LO STRESS DEL LAVORO IN POLIZIA E GLI STRUMENTI PER AFFRONTARLO
Lo stress del lavoro in Polizia e gli strumenti per affrontarlo Un’esperienza italiana Graziano Lori Criminologo; ispettore Polizia Locale Firenze e Responsabile della «Sezione Intersettoriale del Servizio Psicologico Operativo» (SISPO)
Riassunto
18
Secondo un’ampia ricerca, le maggiori fonti di stress lavorativo sono state indicate in una serie di categorie e di relativi fattori di rischio psicosociali che possiamo genericamente ritrovare nelle organizzazioni professionali di Polizia, distinguendo quelle riguardanti il contesto lavorativo da quelle riguardanti il contenuto del lavoro. Sono considerate altre fonti di stress legate alla tipologia del lavoro in polizia tutte quelle attività a forte impatto emotivo definite «eventi critici professionali» come fare uso delle armi, operare arresti rischiosi, subire aggressioni personali, interventi in caso di attentati terroristici, incidenti stradali mortali, comunicare il decesso a un familiare o la morte violenta di un collega. Nell’operatore di polizia possono manifestarsi reazioni di natura patologica, come il
disturbo da stress post-traumatico (PTSD), ossia una reazione di stress post traumatica protratta nel tempo, che è possibile relazionare ai fattori determinanti la modalità con cui l’operatore di polizia affronta e gestisce l’impatto con l’evento critico. Inoltre, in termini di fattori protettivi, oltre al coping restano da considerare con particolare attenzione il grado di sostegno sociale offerto subito dopo l’evento da parte dei colleghi e dei familiari. Negli ultimi anni, le polizie si sono dotate di sistemi di sostegno psicologico destinati agli operatori che a vario titolo impattano in eventi critici professionali, come le reti di peer supporter, l’adozione di strumenti di decompressione emotiva di gruppo (defusing e debriefing) e gli psicologi interni.
1. Principali rischi psico-sociali nelle forze di Polizia 1.1 Lo stress tipico del lavoro in polizia Secondo un’ampia ricerca sullo stress correlato al lavoro, sono state individuate una serie di fonti stressogene presenti nelle attività lavorative in generale, che possiamo pure ritrovare nelle organizzazioni professionali di polizia, distinguendo quelle riguardanti il contesto lavorativo (job context) da quelle riguardanti il contenuto del lavoro (job content). Tra le fonti di stress legate al contesto lavorativo, indichiamo per esempio gli orari di lavoro irregolari legati alla turnificazione, il lavoro notturno, l’eccessiva burocrazia, l’equipaggiamento inadeguato, uno scarso sostegno da parte dei colleghi o dei superiori gerarchici, la mancanza di una formazione adeguata, problemi di comunicazione e scarso riconoscimento professionale. La seconda categoria di stressor riconducibili al contenuto del lavoro, ossia alla tipologia del lavo-
ro in sé, può includere le situazioni impegnative dal punto di vista emotivo, come ad esempio i conflitti di ruolo che costringono l’operatore a passare da situazioni in cui deve essere un fermo applicatore della legge ad altre in cui deve essere una persona attenta alle problematiche sociali e alle richieste di attenzione dei cittadini, l’assenza di riscontro e il senso di inutilità del proprio lavoro vissuti dagli operatori di polizia a causa degli interventi frammentati e con riscontri limitati dei risultati nelle situazioni affrontate, e infine la presenza simultanea di aspettative opposte tra loro. Alcune ricerche hanno evidenziato che le attività operative, rispetto al lavoro in ufficio dell’operatore di polizia, comportano un maggiore distress (Pancheri et al., 2002; Tomei et al. 2006). Sempre nell’ambito del contenuto del lavoro, si deve considerare che gli operatori che intervengono in situazioni di emergenza, come gli agenti di po-
format magazine no 9