biAncoscuro r i v i s tA d ’ A r t e Numero 47 - agosto/settembre 2021 - Bimestrale d’Arte, Cultura e Informazione
In questo numero
9 772385 170005
ISSN 2385-1708
Art Basel is coming A Basilea, dal 23 al 26 settembre Achille Bonito Oliva Il critico puntato sul mondo La Cracking Art che incanta Trieste animata dalle creature colorate Mario De Biasi Forme e segni della fotografia Passeggiando all’indietro Mongolia del Centro
Igor Mitoraj
Lo scultore dei giganti feriti
September 23 – 26, 2021 Photograph taken at Messe Basel
M A R K KO S T A B I
Restoring the dream, 2021, oil on canvas, 130x100 cm.
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biancoscuro r i v i s tA d ’ A r t e Bimestrale d’Arte, Cultura e Informazione
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L’Editoriale di Vincenzo Chetta
Damien Hirst. Da Gagosian la mostra dell’artista inglese
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Achille Bonito Oliva Il critico puntato sul mondo
Ernesto Neto: nuovi universi di senso, il miracolo della vita
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La Cracking Art che incanta Past / Present Trieste animata dalle creature colorate Una collettiva al tempo del covid “Ci vuole coraggio!” Caty Torta: libera, indipendente, fuori dagli schemi
Frida Kahlo Dalle fotografie di Guillermo
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Incanti, saperi, contraddizioni 160 anni di storia: l’Italia in scena al Forte di Belvedere
Giovanni Segantini I suoi ritratti in mostra a St.Moritz
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In copertina: (on the cover) Igor Mitoraj Lo scultore dei giganti feriti
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I Maestri del ‘900 L’arte arriva a Centuripe
Mario De Biasi Forme e segni della fotografia
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Le Signore dell’Arte a Milano Richard de Tscharner Prorogata la mostra a Palazzo Reale La sua fotografia di paesaggio a Todi Street Art: a Casalpusterlengo Mongolia Centro: sulle la prima “galleria” a cielo aperto mai tracce della memoria perduta realizzata in un parco logistico Introduzione ai percorsi del mito [24ª puntata]
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Over the Cover: Gianluca Calicchio Finestre sul cielo di un altro mondo
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biancoscuro r i v i s tA d ’ A r t e
47 ISSUE August / September 2021
Bimestrale di Arte, Cultura e Informazione
Art Fair. Fiere ed esposizioni internazionali
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Pino Nania. Architettura, pittura e scultura
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Tiziano. Il secondo appuntamento a Palazzo Te
EXHIBITIONS
SPECIALS
ART FAIRS
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BI-MONTHLY OF ARTS, CULTURE AND INFORMATION
A settembre torna MiArt. Il ritorno all’arte in presenza Art Basel is coming. A Basilea, dal 23 al 26 settembre PaviArt. L’arte contemporanea torna in fiera
Annunziata Martiradonna. Energia spirituale su tela Glamour al Melia. Excellence Art Gallery a Puerto Banus Gianni Depaoli. Premiato a Monte-Carlo
Giovanni da Udine. L’arte e la scoperta della bellezza Mario Puccini. Una importante collezione di dipinti Arturo Martini. Il Museo Novecento accoglie lo scultore La Collezione Rota alla Fondazione Ragghianti L’oriente di Turandot. Al tempo delle favole Giugiaro e Leonardo. Affinità e differenze di pensiero Leddi al Museo Bodini. Mostra sulla Nuova Figurazione Del Donno al Museo Diocesano di Nardò Contraddizioni alla GAM di Torino Simonetta Rossetti a Varese. Le sue opere in solo show Si riparte dal Broletto di Pavia. La collettiva Posenenske a Bolzano. La sua prima mostra in Italia Otto curatori per ARTE È. 20 anni di Merano Arte Davide Nido. Personale alla Showcases Gallery Andrea Chiesi. La sua personale La responsabilità del design. Al Centro Pecci Iconografia Millenaria. Tradizione e contemporaneo L’affascinato Antufiev. Al Museo Nazionale Etrusco L’umanizzazione della tecnologia. Facile come un bacio Pittura, scultura e moda. All’Atelier Van den Broeck Aldo Gianotti. La mostra personale al MAMbo Kiefer a Mondovì. Riparte la programmazione della Fondazione CRC 037
EDITOR IN CHIEF Vincenzo Chetta EDITORSHIP & GRAPHIC Liberementi viale Indipendenza, 26 27100 Pavia www.liberementi.it
Rita Bertrecchi. Talento, ricerca e passione
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BIANCOSCURO Art Magazine
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MANAGING EDITOR Daniela Malabaila CONTRIBUTORS Giuseppe Carnevale, Franco Crugnola, Vincenzo Chetta, Flavio Ennante, Mario Gambatesa, Lucia Garnero, Daniela Malabaila, Rebecca Maniti, R.Molino, Ettore Tiretto. PHOTOGRAPHERS A. Arati, L. Caracappa, V. Chetta, Liberementi, E. Mangano, I. Rigamonti, L. Erba, D. Bellucca, E. Bialkowska, V. Cafarotti, G. Calicchio, I. Caprifoglio, M. Ciampi, George Darrell, D. de Lonti, L. Fanan, P. Ferrari, L. Gariglio, L. Ghilardi, A. Kukulies, F. Landi, C. Maffione, S. Mangosio, A. Maniscalco, P.Mason, A. Mole, E. Ortega, Perottino, A. Schimanski, V. Sommariva, A. Sune Berg, L. Vianello, J. Ziehe. PUBLISHER Biancoscuro viale Indipendenza, 26 27100 Pavia www.biancoscuro.it PRINTING Pixartprinting SpA Via 1° Maggio, 8 30020 Quarto d’Altino (VE) Printed on certified paper FSC® C147178 (www.fsc.org) SOCIAL NETWORK Facebook.com/BiancoscuroArtMagazine Instagram.com/BiancoscuroMag Twitter.com/BiancoscuroMag The publisher is available for persons entitled for any iconographic sources. Manuscripts, photos or other materials even if unpublished are not given back. In addition to the signed articles, texts published on Biancoscuro Art Magazine are taken from the mentioned sources or text available l under the creative commons license. s Reg. Trib. Pavia n.4 of 21/1/2014. ISSN 2385-1708 © BIANCOSCURO 2021. Reserved artistic and literary copyright. Reproduction in whole or parts is forbidden save with the written permission of the publisher.
BIANCOSCURO Rivista d’Arte NUMERO 47 agosto / settembre 2021 BIMESTRALE DI ARTE, CULTURA E INFORMAZIONE DIRETTORE RESPONSABILE Vincenzo Chetta REDAZIONE & GRAFICA Liberementi viale Indipendenza, 26 27100 Pavia www.liberementi.it CAPOREDATTORE Daniela Malabaila COLLABORATORI Giuseppe Carnevale, Vincenzo Chetta, Franco Crugnola, Flavio Ennante, Mario Gambatesa, Lucia Garnero, Daniela Malabaila, Rebecca Maniti, R.Molino, Ettore Tiretto. FOTOGRAFI A. Arati, L. Caracappa, V. Chetta, Liberementi, E. Mangano, I. Rigamonti, L. Erba, D. Bellucca, E. Bialkowska, V. Cafarotti, G. Calicchio, I. Caprifoglio, M. Ciampi, George Darrell, D. de Lonti, L. Fanan, P. Ferrari, L. Gariglio, L. Ghilardi, A. Kukulies, F. Landi, C. Maffione, S. Mangosio, A. Maniscalco, P.Mason, A. Mole, E. Ortega, Perottino, A. Schimanski, V. Sommariva, A. Sune Berg, L. Vianello, J. Ziehe. EDITORE Biancoscuro viale Indipendenza, 26 27100 Pavia www.biancoscuro.it STAMPA Pixartprinting SpA Via 1° Maggio, 8 30020 Quarto d’Altino (VE) Stampato su carta certificata FSC® C147178 (www.fsc.org) SOCIAL NETWORK Facebook.com/BiancoscuroArtMagazine Instagram.com/BiancoscuroMag Twitter.com/BiancoscuroMag L’Editore è a disposizione degli aventi diritto per eventuali fonti iconografiche non individuate. Manoscritti, foto o altri materiali inviati alla redazione anche se non utilizzati non verranno restituiti. Oltre agli articoli firmati, i testi pubblicati su Biancoscuro Rivista d’Arte sono tratti dalle fonti citate oppure da testi disponibili l secondo le licenze creative commons. s Registrazione al Tribunale di Pavia n.4 del 21/1/2014. ISSN 2385-1708 © BIANCOSCURO 2021. Tutti i diritti di produzione in qualsiasi forma, compresa la messa in rete, che non siano espressamente per fini personali o di studio sono riservati. Per qualsiasi utilizzo che non sia individuale è necessaria l’autorizzazione scritta dell’Editore.
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18 settembre 2021 Cerimonia di Premiazione a Milano September 18, 2021 award ceremony in Milano 16 ottobre 2021 Cerimonia Finale a Monte-Carlo October 16, 2021 final ceremony in Monte-Carlo
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l’Editoriale di Vincenzo Chetta
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utto pronto per riaprire la stagione fieristica dell’Arte, e non vediamo l’ora di respirare nuovamente quella frenesia pre-fiera che tanto ci piace. Settembre vedrà nascere la nuova edizione in presenza della fiera d’arte più importante del mondo: Art Basel a Basilea sarà aperta al pubblico dal 23 al 26 settembre, e BIANCOSCURO sarà orgogliosamente presente nella sezione Magazine insieme alla stampa del settore più autorevole a livello mondiale. Sarà questa l’occasione per festeggiare, con un anno di ritardo, il 50º anniversario di Art Basel. In Italia sarà la volta della fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea di Milano, miart e la Milano Art Week, un ricco calendario di eventi che animerà la città, per un ritorno alla condivisione in presenza dell’arte e della cultura. Anche BIANCOSCURO sarà impegnato durante la Milano Art Week con la Premiazione Ufficiale del BIANCOSCURO Art Contest 2021 a Milano, in Porta Romana al Grand Visconti Palace il 18 settembre: un momento d’arte che farà incontrare gli artisti con i professionisti della giuria e che decreterà i
Art Basel 2019 - Messeplatz Basel
vincitori dei 33 premi in palio quest’anno. Pavia vedrà la riapertura del Palazzo delle Esposizioni l’ultimo fine settimana di settembre: PaviArt è pronta ad accogliere Gallerie e visitatori appassionati in una piacevole ed accattivante esposizione di arte contemporanea. E poi l’autunno dell’arte proseguirà (si spera) come non fa da troppo tempo, e avremo il piacere di poter essere presenti in Italia ad Art Parma in ottobre e ad Arte Padova a novembre. Con tutte le dovute accortezze, il mondo dell’arte può e deve ripartire anche in presenza ed in grandi eventi. Non è solo una questione di business, anche se sappiamo tutti che è da ottobre 2020, ovvero da Art Parma, che non sono state aperte grandi fiere d’arte in Italia, con conseguente penalizzazione di tutto l’indotto, ma è anche una questione di cultura artistica. I grandi eventi incuriosiscono e avvicinano all’arte anche i più titubanti, con una conseguente generazione di nuovi appassionati e futuri giovani collezionisti, sempre più desiderosi di informarsi e conoscere ogni aspetto di questo grande mondo. Buona lettura!
Vincenzo Chetta
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POTENZA -VENEZIA-
Freccia - Bronzo, fusione a cera persa h 420 cm - 2021 SALONE NAUTICO VENEZIA 2021
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Achille Bonito Oliva Il critico puntato sul mondo di Mario
Gambatesa
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al 25 giugno scorso al 9 gennaio prossimo, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea ha aperto al pubblico la mostra “A.B.O. THEATRON – L’arte o la vita”. Un’esposizione dedicata all’arte e alla vita di una delle figure più
importanti della storia dell’arte e della critica contemporanea. La mostra dedicata ad Achille Bonito Oliva costituisce il secondo capitolo del grande progetto dedicato dal CRRI ai più autorevoli curatori d’arte contemporanea del XX e XXI secolo. L’esposizione è curata da Andrea Viliani, Responsabile e Curatore
del CRRI sulla base di un concetto di Carolyn Christov-Bakargiev e Achille Bonito Oliva, con un comitato scientifico composto da Marcella Beccaria, Capo Curatore e Curatore delle Collezioni del Museo, e Cecilia Casorati, Laura Cherubini, Stefano Chiodi, Paola Marino, storici dell’arte e curatori che negli anni hanno seguito con particolare attenzione la ricerca e l’attività saggistica e espositiva di Achille Bonito Oliva. La mostra raccoglie numerose opere d’arte, documentazione di allestimenti, materiale d’archivio e una grande selezione di materiali televisivi. Tra le più recenti partecipazioni mediatiche del critico d’arte è la conversazione di Bonito Oliva con Harry Styles commissionata da GUCCI per GucciFest (la casa di moda ha disegnato anche le uniformi degli addetti alla mostra, chiamati ad essere “Angeli custodi” o “jardiniers du théatre”, un accompagnamento creativo che ribalta il tradizionale rapporto tra museo e sponsor). In occasione della mostra, Achille Bonito Oliva ha donato al CRRI il proprio archivio personale, mettendo a disposizione degli studiosi Achille Bonito Oliva per OVS ‘ARTS OF ITALY’ 2016 Ph. Pierpaolo Ferrari, Roma 2016
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Sopra: Angeli custodi / Guardian Angels © Ph.Valentina Sommariva Courtesy of Gucci In basso: Sala 22 Veduta di allestimento della mostra “A.B.O. THEATRON. L’Arte o la Vita” con manifesti e con opere di Giuseppe Chiari, Nam June Paik, Marcel Duchamp, Georges Hugnet © Ph. Antonio Maniscalco Courtesy Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino
nazionali e internazionali il prezioso patrimonio intellettuale da lui costruito da oltre sessant’anni, con i primi scritti adolescenziali fino ai materiali più recenti. L’archivio di Achille Bonito Oliva sarà per la prima volta analizzato, studiato e mostrato al pubblicato in questa occasione. A partire dalla sua formazione e attività nell’ambito della poesia visiva al fianco del critico Filiberto Menna e delle cosiddette “Neo-avanguardie” linguistiche e letterarie della fine degli anni Sessanta. Nei suoi successivi progetti Bonito Oliva ha posto in relazione tra loro alcuni dei più importanti artisti della seconda metà del ventesimo secolo, contribuendo in questo modo a definire linee di ricerca radicali quali, alla fine degli anni Settanta, quelle
Quando io ho cominciato ho creato il “problema”, per così dire, parlando di scrittura espositiva. Perché io sostenevo (mettendolo in pratica) che il critico scrive con le parole i libri e i saggi, e con le opere scrive nello spazio sociale, sviluppando un’idea, collocando le opere, assistendo il pubblico nell’assetto espositivo e critico. Quindi ho sentito questa diversità, la necessità di dare protagonismo al critico, dare un volto al critico, mentre fino ad allora il critico era stato una figura laterale, un servo di scena; era un suggeritore, come a teatro dove il suggeritore non si vede però gli attori lo ascoltano.
”
Achille Bonito Oliva
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afferibili alla Transavanguardia italiana, ponendole in relazione dialettica con le ricerche del decennio precedente, fra cui l’Arte povera e l’Arte concettuale, e sostenendo riletture raffinate ed eterodosse quale quella del Manierismo italiano. “A.B.O. THEATRON. L’arte o la vita” intende celebrare l’importanza di Bonito Oliva anche per l’affermazione del ruolo del curatore nell’ambito dell’arte contemporanea. L’eccentrico critico d’arte diviene cacciatore, un elaboratore di idee che si affianca all’artista con funzione creativa, mira a costituire il composito ritratto di una figura di intellettuale propositivo che ha superato le limitazioni delle strutture acca-
A.B.O. THEATRON. ART OR LIFE Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli June 25, 2021 - January 09, 2022
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astello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea presents “A.B.O. THEATRON. Art or Life”, an exhibition dedicated to one of the most important Italian contemporary art historians, critics and curators, Achille Bonito Oliva (Caggiano, 1939). “A.B.O. THEATRON. Art or Life” is part of the overall project Espressioni which investigates the multiple forms of expressivity that cross the history ofart and society seeking an understanding of “Expression” that transcends the Eurocentric canon and any unique artistic movement. Following the exhibition dedicated to Harald Szeemann in 2019, organized in collaboration with the Getty Research Institute of Los Angeles, this exhibition, organized by the CRRI (Castello di Rivoli Research Institute), focuses on Achille Bonito Oliva and constitutes the second chapter of an overall project that Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea and CRRI are dedicating to the most prominent contemporary art curators of the 20th and
21st centuries. Starting from his training and activity in the field of visual poetry in the late 1960s, Bonito Oliva established a relation between some of the most prominent artists of the second half of the 20 th century who contributed to the definition of radical new avenues of research, such as, in the late 1970s, those connected to Italian Transavanguardia internationally referred to as “New Expressionis m” in the 1980s. Bonito Oliva is known for having launched the neo expressionist art movements through his presentation of their work at the ‘Aperto ‘ section of the Venice Biennale in 1980. He late r also directed the overall 1993 edition of the famed Biennale of Venice. With his 1976 book L’ideologia del traditore. Arte, maniera, manierismo (The Ideology of the Traitor: Art, Manner and Mannerism Bonito Oliva analyzed how Mannerism created a p assage from the principle of creation in the Renaissance to that of cita tion, as a response of the artist to the crisis of society the artist lost a sense of cen-
trality and became a lateral figure with respect to science and technology This recalls the figure of the traitor who looks at the world, and does not accept it, who would like to change it but can only act with skepticism without naive optimis m Similarly to the early 1500s, the 1970s where a period of ideological, economic, political and socia l crisis. In European culture, Mannerism developed in the early 1500s, just like the Transavanguardia developed in late 1970s and it was Bonito Oliva himself who made the analogy between Mannerism and the Transavanguardia. Throughout Bonito Oliva’s activity, his critical writing s and exhibition contributions, his curatorial flair and intellectual provocations together constitute a unique ly dynamic output characterized by a n ongoing interrelation between word and image, performativity and com munication and by a focus on the increasing intersections between art and life, art and other fields, which Bonito Oliva called l “nomadic transversality”. s
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demiche e ridefinito i campi e gli strumenti d’indagine della curatela nell’ambito della riflessione e produzione artistica contemporanea, divenendo una delle figure cardine della storia dell’arte l del XX e XXI secolo. s A sinistra, in alto: Pino Pascali Primo piano labbra (Close-Up Lips) 1965, tela smaltata tensionata su struttura lignea, 165x165x30 cm. Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma A destra: [1] Sala 30, veduta di allestimento della mostra “A.B.O. THEATRON. L’Arte o la Vita” con opere di Mimmo Germanà, Gian Marco Montesano, Miltos Manetas, Renato Mambor, Aldo Mondino, Tano Festa, Nunzio, Mimmo Rotella, Mario Schifano, Sandro Chia, Michelangelo Pistoletto. Video: Fuori Quadro, A.B.O. Le arti della critica. Ritratto di Achille Bonito Oliva, e un’opera video per la regia di Gus Van Sant e Alessandro Michele, Courtesy of Gucci. Ph. © Antonio Maniscalco Courtesy Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino [2] Angeli custodi / Guardian Angels © Ph.Valentina Sommariva Courtesy of Gucci (sullo sfondo: Nicola De Maria - I fiori salutano la luna, 1984) [3] Sala 28 Veduta di allestimento della mostra “A.B.O. THEATRON. L’Arte o la Vita” con opere di Lawrence Weiner, Ugo Mulas, Joseph Beuys, Vettor Pisani, Luciano Fabro Ph. © Antonio Maniscalco Courtesy Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino
A.B.O.
THEATRON. L’ Arte o la Vita 25 giugno 2021 - 09 gennaio 2022
(verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli INFO T. +39 011 9565213 educa@castellodirivoli.org Da giovedì a domenica 11.00 - 19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito
www.castellodirivoli.org
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La Cracking Art che incanta Trieste animata dalle creature colorate di Daniela Malabaila
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na coloratissima Trieste ci accoglie nelle sue piazze e nelle sue vie con una novità: la Cracking Art è in città! Dopo gli ultimi successi a Teramo, San Benedetto del Tronto, e al Desert Botanical Garden di Phoenix, in Arizona, fino al 17 ottobre sarà possibile ammirare le installazioni del famoso movimento di arte contemporanea, sia in spazi chiusi come il Salone degli Incanti, che negli spazi aperti, della città. Da piazza Hortis a piazza Cavana, piazza Verdi, piazza della Borsa; dal Palazzo
della Cassa di Risparmio di Trieste a piazza Ponterosso a via delle Torri, fino a raggiungere l’Hotel Hilton in piazza della Repubblica, ovvero nei luoghi più significativi del capoluogo giuliano. Sono oltre 120 e di diverse dimensioni, le coloratissime opere che compongono la mostra intitolata “Incanto” del Comune di Trieste, organizzata dal Gruppo Arthemisia e curata proprio dal collettivo Cracking Art. Il titolo della mostra riprende il punto di partenza di questo percorso espositivo cittadino, che parte da un Salone degli Incanti quasi “invaso” da tantissime
chiocciole colorate, quasi a rendere il luogo magico. É possibile prenotare una visita guidata (gratuita tutte le domeniche, alle ore 11.00), proprio come se la mostra fosse in un normale museo, per scoprire tutte le opere in giro per la città: chiocciole, rondini, conigli, coccodrilli, elefanti, pinguini, lupi e rane, parlano di rispetto per la natura e di attenzione per l’ambiente. La plastica, infatti, si trasforma e si rende mezzo di comunicazione: da semplice materiale di uso comune e sostanza potenzialmente dannosa per l’ambiente, diventa elemento decorativo e fonte di
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ispirazione. Cracking Art è infatti noto nel mondo per la sua attenzione all’ambiente, per il suo forte impegno e per la pratica della rigenerazione che ha reso iconiche le sue creazioni. Troppo spesso si demonizzano i materiali plastici generalizzando, e senza rendersi conto che la maggior parte del danno viene fatto da chi non la smaltisce o ricicla in maniera attenta e consapevole. Rigenerare la plastica significa infatti sottrarla alla distruzione tossica e devastante per l’ambiente donandole nuova vita, e farne delle
opere d’arte significa comunicare attraverso un linguaggio estetico innovativo. Le opere di Cracking Art vogliono sollecitare una riflessione collettiva sui temi dell’effetto antropico sull’ambiente naturale tramite queste azioni coinvolgenti, ecco perché la scelta di creare animali ingigantiti e colorati. La mostra è pensata e voluta gratuita e all’aperto, proprio perché possa essere alla portata di tutti, stimolando le reazioni e l’attenzione verso importanti tematiche di l interesse sociale. s
INCANTO
Cracking Art
03 luglio - 17 ottobre 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Salone degli Incanti, Trieste INFO T. +39 040 322 6862 Da lunedì a domenica 10.00 - 20.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito
www.triestecultura.it
A sinistra ed in questa pagina: alcune immagini dell’allestimento della mostra “Incanto. Cracking Art” al Salone degli Incanti di Trieste ed in altri luoghi della città © Cracking Art Sotto: la mappa delle installazioni a Trieste
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“Ci vuole coraggio!” Caty Torta: libera, indipendente, fuori dagli schemi di
Lucia Garnero
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rtista vitale, entusiasta e affascinante, capace di interpretare ruoli ordinari con spirito libero e innovativo; come la descriveva Casorati, “una passionale che brucia tutta la sua vita, nella e per la pittura”. A Caterina Torta, nata nel 1920 in una famiglia dell’alta borghesia torinese, dallo spirito libero e precursore dei tempi, il Museo Nazionale dell’Automobile di Torino dedica la mostra “Caty Torta. Un’artista libera”, inaugurata giovedì 10 giugno alla presenza della curatrice Laura Tota, del Direttore del MAUTO Mariella Mengozzi e del figlio della pittrice Cesare Denoyè. Con quest’inedito evento espositivo, Torino ricorda la sua concittadina anticonformista e all’avanguardia; la mostra è stata fortemente voluta, a 101 anni dalla nascita, da Cesare Denoyès, il figlio medico, che ha aperto al mondo l’universo artistico della madre, selezionando, tra oltre duecento, sedici tele, realizzate tra il 1932 e il 2004. Nell’allestimento curato da AnCaty Torta - Scavatrice nel deserto 1967, olio su tela, 105x130 cm. © Ph. Davide Bellucca Caty Torta - Petroliera in fiamme 1967,olio su tela, 110x130 cm. © Ph. Davide Bellucca
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drea Isola, sono esposte anche le tre automobili preferite dell’artista (la Porsche 911 Carrera modello 996, la Lancia Aprilia, la Golf Gti) con cui, spericolata, faceva le gare ai semafori torinesi. Isola racconta così il progetto espositivo: “L’obiettivo è stato quello di creare un’esperienza immersiva per il pubblico e far conoscere la storia di Caty Torta. L’idea nasce dalla parola “percorso”, di vita, automobilistico e di mostra.” La curatela è stata affidata a Laura Tota, pugliese trapiantata a Torino che qui ha trovato la sua strada come curatrice di fotografia: “Occupandomi di foto non ero convinta al cento per cento. Ma l’obiettivo di Cesare Denoyès era quello di parlare di lei a 360 gradi. Come artista (una sua opera è esposta anche alla Gam), ma soprattutto come donna incredibilmente libera, indipendente, fuori dagli schemi”. Figlia unica, conduce un’infanzia serena, amata e seguita dal padre ingegnere, ispettore capo delle ferrovie: grazie a lui, sin da piccola riesce a viaggiare e scoprire città e metropoli ricche e pulsanti di vita come Parigi, città che, insieme alla città natale, sarà faro e guida
durante tutta la sua vita. Mostra, sin da giovanissima, un grande talento creativo, dedicando un gran numero di ore alla pratica pittorica. All’età di sedici anni, inizia a seguire le lezioni private dal Maestro Tullio Alemanni dal quale impara il rigore formale del disegno e della pittura tradizionale. Mostrando, progressivamente, una certa indolenza rispetto a quell’approccio accademico, se ne allontana per seguire Felice Casorati, dai modi e tratti più marcatamente contemporanei. Il nuovo maestro, seguace e fondatore del Realismo magico con cui fa, dello straniamento e dell’intimità religiosa, una missione artistica, rimane affascinato dal dinamismo e dall’energia di quella tela in cui già serpeggia la matrice astratta e futurista della pittura di Caty. In lei, Casorati riconosce sempre quel “coraggio” proprio di chi non si limita a replicare pedissequamente le opere dei grandi maestri, ma cerca una propria identità artistica autonoma. A partire dagli anni ‘50, incoraggiata dal Maestro, Caty prende parte a mostre collettive nazionali e internazionali, tra Torino,
Sopra: Caty Torta - Collaider 1986, olio su tela, 100x200 cm. © Ph. Davide Bellucca
Sotto: alcune viste del percorso espositivo MAUTO. © Ph. Cosimo Maffione
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Milano e la sua amata Parigi. Dal 1955, inizia il suo periodo di permanenza a Parigi; viene ammessa all’Accademia de la Grande Chaumière a Montparnasse, e la frequenta andando avanti e indietro dalla capitale francese, ovviamente sulle sue quattro ruote. Grande appassionata di automobili, soprattutto di quelle sportive. ne ama il suono del motore, il rombo scatenato delle corse in salita e il ritmo delle gare di velocità. Poco dopo, due eventi drammatici segnano la sua vita: rispettivamente nel 1963 e nel 1966, si spengono il Maestro Casorati, sua guida spirituale, e suo marito, Cesare Denoyè che la lascia con un figlio di pochi anni: Giulio Cesare. Caty Torta - Movimento Duemila 1936-1938, olio su tela, 80x120 cm. © Ph. Davide Bellucca Caty Torta - Writing 1992-1993, olio su tela, 120x100 cm. © Ph. Davide Bellucca
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CATY TORTA
Un’artista libera
10 giugno - 07 novembre 2021
(verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) MAUTO, Torino INFO T. +39 011 677666 prenotazioni@museoauto.it Lunedì 10.00 - 14.00 Da martedì a domenica 10.00 - 19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito
www.museoauto.com
Caty Torta - Finito 1984, olio su tela, 200x120 cm. © Ph. Davide Bellucca
Caty Torta - Infinito 1984, olio su tela, 200x120 cm. © Ph. Davide Bellucca
All’improvviso, tutto cambia. Le trasferte parigine, le corse in auto e la spensieratezza cedono il passo alla riflessione e alla necessità di assicurare al piccolo Giulio Cesare una vita serena. Gli anni dell’agiatezza sono lontani, svaniti tra guerra ed investimenti errati. Inizia a vendere i suoi quadri per necessità: raramente a privati, privilegia le Fondazioni che ne consentono l’esposizione al pubblico; ma non smette mai di dipingere. La ricerca si fa più silenziosa e introspettiva: la sua innata curiosità ora si concentra sulla fisica e sulla chimica. L’affascinano gli atomi e la creazione dell’energia. Segue con attenzione le ricerche di Carlo Rubbia, di Tullio Regge, il CERN di Ginevra, il disastro di Chernobyl. La sua arte passa dal figurativo ad un “astrattismo geometrico-narrativo”, in cui gli argomenti di attualità si declinano in composizioni precise e caratterizzate da un elevato rigore formale e scientifico. Nel 2014, a 94 anni, Caty si spegne serenamente circondata dall’affet-
to dai suoi cari. Come dichiarato da Mariella Mengozzi, Direttore del MAUTO: “La proposta di organizzare al MAUTO una mostra dedicata a Caty Torta è stata subito accolta con entusiasmo: celebrare nel 2020 i 100 anni dalla nascita di un’artista anticonvenzionale, uno spirito indomito come i cavalli dei motori che tanto la affascinavano, una donna coraggiosa che non ha mai rinunciato a esprimere le proprie emozioni. All’improvviso, il lockdown e l’emergenza sanitaria hanno interrotto il progetto, costringendoci a posticipare la mostra di alcuni mesi. Ma, come talvolta accade, l’entusiasmo non è diminuito, anzi ha contagiato altre persone e si sono sviluppate nuove iniziative ispirate a questa artista straordinaria; tra queste, il progetto di formazione realizzato in collaborazione con la Camera di Commercio di Torino, particolarmente importante perché rivolta ai giovani. Caty ha ripetuto spesso l’insegnamento che il suo maestro, Felice Casorati, le aveva trasmesso, l ci vuole coraggio!”. s
Sotto: alcune viste del percorso espositivo MAUTO. © Ph. Cosimo Maffione
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Giovanni Segantini I suoi ritratti in mostra a St.Moritz di Vincenzo Chetta
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n vero e proprio esploratore del volto umano: così possiamo definire Giovanni Segantini dopo aver visitato la nuova mostra a lui dedicata al Museo Segantini di St. Moritz: “Giovanni Segantini, maestro del ritratto”. Sotto la cura di Annie-Paule Quinsac (anche autrice del catalogo ragionato) e Mirella Carbone, Direttrice del museo, sarà possibile ammirare le opere esposte
fino al 20 ottobre di quest’anno. La mostra, interessante e curata, è accompagnata da un catalogo bilingue, e probabilmente è la prima volta che si indaga questo particolare filone, infatti conosciamo tutti almeno una delle scene di vita contadina o un paesaggio di Segantini (trasferitosi nella Brianza rurale, logicamente concentrò il suo studio sulla vita quotidiana dei contadini e dei pastori), minore è stata la ricerca sull’aspetto ritrattistico, nonostante la sua grande importanza.
L’artista considerava il ritratto come il più nobile dei generi pittorici, tanto da affermare: “… Ha come obiettivo l’esplorazione del volto umano […]. Il ritratto è lo studio che colla maggior semplicità di mezzi racchiude la più efficace parola dell’Arte nell’espressione della forma viva”. Lungo il percorso espositivo all’interno del Museo, sono esposti sedici dipinti e sei disegni, ritratti ed autoritratti, provenienti da collezioni pubbliche e private
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GIOVANNI SEGANTINI Maestro del ritratto
03 luglio - 17 ottobre 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Museo Segantini, St. Moritz (CH) INFO T. +41 81 833 44 54 Da martedì a domenica 11.00 - 17.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito
www.segantini-museum.ch
A sinistra : Giovanni Segantini Costume grigionese 1887, olio su tela, 54.5x78.5 cm. Deposito presso il Museo Segantini di St. Moritz, proprietà della Otto Fischbacher Giovanni Segantini Stiftung. A destra: Giovanni Segantini Ritratto di Leopoldina Grubicy 1880, olio su tela. Proprietà della Stiftung für Kunst, Kultur und Geschichte, Winterthur (Svizzera) Sotto: Giovanni Segantini Ritratto di Vittore Grubicy de Dragon 1887, olio su tela. Proprietà del Museum für bildende Künste, Leipzig (Germania)
internazionali. Queste opere sono state create tra il 1879 ed il 1899, praticamente dagli esordi milanesi (con opere come il ritratto di Leopoldina Grubicy, giovane vedova con due bambini, del 1880), passando per ritratti molto simbolisti come “Petalo di rosa” del 1890 (l’ultima rappresentazione della compagna Bice Bugatti, ridipinto sopra un’opera dal titolo “Tisi galoppante”, per sostituire il messaggio di malattia e di morte con un simbolo di vita) fino alla prematura scomparsa in Alta Engadina. Attraverso di loro, i visitatori possono seguire l’evoluzione della ritrattistica segantiniana e la graduale trasformazione del modo in cui l’artista ha inteso questo genere: da una riproduzio-
ne fedele dei tratti, fino al ritratto concettuale, mezzo per esprimere un’idea. L’allontanamento dalla pittura realista di genere avvenne in una fase di crisi del realismo in tutta Europa, ma in particolare per lui avvenne dopo il suo trasferimento in montagna, che lo portò a dipingere con una nuova luce, influenzando dunque la sua produzione. Questa evoluzione artistica è assolutamente rileggibile anche nei suoi autoritratti, ed i sei esposti qui rendono l’idea del percorso di Segantini. Lo possiamo vedere nitidamente giovane in un’opera realista del 1879, ma anche farsi “icona sacra” in una del 1895, nella quale appare con sembianze bizantineggianti da l Cristo Pantocratore. s
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I Maestri del ‘900 L’arte arriva a Centuripe di Mario
Gambatesa
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Centuripe, cittadina dall’incredibile pianta a forma di stella a metà strada tra Enna e Catania, dal 4 luglio 2021, è stato inaugurato il primo centro espositivo con la mostra “SEGNI - Da Cézanne a Picasso, da Kandinskij a Miró, i maestri del ‘900 europeo”. Il progetto del nuovo centro espositivo ha l’ambizione di diventare uno dei fiori all’occhiello della nuova politica culturale del paese, un luogo di
produzione artistica per le prossime generazioni. Lo spazio, storicamente uno dei più interessanti del territorio, è nel chiostro di un ex convento agostiniano, costruito nel Cinquecento. L’idea di questa esposizione, a cura di Simona Bartolena, nasce non solo per inserire Centuripe nel circuito dei grandi centri espositivi siciliani, ma anche con l’idea di valorizzare il patrimonio culturale ereditato. La mostra ha come obiettivo quello di mettere in relazione i
maestri del ‘900 con le importanti testimonianze storiche ed antropologiche del territorio, in particolare con il sito archeologico Riparo Cassataro, fino ad ora sconosciuto, che viene mostrato per la prima volta al mondo, e che custodisce le uniche testimonianze in Sicilia sud-orientale di pitture rupestri risalenti al periodo preistorico, fonte di ispirazione per molti artisti presenti alla mostra. L’esposizione, aperta fino al prossimo 17 ottobre, è compo-
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In basso a sinistra: Pablo Picasso Le taureau (XI stato-17.01.1946), 1945 litografia, 290x375-mm. 68 esemplari, Mourlot n.17 A destra: Joan-Miró À la santé du serpent 1954, litografia a colori 280x190 mm. 50 esemplari, Mourlot n. 142 vol. 2° In basso: Grafica incisioni preistoriche del sito archeologico Riparo Cassataro
sta da 85 opere tutte originali, che propongono un percorso nell’opera dei Peintres-graveures (pittori-incisori) dalla fine dall’Ottocento al secondo dopoguerra, con l’intenzione di sottolineare il ruolo delle tecniche di stampa nell’evoluzione dei linguaggi, degli stili e delle modalità espressive dei movimenti avanguardistici europei del secolo scorso e dei loro esponenti. È una sorta di “riassunto” della storia dell’arte del primo Novecento europeo che inizia simbolicamente alla fine dell’Ottocento, con l’opera di personaggi come Paul Cézanne e Toulouse-Lautrec, per proseguire poi tra i vari movimenti d’avanguardia e i loro principali interpreti: da Picasso a Matisse, da Pechstein a Dix, da Kandinskij a Klee, da Miró a Giacometti, da Hartung a Dubuffet, da Vedova a Fontana. Per Centuripe, la mostra “SEGNI”, acquisisce, inoltre, un significato speciale, offrendo un ulteriore spunto di riflessione. I massimi protagonisti delle
Avanguardie storiche di inizio Novecento si sono ispirati all’arte africana e primitiva, dando vita al fenomeno del cosiddetto Primitivismo. La relazione strettissima tra la ricerca di un nuovo codice estetico e i linguaggi primigeni di civiltà diverse e distanti nello spazio e nel tempo, emerge con chiarezza, suggerendo nuovi percorsi di lettura e motivi di approfondimento, donando a noi spettatori, una panoramica esaustiva della scena artistica europea di quel sto periodo storico. s
SEGNI
Da Cézanne a Picasso, da Kandinskij a Miró, i maestri del ‘900 europeo dialogano con le incisioni rupestri di Centuripe 04 luglio – 17 ottobre 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) L’Antiquarium, Centuripe INFO T. +39 0935 819480 Da martedì a domenica 09.00 - 18.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito
www.comunecenturipe.gov.it
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“ADAMO - variazioni cromatiche” 2021 - tecnica mista - 70x100 cm.
Media Manager ! Hakkı Kılıçarslan
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Igor Mitoraj
Lo scultore dei giganti feriti di Vincenzo Chetta
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gor Mitoraj: una delle figure più importanti del panorama mondiale dell’arte della seconda metà del Novecento, radicato nella tradizione classica. Le sue opere, realizzate in grandi dimensioni ed in parte con arti mozzati, si trovano nelle piazze e nei musei di molte città europee: agli Uffizi di Firenze, nei Musei Vaticani, a Milano in Piazza del Carmine, al British Museum di Londra, a “la Défense” di Parigi, a Pompei e nella Valle dei Templi ad Agrigento, per citarne solo alcuni. A Roma, ha realizzato le porte bronzee per la Basilica di Santa Maria degli Angeli dove compare la sua “originale” interpretazione del Cristo risorto, con il corpo attraversato dalla croce, segno dell’amore sofferente e vittorioso. La sua produzione artistica è una riflessione sulla precarietà dell’essere umano oltre che una denuncia contro lo scempio delle sculture dell’antichità. Siamo andati a Pietrasanta, a conoscere Luca Pizzi, assistente storico del Maestro e adesso socio dell’Atelier Mitoraj. Vincenzo Chetta: Buongiorno Luca e grazie di averci accolto in questo meraviglioso atelier. Ancora prima di entrare, vedere le sue
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opere monumentali nel giardino esterno, provoca un senso di straniamento, una sorta di leggera sindrome di Stendhal, una meravigliosa ed incantevole estasi... Che persona era il Maestro Mitoraj? Gli piaceva parlare di sé, spiegare le sue opere, presenziare ai vernissage, oppure preferiva il laboratorio alla mondanità? Luca Pizzi: Buongiorno Vincenzo e grazie a te di essere qui. Senza dubbio preferiva il laboratorio alla mondanità, così come lui stesso ha dichiarato più volte. Presenziava comunque ai vernissage, ma a volte poteva essere imbarazzato a parlare di sé stesso. Non amava spiegare le sue opere, lasciava ai critici il compito di parlarne. Era una persona molto introversa e di conseguenza creava distanza, aveva bisogno di tempo per entrare in confidenza e per concederti fiducia. Selezionava molto le persone a cui affidare la sua privacy. Da buon artista era anche narciso ed amante del bello. Il gusto estetico comprendeva tutti gli aspetti della sua vita. Amava la natura, le piante e i fiori. Si circondava spesso di verde, infatti il giardino era un elemento a cui teneva molto nelle sue dimore. Era una persona molto affascinante, circondata da un’aura magnetica che non poteva lasciare indifferente. V.C.: Vivere un ambiente così
A destra: 1992, Igor Mitoraj vicino all’opera “Adriano” realizzata in travertino imperiale In copertina: “Centauro”, Parco archeologico di Pompei © Ph. Gianluca Calicchio
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“La città che oggi più amo è Pietrasanta, il posto, in assoluto, dove mi sento meglio è il mio laboratorio!”
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Sopra: il primo studio del Maestro Igor Mitoraj a Pietrasanta
Sopra: alcune viste interne dell’Atelier Mitoraj Sotto: il Direttore di BIANCOSCURO Vincenzo Chetta con Luca Pizzi, assistente storico del Maestro
pieno di energia come l’Atelier Mitoraj dev’essere estremamente affascinante. Igor Mitoraj è conosciuto in tutto il mondo, ma vorremmo far approfondire la sua figura ai nostri lettori. Come descriveresti il suo “fare arte”? L.P.: Senza dubbio c’è del fascino in atelier, anche io stesso, a distanza di 27 anni, provo emozioni quotidiane quando entro. L’atelier, con tutte queste opere diventa un teatro dove c’è un dialogo continuo tra le opere. Anche durante la giornata, al variare della luce è come se il teatro cambiasse le sue scenografie. Essendo l’atelier un posto vivo, dove c’è un continuo fermento che porta a spostare spesso le sculture, gli scenari cambiano spesso rendendo l’atelier una scoperta affascinante. Le sue intuizioni creative nascevano da momenti intimi, dove entrava in comunicazione con il suo pathos e con il suo mondo di immagini interiori. Amava leggere, studiare e documentarsi, passava molto tempo solo. Era un attento osservatore della gente che lo circondava, era estremamente interessato ai profili dei volti. Infatti, le sue prime sculture nel suo momento parigino derivavano da calchi di volti di donne e uomini che lui riteneva interessanti. A volte poteva appuntare brevi schizzi su carta, ma per lo più
amava comunicarmi la sua visione affinché, sotto la sua attenta supervisione, potesse plasmarsi la forma. V.C.: Dalla Polonia alla Francia, passando per il Messico, sino ad arrivare proprio qui a Pietrasanta negli anni ‘80, dove si è stabilito, cosa l’ha fatto innamorare di questi luoghi? L.P.: La Polonia era il suo paese d’origine, la sua terra natia, lì ritrovava le sue radici e lì c’era il suo affetto più caro, sua madre. È una terra al quale aveva legato anche tante sofferenze che l’hanno spinto ad andare via. Il suo percorso in giro per il mondo fu incentivato dal suo primo maestro, l’artista polacco Kantor, il quale, riconoscendo precocemente le sue doti, capì che in Polonia non avrebbe avuto i riconoscimenti che meritava. “Nemo profeta in patria” come spesso accade. La scelta di recarsi in Francia non fu casuale. È vero sì che Parigi era il centro dell’arte contemporanea alla fine degli anni ’60, ma soprattutto sapeva che il suo vero padre, che non aveva mai conosciuto, viveva in Francia. Sentiva forte il desiderio di conoscere il suo volto. Una volta trovata la sua porta non ebbe il coraggio di bussare. Probabilmente averlo intravisto mentre entrava in casa gli fu sufficiente a risolvere il suo conflitto interiore (questa è una confidenza che mi fece durante un nostro viaggio ad Agrigento per la donazione della scultura “Ikaro Caduto” posizionata ai piedi del Tempio della Concordia). Il suo viaggio in Messico durò un anno, fu una parentesi giovanile che gli diede modo di aprire le sue visioni e confrontarsi con l’arte precolombiana del quale rimase affascinato. Durante i nostri anni insieme mi parlò raramente di quel periodo. So molto bene però che, da quel viaggio, prese coscienza della
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sua vocazione di scultore. Ritornato a Parigi, la sua carriera ebbe una forte spinta, infatti vinse “Les Prix du salon d’Art contemporain de Montrouge” che gli valse l’assegnazione di un atelier nello storico Bateau Lavoir. Da questo momento le sue opere acquisiscono un carattere sempre più monumentale. Iniziò a desiderare di conoscere l’Italia, quei luoghi di cui aveva sentito parlare nei suoi studi. Fece un viaggio accompagnato da Jean Paul Sabatiè, con il quale iniziò un sodalizio che portò avanti per il resto della sua vita. Aveva sentito parlare anche di Pietrasanta, famosa per le sue maestranze artistiche e per la presenza del marmo nelle cave vicine. Fino a quel momento si era confrontato con la scultura, ma nella materia del bronzo. Qui invece prese confidenza con la materia marmorea e grazie agli artigiani locali è riuscito a scolpire opere che ad oggi si trovano principalmente a Roma, nei Musei Vaticani ed in altri luoghi estremamente suggestivi. Dopo questi primi approcci, ne restò così affascinato da scegliere Pietrasanta come sua residenza principale. Ristrutturò un vecchio laboratorio di marmo nel centro che diventò la sua casa e il suo atelier, ne era tanto orgoglioso. La storia e la tradizione di Pietrasanta è conosciuta, ma quando un artista arriva qui ed inizia a frequentare i luoghi e le persone, percepisce veramente di essere circondato da arte. Pietrasanta diventa veramente il paradiso per un artista. Qui può trovare ogni tipo di maestranza necessaria alla produzione artistica in ogni medium, le cave di marmo vicine, numerose gallerie ed un ambiente culturale altamente stimolante tutto l’anno. Questo particolare ecosistema va costantemente alimentato perché non si perda. Percepisco fortemente que-
sto rischio oggi. V.C.: Già, questo vale un po’ per tutta Italia, ma in particolar modo per luoghi come Pietrasanta. Tornando all’attività dell’Atelier, di cosa vi occupate? L.P.: L’Atelier è nato per le volontà del Maestro e dell’attuale Presidente Jean Paul Sabatiè, che hanno deciso di coinvolgere anche tutti gli assistenti storici, per tutelare l’enorme patrimonio artistico e l’immagine del Maestro Mitoraj. Custodiamo l’archivio d’artista che, insieme alla memoria storica di tutti noi, è la base per certificare l’autenticità delle opere. Inoltre, valorizziamo costantemente tutto questo patrimonio realizzando mostre ed esposizioni in giro per il mondo e ne produciamo anche i cataloghi. Ad aiutarci in questo ingente lavoro di tutela e valorizzazione ci sono anche le storiche gallerie che hanno promosso negli anni il lavoro di Mitoraj, in particolare l’amico e gallerista Stefano Contini che, con la sua esperienza e la sua professionalità, ci accompagna nel nostro lavoro. A volte capita di ricevere opere che necessitano di interventi di restauro e, siccome conserviamo tutti i materiali originali e il sapere tramandato dal Maestro, è assicurato un restauro filologico.
V.C.: Da ormai un anno e mezzo a questa parte, è stata sicuramente problematica l’organizzazione di nuove rassegne ed esposizioni, ma se non sbaglio è ancora in corso quella realizzata a Noto lo scorso anno: come seguite i progetti espositivi che richiedono le opere del Maestro? L.P.: Realizzare mostre ed eventi in un momento come questo è sicuramente difficile… Cos’è che non è difficile fare in un momento dove non ci sono certezze, dove è impossibile avere visioni a lungo termine? Un vero peccato perché l’arte fa bene, porta energie positive, giova all’umore: non sarà indispensabile, ma a quanto pare non ne possiamo fare a meno. In questo momento abbiamo una bellissima mostra in Sicilia, sei sculture monumentali esposte sulla
Thsuki No Hikari British Museum - Londra
L’esterno dell’Atelier Mitoraj
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“Luci di Nara”, 2014, travertino in mostra a Piazza Armerina, Enna
scalinata della cattedrale di S. Nicolò a Noto, entrano in sinergia con il barocco siciliano ottenendo un risultato suggestivo. Durante questa primavera, in pieno lockdown, in accordo con le diverse amministrazioni pubbliche, abbiamo deciso di ampliare la mostra coinvolgendo il territorio di Piazza Armerina, ma soprattutto il sito Unesco di Villa Romana del Casale, rendendola una mostra diffusa, unita nel tema dell’abbraccio. Proprio con Igor visitai per la prima volta Villa Romana del Casale. Un sito bellissimo vista la qualità e la quantità di mosaici in marmo che custodisce. Tra le varie tecniche artistiche usate da Mitoraj c’è stato anche il mosaico. Per questa mostra il filo
conduttore che mi ha guidato nella scelta delle opere da esporre è stato l’accostamento dei materiali. E per questo ho prediletto opere in travertino, oltre ad un bellissimo mosaico del Maestro. L’abbraccio di Mitoraj alla Sicilia, considerando anche la mostra che fu fatta ad Agrigento nel 2011 nella Valle dei Templi, è sempre più forte. Tornando ai progetti difficili da realizzare, siamo riusciti ad inaugurare a più di un anno di ritardo, una mostra in Olanda, a Scheveningen nel Museo Beelden aan Zee, con trenta opere tra bronzi, marmi ed anche modelli in gesso. Se la domanda fa riferimento anche alle difficoltà di realizzare esposizioni, direi che, anche se con molta più fatica, le cose si possono fare lo stesso. Ci dovremmo tutti adeguare per trovare le giuste soluzioni ed andare avanti. V.C.: Qualche anno fa, nel 2016, è stata realizzata una mostra a Pompei, coronando il grande sogno di Mitoraj. Uno dei suoi capolavori ha trovato lì la sua casa, ne sarebbe stato sicuramente entusiasta... L.P.: Esatto, la mostra a Pompei ha coronato il suo sogno. Un progetto iniziato molti anni fa, se non erro nel 2010, bloccato poi a causa di vari crolli nel sito. Il progetto riprese forma qualche anno dopo grazie all’incontro del Ministro Franceschini col Maestro, nel suo studio. Una vista della mostra a Noto, Siracusa
Purtroppo la salute del Maestro negli anni a seguire peggiorò molto, ma non il suo desiderio. L’ultimo nostro incontro fu in un ospedale di Parigi dove lui era ricoverato. Sapendo che il giorno dopo sarei ripartito per rientrare a Pietrasanta mi disse: “Luca, mi raccomando quando torni in studio rimetti mano alla mostra di Pompei”. Gli risposi scherzando: “Certamente Igor, piuttosto te guarda di tornare presto perché Pompei sarà molto faticosa”. Oggi ho capito che lui era consapevole che quella mostra non l’avrebbe mai vista. Dopo la sua morte, ebbi modo di rivedere il Ministro. Mi disse che c’era il volere da parte sua di portare avanti il progetto, e che sarebbe stato bello realizzare il suo sogno. Mi mise in contatto con l’allora Direttore del Parco Archeologico di Pompei, Prof. Massimo Osanna, e da lì iniziò una lunga e faticosa organizzazione, data la particolarità del sito. Trovare la giusta collocazione a tutte le opere non fu cosa semplice, ma il risultato finale fu apprezzato da tutti. Inoltre, all’inaugurazione, abbiamo avuto l’onore della presenza del Presidente della Repubblica Italiana e qualche mese dopo la visita del Presidente della Repubblica di Polonia. Alla fine della mostra si decise di lasciare un segno in ricordo di un evento così unico. Jean Paul Sabatiè e l’Atelier Mitoraj, con il supporto della Galleria Contini, decisero di donare una scultura al sito Archeologico di Pompei. In accordo con il Direttore e con il Patrocinio del MIBACT, l’opera “Dedalo” fu posizionata al Tempio di Venere, esattamente dove l’avevo posizionata per la mostra. In realtà ad oggi le opere esposte a Pompei sono due: oltre al “Dedalo” c’è ancora il “Centauro” (l’opera in copertina). Infatti, durante il nostro primo sopralluogo, vedendo il podio sul lato meridionale
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del foro, il Maestro notò la predisposizione di questo luogo a poter accogliere il Centauro. A differenza del primo progetto, ci fu permesso di portare le sculture all’interno del sito e quindi, in accordo con il Direttore, decidemmo la fattibilità di questa collocazione. Durante il disallestimento della mostra, mi arrivò un messaggio da parte del Direttore Osanna che mi chiedeva se fosse possibile lasciare il “Centauro” ancora un altro anno nel parco. Apprezzai molto il gesto e, ad oggi, l’opera si trova ancora lì. Mi sento di dire che la richiesta che Igor mi fece in quel triste ospedale l’ho rispettata con onore. Non poteva essere diversamente. V.C.: È in corso la realizzazione del Museo dedicato a Igor Mitoraj, purtroppo la pandemia ne ha rallentato la realizzazione, come vanno ora i lavori? L.P.: Il Museo Mitoraj è una bella iniziativa, una bella opportunità per la città ed un bel riconoscimento ad un artista di livello mondiale. Trovo giusto che venga realizzato a Pietrasanta. Infatti, Mitoraj e questa città, unendosi hanno amplificato la loro fama. Inoltre Mitoraj una volta arrivato a Pietrasanta, vi si è stabilito definitivamente, ha creato la sua casa, il suo primo studio e l’attuale Atelier Mitoraj, fino a decidere di farsi seppellire qui. La pandemia non ha certo agevolato la realizzazione del Museo, ma gli anni di ritardo sono ormai più di tre, quindi i problemi sono stati sicuramente anche altri… Spero di vederlo realizzato presto e soprattutto che sia ben gestito, considerando che l’intera collezione è già stata donata allo stato altrimenti, visto il suo potenziale, sarebbe un peccato ed un eventuale danno all’immagine. V.C.: Quali sono i prossimi progetti che l’Atelier Mitoraj ha nel prossimo futuro? L.P.: Di progetti volendo ce ne sareb-
bero abbastanza. Dobbiamo realizzare la mostra preventivata ed in parte pianificata a Valencia, rimandata da due anni per i disagi che questa pandemia ha creato. La mostra verrà allestita nella Ciutat de les Arts i les Ciències, il quartiere futuristico progettato dall’architetto Calatrava. Sarà un’esposizione suggestiva, alcune opere verranno esposte nell’acqua, con basamenti studiati appositamente per far sembrare che le sculture galleggino. Esporre le sculture nell’acqua era un desiderio del Maestro, e noi tutti speriamo il prossimo anno di riuscire a realizzarlo. Rimane poi la speranza di vedere realizzato il Museo Mitoraj, e per qualche anno direi che siamo sistemati. Idee e sogni ci sono, vediamo cosa ci dirà il tempo… V.C.: Grazie mille Luca, per il tuo tempo e per le tue parole molto interessanti ed emozionanti. Ti ringrazio anche per averci accolto in un luogo così carico di “passione” e per averci raccontato del Maestro e della sua immensa eredità artistica, è stato un vero piacere. s
“Icaro”, Valle dei Templi - Agrigento. © Ph. Mario Ciampi
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INFO www.igormitoraj.com igor_mitoraj_atelier
Sopra: “Centauro”, parco archeologico di Pompei © Ph. Gianluca Calicchio Sotto: il Maestro Igor Mitoraj
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Gianluca Calicchio Finestre sul cielo di un altro mondo di
Daniela Malabaila
I Mattiacci a Firenze – Belvedere © Ph. Gianluca Calicchio
l “Centauro”, l’opera in copertina su questo numero di BIANCOSCURO, è uno scatto di Gianluca Calicchio, geniale fotografo campano. Con il cielo sempre protagonista della sua inquadratura, è riuscito a catturare e restituire tutta l’intelligenza umana e la potenza animale racchiuse nell’opera del Maestro Mitoraj. Calicchio nasce in un ambiente dedito all’arte, nelle sue fotografie sono assolutamente chiare le influenze del padre architetto e della madre docente di Disegno e Storia dell’Arte; possiamo infatti notare quanto gli elementi architettonici siano sempre presenti nello scatto, o ne compongano una cornice inconsapevole, così come possiamo comprendere che non si
tratti di semplici istantanee, ma vere e proprie opere d’arte che superano il limite della tecnica. Trova fin dall’infanzia il medium preferito per rendere al mondo quello che vedono i suoi occhi, e si appassiona profondamente di fotografia iniziando le sue sperimentazioni con la più classica delle Polaroid, sostituita poi con una digitale. La sua formazione avviene presso l’Accademia di Cinema e Televisione “Griffith” di Roma, dove frequenta il corso di Fotografia ed in cui si diploma col massimo dei voti. Si perfeziona ulteriormente sul campo, collaborando con molti professionisti del cinema, tra i quali citiamo Giuseppe Pinori, Direttore della Fotografia in film di registi come Pier Paolo Pasoli-
Parco archeologico di Pompei © Ph. Gianluca Calicchio
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Parco archeologico di Pompei © Ph. Gianluca Calicchio
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... Il passato ed il presente sono messi a confronto, in una sorta di dialettica estetica. Nell’immagine, la profonda natura delle cose emerge in maniera chiara e sensibile. Le opere sembrano tele di un pittore, in cui l’artista-fotografo innesta la magia dei colori e l’equilibrio dei volumi in un’armonia rara ed irripetibile, in cui l’archeologia di Pompei si fonde con la nuova visione dell’arte di Mitoraj. Di questa condizione e atmosfera culturale l’artista coglie gli aspetti più esaltanti e coinvolgenti.
”
Prof. Luigi Meccariello ni e Nanni Moretti. Dopo alcune esperienze di lavoro nel cinema, ha deciso di dedicarsi esclusivamente alla fotografia ricercando nuove modalità espressive in grado di produrre immagini di grande impatto. Si avvicina così a vari temi, dalla natura ai paesaggi, dai ritratti alle opere d’arte. Diverse le esperienze espositive ed i riconoscimenti ricevuti, ricordiamo nel 2018 la partecipazione alla mostra collettiva “Sinergie” presso la “Rocca dei Rettori”, in provincia di Benevento e nello stesso periodo la partecipazione al “Premio Arte”, venendo selezionato tra i semifinalisti con l’opera “Mitoraj a Pompei - Tinda-
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ro”, fotografia pubblicata poi sul numero di settembre di Arte - Cairo Editore. Nel 2019 ha realizzato la sua prima personale nella Fiera “ArteBari”, ricevendo numerosi consensi, culminati nella vincita del “Premio Banca Mediolanum” per l’opera “Mattiacci a Firenze - Belvedere”. Ha partecipato alla “XII Florence Biennale” ed è risultato tra i vincitori del “Biancoscuro Art Contest 2019”, per il quale è stato premiato a Monte-Carlo, nel Principato di Monaco. Le sue fotografie non sono mai banali, rispecchiano l’animo appassionato e attento di Giuseppe Calicchio, contemporaneo cacciatore di luci e sensazioni da fermare nel tempo. s l
Saetta e Sole © Ph. Gianluca Calicchio
Portale celeste © Ph. Gianluca Calicchio
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Pino Nania Architettura, pittura e scultura: discipline diverse che nella Storia dell’Arte spesso si sono intersecate
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ella contemporaneità, esempio felice tra gli altri di questo incrocio di creatività, saperi, tradizioni e sperimentazioni è di certo l’opera dell’artista di origini reggine Pino Nania: nel pieno della sua maturità e dopo un intenso percorso che lo ha portato a cimentarsi con ciascuna delle arti sopra descritte, Nania giunge ora al compimento di una originale ricerca, l’autore ama sintetizzarla come “Quinta dimensione” e considera questa fase sintesi e superamento della grandissima esperienza della sua vita
d’artista, lanciandosi così verso nuovi traguardi dei quali, vista la consistenza e insieme la leggerezza delle opere ora realizzate, s’intravede un orizzonte ricco di fascino e di stimoli. Sfaccettate e innovative sono le qualità della strada intrapresa da Pino Nania: s’impone all’attenzione innanzitutto una profonda consapevolezza del contrasto tra pieni e vuoti, che nella corporeità di dimensioni importanti porta chi guarda a scoprire immagini sorprendenti, spesso di intenso simbolismo: immagini però che vanno cercate osser-
vando con pazienza le linee, frutto del gesto dell’artista, ma insieme lasciandosi sedurre da una concretezza allusa, ma non esplicita, che suggerisce infiniti rimandi alla storia stessa della creatività di Nania. Si rivelano all’osservatore le suggestioni di una grecità ancestrale, uno sguardo meditativo e al contempo attento all’oggi; e poi la solidissima padronanza dei materiali (diversi dei quali del tutto inusitati, alcuni tratti addirittura dalla laboriosità dell’artigianato e dell’industria a noi contemporanei). A tratti Nania ci accompagna portandoci per mano in questo universo che lui solo conosce, ma che egli stesso sta sondando in vista di non sappiamo quali evoluzioni. Altrove l’artista crea una struttura colorata e architettonicamente singolare nella quale però ci lascia liberi di esplorare tutte le valenze possibili della sua proposta. Essenziale e ricca allo stesso momento, classica e avveniristica contemporaneamente, ecco che la produzione più recente di Pino Nania comincia dunque a svelarci la “quinta dimensione”: è la relazione tra noi e l’opera che ci sta di fronte, spesso dotata di un movimento suo autonomo. Così scopriamo forme e suggerimenti non appariscenti a un primo sguardo, scorgiamo ventagli di possibilità espressive che non avevamo previsto, ci si aprono panorami interiori inediti ed emozionanti. E lui, Pino Nania, modernissimo testimone di un plurimillennario atteggiamento creativo che è prerogativa del mondo mediterraneo in particolare, ci sorprende perché ci fa conoscere aspetti a noi ignoti, ma intimamente legati alla nostra natura umana. Michele Casini Studio su quinta dimensione “PERCEZIONE 2” 2020, alluminio smaltato, 64x60x9 cm. Dietro l’opera: “OMAGGIO A LEONARDO” 2019, plexiglass e alluminio, 85x64x16 cm.
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Rita Bertrecchi Talento, ricerca e passione nelle sue opere
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eggere, eteree, delicate, ma al contempo cariche di significati importanti. Così si presentano sin da subito le opere di Rita Bertrecchi, artista originaria di Varese che vive e lavora a Gallarate. Da sempre appassionata di disegno e dotata di un grande talento, si è formata artisticamente frequentando un corso di Arti Applicate, allieva del Prof. Uberto Vedani e dell’Arch. Gianluigi Bisagni, ha seguito anche il corso di Moda, Arte e Design alla Marangoni di Milano, studi questi che l’hanno portata verso importanti collaborazioni con diverse case di moda come figurinista e disegnatrice per tessuti. Gli inizi degli anni ‘90 la vedono sperimentare con tecniche miste e polima-
teriche, la sua è una costante ricerca stilistica e formale. Proprio qui possiamo notare come la sua sperimentazione con le materie sia ancora in evoluzione. Nelle due opere “Svelato” e “Ti vorrei regalare il Paradiso...”, c’è una gestione del supporto e della materia prima che evidenzia non solo il talento artistico, ma anche quello tecnico. Come due stucchi che si sollevano, opere di altri tempi che rivelano le emozioni dell’artista e le trasmettono a noi osservatori. La capacità di lavorare in sottrazione non è scontata, è sintomo di studio e della consapevolezza acquisita lungo la sua lunga carriera: Bertrecchi riesce a trasmettere un messaggio così importante (come nel caso di “Ti vorrei regalare il Paradiso...”) con pochi segni,
Sopra: Svelato 2018, polimaterico su tela, 100x80 cm. A sinistra: Ti vorrei regalare il Paradiso... 2019, polimaterico su tela, 50x50 cm.
un monocromo appena sporcato, gesti precisi e leggeri, nonostante la grevità ed il carico emozionale che portano sulla tela. L’artista vanta numerose mostre personali e collettive, tanti i riconoscimenti ed i successi importanti, inoltre è socia-artista della società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente, Museo della Permanente di Milano ed è catalogata presso la Biblioteca Specialistica e Archivio Storico del MAGA, dove è possibile documentarsi sulla sua attività in continua ascesa. Daniela Malabaila INFO ritabertrecchi@libero.it www.ritabertrecchi.weebly.com
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biancoscuro
Annunziata Martiradonna Energia spirituale su tela
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uando, osservando un dipinto, notiamo che la composizione sembra per la maggior parte costituita da energia, emozioni e sentimenti, ci troviamo davanti ad un’opera d’arte completa. Le opere di Annunziata Martiradonna, artista nata a Altamura che attualmente vive e lavora a Matera (città in cui si trova anche il suo Studio d’arte), ci travolgono con un carico emotivo davvero importante. L’energia che scaturisce dalle sue opere è tanto intima quanto forte, come possiamo facilmente comprendere osservando, ad esempio, “In awe...” o “Sclerosi multipla”. Il linguaggio usato è quello figurativo, ma la vera essenza dei suoi dipinti è data dal sentimento che viene espresso:
la disperazione, la soggezione, la paura, il disagio, l’incognita del futuro. A Martiradonna bastano pochi segni e qualche colpo di luce a rendere queste emozioni così palpabili. Non conosciamo la storia della donna protagonista della scena, ma vediamo il suo turbamento, riusciamo a sentire sulla pelle il brivido dell’energia che emana. Che siano rappresentate vicende personali o molto vicine a lei, momenti di vita che l’hanno ispirata e che la accompagnano nel suo personale percorso artistico, i messaggi che vuole mandare attraverso l’arte, parlano di una forza e di una tenacia tutta femminile, quella necessaria per “ribellarsi” alle consuetudini In alto: In awe... 2017, acrilico su tela, 60x80 cm. A sinistra: Sclerosi multipla 2019, olio su tela, 150x90 cm. Sotto: I have a dream 2021, acrilico su tela, 100x90 cm.
sociali e probabilmente anche ad una vita preimpostata e decisa da altri: le ragazze di “I have a dream” urlano con tutta la loro forza. La giusta tavolozza rende ancora più vivide le emozioni delle protagoniste delle opere di Martiradonna, un’artista talentuosa e forte, proprio come le donne che dipinge. Daniela Malabaila INFO martinunzia@hotmail.it Annunziata Martiradonna Artista annunziata_martiradonna
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GIUSEPPE PORTELLA
“Vivace” Ciclo i festosi - 2021 - resine su tavola - 30x30 cm.
giuseppe.portella
giuseppe.portella.96
www.newartpromotion.it/giuseppe-portella
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Le Signore dell’Arte a Milano Prorogata la mostra a Palazzo Reale di Lucia Garnero
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nteressante la proroga della mostra “Le Signore dell’Arte. Storie di donne tra ‘500 e ‘600”, evento realizzato da Palazzo Reale e Arthemisia con il sostegno di Fondazione Bracco, che sarà fruibile dal grande pubblico ancora fino al 22 agosto 2021. Sotto la curatela di Anna Maria Bava, Gioia Mori e Alain Tapié, le opere proposte sono oltre 150 e sono realizzate da 34 artiste, a testimonianza di un’intensa vitalità
tutta al femminile, in un singolare racconto di appassionanti storie di donne già “moderne”. Figlie, mogli, sorelle di pittori, o a volte donne di religione: la mostra presenta, non solo, la strepitosa abilità compositiva di queste pittrici, ma, attraverso il racconto delle loro storie personali, guarda al ruolo da loro rivestito nella società del tempo, al successo raggiunto da alcune presso le grandi corti internazionali, alla loro capacità di sapersi relazionare, distin-
guere e affermare, trasformandosi in vere e proprie imprenditrici, e di sapersi confrontare con i loro ideali e diversi stili di vita. Queste pittrici sfidano l’universo dell’arte, riuscendo ad apportare modi audaci ed inediti guizzi inventivi. Tra queste, Artemisia Gentileschi, figlia di Orazio, divenuta un’icona dell’attività artistica di quegli anni; artista e imprenditrice, la sua arte rivaleggia con quella degli stessi pittori uomini dell’epoca. Un esempio di lotta con-
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LE SIGNORE DELL’ARTE. Storie di donne tra ’500 e ’600 Palazzo Reale, Milano March 02 - August 22, 2021
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he show ‘Le Signore dell’Arte. Storie di donne tra ’500 e ’600’ (The Ladies of Art. Stories of women between the 16th and 17th century), rediscovers the art and the extraordinary lives of 34 different women artists through over 130 works. Testimonies of intense, lively all-female creativity, in a unique exhibition that tells the inspiring stories of women who were already “modern”. They include celebrated artists, others less familiar to the general public, and new discoveries, like the Roman noblewoman Claudia del Bufalo, who is making her debut in this story of female art. There are works on show for the first time, such as the Madonna dell’Itria Altarpiece by Sofonisba Anguissola, executed in Paternò, Sicily, in 1578, which has never left the island before; the Immaculate Madonna and St Francesco Borgia altarpiece of 1663 by Rosalia Novelli, the only work attributed with certainty to the artist, which is leaving the church of Gesù di Casa Professa in Palermo for the first time, and the Mystic Marriage of St Catherine of 1576, by Lucrezia Quistelli, from the parish church of Silvano Pietra in the province of Pavia. The works selected for the exhibition, under the curatorship of Anna Maria Bava, Gioia Mori and Alain Tapié, come from no less than 67 different lenders, including many Italian museums, namely the Gallerie degli Uffizi, Museo di Capodimonte, Pinacoteca di Brera, Castello Sforzesco,
A sinistra: Sofonisba Anguissola Partita a scacchi 1555, olio su tela, 70x94 cm. Poznań, Fondazione Raczyński presso Narodowe Museum di Poznań The Raczyński Foundation at the National Museum in Poznań A destra in alto: Ginevra Cantofoli Giovane donna in vesti orientali 1650 circa, olio su tela, 65x50 cm. Padova, Museo d’arte Medioevale e moderna, legato del Conte Leonardo Emo Capodilista, 1864 Su gentile concessione del Comune di Padova Assessorato alla Cultura
Galleria Nazionale dell’Umbria, Galleria Borghese, Musei Reali in Turin, the Pinacoteca Nazionale in Bologna, and international institutions such as the Musée des Beaux Arts in Marseille and Muzeum Narodowe in Poznan, Poland. The Ladies of Art exhibition explores, in 5 sections, the extraordinary talents of women artists who were the daughters, wives and sisters of painters, and sometimes even nuns… It also tells their personal stories and considers the role they played in the society of their day; the success some of them achieved at the great international courts; their ability to relate to others, to stand out and to establish themselves, sometimes becoming actual businesswomen; and their knowing how to manage their ideals and diverse lifestyles. Some are famous, but the show also spotlights a group of young female talents who, though their stories and career paths differed, show that the role acquired by women during the 16th and 17th century was not limited to exceptional cases, but constituted a phenomenon that embraced the whole of Italy. Main Sponsor of the exhibition, Fondazione Bracco has always kept abreast of new developments in the world of art and science, showing a special interest in the feminine universe. The Fondazione has enthusiastically committed to this project, which is part of the programme I Talenti delle donne devised by the Milan City Council, of which Fondal zione Bracco is the Main Partner. s
tro l’autorità e il potere paterno e contro il confinamento riservato alle donne. La mostra consente di portare alla luce e porre in evidenza un gran numero di giovani donne dotate di straordinario talento artistico che, seppur con storie e percorsi differenti, fanno comprendere come il ruolo delle donne acquisito nel corso del XVI e XVII secolo non sia legato solamente a singoli episodi sporadici, ma è un fenomeno che investe, con caratteristiche diverse, l tutta l’Italia. s
LE SIGNORE DELL’ARTE
Storie di donne tra ‘500 e ‘600
02 marzo - 22 agosto 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Palazzo Reale, Milano INFO T. +39 02 892 99 21 Martedì, mercoledì e da venerdì a domenica 10.00 - 19.30 Giovedì 10.00 - 22.30 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito
www.lesignoredellarte.it
A destra, due viste dell’allestimento della mostra “Le Signore dell’Arte. Storie di donne tra ‘500 e ‘600” a Palazzo Reale. Ph. Gianfranco Fortuna per Arthemisia
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Tiziano: Venere che benda Amore Il secondo appuntamento a Palazzo Te di
Rebecca Maniti
L’
opera “Venere benda Amore”, uno degli ultimi dipinti di Tiziano, è la protagonista del secondo appuntamento del programma espositivo “Venere divina. Armonia sulla terra” di Palazzo Te a Mantova, fino al 5 settembre, grazie al prestito dalla Galleria Borghese di Roma. Il Direttore di Fondazione Palazzo Te, Stefano Baia Curioni, commenta: “Grazie alla generosità della Galleria Borghese questo prezioso quadro si mostra a Mantova e a Palazzo Te: un altro nuovo, intenso augurio di ripartenza per la città, un’altra occasione per ritrovarci insieme nel museo.” Il dipinto era famoso già nel Seicento, infatti era oggetto di studio da parte di pittori come Antoon Van
Dyck, ma anche di storici dell’arte e studiosi che ne hanno interpretato il soggetto: Hans Tietze ha proposto che Venere stia punendo Amore per essersi innamorato di Psiche, mentre Erwin Panofsky formula un’interpretazione neoplatonica identificando nei due cupidi Eros e Anteros, cioè l’amore passionale e l’amore divino. Qualunque sia l’interpretazione giusta, di sicuro il momento raffigurato è speciale: Venere sta bendando un cupido mentre viene distolta da un altro giovinetto alato che le si poggia su una spalla con sguardo pensieroso, forse preoccupato per le persone che saranno trafitte dalle frecce scoccate da Amore cieco? Interessante sapere che Ars Mensurae
ha condotto indagini diagnostiche sul dipinto e si è scoperta l’esistenza di un altro dipinto sotto quello in luce, in cui una figura femminile sorregge un oggetto, oltre ai noti trasferimenti di disegni preparatori tipici della bottega di Tiziano. La figura femminile nascosta, forse affidata a uno dei collaboratori, è stata poi coperta dal maestro perché non funzionale al significato allegorico del dipinto. La mostra è curata da Claudia Cieri Via e Maria Giovanna Sarti e si avvale di un comitato scientifico composto da Stefano Baia Curioni, Francesca Cappelletti, Claudia Cieri Via e Stefano L’Occaso e della collaborazione con la Galleria Borghese l di Roma. s
VENERE DIVINA Tiziano. Venere che benda Amore
22 giugno – 05 settembre 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Museo di Palazzo Te, Mantova INFO T. +39 0376 323266 biglietteriamusei@comune.mantova.gov.it Lunedì 13.00 - 19.30 Da martedì a domenica 9.00 - 19.30 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito
www.centropalazzote.it
Tiziano - Venere benda Amore. 1560-1565?, olio su tela, 118x185 cm. Roma, Galleria Borghese
NADA Graffigna nadaart@gmail.com nadagraffignaartista NadaGraffignaNadaart www.nadaart.jimbo.com Terra Mater - 2021, acrilico e pigmenti naturali su tela, 50x50 cm.
PAOLA ESPOSITO
“Second Life # Virtual Obsession” - 2019 - terracotta e plexiglass - 80x35 h.180 cm.
p.expo_art
p.expo.art
biancoscuro
Giovanni da Udine L’arte e la scoperta della bellezza di Mario
Gambatesa
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affaello lo volle al suo fianco nella Loggia di Psiche alla Farnesina e nell’impresa delle Logge vaticane. Michelangelo lo teneva in alto conto, Clemente VII si affidò a lui per delicati interventi di restauro e decorazione sia a Roma che a Firenze. Giovanni Ricamatore, o meglio conosciuto come Giovanni da Udine “Furlano”, come si firmò all’interno della Domus Aurea, riuniva in sé l’arte della pittura, del disegno, dell’architettura, dello stucco e del restauro. Al Castello di Udine sarà visitabile la mostra “Giovanni da
Udine tra Raffaello e Michelangelo (1487 – 1561)” a cura di Liliana Cargnelutti e Caterina Furlan, affiancate da un autorevole comitato scientifico. Per la prima volta, in questa mostra viene riunito un cospicuo numero di raffinati disegni provenienti da diversi musei europei e da una collezione privata americana, che confermano la sua proverbiale abilità nella rappresentazione del mondo animalistico-vegetale e soprattutto di uccelli. Sarà proprio salendo la meravigliosa e monumentale scalinata a doppia rampa progetta da Giovanni, stavolta in veste d’ar-
chitetto, che il pubblico potrà accedere alla magnifica Sala del Parlamento che dal 12 giugno al 12 settembre 2021 accoglie la prima retrospettiva che mai sia stata a lui dedicata. Ciascuno degli ambiti della poliedrica attività di Giovanni da Udine è indagato in mostra attraverso stucchi, incisioni, documenti, lettere, libri e altri materiali. Inoltre le spettacolari sezioni dedicate alle stampe e ai disegni di architettura consentono di visualizzare i principali luoghi e ambienti in cui l’artista ha operato: dalla Farnesina alle Logge vaticane, da Villa Madama alla Sacrestia nuova di San Lorenzo a Firenze. Nel 1514 Giovanni entrò a Roma nella bottega di Raffaello di cui è considerato uno dei più brillanti allievi e collaboratori. Nel tempo, si specializzò in particolare nelle decorazioni a stucco ed in quelle “a grottesca”, in voga nel primo Cinquecento. Si trattava di uno stile che riprendeva le antiche decorazioni romane, in particolare quelle che gli artisti rinascimentali potevano ammirare Giovanni Volpato Views of Villa Madama, Portico, Kupferstichkabinett. Coburg, Kunstsammlungen der Veste, Kupferstichkabinett
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calandosi nelle stanza sotterranee della Domus Aurea. Vasari, che lo conobbe personalmente, ormai anziano, gli riconosce una particolare maestria nella raffigurazione di elementi naturali, sia vegetali che animali, e di elementi inanimati come: “... Drappi, vasi, instrumenti, casamenti paesi e verdure...”. In particolare ricorda il suo taccuino in cui raffigurava dal vero le varie specie di uccelli con un interesse naturalistico che precorre i tempi. La sua passione per la raffigurazione dal vivo ne fanno un precursore del genere della
“natura morta” per il suo atteggiamento analitico, acutamente descrittivo e quasi scientifico. L’arte di Giovanni da Udine viaggia su dei binari unici, la sua ricerca e la sua curiosità in ciò
che lo circonda l’ha condotto verso la scoperta di una nuova bellezza, verso una strada ricca e affascinante aggiungendo un grande baglio culturale sulla stral da della pittura. s
Giovanni da Udine Pappagallo con collare e altri schizzi Stoccolma, Nationalmusem
ZVAN DA VDENE FVRLANO
Giovanni da Udine tra Raffaello e Michelangelo
12 giugno - 12 settembre 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Castello di Udine- Galleria di arte antica, Udine INFO T. +39 0432 1272591 Da martedì a domenica 10.00 - 18.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito
www.civicimuseiudine.it
ROSANNA C A R L I N I rcsinclair68@yahoo.it
SCACCO MATTO 2021, olio su tela, 24x30 cm.
cr_rosannacarlini
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Mario Puccini Scoperta una importante collezione di dipinti di Flavio
Ennante
L
a nuova mostra del Museo della Città di Livorno è dedicata a Mario Puccini, l’artista definito da Emilio Cecchi nei primi del 1900 il “Van Gogh involontario”, definizione che dà anche il nome alla rassegna, visitabile sino al 19 settembre di quest’anno. Tutto nasce dalla riscoperta di una importante collezione di dipinti di Puccini, di cui si vuole celebrare il valore storico artistico, ponendo al contempo una riflessione su opere mai presentate prima o raramente esposte in passato. Con la curatela di Nadia Marchioni ed il supporto del Comitato scientifico formato da Vincenzo Farinella, Gianni Schiavon e Carlo Sisi, l’esposizione della collezione “riscoperta” permette di seguire lo sviluppo della carriera artistica di Puccini dal suo esordio fino alla maturità dell’istintivo colorista. L’avvento del colore arrivò dopo il ricovero per malattia mentale, altro punto che suggerisce ancora di più un legame fra la pittura di Puccini e quella di Van Gogh. Dalle parole della curatrice Marchioni, capiamo di più sul percorso dell’artista toscano:“Il suo aggiornamento in senso europeo era probabilmente già avviato
nel 1910, grazie al confronto diretto con i dipinti di Van Gogh, Cézanne, Gauguin osservati, fra gli altri, alla celebre Prima Mostra fiorentina dell’Impres-
M. Puccini - Il fienaiolo olio su tela, 45x61cm., collezione privata Nella pagina a destra: M. Puccini - Il ponte alla sassaia olio su tavola, 34x41 cm., collezione privata Sotto: M. Puccini Oliveto con contadinella e bufali 34x66 cm., Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma
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sionismo e stimolato dagli esempi degli amici Alfredo Müller e Plinio Nomellini, come lui già seguaci di Fattori. Da questo momento la carriera artistica di Puccini fiorì grazie a raffinati collezionisti che commissionarono e acquistarono le sue opere.” Lungo il percorso espositivo, troviamo oltre cento opere divise in otto sezioni, con un continuo dialo-
go tra i capolavori della collezione ed una serie di altri selezionatissimi dipinti provenienti da diverse raccolte e da prestigiose istituzioni museali. Molto importanti questi prestiti, proprio per illustrare al pubblico il percorso dell’artista nella sua completezza, per conoscere o riscoprire l’enigmatica figura di l un affascinante artista, “senza storia”. s
MARIO PUCCINI
“Van Gogh involontario”
02 luglio - 19 settembre 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Museo della Città, Livorno INFO T. +39 0586 824551 info@fondazionelivorno.it Martedì, mercoledì e giovedì 10.00 - 20.00 Venerdì, sabato e domenica 10.00 - 22.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito
www.fondazionelivorno.it
MARIA STEFANIA FUSO mariastefaniafuso@hotmail.com
Fuso Maria Stefania Pittrice
GRAFFITI IN BLU - 2020, tecnica mista su tela, 155x95 cm.
Umberto Pettene “UpArt”
“Il Barcone Di Ulisse” - 2021 - tecnica mista, legno, metalli e materiali vari, colori acrilici - 70x100x8 cm.
“La Locomotiva” - 2021 - tecnica mista, legno, metalli e materiali vari, colori acrilici - 62x100x8 cm.
umberto_pettene_upart
Umberto Pettene UpArt
umbertopettene@libero.it
biancoscuro
Arturo Martini e Firenze Museo Novecento accoglie lo scultore trevigiano di
Ettore Tiretto
M
useo Novecento di Firenze, ospita la mostra “SOLO. Arturo Martini e Firenze”, a cura di Lucia Mannini con Eva Francioli e Stefania Rispoli, aperta al pubblico fino al 14 novembre 2021. La mostra è frutto di una collaborazione tra Museo Novecento ed il Dipartimento SAGAS dell’Università degli Studi di Firenze, grazie al progetto “Dall’Aula al Museo”, avviato nello scorso 2019 con il prof. Giorgio Bacci, Margherita Scheggi e Valentina Torrigiani (studentesse del corso magistrale di Storia dell’arte contemporanea) hanno lavorato insieme a Lucia Mannini ed
allo staff curatoriale del Museo all’organizzazione dell’esposizione. Questo progetto è molto importante per avvicinare il settore della ricerca accademica a quello della formazione museale e della divulgazione al grande pubblico, ed offre allo stesso tempo un’occasione unica di approfondimento dei grandi maestri del Novecento italiano e di valorizzazione del nostro patrimonio. La carriera di Martini a Firenze è
stata decisamente attiva ed intensa, molte le importanti esposizioni e gli inserimenti in diverse collezioni, già nel 1922 è stato tra i protagonisti della “Fiorentina Primaverile”, l’esposizione di arte italiana contemporanea. La rassegna racconta gli aspetti peculiari e meno noti della vita e del lavoro dell’artista, oltre a far comprendere quanto il collezionismo privato sia importante per non l perdere importanti capolavori. s
Arturo-Martini - Risveglio 1939-1940, olio su cartone Collezioni Alberto Della Ragione
SOLO
Arturo Martini e Firenze
15 luglio – 14 novembre 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Museo Novecento, Firenze INFO T. +39 0552 768224 info@musefirenze.it Lunedì, martedì, mercoledì 11.00 - 21.00 Venerdì, sabato e domenica 11.00 - 21.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito
www.museonovecento.it
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La Collezione Rota alla Fondazione Ragghianti Dalle sorgenti della civiltà per il quarantennale di Daniela Malabaila
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a mostra “Pianeta città. Arti cinema musica design nella Collezione Rota 1900-2021” è l’evento perfetto per festeggiare il quarantennale dalla istituzione del Centro Studi Licia e Carlo Ludovico Ragghianti, trasformatosi tre anni dopo in Fondazione. L’esposizione ruota intorno al tema della città e della trasmissione della conoscenza, attraverso i preziosi pezzi della Collezione Rota, individuata proprio per la sua composizione, così come ci racconta Paolo Bolpagni, Direttore della Fondazione Ragghianti: “La collezione di Italo Rota si è rivelata una miniera cui attingere per creare percorsi di senso che partono dalle radici della contemporaneità, ossia negli anni iniziali del XX secolo. Ne è nata una mostra multidisciplinare, caleidoscopica, scaturita dall’incontro e dal dialogo tra competenze differenti, che unisce svariati saperi e consente esplorazioni affascinanti e scoperte.” Il concept della mostra è stato ideato da Paolo Bolpagni con Aldo Colonetti, filosofo e studioso di architettura e design, con Italo Rota e con un comitato scientifico nel quale sono rappresentate le differenti discipline coinvolte: la storia dell’arte, il cinema, la geografia eco-
Le Corbusier Mise au point 1966 volume a stampa,13x13 cm. Milano, Collezione Italo Rota
nomica, l’architettura, l’urbanistica. In mostra circa seicento pezzi, dai libri alle opere d’arte, dai manifesti al cinema, dalle copertine dei dischi ai prodotti di design, dalle riviste ai fumetti, suddivisi in dieci sezioni: “Primo ’900: l’alba della contemporaneità”; “L’utopia delle avanguardie e la città nuova”; “L’orrore del nazismo”; “Maestri dell’architettu-
ra”; “Visioni fantascientifiche”; “Berlino est: l’angoscia del socialismo reale”; “Gli anni del boom”; “Immaginare il futuro”; “Abitare alla scandinava” e “Nuove prospettive”. Accompagna la mostra il catalogo, edito da Edizioni Fondazione Ragghianti Studi sull’arte, che include interessanti saggi l di approfondimento. s
PIANETA CITTÀ
Arti cinema musica design nella Collezione Rota 1900-2021
09 luglio - 24 ottobre 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Fondazione Ragghianti, Lucca INFO T. +39 0583 4672056 info@fondazioneragghianti.it Da martedì a domenica agosto 16.30 - 22.30 settembre 11.00 - 19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito
Josef Hartwig Das Bauhaus Schachspiel 1923-1924, trentadue scacchi di legno, misure variabili Milano, Collezione Italo Rota
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BIANCOSCURO 50
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L’oriente di Turandot Al tempo delle favole: Puccini, Chini e Caramba di Mario
Gambatesa
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al 22 maggio scorso al prossimo 21 novembre, il Museo del Tessuto di Prato ospita la mostra “Turandot e l’oriente fantastico di Puccini, Chini e Caramba”. L’esposizione è un omaggio alla storia del
teatro lirico e dell’arte del primo ventennio del Novecento, la cui scena artistica è il frutto di un lungo e accurato lavoro di ricerca compiuto dal Museo sullo straordinario ritrovamento di un nucleo di costumi e gioielli di scena, risalenti alla prima assoluta della Turandot di Puccini e provenienti dal guardaroba privato del grande soprano pratese Iva Pacetti. Si tratta di una mostra altamente suggestiva, multidisciplinare e di ampio respiro che nasce grazie alla collaborazione di enti e istituzioni pubblici e privati italiani che hanno contribuito a questo ambizioso progetto. Sono riusciti a ricostruire le vicende che hanno portato il grande compositore toscano Giacomo Puccini a scegliere il genio scenografico di Galileo Chini per la realizzazione dell’allestimento e delle scenografie per la Turandot, andata in scena per la prima volta al Teatro alla Scala il 25 aprile 1926, diretta da Arturo Toscanini. Tutto ha avuto inizio nei primi mesi del 2018, quando al Museo venne proposto di acquisire un misterioso baule contenente materiale eterogeneo proveniente dal guardaroba del soprano pratese Iva Pacetti, misteriosamente scomparsa da decenni. Gli studi, condotti dalla conservatrice del Museo Daniela Degl’Innocenti, A sinistra: Leopoldo Metlicovitz Manifesto per la Turandot - Milano, Archivio Storico Ricordi A destra: [1] Luigi Sapelli (in arte Caramba) Costume di Turandot [atto I] Prato, Museo del Tessuto - inv. n. 18.03.37 [2] Luigi Sapelli (in arte Caramba) Costume di Turandot [atto II] Prato, Museo del Tessuto, inv. n. 18.03.38 [3] Leopoldo Metlicovitz Copertina per l’edizione di lusso della riduzione per canto e pianoforte 1926, Milano, Archivio Storico Ricordi
BIANCOSCURO 52
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Elisabetta
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hanno permesso di riconoscere in due costumi e in due gioielli di scena quelli disegnati e realizzati dal costumista del Teatro alla Scala Luigi Sapelli (in arte Caramba) per la prima assoluta dell’opera, indossati da Rosa Raisa, il primo soprano della storia a interpretare il ruolo della “Principessa di gelo”. I riscontri iconografici non lasciavano dubbi: non si trattava di generici costumi di epoca Déco, ma di quelli della prima scaligera della Turandot, dati per irrimediabilmente persi ormai da tempo. Nasce così l’idea di creare una mostra che ricostruisca le vicende che hanno portato alla progettazione di questi costumi. Il percorso espositivo della mostra, che occupa circa 1.000 metri quadri, si apre nella Sala dei Tessuti Antichi con una selezione di circa 120 oggetti della collezione Chini. Questa esposizione, rappresenta dunque un’occasione per valorizzare una delle collezioni più preziose e interessanti del Sistema Museale dell’Ateneo fiorentino. Il visitatore potrà ammirare tessuti, costumi e maschere teatrali, porcellane, strumenti musicali, sculture, armi e manufatti d’uso di produzione thailandese e cinese, immergendosi anch’esso nell’Oriente vissuto dal compositore l toscano. s
Bosisio
architetto - pittrice - scultrice
Forme emblematiche, assurgono a simbolo , narrate attraverso l’uso di materiali poveri, di scarto: carta e cartone strappati, frammenti di ferro arrugginiti dal tempo e piccole pietre trovate e raccolte
IL PORTALE 2021 - tecnica mista, 60x60 cm. “Il Portale, da varcare, per ritrovare una dimensione più vera, un equilibrio interiore e poter andare oltre…”
TURANDOT E L’ORIENTE FANTASTICO di Puccini, Chini e Caramba
22 maggio - 21 novembre 2021 (Verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Museo del Tessuto, Prato INFO T. +39 0574 611503 info@museodeltessuto.it Martedì e giovedì 10.00 - 15.00 Venerdì e sabato 10.00 - 19.00 Domenica 15.00 - 19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito
IL SIGILLO 2021 - tecnica mista, 60x60 cm. “Il Sigillo si frappone fra noi e gli altri, dietro di esso paesaggi interiori si celano agli sguardi altrui…”
www.museodeltessuto.it
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info@elisabettabosisio.it www.elisabettabosisio.it
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Giugiaro e Leonardo Affinità e differenze di pensiero di Rebecca Maniti
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na inedita rassegna mette a confronto Giorgetto Giugiaro e Leonardo da Vinci: il Castello Gamba di Châtillon-Museo d’arte moderna e contemporanea della Valle d’Aosta ospita “Giorgetto Giugiaro e l’idea di Leonardo” fino al 26 settembre. Con questa mostra si presentano due personaggi straordinari in forme inconsuete. Leonardo è il più celebre artista-scienziato di tutti i tempi e la sua opera poliedrica e interdisciplinare ha anticipato anche il design del XX secolo; Giugiaro è stato consacrato Car Designer del secolo nel 1999, ma è un artista poliedrico ed esemplare per la nostra epoca, possiamo prendere in prestito le parole di Munari che definiva il designer come Personifica fra l’altro il designer come “progettista dotato di senso estetico che lavora per la comunità”. La mostra è a cura di Alessandro Vezzosi e nasce dallo studio sulle correlazioni e le differenze tra Giugiaro e Leonardo. Mettendo in relazione i metodi ed i pensieri si sono potute indagare le corrispondenze di definizioni e di progetti di Leonardo “designer” e di Giugiaro “artista”. L’Assessore Jean-Pierre Guichardaz commenta: “Inauguriamo la ripresa dell’attività del Museo con una mostra che rappresenta un avvio forte per l’estate culturale del Gamba, grazie a due indiscusse icone nell’ambito del disegno e
Giorgetto Giugiaro - Progetto per Pasta Voiello “Marille”
della progettazione. Leonardo da Vinci e Giorgetto Giugiaro, sebbene divisi da secoli, toccano con le loro personalità artistiche vertici straordinari nella realizzazione di macchine sempre e comunque proiettate al futuro.”
Approfondire la conoscenza dell’opera e della personalità di Giugiaro consente di distinguere e comprendere meglio il senso moderno del Design come Arte e l’impressionante attualità di l Leonardo. s
A destra: Giorgetto Giugiaro Progetto per macchina da cucine Necchi Sotto: Leonardo da Vinci Meccanismo di orologio a balestra
GIORGETTO GIUGIARO E L’IDEA DI LEONARDO
23 giugno- 26 settembre 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Castello Gamba - Museo d’arte moderna e contemporanea, Châtillon INFO T. +39 0166 563252 info.castellogamba@regione.vda.it Tutti i giorni 09.00 - 19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito
www.castellogamba.vda.it
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Antonella Pecoraro NINNI
Pecoraro Antonella
antonella@artecultura.net
Ninni - “Grotta delle barche” - 2010 - tecnica mista su tela - 61x46 cm.
“È l’amore per la natura che suggerisce a Ninni i soggetti, dalle grotte, luoghi umidi e fluidi, a volte lucidi nella superficie, altre volte profondi nella corposità del colore, in un effetto materico che smarrisce il proposito di concentrare l’attenzione sul colore o sul mezzo, che era l’origine del vero materico, nel tentativo piuttosto di dare realismo alla scena, suggerire la materia stessa della natura rappresentata.” Domenico Iacaruso
EUGENIO CERRATO
“Genova per noi - Ponte Morandi, 14 agosto 2018” 2018, acrilico su tela, 100x60 cm.
“Nascita di Venere”, 2018, acrilico su tela estroflessa, conchiglie e cavatappi, 100x60 cm.
via Marconi 23 Oleggio (NO) tel. 338 92 34 647 Photo by Gasparetto
biancoscuro
Damien Hirst Da Gagosian la mostra dell’artista inglese di
Flavio Ennante
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ino al 23 ottobre sarà possibile visitare la mostra che Gagosian ha dedicato a Damien Hirst: “Forgiving and Forgetting”. Lungo il percorso espositivo troviamo sculture e nuovi dipinti dell’artista inglese. L’allestimento include opere dell’epico progetto “Treasures from the Wreck of the Unbelievable” in cui Hirst esponeva reperti scultorei recuperati da un naufragio immaginario, confondendo i tempi, le culture e le percezioni di status e valore attraverso riproduzioni di busti classici, maschere e statue degli iconici personaggi dei cartoni animati Disney incrostati di coralli come se fossero davvero stati recuperati
dal fondo dell’oceano. In “Forgiving and Forgetting” possiamo ammirare opere come “Minnie”, scolpita nel marmo rosa del Portogallo messa a confronto con la statuaria centauressa Hylonome. Contaminazioni inaspettate tra antico e moderno dunque, in un
progetto espositivo che comprende anche gli ultimi dipinti della serie “Reverence Paintings”: dinamiche macchie di colore e tocchi di foglia d’oro su tele monocromatiche. Merita una visita per continuare a scoprire l’evoluzione l del percorso artistico di Hirst. s
Damien Hirst - Minnie 2020, marmo rosa, 100.5x58x58 cm. Edizione di 3 + 2 AP © Damien Hirst e Science Ltd. Tutti i diritti riservati, DACS 2021. Ph. Lucio Ghilardi/Prudence Cuming Associates
DAMIEN HIRST
Forgiving and Forgetting 06 luglio – 23 ottobre 2021
(verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Gagosian, Roma INFO T. +39 06 4208 6498 Da lunedì a venerdì 10.30 - 19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito
www.gagosian.com
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Luigi Mapelli - MAPO
L.Mapelli “Mapo” - Ciminiere - tecnica mista, 110x90 cm.
L.Mapelli “Mapo” - Cosmo - tecnica mista, 110x90 cm.
info@artemape.com
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biancoscuro
Piero Leddi al Museo Bodini Terza mostra sulla Nuova Figurazione di
Rebecca Maniti
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l Museo Civico Floriano Bodini presenta l’arte del Maestro Piero Leddi; in una mostra intitolata “Piero Leddi. Dipingere è un rischioso inizio”, aperta al pubblico fino al 5 settembre prossimo. Questa è la terza esposizione progettata per approfondire i protagonisti della Nuova Figurazione, attraverso le opere e gli scritti. “Ricordiamo il legame tra Leddi e Bodini, che ha voluto inserirlo proprio tra i protagonisti del Monumento ai Sette di Gottinga (Hannover, 1998). Amicizia e stima che rendono ancor più sentita la mostra proposta”, racconta Lara Treppiede, Direttore del Museo. Piero Leddi, nato da una famiglia di artigiani e coltivatori nell’alessandrino, si avvicina alla pittura e a Milano, dal
1951, sperimenta i propri mezzi a contatto con gli artisti coetanei di Brera. Dopo gli esordi realizza una vasta produzione, che suscita grande l’attenzione, al punto da arrivare a collezionare circa novanta mostre personali oltre alle tante collettive. Con costante ricerca, negli anni la sua pittura si è arricchita di spunti allegorici e metaforici seguendo diversi filoni. Dopo la sua scomparsa, il lavoro di Leddi è stato al centro nel 2017 di iniziative alla Fondazione Corrente, all’Accademia di Brera, presso il Laboratorio Formentini per l’editoria della Fondazione Mondadori, e inoltre nelle mostre “Realismo critico” al Castello di Voghera e “Momenti di Nuova Figurazione in Lombardia” al
Grattacielo Pirelli. Nel 2018 le sue raccolte sono state illustrate in un incontro alla Pinacoteca Agnelli di Torino. Nel 2021 l’Archivio Leddi è stato presentato nell’ambito di una rassegna organizzata dall’Associazione Italiana Archivi d’Artista. Completa la mostra il volume a cura di Mariachiara Fugazza per la collana “Archivi di Nuova Figurazione” a cura di Sara Bodini e Luca Pietro Nicoletti, pone al centro dell’attenzione il percorso giovanile di Leddi culminato nelle personali della fine degli anni Cinquanta. La rassegna del Museo Bodini si concluderà in autunno con la mostra “Floriano Bodini e Giuseppe Guerreschi. Il l ritratto.”, da non perdere. s
Piero Leddi - Ponte della Ghisolfa 1955, tempera su carta, 49x62 cm.
PIERO LEDDI
Dipingere è un rischioso inizio
26 giugno - 05 settembre 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Museo Civico Floriano Bodini, Gemonio INFO T. +39 339 7596939 info@museobodini.it Da lunedì a venerdì su appuntamento Domenica 10.30/12.30 - 15.00/18.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito
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Alberto F
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Alberto Fornai albertofornai@gmail.com “11 Settembre 2001” 2019, acrilico su tela, 80x80 cm.
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Del Donno al Museo Diocesano “Il potere della pittura” a Nardò
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ino al 10 ottobre 2021, presso il Museo Diocesano di Nardò “Mons. Aldo Garzia”, sarà visitabile la mostra “Il potere della pittura - rappresentazione e segno di Antonio Del Donno”. La mostra è organizzata da SIA Servizi Museali srl, Solver Sud Salento srl, Container71 srl, in collaborazione con Archivio Del Donno (Presidente Alberto Molinari). Il percorso artistico di Del Donno inizia nella prima metà degli anni cinquanta con le serie di disegni a china anticipatrici della forte seduzione per il segno grafico che diventerà il leit-motiv della sua intera produzione. Sempre desideroso di sapere e di conoscere, Del Donno frequenta quotidianamente la galleria di Lucio Amelio a Napoli e presenzia assiduamente ai maggiori eventi artistici che si succedono freneticamente in quegli anni in Italia e all’estero: dalle Biennali alle Triennali, dalle Quadriennali alle fiere e alle mostre più importanti, sempre accompagnato dall’amico Mimmo Paladino con il quale condivide ogni avvenimento. Si forma direttamente all’interno dell’am-
biente artistico e vive le esperienze di un’epoca storica (quella delle avanguardie degli anni ’60 e ’70) contrassegnata da radicali cambiamenti e forti rotture. Parallelamente, comincia a produrre e ad esporre il frutto del suo lavoro con un’intensità che è, ancor oggi, a dir poco sorprendente. L’assiduità della pratica e la volontà gli hanno permesso di raggiungere una sicurezza straordinaria che non sconfina mai nel manierismo e nella ripetitività fine a sé stessa. La quotidianità del fare artistico (per lui indispensabile) è da leggere essenzialmente come gesto liberatorio e comunicatore. Osservando gli ultimi lavori si percepiscono una freschezza ed una forza mai venute meno nel corso degli anni, che rendono inimmaginabile l’effettiva età anagrafica dell’autore. Del Donno è un artista che ha sempre perseguito i suoi ideali con un convincimento che molti potrebbero invidiargli. Le mode non l’hanno soggiogato, il denaro e la fama non l’hanno divorato; dall’alto del suo “piedistallo” può permettersi di esprimere feroci critiche contro chi fa dell’arte una mera
questione di business. Assumendosi il rischio di venir confinato ai margini dell’ambiente artistico (ma così non è stato) Del Donno ha scelto la purezza di spirito e di linguaggio per comunicare il suo pensiero che va “intuìto” per mezzo della sensibilità e non “spiegato e capito”, come non si possono “spiegare e capire” il canto degli uccelli, un’alba, un tramonto. La sua filosofia ben si percepisce osservando l’intero corpus delle opere, dai “Contenitori di luce” ai “Vangeli”, dalle “Parole di fuoco” alle “Tagliole” e ai lavori più recenti, che richiamando ironicamente il mondo della pubblicità, criticano il consumismo e la superficialità che spesso ci circonda. Tutto il lavoro di Del Donno è coerente con il suo modo di essere e portatore di valori profondi: onestà intellettuale, autenticità, libertà. Si sono occupati ampiamente della sua produzione Achille Bonito Oliva, Filiberto Menna, Mirella Bentivoglio, Enrico Crispolti, Giuseppe Galasso, per citarne alcuni. Le sue opere sono esposte in più di 45 città e in oltre 72 luoghi diversi tra musei, mostre permanenti, spazi privati ed istituzionali. Sono stati anche istituiti due musei permanenti nelle città di Benevento ed Anal gni, dedicati all’artista. s
IL POTERE DELLA PITTURA Rappresentazione e segno di Antonio Del Donno
18 luglio - 10 ottobre 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Museo Diocesano, Nardò INFO T. +39 0833 571514 info@museodiocesanonardo.it Da lunedì a mercoledì 10.30/13.00 - 17.30/21.00 Sabato e domenica 10.30/13.00 - 17.30/21.30 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito
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Antonio Del Donno - Vuoto tecnica mista su tela, 80x80 cm.
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Guglielmo Meltzeid
G. Meltzeid - La pedivella - 2008 - acrilico su tela - 100x100 cm.
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Ernesto Neto: nuovi universi di senso A Bergamo, il miracolo della vita di
Lucia Garnero
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Ernesto Neto. Installation view, Mother body emotional densities, for alive temple time baby son Museum of Contemporary Art San Diego, 2015 Ph. Pablo Mason. Courtesy of the Museum of Contemporary Art San Diego Ernesto Neto. Installation view, Não tenha medo do seu corpo Galeria and Galpão Fortes Vilaça, São Paulo, Brazil, 2012 Ph. Eduardo Ortega. Courtesy Fortes D’Aloia & Gabriel, São Paulo/Rio de Janeiro.
Bergamo, il 10 giugno, al Palazzo della Ragione, la GAMeC ha inaugurato un’installazione straordinaria di un grande nome della scena internazionale, realizzata a cura di Lorenzo Giusti. Il celebre artista brasiliano Ernesto Neto, che si aggira sotto la loggia del Palazzo della Ragione vestito di bianco, con capelli grigi, barba lunga, aura ieratica e occhi guizzanti, è l’autore e il protagonista di questa installazione site specific esposta nella Sala delle Capriate. L’evento rappresenta, oggi, un’occasione simbolica, per una città emblematica del lento trascorrere dei mesi di caduta e rinascita. Ernesto Neto torna in Italia con questo importante lavoro a vent’anni della sua prima partecipazione alla Biennale di Venezia nel 2001, curata da Harald Szeeman. In quell’occasione, era stato scelto da Germano Celant a rappresentare il Brasile nella sezione riservata ai padiglioni nazionali. Nato a Rio de Janeiro nel 1964, molto legato alla sua terra, all’interazione e alla storia dei popoli - determinante nella formazione dell’interiorità -, ha voluto creare “un Inno alla Vita, alla Natura nella sua accezione più ancestrale, e un invito a riconsiderare l’importanza di una visione non funzionale e non antropocentrica dell’universo, insieme al principio, proprio di una concezione olistica del mondo, della sostanziale materialità del tutto”.
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ERNESTO NETO
Mentre la vita ci respira - SoPolpoVit’EreticoLe 10 giugno - 26 settembre 2021
(verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Palazzo della Ragione, Bergamo INFO T. +39 035 270272 biglietteria@gamec.it Da martedì a venerdì 16.00 - 20.00 Sabato e domenica 10.00 - 22.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito
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Ernesto Neto, installation view, Ernesto Neto and the Huni Kuin: Aru Kuxpia | Sacret Secret, TBA21 - Thyssen-Bornemisa Art Contemporary, Vienna, Austria, 2015 © Ph.Jens Ziehe. Courtesy of TBA21 Thyssen-Bornemisa Art Contemporary.
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ERNESTO NETO. Mentre la vita ci respira - SoPolpoVit’EreticoLe Palazzo della Ragione, Bergamo June 10 – September 26, 2021 (Check the opening on the site)
entre la vita ci respira. – SoPolpoVit’EreticoLe is the title of a solo exhibition by the renowned Brazilian artist Ernesto Neto (Rio De Janeiro, 1964) to be hosted in Bergamo’s Palazzo della Ragione: the first of a new three-year cycle curated by Lorenzo Giusti for the evocative Sala delle Capriate, GAMeC’s summer venue for the fourth year in a row. Twenty years after the artist’s debut participation at the Venice Biennale (2001), curated by Harald Szeeman, when he was invited by Germano Celant to represent Brazil in the section given over to the national pavilions, Ernesto Neto returns to Italy with a brand new project, a prelude to the exhibition Nothing Is Lost. Art and Matter in Transformation, to be staged at the GAMeC in the autumn of 2021. Neto’s multisensory installations pervade the space, immersing the visitor in evocative environments in which materials, essences, and forms take on multiple connotations. Everything in Neto’s work contributes to the creation of new universes of meaning, conceived as tools for healing the wounds of contemporary society. Seen from the other side, the large central installation, entitled SoPolpoVit’EreticoLe, looks
like a kind of agroglyph: a drawing with an organic form, a sort of octopus traced on the floor of the large room, the tentacles of which move simultaneously in different directions, also reminiscent of the movement of the boa to be found in many other projects by Neto. Part octopus, part sun, part cell, the drawing has a circle in the center of the figure that seems to evoke the presence of a navel. The navel is a form of cross-cultural symbolism that projects the analogy between the universe and the body onto the very concept of the center. Closely bound up in human physiology is the consideration of the navel as the generating hub par excellence. Hence the “life” evoked by the title of the installation, which in fact takes the form of an acrostic created from the initial syllables of the Italian words for “sun”, “octopus,” “life,” and “heretic”, put together following the rhythm of the words so as to transmit a sense of musicality and movement. The installation combines an attention to the themes of ecology, rituals and spirituality, characteristic of Neto’s research, with visions and suggestions evoked by comparison with the medieval origins of the palace and its centuries-old history. It was during the final phase of
the so-called Dark Ages that, even in Northern Italy, many free women who lived in close contact with nature were accused of witchcraft, persecuted as heretics and burned at thestake. As recent studies tell us, witches embodied the wild side of nature, everything in it that appeared autonomous, unconditional, out of control, and therefore in contrast with the orderly vision of the world as promoted by official doctrines. Neto’s work therefore invites us to rethink this crucial passage in the history of the West, which affected not only the “Old Continent” but also the lands conquered overseas by European colonizers, where the persecution of women became one of the cruelest means of subjugation and exploitation of indigenous populations. The installation constitutes a powerful hymn to life, to nature in its most ancestral dimension, as well as an invitation to reconsider the importance of a non-functional, non-anthropocentric vision of the universe, together with the principle of a holistic conception of the world and of the substantial materiality of everything. The exhibition is supported by Banca Galileo S.p.A., Italgen S.p.A., SITIP S.p.A. and 3V l Green Eagle S.p.A.. s
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L’interazione tra l’installazione multisensoriale e la struttura antica del Palazzo è molto forte, soprattutto per la presenza sulle pareti di una selezionata raccolta di strappi di decorazioni murali, recuperata da palazzi storici di Bergamo e provincia, che coprono un arco cronologico di circa tre secoli, tra Trecento e Cinquecento. “Si sente l’energia di questi luoghi ricchi di storia, ma anche la forza della natura, delle montagne che circondano la bergamasca.” spiega l’artista. Il titolo dell’installazione “SoPolpoVit’EreticoLe” è un insieme scomposto di parole: polipo, sole, vita, eretico, su cui si basa il suo pensiero artistico e di vita. Il polipo è realizzato utilizzando materiali locali, si divincola sul pavimento in cotto della grande sala con tentacoli in prismi di pietra e sfere di corda che contengono piante ed erbe medicinali. Nel cuore centrale, un ombelico che rappresenta l’uomo e la vita, coperto di paglia, ci si può sedere, così come sui pouf allestiti intorno per sedersi e contemplare lo spazio costellato di strutture colorate e abiti sospesi a rappresentare spiriti ancestrali. Resa possibile grazie all’impegno di Banca Galileo, Italgen, SITIP e 3V Green Eagle, la mostra sarà aperta al pubblico l fino al 26 settembre 2021. s
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[1] Ernesto Neto, installation view, Rui Ni / Voices of the Forest, Kunsten Museum of Modern Art Aalborg, Aalborg, Denmark, 2016 Ph. Anders Sune Berg. Courtesy of Kunsten Museum of Modern Art Aalborg [2] Ernesto Neto, installation view, Sopro, Pinacoteca do Estado de São Paulo, São Paulo, Brazil, 2019 Ph. Levy Fanan. Courtesy Pinacoteca do Estado de São Paulo, São Paulo [3] Ernesto Neto, installation view Children of the Earth Tanya Bonakdar Gallery, Los Angeles, USA, 2019 Ph.Flying Studio. Courtesy of the artist and Tanya Bonakdar Gallery, New York / Los Angeles.
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M A U R O PA VA N
“Silenzio 21/1” 2021, acrilico su tela, 100x100cm.
www.pavanart.com
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Contraddizioni alla GAM di Torino Barocco, Baruzzi, Bertolo, Favelli e Perrone di Flavio
Ennante
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a GAM di Torino, è la location perfetta per la mostra intitolata “Sul principio di contraddizione” a cura di Elena Volpato ed aperta al pubblico fino al 3 ottobre. Lungo il percorso espo-
Riccardo Baruzzi - Trittico dell’unione 2019/2020, courtesy the artist and P420, Diego Perrone - Senza titolo 2016, l’artista e MASSIMODECARLO Luca Bertolo - Veronica 17#05, 2017 courtesy SpazioA Diego Perrone - Senza titolo 2016, l’artista e MASSIMODECARLO Riccardo Baruzzi - Linea del ritorno 2021, courtesy the artist and P420, Riccardo Baruzzi - Linea del ritorno 2021, courtesy the artist and P420 Ph. Luca Vianello e Silvia Mangosio
Riccardo Baruzzi - Via Saragozza 93 2021, courtesy the artist and P420 Riccardo Baruzzi Arlecchino pescatore (After Birolli) 2019, courtesy the artist and P420 Ph. Luca Vianello e Silvia Mangosio
sitivo troviamo le opere di cinque artisti: Francesco Barocco, Riccardo Baruzzi, Luca Bertolo, Flavio Favelli e Diego Perrone. “Non è un tema, né un linguaggio quello che unisce i cinque artisti presenti in questa esposizione. È piuttosto la presenza di uno spazio di possibilità all’interno delle loro opere, composte, quasi sempre, da almeno due elementi, da due o più nature, da due o più immagini non pienamente conciliabili tra loro e legate da un vincolo di ambiguità che talvolta diviene chiaro rapporto di contraddizione. La forza emotiva del loro lavoro, pur nella grande diversità del loro procedere, sembra nascere dalla vibrazione di quello spazio generato tra elementi che non possono compiutamente sovrapporsi, né coincidere in un’affermazione univoca, che continuano a scivolare l’uno sull’altro e a pretendere attenzione uno a dispetto dell’altro”, così spiega la curatrice di questa intensa e ben allestita esposizione, grazie alla quale possiamo lasciarci trasportare in un viaggio l all’interno delle contraddizioni.s SUL PRINCIPIO DI CONTRADDIZIONE Francesco Barocco, Riccardo Baruzzi, Luca Bertolo, Flavio Favelli, Diego Perrone 05 maggio - 3 ottobre 2021
(verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Sotto e a destra: due viste della mostra “Sul principio di contraddizione” Ph.Perottino
GAM — Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Torino INFO T. +39 011 4429518 Giovedì 13.00 - 21.00 Martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica 10.00 - 18.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito
www.gamtorino.it
BIANCOSCURO 66
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biancoscuro
Simonetta Rossetti a Varese
Le sue opere in solo show per la mostra vinta al BIANCOSCURO Art Contest 2020 di
Rebecca Maniti
S
i è tenuta dal 29 maggio all’11 giugno, presso la Galleria d’Arte Showcases Gallery di Varese, la mostra personale dedicata al lavoro di Simonetta Rossetti, fotografa contemporanea, vincitrice del premio al BIANCOSCURO Art Contest 2020, con l’opera “Gioco di sguardi”. Si tratta di una composizione di objets trouvés, appartenenti al mondo
del gioco o del passatempo. Questi elementi prendono vita integrandosi in un gioco ironico: un’immagine irreale che pare accendere uno sguardo, nuovo, atterrito e indagatore. Simonetta si forma alla facoltà di Architettura di Venezia e matura la passione per la fotografia durante un periodo di studi parigino; la fotografia con cui si cimenta ha un sapore incantato e sognante che fatica a staccarsi dalla dimensione patinata e spesso frivola che avvolge la contemporaneità. Con la mostra intitolata “Flowers”, i curatori Crugnola e Rigamonti hanno voluto concentrare l’allestimento su una particolare serie della fotografa, opere dalle quali scaturisce tutta l’energia dei singoli steli fioriti, immortalati con tecnica e talento l creativo da Simonetta Rossetti. s
A sinistra: Simonetta Rossetti Anthurium 2019, stampa digitale 50x70 cm. Simonetta Rossetti - Ibrido 2018, stampa fotografica su forex 29,7x42 cm. Alcune immagini dell’allestimento della mostra “Flowers” di Simonetta Rossetti alla Showcases Gallery di Varese. A sinistra, Franco Crugnola racconta le opere dell’artista ad una visitatrice.
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biancoscuro
Si riparte dal Broletto di Pavia La mostra collettiva post pandemia di Rebecca Maniti
S
i è tenuta sabato 5 giugno l’inaugurazione della mostra “Ripartire dal futuro”, con la cura di Edoardo di Mauro, occasione di riapertura dello Spazio Arti Contemporanee del Broletto di Pavia. L’inaugurazione è stata accompagnata dall’intervento musicale a cura del Centro di Musica Antica della Fondazione Ghislieri, alla presenza di Mariangela Singali, Assessore alla Cultura di Pavia e degli artisti intervenuti per questa importante rassegna. Sono esposte, fino al 12 settembre, le opere di Gianantonio Abate, Corrado Bonomi, Dario Brevi, Gianni Cella, Davide Ferro, Ernesto Jannini, Ion Koman, Antonella Mazzoni, Giovanni Pedullà, Massimo RoSotto: gli artisti, il curatore Edoardo di Mauro e l’Assessore alla Cultura di Pavia, Mariangela Singali, in un momento dell’inaugurazione della mostra nel cortile del Broletto
mani, Leonardo Santoli, Gianfranco Sergio, Vittorio Valente e Ilirjan Xhixha. Spiega il curatore Edoardo di Mauro: “Gli artisti, sono accomunati dal fatto di appartenere a una generazione di mezzo, autori nati circa tra gli anni Cinquanta e Settanta, quindi appartenenti in pieno a quella postmodernità che ha conosciuto il suo culmine dopo la prima metà degli anni Ottanta, apparentati da evidenti affinità elettive. Il titolo intende essere efficace metafora di uno stato d’animo che è importante si impossessi di tutti noi in una fase delicata come questa.”. La mostra è occasione per confrontarci con un presente in cui si addensano sentimenti i più vari: la gioia per la ripresa che si intreccia con il senso della nostra fragilità, delle nostre paure, tra entusiasmo e desiderio. Tutti sentimenti che in più di un anno di pandemia hanno abitato i nostri animi, e che ora possiamo guardare frontalmente anche
attraverso le opere in mostra, quasi tutte realizzate durante i primi mesi del lockdown. “Ogni opera ci ricorda che l’arte è strumento formidabile per affrontare il buio, per disinnescare, interpretare, ognuno attraverso la propria attitudine e visione, i momenti problematici dell’esistenza. E farne strumento di creatività, come dimostra la mostra Ripartire l dal futuro”. s RIPARTIRE DAL FUTURO
05 giugno – 12 settembre 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Spazio Arti Contemporanee del Broletto, Pavia INFO T. +39 0382 399611 Da giovedì a domenica 11.00 - 18.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito
www.vivipavia.it
Un dettaglio dell’opera di Davide Ferro
Una vista della mostra “Ripartire dal futuro”
BIANCOSCURO 68
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Charlotte Posenenske a Bolzano La sua prima mostra in Italia di
Ettore Tiretto
A
prirà al pubblico l’11 settembre, alla Fondazione Antonio Dalle Nogare, la prima mostra italiana diedicata a Charlotte Posenenske, a cura di Vincenzo de Bellis, “From B to E and more”, realizzata con il gentile sostegno della Provincia autonoma di Bolzano. Posenenske, artista di fama internazionale e figura centrale del movimento minimal tedesco, lavorò prevalentemente con la scultura, ottenendo ampi riconoscimenti in Germania e sulla scena internazionale. La mostra CHARLOTTE POSENENSKE: from B to E and more
da 11 settembre 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Fondazione Antonio Dalle Nogare, Bolzano
ripercorre l’evoluzione della sua ricerca, concentrandosi su una serie di opere realizzate in realtà in poco più di un anno. La Fondazione Antonio Dalle Nogare propone “Charlotte Posenenske: from B to E and more” con l’obiettivo di aprirsi ad un confronto necessario sulle dinamiche che governano le strutture economiche mondiali e in particolare il sistema dell’arte contemporanea. Lo fa attraverso l’opera di un’artista che ha lavorato su queste tematiche oltre 50 anni fa, a testimoniare come, nonostante i
progressi della nostra civiltà, ciclicamente ci confrontiamo con le stesse preoccupazioni, anche se generate da eventi di natura l profondamente diversa. s
Charlotte Posenenske, Series D, Offenbach, 1967 Courtesy the estate of Charlotte Posenenske and Mehdi Chouakri, Berlin
Installation view, Charlotte Posenenske, Work in Progress, K20, Düsseldorf, Series B, 2020 Courtesy the estate of Charlotte Posenenske and Mehdi Chouakri, Berlin Ph. Achim Kukulies, Düsseldorf
INFO T. +39 0471 971 626 Da martedì a giovedì su appuntamento Venerdì 17.00 - 19.00 Sabato 10.00 - 18.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito
www.fondazioneantoniodallenogare.com
CAMPAILLA SERGIO sergiocampaillax@gmail.com Sergio Campailla
Il seminatore 2013, olio su tela, 40x30 cm.
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FLORA
UN TECHNIQUE, UN LANGAGE, UN STYLE...
Flora Castaldi è la fondatrice del movimento “Stil-Cosmogeologico ©”. FLORA pittrice francese è nata in Italia vive e lavora a Saubens Haute-Garonne. Le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private. Ha esposto in Francia, Italia, Svizzera, Germania, Austria, Giappone, Canada, Emirati Arabi Uniti, Stati Uniti d’America e Principato di Monaco.
www.newartpromotion.it/flora
Otto curatori per ARTE È 20 anni di Merano Arte di
Flavio Ennante
T
empo di celebrazioni a Merano Arte, che festeggia 25 anni di fondazione e 20 anni di attività nell’attuale sede, con la mostra collettiva “ARTE È”, visitabile fino al 24 ottobre. Il progetto, ideato da Ursula Schnitzer e sviluppato in collaborazione con Martina Oberprantacher, vede protagonisti 8 curatori (Valerio Dehò, Luigi Fassi, Sabine Gamper, Günther Oberhollenzer, Andreas Kofler, Anne Schloen, Magdalene Schmidt e Susanne Waiz) che propongono le opere di 18 artisti: Quayola, Ludovic Nkoth, Claudia Barcheri, Barbara Gamper, Maria CM Hilber, Selene Magnolia, Maria Walcher, Letizia Werth, Christian Bazant-Hegemark, Hannes Egger, Oliver Laric, Roberta Lima, Rosmarie Lukasser, Bernd Oppl, Simone Salvatore Melis, Erika Hock, Zora Kreuzer, Ludwig Thalheimer. Nelle loro opere ritroviamo i temi legati al ruolo delle donne nella società, alla migrazione, alla digitalizzazione, riferimenti alla giustizia sociale ed alla pianificazione territoriale. Il percorso espositivo, suddiviso in sette sezioni, si apre con il focuscurato da Sabine Gamper, su tematiche legate alla cura e alla solidarietà. A questa sezione si collega quella di Luigi Fassi, segue quella curata da Susanne Waiz che si concentra sulla società guardando allo spazio che definisce. Andreas Kofler e Magdalene Schmidt affrontano l’architettura nella regione altoatesina, mentre Anne
SALVO
Priv itera Schloen indaga il valore sensoriale dell’opera d’arte. La sezione curata da Günther Oberhollenzer ruota attorno alla questione di quali forme espressive nuove e orientate al futuro stiano emergendo nell’arte del XXI secolo; per Valerio Dehò, il punto centrale è l’indagine sulle nuove tecnologie e sulle loro possibilità. Un progetl to espositivo inedito ed interessante. s
GEOMETRIA DI COLORE 2021, tecnica mista con acrilici su tela, 50x50 cm. “I colori della terra e della natura, simbolo di vitalità, fertilità e speranza, di spiritualità e creatività, prendono forma adagiandosi l’uno con l’altro in una composizione geometrica del colore.”
Sopra: Ludovic Nkoth - Passenger #2 2020, acrylic and sand on Belgium linen 152.4x121.9 cm. Courtesy of the artist and Luce Gallery, Turin Ph. PEPE fotografia A sinistra: Zora Kreuzer - The Sun Is Shining Tonight 2020, B-Part Exhibition Berlin Ph. Andreas Schimanski
ARTE È
20 anni di Merano Arte
17 luglio – 24 ottobre 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) KUNST MERAN MERANO ARTE, Merano INFO T. +39 0473 212643 Da martedì a sabato 10.00 - 18.00 Domenica e festivi 11.00 - 18.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito
PASSIONE 2021, tecnica mista con acrilici su tela, 50x50 cm. “Qui il protagonista è il colore, che prende forma, non necessariamente definibile, dando energia e forza all’opera. Il rosso è “PASSIONE” e viene accostato al giallo. Quest’ultimo mescola energia e leggerezza, per una visione più gradevole all’occhio dell’osservatore.”
www.kunstmeranoarte.org
privi_arte
BIANCOSCURO RIVISTA d’ARTE Ordina la versione cartacea o PDF su https://artshop.biancoscuro.it Uffici stampa, gallerie ecc. possono chiedere il PDF gratuito a info@biancoscuro.it
Le opere di Salvo Privitera sprivi57@gmail.com
EXCELLEN EXCELLEN CE CE ARTGALLERY ARTGALLERY MASSIMO CEDRINI
MASSIMO CEDRINI ARTISTA
"Vola in Liberta" has been selected for the official catalog of the International Art Fair of MONTECARLO 27,28,29 August 2021
APPLY TO EXHIBIT AT OUR UPCOMING EVENTS, WE LOOK FORWARD TO PROMOTING YOUR ART WORLDWIDE: Giuseppe Carnevale : +34642 219 129
Marbella Golden Mile. Urb. Alhambra del Mar, locales Tembo 3/Bis. T. +34 951 507 845 OPEN: 10am - 6pm Monday - Friday | Saturday 10am - 2pm.
w w w . e x cellenceartgallery.com
biancoscuro
Davide Nido Personale alla Showcases Gallery di Varese di
Palmira Rigamonti
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howcases Gallery, in collaborazione con l’Archivio Davide Nido, presenta una rassegna delle opere di Davide Nido (1966-2014) importante artista contemporaneo, dal brillante percorso professionale che lo ha visto docente nell’Accademia di Belle Arti di Napoli, di Torino e successivamente di quella di Brera, vincitore del prestigioso Premio Internazionale di Arte Contemporanea a Serre di Rapolano e al Padiglione Italia curato da Luca Beatrice e Beatrice Buscaroli nella Biennale di Venezia del 2009. Artista importante, geniale, internazionale, la cui carriera è ricca di esposizioni presso Gallerie italiane ed estere, e le cui opere sono attualmente presenti nelle collezioni di diversi Musei e privati. Nido, ispirandosi al mondo naturale ha saputo dar vita ad un linguaggio formale astratto, nuovo e personale, in cui partendo dalla struttura geometrica dell’immagine e dalla sintesi della for-
PUNTINI… PUNTINI…
25 giugno – 08 agosto 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Showcases Gallery, Varese INFO T. +39 0332 237529 Da lunedì a venerdì 09.00/12.30 - 14.30/18.30 Sabato e domenica su appuntamento Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito
www.showcasesgallery.blogspot.it
ma geometrica primordiale, utilizzando il colore e trame di materiali sintetici, come colle siliconiche sciolte a caldo, ha dato vita ad un linguaggio espressivo globalizzante e poetico. I suoi “Coriandoli” colorati, che invitano lo spettatore ad una relazione intima quasi tattile, in cui la forma circolare si ripete all’infinito, sono opere in cui il colore si dispone come se si adagiasse su una trama, manifestando la ricerca del silenzio, mediante un apparente rumore percettivo. Nelle “Persistenze mutevoli’ coglie l’attimo di apparente immobilismo di un sistema in continua mutazione, libero e senza confini, e in questa “cristallizzazione” sintetizza, la sua visione del concetto di “non finito” e allo stesso tempo di Infinito. Con le opere “Natura viva” Davide Nido, crea delle gigantesche ragnatele realizzate con Nylon e Bostik, realizza dei grandi nidi, utilizza la sua grande maestria nella gestione dei materiali per ribaltarne la scala dimensionale reale, e per proiettare lo spettatore nel mondo naturale, non da protagonista privilegiato. Davide Nido, con il suo talento artistico, con la sua ricerca e con la sua capacità tecnica, in cui la materia è mezzo espressivo e soggetto, ha saputo con le sue opere, farci parte della sua visione e coinvolgerci nel suo mondo poetico, silenzioso l ma estremamente raffinato. s
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[1] Davide Nido BUBBLE GUM 2013, 80x80 cm. [2] Davide Nido 25.06.2011 100x90 cm. [3] Davide Nido ORBITALI 2010, 90x90 cm.
Giuseppe Grieco
EditorDreams w w w . e d i t o r d r e a m s . i t
binxyarte@virgilio.it I SOGNI DI PULCINELLA - 2021, acrilico 3D olografico su tela, 50x50 cm.
#castelbuonocuoredartista #castelbuonocuoredartista +39 328.85.35.754
GLI ARTISTI PARTECIPANTI BALLARINO CATENA BIAGIA BAZZONE MARIA ANTONELLA BEKAROGLU PINAR BELLOMO GIUSEPPE BRUNO FRANCESCO FABIO CACACE ROSA CALCASOLA CARLO MARIA CALC CIOTTA LUIGI COLLETTI MARIA CONSOLE VERA
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CORCHIA LUCA CORSI FRANCO CRISTINO ANNA CULOTTA GIOVANNI D'ANDREA PATRIZIA DI FORTI ROMINA ESSEILI AMANI FIRRINCIELI SILVIA FOTI GRAZIA GILIBERTI GIUSEPPE
GIOMBARRESI ROSA GOVERNALI NICOLO' GURRIERI GIOVANNI SANTINO LAORENZA VALERIE LO NARDO DANIELE MAIO ANTONIO SALVATORE MIGNEMI MANUELA MISTRETTA VALENTINA MUSILLAMI FRANCESCO NAPOLI ANNA
PAGANO SERENA PATANELLA OLIVA PROTTI CARLA RUGGIERI LUCIA SANFILIPPO PIETRO SCUDERI CARMELA SHURA OYARCE YUZZELLI TALLARITA PIETRO URSO IVANA VALENTINI LORIANA
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Past / Present Una collettiva al tempo del covid di
Mario Gambatesa
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a Galleria di Michela Negrini a Lugano riapre le porte con una collettiva che chiama in causa proprio il tempo e l’esistenza. Intitolata “Past/Present”, la mostra, in corso in questi mesi nello spazio espositivo luganese nasce proprio da una riflessione sul tempo “bloccato” dalla pandemia di Covid19. Una delle numerose conseguenze della pandemia è il cambiamento della nostra percezione del tempo. Lo spazio della vita quotidiana ha subito enormi limitazioni. Prigionieri del presente, la vita è diventata sopravvivenza, senza proiezione, se non quella individuale. La mostra, aperta al pubblico dal 21 maggio fino al 10 settembre 2021, esplora, attraverso il lavoro di quattro artisti (Elisabetta Benassi, Liliana Moro, Melik Ohanian, Namsal Siedlecki) le molte implicazioni dell’esperienza del tempo. Elisabetta Benassi, attraverso il recupero e la trasformazione di materiali e di simboli, osserva criticamente l’eredità culturale, politica e artistica spesso controversa dei nostri tempi, per esplorare il rapporto tra passato ed epoca contemporanea, interrogandosi sulla condizione e l’identità del presente. In mostra “Atlas Shrugged”, un lavoro del 2018 che si inserisce nell’esplorazione di un mondo in cui l’idea di comunità è sparita e in cui regna “l’individuo sovrano”. Andando avanti troviamo le opere inedite di Liliana Moro: grandi sculture candide, a forma di melagrana. Simbolo primitivo del ciclo morte-vita, del continuum su cui si basa la nostra esistenza, il frutto ne rap[1]
presenta l’energia vitale. Successivamente troviamo le opere di Melik Ohanian, della serie “Tomorrow Was”. Da sempre, la sua ricerca artistica indaga il mondo dell’immagine e il suo potere allegorico e la dimensione spaziale e quella temporale possono essere identificate quali nodi centrali di tutta la sua poetica. Senza indicazioni di tempo, né di spazio, questa serie medita su un possibile domani. Infine, con “Trevis Maponos”, la scultura di Namsal Siedlecki realizzata con le monete d’argento gettate nella Fontana di Trevi e nata da alcune scansioni 3d di reperti archeologici risalenti al 50 a.C nei pozzi votivi di Clermont Ferrand. Gli ex voto hanno rappresentano fin dal paleolitico un elemento di legame col divino, cui l’uomo si rivolge alla ricerca di forza e conforto. Chissà, dopo 2000 anni, potrebbe risultare utile anche per l noi un aiuto soprannaturale! s
[2]
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[1] Elisabetta Benassi - Atlas Shrugged 2018 - 2021, libro, foglia di palma artificiale in polipropilene e acciaio, 24x16,5x177 cm. Ed. 3 + 1 AP Courtesy l’Artista/the Artist e/and Magazzino, Roma e/and Galleria Michela Negrini [2] Melik Ohanian - Tomorrow Was 2020, photograph printed on museum etching paper, 80x60 cm. Edition of 5 + 2 AP Courtesy l’Artista/the Artist e/and Galleria Michela Negrini Ph: ©AurélienMole (per MO21-1) [3] Liliana Moro - Still life 2020, argilla refrattaria ingobbiata, Ø 40 cm ca. Edizione Unica Courtesy dell’Artista, Galleria De Foscherari e Galleria Michela Negrini
PAST / PRESENT
20 maggio – 10 settembre 2021 (Verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Galleria Michela Negrini, Lugano INFO T. +41 91 9211717 info@michelanegrini.com Da martedì a domenica 10.00 - 20.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito
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Andrea Chiesi La sua personale negli spazi appena restaurati a Modena di Ettore Tiretto
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uova mostra personale di Andrea Chiesi a Modena, visitabile negli spazi dell’ex Chiesa di San Paolo e nella Sala delle Monache fino al 19 settembre. “NATURA VINCIT”, questo il titolo dell’esposizione a cura di Fulvio Chimento, organizzata da Associazione CerchioStella, in collaborazione con D406 e Comune di Modena, con il sostegno di Gruppo Hera ed il patrocinio di Regione Emilia-Romagna. La riapertura al pubblico dopo i lavori di restauro avviene proprio con una mostra che parla della potenziale rinascita dell’uomo attraverso un percorso spi-
Andrea Chiesi - Natura-Vincit 8 2020,pennarelli e china su carta, 100x140 cm. Andrea Chiesi - Eschatos 1 2017, olio su lino, 140x100 cm
rituale in cui la natura è per l’artista una guida costante e ispiratrice. Il progetto site specific ideato da Andrea Chiesi nasce al fine di valorizzare le due sale: nella prima sala, l’ex Chiesa, troviamo la sezione “Eschatos” (luoghi ultimi), che presenta opere che hanno per soggetto strutture connesse all’archeologia industriale che costellano il territorio italiano. La Sala delle Monache affrescata accoglie “Anastasis” (resurrezione), in riferimento alla potenziale rinascita dello spirito. L’allestimento suggestivo ideato da Saggion-Paganello si sposa bene anche con una “terza sezione” presente sempre nella seconda sala, denominata “Insulae” (isole), ovvero quei luoghi simbolici dall’alto valore artistico che sono stati dimenticati dal tempo, ma che l sono carichi di fascino e di storia. s
ANDREA CHIESI Natura Vincit
18 giugno – 19 settembre 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Ex Chiesa di San Paolo e Sala delle Monache, Modena INFO T. +39 393 8933370 Mercoledì e domenica 16.00 - 20.00 Venerdì 17.00 - 21.30 Sabato 10.00/13.00 - 17.00/21.30 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito
www.d406modena.it
Alberto
FORNAI Alberto Fornai albertofornai@gmail.com
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Yalta - 2012, acrilico su tela, 80x80 cm.
biancoscuro
La responsabilità del design Trimarchi e Farresin al Centro Luigi Pecci di
Flavio Ennante
I
l 15 maggio scorso è stata inaugurata una nuova mostra al Centro Luigi Pecci di Prato: “Cambio”. Si intitola così la mostra multidisciplinare del duo di designer italiani Andrea Trimarchi e Simone Farresin (che insieme sono lo Studio Formafantasma) presenta un progetto espositivo nato da una ricerca sulla governance dell’industria del legno. La mostra, originariamente iniziata e organizzata dalla Serpentine Gallery, è stata curata a Londra da Hans Ulrich Obrist e Rebecca Lewin, e con Cristiana Perrella al Centro Pecci. L’industria del legno nasce nel XIX secolo, diventando in breve tempo una delle attività produttive di maggior impatto sia economico che ecologico. Il percorso di mostra si apre con alcuni campioni rari di legni duri, esposti per la prima volta nella Grande Esposizio-
ne del 1851, che rappresentano alberi abbattuti fino a causarne l’estinzione, arrivando poi a mobili e sedute disegnate da Studio Formafantasma, tutti realizzati da un unico albero sradicato da Vaia, la tempesta che nel 2018 ha colpito il Nord Italia. Il progetto espositivo si rifà alla struttura ad anelli del tronco di un albero, con gli spazi centrali dedicati ai dati ed alle ricerche, mentre gli spazi perimetrali offrono alcuni casi studio che forniscono informazioni su come il legno viene acquistato e utilizzato nel mondo. Ognuna di queste indagini si è sviluppata in collaborazione con esperti nei settori della scienza, dell’ingegneria, delle politiche ambientali e della filosofia. La mostra ed il catalogo sono realizzati con il sostegno dell’Ambasciata del Regno dei l Paesi Bassi. s
FORMAFANTASMA
Formafantasma - Cambio (installation view, Serpentine Galleries, 2020) Ph. George Darrell
Cambio
15 maggio – 24 ottobre 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato INFO T. +39 0574 5317 info@centropecci.it Mercoledì e venerdì 12.00 - 20.00 Giovedì 12.00 - 23.00 Sabato e domenica 11.00 - 20.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito
www.centropecci.it
Loredana BOLDINI w w w . l o r e d a n a b o l d i n i . i t loredana@loredanaboldini.it l_bold28graphic
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TAX - 2020 - acrilico su tela - 70x80 cm.
Giuseppe Penone - Albero in torsione destra 1989, legno di larice, 792x26x30 cm. © Ph. Luigi Gariglio
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Iconografia Millenaria: la mostra Antico, tradizione e contemporaneo di Rebecca Maniti
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al 7 luglio sino al 31 agosto a Castelsardo (SS) presso il MIM Museo dell’Intreccio Mediterraneo, sarà possibile visitare la mostra di arte contemporanea “Iconografia Millenaria”. Il Museo dell’Intreccio Mediterraneo, MIM, sito all’interno della fortezza dei Doria, si propone come luogo ideale per preservare l’antica tradizione dell’intreccio. Il percorso museale è articolato su undici sale disposte su due piani. L’intreccio della città di Castelsardo si configura come un sapere antico non scritto, ma ancora oggi documentato e tramandato dagli abitati del borgo medievale alle nuove generazioni. Nelle vie della città è possibile incontrare le cestinaie, figure storiche
e moderne, che al di fuori dall’uscio di casa intrecciano la palma nana, il fieno marino e la rafia. I loro manufatti, esposti ai turisti e ai passanti, riprendono le tecniche, le forme e i decori della antica tradizione ad intreccio di Castelsardo, ma altresì richiamano i gusti personali e il talento innovativo dell’artigianato contemporaneo del luogo. Nasce così l’idea di una mostra organizzata e realizzata dallo spazio Vivace di Novara di Veronica Armani e Diego Maria Rizzo che metta insieme l’antico, la tradizione e l’arte contemporanea. Ernesto Jannini, Dario Brevi, Vittorio Valente, Massimo Romani, Costantino Peroni, Davide Ferro, Gianni Cella, Federico Cozzucoli, Giovanni Sesia, Antonio Toma, Gianantonio Abate, Josephine Sassu sono i 12 artisti che si sono messi in gioco per rivedere e rielaborare in visione moderna, cesti e intrecci a seconda delle loro declinazioni artistiche. Come nei periodi passati, anche nel terzo millennio è molto sentito il passaggio da un secolo all’altro. Esistono già dai primi anni di questo nuovo secolo tre grandi categorie di artisti, ovvero quelli che si sentono di ripercorrere la strada dell’Iperrealismo, del Realismo, altri che sono spinti da un certo tipo di rinnovamento atto ad integrare l’arte tradizionale, ed i gruppi dalle for-
ti e decise caratteristiche come le nuove avanguardie. Si passa quindi dalle audaci installazioni realizzate utilizzando microcircuiti stampati a lavori influenzati da quella contaminazione tipica dei mass media e dalla pop art; da rielaborazioni e sovrapposizioni, con ritocchi pittorici e inserti calligrafici, a opere che ci parlano con un linguaggio dall’aspetto giocoso e colorato, il tutto caratterizzato da linee sinuose e selvagge, dove la creatività disinibita è libera da ogni l gabbia concettuale o di sistema. s
ICONOGRAFIA MILLENARIA
07 luglio - 31 agosto 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) MIM - Museo dell’Intreccio Mediterraneo, Castelsardo INFO T. +39 079 6014769 Tutti i giorni di agosto 09.00 - 01.00 Tutti i giorni di settembre 09.00 - 22.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito
www.mimcastelsardo.it
Sopra: l’opera di Vittorio Valente esposta al MIM Sotto: l’opera di Davide Ferro in esposizione durante la mostra “Iconografia millenaria”
Dario Brevi - Il futuro della tradizione 2021, acrilici su mdf, circa 70x48 cm.
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L’affascinato Antufiev
Le sue opere al Museo Nazionale Etrusco di
Ettore Tiretto
“É
un lungo romanzo a capitoli il rapporto di Evgeny Antufiev con il patrimonio archeologico sedimentato nel nostro territorio e presente nei nostri musei”, così spiega Marina Dacci, curatrice insieme a Svetlana Marich della mostra “Evgeny Antufiev. Dead Nations. Eternal version”, visitabile fino al 26 settembre al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma. Ci accoglie nel giardino un obelisco di travertino dell’artista russo (qui a de-
Evgeny Antufiev
Dead Nations. Eternal version 11 giugno – 26 settembre 2011 ETRU, Roma INFO T. +39 06 3226571 Da martedì a domenica 09.00 - 20.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito www.museoetru.it
stra), un invito alla celebrazione di quel che non può essere inghiottito dall’oblio, poi la mostra prosegue in un’ala specifica del museo innestandosi nella sua ossatura, creando uno scambio col patrimonio presente. Infine si arriva in una sala realizzata all’interno del museo: “Uno spazio fittizio in cui l’artista mette in scena, all’interno di teche e vetrine, relazioni immaginifiche tra oggetti e figure di sua produzione, perlopiù fusioni e terrecotte, un omaggio al raffinato lavoro artigianale etrusco che si è espresso soprattutto con questi materiali”, conclude Marina Dacci. Le opere di Antufiev sono ormai presenti nelle collezioni dei più importanti Musei ed Istituzioni internazionali, ma questa è sicuramente un’occasione interessante per ammirare l il suo lavoro. s
Evgeny Antufiev - Obelisk 2021, travertino inciso, 300x60x60 cm. Courtesy the artist & z2o Sara Zanin Ph. Ela Bialkowska, OKNOstudio
Evgeny Antufiev - Untiled 2020, bronzo e corniola, 38x30x18 cm. Courtesy the artist & z2o Sara Zanin Ph. Ela Bialkowska, OKNOstudio
PIER PAOLO LORENZINI “COTTE”
MOLESTIE AMBIENTALI 2021, composizione di cartone, legno, plastiche, plastiche fuse, smalti e acrilico in tecnica mista, 102.30x102.30 cm.
studiolorenzini@technet.it
lorenzinipiero
piero.lorenzini.31
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biancoscuro
L’umanizzazione della tecnologia Facile come un bacio di
Daniela Malabaila
F
ino al 10 settembre il Circolo del Design di Torino ospita per la prima volta un’esposizione storica dedicata all’Interaction Design Institute Ivrea (istituto internazionale che si è dedicato fino al 2005 allo sviluppo e alla diffusione dell’allora nascente disciplina dell’interaction design), presentandone e sistematizzandone la storia, i protagonisti, le tappe fondamentali. La mostra, che si inserisce nella programmazione culturale di “Humanizing technology”, è intitolata “EASY AS A KISS: humanizing technology through design. Vision, story and impact of Interaction Design Institute Ivrea”, è curata da Jan-Christoph Zoels. Co-curatori sono invece Gillian Crampton Smith, Andrea di Salvo e Mark Vanderbeeken. All’Interaction Design Institute Ivrea sono nati progetti tutt’ora utilizzati come Arduino e Processing. Sempre qui si è formata la disciplina che ha reso possibile alcuni servizi che utilizziamo quotidianamente, come il car sharing, i pagamenti tramite app e le prenotazioni di servizi online. La stessa metodologia che ha delineato l’approccio progettuale e gli strumenti che hanno modificato
la nostra presenza online, come i pulsanti like, la gestualità delle nostre dita sugli schermi e una codifica d’uso che ci consente di muoverci in modo disinvolto all’interno di tutti i siti web. La mostra è dedicata alle donne che hanno insegnato la disciplina dell’interaction design: Birgit Mager, Brenda Laurel, Gillian Crampton Smith, Joy Mountford, Muriel Cooper, Red Burns, Shelley Evenson. In un mondo ancora troppo spesso associato a figure professionali ricoperte da uomini, l loro hanno fatto la differenza. s
EASY AS A KISS
Humanizing technology through design 04 maggio - 10 settembre 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Circolo del Design, Torino INFO T. +39 331 4321195 Da lunedì a venerdì 14.00 - 19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito
www.circolodeldesign.it
Paolo Camporota w w w. p a o l o c a m p o r o t a . i t
Il combattimento... Tra pensieri e realtà - 2021, olio su tela, 150x120 cm.
Due viste dell’allestimento di “Easy as a kiss” al Circolo del Design Ph. Cosimo Maffione
moreno mariani
Pittura, scultura e moda Sara Enrico e Fabio Quaranta di Rebecca Maniti
A
rte e Moda giocano nello spazio libero ma ordinato dell’Archivio Atelier Pharailids Van den Broeck: è la PROJECT ROOM #5, che presenta una collaborazione tra l’artista Sara Enrico ed il fashion designer Fabio Quaranta, frutto di un’attenta ricerca su alcuni elementi formali ricorrenti nel lavoro degli anni Novanta di Van den Broeck. Il progetto di apertura dell’Archivio Atelier Pharaildis Van den Broeck, ideato e coordinato dalla curatrice dell’archivio Barbara Garatti, mira da un lato a valorizzare e a far conoscere l’opera di Pharaildis Van Den Broeck e dall’altro a promuovere nuove metodologie di ricerca e produzione delle arte visive contemporanee, in
continuità con la mission del Comitato Archivio Atelier Pharaildis Van den Broeck di cui fanno parte Michele Sagramoso, Paola Richetti, Barbara Garatti, Anna Daneri e Cesarina Meda. Sara Enrico e Fabio Quaranta mettono in scena una collezione di tracce minime, reinterpretando le pratiche tra arte e moda di Van den Broeck e restituendo allo spettatore una dimensione emotiva rarefatta, in cui l’esuberanza materica e cromatica dell’opera di Pharaildis è filtrata da uno sguardo sottile e penetrante che, al di là dei confini disciplinari, è capace di cogliere trame, l strutture e rimandi all’interno del suo lavoro. s
PROJECT ROOM #5
Sara Enrico e Fabio Quaranta
28 giugno – 3 ottobre 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Archivio Atelier Pharaildis Van den Broeck, Milano
LE MIE EMOZIONI F acrilico su carta, 70x100 cm.
INFO T. +39 348 7097090 Visite su appuntamento Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito
www.aapvdb.org
Sara Enrico - Sulla punta della lingua 2020, stampa su cotone, telaio in legno, 102x97x3,5 cm. Courtesy l’artista Fabio Quaranta - Thiscover 2021 Harries Tweed Ket still da video by Massimiliano Bomba Courtesy Fabio Quaranta Pharaildis Van den Broeck - Drappi 1994/95, olio su masonite, 22x21,5 cm. ciascuno Inv. PH252D. Courtesy Archivio Atelier Pharaildis Van den Broeck, Milano
LE MIE EMOZIONI L acrilico su carta, 70x100 cm.
info@morenomariani.it www.morenomariani.it
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biancoscuro
Glamour al “Melia Marbella Banus” Excellence Art Gallery in mostra a Puerto Banus di
Ettore Tiretto
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ella splendida cornice dell’Hotel Meliá Marbella Banús, è stata inaugurata l’esposizione Internazionale d’Arte “Art Show Puerto Banus” organizzata da Excellence Art Gallery con la direzione artistica di Giuseppe Carnevale. La mostra presenta artisti provenienti da: Italia, Spagna, Stati Uniti, Cuba, Svizzera, Iran. L’intera collezione mostra un intenso cromatismo dovuto ai diversi stili presentati come la Pop Art, l’astratto, il collage, che ben si sposano con la intensa luce di cui beneficia la Costa del Sol di Marbella. Spiccano le opere di Massimo Cedrini con “Double Face” un volto che attira l’attenzione dei visitatori per il suo curioso gioco ottico del profilo; tra le altre opere i collage dell’artista Recicl@rtcreacions di Barcellona che espone per la prima volta a Marbella e che continuerà ad esporre per tutto il 2021 con una collaborazione esclusiva. Sotto l’influenza del lusso, del glamour e del jet set di Marbella degli anni Ottanta troviamo le opere della collezione “Top Sculture” dell’artista madrileno Aaron Izquierdo con alcune opere pop-surrealiste che rappresentano un piccolo cenno alla trasgressiva Marbella. Va sottolineato il fatto che Excellence Art Gallery da anni promuove all’interno della sua scuderia anche artisti Andalusi come Fernando Moreno originario di Malaga con la sua pittura che in alcuni tratti ci ricorda il gran maestro Joan Mirò, Marcos Sánchez de Grazalema (Cadiz) e l’artista Jose Rivas di Cordoba con l’opera “Flamenca”, un omaggio alla brillante notte Andalusa nella quale prese parte anche una suggestiva attuazione in vivo di ballerine Flamenche e l’artista Concha Silva originaria di Siviglia con l’opera “Passion”. Alla mostra partecipa anche l’artista Statunitense Tamara Sweere che presenta una delle sue ultime creazioni dal titolo “Circle of Friends” e “Purple Reign” nella quale predomina uno dei suoi colori preferito il fucsia. L’artista Americana attratta da anni dalla pittura astratta come forma inspiegabile e non oggettiva svolge attraverso essa un percorso che riflette i suoi numerosi viaggi per il mondo. Tra gli artisti anche il cubano Rey Carlos;
ritroviamo anche Consuelo Buesa già del gruppo E.A.G. originaria dell’Andalusia residente a Barcellona. Chiudono la mostra gli artisti Rafale Reyes originario di Toledo che espone “Lluvia de Colores” e l’artista Cruz originario di Palma de Mallorca e l’artista Lana Ritter dalla Svizzera con l’opera figurativa “Flora’s secret”. Terminata la mostra a Puerto Banus, ci saranno nuovi grandi eventi targati Excellence Art Gallery: parte degli artisti in mostra Puerto Banus, esporrà alla Fiera d’Arte di Monte-Carlo dal 27 al 29 agosto e alla Fiera d’Arte di Parigi dal 10 al 12 settembre. Jose Rivas invece sarà nuovamente in mostra con una sua personale a Marbella a cura di Giuseppe Carnevale. La galleria italo-spagnola, che da anni porta avanti con tenacia progetti di promozione d’arte internazionali, vuole mantenere vivo il suo impegno nei confronti degli artisti promuovendo la loro passione per l’arte, garantendo il sogno di una galleria “aperta” e “indipendente”, per molti anni a venire, questo pur facendo fronte alle difficoltà dei tempi l che stiamo vivendo. s [1] Opera di Tamara Sweere artista Americana. [2] Aaron Izquierdo artista Madrileño [3] Gli artisti Aaron, Rivas e Moreno con Massimo Cedrini e Giuseppe Carnevale [4] La Direttrice del Melia’ Banus Tamara Cordero con i galleristi [5] Interesante concetto Andalusía di Jose Rivas da Córdoba. [6] Opera di Recicl@rtcreacions
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INFO Excellence Art Gallery www.excellenceartgallery.com excellenceartgallery
EXCELLENCEARTGALLERY
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biancoscuro
Aldo Gianotti
L’attesa mostra personale al MAMbo di Bologna di
Flavio Ennante
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opo tanti rinvii ed una lunga attesa causati dall’emergenza Covid-19, “Safe and Sound”, la mostra personale di Aldo Giannotti, a cura di Lorenzo Balbi con l’assistenza curatoriale di Sabrina Samorì, è finalmente visitabile nella Sala delle Ciminiere del MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, fino al 5 settembre. Il progetto, vincitore della VIII edizione del bando Italian Council, concorso ideato dalla Direzione Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura per promuovere l’arte contemporanea italiana nel mondo, si sofferma sui principi di sicurezza e protezione, considerati da diverse prospettive.
Aldo Giannotti - Safe and Sound veduta della mostraMAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna Ph. Valentina Cafarotti e/and Federico Landi
Il visitatore viene accolto in uno spazio in cui è libero di esercitare potenziali alternative comportamentali: l’invito è di sfidare e piegare il proprio senso delle regole e il proprio comportamento per favorire nuovi processi decisionali all’interno di strutture, come può essere quella museale, in cui i concetti di sicurezza e protezione sono profondal mente radicati. s Aldo Giannotti Safe and Sound
05 maggio – 05 settembre 2011 MAMbo - Museo d’Arte Moderna, Bologna INFO T. +39 051 6496611 Da martedì a venerdì 16.00 - 20.00 Sabato e domenica 10.00 - 20.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito www.mambo-bologna.org
LORENZO RAGNO CELLI
MY FADING VOICE SINGS OF LOVE 2020 crete su legno 30x45 cm.
lorenzoragnocelli21@gmail.com
BIANCOSCURO ragnolc RIVISTA d’ARTE Ordina la versione lorenzoragnocelli cartacea o PDF su https://artshop.biancoscuro.it Uffici stampa, gallerie ecc. possono chiedere il PDF gratuito a info@biancoscuro.it
Kiefer a Mondovì
PUPI PERATI
Riparte la programmazione culturale della Fondazione CRC di
Ettore Tiretto
I
l Museo della Ceramica di Mondovì ospita la mostra “Fragilità resistente. Anselm Kiefer dalla collezione Terrae Motus di Caserta”, aperta al pubblico fino al prossimo 7 novembre. “Il titolo della mostra sottolinea la ripresa del Museo della Ceramica dopo la chiusura dovuta alla pandemia” – spiega Andreina d’Agliano, Presidentessa della Fondazione Museo della Ceramica di Mondovì –. Siamo grati di poter partecipare alla presentazione del restauro dell’opera di Anselm Kiefer, che non solo coniuga pittura e terracotta, ma che rievoca un momento catastrofico pari a quello attuale, in parte sublimato nel messaggio artistico della fragilità e resistenza della terra argillosa utilizzata da Kiefer”. Il progetto nasce dalla collaborazione tra la Fondazione CRC, il Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”, la Reggia di Caserta, il Museo della Ceramica ed il Comune di Mondovì, ed è incentrata sull’esposizione di “Et la terre tremble encore, d’avoir vu la fuite des géants”. L’opera è stata realizzata dall’artista tedesco Anselm Kiefer nel 1982 per entrare a far parte di “Terrae Motus”, una raccolta di capolavori allestita per ricordare il terremoto del 23 novembre 1980 che devastò l’Irpinia. Il percorso espositivo allestito al Museo della Ceramica si articola in due sale: una è dedicata all’approfondimento della conoscenza con l’artista, l’opera e le circostanze nelle quali essa
STUDIO E LABORATORIO è stata realizzata; la seconda è dedicata all’opera vera e propria che sarà posizionata su un supporto appositamente studiato dal Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Real le” per garantirne la corretta conservazione. s
a Pavia (ang.Via Teodolinda) con vetrina in Piazza Duomo
FRAGILITÀ RESISTENTE
Anselm Kiefer dalla Collezione Terrae Motus di Caserta
11 giugno – 07 novembre 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Museo della Ceramica, Mondovì INFO T. +39 0171 452711 Giovedì 15.00 - 18.00 Da venerdì a domenica 10.00 - 19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito
www.fondazionecrc.it
Anselm Kiefer Et la terre tremble encore, d’avoir vu la fuite des géants 1982, tecnica mista, olio e argilla su tela Collezione Terrae Motus di Caserta
Lo Scaléo d’oro vetro fuso con oro e smalti su tavola dipinta con tempere acriliche 80x40 cm. Opera ispirata alla terzina del Paradiso dantesco : “Di color d’oro in che raggio traluce vid’io uno scaléo di tanto eretto in suso che no’l seguiva la mia luce”. Esposta dal 10 luglio al 30 dicembre 2021 a Rocca Brivio Sforza (S.Giuliano Milanese) per la Mostra Internazionale sulla Divina Commedia a cura di Giorgio Grasso.
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pupi.perati@libero.it www.frammentidiparadiso.it
biancoscuro
“Porzioni di mare” 2019, tecnica mista su legno, resina, pelle di pesce, plastica, resina, 60x40x70 cm.
BIANCOSCURO 86
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biancoscuro
Gianni Depaoli
Premiato a Monte-Carlo di Vincenzo Chetta
C
andia Canavese, “Museo Menotrenta”, ex magazzino frigo famoso per custodire lavori realizzati con pelli e inchiostri di cefalopodi; è anche la sede istituzionale e studio dell’artista Gianni Depaoli. Sono già stato qui altre volte, ma questa volta è per parlare di un’opera unica: “Porzione di mare”, opera realizzata utilizzando “strati” di pelle di pesce, plastica e resina, esposta con successo alla Triennale di Roma. Vincenzo Chetta: Gianni, sei un artista molto attento, sempre pronto a sensibilizzare sul tema del degrado ambientale, parlaci delle tue ultime conferme artistiche. Gianni Depaoli: Buongiorno Vincenzo, e grazie per l’interessamento. A fine maggio sono stato invitato a partecipare al Monte-Carlo Film Festival, in occasione del Galà de L’Art. Erano presenti S.E. l’ambasciatore d’Italia nel Principato di Monaco Giulio Alaimo, Raoul Bova, Elisa Isoardi, Leo Gassman e Claudio Marchisio... È stata un’esperienza meravigliosa, è il secondo anno consecutivo che partecipo, ma ogni volta è come la prima volta. V.C.: Molto interessante il tuo progetto “Porzioni di Mare”, se non erro nel 2019 ha anche partecipato con successo al BIANCOSCURO Art Contest... G.D.: Si, ricordi bene, ha partecipato per la prima volta nel 2019 al BIANCOSCURO Art Contest con enorme successo della critica, poiché è un progetto dalle te-
Gianni Depaoli riceve il premio al Monte-Carlo Film Festival
matiche attuali, il progetto porta a evidenziare il problema della “plastica nei mari” un problema molto grave. Pensa, che la risonanza del progetto è arrivata fino a Roma e a giugno sono stato selezionato ed invitato ad esporre alla Triennale di Roma, a Palazzo Borghese. V.C.: A proposito di mostre ed eventi, a quali hai partecipato o sei stato invitato recentemente?. G.D.: Ad aprile presso Villa Brentano di Milano ho inaugurato la mia mostra personale dal titolo “Fossili Contemporanei”, è rimasta aperta fino a sabato 8 maggio. A giugno invece sono stato inviato a Monte-Carlo per ricevere il premio “Ugo Nespolo - L’arte in viaggio alla scoperta dell’ambiente”, riconoscimento per le mie tematiche ambientali. Il 1º ottobre esporrò alla Biennale di Arte Sacra, a Mentone, in Francia. V.C.: Complimenti, tutti dei successi meritati! Sei da sempre attivo nella ricerca e sperimentazione di materiali, parlami di “New Life Community”. G.D.: L’opera in questione è realizzata con schiuse di ovature, nella mia incessante ricerca di materiali organici marini che trasmettano dei messaggi forti, da quando ho scoperto questo materiale, affascinanti agglomerati che evocano il senso della Vita, e che ora fanno appunto parte delle nuove opere. Ringrazio Gianni per il suo impegno e la costanza nel portare avanti il suo mesl saggio artistico, intenso e di valore. s
“New life community” 2020, tecnica mista su legno, legno marino, ovature, metacrilato, 75x45 cm.
Gianni Depaoli (1961). Artista materico, vive e lavora a Candia Canavese in un ex magazzino frigorifero, ribattezzato dall’artista Museo “Menotrenta”. Dal 2007 partecipa a mostre e installazioni sul degrado ambientale e umano, progetti itineranti sostenuti da musei e da Enti Istituzionali: Mare Nero Museo di Bergamo, Allarme Ambiente Museo di Scienze Genova, Rossomare Galleria di Arte Moderna di Genova, Biennale Italia-Cina, Biennale Venezia Padiglione Italia, Fondazione Piaggio, G.A.M. Genova, Ambasciata Monaco ospitano le sue opere. La nuova sperimentazione lo porta dal 2012 a utilizzare un materiale nobile organico, “le pelli e l’ inchiostro dei pesci e cefalopodi”, che seleziona in Asia Sud Orientale e Nord Europa dove ha fatto esperienza. Premiato in numerose manifestazioni tra le quali la Biennale di Asolo, GemLucArt Montecarlo; invitato al Museo del Porto di Portofino con un’opera site-specific. Quando non è impegnato nel suo studio, si dedica alle sue altre passioni: legge libri d’arte, si rilassa dipingendo e ascoltando musica. È possibile contattarlo scrivendo all’indirizzo di posta elettronica arte@giannidepaoli.it o Facebook e Instagram.
www.giannidepaoli.it Instagram.com/ giannidepaoli Facebook.com/gianni.depaoli.773
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CARLO ALBERTO
PERILLO
CARLO ALBERTO PERILLO “NASCITA 2020” 2020 - acrilico su tela spalmata - 60x80 cm. OPERA ESPOSTA A PAVIART dal 24 al 26 settembre 2021 WWW.CARLOALBERTOPERILLO.COM
MATERIAECOLORE@HOTMAIL.COM
“
Artista poliedrico, che si distingue per il suo talento nelle tecniche tradizionali. Da alcuni anni, ha attirato l’attenzione di critici e appassionati d’arte per la capacità di penetrare ed esprimere le diverse realtà umane, gli strati interiori della coscienza, spesso contrastanti, inquietanti, in cerca di forma esteriore e concreta.
”
CARLO ALBERTO PERILLO “2020” 2020 - acrilico e smalti su tela spalmata - 60x80 cm. OPERA ESPOSTA A PAVIART dal 24 al 26 settembre 2021 CARLO ALBERTO PERILLO
CARLOALBERTOPERILLO1
Art Fair
biancoscuro
Fiere, manifestazioni ed esposizioni internazionali International fairs, exhibitions and exhibitions
Italia
MiArt 17-19 settembre 2021 www.miart.it
BERGAMO Bergamo Arte Fiera 14-16 gennaio 2022 www.bergamoartefiera.it BOLOGNA Arte Fiera 21-23 gennaio 2022 www.artefiera.it
FORLI’-CESENA Vernice ArtFair 17-19 settembre 2021 www.verniceartfair.it
Grand Art 26-28 novembre 2021 www.grandart.it
MONTICHIARI (BS) Expo Arte 6-8 maggio 2022 www.expoarteweb.it PADOVA Arte Padova 12-15 novembre 2021 www.artepadova.com
TORINO Artissima 5-7 novembre 2021 www.artissima.art
Flashback 5-7 novembre 2021 www.flashback.to.it Paratissima 5-7 novembre 2021 www.paratissima.it
PARMA ArtParma 2-3 e 8-10 ottobre 2021 www.artparmafair.it
90
BARCELONA (E) Loop Fair november 16-18, 2021 www.loop-barcelona.com BASEL (CH) Art Basel september 23-26, 2021 www.artbasel.com
Liste Basel september 20-26, 2021 www.liste.ch
VERONA ArtVerona 15-17 ottobre 2021 www.artverona.it
BERLIN (D) Berlin Art Week september 15-19, 2021 www.berlinartweek.de
PER INFORMAZIONI: SEGRETERIA ORGANIZZATIVA: +39 049 8800305
PAVIA PaviArt 25-26 settembre 2021 www.paviart.it MILANO Mia Photo Fair 7-10 ottobre 2021 www.miafair.it
AMSTERDAM (NL) Affordable Art Fair october 28-31, 2021 www.affordableartfair.com
VENEZIA La Biennale di Venezia 23 apr. - 27 nov. 2022 www.labiennale.org
Arte Forlì Contemporanea data da definire www.fieracontemporanea.it GENOVA Arte Genova 11-14 febbraio 2022 www.artegenova.com
Europe
Pavia Art Talent 11-12 dicembre 2021 www.patpavia.it
Art Berlin september, 2021 www.artberlinfair.com VICENZA Arte Vicenza data da definire www.artevicenza.net
Positions Berlin september 9-12, 2021 www.positions.de
biancoscuro
BRUXELLES (B) Art Brussels (online) april 28-may 1, 2022 www.artbrussels.com
MADRID (E) Art Madrid may, 2022 www.art-madrid.com
Brafa january 23-30, 2022 www.brafa.be
MARBELLA (E) Art Marbella november 4-14, 2021 www.marbellafair.com
CHESTER (ENG) Chester Arts Fair november 12-14, 2021 www.chesterartsfair.co.uk COLOGNE (D) Art Cologne november 17-21, 2021 www.artcologne.com
MONTE-CARLO (MC) Art Monte-Carlo july 14-17, 2021 www.artmontecarlo.ch MONTREUX (CH) Montreux Art Gallery november 10-14, 2021 www.mag-swiss.com
GENEVE (CH) Art Genève january 27-30, 2022 www.artgeneve.ch KARLSRUHE (D) Art Karlsruhe february 17-20, 2022 www.art-karlsruhe.de INNSBRUCK (A) Art Innsbruck october 28-31, 2021 www.art-innsbruck.at
PARIS (F) Fiac october 21-24, 2021 www.fiac.com Art Paris september 9-12, 2021 www.artparis.com
World CHICAGO (USA) Expo Chicago april 7-10, 2022 www.expochicago.com DUBAI (UAE) Art Dubai march, 2022 www.artdubai.ae HONG KONG (CN) Art Basel Hong Kong march 24-26, 2022 www.artbasel.com
Affordable Art Fair august 27-29, 2021 www.affordableartfair.com MELBOURNE (AUS) Affordable Art Fair september 3-5, 2021 www.affordableartfair.com
MEXICO CITY (MEX) Zona MACO SALZBURG (A) Art Salzburg Contemporary february 9-13, 2022 www.zonamaco.com september, 2022 art-salzburg-contemporary.com
ISTANBUL (TR) CI contemporary istanbul – 20 GENNAIO 2019 june, 2022 O FIERA INNSBRUCK contemporaryistanbul.com
A INTERNAZIONALE CONTEMPORANEA | 19°– 21° SECOLO
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VIENNA (A) LONDON (ENG) Vienna Contemporary Frieze London september 2-5, 2021 october 13-17, 2021 www.viennacontemporary.at www.frieze.com ART SALZBURG CONTEMPORARY & ANTIQUES INTERNATIONAL ZURICH (CH) London Art19 Fair– 21 OTTOBRE Art International 2018 Zurich CENTRO FIERA DI SALISBURGO january 19-23, 2022 sep. 30-oct. 3, 2021 www.londonartfair.co.uk www.art-zurich.com
MIAMI BEACH (USA) Art Basel Miami Beach december 2-5, 2021 www.artbasel.com
MOSCOW (RUS) Cosmoscow september 10-13, 2021 www.cosmoscow.com NEW DELHI (IND) India Art Fair february 3-6, 2022 www.indiaartfair.in NEW YORK (USA) ArtExpo NewYork november 18-21, 2021 www.artexponewyork.com Affordable Art Fair september 23-26, 2021 www.affordableartfair.com SHANGHAI (CN) Shanghai Art Fair september 18-20, 2021 www.sartfair.com SINGAPORE (SGP) Affordable Art Fair november 12-14, 2021 www.affordableartfair.com TOKYO (J) Art Fair Tokyo march 11-13, 2022 www.artfairtokyo.com TORONTO (CDN) Art Toronto october 28-31, 2021 www.arttoronto.ca VANCOUVER (CDN) Art! Vancouver september 22-26, 2021 www.artvancouver.net Per visualizzare l’elenco completo aggiornato inquadra con il tuo smartphone il codice QR e collegati al nostro sito ufficiale: w w w.b ian c o s c u ro.it /ar t -fai r s
fiera internazionale d’arte contemporanea, classico moderno & antiquariato | 19° – 21° secolo In contemporanea alla più importante fiera austriaca di auto d‘epoca. www.art-salzburg-contemporary.com
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biancoscuro
A settembre torna MiArt Il ritorno all’arte e alla cultura in presenza Di Vincenzo Chetta
N
el 2021 il miart, a partire dal titolo, rivolge una particolare attenzione alla parola poetica: Dismantling the silence. Questo interesse è stato declinato in una serie di iniziative volte a valorizzare i dialoghi tra passato e presente e promuovere lo sbocciare di nuove forme di comunicazione. 145 le gallerie provenienti da 20 Paesi divise in 5 sezioni: Established Contemporary, Established Masters, Emergent, Decades, Generations. Parallelamente sarà online la collaudata piattaforma digitale dedicata. La fiera, giunta alla sua venticinquesima edizione, diretta per il primo anno da Nicola Ricciardi, sarà aperta dal 17 al 19 settembre con VIP preview il 16 settembre. La prima delle iniziative di miart è stato il progetto editoriale And Flowers / Words che, nel corso degli ultimi tre mesi, ha reso partecipi numerose personalità del mondo artistico e culturale italiano. In continuità con questo percorso, miart presenta ora Starry Worlds, che trae ispirazione da una poesia citata durante una delle conversazioni - For Memory (1981), della
poetessa e intellettuale americana Adrienne Rich (1929-2012). Starry Worlds di fatto anticipa e amplifica la Milano Art Week, il ricco calendario di progetti speciali promosso in collaborazione con Assessorato alla Cultura del Comune di Milano che riunisce le maggiori istituzioni e fondazioni della città. Si rinnova la collaborazione con Intesa Sanpaolo che supporta miart in qualità di main partner. Confermato anche per questa edizione il Fondo di Acquisizione di Fondazione Fiera Milano del valore di 50.000 € destinato a opere d’arte che andranno a implementare la collezione di Fondazione Fiera Milano, oggi ospitata all’interno della Palazzina degli Orafi, che attualmente si compone di 99 lavori. Oltre al Fondo sono stati confermati anche i principali premi: il Premio Herno, assegnerà un riconoscimento di 10.000 € allo stand con il miglior progetto espositivo; il Premio LCA per Emergent, del valore di 4.000 €; il Premio Rotary Club Milano Brera per l’Arte Contemporanea e Giovani Artisti, come riconoscimento nel contesto di miart, prevede l’acquisizione di un’opera da donarsi al Museo del l Novecento di Milano. s
Milano Art Week
Milano torna ad accompagnare miart con un palinsesto che proporrà mostre e performance, estendendosi all’intera città e coinvolgendo istituzioni e fondazioni. Confermati alcuni importanti appuntamenti come ad esempio la mostra di Luisa Lambri e la personale di Anna Maria Borsari. Al Museo del Novecento, il progetto di Fondazione Furla Misfits di Nairy Baghramian alla GAM, Neil Beloufa. Digital Mourning e Maurizio Cattelan. Breath Ghosts Blind a Pirelli Hangar 92
Paolo Scheggi “Zone riflesse”, 1964, acrilico su tele sovrapposte, 60x80x5 cm. Courtesy Tornabuoni Arte
Giorgio Griffa “Segni Orizzontali”, 1975, acrilico su iuta, 200x238 cm. Ph. Ilaria Caprifoglio. Courtesy ABC – ARTE
Bruno Munari “Scultura da viaggio 523”, 1987, cartoncino, 50x71,5 cm. Ph. Daniele de Lonti. Court. of Repetto Gallery
Piero Dorazio “DORAZIO, Pilota 19”, 1964, olio su tela, 25,5x35,5 cm. Photo and Courtesy Galleria Tonelli
Bicocca. Molte anche le esposizioni fotografiche: Sturm&Drang, Tina Modotti, Jacques Henri Lartigue, Paola Di Bello per citarne alcune. Iniziative dedicate all’arte moderna sono in programma a Palazzo Reale, con la mostra di Claude Monet; al Museo del Novecento la grande retrospettiva su Mario Sironi. “Sintesi e Grandiosità”, mentre la mostra Somaini in America inaugura gli spazi della Fondazione Francesco Somaini Scultore. Una settimana da vivere nell’arte!
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Art Basel is coming A Basilea, dal 23 al 26 settembre Di Vincenzo Chetta
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orna l'appuntamento con Art Basel a Basilea, per la 50ª edizione della fiera d’arte più importante al mondo. Dal 24 al 26 settembre, con i numeri da sempre in crescita, anche nel periodo pandemico grazie all’ottima piattaforma online sviluppata: come per Art Basel Hong Kong anche a Basilea la fiera si svolgerà in formula ibrida: in presenza e digitale. 273 gli espositori presenti quest’anno da 33 paesi del mondo, 24 le gallerie che parteciperanno per la prima volta. Come sempre, tante le sezioni della Fiera: Galleries (dove le principali gallerie d’arte moderna
e contemporanea espongono opere del XX e XXI secolo); Feature (progetti curatoriali, presentazioni personali, mostre tematiche); Statements (nuovi progetti solisti di giovani artisti emergenti); Edition (opere editoriali, stampe e multipli), Magazines (pubblicazioni artistiche provenienti da tutto il mondo); Parcours (il settore che impegna i quartieri storici della città) e Film (film creati dagli artisti). Imperdibile la sezione Unlimited, la piattaforma pionieristica di Art Basel con sculture e dipinti di grandi dimensioni che trascendono lo standard tradizionale dell’arte, proiezioni video e installazioni, curata per il primo anno da Giovanni Carmine. Sul
piazzale di Art Basel quest’anno in scena un intervento site-specific a cura di Monster Chetwynd e Cecilia Bengolea. L’accesso al padiglione sarà ridotto e disponibile per un numero inferiore di persone, sarà soggetto ad un rigido protocollo e rigorose misure di sicurezza, limitato a persone completamente vaccinate o con tampone negativo. Al prossimo numero, per l’esito di l Art Basel. s Alcune foto da Art Basel 2019: In alto Messeplatz Basel Sotto: [1] Lucio Fontana “Ambiente spaziale con tagli”, 1960. Courtesy Magazzino e Tega [2] Antony Gormley “Breathing Room” Courtesy Galleria Continua [3] Ugo Rondinone “The Sun” Courtesy Glagstone Gallery
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Gianluca Giuseppe
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”Magic landscape” (particolare), mixed media on synth-canvas, 40x60 cm.
santiepresepe@gmail.com
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PaviArt
L’arte contemporanea torna in fiera Di Ettore Tiretto
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a mostra mercato dedicata all’arte moderna e contemporanea ritorna a Pavia dal 24 settembre 2021. Ottavo appuntamento per la fiera diventata punto di riferimento del panorama artistico, un appuntamento irrinunciabile per appassionati e collezionisti, ma soprattutto per il grande pubblico che potrà ammirare una selezione raffinatissima di opere ed artisti. PaviArt, fiera d’Arte Moderna e Contemporanea sarà come sempre ospitata nel rinnovato Palazzo delle Esposizioni di Pavia, con inaugurazione, esclusivamente su invito, la sera del 24 settembre. Aperta al pubblico fino al 26 settembre, dalle 10:30 alle 19:30, PaviArt punterà sulla qualità, dedicando l’esposizione alle migliori Gallerie italiane ed estere, riconfermandosi ogni anno nella rosa delle fiere del settore imperdibili. Come ormai di consueto, BIANCOSCURO presenterà nel suo spazio dedicato, la sua selezione di Arte Contemporanea: per far conoscere ed ammirare le opere selezionate ai tanti collezionisti che visitano la fiera, uno dei punti di orgoglio di questa esposizione. Quest’anno in mostra anche le opere vincitrici dell’edizione 2020 al BIANCOSCURO Art Contest, opere che purtroppo, causa pandemia, hanno atteso quasi un anno prima di poter essere esposte al pubblico, ma siamo certi che tutta quest’attesa renderà semplicemente unica l’esposizione. Una mostra imperdibile per il crescendo di qualità esposto e per l’ottima organizzazione artistica, che ha contribuito a rendere questa rassegna una delle più ricercate nel l mondo artistico italiano. s
Sopra: una vista della passata edizione dello stand BIANCOSCURO a PaviArt A sinistra: Mattia Consonni e Italo Mazzei Sotto a sinistra: Cristian Angelino durante una performance artistica con le opere di Peter Hide 311065
CON IL PATROCINIO DI
BIANCOSCURO ART EXHIBITION A 5 MOSTRA-MERCATO CONTEMPORARY SELECTED ARTIST D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA
Pierangelo Bertolo, Rita Bertrecchi, Mark Cattaneo, PALAZZO Gianni Depaoli, Paola Esposito, Rosa Maria Falciola, ESPOSIZIONI P.LE EUROPA Marco Fiaschi, Fabrizia Folchitto, Livia Licheri “Liv”, ORARI Pier Paolo Lorenzini “Cotte”, SABATO Gabriele10/20 Marchesi, DOMENICA 10/20 Francesco Montoneri, Jack Ottanio, Mauro Pavan, Pupi Perati, Carlo Alberto Perillo, Umberto Pettene “UpArt”, Roberto Pino, Dario Romano, Federica Rota, Davide Sertorelli, Massimo Soldi, Massimo Tanzi, Francesco Vattuone, Simona Zecca. www.paviart.it
PAVIA
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Aprile 2017
INFOLINE DEA SERVIZI CURA CARPIGNANO (PV) TEL. 0382 483430 DIRETTORE ARTISTICO GIOVANNI ZUCCA
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rmai era il 14 agosto 2012, erano passati 23 giorni di viaggio a Nord della Mongolia e, passando dal vulcano Khorgo sul versante Nord dei Monti Hangaj, ci stavamo spostando verso il centro di quella Nazione di libero passaggio. Eravamo alla ricerca di tavolette trasportate anticamente dall’India e che narravano dell’ancestrale popolo “00”. Ma purtroppo qualcosa stava per rallentare questo lungo viaggio alla ricerca delle nostre comuni origini. L’Asia Centrale, nel Paleolitico superiore (tra i 70 ed i 50 mila anni fa), era un paesaggio tropicale ricco di alberi, adatto alla pesca ed alla caccia: un territorio di transizione per svariate direzioni di ondate migratorie e fucina per diversità genetiche rilevanti. Il basamento della Mongolia è formato da rocce di età Precambiana, con una successione di sedimenti di età Paleozoica che, dopo la sua orogenesi del Meso-Cenozoico, ne hanno delineato i confini montuosi, oltre alla sua megasutura tettonica. La sua struttura territoriale, per carenza di piogge, l’ha portata alla lenta desertificazione. Tratti estesi del territorio presentano Tectiti, ovvero formazioni vetrose segnate da spirali circolari che testimoniano impatti di roccia ad altissime temperature, eventi rari e non terrestri, come negli attigui Monti Altai a nord del deserto di Gobi. In sintesi, un paesaggio dalla storia misteriosa, come i popoli che l’hanno vissuto. Passando per Terklin Tssagan Nuur, poi lungo le strade sterrate di Tsetserleg sino a Tsenkher, attraverso la steppa
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96 Mongolia Centro © Photo by Adele Arati
Chi era il Popolo “00”, quello da cui è partita la nostra comune storia? Questo mi domandavo, appoggiata al finestrino dell’ultimo sedile, della vecchia jeep. E mentre osservavo sfilare le lunghe lande del Nord della Mongolia, meditavo sulla quantità di coraggio e volontà che ci vuole per attuare la perseveranza. Quell’idea, segno di una maturità intellettiva e dote indispensabile per la continuità della ricerca delle tracce della vita. Sapevo, dentro di me, che l'origine dell'anima della vita era ed è l’ancestrale segreto scolpito nella pietra, luogo dell'anima e delle sue intrinseche geometrie. Non dovevo farmi influenzare dal pensiero altrui, dovevo solo ascoltarlo e ricollocarlo rispetto ad una mia visione d'insieme culturale. Sul tavolo vedevo tanti elementi tra loro simili, ma separati. Slegati da temporalità errate, preassegnate, convivevano in una sorta di confusione. Riuscivo ad immaginare i fili che li collegavano, ma per ora erano solo le tracce di memorie “altrimenti perdute” di Popoli Ancestrali ...
[24ª puntata]
Le terre di mezzo, i percorsi del mito, il cammino piramidale dell’essere
Mongolia Centro: sulle tracce della memoria perduta
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dell’antico mare, ci dirigevamo a Kharkhorin, l’antica capitale della Mongolia al tempo di Ogodei (figlio di Genghis Khan), e al Monastero Erdene Zuu, vicino alla sistemazione di un campo attrezzato. I potenti motori dei nostri fuoristrada, come i cavalli tipici di queste terre, ci condussero a comprendere l’ancestrale cultura kurgan dei territori della Mongolia. Ed Emiri, una delle nostre guide ufficiali, ci introdusse alla visita: “Dal neolitico all’età del Bronzo, individui di antichissima origine Anatolica, i Kurykan, frequentarono questi luoghi per restare o per poi tornare da dove erano venuti e in alternativa per spostarsi più a Nord. Le migrazioni in Asia, dall’est all’ovest e viceversa, nella storia dell’essere umano furono veramente tante, ed è molto probabile che si incrociarono con altre antiche etnie di nomadi guerrieri, già presenti in questi luoghi, gli Yamnaya (cultura di Jamna della tomba a fossa e antecedentemente provenienti dalla Russia - Ucraina). Inoltre, si sta studiando che a loro volta questi ultimi, cinquemila anni fa, giunti a cavallo dalle pianure dell’est e senza una famiglia, ebbero facile presa sulle donne d’Europa, infatti nel DNA degli attuali Euroasiatici sono presenti, in modo impregnante, le loro tracce genetiche. In seguito da quest’area, all’inizio del I millennio a.C., la cultura Karasuk dell’età del Bronzo (in particolare i nomadi del periodo Scitico, detti i discendenti di Zeuss) si espanse verso ovest nelle steppe del Kazakistan. Dopo ulteriori 1000 mila anni, nella parte iniziale del primo millennio d.C., questi nomadi divennero gli attuali Turchi, stratificandosi su un’altra popolazione prettamente agricola. Al momento in questi territori la popolazione è principalmente kazaka, con una piccola percentuale di biondi tuviniani (discendenti delle misteriose popolazioni caucasiche) e mongoli”. Ora iniziavo a spiegarmi perchè la genetista Arja Koshosen era bruna con profondi occhi chiari, e l’archeologo Jussi Niem era biondo con occhi scuri: erano il frutto di molteplici mescolanze e non solo di selezione naturale ambientale. Il paesaggio si modificava al nostro passaggio: la steppa con le sue erbe ed i suoi piccoli corsi d’acqua era stupefacente, oltre che sufficiente per nutrire gli esseri che la vivevano e che la vivono tutt’oggi. Eravamo circondati da rocce sedimentarie Cenozoiche, che custodiscono antichi retMongolia Centro © Photo by Adele Arati
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tili del Cretaceo, ma presto scoprii che eravamo alla ricerca di Tsagaan Agui (la Grotta Bianca) e dei suoi artefatti risalenti dai 700.000 ai 35000 anni fa. Era stato suggerito infatti che le enigmatiche tavolette perdute dell’India, fossero conservate all’interno di quella grotta (il 15 agosto 2012, giunti ai calcarei monoliti rossi, per il sopraggiunto tramonto, sostammo nella rintracciata cavità e dunque alla turistica Kharkhorin non arrivammo mai e neppure al monastero Erdene Zuu). L’accampamento era perfetto, il falò illuminavano le interne pareti tempestate da cristalli e ShuiShé ispirato ci intrattenne con leggende: “Si narra che in Asia centro-orientale si fosse esteso un grande mare al cui centro sorgeva un’isola. Su di essa, un popolo con capelli biondi e occhi celesti, disceso dal cielo su grandi conchiglie, vi aveva abitato e insegnato. La leggenda vuole che questo popolo abbia trasmesso antichi saperi ai popoli Eurasiatici, con un’antica lingua scritta su tavolette di betulla e di pietra. Raggiunsero, tramite gallerie sottomarine, anche le etnie del Pacifico, e si racconta che combatterono epiche battaglie tra di loro: uno dei fratelli era assetato di un effimero potere. In effetti, si dice che la Mongolia sia ricca di tunnel sotterranei non naturali ed al loro interno vi siano antichi graffiti.” Emiri, ridendo, gli chiese se avesse reinterpretato la sezione Drona Parva del Mahabharata. In difesa del narratore, feci notare che erano due temporalità differenti, una poteva risalire a ben oltre i 700.000 mila anni fa e quella in India intorno ai 20.000, dunque poteva solo esserci un mitologico collegamento. Ma non riuscii a vedere la risposta della loro espressione meravigliata e incuriosita, perchè il fuoco all’improvviso perse la sua fiamma e qualcuno sembrò camminare all’interno della grotta, trascinando qualcosa. Nel buio sentii pungermi un braccio, pensai alla puntura di un insetto. La testa mi girava dalle troppe nozioni sulle ibridazioni dei popoli e dalle strane narrazioni. Ma una chiarezza nascosta sul popolo “00” che stavamo cercando, iniziava a farsi strada e mi frullava in testa, al buio riuscivo a focalizzare meglio e fissai degli appunti mentali. Tutte questa leggende cosa nascondevano all’origine? Iniziai a credere che il mito forse poteva aiutarci a capire. Come d’incanto anche il fuoco fu riacceso da un indaffarato Mongolia Centro © Photo by Adele Arati
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ShuiShé, il mio braccio nel frattempo si era gonfiato e mi faceva male, qualcosa mi aveva realmente punto e cominciavo a sentirmi strana. Sopraggiunse una chiamata e una Jeep venne a prendere una parte del gruppo di ricerca: si erano liberati dei posti su un aereo per la Turchia e quindi dovettero partire nell’immediato per riuscire a raggiungere la capitale Ulan Bator. Un’emergenza improvvisa, su una ricerca genetica legata ad un virus, li attendeva laggiù. Rimanemmo solo io, Ave ed un paio di guardiani, per continuare delle ricerche al Sud. Purtroppo mi venne la febbre e, nel perdere lucidità, percepii la voce di Eve che mi sussurrava: “Un giorno ti salverò…”. Ripresi coscienza un anno dopo, l’11 luglio 2013, in un Ger Camp vicino ai monasteri di Ongiin Khiid, punto di sosta per le carovane che arrivavano o partivano per attraversare i deserti di Gobi e del Taklamakan, per raggiungere il sud della Mongolia e la Via della Seta. Tre donne mi guardavano da sopra il letto: era no Eve, Arivle e Adele. Arivle mi consegnò una borsa dicendomi che mi apparteneva, mentre Adele mi guardava come se non fossi vicino a lei. Le osservavo come se scattassi dei flash di memoria. Si avvicinò poi una quarta persona che raccolse furtivamente qualcosa dal pavimento: era Margot. Dopo qualche minuto, Eve mi annunciò che l’indomani saremmo partite per il Sud della Mongolia. Di me continuavo a non avere nessuna traccia, se non fosse stato per quella borsa e il suo contenuto. Si delineava così l’apPunto 24b: “In tempi ancestrali, popoli nei loro percorsi hanno lasciato tracce: graffiti, pitture rupestri, strutture della nuda anima, per raccontare i luoghi dell’Origine dell’anima della nostra Vita.” Adele Arati
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Per maggiori informazioni www.adelearati00.com
[...] continua sul prossimo numero di BIANCOSCURO
Ogni riferimento a cose e persone è puramente casuale, le parti culturali sono vere, ma intrecciate dai fili della fantasia Crea_R_ Evolutrice. Testi tratti dal primo romanzo artistico Fanta-ma-Scientifico n°00 by adele arati: “Il suono Matematico dell’Acqua”.
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Frida Kahlo Dalle fotografie di Guillermo di Rebecca Maniti
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iamo abituati a visitare le mostre di Frida Kalho per ammirare i suoi dipinti e da essi estrapolare il suo vissuto. Questa volta invece possiamo vedere le esplicite immagini della sua vita, grazie alla mostra “Frida Kahlo. Una vita per immagini”, attualmente aperta al Museo Civico di Sansepolcro e visitabile fino al 13 ottobre. La mostra è organizzata da Civita
Mostre e Musei e Diffusione Italia International Group. “La mostra fotografica su Frida Kahlo intende rendere omaggio ad una artista, molto amata in tutto il mondo, che incarna uno di quei casi in cui arte e biografia si intersecano inscindibilmente, rendendo unico un personaggio. Dire che Kahlo sia stata un simbolo del suo tempo, la prima metà del Novecento, e del suo paese, il Messico, in un periodo di ferventi lotte sociali, è
certo ma anche riduttivo, in quanto Frida è ormai una figura emblematica, un’icona della contemporaneità, che riassume nella sua arte la manifestazione di una straordinaria volontà femminile, fuori da ogni coordinata spazio-temporale; in essa, genio artistico e sofferenza dilaniante, leggerezza e strazio vitale, un nastro avvolto intorno ad una bomba, come ebbe a dire Breton, rappresentano facce speculari di un’esistenza fuori dal comune”, afferma Maria Cristina Giambagli, Direttore Museo Civico e Responsabile Settore Cultura. Lungo il percorso espositivo possiamo osservare scorrere la vita di Frida attraverso un centinaio di scatti, tra questi forse potremo anche capire le motivazioni che l’hanno trasformata in un’icona femminile e pop a livello internaIn alto: Guillermo Kahlo Frida Kahlo a quattro anni Messico, 11/09/1911, stampa alla gelatina d’argento, vintage A sinistra: Guillermo Kahlo Ritratto di famiglia con Frida Kahlo Messico, 1928, stampa alla gelatina d’argento, vintage
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zionale. Gli autori delle foto sono il padre Guillermo (che era fotografo di professione, di origine tedesca, giunto in Messico nel 1891 e ben presto innamoratosi del paese che lo ha accolto) per quelle scattate durante l’infanzia e la giovinezza e poi da alcuni dei più grandi fotografi della sua epoca: Leo Matiz, Imogen Cunninghan, Edward Weston, Lucienne Bloch, Bernard Silbertein, Manuel e Lola Alvarez Bravo, Nickolas Muray ed altri ancora. In mostra è esposto anche un gruppo di piccole fotografie molto intime di Frida, scattate in formato polaroid dal gallerista Julien Levy. Arricchiscono l’offerta espositiva anche
alcuni documenti, come il catalogo originale della mostra di Frida organizzata da André Breton a Parigi, il primo “manifesto della pittura rivoluzionaria” firmato da Breton e Rivera, una documentazione fotografica della sua famosa
Guillermo Kahlo - Frida Messico, 1932, stampa al platino/palladio
FRIDA KAHLO
Una vita per immagini
16 maggio – 13 ottobre 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Museo Civico, Sansepolcro INFO T. +39 0575 732218 Da giovedì a domenica 10.00/13.30 - 14.30/19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito
www.museocivicosansepolcro.it
Tommaso
SANSANELLI www.sansanellitommaso.it
t_ommas_o tsansanelli.ts@gmail.com FIGURES - 2021, fotografia digitale, 40x60 cm.
Casa Azul e un grande dipinto realizzato dal pittore cinese Xu De Qi che riproduce Las Dos Frida. La mostra si chiude con un video che raccoglie le poche immagini filmate della grande artista mesl sicana. s
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Incanti, saperi, contraddizioni 160 anni di storia: l’Italia in scena al Forte di Belvedere di
Lucia Garnero
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on il progetto curato da Sergio Risaliti “Ieri, oggi, domani. Italia autoritratto allo specchio”, è allestita e sarà aperta al pubblico dal 25 giugno al 10 ottobre, negli spazi del Forte di Belvedere, la mostra “Italiae, Dagli Alinari ai maestri della fotografia contemporanea”. Nata da un’iniziativa del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, prodotta da Fratelli Alinari Idea SpA e realizzata a cura di Rita Scartoni e Luca Criscenti, è promossa dalla Fondazione Alinari per la Fotografia - organismo fondato dalla Regione Toscana per la conservazione, gestione e valorizzazione del patrimonio fotografico Alinari -. Anche per l’estate 2021, dunque, il Forte di Belvedere, dal 1972 riconosciuto come uno dei più interessanti musei all’aperto a livello internazionale, conferma la sua vocazione con una storia di archivio della migliore fotografia italiana dedicata al nostro Paese. Dalle foto di Alinari fino alle nuove produzioni contemporanee, Italiae è lo specchio di un’Italia caratterizzata da una grande molSopra: Isabella Balena - Piscina del Foro Italico Roma,2018 © Isabella Balena A sinistra: Andrea Frazzetta Vista aerea del vulcano e linea di fuoco, Stromboli, 2019, © Andrea Frazzetta
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Mario Cresci - Conservare_conoscere_trasformare Crotone, 2020 © Mario Cresci, Courtesy FullMind Lab Alinari, Fratelli, Scala della torre di Arnolfo in Palazzo Vecchio e veduta della Cattedrale, Firenze, 1900 ca., 21x27 cm. Lastra di vetro, gelatina ai sali di argento Archivi Alinari, Firenze
titudine di aspetti, peculiarità e sfaccettature, su cui, nel tempo, si è posato lo sguardo di fotografi molto diversi per tono, tecnica e stile, attenti a restituire le identità mobili e complesse del Paese, le sue tradizioni così come le sue più sottili linee di evoluzione. La selezione di scatti, che comprende 75 fotografi – da Gianni Berengo Gardin a Paolo Pellegrin, da Gabriele Basilico a Gian Paolo Barbieri, da Luigi Ghirri a Mario Giacomelli e Ferdinando Scianna - senza pretendere di riassumere nella sua interezza la complessità della fotografia italiana, diviene un’occasione per esplorare scelte estetiche e linguaggi che hanno attraversato oltre 160 anni di storia - tra foto d’atelier, concettualismo, cronaca e ricerca artistica - e un breve
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ITALIAE
Dagli Alinari ai maestri della fotografia contemporanea 25 giugno – 10 ottobre 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Forte di Belvedere, Firenze INFO T. +39 055 2768224 info@musefirenze.it Da martedì a venerdì 16.00 - 21.00 Sabato e domenica 10.00 - 21.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito
www.musefirenze.it
A destra, in alto: Paolo Spigariol, Arcobaleno tricolore, Jesolo, 2016 © Paolo Spigariol A destra: Franco Fontana Landscape, Puglia, 1987 Franco Fontana©Puglia 1987 Courtesy Franco Fontana Studio Sotto: alcune viste del percorso espositivo
compendio di storia delle tecniche fotografiche, a partire dal calotipo per arrivare alla virtual photography. La mostra si articola in tre sezioni – Paesaggi, Opere, Volti –, ciascuna in grado di costituirsi come ideale percorso geografico, storico e artistico, per cogliere le mutazioni di un Paese in continua evoluzione: Nord e Sud, città e campagna, lavoro e feste, tradizione e innovazione, storia sociale e vita culturale. Visioni dove la sorpresa è nella “messa in scena”, nelle scelte originali di ciascun interprete. A far dialogare la moltitudine di opere, un linguaggio capace di
percorrere le profondità della storia e di entrare nelle pieghe del territorio. Come spiega la curatrice Rita Scartoni: “L’Archivio si apre e dialoga con il contemporaneo anche al di fuori di rigide griglie cronologiche […] per cogliere attraverso assonanze quell’insieme variegato di incanti, saperi, contraddizioni che fanno dell’Italia un paese speciale. Ed è con questa chiave di lettura, la molteplicità - molteplicità degli sguardi, dei paesaggi, delle ricchezze artistiche e culturali che l’Italia si ri-presenta al mondo, dopo un periodo particolarmente duro”. Una rappresentazione del
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tutto inedita che la Farnesina porterà in tutto il mondo grazie alla sua rete di Ambasciate, Consolati e Istituti Italiani di Cultura: in contemporanea con la tappa fiorentina, la mostra ha inaugurato anche a Minsk e proseguirà per San Pietroburgo, prime tappe di un tour che si articolerà fra 2021 e 2022. Significativo quanto affermato dalla Min. Plen. Cecilia Piccioni, Direttrice Centrale per la Promozione della Cultura e della Lingua Italiana del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale: “Con Italiae, il Ministero ha scelto di portare nel mondo un ritratto corale e poliedrico del nostro Paese: un racconto visivo che ripercorra
le trasformazioni dell’Italia, raccontandone le identità collettive, i saperi tradizionali e le grandi innovazioni”. “Ieri, oggi, domani. Italia auto-
ritratto allo specchio”, è un’iniziativa promossa dal Comune di Firenze e organizzata da MUS.E con la Fondazione CR Firenze, l Unicoop Firenze e Mazzoleni. s
Massimo Siragusa I faraglioni, Isola di Capri, 2015 © Massimo Siragusa
ANNA CARIGNANI
“OLTRE IL TUNNEL”, 2021, acrilico su tela, 60x60 cm.
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annacari@libero.it
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Una vista dell’allestimento della mostra Ph.Luca Zanon
Mario De Biasi Forme e segni della fotografia di Mario
Gambatesa
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erché dovunque s’incontra la vita s’incontra la bellezza. Basta guardarsi attorno per vederla: anche in una foglia, in un sasso, in un balcone fiorito. Anche nei riflessi in una pozzanghera”. In questo modo e con queste parole, Mario De Biasi definiva il suo sguardo dall’altra parte dell’obiettivo. La Casa dei Tre Oci di Venezia presenta l’ampia retrospettiva “Mario De
Biasi. Fotografie 1947-2003”, dedicata a uno dei più grandi fotografi italiani, instancabile narratore del mondo. La rassegna, che ripercorre l’intera produzione del fotoreporter, dagli esordi della sua collaborazione con la rivista Epoca fino agli ultimi lavori, inizialmente programmata dal 12 marzo al 31 luglio 2021, aprirà al pubblico dal 13 maggio 2021 al 9 gennaio 2022. L’esposizione è curata da Enrica Viganò in collaborazione con l’Archivio Mario
De Biasi, organizzata da Civita Tre Venezie con Admira e promossa dalla Fondazione di Venezia. Frutto di un’immensa ricerca nell’archivio De Biasi, l’esposizione raccoglie 256 fotografie, metà delle quali inedite e vintage, e procede diacronicamente per nuclei tematici attraverso dieci macro sezioni, passando per il racconto dei grandi eventi storici, i viaggi esotici, i ritratti di personaggi potenti e famosi, le scene di vita quotidiana, i volti anonimi,
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sfociando poi nel concettuale e nell’astratto. Si sentiva la necessità di una mostra antologica che celebrasse il talento di Mario De Biasi in tutte le sue sfaccettature. Il fotoamatore neorealista, il fotoreporter di Epoca, il testimone della storia, il ritrattista di celebrità, l’esploratore di mondi vicini e lontani, l’artista visuale, l’interprete di madre natura, il Guardarobiera, New York, 1956 © Archivio Mario De Biasi Courtesy Admira, Milano
MARIO DE BIASI. Fotografie 1947-2003 Casa dei Tre Oci, Venezia May 13, 2021 - January 09, 2022
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he Casa dei Tre Oci in Venice presents the major retrospective “Mario De Biasi. Fotografie 1947-2003,” devoted to Mario De Biasi, one of the greatest ever Italian photographers and an untiring storyteller of the world. The event, which reviews the photojournalist’s complete oeuvre, from his debut when he began collaborating with the magazine Epoca all the way to his final work, initially scheduled from March 12 to July 31, 2021, will be open to the public from May 13, 2021 to January 9, 2022. The exhibition is curated by Enrica Viganò in collaboration with the Archivio Mario De Biasi, organized by Civita Tre Venezie with Admira and promoted by the Fondazione di Venezia. The result of in-depth research at the De Biasi Archive, the exhibition includes 256 photographs, half of which never seen before as well as vintage pictures, and proceeds diachronically by theme divided into ten macro sections that also include great historical events, exotic travels, portraits of famous and powerful people, scenes from everyday life, anonymous faces, veering toward the conceptual and the abstract. “It was about time! – remarks the curator Enrica Viganò. The need was felt for an anthological exhibition to celebrate the many facets of Mario De Biasi’s talent. The Neorealist amateur photographer, the photojournalist for
Epoca, a witness to history, the portraitist of celebrities, the explorer of worlds both near and far, the visual artist, the interpreter of Mother Nature, the compulsive and creative draftsman. All his work is an ode to life.” Among the many images never seen before, on display at the Casa dei Tre Oci is the entire sequence of De Biasi’s most famous and perhaps most beloved photograph: Italians Turn Around, taken in 1954 for the popular weekly ‘fotoromanzo’ magazine Bolero Film and chosen by Germano Celant as the defining image of his exhibition “The Italian Metamorphosis 1943-1968” at the Guggenheim Museum in New York. In the image a splendid Moira Orfei all dressed in white strolls through the center of Milan attracting the gaze of a group of men. The 1950s is one of the exhibition’s core periods, with images of Italy in ruins after the war, but where you can also perceive the desire to be reborn and to rebuild; the memorable views of New York; or the close-up views of the Hungarian Uprising in 1956 under the bullet fire, one of them even hitting De Biasi, earning him the nickname Italiano Pazzo (Crazy Italian). These are the images “of a twentieth century that now seems distant, but that does not cease to arouse curiosity,” says Denis Curti, artistic director of the Casa dei Tre Oci.” Two incredible assignments took place in 1964, and bear witness to
De Biasi’s stubbornness: one was in Siberia at a temperature of 65 degrees below zero, and the other amid tongues of lava as Mount Etna erupted. There are moments of lightness and intimacy as well, which De Biasi sought on all five continents, where he took pictures of people kissing, street barbers, lunch breaks, from London to Paris, from Rome to Vienna, from Cairo to Tehran, from Thailand to Brazil, and from Israel to Nepal. A special tribute is paid to the theme of the lunch break in a large-scale installation representing a globe on which 40 vintage photographs, small and very small, can be viewed, each of them linked to the place where they were taken. The idea is to express the sense of universality and the anthropological nature of Mario De Biasi’s research, that of a photographer who succeeded in finding in a simple everyday gesture a strong sense of community between distant and different cultures. Also on display are the images of the Moon Landing, the artist’s most famous shots of the Venice Film Festival, including ones of Brigitte Bardot, Fellini and Masina, Romy Schneider, Maria Callas; the countless trips, especially to Hong Kong, South America, and India. The last section centers on the photographer’s love of nature and his interpretation of its shapes and signs in “visual poems” that veer toward l the conceptual and the abstract. s
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disegnatore compulsivo e creativo. Tutto il suo lavoro è un inno alla vita! Tra i tantissimi inediti, la Casa dei Tre Oci espone per la prima volta, l’intera sequenza della fotografia più celebre e probabilmente più amata di De Biasi: “Gli Italiani si voltano”, realizzata nel 1954 per il settimanale di fotoromanzi Bolero Film e scelta da
Germano Celant come immagine guida della sua mostra al Guggenheim Museum di New York, “The ItalianMetamorphosis 19431968”. Accanto alle fotografie verranno esposti molti materiali, volumi, i numeri originali della rivista Epoca, appunti, quaderni e due approfondimenti audiovisivi. L’intervista di Laura Leonelli in cui Mario De Biasi racconta la sua esperienza di fotografo e una proiezione di immagini, selezionata dalla figlia e responsabile dell’Archivio, Silvia De Biasi, con i servizi per la collana di Epoca intitolata “Le meraviglie del mondo”. Oltre a essere un grande fotografo, Mario De Biasi, appassionato di arte e di pittura, era anche un originale disegnatore. Un uniA sinistra: New York, 1956 © Archivio Mario De Biasi/Courtesy Admira, Milano
verso di tinte forti e infinita fantasia rivestirà la Casa dei Tre Oci, restituendo continuità stilistica all’allestimento lungo i tre piani del palazzo neogotico con la raffigurazione di soli, occhi, teste e cuori. Una mostra unica nel suo genere che mette in risalto il lavoro fotografico esclusivo e affal scinante di De Biasi. s MARIO DE BIASI
Fotografie 1947-2003
13 maggio 2021 - 09 gennaio 2022 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Casa dei Tre Oci, Venezia INFO T. +39 041 241 2332 Lunedì e da mercoledì a domenica 11.00 - 19.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito
www.treoci.org
In basso: Parigi, 1970 © Archivio Mario De Biasi/Courtesy Admira, Milano
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MASSIMO PELAGAGGE
“Venezia 14” - 2019 - fotografia stenopeica analogica con manipolazioni in sviluppo
massimopelagagge
massimo.pelagagge
www.massimopelagagge.com
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Richard de Tscharner La sua fotografia di paesaggio a Todi di Flavio
Ennante
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er la prima volta in Italia è possibile ammirare le immagini fotografiche di Richard de Tscharner grazie alla mostra “Il canto della
terra: un poema fotografico”. Nelle tre sedi della Sala delle Pietre e del Museo Pinacoteca nel Palazzo del Popolo, e del Torcularium, l’esposizione, a cura di William A. Ewing, presenta ben
59 immagini dell’artista svizzero, tra i più apprezzati esponenti della fotografia di paesaggio, scattate in 22 paesi di tutto il mondo: dall’India all’Algeria, dall’Islanda al Perù, dall’Italia agli Stati Uniti, dalla Cambogia alla Francia. L’esposizione, visitabile fino al 22 agosto a Todi, in provincia di Perugia, è organizzata da PHOTODI in collaborazione con il Museo Pinacoteca di Todi e col patrocinio del Comune di Todi. Claudio Ranchicchio, Assessore alla Cultura del Comune di Todi, commenta: “Questa mostra è una nuova pietra preziosa che contribuisce ad arricchire il fantastico programma culturale della nostra città per il 2021. Grazie al grande lavoro di programmazione In alto: Richard de Tscharner - Isla del Pescado Bolivia, 2008 A sinistra: Richard de Tscharner La jetée par temps gris Francia, 2013 A destra: Richard de Tscharner Tant que l’eau coulera Sudan, 2010
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di Photodi sono state selezionate le location più prestigiose della nostra città per questa importante rassegna di livello mondiale”.
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Ispirato da grandi autori quali Ansel Adams e Edward Weston, in più di vent’anni di lavoro, Richard de Tscharner ha viaggiato
RICHARD DE TSCHARNER Il canto della terra: un poema fotografico Palazzo del Popolo / Museo Pinacoteca di Todi / Torcularium, Todi June, 12 - August 22, 2021
rom 12 June to 22 August 2021, the three venues of the Sala delle Pietre and the Museo Pinacoteca in Palazzo del Popolo and of the Torcularium in the Lucrezie complex in Todi (Perugia) are set to host the exhibition of Richard de Tscharner (Bern, 1947), one of the world’s most admired landscape photographers. Entitled The Song of the Earth. A photographic poem, curated by William A. Ewing and organised by PHOTODI, the cultural association chaired by Mario Santoro, in partnership with the Todi Museo Pinacoteca, with the patronage of the Municipality of Todi, which has provided its most prestigious exhibition venues, the exhibition presents 59 photographs that explore the Swiss photographer’s creative universe. Drawing his inspiration from such great models as Ansel Adams and Edward Weston, Richard de Tscharner has spent over twenty years travelling and working in more than 22 countries, from India to Algeria, from Iceland to Peru, from Italy to the United States, from Vietnam to Ethiopia and more besides, often reaching extremely remote and inaccessible places and bringing back his landscape shots, all strictly in black and white, according to Robert Frank the true colours of photography. Adopting an approach to photography that is exquisitely phi-
losophical and meditative, Richard de Tscharner takes a special interest in the effects that geological transformations have had on the ecosystem, in the traces left by geological forces, such as the phenomenon of the erosion of rocks or that of the wind on the sands of the desert, which in the course of time have given our planet such diverse, magical surfaces. Reflecting his passionate interest in classical music, in particular Gustav Mahler, de Tscharner decided to construct the Todi exhibition as a symphonic poem, comprising three movements, one in each of the exhibition’s venues. Visitors to the Sala delle Pietre will find panoramic landscape shots on one wall, counterbalanced by others illustrating details of the textures created by nature on the surfaces of rocks, of water and of wood. In the Museo Pinacoteca, the precious home of ancient art, de Tscharner proposes a series of photographs of the ruins left by ancient peoples, a reminder of our civilisation’s evanescence when compared to the longue durée of the Earth. Lastly, the section in the Torcularium focuses on the presence of humanity in the world’s remotest spots, when people have preserved a more intimate relationship with the Earth than the majority of contemporary metropolil tan dwellers.. s
spesso in luoghi inaccessibili o di difficile raggiungimento, riportando immagini di paesaggi rigorosamente su pellicola bianco e nero, il vero colore della fotografia, secondo Robert Frank. “Il paesaggio – afferma il curatore, William A. Ewing - continua a rivestire un ruolo primario nella pratica fotografica contemporanea, nutrito dal fascino duraturo che proviamo per la superficie del globo su cui viviamo. Negli ultimi vent’anni, Richard de Tscharner ha viaggiato per il mondo, a volte nella sua nativa Svizzera, in Italia e in Francia, e talvolta in terre remote, al fine di catturare un vivido senso della grandezza e della complessità della ‘pelle’ del nostro pianeta”. Non possiamo che ammirare il lavoro di questo ricercal tore di bellezza e armonia. s RICHARD DE TSCHARNER
Il canto della terra: un poema fotografico 12 giugno – 22 agosto 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Diverse sedi, Todi INFO T. +39 347 570 7148 Da mercoledì a domenica 10.00/13.00 - 15.00/18.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito
www.richarddetscharner.ch
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ROBERTO BELLUCCI w w w. a r t e b e l l u c c i r o b e r t o . c o m
SOFFIO - 2021, OLIO SU TELA, 120X60 CM.
SFERA - 2021, OLIO SU TELA, 120X60 CM.
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T r A t e e r t S T r A t e e Str Prologis Park - Lodi
A Casalpusterlengo la prima “galleria” a cielo aperto mai realizzata in un parco logistico di
Flavio Ennante
Sea Creative
Macs
Da settembre un programma di visite guidate aperte al pubblico e disponibili gratuitamente
Macs
I
l Prologis Park di Casalpusterlengo, (Lodi), ospita le opere di otto street artist italiani di fama internazionale che hanno usato circa 40.000 metri di facciate degli edifici e serbatoi dell’acqua come tele per realizzare opere inedite e ispirate da una serie di parole chiave. Grazie alla collaborazione di CEVA Logistics, società che opera nel parco e partner dell’iniziativa promossa da Prologis, da settembre il Parco sarà aperto al pubblico per visite guidate gratuite su prenotazione.
Font, Hitnes, Made 514, Macs, Sea Creative, Joys, Vesod, Etnik sono gli artisti coinvolti nel progetto che, coordinati dall’art director Enrico HEMO Sironi, hanno realizzato opere che costruiscono un dialogo serrato tra loro e l’ambiente circostante e che costituiscono al tempo stesso un’interessante istantanea della migliore creatività urban in Italia. Filo conduttore è il rapporto con la natura esaltato anche dalla presenza di giardi-
ni verticali all’interno di alcune di esse e dal collegamento con l’ambiente circostante. “Abbiamo realizzato un itinerario che mette al centro l’individuo e la natura. Un itinerario composto da 8 stili differenti, che vogliono creare un ritmo e una cadenza nelle forme e nei concetti lasciando a chi lo visita un senso di nuova identità e di spirito rinnovato, frutto di un perdersi e ritrovarsi nei colori e nelle forme nuove”, ha commentato Enrico HEMO Sironi, art director del progetto.
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Vesod
Etnik
Made514
Joys
Hitnes
Luca Font
Apre il percorso l’opera di LUCA FONT “Evoluzione”, un processo di trasformazione, graduale e continuo, che ci accompagna dalle origini al futuro grazie anche a un sorprendente uso degli angoli dell’edificio. É la natura a colori tenui a caratterizzare il lavoro di HITNES dove ritroviamo le rotte migratorie degli uccelli, scorci e suggestioni di luoghi. Sorprende il contrasto con l’intreccio astratto di “cuori e picche” di MADE, ispirato ai concetti di coraggio e cambiamento
La galleria a cielo aperto rientra in un progetto promosso da Prologis in collaborazione con CEVA Logistics Italia e denominato PARKlife™ che prevede anche la riqualificazione del verde con l’introduzione di piante ad alto fusto dai cromatismi diversi che riequilibrano gli spazi creando così un dialogo con le opere presenti sugli edifici. Prevede inoltre la realizzazione di aiuole con erbacee perenni che assicurano variabilità cromatica, zone a prato e speciali zone destinate a chi frequenta il parco logistico per lavoro.
attraverso l’innovazione, e l’angolo di JOYS, dove la sequenza di linee parallele e incrociate che si muovono con una particolare metrica e con regole ben precise trovano perfetta armonia ed equilibrio. MACS utilizza un serbatoio dell’acqua per strizzare l’occhio alle opere di Andy Warhol, mentre SEA CREATIVE, sfruttando il secondo serbatoio, gioca con le stratificazioni tipiche delle cornici ospitanti i manifesti pubblicitari. É quindi VESOD a proiettarci in una dimensione
onirica, un vortice dove si intrecciano figure e luoghi, valorizzati dalla presenza di giardini verticali nel simbolo dell’infinito. Il percorso si chiude con ETNIK e la sua opera dove i volumi architettonici che rappresentano la città dove l’uomo si muove sono quasi sovrastati dal verde dei giardini verticali in un lavoro realmente tridimensionale. Due opere, quelle di VESOD e di ETNIK, che creano un efficace dialogo con l la natura circostante. s
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2021 - Bimestrale d’Arte, Cultura e Informazione
Gianluca Calicchio
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