isaliti sul Velimana valicarono l’Appennino Tosco-Emiliano, arrivando a planare sopra le fertili dune toscane e i territori dei mitici Rasna. Il giallo, il verde, l’azzurro, i colori di quella centrale e fertile terra, si specchiavano nello sguardo di Eleda. Eve, essendo una ricercatrice biomedica, era incantata dalla turca Mariac seduta di fronte a lei, aveva gli occhi di colore diverso, uno azzurro e l’altro di un nero profondo. Pensava: “L’evidenza mi indica che è un’ibrida, ma è risaputo dalla ricerca che ormai tutti lo siamo, sotto le apparenti sembianze morfologiche, a parte alcuni isolati popoli tribali...”. La giovane Mariac, deposta la bevanda calda sul sedile del Velimana, con aria rilassata iniziò un discorso, spezzando il legame ipnotico che si era creato tra le due: “Odiernamente in Turchia, come in India, quasi mai le divisioni linguistiche hanno un’equivalenza a quelle etniche. In un lontano passato invece questo era una realtà, naturalmente a parte le eccezioni delle prime contaminazioni...”. Si era creato un’imbarazzante nuovo silenzio, rotto solo dall’atterraggio in una strana area, in cui migliaia di lumache ricoprivano le piante presenti, Emiri spiegò che la zona aveva un particolare geomagnetismo e si trovava al di sotto dell’Ara Etrusca della Regina. Eleda, senza nulla dire, si era già incamminata lungo quell’ancestrale sentiero, mentre Mariac Kayak, giunta di fronte al luogo dedicato a Voltunma, introdusse la civiltà Etrusca (Villanoviana): “I Rasna, Rasena – Annesad (così gli Etruschi chiamavano se stessi) volendo intendere una maturità a livello di assetto politico, pienezza giuridica e istituzione di Stato. Alla fine degli anni ‘70, l’archeologo Massimo Pallottino, affermò che il termine Rasena equivaleva al latino “Populos”, semplicemente una “ragione di identità”, poi confermata successivamente dal tedesco linguista etruscologo Helmut Rix.” Attorno al X secolo a.C. inventarono il concetto di un nuovo modo di abitare, che superava la modalità dei piccoli villaggi sparsi di tradizione prestorica e protostorica, indicarono la strada verso il concetto di città. Tra il IX e il I secolo a.C., essi erano il “Popolo” più esteso territorialmente di una Proto-Italia preromana, primo esperimento di un’unità nazionale, con una propria lingua e un’unica cultura. Questi luoghi furono messi in luce con un primo studio a Pisa tra il 1616 e il 1619 d.C. dallo storico scozzese Thomas Dempster, nel periodo in cui era sotto rifugio del granduca Cosimo II di Toscana, il quale gli commissionò una ricerca sulle antiche popolazione del territorio, per legittimare il potere Mediceo e la superiorità della civiltà Etrusca rispetto a quella Romana. Nel 1620 Thomas consegnò sette libri in latino sull’Etruria Reale,ma vennero pubblicati solo dopo 100 anni, a Firenze, da un conte britannico, Thomas Coke. Egli li ritrovò nel 1719, acquistandoli dall’allora
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Grano in Etruria di Centro © Photo by Adele Arati
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Il 10 luglio 2017, dopo 50 giorni di studi presso la Fondazione a Parma, era giunto il momento per i personaggi di questo lungo racconto, di involarsi per un nuovo viaggio e approfondire il cuore della cultura Etrusca. L’undici luglio 2017 iniziarono i “Traveloguess” e si ricreò il Team di Ricerca: tutto era pronto per ripartire.
[30ª puntata]
Le terre di mezzo, i percorsi del mito, il cammino piramidale dell’essere
Tracce d’Acqua alla base delle Civiltà: Etruria di Centro
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