esposte sono rappresentative della vasta e complessa produzione di Samorì, che gli

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Sopra: Nicola Samorì - Lucia 2019, olio su onice e pietra di Trani, 40x30 cm. © Monitor, Roma / Lisbon / Pereto © Galerie EIGEN+ART, Leipzig / Berlin. Ph. Rolando Paolo Guerzoni

Sotto: Nicola Samorì e Fabio Roversi-Monaco, Presidente Genus Bononiae

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NICOLA SAMORÌ Sfregi

8 aprile – 25 luglio 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Palazzo Fava, Bologna INFO T. +39 051 19936343 esposizioni@genusbononiae.it Da martedì a domenica 10.00 - 19.00 Giovedì 12.00 - 21.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.genusbononiae.it

Nicola Samorì - Caino 2020, olio su lino, 2020x150 cm © Monitor, Roma / Lisbon / Pereto © Galerie EIGEN+ART, Leipzig / Berlin. AmC Collezione Coppola, Vicenza Ph. Rolando Paolo Guerzoni Sotto: Nicola Samorì - Sfregi vedute dell’allestimento, Palazzo Fava Genus Bononiae. Musei nella Città Ph. Paolo Righi

ha permesso di differenziarsi dall’odierno panorama artistico, balzando agli onori della critica internazionale. “Questa mostra

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antologica vuol essere un riconoscimento alla carriera dell’artista, che si presenta al pubblico con un’esposizione ricca ed esauriente – spiega

Fabio Roversi-Monaco, Presidente di Genus Bononiae – Sono felice di accogliere a Palazzo Fava un giovane che ha saputo imporsi sul piano internazionale. Le sue opere ci fanno riflettere ed emozionare, riscoprendo il valore taumaturgico dell’arte, di cui abbiamo estremo bisogno”. Altrettanto significativo quanto affermato da Alberto Zanchetta: “Una conversazione tra artisti e secoli che si attua secondo un volontario ricorso al paradosso, alla straniante sensazione che si prova sin dal titolo dell’esposizione: Sfregi. Lemma da intendersi come azione di stravolgimento, turbamento e rebus intellettuale che cela, infine, l un potere misterico e salvifico”.s

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EUGENIO CERRATO

“Girotondo” 2005, acrilico su legno, martelli e calchi di uova, 90x90 cm.

“L’ovile”, 2006, acrilico su legno, forbici e pecorelle di carta, 100x100 cm.

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Dario Romano

Vincitore al BAC Winter Edition - Pittura di Vincenzo Chetta

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ario Romano, vincitore del premio copertina al BAC Winter Edition, è nato a Brescia nel 1962 e vive e lavora nella provincia, a Flero. Inizia a frequentare lezioni d’arte già da molto giovane, diplomandosi Maestro d’Arte in Arti Pittoriche. Ma non ha mai sentito come conclusi i suoi studi, infatti durante la sua carriera ha sempre lasciato molto spazio alla perfezione della tecnica e alla ricerca stilistica frequentando corsi privati presso importanti artisti contemporanei bresciani. Crea opere uniche, dipinti che già dal primo sguardo fanno emergere la superba tecnica dell’olio a velatura, ot-

L’artista Dario Romano nel suo studio

tenuta con paziente stesura della materia. Nonostante balzi subito all’occhio e la faccia da padrone in un primo momento, non bisogna soffermarsi troppo sulla sua tecnica, poiché Romano porta avanti un percorso di ricerca artistica di “opere non finite” accuratamente ottenute focalizzando l’attenzione sulla sua visione del mondo animale, come possiamo vedere ad esempio qui a fianco nell’opera “Evoluzione?”. Un gruppo di scimmie che pensano, ridono, giocano, parlano tra loro, fanno le smorfie, addirittura una di loro fuma. Ma possiamo notare questa particolarità del fare arte di Dario Roano anche nell’opera “Nothing is what it seems”, nella quale possiamo notare che il leone, Re della savana, è privo di denti ed al posto della preda ha una scatola di pelati: sono opere come queste che fanno comprendere la funzione dell’arte sia nella società che per il singolo, la riflessione di fronte a questi dipinti è immediata e profonda. In queste pagine possiamo ammirare altre scene dipinte dall’artista brescia-

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La pittura è una professione da cieco: uno non dipinge ciò che vede, ma ciò che sente,ciò che dice a se stesso riguardo a ciò che ha visto.

Pablo Picasso

“Evoluzione?” - 2018, olio e acrilico su tela, 110x110 cm. “Nothing is what it seems” - 2016, olio su tela, 100x130 cm.

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“Palla al centro” 2019, olio e acrilico su tela, 110x110 cm. “Energia?” 2019, olio e acrilico su tela, 120x170 cm.

no: “Red fish” dove due elefanti nuotano allegramente con un pesciolino rosso ed “Energia?” che racconta la fase concitata di una vera e propria lotta alla conquista del palio cittadino; nell’angolo a sinistra fa capolino la piccola testolina di un gattino che ci guarda, fissa noi spettatori della scena. Qui a sinistra possiamo vedere “Palla al centro”, l’opera vincitrice del Premio Copertina al BAC Winter Edition, tela superba nella realizzazione, nell’originalità e nel significato, che non necessita di alcuna “spiegazione”. Nelle sue opere è evidente l’enorme rispetto che l’artista ha degli animali, ponendo il mondo animale al centro dell’interesse umano nella visione di un rispetto generale ormai perduto, una realtà estremamente importante che vediamo ormai svanire, così come il colore dei dipinti dell’artista va via via sfumando. Questo è il messaggio insito nelle opere di Dario, opere che attraggono lo spettatore per l’estrema precisione e l’enorme bellezza, ma che portano anche un messaggio

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di positività e responsabilità dell’uomo moderno. Ma non solo arte e messaggi sociali, Dario Romano negli anni ha maturato notevole esperienza nella decorazione artistica, approdando in un’azienda leader nella realizzazione di scenografie teatrali diventando responsabile di laboratorio. Da anni, inoltre, ricopre il ruolo di insegnante dapprima all’Accademia dei Nove di Rezzato ed organizza privatamente la stessa tipologia di corso presso l’Istituto Don Orione di Botticino. Dal 2018 è socio ordinario della Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente di Milano. Le sue tele sono presenti in collezioni pubbliche e private. Notevole il numero di mostre in Musei e Gallerie di importanti città italiane e capi-

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tali mondiali, nelle quali ha riscosso notevoli consensi di pubblico, ricevendo numerosi premi e riconoscimenti dalla critica. Da non scordare le numerose pubblicazioni a lui dedicate: tutto il lavoro che ha svolto fin oggi ha portato molte soddisfazioni, fino ad arrivare all’ambitissima copertina sulla nostra rivista d’arte, BIANCOSCURO. La sua carriera sicuramente non si fermerà a questo traguardo, ma continuerà ad evolversi e ad arrivare sempre più in alto. s l

www.darioromanoarte.it romanoarte@libero.it instagram.com/romanoarte.dario facebook.com/dario.romanoarte

“Red fish”, 2017, olio su tela, 100x100 cm.

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Davide Sertorelli

Lo scultore del legno fluido di

Daniela Malabaila

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Donna 2015 scultura in legno di cirmolo colorato a tempera 35x20 cm.

avide Sertorelli ha da subito destato grande interesse fra la giuria quando ha iscritto al BAC Winter Edition le sue opere di “legno fluido”, opere scultoree dalle forme sinuose ed astratte (ma non totalmente), premiate poi con la pubblicazione sulla Over the Cover di BIANCOSCURO Art Magazine #46. Le sue opere richiamano alla mente le forme della natura, montana e boschiva, dove lui vive e da dove trae ispirazione e materia prima: il legno, il materiale di cui è fortemente innamorato per le

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forme e le naturali, caratteristiche venature, con cui gioca sapientemente con il ritmo dei contrasti. Nato a Bormio nel 1967, è scultore autodidatta. Pur scoprendo da molto giovane la passione per la scultura (lui stesso racconta: “Rimasi affascinato dallo scoprire cosa potevo creare in laboratorio, vedere prendere forma, e vita, il legno nelle mie mani mi ha portato ad indagare sempre di più questa passione per l’arte.”) ha iniziato a lavorare il legno “seriamente” e a mostrare i suoi capolavori solo nel 2003. Studiando le sue opere, troviamo un’influenza dal fare arte di Henry Moore, Constantin Brâncuși, Salvador Dalì:

L’infinito 2016 scultura in legno di noce 95x25 cm.

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tre grandi artisti che possiamo rivedere in qualche modo anche nelle opere di Sertorelli, seppur lui sia riuscito a trovare la sua cifra stilistica, ormai riconoscibile nel panorama della scultura internazionale. L’artista ama utilizzare legni con venature molto accentuate per valorizzarne i colori con il disegno, ottenendo risultati estremamente raffinati e suggestivi nelle opere lasciate con il loro colore naturale. Importante un passaggio della sua procedura creativa che Sertorelli ci svela: “Spesso si pensa che io veda l’opera compiuta semplicemente guardando il legno che ho a disposizione. Ma non è così, io prima progetto meticolosamente l’opera su carta, e solo dopo il disegno vado alla ricerca del pezzo adatto alla realizzazione del progetto, che sia della dimensione giusta e che abbia le proporzioni adatte, oltre che la consistenza ed il colore giusti, soprattutto nel caso in cui la scultura sia stata progettata per non essere dipinta”. Ecco dunque che solo dopo aver definito il progetto e aver trovare il giusto pezzo di legno, Davide Sertorelli può far partire la musica classica che sempre lo accompagna nella creazione e può iniziare a dare forma, movimento e fluidità all’essenza prescelta. Le sue esposizioni spaziano dalla terra madre di Bormio, dove ha messo in mostra le sue opere in diverse personali, a Milano, Venezia, Roma, Sondrio, Brescia, Palermo, Lecce, Matera. Ha esposto anche in Svizzera e negli Emirati Arabi, portando sempre avanti il suo lavoro con sobrietà, umiltà, gioia e profondo rispetto per l’ambiente in cui vive. s l

Maternità scultura in legno di betulla

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Davide Sertorelli realizza opere scultoree lignee dalle forme sinuose e tondeggianti, solo in apparenza astratte poiché un’attenta lettura ne rivela la loro essenza. L’ artista, dopo un primo periodo in cui si concentra sul figurativo, indirizza la sua ricerca verso una radicale stilizzazione e semplificazione delle forme, non abbandonando mai del tutto la metafora dell’anatomia umana, abolisce ogni approccio mimetico basato sull’osservazione diretta ricreando forme che sono, al contempo, sintesi ed essenza della realtà. Il legno, prelevato direttamente dal suo ambiente naturale, viene sapientemente intagliato, come fosse modellato dall’erosione del vento, senza alterare la forma ma valorizzando il contenuto alla ricerca di un dinamismo che conferisce leggerezza e fluidità, nel paradosso della solidità della materia, amplificato dallo slancio verticale. Le sculture sembrano immerse nello spazio che le attraversa nell’alternanza dei vuoti e pieni mentre la luce, scivolando sulle superfici levigatissime, le sublima. Davide Sertorelli crea le sue opere nel suo studio alle pendici dei monti in Valtellina, in una dimensione di totalizzante comunione panica con la natura dalla quale attinge, in un rapporto di reciprocità, per dare forma all’essenza del sua realtà.

Dott.ssa Ilaria Giacobbi

instagram.com/davidesertorelli

Sinapsi 2016, scultura in legno di larice 80x20 cm.

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L’Artenell’Arte

Musica e pittura in scena al Teatro Belloni di Vincenzo Chetta

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i intitola “L’Artenell’Arte” (da scrivere rigorosamente tutto attaccato, una licenza poetica che vuole sottolineare l’intreccio tra le arti) lo spettacolo ideato da Giuliano Brenna, curatore anche della direzione artistica e della regia. Questa produzione originale punta a segnare un passo in avanti verso la ripresa delle attività del Teatro Belloni, che ha sofferto, come tutti i teatri e i cinema, dei pesanti effetti della lunga chiusura forzata di questi mesi. “Questo progetto nella mia testa esisteva già

da diversi anni ed era già pronto, finito. Mancavano solo le risorse per realizzarlo. racconta Giuliano Brenna -Ho chiesto alla Banca di Credito Cooperativo di Barlassina se fossero interessati a finanziarlo, loro hanno entusiasticamente accettato e nel giro di 15 giorni sono riuscito ad organizzare gli ultimi dettagli e a registrare lo spettacolo”. L’evento è più unico che raro, uno spettacolo che intreccia l’arte della musica con l’arte della pittura, accompagnato dalle parole e dai racconti degli artisti. Nel primo episodio, la cui “première” è sta-

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La premiere è stata trasmessa su youtube lunedì 10 maggio alle 20.30, dal Teatro Belloni di Barlassina il teatro lirico più piccolo del mondo ta trasmessa in il 10 maggio (ancora visibile su YouTube), a rappresentare l’arte della musica sono state chiamate Samantha Iorio (voce) e Rita Bacchilega (pianoforte), mentre il rappresentante dell’arte visiva è stato Mattia Consonni, artista poliedrico di fama internazionale. Hanno saputo riempire il palco con tutta la loro passione, un palco impreziosito da una scenografia curata e con sapienti giochi di luce a segnare i passaggi nei dialoghi tra gli artisti all’opera. Non vogliamo svelare troppo, l’evento è as-

solutamente da guardare con i propri occhi e da sentire con le proprie orecchie, posso però raccontare come le performance artistiche non siano solo fini a loro stesse, ma una condivisione ed un dialogo continuo, una “chiacchierata informale” tra musica e pittura: mentre Samantha canta, Rita l’accompagna al pianoforte e Mattia dipinge live l’opera, ispirandosi come sempre alla musica ed al canto. Non c’è un moderatore sul palco, ma non se ne sente la mancanza, questo evento non necessita di presentatore, l’arte parla

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da sola, è una conversazione tra amici che nasce e cresce spontaneamente. Una introduzione era però doverosa: il sipario si apre con Giuliano Brenna che spiega brevemente il progetto, lasciando così spazio agli artisti sul palco: con le indimenticabili note di “C’era una Volta il West” di Ennio Morricone, Samantha e Mattia hanno mostrato da subito le proprie doti artistiche. Consonni ha portato con sè, oltre a smalti e pennelli, anche il suo tavolo girevole originale, ed ha iniziato a lasciarsi trasportare dall’emozione delle note per comporre la sua tela. “È iniziata così la mia storia musicale, ascoltando i grandi compositori… A Roma quando lavoravo con Mario Biondi, nello stesso studio di produzione c’era sempre Ennio Morricone con la sua orchestra a registrare, io avevo l’onore di poterlo ammirare dal vivo”, queste le parole di Samantha al termine del primo pezzo. Incuriosita dal modo di creare di Mattia, rivolge all’artista medese qualche domanda sul suo lavoro, immediata la risposta di Mattia: “Sto interpretando la musica su tela, è quello che faccio da qualche anno. Porto avanti un progetto dal nome Musica per gli Occhi, che mi dà davvero tante soddisfazioni, sia personali che in pubblico. Musica per gli Occhi ha tanto seguito, sia sui social che dal vivo, nelle mostre o agli eventi a cui partecipo. Sono da sempre un grande appassionato di musica, e cerco così di interpretarla. Ascolto tutti i generi musicali e mi lascio trasportare dalle note per realizzare

le opere.” Come sappiamo tutti, Consonni è un grande collezionista di vinili, e nel suo progetto salva anche ormai non più udibili. Anche nell’opera creata sul palco ha applicato alla tela un volto realizzato con un vinile: “Trasformo il vinile in un volto, come fosse l’ascoltatore del brano, e lo applico sul quadro, il vinile sulla tela è un po’ il mio marchio di fabbrica”, afferma compiaciuto. “Your Song” di Elton John è il brano con cui prosegue lo show, un pezzo bellissimo di cui anche Mattia è innamorato, tanto che alla fine del brano ammette che, seppur lui realizzi quotidianamente opere ascoltando musica, farlo ascoltando Samantha e Rita che cantano dal vivo provoca un’emozione immensa. Seguono i brani “Ordinary People” di John Legend ed “Eye in the sky” di Alan Parsons. Mattia commenta: “Eye in the sky è una canzone che amo tantissimo, adoro tutto l’album, soprattutto il passaggio tra ‘Sirius’ ed ‘Eye in the sky’, l’avrò ascoltata 3 milioni di volte... Eye in the sky è quel quadro… scusa...” sorridendo “per me le opere sono quadri e viceversa... dicevo, quella canzone l’ho interpretata molti anni fa e così quasi per scherzo l’ho iscritta ad un concorso d’arte, il BIANCOSCURO Art Contest. Pensa che ha vinto il primo premio ed è stata pubblicata sulla copertina di BIANCOSCURO Art Magazine nel dicembre 2015, capirai dunque quanto io sia particolarmente legato a questa canzone/quadro”. La serata continua con “Sailing” di Christopher Cross, “Sicily” di Pino Daniele e

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da sinistra: Rita Bacchilega, Samantha Iorio, Giuliano Brenna e Mattia Consonni. © Ph. Luca Erba

“You have got a friend” di James Taylor. Molto toccante il momento in cui Samantha si confida raccontando la storia di un amore travagliato e malato che l’ha ingabbiata per più di quattro anni, un periodo triste e di sofferenza. Quando, grazie a suo nipote, ha capito che poteva uscirne, ha fatto della canzone “Free” di Mario Biondi (anch’essa magistralmente interpretata da lei stessa sul palco) la sua colonna sonora contro la violenza sulle donne. Concludono la serata “E penso a te” di Lucio Battisti e “Close to you” di Burt Bacharach, dopo le quali Mattia che ringrazia Rita e Samantha per le loro note e mostra loro l’opera realizzata on stage: l’opera è intitolata “Free”, dedicata a Samantha.

Emozionante il momento nel quale è lei a notare un particolare dell’opera: due lacrime scendono dal volto in vinile, lacrime che possono significare la gioia di essere finalmente liberi. L’Artenell’Arte è stato un evento unico e coinvolgente, fatto da grandi artisti che hanno saputo rendere al pubblico tutta l’emozione che li coinvolgeva sul palco. “Avrebbe dovuto essere un’opera unica, ma sin dai primi trailer ha suscitato talmente tanto interesse che probabilmente produrremo un seguito”, conferma Giuliano Brenna. s l

Guarda l’evento su YouTube Digita: youtu.be/v3G2pVrjqhU Oppure inquadra il codice QR

L’opera “Free” di Mattia Consonni

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Antonio Marras sulle tracce di Clemente La collezione etnografica più antica della Sardegna di

Ettore Tiretto

È

Sopra: Antonio Marras - schizzi preparatori per la mostra “Sulle tracce di Clemente” A destra: Antonio Marras durante l’allestimento di “Sulle tracce di Clemente”

stata inaugurata la Sezione Etnografica del Museo Nazionale Archeologico ed Etnografico “Giovanni Antonio Sanna” di Sassari con la mostra “Sulle tracce di Clemente”, progettata da Antonio Marras, con il contributo della Fondazione di Sardegna per gli interventi di sostegno, promozione, valorizzazione e conservazione del patrimonio culturale regionale. Ad annunciare l’evento sono stati il professor Bruno Billeci, Direttore Regionale Musei Sardegna, ed Elisabetta Grassi, Direttrice Museo Nazionale G.A. Sanna. “L’idea della mostra nasce dalla volontà di valorizzare questo ricco patrimonio, il cui nucleo principale è costituito dalla donazione del Cav. Gavino Clemente. La collezione etnografica del Museo non è solo la più antica della Sardegna ma anche una delle più ricche dell’isola per quantità e varietà di reperti”, afferma la Direttrice. Billeci interviene: “Per l’allestimento e, per l’ideazione della mostra abbiamo po-

tuto avvalerci della fantasia, del gusto ma anche della competenza di un allestitore d’eccezione, lo stilista Antonio Marras, che voglio ringraziare per l’entusiasmo che sta profondendo in questa impresa.” Fatti salvi i criteri museografici e le necessità legate alla ottimale conservazione dei materiali, Marras ha avuto piena libertà nel valorizzare i reperti, seguendo la sua personale ispirazione nell’allestire l il Padiglione Clemente. s

LORENZO “RAGNO” CELLI

MY FADING VOICE SINGS OF LOVE 2020 Crete su legno 30x45 cm.

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Flora Castaldi

FLORA Castaldi FLORA - Maître franco-italien de l’Art Contemporain

FLORA “Nomades transparences” polyptique 500x200 cm.

FLORA IN MOSTRA Museo Diocesano - Gubbio, Italia - dal 17 ottobre al 1 novembre 2020 Museo Diocesano - Salerno, Italia - dal 12 al 20 dicembre 2020 Palazzo d’Adda - Varallo Sesia, Italia - dal 28 marzo al 5 aprile 2021 Espace Neptune - Saint-Jean-Cap-Ferrat - Côte d’Azur, France - du 6 au 14 juin 2021 Art Innsbruck - Austria - dal 28 al 31 ottobre 2021

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Rinato dalle ceneri Concluso il restauro dell’altare di Antonio Bertola di Mario

Gambatesa

Finalmente, a 24 anni di distanza dal terribile rogo, vogliamo celebrare la rinascita di un’opera stupefacente e unica, la cui maestosa struttura era insieme un segno di rispetto per la reliquia, un punto focale per i fedeli in preghiera ed una celebrazione del potere della casata regnante.

L

a notte tra l’11 e il 12 aprile del 1997, poco prima di mezzanotte, un vasto incendio scaturì all’interno del duomo di Torino, nella Cappella della Sindone. Le alte fiamme devastarono la cappella barocca seicentesca progettata da Guarino Guarini e si estesero successivamente al torrione nord-ovest del palazzo, distruggendo alcune decine di quadri preziosi. Finalmente, dopo 24 anni si completa il restauro dell’altare di Antonio Bertola. I lavori, cofinanziati dal Ministero della cultura - progetti Art Bonus 2018, dalla Fondazione Compagnia di San Paolo e dalla raccolta 1997 della Fondazione La Stampa-Specchio dei Tempi, hanno permesso di restaurare l’opera che era stata profondamente danneggiata dalle fiamme. L’altare della Cappella della Sindone, venne commissionata dal duca di Savoia Vittorio Amedeo II, per accogliere la Santa Sindone, conservata nell’urna centrale dal 1694 al 1993. Simile a un gigantesco reliquiario, l’altare è in mar-

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Enrica Pagella Direttrice dei Musei Reali

mo nero di Frabosa, arricchito da decorazioni e sculture in legno dorato che risplendono nella penombra dell’aula centrale. Benché non si conoscano i disegni di questo progetto, è molto probabile che la struttura rifletta il pensiero scenografico di Guarino Guarini, che precedeva l’inquadramento al

centro della loggia che si affaccia sul duomo, come fulcro prospettico per chi, dalla navata, volge lo sguardo verso il Palazzo Reale. L’intervento di restauro, affidato al Consorzio San Luca di Torino, Fasi di pulitura e asportazione Altare Cappella della Sindone Credits Consorzio San Luca

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progettato e diretto dall’architetto Marina Feroggio con la restauratrice Tiziana Sandri restituisce all’altare la sua storica immagine architettonica. Il restauro, ha previsto l’integrazione delle parti lapidee e quelle lignee, ricollocando nelle posizione originaria gli apparati decorativi scultorei che la notte dell’incendio si trovavano fortunatamente nella Sacrestia. A completamento, si sono ricostruite anche le balaustre in legno dorato dei tre coretti della Cappella, anch’esse completamente distrutte dall’incendio. Dal 30 marzo l’altare è ritornato nel percorso di visita dei Musei Reali, inoltre, la

Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino ha promosso la realizzazione di un progetto multimediale con lo scopo di offrire ai visitatori dei Musei Reali tutte le informazioni sul restauro con la creazione di un’applicazione mobile gratuita, che utilizzerà la tecnologia della Realtà Aumentata. Possiamo dire che il restauro dell’altare è la conclusione di un intervento molto complesso che ha richiesto tempo e mani esperte, ma è soprattutto la rinascita di un’opera stupefacente, unica nel suo genere, che torna a noi nel suo antico splenl dore. s

Fasi di pulitura e asportazione Altare Cappella della Sindone Credits Consorzio San Luca

Altare Cappella della Sindone Credits Musei Reali Torino

MARGHERITA DALL’ORSO | ABSTRACT ARTIST

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Snow 2021 - 70x50 cm.

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Palazzo Barberini proroga le mostre “Plasmare l’idea” e “La cananea restaurata” di Flavio Ennante

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Sopra: Mattia Preti - Cristo e la Cananea, 1646-1647, olio su tela, 231,5x231 cm. Collezione privata. Provenienza: collezione dei Principi Colonna. Ph. Mauro Coen Sotto:Gregorio e Mattia Preti-Allegoria dei cinque sensi, 1641-1646, olio su tela, 174,5x 363 cm. Roma, Gallerie Nazionali di Arte Antica. Provenienza: collezione Barberini. Ph. Mauro Coen

nche a Palazzo Barberini sono ripartite le visite alle mostre, prorogate fino al 4 luglio di quest’anno per poter dare modo ai visitatori di ammirare gli allestimenti e le opere proposte. La mostra “Plasmare l’idea. Pierre-Étienne Monnot, Carlo Maratti e il monumento Odescalchi” è a cura di Maurizia Cicconi, Paola Nicita e Yuri Primarosa, e celebra l’acquisto nel 2020, da parte dello Stato italiano, del grande modello in legno dipinto e terracotta dorata per il monumento funebre di Papa Innocenzo XI in San Pietro in Vaticano, eseguito a Roma attorno al 16951697 da Pierre-Étienne Monnot. Il modello, conservato da almeno un secolo nella cappella privata di Palazzo Odescalchi, è realizzato in scala 1 a 5 rispetto al monumento marmoreo inaugurato a San Pietro nel 1701, e riassume allegoricamente le virtù temporali e spirituali di Papa Benedetto Odescalchi. In mostra altre dieci opere che testimoniano l’in-

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fluenza e la suggestione esercitate dalle opere di Carlo Maratti sulle scelte iconografiche di Pierre-Étienne Monnot. In queste opere si può infatti notare il variare delle angolazioni e delle pose degli apostoli, e la capacità plastica, quasi scultorea, del disegno classico del pittore. “La Cananea restaurata. Nuove scoperte su Mattia e Gregorio Preti”, a cura di Alessandro Cosma e Yuri Primarosa, è invece incentrata sulla grande tela raffigurante Cristo e la Cananea di Mattia Preti, restaurata dal laboratorio delle Gallerie Nazionali. Questo capolavoro di collezione privata, proveniente dalla quadreria dei Principi Colonna, costituisce un’importante aggiunta al periodo romano di Mattia Preti e testimonia l’influsso della pittura veneziana sull’arte del “Cavalier calabrese”. Accanto a questo dipinto sono esposti alcuni quadri di grande formato eseguiti anche a quattro mani dai fratelli Gregorio e Mattia Preti nella seconda metà del Seicento. Due esposizioni molto interessanti, che ci mostrano opere difficilmente l ammirabili altrove, da non perdere. s

Mario Zammit-Lewis

Inferno 2021, olio su tela , 120x100 cm.

Purgatorio 2021, olio su tela , 120x100 cm.

A sinistra alcune foto dell’allestimento della mostra a Palazzo Barberini. Ph. Alberto Novelli

PLASMARE L’IDEA

Pierre-Étienne Monnot, Carlo Maratti e il monumento Odescalchi 12 novembre 2020 - 04 luglio 2021

LA CANANEA RESTAURATA

Nuove scoperte su Mattia e Gregorio Preti 12 novembre 2020 - 04 luglio 2021

Paradiso 2021, olio su tela , 120x100 cm.

(verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Gallerie Nazionali di Arte Antica - Palazzo Barberini, Roma INFO T. +39 06-32810 Da lunedì al venerdì 10.00 - 18.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.barberinicorsini.org

Artworks made in occasion of the 700 year celebration of Dante Alighieri by the maltese artist Mario Zammit-Lewis that has studied La Divina Commedia 50 year ago in Turin, Italy, where he studied Art.

alimarcpb@gmail.com

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YouTube: Mario R. Zammit-Lewis


TRIXI BULLA

“Tronco e ramo ulivo” intaglio e lavorazione in foglia d’oro, h. 80x40 cm.

artistaonline.it/artisti/biografia/trixi trixi.lamps trixibulla@gmail.com lampadetrixibulla


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La commedia all’Ambrosiana

Il patrimonio librario dantesco della Biblioteca meneghina di

Ettore Tiretto

L’

occasione delle celebrazioni del settimo centenario della morte di Dante Alighieri è stata lo spunto per la Pinacoteca Ambrosiana di Milano di ideare ed ospitare la mostra “Sfogliando la Commedia all’Ambrosiana”. La rassegna, curata dal Collegio dei Dottori dell’Ambrosiana, presenta una preziosa selezione del patrimonio librario dantesco della Biblioteca. Il percorso espositivo si apre con il celebre codice miniato della Divina Commedia, conosciuto come “Chiose ambrosiane” e trafugato per il suo valore da Napoleone nel 1796 e rientrato poi a Milano solo dopo il Congresso di Vienna. Tra gli incunaboli spicca la pregiata edizione del Poema, realizzata a Venezia nel 1491, con Commento di Cristoforo Landino, al cui interno si trovano 100 incisioni in legno, il cui disegno è attribuito al Mantegna. Molte sono le edizioni uniche e rarissime, tra queste ricordiamo in chiusura la sontuosa stampa del Poema - Firenze, all’Insegna dell’Ancora, 1817-1819, dedicata ad Antonio Canova. Per l’occasione, di fronte alla suggestiva ‘vetrata dantesca’ eseguita

da Giuseppe Bertini nel 1851 per l’Esposizione Universale di Londra, è allestito uno spazio dedicato alla visione delle tavole della Commedia approntate da Amos Nattini dietro suggerimento e invito di Gabriele D’Annunzio. In un’esplosione di mostre dedicate al Sommo Poeta, una rassegna inl teressante ed originale. s SFOGLIANDO LA COMMEDIA ALL’AMBROSIANA

29 aprile – 12 settembre 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Pinacoteca Ambrosiana, Milano INFO T. +39 02 806921 info@ambrosiana.it Giovedì e venerdì 14.00 - 18.00 Sabato e domenica 10.00 - 18.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.ambrosiana.it

In alto: Giuseppe Bertini Vetrata Dantesca Inv. 59. © Veneranda Biblioteca Ambrosiana Mondadori Portfolio A destra: Angelo Pietrasanta Ritratto di Dante Alighieri Inv. 532. © Veneranda Biblioteca Ambrosiana Mondadori Portfolio

Alberto F

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Alberto Fornai

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“Uomo che urla in metropolitana” - 1975, acrilico su tela,100x100 cm.


LUIGI MARANO luigi.marano.art.designer

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“ZOOLIMPIA” 2021 - pastello, carboncino, polvere di gesso e grafite su carta telata a trama di cotone - 50x70 cm.

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Un nuovo arrivo a Villa Bassi Prorogata sino al 13 giugno di

Rebecca Maniti

G

razie alla proroga fino al 13 giugno ed agli orari ampliati (lunedì, venerdì, sabato e domenica dalle 14.30 alle 18.30; mercoledì dalle 10 alle 13 e dalle 14.30 alle 18.30), “Seicento – Novecento. Da Magnasco a Fontana. Dialogo tra due collezioni” ha dato l’opportunità ai visitatori di ammirare i capolavori esposti a Villa Bassi Rathgeb, anche con visite guidate gratuite messe a disposizione da CoopCulture. Lungo il percorso espositivo possiamo ammirare opere di Tosi e de Pisis, Morlotti e Mandelli da un lato, Rho e Radice dall’altro. Non dimentichiamo Valentino Vago e Claudio Olivieri, oltre a Fontana, Bonalumi e Castellani. A questi si aggiunge la famosa tela di Cesare Laurenti, “ La dama del lago”. Il ritratto è di una bellezza disarmante ed immortala una giovane aristocratica (di cui non si conosce la storia) che abitava in una villa sul Lago di Garda. L’opera è proposta all’ammirazione del pubblico

per l’intera durata dell’esposizione. Virginia Baradel che, con Mariella Gnani cura la mostra di Villa Bassi, presentando il magnifico olio afferma: “Laurenti dimostra in questo dipinto, databile alla fine del XIX secolo, le sue indiscusse doti di ritrattista, capace di cogliere non solo la bellezza muliebre e giovanile della nobile dama, ma anche di saper creare un allure di romanticismo luminoso, positivo, privo di tormenti e punteggiato di rose vermiglie. Per queste qualità il ritratto, sinora inedito, si pone come contraltare alla fanciulla malinconica, di Cesare Tallone in collezione permanente. Un duetto che rende ancor più eclatante il tema del confronto su cui si basa la mostra. Entrambi i due Cesare ricorrono alle rose come simbolo di una femminilità romantica, ma lo spirito della dama di Laurenti è pieno di grazia e di vigore, le gote e le labbra rosse mentre la fanciulla di Tallone è pallida e abbandonata sullo schienale della l poltrona.” s

Cesare Laurenti - La dama del lago

RUGGERO ROTONDI

Natura morta, 2020, olio su tela, 80x70 cm.

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ruggerugo@gmail.com



Napoleone Bonaparte

Appuntamento celebrativo alla Biblioteca Braidense di

Flavio Ennante

Elisabetta Bosisio architetto - pittrice - scultrice

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a Biblioteca Braidense celebra i 200 anni dalla morte di Napoleone Bonaparte. Dal 5 maggio al 10 luglio 2021 ospiterà la mostra “La Milano di Napoleone: un laboratorio di idee rivoluzionarie. 1796-1821” in cui sono esposti rarissimi documenti e autografi dell’epoca. La rassegna vuole mostrarne la forza delle idee innovative, le passioni, i contrasti, le contraddizioni, da cui è nata l’Italia europea. “Napoleone arrivò in Italia come il più giovane generale della rivoluzione francese, espressione dei valori illuministici. Duecento anni dopo la sua morte, la Biblioteca guarda come Brera fu forgiata nel calore della rivoluzione e temperata dagli ideali dell’Illuminismo”, dichiara James Bradburne, direttore della Pinacoteca di Brera e della Biblioteca Braidense. La mostra, inserita nelle iniziative del Comitato per il bicentenario napoleonico 1821-2021, sarà visibile a maggio sulla piattaforma BreraPlus+ con i curatori che illustreranno la rassegna atl traverso una visita guidata on line. s

Ogni cosa, alla fine, si trasforma in Cenere, ma affiora sempre quella Traccia sottile, indelebile. “Frammento di Vita, oltre la Cenere del Tempo…”

FRAMMENTO quante volte avrà girato la chiave e chi…

2021, frammento arrugginito dal tempo, trovato e raccolto, cenere e pigmenti naturali su tela, 30x30x4cm.

[1] Ugo Foscolo - Orazione a Bonaparte pel Congresso di Lione Italia, [s.n.], 1802 [2] Biblioteca Nazionale Braidense - sala Maria Teresa Ph. James O’Mara [3] Giuseppe Diotti - Ritratto di Napoleone I’Imperatore 1810, olio su tela

LA MILANO DI NAPOLEONE:

un laboratorio di idee rivoluzionarie. 1796-1821 05 maggio - 10 luglio 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Biblioteca Nazionale Braidense, Milano INFO T. +39 02 86460907 Da lunedì al giovedì 09.30 - 13.30 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

CONTAMINAZIONE attraversando il buio verso la luce 2021, cenere e pigmenti naturali su tela, 30x30x4cm.

www.bibliotecabraidense.org info@elisabettabosisio.it elisabettabosisio

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elisabetta.bosisio.1 www.elisabettabosisio.it


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141 artisti a Bologna Le evoluzioni del segno in cento anni di arte italiana di

Rebecca Maniti

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a un disegno del 1909 di Boccioni fino a opere del 2020: a Palazzo Paltroni a Bologna possiamo affrontare un interessante percorso lungo un intero secolo di disegno in Italia. “141 - Un secolo di disegno in Italia” è il titolo della grande mostra antologica promossa e organizzata dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna nell’ambito del programma di Art City Bologna 2021, con la cura di Maura Pozzati e Claudio Musso. La rassegna indaga le evoluzioni del segno in cento anni di arte italiana con opere su carta di ben 141 artisti: dalle Avanguardie Storiche ai giorni nostri. Si tratta di un vero e proprio spaccato delle infinite possibilità offerte da una tecnica antica che non manca di rivelare la sua incredibile attualità. Come sostiene Maura Pozzati: “Questa mostra su un secolo di disegno in Italia in fondo è un omaggio a chi ama il disegno, a chi si fa emozionare dal segno, a chi ricerca

nell’arte la traccia di una espressione libera, di una energia accumulata, di un pensiero ossessivo”. Nella lista degli artisti in mostra compaiono figure di spicco dei principa-

Bruno Munari Tensostruttura, 1935 Disegno a china su carta, 27x17 cm Courtesy Galleria Corraini Allestimento mostra Ph. Alessandro Ruggeri

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li movimenti e delle più innovative tendenze del XX secolo: dal Futurismo alla Metafisica, dall’Informale alla Nuova Figurazione passando per la Pop Art, l dall’Arte povera al Concettuale. s 141 - UN SECOLO DI DISEGNO IN ITALIA 27 aprile – 24 giugno 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Palazzo Paltroni, Bologna INFO T. +39 051 2962511 Da lunedì a venerdì 10.00 - 18.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.fondazionedelmonte.it

Marisa Merz Senza titolo, S.D. Grafite su carta, 34,8x24,8 cm Courtesy Archivio Merz Ph. Renato Ghiazza

Enrico Baj Senza titolo, 1953 China su carta, 24,5x50 cm Collezione privata Courtesy Fondazione Marconi, Milano

Rafael Espada rafespada47@gmail.com

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Senza titolo - 2020, cemento e ferro, 24x14x8 cm.


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Mario Mafai La testimonianza storica della pittura di Mario

Gambatesa

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n mostra alla Pinacoteca di Brera “Le Fantasie di Mario Mafai”, 22 dipinti che sono stati donati al museo nel 2018 da Aldo Bassetti, presidente degli Amici di Brera dal 2007 al 2020. I visitatori possono ammirare un’intera parete della sala 18 dedicata a questa straordinaria raccolta: un progetto, a cura di Alessandra Quarto e Marco Carminati diventato poi un documentario fruibile dal 29 marzo scorso sulla piattaforma Brera Plus+. La Pinacoteca ha esposto le 22 tavolette per rendere omaggio all’ingegnere Aldo Bassetti che ha dimostrato sempre vivo interesse per il museo e per la sua valorizzazione. Le Fantasie: tavolette di massa-

cri e di orrori, di grida e di colpevoli silenzi, sono state dipinte con colori allucinati e di forte matrice espressionista da Mario Mafai tra il 1939 e il 1944: denunciando i massacri della guerra e del nazifascismo. La storia di queste opere è parte integrante dell’esistenza di Aldo Bassetti e parte da lontano, quando a 14 anni visse un episodio tragico che segnò profondamente la sua vita: la strage dell’Hotel Meina sul Lago Maggiore nel 1943. Vittime di una retata tedesca, compiuta su tutta la costa novarese del Lago Maggiore, sedici ebrei ospiti dell’Albergo Meina, vennero prima identificati e trattenuti per alcuni giorni in una stanza e poi, in due notti successive, uccisi

e gettati con zavorre nel lago. Tra le vittime figurava Lotte Froehlich Mazzucchelli, 38 anni, zia di Aldo Bassetti il quale fu chiamato a riconoscerne il cadavere e come lui stesso ricorda: “Un’esperienza che ha cambiato completamente la mia sensibilità morale, politica e sociale. Ecco allora che Mafai diventa un simbolo della mia vita”. Il giovane Mafai abbandona gli studi regolari intorno al 1917 per dedicarsi alla pittura. Nel 1924 stringe amicizia con Gino Bonichi (Scipione) e insieme frequentano la scuola libera del nudo all’Accademia di Belle Arti. Nel 1927 esordisce nella “Mostra di studi e bozzetti” organizzata dall’Associazione Artistica Nazionale in Via Margutta. Nel 1928 espone alla

Le Fantasie di Mario Mafai Pinacoteca di Brera Sala 18

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“Mostra degli Amatori e Cultori di Belle Arti”. Gli anni 1933-34 lo vedono impegnato in un intenso lavoro, che produrrà alcune fra le sue opere maggiori. “Questi lavori rappresentano un uomo, Mario Mafai, che come artista aveva avuto la priorità di descrivere le tristezze e le infamie dei campi di concentramento. Qui c’è il mio pensiero... Un pensiero antifascista. Io desidero che si conosca quanto è accaduto nella storia, affinché sia ricordato per sempre”. Una storia lunga, quella delle Fantasie, e che più e più volte intreccia il suo destino proprio con la città di Milano. Mafai iniziò a dipingerle nel periodo del suo soggiorno a Genova, dove si era trasferito da Roma con la famiglia, nel 1939, per timore delle discriminazioni nei confronti della moglie Antonietta Raphaël, ebrea, all’indoma-

ni dell’approvazione delle leggi razziali del 1938. Nel 1957 i dipinti verranno acquistati da Giovanni Pirelli, figlio primogenito dell’industriale, che però scelse di rinunciare a un destino nell’impresa di famiglia per diventare comandante partigiano. Una storia da non dimenticare, raccontata attraverso i tratti decisi e ostinati di una pittura che si fa immagine cruda, espressiva e l dolorosamente simbolica. s

[1]

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[1] Mario Mafai Vinti e vincitori (Fantasia n. 8) olio su tavola, 36,5x61,5 cm. Pinacoteca di Brera - Sala 18 [2] Mario Mafai Interrogatorio (Fantasia n. 7) olio su tavola, 36,5x47 cm. Pinacoteca di Brera - Sala 18 [3] Mario Mafai Corteo (la guerra è finita) (Fantasia n. 22) olio su tela, 34,5x54,7 cm. Pinacoteca di Brera - Sala 18

[3]

AURORA COPPOLINO

“Donna”, acrilico, 50x70 cm.

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Inesauribili ricerche espressive Mito, visione e invenzione a Palazzo Viani Dugnani di Lucia Garnero

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on inaugurazione il 12 giugno nei nuovi spazi di Palazzo Viani Dugnani, il Museo del Paesaggio riapre la stagione espositiva con la mostra Carrà e Martini. Mito, visione e invenzione. L’opera grafica, a cura di Elena Pontiggia e di Federica Rabai, direttore artistico e conservatore del Museo. Provengono dalla collezione del Museo e da una collezione privata milanese oltre 90 opere dei due grandi artisti del Novecento italiano, che si sono affermati grazie all’invenzione di nuovi linguaggi e modi espressivi, negli ambiti figurativo-pittorico e scultoreo. Iniziano, in modi e per ragioni differenti, ad avvicinarsi ad opera grafica e pittura intorno agli anni Venti e raggiungono entrambi, nel corso della loro formazione, la città di Milano, straordinariamente ricca di iniziative in ambito artistico negli anni del primo dopoguerra. In mostra sono esposte, tra acqueforti e litografie a colori, circa cinquanta opere di Carlo Carrà: a partire dai paesaggi, per poi proseguire con le incisioni nel 1924. A questa fase iniziale, caratterizzata da “un segno sintetico, duro, capace di esprimere il suo mondo di figure e luoghi sottratti al tempo” segue un’appendice negli anni 1927-1928, quando Carrà, Carlo Carrà - La Galleria di Milano 1912-1949, litografia su zinco, 36,4x19,2 cm.

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a contatto con il gruppo della rivista ‘Selvaggio’, esegue litografie e acqueforti caratterizzate da un linguaggio più marcatamente pittorico. Solamente dopo un lungo intervallo, torna, nel 1944, a dedicarsi nuovamente all’opera grafica e utilizza frequentemente la litografia per sperimentare le proprie potenzialità creative. Negli anni del secondo dopoguerra, realizza le tavole per Versi e prose di Rimbaud e illustra L’Après-midi et le Monologue d’un Faune di Mallarmé. La sperimentazione in ambito grafico porta l’artista ad un sistematico ripensamento della sua pittura, fino a reinterpretare i suoi principali capolavori, dall’Ovale delle apparizioni al Poeta folle. Le circa quaranta opere di Arturo Martini, presenti in mostra, sono realizzate del 1921 al 1945 e coprono tutta la carriera a iniziare dai disegni e da una personale interpretazione dell’avanguardia metafisica, per poi proseguire con alcuni importanti esiti della sua ricerca artistica: Carnevale del 1924 e il Suonatore di liuto del 1929. Particolarmente significativo il ciclo di incisioni eseguite a Blevio nell’estate del 1935 su soggetti già trattati in scultura o già presenti in altre incisioni precedenti. Alla Galleria Barbaroux di Milano, il 17 febbraio 1940, inaugura la sua prima mostra di pittura. La critica contemporanea è entusiasta: l’espressionismo lirico trae un esclusivo ambito di rappresentazione nella solidità dello scultore. Nel 1942, realizza 11 disegni preparatori del ViagIn alto a destra: Arturo Martini - Testa di ragazza 1947, terracotta chiara, 35x27x35 cm. A destra: Arturo Martini Viaggio d’Europa: Appare l’angelo Fenice 1942, matita litografica su carta, 28x37 cm.

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CARRÀ E MARTINI

Mito, visione e invenzione. L’opera grafica 13 giugno - 3 ottobre 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Museo del Paesaggio, Verbania INFO T. +39 0323 557116 segreteria@museodelpaesaggio.it Da martedì a venerdì 10.00 - 18.00 Sabato e domenica 10.00 - 19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.museodelpaesaggio.it

gio d’Europa per l’illustrazione dell’omonimo racconto di Massimo Bontempelli. Risalgono al 1944-45 il gruppo di incisioni per l’illustrazione della traduzione italiana dell’Odissea a cura di Leone Traverso, che rivelano un lato straordinario della versatile fantasia martiniana. Accanto a queste opere, sono esposte dieci sculture, tra cui Testa di ragazza del 1947 e tre tele, tra cui La siesta del 1946, pezzi unici di grande valore storico e artistico. La mostra, inizialmente prevista nel 2020, è stata rimandata all’anno in corso per via dell’emergenza sanitaria ed è ora pronta ad accogliere i visitatori nel rispetto delle normative anti-covid. A commento dell’evento, quanto afferma il sindaco Silvia Marchionini: “E’ un intervento importante che va a rafforzare l’offerta culturale di Verbania. Il Cda del museo sta studiando nuovi allestimenti che dalla primavera potranno essere ospitati nella sede che, in questo modo, acl quisisce nuova funzionalità”. s In alto a sinistra: Carlo Carrà La figlia dell’Ovest o La fanciulla dell’Ovest, 1919-1949, litografia su zinco, 35,9x25,8 cm. A sinistra: Carlo Carrà - Gli amanti 1927, acquaforte–acquatinta su rame, 24,7x33,9 cm.

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Agnetti ad ART CITY Bologna In mostra il NEG, pausometro per fare musica in negativo di

Ettore Tiretto

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ell’ambito della nona edizione di ART CITY Bologna, possiamo visitare “Vincenzo Agnetti. NEG: suonare le pause”, curata da Luca Cerizza, visitabile al Padiglione de l’Esprit Nouveau. Alberto Ferrari, Diret-

tore Generale Banca di Bologna, commenta: “Quest’anno nel cuore del Fiera District, nel Padiglione de l’Esprit Nouveau, ci dedichiamo al lavoro artistico di Vincenzo Agnetti, uno degli artisti più importanti dell’arte italiana del secondo Novecento ed un instancabile sperimentatore dell’arte concettuale. La mostra è costruita intorno alla riscoperta di un’opera a lungo scomparsa e presentata al pubblico per la prima volta in assoluto in questa occasione, mettendo in dialogo sorprendente arte concettuale e musica di ricerca”. Nell’esposizione possiamo ammirare il NEG, concepito e brevettato da Vincenzo Agnetti, NEG, 1970, Strumento e amplificatore / instrument and amplifier, Archivio Vincenzo Agnetti Sotto: Padiglione de l’Esprit Nouveau Ph. Matteo Monti Courtesy Istituzione Bologna Musei

Agnetti e poi costruito in collaborazione con la Brionvega nel 1970. Il NEG è stato utilizzato per la realizzazione di una sola opera dal titolo “Vobulazione e Bieloquenza NEG” nel 1970, un video a quattro mani con Gianni Colombo. Frutto di un’operazione concettuale, il NEG nasce dalla riflessione critica sulla società e sul consumo, e dall’interesse sviluppato da Agnetti per il tema del “negativo”. La mostra si muove intorno al NEG in due direzioni: da una parte una selezione di opere cronologicamente e tematicamente vicine al NEG, dall’altra parte la sua dimensione nel contesto contemporaneo, dando suono e immagine a una pausa lunga cinquant’anni e finalmente interrotta grazie al contributo di alcuni musicisti di diversa estrazione invitati a comporre brani appositamente pensati per essere concepiti ed eseguiti insieme al suono-pausa del l NEG. s VINCENZO AGNETTI

NEG: suonare le pause

07 maggio - 13 giugno 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Padiglione de l’Esprit Nouveau, Bologna INFO T. +39 051 6496611 Venerdì, sabato e domenica 15.00 - 20.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.culturabologna.it/artcity

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Guglielmo Meltzeid

G. Meltzeid - Il tocco - 2021 - acrilico su tela - 70x90 cm.

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ATHINA KOTSONI

A cosa serve l’Arte? Grandi Maestri a Bologna di

Ettore Tiretto

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cosa serve l’arte, qual è la sua reale utilità all’interno delle complesse sfaccettature di una società civile? È da questa domanda che nasce il progetto di “ALL STARS. L’impensato come linguaggio umano”, curato da Marcello Tedesco e inserito nel programma istituzionale di ArtCity Bologna 2021. Il museo temporaneo navile di Bologna è la location che ospita le opere di Joseph Beuys, Alexander Calder, Gino De Dominicis, Emilio Isgrò, Urs Lüthi, Jannis Kounellis, Joseph Kosuth, Hermann Nitsch, Luigi Ontani e Claudio Parmiggiani. Undici opere di grafica e fotografiche di dieci grandi maestri internazionali: un’occasione per

riflettere sul ruolo dell’arte e sulla sua funzione nella nostra società. Secondo questi grandi maestri l’arte è il simbolo della capacità dell’essere umano di creare costantemente nuovi contenuti di pensiero che, una volta formati e condivisi, possano edificare quella porzione di impensato che ci attende oltre l’obsolescenza di strutture concettuali ormai pericolanti. Visitabile solo più per pochi giorni, fino al 4 giugno, salvo proroghe, la mostra “ALL STARS. L’impensato come linguaggio umano” si dimostra ben concepita e frutto di una riflessione molto importante, sia per l’arte stessa che per la l società che la contiene. s

ALL STARS

L’impensato come linguaggio umano 04 maggio - 04 giugno 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto)

NANUKA Amazon olio su tela 60x80 cm.

mtn | museo temporaneo navile, Bologna INFO info@museotemporaneonavile.org Martedì, giovedì e venerdì 15.00 - 19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.museotemporaneonavile.org

Joseph Beuys - Senza titolo (Tram Stop) manifesto tipografico firmato della Mostra “Tram Stop” tenutasi presso la Galleria Ferruccio Fata, Bologna 19-11-77, 100x70 cm. Jannis Kounellis Senza titolo 1970, litografia, 70x50 cm.

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Nata ad Atene, la pittrice Athiná Kotsoni-Sinetou, dipinge sin da giovane e ha vinto premi e riconoscimenti in concorsi prestigiosi. Ha studiato nelle strutture del Vakalo Art College e della ABC Drawing and Decorative, oltre alla sua formazione come stilista e in ragioneria. Ha partecipato come professionista al corso di pittura ed al programma educativo figurativo del Museo Pompidou in Francia. Athina è specializzata in thalassografia (pittura del mare), ma anche in altre forme di pittura, avendo studiato anche manutenzione e restauro di opere d’arte all’IEK PETRA e grazie ai corsi del seminario di studi liberali INTERGRAPHICS. A Parigi ha seguito i corsi dell’Ecole National Superieure des Beaux Arts. Era una studentessa esterna presso la School of Fine Arts, con il professor Triantos. Negli ultimi anni ha ottenuto la settima “Gallery Athina” in Grecia.

www.athina-kotsoni.gr


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Gianluca Giuseppe

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”Deep sign and lights” (particolare), mixed media on synth-canvas, 40x40 cm.

santiepresepe@gmail.com

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biancoscuro

Jessica Stockholder alle OGR Installazioni complesse e stratificazione di materiali di

Daniela Malabaila

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e OGR – Officine Grandi Riparazioni di Torino tornano ad aprire le porte al pubblico con la mostra “Cut a rug a round square”, un progetto site specific dell’artista americana Jessica Stockholder: “Sono stata invitata a realizzare e curare una mostra incentrata sulla pittura attingendo da due collezioni: quella della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT di Torino e quella della Fondazione “la Caixa” di Barcellona. Come punto di partenza ho preso la mia passione per il modo in cui il significato si evolve nell’arte.” Scelta per la sua prospettiva peculiare, Jessica Stockholder ha avuto negli ultimi vent’anni un ruolo cruciale nello sviluppo del dibattito sulla pittura e i suoi limiti, espandendone il concetto in un costante dialogo tra media diversi, tra forma e spazio, forzando i limiti della pittura verso la dimensione scultorea e

installativa. È un’occasione unica per il pubblico di ammirare, in piena sicurezza e gratuitamente negli spazi delle OGR, un tesoro custodito dai musei torinesi e arricchito negli anni da Fondazione CRT, attraverso l’inedita rilettura di una grande artista internazionale e con connessioni e innesti di opere provenienti da un’altra importante collezione. La Stockholder, che in questo caso è anche curatrice d’eccezione, commenta: “Spero che questa mostra sia, per coloro che la percorreranno, un’occasione per trarre piacere dai voli della fantasia e per valorizzare il proprio potere di agire mentre osservano la straordinaria varietà di creazioni del mondo racchiusa in questa l collezione di opere”. s Cut a rug a round square curated by Jessica Stockholder, 2021. Installation view at OGR Torino. Ph. Andrea Rossetti for OGR. Courtesy OGR Torino

JESSICA STOCKHOLDER Cut a rug a round square 11 febbraio - 25 luglio 2021

(verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) OGR Cult | Binario 1, Torino INFO T. +39 011 0247102 prenotazioni@ogrtorino.it Giovedì e venerdì 14.30 - 19.30 Sabato e domenica 10.00 - 21.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.ogrtorino.it

ROSANNA C A R L I N I rcsinclair68@yahoo.it

Autoritratto con la Bugatti verde tratto da Tamara de Lempicka 2020, olio su tela, 30x40 cm.

cr_rosannacarlini


CRYS

Cristina Tichitoli

Dal Portfolio al Museo

Una rassegna espositiva dedicata al progetto solidale Real Art di

Flavio Ennante

I Fiesta 01 2019, tecnica mista con acrilici, finitura in resina e applicazioni di stemma e targa provenienti da autovetture demolite 40x40 cm. Cristina Tichitoli (in arte Crys) è un’artista emergente milanese, ha conseguito il diploma al liceo artistico Boccioni nel ramo grafico/visivo e ha continuato gli studi grafici presso l’istituto Rizzoli per l’insegnamento delle arti grafiche. Appassionata della pop art e di Andy Warhol, sperimenta continuamente usando anche materiali di riciclo. Immagini famose, cartoons, icone pop, frammenti di loghi o marchi sono accostati in modo giocoso ed ironico raccontando momenti contemporanei. Uno spaccato della società così come la vede e la vive la generazione di questa giovane artista. Ha partecipato a diverse mostre e collabora con gallerie.

l Museo Parisi Valle riapre al pubblico con una rassegna espositiva dedicata al progetto solidale Real Art. In un momento così difficile per l’Italia, la ripartenza della cultura pone un punto fondamentale per il ritorno alla normalità. REAL ART è il famoso progetto editoriale ideato e realizzato Franco Crugnola con il quale BIANCOSCURO collabora da anni; è diventato una realtà importante nel mondo dell’arte e del collezionismo, ottenendo ottimi riscontri anche da parte di stampa, istituzioni e musei. Dopo la passata antologia al MAGA di Gallarate, è ora la volta del Museo Parisi Valle con una mostra molto importante per il progetto REAL ART. Nella mostra sono presenti (quasi) tutti gli artisti che hanno partecipato al progetto, peccato per il mancato invito (e di conseguenza l’assenza in mostra) a grandi artisti, già presenti anche sulle copertine di BIANCOSCURO, come Mark Kostabi, Patrick Moya, Andrea Bassani, Ralph Hall e Mattia Consonni. Un vero peccato non poter ammirare la collezione al completo in un anniversario così importante. Francesco de Molfetta, Renzo Nucara, Carla Volpati, Gianni Cella, Vittorio Valente, Alfredo Rapetti Mogol, Dario Brevi, Peter Hide 311065, Isabella Rigamonti, Caterina Tosoni e Olinsky: questi sono alcuni dei nomi presenti, in buona parte artisti che hanno già avuto una forte presenza su BIANCOSCURO. Franco Crugnola ha dichiarato:“Per noi, oggi, esserci è già una grande sfida, una scommessa positiva. Continuare a lavorare con maggior premura, con rinnovato impegno e serietà, è il miglior modo di dirvi e di dirci che amiamo l’arte dal vivo, collaboriamo con i nostri interlocutori e tuteliamo i luoghi di apprendimento e di cultura. In mostra qui a Maccagno, il visitatore potrà cogliere una visione complessiva ed ampliata del progetto di Real Art, capire il rapporto esistente tra il lavoro presentato sul portfolio e l’opera pro-

posta negli spazi museali. Abbiamo desiderato, infine, esporre in questo splendido spazio in riva al lago, le pagine facenti parte di ogni numero: 67 artisti hanno fatto parte del progetto nelle 5 edizioni di Real Art realizzate fino ad oggi, donando il loro lavoro a scopo di beneficenza”. Ora attendiamo che si componga la prossima edizione del progetto, sicuramente popolata da grandi artisti come sempre, in un connubio l perfetto tra solidarietà e bellezza. s

Franco Crugnola

Isabella Rigamonti

Peter Hide 311065

Le 5 edizioni di Real Art

Wonder woman and shopping Lego series 2020, tecnica mista, collage, dipinta con acrilici e finitura in resina, 50x70 cm.

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BIANCOSCURO

arte.crys@libero.it

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ROBERTO PINO

Vanzuk

Le sue macchine di

Ettore Tiretto

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rtSharing apre la stagione degli eventi con la mostra dedicata a Vanzuk (al secolo Elena Spirito), dal titolo “Morfologie Meccaniche. Assemblage e collage”, visitabile sino al 28 giugno 2021. Con la cura di Penelope Filacchione (fondatrice di ArtSharing), l’evento è di quelli che lasciano a bocca aperta i visitatori: le “macchine” di Vanzuk strizzano un occhio al Dadaismo ed uno ad Escher. Che siano assemblage o collage, le cosiddette “macchine inutili” sanno sempre stupirci con piccoli dettagli di poesia e un chiaro divertimento, senza rinunciare mai al giusto equilibrio visivo ottenuto in maniere sempre sorprendenti, a volte barocche, altre semplicissime. L’artista genovese, dopo aver completato gli studi in ingegneria si trasferisce a Roma, città in cui attualmente vive. Appassionata di arte e di fotografia fin dall’adolescenza, si avvicina alla tecnica del collage, da autodidatta, a partire dal 2005. Sempre attratta da viti, bulloni e circuiti, realizza sculture e collage

in stile steampunk:“Collegamenti, connessioni, rondelle, ingranaggi d’orologio, piccola ferramenta, object trouvé, hanno tutti il loro scopo e sono congiunti tra loro con precisione artigianale, rendendo assolutamente plausibile l’illusione che tutto ciò possa mettersi in moto da un momento all’altro: dunque non vere e proprie macchine funzionanti, ma meccanismi visivi che avviano associazioni di idee e rimandi su rimandi, per poi liberarsi nella nostra fantasia.” Un’apertura di stagione accattivante, che sicuramente riscontrerà molto l successo. s

Dillo alla luna (2017) Cartapesta e acrilico su tela Diam. 40 cm.

“Roberto Pino è un pittore che rappresenta, in modo semplice e diretto, concetti complessi”

In alto: Vanzuk - Morfologie meccaniche - Metamorfosi A sinistra: Vanzuk - Morfologie meccaniche - Jellyfish

MORFOLOGIE MECCANICHE Assemblage e collage

13 maggio - 28 giugno 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) ArtSharing, Roma INFO T. +39 338-94091 artsharing.roma@gmail.com Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.artsharingroma.it

Dillo al tuo cuore (2020) Stucco, smalto e acrilico su tela Diam. 30 cm.

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robys.arts roby70.art@gmail.com sites.google.com/view/robys-art


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Arte e Design open air Anche Bonomi interpreta un futuro sostenibile di Rebecca Maniti

C Sotto: viste dell’installazione “Biomotoperpetuo” in piazza Duomo a Milano

onto alla rovescia per l’attesa “Weplanet-100 globi per un futuro sostenibile”, progetto di Paolo Casserà con il coordinamento di Beatrice Mosca, organizzato dall’Associazione WePlanet per sensibilizzare e raccogliere fondi a favore dell’ambiente e della salute dei cittadini contribuendo al raggiungimento dei 17 Global Goals delle Nazioni Unite. L’evento ufficiale si svolgerà dal 27 agosto al 7 novembre, ma abbiamo potuto vederne una anteprima in Piazza Duomo a Milano lo scorso aprile. Tra le 50 creazioni esposte c’era anche

il mappamondo ideato dall’artista novarese Corrado Bonomi, intitolato “Biomotoperpetuo”. Bonomi ha lavorato in laboratorio con i ragazzi dell’Istituto Paolo Pini e creato un mappamondo che identifica i continenti con una serie di oltre ottocento uova in plastica colorata applicate al posto delle terre emerse. “L’uovo è un oggetto simbolico, una suggestione universale di rinascita - spiega Bonomi - ho voluto dare un messaggio positivo di rinnovamento per la Terra”. Terminata l’iniziativa i globi saranno battuti ad un’asta benefica organizzata da Sotheby’s e il ricavato sarà devoluto all’Associazione Parco Segantini Onlus, all’Ospedale Niguarda, a ForestaMI, alla Fondazione Umberto Veronesi e Arca Onlus che opera a sostegno dei poveri per l’assil stenza e l’integrazione. s

Francesco Vattuone fvattuo@gmail.com francescovattuone https://francescovattuone.blogspot.com

Nostalgico flashback 2021 - olio su tela - 70x50 cm.

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Alessandro Mendini

Al Madre i principali passaggi teorici e linguistici della sua ricerca di

Ettore Tiretto

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rimo evento espositivo che un museo pubblico italiano, il Madre di Napoli, dedica ad Alessandro Mendini dopo la sua scomparsa avvenuta nell’inverno dello scorso anno. La mostra “Alessandro Mendini: piccole fantasie quotidiane” è prodotta dalla Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee della Regione Campania, in collaborazione con Elisa e Fulvia Mendini e l’Atelier Mendini, a cura di Gianluca Riccio e Arianna Rosica. Lungo il percorso espositivo possiamo trovare un’inedita lettura del lavoro del grande architetto milaneALESSANDRO MENDINI

piccole fantasie quotidiane

se, in cui si ricostruisce la trama di relazioni tra design, arte e architettura che ha caratterizzato tutta la sua ricerca. Una mostra appassionata che speriamo possa venire prorogata ancora per dare modo a tutti di poter ammirare e celebrare il gel nio di Alessandro Mendini. s

Sotto: viste della mostra Alessandro Mendini: piccole fantasie quotidiane

31 ottobre 2020 - 07 giugno 2021

(Verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Museo Madre, Napoli INFO info@madrenapoli.it Domenica 10.00 - 20.00 Lunedì e da mercoledì a sabato 10.00 - 19.30 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.madrenapoli.it

AURELIO BELLINI Dalla serie Muri: Akro Tiri 2021 tecnica mista su tela 100x70 cm.

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https://aureliobellini.dantebus.com aureliobellini


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Boccalini a Ginevra Un progetto che si articola tra linguaggio e saperi artigianali di Flavio Ennante

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a Maison Tavel Musée d’Art e d’Histoire di Ginevra ospita la mostra “La ragione nelle mani”, curata da Adelina von Fürstenberg e realizzata da Stefano Boccalini, con la collaborazione di quattro artigiani della Valle Camonica e Art for the World Europa, a seguito della vittoria della ottava edizione del bando Italian Council, programma a supporto dell’arte contemporanea italiana nel mondo promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea dell’allora MiBACT, Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo. L’idea del progetto nasce dal rapporto che Boccalini ha costruito con la Valle Camonica a partire dal 2013:negli anni è diventata un punto di riferimento per il suo lavoro: qui ha operato con varie comunità, con le istituzioni locali e con gli artigiani, creando

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Stefano Boccalini - La ragione nelle mani - Ohana 2020, legno intrecciato, 90x400x92 cm.

uno stretto rapporto di collaborazione che gli ha permesso di produrre numerose opere. Questa esperienza e questi incontri hanno fatto maturare l’idea di realizzare un Centro di Comunità per l’Arte e l’Artigianato della Montagna che avrà sede a Monno e diventerà un centro di scambio tra saperi intellettuali e saperi manuali. “L’obiettivo - af-

ferma Boccalini – è quello della trasmissione dei saperi, secondo una logica di condivisione per cui le tradizioni non assumono un senso nostalgico, ma diventano la porta di accesso al futuro, un “luogo” di sperimentazione per immaginare nuovi scenari”. Da questo contesto è nato “La ragione nelle mani”, un progetto che si muove su due livel-

Stefano Boccalini La ragione nelle mani - Balikwas lana cotta, Pezzotti (tappeti), 60x235 cm.

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li, quello del linguaggio e quello dei saperi artigianali, attraverso il coinvolgimento della comunità locale. Tutti i manufatti che compongono l’opera sono stati realizzati in Valle Camonica da quattro artigiani affiancati ognuno da due giovani apprendisti che STEFANO BOCCALINI La Ragione nelle mani

01 aprile - 27 giugno 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Maison Tavel/Musée d’Art et d’Histoire, Ginevra INFO T. +41 (0) 22 418 37 00 Da martedì a domenica 11.00 - 18.80 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.institutions.ville-geneve.ch

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si sono confrontati con pratiche artigianali appartenenti alla tradizione camuna: la tessitura dei pezzotti, l’intreccio del legno, il ricamo e l’intaglio del legno. Queste forme artigianali, che storicamente ricoprivano una funzione di primaria importanza nel tessuto sociale e culturale della Valle, oggi faticano a resistere ai cambiamenti imposti dalla modernità e pochi ne conoscono ancora le antiche tecniche:“Viviamo in un’epoca - afferma ancora Boccalini – in cui le parole sono diventate un vero e proprio strumento di produzione e di captazione di valore economico, e hanno assunto una dimensione sempre più importante all’interno del contesto sociale. Attraverso il loro uso cerco di ridare un peso specifico e un valore collettivo l al linguaggio.” s

Il laboratorio di Stefano Boccalini La ragione nelle mani - Ubuntu legno intagliato, 30x130x4 cm.


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Rogelio López Cuenca Il poeta visivo Andaluz di Mario

Gambatesa

Il predominio delle immagini nella pubblicità contemporanea ha colonizzato completamente i discorsi comunicativi: dall’informazione alla politica. Rompere il gioco di specchi che ci circonda, che ci costituisce, passa per interrompere, ostacolare, ostruire il flusso e il consumo costante e assoluto di queste immagini che cercano di occupare il luogo stesso della vita.

Rogelio López Cuenca

L

a Real Academia de España a Roma e Acción Cultural Española AC/E, in collaborazione con la Fondazione Baruchello, presentano la mostra “A quel paese”, prima retrospettiva in Italia dell’artista Rogelio López Cuenca. L’esposizione, aperta al pubblico dal 12 marzo scorso fino al prossimo 13 giugno 2021, completa il ciclo di esposizioni

che hanno avuto come protagonisti alcuni dei più talentuosi ex borsisti dell’Accademia di Belle Arti. Dopo Gregorio Prieto e Pepe Espaliú, la retrospettiva di López Cuenca, borsista a Roma nel 1995-1996, si compone di 16 opere fortemente rappresentative dei lavori dell’artista andaluso e del suo legame con Roma nato durante il soggiorno all’Accademia e realizzate tra gli inizi degli anni

Dichterisch, 1994 Installazione a parete Plastica, sughero, ceramica. 24 pezzi, dimensioni variabili Collezione dell’artista Ph. Juan Baraja

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Novanta e oggi. Rogelio López Cuenca è un artista visivo e poeta andaluso che ha iniziato la sua carriera all’inizio degli anni ‘80 come membro fondatore del collettivo di Malaga. Da allora ha partecipato a numerose mostre, sia collettive che individuali, e le sue opere ad oggi si trovano in musei e collezioni di vari paesi. Laureato in Filosofia e Lettere presso l’ Università di Malaga nel 1983, ha conseguito il dottorato in Belle Arti presso l’ Università di Castilla-La Mancha. La lingua, i mass media, le crisi migratorie, la memoria storica e, più in generale, le dinamiche di potere nella società odierna sono alcuni dei principali temi affrontati. L’esposizione si articola in tre sedi, il nucleo più sostanzioso dei lavori è esposto negli spazi dell’Accademia di Spagna sul Gianicolo. “A quel paese” si compone di pitture, installazioni, video, testi editoriali che illustrano alcune delle problematiche fondamentali e ricorrenti nella ricerca di López Cuenca, quali il viaggio, le politiche migratorie, la memoria storica, la speculazione urbana e la spettacolarizzazione della cultura in funzione del turismo, nel tentativo di sovvertire l’ordine costituito e aprire gli occhi sul “capitalismo delle immagini”. La sua ricerca forza i limiti delle narrazioni dominanti, i suoi interventi sono di-

spositivi di sabotaggio che ostacolano e tendono a scardinare il senso comune per smascherare le dinamiche che sottendono alle narrazioni egemoniche date per naturali, sia nell’ambito politico che socioculturale. La parola e il testo scritto sono elementi fondamentali del lavoro e del pensiero poetico Cuenca. Prima di tutto poeta e secondariamente artista, Rogelio López Cuenca gioca sui doppi sensi, sulla fonetica, sullo scarto di senso che permette la parola scritta e verbale. Manipolando il gesto grafico e attribuendo significati diversi a parole e immagini, l’artista Andaluz mira a ridestare le coscienze dal torpore indotto dalle sovrastrutture di cui siamo ormai succubi. Una mostra che unisce segni e disegni, mettendo in relazione l’arte visiva e la poesia in un mix di coerenti attitudini l artistiche. s

In alto: Golden Visa 2018 in collaborazione con Elo Vega 10 manifesti Collezione degli artisti Ph. Juan Baraja A sinistra: Home Swept Hole, 1993 Tripla video installazione, suono Collezione Fundación “la Caixa”, Barcellona, Spagna Ph. Juan Baraja No/W/Here, 1998 - 2021 Installazione multimedia. Dimensioni variabili Collezione MUSAC, León, Spagna Ph. Juan Baraja

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Cultura in movimento

34 autori che hanno fatto la storia della città di Merano di

Ettore Tiretto

F

ino al 27 giugno presso la Kunst Merano Arte sarà possibile visitare la mostra “Cultura in movimento: Merano 1965-1990”, curata da Markus Neuwirth e Ursula Schnitzer. La rassegna offre un’ampia panoramica della produzione artistica tra il 1965 e il 1990, attraverso più di 100 opere particolarmente significative di artisti come Barbara Bertagnolli, Christoph Blum, Henri Chopin, Arnold M. Dall’O, Jakob de Chirico, Walter Erckert, Ulrich Egger, Peter Fellin, Anton Frühauf, Eduard Habicher, Toni Hanny, Siegfried Höllrigl, Elisabeth Hölzl , Hansgeorg Hölzl, Georg Jappe, Marcello Jori, Margit Klammer, Milan Knížák, Linda Ladurner, Konrad Laimer, Peter Lloyd, Ivo Mahlknecht, Antonio Manfredi, Manfred Alois Mayr, Vito Mazzotta, Carmen Müller, Hermann Nitsch, Oswald Oberhuber, Franz Pichler, Raphael Monta-

nez Ortíz, Elisabeth Oberrauch, Alessandra Pucci, Rina Riva, Mili Schmalzl, Matthias Schönweger, Luis Stefan Stecher, Rudolf Stingel, Angelika Thomas, Paul Thuile, Regina Klaber Thusek, Hans Tischler, Peppi Tischler, Karl Vonmetz, Willy Wiemann. Alcuni di loro hanno vissuto principalmente a Merano, si sono allontanati dalla produzione culturale del momento per motivi biografici, cambiamenti professionali o per una predisposizione a diversi ambiti, facendosi strada da soli. La mostra si concentra sul movimento Fluxus: la performance, gli assemblage, la mail art, la pittura astratta, il disegno, l’arte dei gioielli, la fotografia. La mostra restituisce anche il cambio generazionale offrendo uno spaccato sia del contesto storico dell’epoca sia delle idee politiche, spesso ribelli, di alcuni di l questi artisti. s

CULTURA IN MOVIMENTO Merano 1965-1990

27 febbraio - 27 giugno 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Kunst Meran Merano Arte, Merano INFO T. +39 0473 212643 Da lunedì a sabato 10.00 - 18.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.kunstmeranoarte.org

In basso a sinistra: Hermann Nitsch - Manifesto della mostra Raum mit Relikten, Merano 1986 Sotto: Installation view. Ph. Ivo Corrà

Paolo Camporota w w w. p a o l o c a m p o r o t a . i t

Il combattimento... Tra pensieri e realtà - 2021, olio su tela, 150x120 cm.

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Antonella Pecoraro NINNI

Pecoraro Antonella

antonella@artecultura.net

Ninni - “Foresta amazzonica 3” (lacerata) - 2021 - acrilico su tela - 100x140 cm.

“Un vortice di colori che dall’Informale cerca di mostrare un attimo visivo. La pittura di Ninni parte dal colore per suggestionare lo spettatore, comunicargli un modo di vedere la realtà e la vita, coinvolgerlo suggerendogli un soggetto che non compare, che va cercato nelle forme libere o, se invisibile, semplicemente immaginato.” Domenico Iacaruso


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Francesco Merletti

In mostra ritratti che nascono dall’osservare e percepire “l’altro da sé” di

Flavio Ennante

N

uova mostra personale di Francesco Merletti a Milano: “Bianca su Bianco”, a cura di Elisabetta Mero. L’esposizione si propone di indagare, attraverso la recente serie di opere dell’artista bresciano, i sottili stati emotivi dell’esistenza. Dopo un periodo di pausa, rigenerativo per la propria creatività, Francesco Merletti presenta queste nuove opere: volti femminili, realizzati attraverso la tecnica del collage che diventano specchi in cui ognuno può riconoscere le proprie paure, angosce, ironie e cattiverie. La carta diventa strumento pittorico per la resa di una sintesi (sia formale che concettuale) delle espressioni possibili, congelate in un attimo che diventa infinito. In mostra possiamo ammirare i ritratti (reali o immaginari) che nascono da una elaborazione che Merletti ha compiuto nell’osservare e percepire “l’altro da sé”. Un’indagine, la sua, non critica o giudicante, ma che scaturisce da incontri quotidiani spesso casuali, dei quali Merletti coglie dettagli e sfumature

caratteriali dove ritrova parti di sé. Per l’artista il collage è concepito come un “ritaglio libero”, che egli esegue senza un disegno guida, ma direttamente sulla carta, con l’aiuto di un bisturi. Il processo è meditato, non istintivo, e richiede una notevole capacità di astrazione parl tendo da uno schema mentale. s BIANCA SU BIANCO - Francesco Merletti 20 maggio - 18 giugno 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) MANIFIESTO BLANCO, Milano INFO info@manifiestoblanco.com Da lunedì a venerdì 16.00 - 19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.manifiestoblanco.com Francesco Merletti - Bianca su Bianco 8 2021, ritaglio libero, 18x24 cm.

ELENA ZANARDI

ezlandart “Veruscka” 2021 penne Bic e pennarelli acrilici su carta Fabriano 200 g. 40x59 cm.

Elena Zanardi ilritornodiamedeo@libero.it BIANCOSCURO

RIVISTA d’ARTE https://ezlandart.jimdosite.com Ordina la versione cartacea o PDF su https://artshop.biancoscuro.it Uffici stampa, gallerie ecc. possono chiedere il PDF gratuito a info@biancoscuro.it


MIGUEL DE MIGUEL

Testa di Donna olio su tela 70x90 cm.

e-mail:

graff.ac@gmail.com


GIUSEPPE PORTELLA

“Anime Perse” Ciclo dei Blob - 2018 - resine su tavola - 80x100 cm.

giuseppe.portella

giuseppe.portella.96

www.newartpromotion.it/giuseppe-portella


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BIaNCOSCURO ART CONTEST

BIANCOSCURO Art Contest Nuovi nomi in giuria: Francesco De Molfetta e Gianni Cella di

Ettore Tiretto

B

IANCOSCURO Art Contest, il contest ideato da BIANCOSCURO per pittori, scultori, fotografi e grafici, giunge con successo alla ottava edizione. Il nostro concorso dà la possibilità di essere “in prima pagina” o esporre le proprie opere nella principesca Monte-Carlo, nella splendida cornice di Montreux, in Svizzera o nell’incantevole città di Marbella in Spagna. Da quest’anno due nomi nuovi entreranno a far parte della storica giuria: Gianni Cella, Artista di fama internazionale e docente presso l’Accademia di Belle Arti di Brera e Francesco De Molfetta, artista dedito ad una scultura concettuale, provocatoria e intelligente ed al tempo stesso docente in master. Anche quest’anno è previsto il Premio Speciale BAC del valore di 3.000,00 € con il quale l’opera vincitrice entrerà a far parte della collezione BIANCOSCURO, e di conseguenza pubblicata su cataloghi di importanza internazionale insieme ad artisti storicizzanti ed esposta in musei, istituzione ed importanti eventi artistici. Tra i premi anche l’esposizione presso Art Parma a fine settembre, evento che, in concomitanza con il “Mercante in Fiera”, attira migliaia di visitatori da tutta Europa. La giuria BIANCOSCURO premierà gli artisti che sapranno distinguersi. I premi in palio sono:

4 copertine sulla Rivista d’Arte BIANCOSCURO, 4 mostre personali, 4 Art Management, 1 premio speciale BAC, 16 mostre collettive e 4 eBook personali: grazie agli sponsor il montepremi quest’anno supera i 53.000 € È prevista la realizzazione del catalogo cartaceo di tutte le opere iscritte, e la pubblicazione delle opere vincitrici sulla Rivista d’Arte BIANCOSCURO. Tutti i partecipanti, come di consueto, riceveranno inoltre l’Attestato di partecipazione e la pubblicazione delle opere in concorso, sui canali social ufficiali di BIANCOSCURO Art Contest. La cerimonia di premiazione è fissata per il 16 ottobre 2021 a Milano, al Grand Visconti Palal ce. s

Gianni Cella

Francesco De Molfetta

Il Grand Visconti Palace

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LUIGI MAPELLI - MAPO

L.Mapelli “Mapo” - Il velo pietoso, olio su tela, 80x60 cm.

L.Mapelli “Mapo” - Onirico, olio su tela, 80x60 cm.

info@artemape.com

-

w w w. a r t e m a p e . c o m


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Real & Virtual Gallery L’importanza della relazione tra “reale e virtuale” di Vincenzo Chetta

E

ra la fine degli anni ‘90, avevo poco più di 18 anni ed il web muoveva i primi passi. Appassionato d’Arte, collaboravo con un’organizzazione artistica lavorando con loro alla progettazione ed allo sviluppo del sito web ufficiale, un portale d’arte con sezione news, editoria, e-commerce e “forum”, funzionalità del web ormai sostituita dai social network per la loro velocità di azione da parte di tutti gli utenti. Oltre a tutto questo, si progettava anche l’antenata dell’odierna “Virtual Gallery”. In quegli anni l’esposizione virtuale era un concetto sì dalle alte potenzialità, ma molto grezzo a causa dei mezzi a disposizione (hardware e software non erano ancora molto evoluti e la connessione era lentissima); con molta buona volontà si riuscì a realizzare un prodotto leggero, veloce ed altamente fruibile, con la possibilità di richiesta informazioni via mail o telefonica. A distanza di oltre 20 anni, la parola “Virtual Gallery” è tornata in auge con più forza e più strumenti di prima, “conditio sine qua non” per poter esporre opere nel 2020 e poter visitare luoghi d’arte e mostre in tutta sicurezza da casa propria. Lo hanno fatto musei, enti ed istituzioni, anche noi di BIANCOSCURO già ad aprile 2020 abbiamo realizzato la nostra Virtual Gallery ed abbiamo utilizzato l’occasione per devolvere un contributo alla Protezione Civile ed alla Croce Rossa Italiana. Oggi per fortuna è possibile visitare mostre e rassegne d’arte in presenza, ma la comodità di poter ammirare l’arte a qualsiasi ora del giorno e in qualsiasi luogo è rimasta ormai un’abitudine: ecco perché la nostra Virtual Gallery è tutt’ora orgogliosamente online ed attiva, ed ecco perché è giusto dare una propria importanza anche a questo tipo di esposizioni. Oggi è di estrema importanza rafforzare il concetto di forte relazione tra “virtuale e reale” e lo abbiamo fatto realizzando un catalogo cartaceo dedicato alle mostre virtuali, proprio come si fa per le normali rassegne artistiche “dal vivo”: un volume dove sono raccolte tutte le opere (quasi 400) esposte sulla piattaforma Virtual Gallery di BIANCOSCURO.

Con la pubblicazione del catalogo abbiamo avuto il piacere di mostrare al mondo dell’arte, per la prima volta, un estratto delle opere della Collezione BIANCOSCURO: un viaggio tra opere di artisti famosi e storicizzati, affiancate da opere di emergenti in cui crediamo fermamente; la bellezza dell’arte da ammirare, ma anche un punto l di riferimento per i collezionisti. s

Gli artisti presenti sulla nostra piattaforma con la loro mostra personale: Tove Andresen, Rosanna Balzarini - Ross, Roberta Barbieri, Alberto Besson, Loredana Boldini, Svetlana Borisova, Gianpiero Brunelli, Daniela Bussolino, Francesco Campanella, Rosanna Carlini, Manuela Carnini, Vincenzo Castaldo, Lorenzo "Ragno" Celli, Khrissy Clement, Miriam Cojocaru, Giorgia Coniglio, Mattia Consonni - Musica Per Gli Occhi, Lamberto Correggiari, Ionel Cuculiuc, Angelo De Francisco, Giancarlo De Luca - Lachi Lea, Gianni Depaoli, Claudio Detto, Cor Fafiani, Laura Fasano, Antonio

Grobi, Maria Teresa Guala, Barbara Legnazzi, Antonio Mancini, Guido Mannini, Pierre Paul Marchini, Arnaldo Marini, Mauro Martin, Enrico Meo, Karin Monschauer, Angelo Augusto Montorio, Aurelio Nicolazzo, Maurizio Pasotto, Barbara Pazzaglia, Antonella Ninni Pecoraro, Egidio Perna, Umberto Pettene - Upart, Giuseppe Portella, Fabrizio Pruscini, Fabio Recchia, Ruggero Rotondi, Marco Francesco Sangregorio, Sebastiank, Veronique Semple, Gianluca Giuseppe Seregni, Claudio Sivini, Davide Sposito, Ingrid Steckelberg, Miriam Tornese, Lisa Yachia, Lorenzo Zenucchini - Zenu.

Il catalogo ufficiale BIANCOSCURO “Real & Virtual Gallery

La Virtual Gallery BIANCOSCURO

https://virtualgallery.biancoscuro.it

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ENRICO MEO

Penso, ma non sono più… - 2017, acrilico su tela, 70x50 cm.

enricomeo@libero.it

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Art Basel Hong Kong: Virtual+Real

Le due edizioni, “a distanza” più “in presenza”, aperte in contemporanea di

Flavio Ennante

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rt Basel Live, la nuova iniziativa digitale di Art Basel, si è svolta in contemporanea alla sua esposizione “reale”, presentando Online Viewing Room, oltre a una serie di eventi in live streaming, trasmissioni quotidiane ed esperienze virtuali. In conclusione tra l’esposizione reale, la distribuzione digitale e l’edizione virtuale della fiera, Art Basel Live ha ampliato la visibilità delle gallerie partecipanti, degli artisti e della programmazione culturale ad un più vasto pubblico, estenendosi su scala mondiale. La nuova piattaforma Art Basel Live: Hong Kong ha debuttato in concomitanza con la fiera di Hong Kong che si è svolta dal 19 al 23 maggio 2021 presso l’Hong Kong Convention and Exhibition Centre (HKCEC). Gli espositori hanno presentato nella OVR (Online Viewing Room) una integrazione online a completamento dello stand espositivo “reale”. Altri punti salienti del programma hanno incluso tour virtuali, VIP e walkthrough pubblici trasmessi in live streaming dall’HKCEC, nonché eventi speciali ospitati dalle gallerie partecipanti e dalle istituzioni locali. Da domenica 16 maggio a domenica 23 maggio 2021 ci sono state trasmissioni quotidiane dall’HKCEC, che hanno presentato i momenti salienti della fiera e tutte le istituzioni culturali della città. La trasmissione è stata trasmessa in diretta streaming sul sito web di Art Basel, su YouTube, su Facebook, su Yitiao e Zai Art. Tutto ciò è un tassello importante, una parte fondamentale dell’impegno a lungo termine di Art Basel per sviluppare un formato ibrido per servire al meglio l’ecosistema di gallerie in continua evoluzione, Art Basel Live ha dato una nuova dimensione alla sua programmazione fieristica principale con esperienze digitali coinvolgenti in grado di raggiungere “nuovo” pubblico ed estenderlo “realmente” a livello mondiale. Marc Spiegler, Global Director, Art Basel, prima della Fiera ha dichiarato: “Mentre ci prepariamo a organizzare la nostra prima fiera fisica dal 2019, siamo entusiasti di lanciare un programma digitale parallelo che porta l’entusiasmo e la vivacità dello show in prima persona al pubblico di tutto il mondo. Art Basel Live è un importante passo in avanti sulla base delle nostre online viewing room, che abbiamo lanciato all’inizio del 2020, aggiungendo un ricco livello digitale all’esperienza fisica di esporre e vedere l’arte da tutto il mondo. Attendiamo con impazienza le opportunità creative che questo nuovo modello presenterà a noi e alle nostre gallerie”. Adeline Ooi, Direttrice Asia, Art Basel, ha dichiarato: “Siamo lieti di poter mettere in scena il nostro spettacolo di Hong Kong quest’anno, non

solo qui all’Hong Kong Convention and Exhibition Centre, ma anche tramite una piattaforma digitale che consentirà un pubblico globale a partecipare. Art Basel Live: Hong Kong ci consentirà di portare le eccezionali presentazioni delle nostre gallerie e le entusiasmanti offerte culturali di Hong Kong alla nostra rete globale di collezionisti e mecenati, compresi quelli che potrebbero non essere in loco con noi nel 2021, ma che restano ugualmente impegnati da lontano”. In linea con l’impegno di Art Basel a coinvolgere il più ampio pubblico possibile, la fiera ha aperto le sue porte al pubblico sabato 22 maggio, nel rispetto di tutte le normative locali in materia di salute e sicurezza. I biglietti per il pubblico, disponibili in numero limitato, sono andati sold out già diversi giorni prima del vernissage, è stato un successo su tutti i fronti, finalmente si è tornati a vivere il mercato dell’arte dal vivo e finalmente è stato sfruttato al meglio il canale digitale per pol tenziare ancora di più l’effetto “libertà”. s

Sopra: Kaikai Kiki Gallery A sinistra: Leeahn_Gallery All Ph. Courtesy Art Basel

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Art Fair

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Fiere, manifestazioni ed esposizioni internazionali International fairs, exhibitions and exhibitions

Italia

MiArt 17-19 settembre 2021 www.miart.it

BERGAMO Bergamo Arte Fiera gennaio 2022 www.bergamoartefiera.it BOLOGNA Arte Fiera 21-23 gennaio 2022 www.artefiera.it

FORLI’-CESENA Vernice ArtFair 17-19 settembre 2021 www.verniceartfair.it

Grand Art 26-28 novembre 2021 www.grandart.it

MONTICHIARI (BS) Expo Arte data da definire www.expoarteweb.it PADOVA Arte Padova 12-15 novembre 2021 www.artepadova.com

TORINO Artissima Unplugged 5-7 novembre 2021 www.artissima.art

Flashback 5-7 novembre 2021 www.flashback.to.it Paratissima 5-7 novembre 2021 www.paratissima.it

PARMA ArtParma 2-3 e 8-10 ottobre 2021 www.artparmafair.it

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BARCELONA (E) Loop Fair november 16-18, 2021 www.loop-barcelona.com BASEL (CH) Art Basel september 23-26, 2021 www.artbasel.com

Liste Basel september 20-26, 2021 www.liste.ch

VERONA ArtVerona 15-17 ottobre 2021 www.artverona.it

BERLIN (D) Berlin Art Week september 15-19, 2021 www.berlinartweek.de

PER INFORMAZIONI: SEGRETERIA ORGANIZZATIVA: +39 049 8800305

PAVIA PaviArt 25-26 settembre 2021 www.paviart.it MILANO Mia Photo Fair 7-10 ottobre 2021 www.miafair.it

AMSTERDAM (NL) Affordable Art Fair october 28-31, 2021 www.affordableartfair.com

VENEZIA La Biennale di Venezia 23 apr. - 27 nov. 2022 www.labiennale.org

Arte Forlì Contemporanea data da definire www.fieracontemporanea.it GENOVA Arte Genova 11-14 febbraio 2022 www.artegenova.com

Europe

Pavia Art Talent 27-28 novembre 2021 www.patpavia.it

Art Berlin september, 2021 www.artberlinfair.com VICENZA Arte Vicenza data da definire www.artevicenza.net

Positions Berlin september 9-12, 2021 www.positions.de


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BRUXELLES (B) Art Brussels (online) june 1-14, 2021 www.artbrussels.com

MADRID (E) Art Madrid may 26-30, 2021 www.art-madrid.com

Brafa january 23-30, 2022 www.brafa.be

MARBELLA (E) Art Marbella november 4-14, 2021 www.marbellafair.com

CHESTER (ENG) Chester Arts Fair november, 2021 www.chesterartsfair.co.uk COLOGNE (D) Art Cologne november 17-21, 2021 www.artcologne.com

MONTE-CARLO (MC) Art Monte-Carlo july 14-17, 2021 www.artmontecarlo.ch MONTREUX (CH) Montreux Art Gallery november 10-14, 2021 www.mag-swiss.com

GENEVE (CH) Art Genève june 17-20, 2021 www.artgeneve.ch KARLSRUHE (D) Art Karlsruhe february 17-20, 2022 www.art-karlsruhe.de INNSBRUCK (A) Art Innsbruck october 28-31, 2021 www.art-innsbruck.at

PARIS (F) Fiac october 21-24, 2021 www.fiac.com Art Paris september 9-12, 2021 www.artparis.com

World CHICAGO (USA) Expo Chicago april 7-10, 2022 www.expochicago.com DUBAI (UAE) Art Dubai march, 2022 www.artdubai.ae HONG KONG (CN) Art Basel Hong Kong may 21-23, 2021 www.artbasel.com

Affordable Art Fair august 27-29, 2021 www.affordableartfair.com MELBOURNE (AUS) Affordable Art Fair september 3-5, 2021 www.affordableartfair.com

MEXICO CITY (MEX) Zona MACO SALZBURG (A) Art Salzburg Contemporary february 9-13, 2022 www.zonamaco.com september, 2022 art-salzburg-contemporary.com

ISTANBUL (TR) CI contemporary istanbul – 20 GENNAIO june 3-6,2019 2021 O FIERA INNSBRUCK contemporaryistanbul.com

A INTERNAZIONALE CONTEMPORANEA | 19°– 21° SECOLO

11.00 – 1900 – 1700

nsbruck.com

Bild: Roman Träxler

rincipale A

VIENNA (A) LONDON (ENG) Vienna Contemporary Frieze London september 2-5, 2021 october 13-17, 2021 www.viennacontemporary.at www.frieze.com ART SALZBURG CONTEMPORARY & ANTIQUES INTERNATIONAL ZURICH (CH) London Art19 Fair– 21 OTTOBRE Art International 2018 Zurich CENTRO FIERA DI SALISBURGO january 19-23, 2022 sep. 30-oct. 3, 2021 www.londonartfair.co.uk www.art-zurich.com

MIAMI BEACH (USA) Art Basel Miami Beach december 2-5, 2021 www.artbasel.com

MOSCOW (RUS) Cosmoscow september 10-13, 2021 www.cosmoscow.com NEW DELHI (IND) India Art Fair february 3-6, 2022 www.indiaartfair.in NEW YORK (USA) ArtExpo NewYork november 18-21, 2021 www.artexponewyork.com Affordable Art Fair may 20-23, 2021 www.affordableartfair.com SHANGHAI (CN) Shanghai Art Fair september, 2021 www.sartfair.com SINGAPORE (SGP) Affordable Art Fair november 12-14, 2021 www.affordableartfair.com TOKYO (J) Art Fair Tokyo march, 2022 www.artfairtokyo.com TORONTO (CDN) Art Toronto october 28-31, 2021 www.arttoronto.ca VANCOUVER (CDN) Art! Vancouver september 22-26, 2021 www.artvancouver.net Per visualizzare l’elenco completo aggiornato inquadra con il tuo smartphone il codice QR e collegati al nostro sito ufficiale: w w w.b ian c o s c u ro.it /ar t -fai r s

fiera internazionale d’arte contemporanea, classico moderno & antiquariato | 19° – 21° secolo In contemporanea alla più importante fiera austriaca di auto d‘epoca. www.art-salzburg-contemporary.com

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l 23 luglio 2012, partendo dal confine a Nord della Mongolia, eravamo sulle Tracce dell’ancestrale popolo “00”. Era giunto il momento di visionare il territorio occidentale, sulle orme della cultura d’unione del nostro passato. Varcammo il confine di ritorno dalla Siberia e senza allontanarci dagli enigmatici popoli Euroasiatici del Nord, ci avviammo in piste sterrate negli immensi spazi stepposi dell’elevato altopiano, delimitato dagli Altaj e dai monti Bajkal che slittano verso est. Non volevo scivolare a Oriente, ma arrampicarmi a Occidente: sentivo che il mio DNA aveva questa origine. Anche se avevo dimenticato chi ero, sapevo che l’arte mi aveva sempre riservato un angolo dove proteggermi da ogni male, un rifugio dove riposare quando, ormai troppo stanca, avrei potuto soccombere. Oggi era uno di quei giorni. “Ci sono catene fatte d’amore che sono difficili da spezzare, così forti che se anche ti avvolgono le caviglie e ti portano a fondo, tu glielo lasci fare, perché sai che quell’amore ti farà poi risalire”. Dalla zona verde di Khovsgol, salimmo da Khatgal verso Tsagoon-ul, Baruunhuruun e, attraversando la Riserva Naturale del Lago Uvs, raggiungemmo l’accampamento Ger Nomade a Ulaangom. Ci trovavamo a Nord Ovest dell’Altaj Mongolo, con le sue elevate cime che superano i 4000 metri di altezza sulle quali, come in Tibet in un remoto passato, i suoi abitanti si adattarono geneticamente per sopportare l’altezza. Pro-

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86 Nord Mongolia © Photo by Adele Arati

[23ª puntata]

Le terre di mezzo, i percorsi del mito, il cammino piramidale dell’essere

Mongolia del Nord: sulle tracce della memoria perduta

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babilmente erano gli stessi popoli che da lassù migrarono a sud est (in effetti l’Altai si dirama in tre catene tra loro conseguenti per circa 1500 km verso il centro dell’Eurasia, una preziosa via di pellegrinaggio per gli antichi Euroasiatici del Nord). Il giorno dopo, al risveglio, come esploratori spaziali, eravamo immersi in un incantevole paesaggio lunare e roccioso. Da lì ci incamminammo verso il Parco Bayan Olgij, alla Riserva naturale Turgen Ual. Eve, una volta arrivati, iniziò a raccontare: “Questa Regione 11.700 anni fa, fu frequentata da cacciatori-raccoglitori, con affinità culturali con le popolazioni più ancestrali confinanti più a nord. Inoltre, come ho già detto, le popolazioni euroasiatiche-occidentali sono geneticamente 7 volte più simili tra loro, di quanto non lo siano gli est-asiatici, con un netto gradiente al centro dell’Asia centrale e in Giappone. Dopo i 35000 anni fa, in particolare durante l’Olocene, ci sono state significanti migrazioni verso il nord-est per riuscire a raggiungere nuove terre, probabilmente per sfuggire da qualcosa o per gravi mutamenti climatici”. Come deja-vu, i miei fili di memoria riemergevano da una lontana RAM e mi riportavano di nuovo all’ Homo Sapiens Cro - Magnon, appartenente al gravettiano (35000 - 20000 anni fa), quello che lascia particolari resti archeologici: Dee Madri, strumenti musicali ed una stupefacente arte rupestre. Come i Neanderthal, era dedito alla sepoltura dei defunti ed all’utilizzo dell’ocra rossa per onorare il passaggio tra gli universi. Per logica dovevano essere loro i predecessori degli antichi eurasiatici del Nord che, scappando dall’area Mediterranea in cerca di nuove terre, giunsero in Siberia. Il loro genoma autosomico, quello comune ad entrambi i sessi, divenne anche quello dei futuri neolitici agricoltori Anatolici. Ormai anche senza analisi di laboratorio mi era evidente ipotizzare che fossero una radice del po-

Nord Mongolia © Photo by Adele Arati

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polo Madre, cancellato dalla Storia, e in passato diffuso in Europa, Medio Oriente, Nord Africa (i successivi Berberi erano i recenti pronipoti, emigrati fino alle isole Canarie), Asia, Polinesia e i futuri nativi americani. Restava il mistero di chi fossero i misteriosi popoli fantasma “00” e a quando poteva risalire il nostro antenato comune. Con un pensiero nascosto ai miei compagni di viaggio, riflettei che dovevano esserci anche ulteriori motivi a tale migrazione, mi ripromisi che li avrei scoperti (come la mia vera identità). Nel frattempo ci raggiunse un Kazakh Man, un abitante di quelle terre che, con il suo strano cappello a punta, mi ricordava i pinnacoli dei trulli pugliesi in Italia; il suo naso aquilino ricordava invece gli indigeni americani. Per giorni si rese disponibile ad accompagnarci a visitare il Parco Nazionale di Munkh khairKhan, posto tra le province di Bayan- Ölgii e Khovd e a spiegarci i simboli e le usanze della sua Tribù. Ci narrò di una sua parentela con un individuo della minoranza Buriata, gli ultimi mistici del lago Bajkal Siberiano e si vantò che con lui condivideva l’antica cultura Kurgan. Ci trovavamo sul monte Mönkh Khairkhan, una delle vette più alte della Mongolia Occidentale, da cui il prezioso parco prende il nome. Uno spazio immenso lungo novanta chilometri, largo trenta, ricoperto con un brullo prato di montagna e anfratti di roccia ghiacciata, che degrada in valli ventose, rigogliose di larici attigui ai fiumi e con una vegetazione adatta al pascolo. Assistemmo a una rappresentazione a cavallo con maestose aquile, un festival estivo che scandisce il tempo della caccia per queste comunità nomadi; ma un’improvvisa pioggia torrenziale ed un’inusuale nevicata ci portò a tornare alle Jeep. Bagnata e infreddolita, ma incuriosita, chiesi a Jussy, l’archeologo, della cultura Kurgan, e lui ci introdusse l’argomento: “Nell’Eurasia la cultura Kurgan è l’antenata recente di 4000 anni fa e ne occupava tutto il territorio. Dai 4 millenni di allora e negli ultimi 3000 anni questa regione è stata ed è patria di pastori semi-noNord Mongolia © Photo by Adele Arati

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madi, popolazioni formate da ancestrali Indoeuropei, enigmatici ibridi mediterranei e Uralici - Altaici”. Era ormai evidente che non si poteva parlare di razze ma di etnie, che potendosi incrociare tra loro delineavano la mescolanza genetica dell’attuale situazione mondiale umana. Però la popolazione “00” d’origine, resta e restava un enigma. Antenati euroasiatici (non solo del Nord) che hanno lasciato sul territorio impronte archeologiche simili alle aree africane ed europee: per ricordare e documentare oggi, le loro reali origini primordiali di milioni di anni fa, avevamo cerchi di pietre, tumuli piramidali, Menhir (in Mongolia chiamati Balbal) e altari rituali Oovo. Si delineava così il 24° apPunto: “Tracce... L’origine dell’anima della vita è l’ancestrale segreto scolpito nella pietra, luogo dell’anima e delle sue intrinseche geometrie.” Ormai era il 14 agosto 2012, erano passati 23 giorni di viaggio a Nord della Mongolia ed era giunto il momento (passando dal vulcano Khorgo sul versante nord dei monti Hangaj) di spostarci verso il centro di quell’incredibile nazione di libero passaggio, alla ricerca di alcune tavolette dell’India che parlavano dell’ancestrale popolo “00”. Qualcosa però stava per accadere e allungare così questo lungo viaggio alla ricerca delle nostre comuni origini. Adele Arati

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[...] continua sul prossimo numero di BIANCOSCURO

Ogni riferimento a cose e persone è puramente casuale, le parti culturali sono vere, ma intrecciate dai fili della fantasia Crea_R_ Evolutrice. Testi tratti dal primo romanzo artistico Fanta-ma-Scientifico n°00 by adele arati: “Il suono Matematico dell’Acqua”.

Nord Mongolia © Photo by Adele Arati

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Antonio Del Donno Intervista ad Alberto Molinari curatore dell’Archivio di Vincenzo Chetta

A

bbiamo incontrato Alberto Molinari, critico d’arte e curatore scientifico dell’archivio Antonio Del Donno. Presidente del Museo MACA di Anagni da oltre vent’anni, cura ogni aspetto delle attività connesse al Maestro di Benevento con professionalità, promuovendo la conoscenza e la diffusione delle sue opere in Italia e all’estero. Sempre pronto a rispondere alle rinnovate esigenze dell’arte contemporanea, Alberto ci racconta la sua storia e le attività dirette dall’Archivio. Vincenzo Chetta: Buongiorno Alberto e grazie mille per aver accettato la nostra intervista. Quando hai conosciuto il Maestro e come è cominciata la tua attività di curatore dell’Archivio? Alberto Molinari: Sia la mia conoscenza del Maestro Del Donno sia la mia attività, nascono in modo spontaneo durante la mia giovinezza. Studiare arte e confrontarmi direttamente con gli artisti che scoprivo era parte del mio programma. Nel caso di Del Donno significò anche arrivare al punto di assisterlo nel lavoro, di capire il suo operare nella confidenza quotidiana con lui, che dava conferma alla mia ammirazione. V.C.: Raccontaci come è organizzata l’attività di valorizzazione e di promozione delle opere di Del Donno. A.M.: Curare un Archivio non è solo custodire e difendere l’integrità di un operato, ma anche monitorare la ricezione

Antonio Del Donno “Il valore della lettera” - 1985, tecnica mista su tela, 50x50cm.

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di un artista, accompagnare e spiegare il suo lavoro didatticamente, in modo che venga capito e condiviso. Pertanto oltre alle mostre, ai contatti con i musei e le istituzioni, si aggiungono pubblicazioni, relazione con il mondo critico, dibattiti, confronti. V.C.: Il mercato dell’arte è “particolare”, come va nello specifico quello legato alle opere del maestro? A.M.: Il mercato è divenuto sempre più complesso. L’accesso di tutti alla rete in verità può accrescere il disorientamento, mancando un centro e divenendo ogni luogo di contatto un centro, anche la determinazione di un valore è soggetto a troppi arbitri. Scopo principale della promozione di un artista è prima di tutto, credo, fare in modo che la sua poetica e il suo stile divengano emblematici. La possibilità di riconoscere a colpo d’occhio la cifra stilistica di un artista con il tempo ne determinerà anche la cifra economica. Pertanto gran parte del lavoro che svolgo mira a questo, sapendo che in modo organico ne consegue sempre più una determinazione anche di valore di mercato. V.C.: Quante sono e dove sono le opere presenti in collezioni pubbliche e private? A.M.: Sono davvero molte, dai Musei Vaticani ai più significativi musei del territorio, a quelli internazionali (con esposizioni da Bruxelles al MOMA di New York). Proprio questa presenza di opere in istituzioni pubbliche e collezioni di prestigio serve a far comprendere la politica dell’Archivio, che ha sempre prediletto il relazionarsi con i luoghi deputati all’arte anziché al mercato dell’arte. Questa è una distinzione necessaria affinché non si identifichi la stima di un artista esclusivamente sulle base delle stime di mercato. Stime che hanno la loro importanza ma anche la loro fluttuabilità. Io credo che l’opera inserita in una collezione pubblica assuma l’aspetto di monumento. Le sculture di Del Donno rispettano l’assunto di essere monumenti, e di ambire, in questo senso, all’eternità di un monumento. V.C.: Quali sono le difficoltà che incontri nello svolgere l’attività di promozione e divulgazione dell’archivio? A.M.: Le difficoltà maggiori derivano, come dicevo prima, dallo svilimento delle autorevolezze del mercato. Il mercato glo-

Antonio Del Donno “Tingo” - 2005, tecnica mista su tela, 60x70 cm.

bale, l’iniziativa propria a tutto campo, fanno sì che la galleria abbia perso autorità, ma anche il critico, il Museo per certi versi. Fondamentalmente si vive in una condizione permanente di pubblicità ingannevole e arbitraria. Per il collezionista è difficile avere punti fermi, ogni decisione può essere contraddetta. V.C.: Hai in programma degli eventi? Quali sono e dove si svolgeranno? A.M.: Dopo questo lungo periodo di grave difficoltà per tutto il mondo, riprenderò presumibilmente da dove avevo lasciato: prima di tutto una mostra ad Anagni, al museo che dirigo, e poi una serie di iniziative all’estero fino agli Emirati Arabi. V.C.: Infine, ti chiedo di condividere con i nostri lettori un ricordo del Maestro, sono sicuro che in 30 anni avrai passato momenti indimenticabili con lui... A.M.: Un appuntamento che ogni volta era un incanto, era la richiesta di tele per il prossimo ciclo di lavori, mi indicava anche qualità e misure. Mi sentivo privilegiato in questo servizio. Mi piaceva entrare nel suo studio e vedere che tutto era pronto per ospitare le tele e che l’opera iniziava già da questo. Io gli sistemavo le tele vergini, e questo era già parte del suo lavoro. V.C.: Ti ringrazio per la disponibilità e per aver condiviso con noi la tua esperienza con la grande arte di Antonio Del Donno, un autore che merita di essere conosciuto nella sua interezza, dal l primo figurativo all’informale. s

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Bernhard Witsch Il “Rost Baron” e le sue “Steel silhouette” di

Ettore Tiretto

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itsch, il “Barone della ruggine”, può essere divertente oppure serio, ma sempre estremamente creativo. Utilizza dadi, bulloni, piatti e altri piccoli pezzi di metallo uniti e fusi insieme, crea con la sua saldatrice silhouette che rimangono incomplete, perché nessun essere umano è perfetto. Le opere in acciaio corten di Bernhard Witsch sono un’espressione dei suoi giochi intellettuali all’interno del tema dell’essere umano: l’evoluzione, la sua esistenza, la condotta e tutto ciò che fa, la realtà e i sogni, la gioia e la paura, l’intero spettro dell’essere umano. In queste pagine si possono ammirare tre opere caratteristiche dell’artista austriaco che attualmente possiamo trovare presso la Galleria Immaginaria di Firenze. Con la scultura “Dante”, l’artista ha voluto rendere omaggio al sommo poeta a 700 anni dalla sua scomparsa. Una silhouette estremamente significativa resa ancor più penetrante grazie all’inseparabile berretto frigio e alla corona d’alloro. L’opera “Rastafari” è una silhouette dedicata al culto di Ras Tafari, dove “Ras” significa “capo” e “Tafari” significa “terribile”, l’opera rigorosamente in corten, utilizza delle catene per emulare i dreadlocks, lunghe e dure ciocche annodate che caratterizzano la chioma di molti fedeli. La scultura “Karl & his model”è composta da due opere alte rispettivamente

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186 cm e 168 cm, realizzate in lamiera d’acciaio saldata. È un omaggio al celebre stilista e fotografo tedesco, inconfondibile il codino e i rigorosi occhiali da sole neri. La ruggine utilizzata nelle sue opere illustra la significativa quantità di tempo che può passare prima che un obiettivo, o le fasi in esso, possano esl sere raggiunte completamente. s

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“Nato il 30 marzo 1961, mi battezzarono senza il mio permesso, ma con piena soddisfazione con il nome ‘Bernhard Witsch’. Tutto ciò è accaduto a Telfs, dove vivo e lavoro ancora. Ho lavorato per anni come meccanico e, qualche anno fa, ho deciso, di dedicare le mie conoscenze e abilità al metallo e al mondo delle arti. È così che l’Arte è diventata la mia vita e passione. Le numerose mostre nazionali e internazionali mantengono me e la mia creatività sempre pronti all’azione”. Bernhard Witsch

www.art-by-wb.com art_by_bernhard_witsch ArtByBernhardWitschRostbaron

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[1] Dante, welded steel, h.95 cm. [2] Rastafari, welded steel, h.220 cm. [3] Karl Lagerfeld, welded steel, h. 186 cm. [4] His model, welded steel, h. 168 cm.

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Regia fotografica oltre la narrazione Le opere di Richard Mosse al MAST di Bologna di

Lucia Garnero

C Sopra: © Richard Mosse, Pool at Uday’s Palace, Salah-a-Din Province, Iraq, 2009 Courtesy of the artist and Jack Shainman Gallery, New York

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Sotto: © Richard Mosse, Come Out (1966) XXXI (Triple Beam Dreams), eastern Democratic Republic of Congo, 2012, serie Infra Private collection SVPL

on inaugurazione il 7 maggio e apertura prevista fino al 19 settembre, la Fondazione MAST presenta la prima antologica del fotografo irlandese Richard Mosse. Displaced, con 77 fotografie di grande formato, due videoinstallazioni immersive, The Enclave (2013) e Incoming (2017), il video wall Grid (Moria) (2017) e il video Quick (2010), rappresenta quanto, ad oggi, l’artista ha realizzato, nel corso di una continua esplorazione tra fotografia documentaria e arte contemporanea. Richard Mosse inizia ad occuparsi di fotografia dopo il 2000, prima ancora di avere concluso gli studi universitari. Scatta le sue prime immagini fotografiche in Bosnia, in Kosovo, nella Striscia di Gaza, lungo la frontiera fra Messico e Stati Uniti: questi primi lavori documentano le zone di guerra dopo gli eventi, non mostrano il conflitto, la battaglia, l’attraversamento del confine, ma il mondo che segue la catastrofe. Immagini emblematiche di distruzione, sconfitta e collasso dei sistemi: l’aftermath photography, la fotografia dell’indomani. Questi primi lavori – alcuni dei quali creati in un periodo sorprendentemente breve e intenso, dopo il conseguimento del Ma-

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ster of Arts a Yale grazie ad una prestigiosa borsa di studio in The Performing and Visual Arts – puntano già nella direzione che Mosse è pronto a intraprendere: entrare nel mondo, provare a documentarlo visivamente, spingendosi sulle linee di confine, lungo le quali entrano in collisione “le placche tettoniche” dei cambiamenti sociale, politico ed economico. Tra il 2010 e il 2011, si stabilisce nella parte orientale del Congo, dove viene estratto il coltan, un minerale altamente tossico da cui si ricava il tantalio, materiale che trova largo impiego nell’industria elettronica globale. A questo tema sono dedicati il progetto Infra e la complessa videoinstallazione a sei canali The Enclave. Lo “strumento” prescelto per Infra è una pellicola molto particolare, la Kodak Aerochrome - utilizzata nella ricognizione militare e ormai fuori produzione -, sensibile ai raggi infrarossi, che registra la clorofilla presente nella vegetazione. Il risultato è la lussureggiante foresta pluviale ritratta nei toni del rosa e del rosso. Dal 2014 al 2018, si sofferma sulla migrazione di massa e sulle tensioni causate dalla dicotomia tra apertura e chiusura dei confini, tra compassione e rifiuto, cultura dell’accoglienza e rimpatrio. Per Heat Maps e la video installazione Incoming, Mosse impiega una termocamera in grado di registrare le differenze di calore nell’intervallo degli infrarossi: invece di immortalare i riflessi della luce, registra le cosiddette “heat maps”, le mappe termiche. Si tratta di una tecnica militare che consente di “vedere” le figure umane fino a una distanza di trenta chilometri.

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Sopra: © Richard Mosse Lost Fun Zone, eastern Democratic Republic of Congo, 2012, serie Infra Courtesy of the artist and carlier | gebauer, Berlin/Madrid

Sotto: © Richard Mosse Mineral Ship, Crepori River, State of Para, Brazil, 2020, serie Tristes Tropiques Courtesy of the artist and carlier | gebauer, Berlin/Madrid

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© Richard Mosse Yayladağı refugee camp, Hatay Province, Turkey, 2017, serie Heat Maps, Private collection SVPL

Un esame più attento permette di comprendere che non sono visibili dettagli: i soggetti ritratti sono riconoscibili solo come tipologie, nei loro movimenti o nei contorni. Non sono le persone in carne e ossa ad essere i protagonisti, ma gli scenari del fallimento politico e il sistema di segregazione ed emarginazione che ne deriva. Tra il 2018 e il 2019, Mosse inizia ad esplorare la foresta pluviale sudamericana dove, per la prima volta, concentra l’obiettivo spostando l’interesse di ricerca dai conflitti umani alla natura. In Ultra, Mosse scandaglia, con la tecnica della fluorescenza UV, il sottobosco, i licheni, le orchidee e le piante carnivore, ritraendo alcune mirabili interdipendenze dell’ecosistema; con Tristes Tropiques, la serie più recente, documenta con la precisione della tecnologia satellitare la distruzione dell’ecosistema ad opera dell’uomo.

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RICHARD MOSSE. DISPLACED MAST, Bologna May 7 – September 19, 2021 (Check the opening on the site)

ondazione MAST is hosting the first retrospective of the artist Richard Mosse, curated by Urs Stahel. Unique in its visual impact, it up-ends the way in which we represent and perceive reality. From the very start of his career the artist has explored the theme of visibility, and the way in which we are accustomed to seeing, thinking of and understanding reality. Critical situations and places of conflict are photographed and filmed with the use of specific technologies, some originally developed for military purposes, which totally overturn photographic representation, creating images that are striking for their aesthetics but at the same time prompt ethical reflection: when beauty, described by the artist as “the sharpest tool for making people feel something”, is successfully used to recount suffering and tragedy, “an ethical problem arises in the minds of viewers”, who find themselves confused, struck and disorientated. The invisible becomes visible, in all its conflictual nature. The show extends over three levels of Fondazione MAST: Gallery, Foyer and Level 0. The Gallery houses Early Works (with photos taken in areas riven by conflict – the Middle East, the Balkans, the US-Mexico border) and Infra, the series that brought the artist to prominence. It consists of images taken during the brutal wars in the Democratic Republic of Congo using Kodak Aerochrome (infrared film

now discontinued by Kodak but used in the past as a military reconnaissance technology). In the Foyer is the Heat Maps series (and some related works) and the more recent Ultra and Tristes Tropiques series. Heat Maps presents images taken with a military-grade thermal imaging camera (capable of detecting temperature differences up to thirty kilometres away) along the migratory routes from the Middle East and Africa towards Europe. The photos in the Ultra series use a UV fluorescence technique to offer an unusual perspective on the beauty of nature in the Amazon rainforest. Tristes Tropiques shows the dramatic impact of deforestation in Brazil by means of images generated with sophisticated satellite photography technology (based on drones and multispectral imaging). Level 0 houses the video installation The Enclave (shot with Aerochrome infrared film) and the video Incoming (filmed with a military thermal imaging camera), both the fruit of collaboration between the artist, DOP Trevor Tweeten and the composer Ben Frost. In the exhibition, the large-format photos and the videos create an immersive experience of rare intensity, surprising the viewer with powerful visual and sound stimuli. What emerges is the topicality of Mosse’s work, which, by subverting photographic conventions, makes us observe the invisible: conflicts, migrations, l climate change. s

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RICHARD MOSSE Displaced

7 maggio – 19 settembre 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) MAST, Bologna INFO T. +39 051 6474406 press@fondazionemast.org Da martedì a domenica 10.00 - 20.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.mast.org

Il video Quick del 2010, in cui l’artista ricostruisce la genesi della sua ricerca e della pratica artistica, completa le video-installazioni. Il catalogo che accompagna la mostra, edito dalla Fondazione MAST, propone tutte le immagini esposte, un saggio critico del curatore della mostra Urs Stahel

e le testimonianze di Michel J. Kavanagh, inviato in Congo e in l Africa centrale dal 2004. s

© Richard Mosse Of Lilies and Remains, eastern Democratic Republic of Congo, 2012, serie Infra DZ Bank Art Collection

Pierluigi Di Michele - Piergiò

“Farraginoso”, 2021, tecnica mista su legno e plastica, 32x32 cm.

arch.pierluigidimichele@gmail.com

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Al via la XVI Edizione del Festival Fotografia Europea Le novità 2021 di Mario

Gambatesa

“S

ulla Luna e sulla Terra / fate largo ai sognatori” così recita una filastrocca di Gianni Rodari da cui trae ispirazione la XVI Edizione del Festival Fotografia Europea. Un appello per continuare a sognare, un invito a guardare sempre in alto, soprattutto quando le difficoltà sembrano essere

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insormontabili. Ed è proprio sotto questa spinta ottimistica che il Festival, promosso dal Comune di Reggio Emilia e dalla Fondazione Palazzo Magnani, ha aperto al pubblico dal 21 maggio scorso (fino al 4 luglio) con un cospicuo programma di eventi, assieme ad una Open Call riservata ai talenti emergenti e con una rinnovata direzione artistica in-

ternazionale. Sono decine, i progetti fotografici, molti dei quali si interrogano sul ruolo delle immagini e della cultura visiva in questo particolare momento storico, ponendo l’accento sulla natura complessa delle immagini che, con la loro indeterminatezza, provvisorietà, ambiguità, sono un ottimo punto di partenza per ripensare al mondo in cui viviamo.

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Il Festival, nato con l’obiettivo di creare un appuntamento nazionale e internazionale capace di consolidare un lavoro permanente sulla fotografia, coinvolgendo artisti di tutto il mondo e le principali istituzioni culturali e spazi espositivi del territorio, richiama ogni anno un pubblico ampio ed eterogeneo, di addetti ai lavori, di curiosi e appassionati. Anche per questa edizione, epicentro del Festival sono i Chiostri di San Pietro con nove esposizioni. I fotografi Vittorio Mortarotti e Anush Hamzehian

espongono “L’Isola”, risultato della committenza conferita lo scorso anno da FOTOGRAFIA EUROPEA, mentre Noémie Goudal presenta “Telluris”, in

cui fa convivere geografie reali e teoriche, creando uno spazio tra la realtà fisica e la sua rappresentazione mentale. David Jiménez con “Aura” gioca con i limiti della

A sinistra: Donovan Wylie - OP 1 Kandahar Province, Afganistan 2010. From The Tower Series A destra: Tottori © Marco Di Noia Sotto: Alex Majoli - Scene #0410. Greece. Lesbos. Mytilene. 2015.

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Antonio Arte La composizione marina, espressione di emozione

Senza titolo olio su tela Le due composizioni rappresentano l’aspetto del disegno come espressività che mette in movimento la disposizione degli elementi prescelti nonché abile composizione disposta per creare un particolare stato d’animo. Queste tele, sono l’esplosione realista ove lo spirito e l’intelletto partecipano al valore estetico e alla creazione che procederà ad un motivo che rivelerà l’idea di intellettualizzare le forme della natura. Le composizioni rivelano entrambe disposizioni di uno spazio riempito da solide forme di un passaggio disposto da angolazioni prese per concepire un affresco di un paesaggio che realizza uno -SPAZIOche si apre al di là della divisione dello sfondo lontano, delineando implicitamente l’immagine nello strato di una profondità. L’artista ci pone dinanzi ad una superficie piena che non è solo un quadro ma un insieme di elementi posti in un ordine ben preciso con scelta di più precisi concetti. Le forme con incisiva precisione sono la freschezza dei colori, la semplicità che appagano già l’artista stesso, una composizione di colori e forme ampie che attrae. Le creazioni parlano di raffinatezza e uniformità, tali da creare una emozione originale che crea espressione di gioia, semplice decorazioni in piccole ombre che denotano il fascino di grazia tali da contemplare l’emozione di una lirica colta dalle strutture ondeggianti che percorrono i quadri da un esterno all’altro delle tele.

Senza titolo olio su tela

taziarte@gmail.com

FOTOGRAFIA EUROPEA 2021

percezione, mentre Raymond Meeks con il progetto “Halfstory Halflife”, realizzato alle cascate delle Catskill Mountains di New York, indaga l’amicizia e la giovinezza. Donovan Wylie con “The Tower Series” esamina le architetture, per lo più invisibili, che intrecciano la presenza del conflitto nel tessuto della vita quotidiana, invece Piergiorgio Casotti ed Emanuele Brutti nel progetto “INDEX G”, mettono in scena una specie di opera teatrale del silenzio senza tempo. A Palazzo da Mosto invece si può ammirare la mostra “Camere che sognarono camere”, da un’idea di Thomas Demand e Martin Boyce, progetto di Sabine Vollmann-Schipper e Laura Gasparini per la Collezione d’arte contemporanea Girefin di Reggio Emilia. Un dialogo tra due artisti che lavorano ad ampio raggio con più materiali e linguaggi. Al piano terra sarà presente l’esposizione “Home Is Where One Starts From” dedicata ai Photobooks, una selezione di libri sia di natura documentaria che artistica che affrontano il tema dell’abitazione nella molteplicità dei suoi significati, la cui essenza sta nel rapporto tra dimensione fisica

Sulla Luna e sulla Terra / fate largo ai sognatori! 21 maggio - 4 luglio 2021

(verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Palazzo Magnani / Chiostri di San Pietro / Palazzo da Mosto / Chiostri di San Domenico / la Biblioteca Panizzi / Spazio Gerra / Musei Civici / Circuito OFF, Reggio Emilia INFO T. +39 0522 444446 info@fotografiaeuropea.it Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.fotografiaeuropea.it

e intima di chi la vive. Inoltre, dallo scorso 15 maggio, otto progetti fotografici contemporanei sono open air in altrettante aree cittadine: un modo diverso di vivere la fotografia, pensato per convivere al meglio con le restrizioni anti COVID. Un segno di speranza, rinascita e creatività che soprattutto in l questo periodo, non fa mai male. s Piergiorgio Casotti & Emanuele Brutti INDEX G, 2018 © Piergiorgio Casotti & Emanuele Brutti

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ROBERTO BELLUCCI w w w. a r t e b e l l u c c i r o b e r t o . c o m

SOFFIO - 2021, OLIO SU TELA, 120X60 CM.

SFERA - 2021, OLIO SU TELA, 120X60 CM.

bellucci.roberto@alice.it

roberto.bellucci.104

trionfo_di_angelo


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La Divina Commedia Intreccio di arti per celebrare Dante di Ettore Tiretto

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n occasione delle celebrazioni dantesche indette a settecento anni dalla morte del Sommo Poeta, gli spazi di rhinoceros gallery a Roma ospitano un’originale rivisitazione della Divina Commedia che nasce dall’intreccio del progetto fotografico “EverAfter di Claudia Rogge” e “DANTE. In a private dream of Raffaele Curi” e della presentazione dell’iniziativa “La parola di Dante fresca di giornata” dell’Accademia della Crusca. La galleria e la Fondazione Alda Fendi - Esperimenti fanno ripartire dunque la loro proposta culturale con un progetto espositivo coinvolgente ed immersivo, visitabile su prenotazione fino al 15 luglio. Le fotografie di grandi dimensioni dell’artista tedesca Rogge, sono state realizzate nel 2011 e rappresentando i tre regni dell’oltretomba dantesco, Inferno, Purgatorio e Paradiso, in un’accezione personale e contemporanea. I visitatori vengono posti di fronte a immagini vi-

sionarie che sembrano ispirate alla pittura antica; sono scene complesse e di grande impatto visivo, animate da decine di figure affastellate le une sulle altre, corpi nudi che si contorcono o si elevano. In mostra si possono ammirare anche alcune opere della serie Rapport sempre di Claudia Rogge del 2005: si tratta di ritratti di giovani figure femminili che si moltiplicano all’infinito. I volti delle protagoniste sono quasi sempre celati e anche laddove siano visibili rimangono tuttavia inespressivi, disumanizzati, senza per questo in nessun modo sminuire la bellezza dei corpi contemplati e l’armonia della composizione, anzi esaltando queste [1] Claudia Rogge - Rapport 040505 150x200 cm. Courtesy Galleria Paola Verrengia, Salerno [2] Claudia Rogge - Rapport 230205 150 x 200 cm. Courtesy Galleria Paola Verrengia, Salerno [3] Claudia Rogge - Ever After, Paradise I 2010, 165x215 cm. Courtesy Galleria Paola Verrengia, Salerno

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componenti in un’estetizzazione raffinata. L’individuo per Rogge diventa massa, assurgendo a puro valore estetico, senza alcun intento ideologico né didascalico. “DANTE. In a private dream of Raffaele Curi” è una rilettura inedita e originale della selva dei suicidi descritta da Alighieri nel Canto XIII dell’Inferno. È un’opera rock su un Dante radioattivo quella immaginata da Raffaele Curi, che impernia la sua riflessione sulle tematiche ambientali ed ecologiche sempre

più care alle nuove generazioni, attente a un uso responsabile e sostenibile delle risorse naturali e a contenere i danni provocati dall’uomo sulla vita del pianeta. Così, dopo aver visto la mostra di Claudia Rogge, si passa all’interno di una stanza buia in cui si snoda un percorso obbligato, non lineare, che i visitatori sono invitati a compiere lasciandosi avvolgere da una grande installazione multimediale di forte impatto emotivo (sconsil gliata a chi soffre di claustrofobia). s

CLAUDIA ROGGE. EVERAFTER

Dante. In a private dream of Raffaele Curi 15 aprile - 15 luglio 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) rhinoceros gallery, Roma INFO T. +39 340 6430435 info@rhinocerosgallery.com Da martedì a domenica 11.00 - 20.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.rhinocerosgallery.com

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Loredana BOLDINI w w w . l o r e d a n a b o l d i n i . i t loredana@loredanaboldini.it l_bold28graphic l_bold28 CARO DANTE L’INFERNO è QUI - 2021 - acrilico su tela - 50x60 cm.

[4], [5], [6] Raffaele Curi, DANTE in a private dream of Raffaele Curi Installation view Ph. Simone Liberanome


Yo-Xarek WOLTER w w w. y o w o l t e r. c o m

yoxarek@gmail.com

“FREDDIE IN MONTREUX” 2011 - olio su tela - 50x100 cm.


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Nobuyoshi Araki in Italia La camera dell’amore di

Rebecca Maniti

N

obuyoshi Araki, grande fotografo giapponese tra i più acclamati al mondo, ha scelto Aci Castello (Catania) per la sua “Suite of Love”, prima sua mostra al Sud Italia. La mostra è a cura di Filippo Maggia, promossa e prodotta da Fondazione OELLE Mediterraneo antico, ed è allestita al Four Points by Sheraton Catania. Visitabile fino al 13 giugno, è un’occasione unica per avvicinarsi all’universo Araki e coglierne alcuni tratti fondamentali in un contesto davvero senza precedenti. “Suite of Love” è una vera e propria camera d’albergo allestita al primo piano del Four Points by Sheraton Catania, in accordo con il maestro giapponese: una

suite con 1.000 Polaroid realizzate sino ai primi anni Duemila, 27 fotografie inedite selezionate fra la sua produzione degli anni Ottanta e Novanta, l’intera serie del 1996 intitolata “Suicide in Karuizawa”, una selezione di 19 “Flowers” composizioni floreali dei primissimi anni Novanta, e 12 opere in grande formato della recentissima serie ancora in progress “Araki Paradise”. La mostra prosegue al primo piano dell’hotel, nella fON Art Gallery della Fondazione OELLE Mediterraneo antico. Un l allestimento unico ed emozionante. s

Nobuyoshi Araki Karuizawa Suicide 1996, B/W print, 32.9x48.3 cm. Courtesy Artspace AM, Tokyo Copyright by Nobuyoshi Araki

NOBUYOSHI ARAKI Suite of Love

18 maggio - 25 luglio 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Four Points by Sheraton Catania, Aci Castello INFO T. +39 095 22 82 011 info@fondazioneoelle.com Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.fondazioneoelle.com

Maria Teresa GUALA mariateresaguala@libero.it www.artsy.net/artist/maria-teresa-guala

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La gatta - 2021, acrilico su tela,50x70 cm.

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MUFOCO Al via una nuova stagione di Mario

Gambatesa

F

ino al 13 giugno prossimo, il Museo di Fotografia Contemporanea torna ad accogliere il pubblico nelle sue sale espositive con la mostra “Ritratto Paesaggio Astratto” e con la mostra all’aperto “Tana libera tutti!”. Il MUFOCO è l’unico museo pubblico in Italia dedicato alla fotografia. Inaugurato nel 2004, è attivo nel campo della conservazione, catalogazione, studio e divulgazione della fotografia e pone un’attenzione particolare alle trasformazioni tecnologiche in corso e al rapporto tra fotografia e altre discipline. Il patrimonio

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Federico Patellani - Puglia, 1947 Federico Patellani © Archivio Federico Patellani Regione Lombardia / Museo di Fotografia Contemporanea, Milano-Cinisello Balsamo

fotografico del Museo comprende oltre 1 milione e 800 mila immagini, stampe in bianco e nero e a colori, diapositive, negativi, video e installazioni di circa 500 autori italiani e stranieri. L’esposizione, ormai in chiusura, intitolata “Ritratto Paesaggio Astratto”, presenta una selezione di 100 opere che offre una significativa panoramica sull’evoluzione della fotografia, soprattutto italiana, dal Secondo dopoguerra a oggi. Si parte con il ritratto, che in fotografia è stato sicuramente uno dei primi temi a prendere piede nella società offrendo a costi accessibili la possibilità di

lasciare una traccia di sé attraverso la raffigurazione del proprio volto. Una sezione è dedicata all’evoluzione della fotografia di paesaggio, dalla tradizione delle vedute pittoriche allo sviluppo di uno sguardo autonomo, per arrivare a una rappresentazione sempre più lontana da un’idea di contemplazione a favore di nuove strategie visive e narrative che riattivano il dialogo con l’identità dei luoghi. Infine, si affronta il tema dell’astratto, per poi passare alle sperimentazioni delle Avanguardie. Tra gli autori più noti in mostra si citano: Olivo Barbieri, Gabriele Basilico, Letizia Battaglia, Lisetta

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TANA LIBERA TUTTI!

Fotografie dalle collezioni del MUFOCO 28 aprile - 13 giugno 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Museo di Fotografia Contemporanea, Cinisello Balsamo INFO T. +39 02 6605661 info@mufoco.org Mercoledì, giovedì e venerdì 16.00 - 19.00 Sabato e domenica 10.00 - 19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito

www.mufoco.org

Carmi, Mario Cresci, Gianni Berengo Gardin, Luigi Ghirri, Franco Fontana, Mario Giacomelli, Mimmo Jodice, Uliano Lucas, Paola Mattioli, Paolo Monti e Thomas Struth. Nel centro di Cinisello Balsamo, a metà strada tra il Museo e il Centro Culturale Pertini, la piazzetta di via Frova accompagna le passeggiate dei cittadini con la mostra “Tana libera tutti!”, circa 40 immagini tratte dal patrimonio del Museo stampate in grande formato, aventi come protagonisti i bambini, i cittadini di domani, e ai loro mondi fatti di giochi, sorrisi, amicizia, gioia e vivacità. Dal Secondo dopoguerra ai primi anni del Duemila, da Napoli a Cinisello Balsamo, il percorso propone letture di sette importanti autori italiani, soffermandosi di volta in volta su diversi aspetti dell’infanzia, dal tempo libero alla scuola, allo sport: tutti momenti caratterizzati da un forte senso di socialità, stretta condivisione e naturale gestualità all’interno del gruppo. Una nuova stagione ricca di eventi che daranno il via ad una moderna l ripresa artistica e culturale. s

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Sopra: Gianni Berengo Gardin Cinisello Balsamo 2002 © Gianni Berengo Gardin - Comune di Cinisello Balsamo / Museo di Fotografia Contemporanea, Milano-Cinisello Balsamo

Sotto: Mario Cattaneo dalla serie Napoli, 1952-1959 Mario Cattaneo © Museo di Fotografia Contemporanea, Milano-Cinisello Balsamo

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T r A t e e r t S T r A t e e Str Street Art for Rights

I nuovi murales realizzati con vernici speciali “mangia-inquinanti” di

Flavio Ennante

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Diritto all’uguaglianza “Dualismo”, Marcello Rus so Via T. Piano 1, Cassino (FR )

i è conclusa “Street Art for Rights”, l’articolato e ambizioso progetto che sostiene l’ideazione e la creazione di opere di street art utilizzando speciali vernici mangia inquinanti, con l’obiettivo di creare un museo a cielo aperto. L’azione di Street Art for Rights è partita dalle periferie di Settecamini e Corviale, dove ha affrontato i temi dell’agenda ONU 2030 con gli street artists Moby Dick, Diamond e SOLO, per poi successivamente espandersi coinvolgendo gli artisti Motorefisico, Tina Lo Iodice, Oniro, Marcello Russo e Alessandra Carloni, e mettendo in contatto alcune zone della regione (contraddistinte da contesti sociali e territoriali unici) con la realtà creativa contemporanea. Diritto all’uguaglianza: il dualismo platonico propone che il nostro mondo sia diviso da una sorta di linea invisibile in cui sono situate le cose importanti e permanenti (EIDOS) e le cose che passano, effimere e insignificanti (DOXA). Diritto alla parità di genere: la figurazione scelta da Alessandra Carloni per parlare del diritto alla parità di genere e allo studio è espressa in un’opera dove i protagonisti sono due giovani ragazzi che iniziano un viaggio fantastico a cavallo di una strana mongolfiera, composta da una casetta per gli uccellini con attaccati dei libri a fare da contrappeso. Diritto ad un’infanzia felice: una bimba sorridente che quasi si protegge dietro un enorme girasole, fiore strettamente legato al sole, al concetto di vitalità e a quello della crescita e della vita. Sul fondo altri fiori disegnati dalla mano infantile di uno dei bimbi del ghetto di Terezin a cui la felicità di essere bimbo fu negata. Diritto alla libertà di circolazione e

ere Diritto alla parità di gen i lon Car ra nd Alessa , (LT) Via Lepanto 2, Latina

Diritto ad un’infanzia felice Tina Lo Iodice Via di Settecamini 106, Settecamini, (RM)

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movimento: un muro complesso per uno studio sul movimento di linee e colori che insiste sul senso dello spostamento come spunto per una riflessione sul diritto al movimento ed alla libera circolazione. Diritto alla cura del sé: chi siamo? Chi siamo nel profondo? La società contemporanea ci porta a prendere decisioni per il nostro futuro che esulano dalle nostre vere necessità. Diritto alla libertà d’espressione: un inno alla libertà di espressione reso con una squisita figurazione tutta al femminile; gli artisti Diamond e SOLO hanno dato voce alla necessità fondamentale di scegliere, di esprimersi, di cambiare, di vestire, di credere e fare ciò che si vuole, quando si vuole, come si vuole. Tutte queste opere sono state realizzate utilizzando vernici speciali AirLite capaci di assorbire gli agenti inquinanti e trasformarli in sostanze inerti attraverso un processo chimico attivato dalla luce solare. Il progetto Street Art for Rights, è promosso e sostenuto dalla Regione Lazio, in collaborazione con i Comuni di Cassino e di Latina, è organizzato dall’associazione culturale Mitreo Iside e si avvale della collaborazione di MArte Social e MArteGallery, del collettivo Ammuri Liberi di Cassino e dei Comuni di Cassino e di Latina. Partner tecnici Ater, l AirLite e Hard2buff. s

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Diritto alla cura del sé “Coltivazione del Sé”, Oniro Via T. Piano 1, Cassino (FR)

Tutte le foto © Ph. Gloria Viggiani

mento Diritto alla libertà di circolazione e movi Motorefisico Via T. Piano 1, Cassino (FR)

Diritto alla libertà d’espressione “Allegro ma non troppo. Concerto per arpa e batteria”, SOLO&Diamond Via T. Piano 1, Cassino (FR)

Inquadra il QR con il tuo smartphone per collegarti al sito ufficiale Street Art for rights - Roma INFO www.streetartforrights.it Facebook.com/StreetArtForRights Instagram.com/streetartforrights_

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