Premio Paolo Mascagni - Imprese che crescono

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Undicesima edizione



Undicesima Edizione



“Le imprese che crescono sono un patrimonio di tutti”


Dopo la pandemia (peraltro non ancora finita) nessuno si sarebbe atteso una guerra, la caduta del Governo, la disastrosa crisi energetica. Scenari che hanno complicato questo mondo, figuriamoci il mondo delle imprese. Eppure. Eppure c’è un sistema che cresce, corre, non si ferma. Grazie a storie che sono soprattutto storie di famiglia. Energie positive che fanno dell’area tra Bologna, Modena e Ferrara uno degli epicentri europei della produzione. E che il premio Mascagni, istituito da Confindustria Emilia Area Centro, in collaborazione con il Resto del Carlino, in memoria dell’imprenditore Paolo Mascagni, dal 2012 celebra in pieno. Un impegno settimanale che in undici edizioni ha tradotto concretamente – con dati, bilanci, ma soprattutto volti – l’impegno di un uomo come Paolo, testimone appassionato e convinto del ruolo dell’industria nello sviluppo del territorio. E, da sempre, attento ai media e alla comunicazione. Per il nostro giornale, che è il giornale del territorio, raccontare i protagonisti delle nostre città e dei paesi è un dovere, oltre che un onore. E in questo senso il Premio Mascagni è una fotografia di un territorio resistente e resiliente, pronto a risolvere i problemi innovando e cambiando i propri processi produttivi, ben prima di quanto faccia il Paese. Nei primi undici anni il Premio Paolo Mascagni ha coinvolto un totale di 416 aziende. Un patrimonio che non è solo industriale, è soprattutto umano: come ha detto durante una cerimonia di premiazione Elena Zacchiroli, la vedova Mascagni, al Carlino, il premio «interpreta esattamente i valori di mio marito Paolo. Le aziende che sono qui lo meriterebbero tutte. A un giovane che oggi vuole fare impresa servono quattro qualità incontestabili proprie di mio marito: impegno, coraggio, etica, entusiasmo. Con l’audacia, segue sempre anche la fortuna». Ecco, spesso dimentichiamo quanto il coraggio, l’audacia e l’entusiasmo abbiano un ruolo nelle storie di successo. La fortuna arriva dopo. Una lezione da non dimenticare in questo periodo così complesso per il mondo e per l’Italia, che da sempre nella sua storia ha dimostrato di arrivare con il coraggio e l’audacia degli uomini dove spesso lo Stato fallisce.

Agnese Pini Direttrice de Il Resto del Carlino, QN, La Nazione e il Giorno

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Arriviamo alla celebrazione di questo undicesimo anno del Premio “Paolo Mascagni Imprese che crescono” in un periodo particolarmente intenso per imprese produttive, famiglie, cittadini. Il valore del nostro Premio, che ha superato la boa del decennio, ci riporta al pragmatismo delle nostre imprese che hanno messo in luce il loro valore, le aspirazioni, i progetti e la voglia e l’impegno a portarli a termine. Con l’edizione 2022 superiamo quota 400 aziende che il Resto del Carlino ha intervistato e ospitato sulle proprie pagine. Una collaborazione preziosa, quella con il principale quotidiano del nostro territorio, perché è un segnale che attraverso l’informazione passano anche i valori che ci rendono interconnessi al tessuto sociale e alla vita di tutti noi. Anche quest’anno, le 32 storie che sono state protagoniste del Premio, che mi preme sempre ricordare è stato intitolato a Paolo Mascagni con l’obiettivo di commemorare e tenere alto il ricordo dell’imprenditore e collega, hanno raccontato aziende molto diverse: startup, piccole imprese, grandi gruppi, di tutti i tipi e di tutte le filiere. Ad accomunarle è la consapevolezza di dover vivere sì in un periodo critico, ma al tempo stesso di dover crescere e continuare a innovare, mettendo in campo nuove idee, recuperando progetti, con cambi di rotta e mutamenti interni o esterni. È questa capacità di esserci, di affermarsi, di operare per sé e per chi ci sta intorno che oggi celebriamo: il fare impresa in Emilia.

Valter Caiumi Presidente Confindustria Emilia Area Centro

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Le aziende dalla A alla Z Advenias Aercel Benetti Cesarino Carrara Cep Europe Cosepuri Danisi Engineering Due Esse Antincendio Gescad Ghimas Graf Industries Grafos Steel Indaco Project Italmondo IUNGO JDentalCare Lifetime Macè Macro Group Margotta Mary Fashion Motori Bonora Nanoprom Chemicals Ncr- Biochemical Nero Tk Phyto Service Roboqbo Silla Socage TeaPak Tecnoform Valvole Italia

58 36 28 26 12 56 16 32 52 64 44 38 14 62 68 50 70 30 54 42 20 10 34 46 48 66 8 40 60 18 24 22

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ROBOQBO

il Resto del Carlino 15/02/2022

Nella foto: Giuseppe Malavasi

Un modello che non c’era

“Così vi aiutiamo in cucina” Bologna, i prodotti di Roboqbo danno una mano a chi lavora col cibo, a partire dai grandi chef di Lorenzo Pedrini

Cosa hanno in comune chef stellati, artisti della pasticceria, piccoli agriturismi e grandi player dell’industria alimentare e della Gdo? Il fatto di lavorare il cibo e col cibo, ma pure la necessità di farlo coniugando praticità, efficienza, innovazione e qualità. Ed è qui che si inserisce il know-how di Roboqbo, il polo di progettazione e produzione di impianti per la trasformazione degli alimenti guidato dall’ad Giuseppe Malavasi.

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Come è nata l’idea di un approccio altamente tecnologico all’industria alimentare? “Roboqbo si appresta a compiere 20 anni, ma le sue radici risalgono agli anni ‘70, quando mio padre, con me e mio fratello, iniziò a vendere un unico modello di ‘cutter’ con coltello a ‘esse’, per il taglio delle verdure, al mondo della ristorazione. Poi, dopo un ventennio, assieme all’attuale azienda è nata la prima linea


di macchine QBO-Universal Processing System, che hanno fatto la nostra fortuna”. Che strumento è? “È un attrezzo che vuole essere universale, capace di trattare decine di prodotti e di effettuare decine di lavorazioni differenti utilizzando pochissimo calore e senza lasciare tracce del suo utilizzo a livello di gusto e proprietà organolettiche delle materie prime. Buono per tagliare, cuocere, raffreddare, concentrare, raffinare e lavorare in sottovuoto, tanto nell’industria dolciaria quanto in quella lattiera, delle conserve, dei succhi, delle salse e in numerosi altri settori”. Vastità delle possibili applicazioni, ma anche tecnologia. “QBO permette di lavorare grandi volumi con rapidità e semplicità d’uso, ma anche di farlo in sicurezza, senza richiedere professionalità elevata e mantenendo un alto livello di salubrità degli ambienti di lavoro. Ovviamente, poi, non manca della possibilità di soluzioni cucite a misura di cliente, per utilizzare le quali entra in gioco l’affiancamento formativo che garantiamo a chi la sceglie”. Chi sono i vostri clienti? “Lavoriamo con nomi dell’alta gastronomia come Carlo Cracco, Iginio Massari, Gino Fabbri e Antonino Cannavacciuolo, ma anche, tra le altre, con aziende come Ferrero, Esselunga, Nestlè e Saclà”. Quali progetti avete? “Le nostre soluzioni possono dare tanto anche al di fuori del contesto prettamente alimentare, come sta dimostrando il nostro recente ingresso nel ramo cosmetico, ma anche la farmaceutica, presto, contiamo diventi un terreno da esplorare”.

LA SCHEDA Fatturato in crescita e 105 dipendenti Spegnerà venti candeline quest’anno Roboqbo Srl, azienda che a Bentivoglio (Bo) si occupa di automazione dei processi di trattamento degli alimenti. In una sede da 13mila metri quadrati, tra un nuovo headquarter con 6 laboratori per cioccolateria, gelateria, pasticceria, gastronomia, industria e cosmetica, il fiore all’occhiello del laboratorio Qbo e l’accademia di formazione interna Qbo Sapiens. Da qui, la società guidata da Giuseppe Malavasi coordina il lavoro di 105 dipendenti, investendo ogni anno in Ricerca & Sviluppo il 12% di un fatturato pari, nel 2021, a 12,15 milioni di euro (+2% rispetto al 2020). Nei mercati esteri sviluppa il 55% dei propri ricavi.

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MOTORI BONORA

il Resto del Carlino 22/02/2022

Un modello che non c’era

Nella foto: Diego Bonora

Bonora sui motori della crescita Fatturato boom per l’azienda di Cento. “La carta vincente? Il servizio personalizzato”

di Alberto Lazzarini

Il motore elettrico non è una moda di questi anni votati (pare) all’ecologia. La Motori Bonora, infatti, lo produce da… due generazioni, cioè da quando Giorgio Bonora, all’indomani della guerra, comprese che questo propulsore era quello giusto, oltre che conveniente, per un numero incredibile di macchine. Oggi l’azienda (sede alla periferia di Cento, nel Ferrarese) non solo consolida una posizione di mercato acquisita da decenni ma va ben oltre e mette e a segno una decisa quanto giustificata crescita. Il merito è naturalmente della forte e motivata squadra guidata da Diego Bonora, titolare e ceo di questa storica realtà

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produttiva che registra più di dieci milioni di fatturato (il 40% grazie all’export, Germania in testa) con uno straordinario + 50% sull’anno scorso, e ha 40 dipendenti. Diego, laurea in Economia, è il figlio del fondatore e ha rilevato l’azienda all’inizio degli anni ’90. Dottor Bonora, quali sono i settori di utilizzo dei vostri prodotti? “I nostri clienti sono costruttori di macchine di vari comparti industriali, alimentare e zootecnico; i nostri motori vanno accoppiati a macchine utensili, trattamento aria, acqua, a lavorazioni del vetro o di trasmissione di potenza”.


La concorrenza è tanta, anche internazionale, ma voi avete trovato la formula giusta. “La specializzazione, il prodotto e il servizio personalizzato. Il tutto fin dalla progettazione. Per rimanere sul mercato siamo stati spinti dalla concorrenza dei Paesi orientali a spostarci su produzioni personalizzate, a maggiore valore aggiunto e con un rapporto di partnership con i fornitori. Stiamo investendo sia in macchinari che in competenze con i nostri collaboratori”. Quando ha compreso che si doveva cambiare? “All’inizio degli anni 2000; ci siamo orientati verso i motori asincroni speciali con un alto valore aggiunto. La produzione, nel nostro originario settore, si era infatti trasferita in Cina. Molti nostri colleghi si sono riconvertiti in importatori e distributori”. Anche il processo di lavorazione ha subito una sorta di rivoluzione. “È vero. Quando sono subentrato a mio padre ho iniziato a dismettere alcune lavorazioni, mentre altre le ho affidate a ditte specializzate tutte italiane; oggi posso dire che sono dei veri partner. Sul risultato positivo incide fortemente anche l’affidabilità delle consegne”. La previsione sul 2022? “La nostra è sempre stata un’azienda ben capitalizzata. Dovremmo continuare a crescere, anche se registriamo forti criticità dovute ai costi delle materie prime e alla loro reperibilità. Sullo sfondo ci sono, naturalmente, anche le incertezze dovute alla pandemia. Proseguiremo negli investimenti: un milione in due anni per l’acquisto di macchinari legati all’industria 4.0”.

LA SCHEDA Export strategico e 40 dipendenti Fondata nel 1945, la Motori Bonora di Cento, nel Ferrarese, è guidata da Diego Bonora che ha rilevato dal padre Giorgio il timone dell’impresa all’inizio degli anni ’90. Lo stabilimento, dove operano 40 dipendenti, si estende su una superficie di 21mila metri quadrati. Il fatDalla competenza alla rete di vendita turato (oltre milioni, income forte Sensormatic nasce a10 Bologna nel 1979 distributore di sensori e prodotti per macchine aucrescita) è per unMarziani, terzo che prodottomatiche grazie a Marco stringe i primi accordi di rappresentanza con ditte estere, to da mercato estero: Germain particolare tedesche e giapponesi, specializzate nia, Spagna, Olanda. nel campo dei sensori Francia, e dei trasduttori elettronici per l’industria. Negli anni Sensormatic inizia ad ocA un milione ammonta l’enticuparsi con competenza specifica di tutto ciò che riguarda l’automazione industriale. Con l’ingresso tà degli investimenti annuali. in azienda della figlia del fondatore, Elisabetta La realtà produttiva caratteMarziani, Sensormatic ottiene nelsi1996 la certificazione del proprio sistema qualità secondo la norrizzaUNI perENl’offerta di un prodotmativa ISO 9002, garantendo alla propria clientela servizio e una gestione che tendono al to e diunun servizio decisamente massimo rispetto delle richieste del mercato. Senpersonalizzato. sormatic conta 11 dipendenti e si avvale della collaborazione della propria unità produttiva Sm.Prox, specializzata nella realizzazione di sensori induttivi, puntatori laser e lavorazioni custom. La rete di vendita è composta da ingegneri ed esperti in elettronica e automazione, un’organizzazione esterna di agenti che coprono le aree principali del mercato italiano e una buona rete di distributori. Il 2018 si è chiuso con un fatturato di 4 milioni di euro, in crescita del 5% sull’anno precedente e del 14% sul 2016, lo 0,6% del quale derivante dai mercati esteri, in particolare Repubblica di San Marino, Francia e Austria.

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CEP EUROPE

il Resto del Carlino 1/03/2022

Nella foto: Gionata Turchi

Un modello che non c’era

“Meccanica a misura di cliente”

Modena: Cep Europe importa, ma anche rettifica e produce, parti di mezzi movimento terra di Maria Silvia Cabri

“Quality makes the difference”: questo il motto che accompagna la presentazione di Cep Europe, azienda che dal 2011 ha sede a Fanano (Modena). Il Gruppo si pone come leader nella produzione e distribuzione di parti Oem e di ricambio per Caterpillar®, Komatsu®, Cummins® e altre note marche, e mira sempre più ad una valorizzazione del Made in Italy, come spiega il proprietario e ad Gionata Turchi. Una realtà di respiro internazionale: come nasce Cep Europe? “La nascita, nel 2011, è dovuta all’opportunità che ho avuto di entrare in contat-

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to con la società cinese Cep Intl, durante gli anni di lavoro all’ufficio acquisti della locale azienda Itm. Gli ottimi rapporti instaurati con due dirigenti, Wang Tao e Liu Jianwei, hanno determinarono la costituzione di Cep Europe, con sede a Fanano”. Qual è il vostro mercato? “Cep Europe srl fa parte del Gruppo Cep, dedicato alla distribuzione di parti di ricambio nel settore delle macchine movimento terra. Attualmente, Cep Europe costituisce la ‘porta di accesso’ al mercato europeo per prodotti fabbricati principalmente in Cina, e gestisce il made in Italy per tutti i clienti del Gruppo Cep nel


mondo”. In cosa si differenziano le tre divisioni aziendali? “La divisione Aftermarket garantisce le principali linee di prodotto Cep, ossia componenti motore, trasmissione e freni, componenti idraulici e dell’undercarriage per macchine movimento terra. La divisione Oem comprende una parte di prodotti realizzati in Cina, dove sorge uno stabilimento produttivo del gruppo Cep e quattro joint-venture con altre fonderie di acciaio e ghisa. Nello stabilimento a Fanano vengono effettuate le lavorazioni finali del prodotto, controlli qualitativi e assemblaggi. Tra questi prodotti, gruppi di tenuta o mechanical face Seal, il core business dell’azienda modenese”. La terza? “La divisione Rc produce ruote tendi cingolo, grazie all’acquisizione nel 2019 della ditta storica Rc, fondata nel 1960, con sede a San Dalmazio, con più di 60 anni di esperienza. Questa divisione è in grado di realizzare qualsiasi tipo di ruota, anche in versioni speciali, modificate o rinforzate, sulla semplice scorta di un disegno”. Investimenti e progetti futuri? “Intendiamo iniziare la produzione di Seal Group in Italia per garantire un servizio ottimale ai principali clienti italiani, cercando di svincolare il più possibile il servizio dalle lunghe tempistiche dei trasporti e per avere un’alternativa di produzione. Sono già stati effettuati numerosi investimenti. Di recente sono stati acquistati macchinari per la lavorazione della tenuta come impianti di ‘rettifica’ e linee per il lavaggio automatico ad ultrasuoni dei prodotti. Nel 2021 si è ultimato un progetto: una linea robotizzata di lucidatura, pulizia, oliatura e montaggio completa di sistema di visione e controllo qualitativo finale del prodotto”.

LA SCHEDA

Una crescita del 49% Export in tutto il mondo Fornisce a tutto il mondo parti meccaniche per le macchine movimento terra ed escavatori, anche sulla base delle esigenze personalizzate dei clienti. La Cep Europe di Fanano conta 64 dipendenti (3 amministratori). I principali mercati sono Sud America, Arabia, Middle Est, Russia. Quota export, per l’anno 2020-2021: Sud America 45%; ArabiaMiddle Est 40%; Russia 10%; altri 5%. Fatturato globale del 2021: 29,8 milioni (+49% rispetto al 2020); il fatturato export nel 2021 è pari al 46%. Per l’anno 2021 la cifra degli investimenti è di circa 2 milioni.

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INDACO PROJECT

il Resto del Carlino 8/03/2022

Nella foto: Antonio Marzo

“Con noi tutto sotto controllo” Bologna: Indaco fornisce software e hardware alle pmi per la gestione di magazzini e personale di Lorenzo Pedrini

Soluzioni hardware e software per la gestione efficiente dei magazzini e delle modalità di accesso e comunicazione del personale e fra il personale. Ma anche sistemi all’avanguardia per smaltire i rifiuti, tecnologie cloud e distributori ‘smart’ di utensili e dispositivi di protezione per minimizzare gli sprechi. Sono alcuni esempi delle innovazioni materiali e immateriali che Indaco Project garantisce da più di vent’anni all’universo delle piccole e medie imprese, sotto la guida del ceo Antonio Marzo. Per mestiere cambiate il mondo dell’in-

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dustria, ma anche voi, nel tempo, vi siete trasformati. “Proprio così, perché l’azienda attuale è stata costituita nel 2001 specificamente per progettare e produrre software, mentre nei sette anni precedenti, dal 1994, ci occupavamo più che altro di rivendita di sistemi di rilevazioni presenze agli uffici personale dei nostri clienti. Quindi, in particolare, di monitoraggio e trasmissione dei dati fiscali atti a preparare le buste paga”. Nei fatti, eravate la costola bolognese di una software house milanese. “Questo finché non ci siamo accorti che,


lato innovazione, anticipavamo regolarmente i colleghi meneghini e le esigenze della clientela, a partire dal precoce passaggio da Dos a Windows e dal pionieristico utilizzo delle e-mail. Quindi, consci anche del dinamismo del tessuto imprenditoriale emiliano, ci siamo lanciati nella produzione in proprio e ci siamo staccati dalla casa madre”. Produttori, però, non solo di software ma di hardware. “La scintilla, in questo senso, l’ha fornita un progetto curato per il Policlinico bolognese di Sant’Orsola, basato su armadi intelligenti per la conservazione e la distribuzione dei mazzi di chiavi, ai quali abbiamo applicato dei chip che consentivano di sapere chi e quando li prelevava e li restituiva. Da qui, nel 2010, abbiamo pensato a distributori ‘smart’ per Dpi, allargatisi poi all’utensileria e alle strumentazioni It, in grado di tenere traccia di guasti, scorte e smarrimenti”. Un’idea di successo? “È stata la chiave per affacciarci fuori dall’Italia, e da quel mondo della ceramica emiliana che fino ad allora, nella rilevazione presenze, era il nostro target. Per raggiungere clienti di dimensioni maggiori, come Lamborghini, Trenitalia e Autostrade per l’Italia. Non solo grazie al know-how tecnico, ma anche forti di un’attenzione al design non banale”. La corsa all’automatizzazione può giovare anche al pianeta? “Certamente, a partire dall’eliminazione delle bottigliette di plastica e dall’installazione di un depuratore interno per l’acqua, ma soprattutto grazie ai sistemi ‘green’ che commercializziamo. Come il nostro ‘Rosk’, chiamato così per sottolinearne l’anima bolognese e nato per tracciare le quote di rifiuti che vengono realmente smaltite e recuperate in modo corretto”.

LA SCHEDA

Fatturato +19,5% Cresce il mercato estero Dal 1994 Indaco Project Srl, nata a Castel Maggiore dove si trova il suo quartier generale, è cresciuta fino a occupare 39 dipendenti e a sviluppare, nel 2021, 4,26 milioni di fatturato (+19,5% rispetto ai 3,57 del 2020). Grazie a investimenti in ricerca e sviluppo in continua crescita (200 mila euro, il 4,71% dei ricavi, contro i 166mila del 2020) si è affacciata su mercati internazionali (che ora pesano per il 10% del fatturato): ceco, portoghese, francese, polacco, ungherese e finlandese, con 212mila euro di ricavi prodotti oltre confine nel 2021 (+8,1%).

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DANISI ENGINEERING

il Resto del Carlino 15/03/2022

Nella foto: Giacomo Danisi

“Guidiamo l’auto del futuro”

Tecnologie, dinamica e sicurezza: successi e progetti del gruppo Danisi Engineering di Modena di Maria Silvia Cabri

Il loro motto potrebbe essere: ‘Guidare oggi le auto del futuro’. Così si pone il gruppo Danisi Engineering fondato nel 1995 dal ceo, ingegner Giacomo Danisi. Con sedi a Torino e Modena e unitamente alla controllata Meccanica 42 di Sesto Fiorentino, il Gruppo è attivo nello sviluppo e nell’applicazione delle più innovative tecnologie legate alla dinamica dell’autoveicolo, agli ausili alla guida (adas) ed alla sicurezza attiva. Ingegnere, come nasce la Danisi Engineering? “L’azienda è nata 27 anni fa in maniera

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‘inconsapevole’ nel senso che non avrei pensato di dare vita ad una realtà imprenditoriale che occupa circa 100 persone ed è in crescita. La Danisi Engineering si è da subito basata sullo sviluppo delle competenze, cosa che altri competitor non facevano. Per questo abbiamo voluto impegnarci in progetti sfidanti e questo si è rivelato vincente in un ambiente molto difficile qual è quello dell’automotive. Siamo una realtà piccola ma abbiamo clienti di alto livello”. Qual è il complimento più bello che ha ricevuto?


“Il direttore di una casa di automobili mi ha detto: ‘Mentre gli altri fornitori ci chiedono ‘diteci cosa e come volete fare’, lei invece ci dice: ‘Secondo me è meglio fare così per avere un prodotto migliore e risparmiare tempo’. Un nostro approccio vincente è quello di proporre la metodologia”. Quali i settori in cui eccellete? “Siamo divenuti un polo di riferimento nel mondo dell’industria automobilistica per quanto riguarda la progettazione dell’autotelaio, l’integrazione dei sistemi di controllo e di assistenza alla guida (adas) e la definizione delle caratteristiche di guidabilità delle future generazioni di autoveicoli”. I veicoli ibridi sono l’attualità, si guarda al full electric e il lungo termine si gioca su tecnologie diverse come l’idrogeno: come vi ponete? “Siamo esperti di integrazione del veicolo, cerchiamo le migliori architetture per le soluzioni più adeguate che riguardano sia l’ibrido che il full electric e l’idrogeno. Inizialmente c’era solo un power train, l’endotermico, adesso si sono aggiunti anche l’ibrido e l’elettrico che per noi rappresentano delle opportunità in più”. Quale sarà l’auto del futuro? “Non ce ne sarà soltanto una ma diverse, specializzate in specifiche missioni. Ad esempio, l’auto urbana potrebbe essere completamente elettrica, quella per gli spostamenti a lungo raggio sarà invece ibrida, mentre l’endotermica pura probabilmente andrà a scomparire”.

LA SCHEDA Fatturato boom: nel 2021 oltre 10 milioni La Danisi Engineering è un polo di riferimento nel mondo dell’industria automobilistica per quanto riguarda la progettazione dell’autotelaio, l’integrazione dei sistemi di controllo e di assistenza alla guida (adas) e la definizione delle caratteristiche di guidabilità delle future generazioni di autoveicoli. La quota export rappresenta il 56% e i principali mercati sono Germania, Regno Unito, Asia Pacifico (Cina in particolare). Il fatturato globale del 2021 è stato di 10,72 milioni (+49% rispetto al 2020); quello export 2021 di 6 milioni (+78%).

Dovremo avere più mezzi? “Cambierà il modello di possesso: si potrà essere proprietari di una sola macchina, mentre le altre si noleggeranno a breve termine per l’uso specifico che si deve fare. Il tutto tramite app come accade adesso nell’ambito di servizi di mobilità urbana”.

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TEAPAK

il Resto del Carlino 22/03/2022

Nella foto: Andrea Costa

Nelle bustine affari e benessere TeaPak di Imola confeziona i contenitori per tisane. E ha convinto gli americani a investire di Lorenzo Pedrini

Rilanciata in quel di Imola durante l’onda lunga della crisi del 2009, la produzione di bustine per tisane, in Emilia-Romagna, ha il volto dell’esperienza più che trentennale di TeaPak. Un’azienda, quella guidata dal managing director Andrea Costa, nata sì a inizio anni ‘90, ma i cui orizzonti sono mutati nel 2011, grazie al cambio di passo nei rapporti con la multinazionale statunitense Yogi Tea.

quando a 24 anni fondai TeaPak con l’appoggio di mio padre, Pio, e arrivai a produrre in pochi anni, con un solo dipendente a libro paga, 25 milioni di bustine all’anno. La seconda è di due decenni dopo, quando le linee di produzione tedesche per tisane di Yogi Tea (della quale eravamo partner dal 1999) furono trasferite a Imola. Spingendo i nostri ricavi in alto per oltre il 28% di quanto fatturavamo”.

Lei parla spesso di scommesse vinte, al plurale. Quali sono? “Sono almeno due. La prima risale al 1991,

Merito della vostra affidabilità, ma anche del know-how diffuso nella Packaging Valley.

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“Noi ci abbiamo messo del nostro, ma la terra in cui ci troviamo è una delle nostre grandi fortune, perché parlare di tecnologie di confezionamento in provincia di Bologna significa giocare in casa. E vuol dire anche avere la possibilità di guadagnarsi la fiducia degli americani, che siamo riusciti a convincere della bontà delle nostre idee”. E, quindi, anche a scucire allo zio Sam un po’ di denari per costruire il vostro nuovo stabilimento. “Non è banale riuscire a fare in modo che una multinazionale statunitense investa in un impianto produttivo proprietario a 10mila chilometri dal suo cuore pulsante. Ma è successo, e dal 2020 sono iniziati i lavori per un nuovo polo industriale da più di 25 milioni di euro, già inaugurato per servire, ricorrendo solo a fornitori italiani, i mercati asiatico, africano ed europeo”. Parlando di mercato, lato tisane i segnali sono davvero così positivi? “In Italia, certo, consumiamo più caffè che tisane e la fetta tricolore del mercato europeo vale più o meno il 6%. Il trend, però, sta cambiando, poiché, se un tempo la nonna ci dava la camomilla o l’infuso solo quando eravamo malati, ora non è più così. Anzi, forse anche perché produciamo solo biologico, sono proprio i giovani a darci una spinta, per godersi un momento di relax sostenibile”.

LA SCHEDA Fatturato in crescita superati i 20 milioni L’azienda impiega più di 120 persone e immette sul mercato quasi un miliardo di bustine di tisane all’anno (in media 24 ogni secondo). Questa è TeaPak, al centro di un continuo percorso di crescita dei ricavi (20,33 milioni di euro nel 2021, con un +30% rispetto al 2020 e previsioni per il 2022 pari a 22,6 milioni). Controllata dalla Yogi Tea GmbH di Amburgo (a sua volta parte del sodalizio americano Yogi Tea), TeaPak trae la sua forza dalla serena convivenza, in azienda, di impiegati e maestranze di 12 nazionalità e 6 religioni diverse.

Lo dimostrano i ricavi in crescita. Che utilizzate anche a fin di bene. “La responsabilità sociale, per noi, occupa un ruolo di grande rilievo. E accanto alle donazioni materiali – da un giardino pubblico a un respiratore in tempi di pandemia, passando per materiali per squadre sportive giovanili – ci piace donare il nostro tempo alla comunità. Perché le persone, come prova anche l’assortimento multinazionale dei nostri dipendenti, sono la vera ricchezza”.

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MARY FASHION

il Resto del Carlino 29/03/2022

Nella foto: Alessio Bonora e Emanuela Soffritti

“Dietro le griffe, il nostro tocco” Ferrara, Mary Fashion progetta e realizza per le grandi firme della moda in tutto il mondo di Alberto Lazzarini

Soddisfazione e orgoglio. Si potrebbero sintetizzare e immaginare così il mix di sentimenti e il commento dei titolari e dei dipendenti della Mary Fashion quando, in una grande capitale, si fermano davanti al negozio di abbigliamento di un brand celebre: quel capo – sì, proprio quello lì – “l’ho fatto io”. Già, perché è dallo stabilimento di Ferrara (zona sud, vicino al casello autostradale) che si irradiano in tutto il mondo i prodotti di altissima qualità realizzati da questa azienda appositamente per i marchi celebrati dalla moda. Fondata negli anni ’80 da Maria Battaglia, una sarta che sape-

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va guardare lontano, la Mary Fashion è poi passata alla figlia Emanuela Soffritti che, con il marito Alessio Bonora, ha fatto crescere ulteriormente questa realtà produttiva portandola a livelli di eccellenza. Bonora, l’evoluzione dell’azienda, in questi anni, è stata evidente… “Mary Fashion è una realtà a conduzione familiare, nata nell’intimo e corsetteria. Poi è subentrato l’abbigliamento, prevalentemente donna, con apertura negli ultimi anni anche all’uomo”.


Il fatturato? “L’anno scorso abbiamo superato i 12 milioni, siamo ai livelli preCovid. Quest’anno dovremmo raggiungere i 14”. L’export per voi è fondamentale. “Il 43% della nostra produzione è destinata ai mercati internazionali, a cominciare da Francia e Stati Uniti”. Cosa significa lavorare per alcune fra le migliori firme della moda internazionale? “È un privilegio. Per alcune realizziamo i capi indicati dal loro stilista, in altri casi anche la progettazione è nostra o, ancora, il capo stesso è ideato dai nostri stilisti. I materiali talvolta sono acquistati da noi, in altri casi sono i clienti a fornirceli”. I segreti del vostro successo? “Flessibilità e rapidità, ma anche la capacità di innovare, tutte le volte che occorre, il processo produttivo”. E progettate, anche. “Vero. Offriamo come servizio anche la fase di progettazione, ossia la modellazione, la realizzazione dei prototipi fino ad arrivare ai capi campione che possono poi passare in sfilata o direttamente alle vendite. Il tutto nell’ambito di un importante pacchetto di servizi per i nostri clienti”. Il tema della sostenibilità? “Seguiamo un percorso mirato all’abbattimento delle emissioni attraverso un progetto di purificazione energetica su tutta la struttura produttiva. Abbiamo acquisito le certificazioni, oltre a quelle a carattere sociale”.

LA SCHEDA Fatturato 12 milioni Quasi la metà è export Mary Fashion ha sede in uno stabilimento di 4.000 metri quadrati non lontano dal casello autostradale di Ferrara sud. Utilizza le tecnologie più avanzate unitamente a capacità sartoriali non comuni. Nata all’inizio degli anni ’80 dalle capacità imprenditoriali di Maria Battaglia, è cresciuta con la figlia Emanuela Soffritti e il genero Alessio Bonora, general manager. Il fatturato 2021 è stato di oltre 12 milioni, quasi la metà grazie all’export. Gli addetti sono 120. Oggi in Mary Fashion si gestiscono tutte le fasi di costruzione dei capi, dalla progettazione (modelleria, prototipia, campionari) alla produzione.

Siete sempre alla ricerca di professionalità interne? “Certo. Cerchiamo figure professionali come operatrici a macchina (cucitura capi), tecnici di confezione, esperti di ufficio tecnico e di controllo qualità”.

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VALVOLE ITALIA

il Resto del Carlino 5/04/2022 Nella foto: al centro, Simone Storci e i suoi sei compagni di avventure

“Voilà, il futuro è nelle Valvole” Modena, l’exploit di sette amici in un settore giudicato sorpassato “No ai luoghi comuni” di Maria Silvia Cabri

Sette amici e una passione sono alla base di ‘Valvole Italia’, nata nel 2015 con sede a Modena. In un comparto per certi aspetti saturo l’azienda si specializza in una nicchia di mercato, ma di grande importanza: progetta, produce e commercializza valvole oleodinamiche principalmente di sostentamento carico, in particolare valvole di bilanciamento per applicazioni mobili, come spiega il ceo Simone Storci. Da un’intuizione al Financial Times: come nasce ‘Valvole Italia’? “Era il 2015, eravamo un gruppo di persone che aveva già lavorato insieme a diversi progetti in una grande multinazionale, con ottimi risultati e una particolare chimica tra di noi. A forza di parlare di tutto quello che

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ci piaceva o no del nostro modo di lavorare, di quello che poteva essere fatto meglio, quasi spontaneamente ci siamo chiesti se ci fosse la possibilità di fare qualcosa insieme. Siamo nati così: prendendo il nostro settore, le valvole idrauliche, e mettendo in dubbio tutte le verità comunemente accettate da quelli che ci lavoravano, concordi sul fatto che un numero importante di esse fossero relitti del passato, rispettate più per pigrizia che per convinzione”. Il nome Valvole non è scelto a caso. “Le aziende del settore, anche dalle nostre parti, tendono ad avere nomi americaneggianti. Ma anche questo è un avanzo del passato. Innovazione, tecnologia, qualità, forza lavoro che l’Emilia è in grado di espri-


mere oggi nel settore non temono rivali: abbiamo pensato ‘e se facessimo il contrario di quello che fanno tutti gli altri?’ Abbiamo scelto un nome che spiegasse nel modo più breve cosa facciamo, ma soprattutto dove lo facciamo”. La differenza con i competitor? “Siamo chiari: siamo figli di quello che abbiamo fatto e visto nelle esperienze precedenti, ma il nostro sistema di sviluppo, produzione e commercializzazione del prodotto è solo nostro, il livello di integrazione dei processi a livello globale è difficile da uguagliare per chi parta da realtà stratificate in precedenza. Se dovessi citare un singolo fattore competitivo che ci differenzia, direi forse la capacità di adottare molto rapidamente le nuove tecnologie e le nuove idee”. Come è nata la decisione di estendervi all’estero? “Non c’è stata una vera e propria decisione. La proiezione sugli Stati Uniti e sulla Cina era parte integrante del business plan fin dal primo istante. ‘Valvole America’, nostra filiale in Ohio, è nata pochi giorni dopo ‘Valvole Italia’, l’accordo di joint venture in Cina addirittura qualche mese prima. L’obiettivo è avere una distribuzione del fatturato uniforme nelle tre macro-aree principali dell’economia mondiale: Europa, Nord America, Estremo Oriente. La strategia si è rivelata vincente, ci ha consentito di mettere a segno una crescita consistente perfino nell’annus horribilis 2020, dirottando la produzione sui mercati meno colpiti in quel momento”.

LA SCHEDA

In lista nei Top 1000 del Financial Times Valvole Italia di Modena è nella Top 1000 del Financial Times 2021, la prestigiosa classifica annuale delle imprese europee in forte crescita, dove si attesta quarta in produzione di beni industriali e 123ª per crescita. E nel 2020, il Sole 24 Ore l’aveva messa tra le 450 imprese leader nella crescita: al 19°posto in Italia e 1° in Emilia-Romagna. I dipendenti sono 100 (in aumento). Fatturato globale: stima 2022, 26 milioni (+45%); 2021, 18 milioni (+64% rispetto al 2020). Quota export 85% (extra CEE); Fatturato export 2021: 15 milioni (extra CEE; rispetto ai 7,5 milioni del 2020).

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TECNOFORM

il Resto del Carlino 12/04/2022

Nella foto: Renzo Kerkoc

“Il bel viaggio inizia dal legno” Bologna, Tecnoform progetta arredi di lusso per camper e yacht. All’insegna del green di Lorenzo Pedrini

Innovare il settore camper, yacht e luxury living è l’obiettivo di Tecnoform. La sua firma è nel design e nella ricerca ergonomica. Ciò che progetta e realizza sono gli “arredi del futuro”, pensati per chi desidera “spazi confortevoli, eleganti e funzionali” in cui vivere e viaggiare. Così il ceo Renzo Kerkoc descrive Tecnoform, fondata dal padre Federico e guidata, prima, dal fratello Roberto e, ora, da lui assieme alla madre e al fratello Andrea.

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Siete stati fra i primi in Europa a esplorare il mondo del caravan. “Arredare un piccolo guscio chiamato roulotte sembrava, negli anni ’60, un esperimento, quasi un gioco. L’estetica era acerba e non esistevano degli arredi apposta. Tuttavia, in Europa e negli Usa stava esplodendo il fenomeno del caravan e si diffondevano i campeggi. Mio padre ebbe l’intuizione di creare una fabbrica che, al tempo stesso, fosse un


laboratorio e un avanzato centro di produzione di arredi progettati apposta per questi mezzi. Qui, lo studio dei materiali si univa con i processi di razionalizzazione produttiva. Così, da pionieri, siamo entrati nel settore RV (ricreational vehicle) che è diventato il nostro core business”. Il rapporto col territorio emiliano? “Stretto e proficuo, testimoniato dalla fedeltà di maestranze che sono con noi anche da due o tre decenni, dal supporto che forniamo alla ricerca medica e alla formazione professionale nel Bolognese. E non ultime, da iniziative come il restauro, nel 2009, della chiesa di San Francesco di Confortino, a due passi dalla nostra sede”. E la tutela ambientale? “I tre pilastri sono le rinnovabili, i materiali sostenibili e il ricorso a materie prime di origine italiana o europea. Grazie a un impianto fotovoltaico integrato che copre, oggi, il 35% del fabbisogno energetico e all’ottimizzazione del riscaldamento del sito produttivo. E grazie, lato prodotto, a materiali di riciclo e a certificazioni sulla provenienza di legname raccolto e trattato secondo criteri di basso impatto”. E la rivoluzione digitale? “La pandemia ha accelerato il processo spingendoci a creare nel 2020 il Tecnoform Digital Event: ora è un appuntamento web imprescindibile per tenere i rapporti coi clienti sparsi per il mondo. Capace di favorire la progettazione, in sinergia con gli Usa, del van Jayco TerrainEntegra Coach Launch, vincitore dell’Industry Awards e premiato come Top RV del 2022”.

LA SCHEDA

Fatturato 30 milioni il 94% all’estero A Crespellano ha sede il cuore di progettazione e produzione degli allestimenti per l’Industria RV di Tecnoform. L’azienda, 168 dipendenti, genera il 94% del fatturato (29,79 milioni nel 2021 contro i 20,7 del 2020 e i 24,4 del 2019) all’estero. Investe il 3,3% dei ricavi in ricerca. Grazie anche alla sede a Chicago, raggiunge Usa, Australia, Gran Bretagna, Francia, Germania, Spagna, Slovenia e Svezia.

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CARRARA

il Resto del Carlino 19/04/2022

Nella foto: Federico Martinelli

Nella foto: Lanfranco Carrara

“Portiamo i torni nel futuro” Modena, l’attività della Carrara specializzata per il settore oleodinamico e biomedicale di Maria Silvia Cabri

Dietro il successo di un’azienda c’è la storia di un uomo. È così che nel 1977 è nata la Carrara Srl, con sede a Modena, che opera come torneria di precisione per i settori oleodinamico, automotive, chirurgico, dentale. Lanfranco Carrara è nato a Nembro (Bergamo) nel 1936, e nell’immediato dopo guerra, insieme ai fratelli, si è trasferito in Svizzera a Solothurn, cantone tedesco conosciuto per il ‘decoltage’ (tornitura meccanica). Ma il richiamo della Patria lo ha riportato in Italia, e nello specifico a Modena, come racconta

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lo stesso fondatore dell’azienda, Lanfranco Carrara. Come è nata la Carrara? “Nel 1976, dopo 20 anni di esperienza in Svizzera, mi sono stancato di essere uno straniero e ho deciso di portare il ‘decoltage’ in Italia. Ho acquistato e importato 10 macchinari Tornos a camme per iniziare una nuova vita con mia moglie Susanne e mio figlio Serge Alessio. Subito ho aperto l’azienda coi miei fratelli, poi nel 1993 con


l’ingresso in azienda di mio figlio Serge ho rilevato tutte le quote ed è nata la Carrara Srl. Serge è socio unico dell’azienda e sta portando avanti il mio progetto con la moglie, ma vengo ogni mattina, chiamo i clienti, controllo che tutto sia a posto…”. Perché Modena come sede? “Era il centro nevralgico della produzione oleodinamica. Mi sono fidato di mio fratello Tullio che aveva sposato una reggiana e mi raccontava della grande espansione emiliana nel settore metalmeccanico. È stata una scommessa, direi di averla vinta”. Quali sono i settori di specializzazione? “Lavoriamo al 90% per il settore oleodinamico e un 10% per il biomedicale e dentale come terzisti. Ci arriva la materia prima, la lavoriamo e in alcuni casi la assembliamo. Da sempre ci occupiamo unicamente di precisione al micron, non lavoriamo pezzi grandi, solo minuteria fino a 40 mm”. In cosa si differenzia la sua azienda? “Sono un tornitore di altri tempi, anche se vesto i panni dell’imprenditore sono nato operaio e lo sono ancora. Voglio dare ai miei operai rispetto, ascolto e opportunità. Siamo in 60, conosco le loro famiglie e per loro voglio esserci sempre. Un clima di rispetto e fiducia aiuta molto nel rapporto con i propri collaboratori”. Dal sogno di un uomo all’industria 4.0… “Sono un operaio di altri tempi, ma comprendo che il mondo si evolve. Devo ringraziare mio figlio per le innovazioni degli ultimi 30 anni: abbiamo portato in azienda i primi torni a controllo numerico, poi i primi robot antropomorfi e oggi l’interconnessione uomo macchina per il controllo remoto della produzione, però i miei torni a camme funzionano ancora bene e di tanto in tanto mi piace indossare il camice e attrezzarli di persona. L’azienda è 4.0, io sono ancora un uomo”.

LA SCHEDA

I dipendenti sono 60 Fatturato oltre i 7 milioni Torneria di precisione per i settori oleodinamico, automotive, chirurgico, dentale, la Carrara Srl con sede a Modena nasce nel 1977. Sono 60 i dipendenti. Il fatturato globale del 2021 ammonta a 7,1 milioni di euro (+51,2% rispetto al 2020); la quota export è del 5% e il fatturato estero 2021 ammonta a 544mila euro. Il principale mercato estero sono gli Usa. Investimenti in ricerca e sviluppo: 16,15% nel 2021, per una serie di progetti, in particolare quello ‘innovazione e sviluppo Industria 4.0’.

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BENETTI CESARINO

il Resto del Carlino 26/04/2022 Nella foto al centro: Massimo e Cesarino Benetti con le mogli Manuela e Natalina

“Impiantistica senza frontiere” L’attività della Benetti Cesarino di Bologna: “Ci specializziamo e innoviamo per migliorare” di Lorenzo Pedrini

Un’azienda, la Benetti Cesarino di Bologna, chiamata non a caso col nome del fondatore, in cui gli utili si macinano in un clima da tavolata familiare. E in cui la realizzazione di impianti elettrici civili e industriali passa, come insegnava proprio chi le diede vita, dalla convinzione che “un gruppo di persone che condivide un obiettivo comune può raggiungere l’impossibile”. Massimo Benetti, a suo padre dovete tanto. Ma chi fu al suo fianco?

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“Nel ‘63 mio padre aveva meno di trent’anni e lavorava come dipendente di una ditta di impiantistica. Per realizzare il sogno di mettersi in proprio pensò di coinvolgere suo fratello Salvatore e mia madre, Natalina. Assieme alla quale aprì prima la sua azienda e poi un negozio di rivendita di componentistica ed elettrodomestici”. Lei, invece, insieme con sua moglie Manuela, rappresenta la seconda generazione. “Da quando avevo 14 anni ho iniziato ad


aiutare i miei e ho dato il mio contributo al nostro processo di specializzazione. Arrivando, prima, a mettere in piedi un laboratorio dove si eseguono cablaggi e riparazioni e un ufficio tecnico che segue le commesse dalla progettazione alla consegna. E poi, dal 2000, a gestire l’ingresso in nuovi settori: videosorveglianza, antintrusione, antincendio e impianti fotovoltaici”. Vent’anni fa, poi, vi siete trasferiti ad Anzola nell’Emilia. “Nell’attuale contesto di grande competitività, l’azienda ha voluto migliorare ancora, dotandosi di un sistema di gestione della qualità interno in linea con la norma internazionale UNI EN ISO 9001:2008. E pure acquisendo la certificazione Soa per partecipare a gare di appalto pubbliche”. E oggi come si misura la vostra capacità di innovare? “L’ultima frontiera alla quale stiamo lavorando è quella della domotica, soprattutto lato civile. Ma per progredire ancora servirebbe assumere tecnici giovani e qualificati, che purtroppo sono sempre più introvabili”. Come vede il futuro? “La pandemia non ci ha penalizzato più di tanto, ma adesso pesano molto i rincari di energia e materie prime. Con l’aggravante che, a mio parere, oltre ai problemi concreti si intravvedono preoccupanti speculazioni da parte dei privati e dello Stato. Che invece dovrebbe essere al nostro fianco”.

LA SCHEDA

Fatturato di 2,7 milioni I dipendenti sono 14 Fondata nel 1985 come prosecuzione dell’azienda nata nel 1963 per volontà del capostipite della famiglia degli attuali dirigenti, Cesarino Benetti, la società di impiantistica elettrica Benetti Cesarino impiega 14 persone. Non ha risentito della crisi Covid: il fatturato è stabile (2,7 milioni di euro nel 2021 contro i 2,8 del 2020) e, anzi, cresciuto rispetto ai 2,5 milioni del 2019.

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MACÈ

il Resto del Carlino 3/05/2022

Nella foto: Paola Pivetti

La frutta, affari e benessere L’azienda Macè nel Centese iniziò nel 2000 con la macedonia: adesso fattura 13 milioni di Alberto Lazzarini

Il settore alimentare è nel suo dna. Fa parte infatti del gruppo Pivetti (molini) nato addirittura sul finire dell’800. Ma Macè – questo il nome dell’azienda con sede a Molino Albergati nel Centese – ha scelto il settore frutta per sviluppare ulteriormente un business di grande qualità, molto legato alla salute e anche di tendenza. Titolare e amministratore delegato è Paola Pivetti, da anni imprenditrice di successo e con un’attenzione particolare al territorio (non a caso di recente è stata eletta nel Consiglio di indirizzo della Fondazione CariCento).

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Presidente, Macè nasce nel 2000 con la macedonia che da tempo, però, non è l’unico prodotto che proponete al mercato. “È vero che il nostro percorso inizia con la macedonia di frutta fresca, al naturale. Ad essa si sono aggiunti, con un crescente consenso da parte del consumatore, spremute, hummus (salsa di legumi oggi molto in voga, ndr), guacamole (per aperitivi e snack salutistici, ndr) e pesti e salse. Per tutti questi prodotti viene utilizzata la tecnologia di stabilizzazione, il trattamento ad alta pressione ad acqua (HPP). Non viene utilizzato, cioè, il trattamento


termico. Così si mantengono e si esaltano proprietà nutrizionali, profumo, sapore e gusto”. Chi sono fornitori e clienti? “La materia prima è rappresentata da mele, pere, meloni, angurie, kiwi, pesche, ananas, arance, uva e frutta esotica. Si tratta di prodotti provenienti prevalentemente dall’Italia e in particolar modo dalla nostra area. Tutto rigorosamente certificato. Quanto ai clienti, i filoni sono due: i grandi gruppi della ristorazione come McDonald’s e Autogrill e la grande distribuzione come Conad, Esselunga, Coop e Lidl”. Gli investimenti aiutano la crescita. “Il fatturato ammonta a 13 milioni con una crescita sull’anno precedente del 55%. Tutto questo nonostante la pandemia che ha rallentato la nostra corsa. La superficie destinata alla produzione si sta espandendo e, dagli iniziali 5.500 mq, con l’ultimo progetto supera i 10.000 mq. I dipendenti sono 60. Oggi l’export è l’11% del fatturato ed è destinato a crescere fortemente soprattutto grazie ai succhi”. Quanta attenzione riservate all’impatto ambientale? “Molta. Macè dispone delle più avanzate tecnologie per la produzione e per il rispetto ambientale: impianti di depurazione dell’aria (da virus e batteri) mediante ozonizzazione e ricambio controllato dell’aria; 4.000 mq di pannelli solari; depuratore biologico. Entro l’anno termineremo la transizione ecologica del confezionamento”.

LA SCHEDA

Sessanta dipendenti Quota export all’11% Macè, società del Gruppo Holding Pivetti, è la prima azienda italiana ad avere industrializzato la produzione di frutta fresca confezionata (IV Gamma) per poi evolversi come azienda specializzata nella produzione di succhi di frutta estratti a freddo e stabilizzati con tecniche non termiche. Ha sede a Molino Albergati nell’Alto Ferrarese. Dal 2000 con la frutta e dal 2012 con i succhi di frutta freschi HPP serve tutto il settore della ristorazione e della grande distribuzione. Il fatturato è di 13 milioni; 11% la quota export. I dipendenti sono sessanta.

La mission dell’azienda? “Il cibo sano, come spiega questa frase di Giovanni Gallerani, nostro direttore ricerca & sviluppo: noi non togliamo, non aggiungiamo, non modifichiamo”.

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DUE ESSE ANTINCENDIO

il Resto del Carlino 10/05/2022

Nella foto: Giacomo Gronchi

“Puntiamo alla top 5 di settore” La bolognese Due Esse Antincendio è entrata nel Gruppo Lupi. Il ceo: “Partnership vincente” di Lorenzo Pedrini

Nel 1999 c’erano solo Samuele Scalcione e la moglie, Agnese. Fino all’ingresso in azienda della figlia della coppia e di una manciata di dipendenti. È dunque un’impresa familiare nel senso più stretto del termine la Due Esse Antincendio di Bentivoglio, in provincia di Bologna. E lo è rimasta anche quando, nel 2020, è entrata nella famiglia (allargata) del pisano Gruppo Lupi, guidato dal ceo Giacomo Gronchi. Un’anima ‘artigiana’ ancora intatta quella di Due Esse, seppur con qualche lieve correttivo. “Nel mondo italiano delle tecno-

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logie professionali del ‘safety’, il caso del nostro partner bolognese non è isolato, vista la sua frammentazione in una miriade di piccoli soggetti. E, detto che il 2020 non è stato semplice, l’esperienza degli Scalcione si sta già sposando al meglio con il modello di business di chi punta a entrare, nel prossimo quinquennio, nella top 5 nazionale di settore”. Gronchi, dov’è nata la ‘scintilla’ di quello che si sta rivelando un matrimonio riuscito?


“Da un lato, dalle limitazioni sull’ampiezza dei servizi che i piccoli player possono offrire, che hanno spinto Due Esse a cercare una sponda in una realtà più strutturata. E, dall’altro, dalla nostra volontà di intercettare il meglio delle competenze presenti anche in territori, come quello emiliano, dove imprese come Due Esse hanno sviluppato grandi capacità nella gestione e manutenzione di impianti anti-fuoco”. Il punto, però, è che parlare di antincendio non significa solo installare e manutenere. “Il fuoco, per essere gestito, necessita di alti standard formativi, ai quali il Gruppo Lupi e Due Esse stanno lavorando di concerto. Anche per intercettare, a partire da una collaborazione tra con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, le nuove opportunità dell’export. E per farsi trovare pronti su fronti come lo sviluppo di nuovi presidi e tecniche, comunicazione, consulenza per la gestione dei processi, sicurezza navale, certificazione ambientale e promozione della cultura e della sicurezza in generale”. I comparti ai quali vi rivolgete, invece, quali sono? “Di antincendio c’è necessità dal negozio di parrucchiere fino al grande gruppo della meccanica. Noi spaziamo dall’automotive di Piaggio alla navigazione del gruppo Carnival, passando per le industrie della carta e della chimica, della lavorazione del pellame, della moda e della creatività, a cui si aggiungono la pubblica amministrazione e le aziende di Stato”. E di quali dispositivi vi occupate? “Prima un soggetto della dimensione di Due Esse poteva lavorare quasi esclusivamente sui servizi estintori e idranti. Ora parliamo anche di porte tagliafuoco, equipaggiamenti tecnici per le maestranze, impianti di spegnimento, tecnologie di rilevazione dei pericoli, dispositivi di protezione individuale e collettiva e aggiornamenti normativi largamente intesi”.

LA SCHEDA

Un fatturato in crescita di quasi 10 milioni Due Esse Antincendio, fondata nel 1999 nel Bolognese e arrivata fino a otto dipendenti, è confluita due anni fa nel Gruppo Lupi. Nato a Pontedera (Pisa) nel 1978, di dipendenti ne ha 118 e ha sviluppato, nel 2021, 9,87 milioni di euro di fatturato (+10,9% sul 2020). Di questi, il 5% su mercati esteri, mentre Due Esse, all’atto dell’acquisizione, alla voce ricavi scriveva 550mila euro (a fine 2021 erano diventati 700mila, +27,3%). Gruppo Lupi vanta un network di consociate che conta, Due Esse a parte, su Lupi Estintori srl, Solari srl, Secur service srl e Lupi consulting.

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NANOPROM

il Resto del Carlino 17/05/2022

Nella foto: Gian Luca Falleti

“La nostra vernice anticovid” È prodotta da Nanoprom, azienda che utilizza i ‘nanomateriali’: “Usata anche nella F1” di Maria Silvia Cabri

Secondo la classifica ‘Leader della crescita 2022’, stilata da Il Sole 24 Ore in collaborazione con Statista, la Nanoprom Chemicals, dell’imprenditore sassolese Gian Luca Falleti, tra le 450 aziende prese in esame, si posiziona al 145esimo posto, con un tasso di crescita del +54,76%. Una realtà, con sede a Sant’Antonino di Casalgrande, in provincia di Reggio Emilia, che si è specializzata nell’uso dei nanomateriali e nella produzione di vernici leggere, come racconta il titolare. ‘Nanoprom’: il nome anticipa già il vo-

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stro settore. “Quello dei nanomateriali, che impieghiamo nell’ambito commerciale. Sono sostanze chimiche o materiali composti da particelle, di cui almeno una con una dimensione compresa tra 1 e 100 nanometri. Ciò consente una struttura più omogenea che è fondamentale in determinati campi”. Come nasce l’attività? “A Sassuolo, nel 1997, ho deciso di avviare un’attività, con la commercializzazione di prodotti per l’industria. Sono entrato nel


mercato dei prodotti chimici per la protezione dei vetri e, dopo alcuni anni, ho sviluppato un prodotto che vetrifica le superfici a freddo. Infine, nel 2011, ho depositato il marchio ‘vetro liquido’”. Che applicazioni concrete ha? “È il veicolo con il quale utilizziamo i nanomateriali, su superfici di ogni genere, lavorando al fianco di cantieri navali, aziende aeronautiche, produttori di vernici, industrie ceramiche, produttori di box docce e trasporti pubblici. È un rivestimento che, una volta applicato, garantisce il ripristino del ‘gloss’ a valori simili a quelli della superficie nuova, un’ottima resistenza alla corrosione e un’elevata durezza. Inoltre, le superfici diventano resistenti allo sporco”. C’è anche un risvolto ambientale? “Il nostro prodotto, il Polysil, si dà a freddo e questo consente un risparmio energetico. È molto utilizzato nel mondo della ceramica per i piani cucina: da ciò che ci risulta è l’unico prodotto al mondo certificato alimentare antimacchia”. Avete anche realizzato una vernice super leggera... “È fra le meno pesanti al mondo. Ad esempio, su alcune monoposto di Formula Uno, consente di limitare a soli 250 grammi il peso necessario per la verniciatura completa, riducendo di oltre un chilo il peso della verniciatura standard”. Cos’è il ‘BV-Stop’? “Il nostro prodotto ‘long lasting effect’ (fino a cinque anni) per eliminare virus, batteri e funghi, che ha ottenuto la certificazione di presidio medico chirurgico. È una vernice certificata per eliminare il Covid e può essere utilizzata sui banchi di scuola, negli ospedali e sui mezzi pubblici. La vernice crea una pellicola che in 30 minuti elimina il 99,99% dei virus, batteri e funghi presenti sulla superficie”.

LA SCHEDA

Nel 2021 ha fatturato quasi tre milioni di euro Nanoprom Chemicals Srl nasce a Sassuolo nel 1997 su iniziativa dell’imprenditore Gian Luca Falleti: si tratta di una delle prime realtà in Italia a credere nella ricerca e nell’applicazione commerciale dei nanomateriali, nel mondo del 10 -9 (10 alla meno 9). Specializzata nella funzionalizzazione delle superfici mediante l’uso dei nanomateriali, ha creato la prima vernice anticovid. Il fatturato del 2021 è di 2,7 milioni (in linea con il 2020, che ha registrato un +237% rispetto al 2019). La sede principale è a Casalgrande (Reggio Emilia).

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AERCEL

il Resto del Carlino 24/05/2022

Nella foto: Dimitri Giannelli

“Le nostre plastiche innovative” Aercel si occupa dei materiali necessari all’industria emiliano-romagnola e marchigiana di Lorenzo Pedrini

Materiali plastici ad alte prestazioni, cruciali per il progresso dell’edilizia, dell’industria meccanica e delle telecomunicazioni. Questo, fin dagli anni ‘70, è il core business di Aercel, la costola bolognese guidata dal presidente Dimitri Giannelli di un Gruppo Sogimi che, con le sue sei aziende e i suoi quattordici stabilimenti proprietari, in Italia guida da un sessantennio i progressi del settore.

parliamo? “Parliamo di una vasta gamma di applicazioni di neopreni, polietileni, poliuretani e plastiche industriali, da trasformare in guarnizioni, materiali isolanti, filtri e materiali da imballaggio. Buoni, a partire dal quartier generale di Budrio, per soddisfare le esigenze delle eccellenze emiliano-romagnole dell’automotive, del design, della moda e dell’industria generica”.

Gomme e plastiche ad alto tasso di innovazione, dunque, ma di quali prodotti

Per riuscirvi appieno, però, negli ultimi anni c’è stato bisogno di una riorganizza-

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zione radicale. “Il decennio passato, per il Gruppo Sogimi, è stato un periodo di profondi cambiamenti, a partire dal processo di efficientamento passato per la fusione dell’azienda di Budrio con quella di Falconara, nell’Anconetano, e dai forti investimenti affrontati in tema di processi, macchinari e personale”. Che cosa è materialmente cambiato nel vostro lavoro? “Innanzitutto sono cambiati i sistemi gestionali e quelli comunicativi, attraverso un nuovo Erp e un nuovo Crm, ma abbiamo pure approfondito i nostri magazzini, inaugurandone uno nel 2018, e aperto proprio quest’anno un nuovo opificio a pochi passi dalla sede centrale budriese. Poi, accanto alle nuove assunzioni, abbiamo investito con più forza sulla formazione del personale”. Tutto questo sullo sfondo di diverse turbolenze macro e micro-economiche. “È innegabile che gli ultimi quindici siano stati anni di saliscendi, per motivi spesso imponderabili. Ma all’incertezza, anche durante la pandemia e le attuali crisi legate all’energia e agli approvvigionamenti di materie prime, abbiamo risposto con prontezza, restando sempre al fianco di clienti nazionali e internazionali dei quali ci consideriamo partner oltre che fornitori”. Digitalizzando in tempi di lockdown e puntando sullo stoccaggio in tempi di caro-materiali? “Esattamente. Ma anche varando analisi interne volte a intercettare gli obiettivi comunitari di sostenibilità e puntando su soluzioni sempre più personalizzate, sia sul fronte delle tecnologie plastiche sia su quello degli espansi tecnici. Per coniugare efficienza e criteri di responsabilità, dal momento che non può esservi benessere materiale senza attenzione a quello ecologico e sociale di chi sul territorio vive e opera”.

LA SCHEDA

Il fatturato è salito a 12 milioni nel 2021 Fondata alle porte di Bologna nel 1976, Aercel si occupa, per conto della controllante Gruppo Sogimi, di battere i mercati delle materie plastiche legate all’industria emiliano romagnola e marchigiana. Dai due siti produttivi di Budrio e da quello di Falconara, i 52 dipendenti hanno operato a valle di importanti investimenti in innovazione, passati dall’acquisto di macchinari all’avanguardia e dall’adozione di un nuovo sistema Erp. Nel 2021, il fatturato è stato di 12,45 milioni di euro (+48% rispetto agli 8,4 del 2020, già cresciuti del 22,6% sui 6,85 del 2019).

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GRAFOS STEEL

il Resto del Carlino 31/05/2022

Nella foto: Roberto Gatti

“Le nostre tastiere innovative” Modena, Gatti è il titolare di Grafos Steel: “Garantiamo prodotti personalizzati per i pc”

di Maria Silvia Cabri

Sono stati definiti i ‘pionieri della rivoluzione touch’. La Grafos Steel srl, con sede a Formigine (Modena), è l’azienda leader in Italia per la produzione di tastiere in acciaio inox e alluminio, tastierini numerici, pannelli e cornici in metallo per monitor touch screen e sistemi embedded. Tutto ciò grazie a un’esperienza di oltre 20 anni, come racconta il fondatore e titolare Roberto Gatti.

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Come nasce l’azienda? “Grafos Steel nasce nel gennaio del 2001 con il nome di Mekano srl, per iniziativa di Grafos srl che, convinta della validità del progetto, aveva deciso di investire nello sviluppo e nella produzione di tastiere industriali in acciaio, tastierini numerici, pannelli di controllo, cornici e supporti in metallo. Nel 2007 Mekano è diventata la divisione di produzione delle tastiere in-


dustriali della stessa Grafos, per ritornare infine autonoma nell’ottobre del 2009, con il nuovo nome di Grafos Steel”. Qual è il vostro core business? “Tastiere industriali in acciaio inox e cornici in metallo per monitor touch screen e sistemi embedded”. Come si è focalizzato su questi prodotti? “Ho colto sin da subito le potenzialità del settore. Per affinità di prodotto, oltre alle tastiere industriali, l’azienda si è specializzata anche nella realizzazione di cornici metalliche e pannelli fresati per hmi, panel pc e industrial pc. L’elevata qualità, il servizio di personalizzazione e la flessibilità verso i clienti ci hanno consentito in pochi anni una grande crescita. Nel 2019 abbiamo acquisito la Noxid, un’azienda di carpenteria metallica specializzata nella produzione di scatolati e carter metallici per l’elettronica”. Quali sono i vantaggi per i clienti? “Garantiamo ai principali produttori di pc industriali un servizio completo, inclusi componenti ‘embedded’ quali touch screens, display, ventole, cablaggi, tastiere a membrana, alimentatori e tanto altro”.

LA SCHEDA

Fatturato in crescita del 50% l’anno scorso

Fondata nel 2001 da Roberto Gatti, la Grafos Steel srl di Formigine conta su circa 90 dipendenti dislocati in tre sedi, quella storica di Formigine, lo stabilimento nella frazione di Ubersetto e quello di Skintec a Mariano Comense (Como). Negli anni, ha visto il proprio giro d’affari aumentare fino ai 9,5 milioni di euro del 2021 (+50% rispetto al 2020). 45% di export, in primis la Cina

‘Vi racconto come abbiamo anticipato i tempi ripensando la relazione uomo-macchina’: cosa significa questa sua affermazione? “Era necessario essere lungimiranti e superare la necessità del ‘manuale di istruzione’. Abbiamo investito sul touch screen acquisendo una macchina per la produzione, quando ancora erano più diffuse le tastiere a membrana. Ci siamo proiettati sull’industria 4.0 e abbiamo vinto la sfida”.

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SILLA

il Resto del Carlino 7/06/2022

Nella foto: Fabio Mattei

“Dal legname all’edilizia green” Mattei, titolare della ferrarese Silla: “Vendiamo a imprese e artigiani i materiali per le costruzioni” di Alberto Lazzarini

Nata nel 1956, è sinonimo, in buona parte dell’Emilia-Romagna e del Veneto, di materiali edili. Stiamo parlando di Silla, un’azienda ferrarese che nel corso degli anni ha saputo trasformarsi nel profondo, passando da un’attività legata all’importazione e alla vendita di legname all’offerta dell’intero spettro dei materiali edili da costruzione. Amministratore e direttore generale è Fabio Mattei, titolare con i fratelli della società che il padre Aldo acquistò pochi anni dopo la fondazione. Mattei, 57 milioni di fatturato, 200 di-

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pendenti, 16 filiali: la vostra è una grande storia di crescita costante… “La società ha segnato una continua espansione. Fino agli anni ’90 ci siamo sviluppati solo nel Ferrarese, poi siamo passati in Romagna e successivamente nel Veneto”. Vi ha dato una grossa mano il superbonus del 110%, che però non spiega del tutto il trend… “Questa agevolazione ha aiutato tutto il settore, è innegabile, ma bisognava essere pronti. Noi lo eravamo”.


Siete passati dal legname all’edilizia pesante. Avete compreso in anticipo le esigenze del mercato? “Il settore si è evoluto e, col tempo, ha richiesto materiali sempre più performanti. Ci siamo dovuti adattare a questo cambiamento, intervenendo su un mercato tradizionale ma anche con grandissime novità”. Già le novità: quali sono i comparti più interessati? “Ceramiche, infissi, vernici. Gli stessi materiali per l’isolamento e le costruzioni che non sono più solo in laterizio. L’ecologia sta diventando sempre più importante nel nostro settore. Ci sono vernici e ceramiche che contribuiscono a combattere l’inquinamento. L’evoluzione è necessaria: noi stessi siamo passati dalla semplice vendita di legnami all’offerta di infissi. Più in generale, la nostra offerta va dal gesso per segnare le fondamenta ai coppi, passando per gli interni ed esterni per giardino. Nei nostri punti vendita, l’impresa edile o il singolo artigiano possono trovare prodotti utili al proprio lavoro: dagli utensili più basilari alle attrezzature tecniche pensate per gli specialisti. La clientela privata può trovare in Silla un interlocutore unico per reperire tutti i materiali utili a ogni lavoro di costruzione e ristrutturazione. I nostri professionisti, infine, sanno come orientare il cliente nella moltitudine di proposte, offrendo una consulenza personalizzata e diversificata”. Il periodo è particolare e difficile: i prezzi aumentano. In che direzione stiamo andando? “Spero che la corsa dei prezzi si fermi qui. C’è qualche piccolo segnale di rallentamento. Il costo dell’energia è fortemente cresciuto e ha colpito in prima battuta non tanto noi, che siamo poco energivori, ma i nostri fornitori. Le turbolenze internazionali hanno allungato i tempi di approvvigionamento e dunque quelli di consegna”.

LA SCHEDA

Fatturato 2,1 milioni Quindici dipendenti Fondata nel 1956 a Copparo, nel Ferrarese, come rivendita di legname da costruzione e falegnameria, Silla si è prima spostata sull’edilizia pesante per poi ampliare le proprie competenze alle ceramiche, ferramenta, porte e infissi, pitture e vernici. L’azienda ha chiuso il 2021 con 57 milioni di fatturato (+32%), 200 dipendenti e 16 filiali fra Emilia Romagna e Veneto, oltre a due centri lavorazione ferro. La capacità di saper anticipare il mercato ha reso Silla una realtà solida, con un brand affermato e in costante espansione: prossimamente aprirà un nuovo punto vendita a Chioggia.

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MARGOTTA

il Resto del Carlino 14/06/2022

Nella foto: Tomaso Freddi

“Aiutiamo le aziende a crescere” Freddi guida la società bolognese di consulenza Margotta: “Creiamo strategie su misura” di Lorenzo Pedrini

Quattro decenni e mezzo sono trascorsi da quel 1977 in cui Tomaso Freddi, di professione ingegnere, fondò a Bologna Margotta srl, una fra le poche società di consulenza aziendale del territorio capaci di resistere (e di evolversi con profitto) nel passaggio dall’analogico al digitale. Perché i consulenti di oggi, dottor Freddi, non fanno proprio lo stesso mestiere di quelli di ieri.

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“Decisamente no. O meglio, il mestiere in fondo è lo stesso, ma a mutare profondamente sono state le richieste dei clienti. Che allora si approcciavano a un’informatica embrionale iniziando dall’abc dei primi sistemi di digitalizzazione a marchio Ibm e che, a partire dal nuovo secolo, richiedono assistenza, affiancamento e formazione per l’uso di applicazioni ben più raffinate”. Quindi non si tratta più solo di consiglia-


re, ma di fare assieme? “In fondo si chiede di andare oltre la mera formazione. Ed è proprio per questo che a me piace definire ‘istruzione’ l’attività che offriamo a chi ci sceglie come partner. Nel senso che, mentre le basi normative dei processi sono le stesse per tutte le industrie di uno stesso settore e di una stessa nazione, le peculiari strategie di ognuna non sono standardizzabili. E, se per le prime è sufficiente ‘formare’, per le seconde serve che sia l’operatore sia il cliente siano ‘istruiti’, come se si trattasse di un percorso scolastico di ampio respiro”. E quali sono i comparti in cui riuscite a erogare un servizio migliore e maggiormente decisivo? “Il nostro cavallo di battaglia è da sempre la metalmeccanica, da cui partimmo sviluppando sistemi informativi rivolti alle Pmi manifatturiere e rivendendo software di terzi, per approdare a un’offerta di servizi consulenziali cuciti su misura in Project management, Digital transformation, Operations, Logistics e supplies. Poi, dal 2000, è nata una divisione interna per lo sviluppo di software gestionali per il settore sociosanitario, divenuto in seguito Margotta medical srl”. Poi, a valle di una storia fatta di formazione, meccanica e sanità, il 2021 è stato un anno cruciale. “Perché è stato l’anno di nascita della nostra ultima creatura: il software on-cloud Orma. Ovvero uno strumento, ideato e sviluppato completamente dai nostri ingegneri organizzativi, teso a diffondere la vera cultura del project management nelle aziende che lavorano su commesse ad alto impatto, responsabilizzando tutti gli stakeholder mentre si fa business in modo nuovo”.

LA SCHEDA Fatturato oltre quota 1 milione di euro Ha la sede in via Cavour, a Casalecchio di Reno (Bo), la Margotta srl, fondata a fine anni ‘70 e ancora guidata dal presidente Tomaso Freddi. Che, dai due stabilimenti di Casalecchio e Bologna, coordina il lavoro di sei dipendenti per sviluppare un fatturato che, nel 2021, ha valicato quota 1 milione di euro (+2,6% sui 990mila euro del 2019). L’1,4% dei ricavi viene investito in ricerca e sviluppo, con particolare attenzione alle ultime frontiere delle tecniche di efficientamento energetico, come la sostituzione degli impianti di illuminazione con tecnologie a led.

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GRAF INDUSTRIES

il Resto del Carlino 21/06/2022

Nella foto: Giampaolo Ferranti

“Graf, rivoluzione degli infissi” Giampaolo Ferranti è il cfo dell’azienda modenese: “Abbiamo cambiato il mercato del Pvc” di Maria Silvia Cabri

Fratelli che mettono a frutto il lavoro insegnato dal padre elettricista e che da una piccola impresa artigianale danno vita a una azienda leader nel settore a livello europeo e non solo. È la Graf Industries di Nonantola (Modena), società di servizi per il mondo manifatturiero, capace di creare macchine per la produzione di infissi e attiva anche nel campo dell’idrogeno, come racconta il cfo Giampaolo Ferranti. Come nasce Graf Industries? “Le origini vanno ricercate tra il 1979 e il 1980, quando in un garage nasce una pic-

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cola impresa artigianale posta in essere da figli di emigranti che si sono messi a fare il mestiere del padre, ossia gli elettricisti. Negli anni ’90 nasce la ‘Fratelli Ferranti’ e nel 1994 la Graf srl, dalle iniziali del cognome dei soci: Guerra, Reggiani, Ansaloni e Ferranti. Il resto della storia è il presente”. Qual è il vostro ambito operativo? “Nasciamo come società di servizi per il mondo manifatturiero, offrendo manutenzione su impianti industriali e attività di progettazione, realizzazione e installazione di automazione per macchine e im-


pianti industriali. L’area operativa di maggior interesse è stata fin da subito quella dell’elettronica e dell’informatica. A fine degli anni ’90, quando l’uso dell’elettronica e dell’informatica cominciò a essere unito ad altre tecnologie, Graf già collaborava con i propri clienti nello sviluppo dei loro prodotti, con l’obiettivo di semplificare il controllo e il funzionamento delle macchine: è la realizzazione pratica dell’idea della meccatronica. Nei primi anni 2000 i mercati di riferimento erano il gas naturale per uso autotrazione e le macchine per la costruzione di infissi: in questi campi abbiamo realizzato i primi prodotti propri (principalmente elettronica), inserendoli nella catena di subfornitura”. Cosa ha portato la crisi del 2008? “Alcuni clienti sono falliti. Questa condizione sfavorevole, che rischiava di portare a un drammatico taglio del personale, è stata invece vissuta come una opportunità: nel 2009 nacque Graf Synergy, che ha raccolto tutte le professionalità legate alle macchine per la produzione di infissi e dove si è completata la mutazione di Graf da partner di seconda linea a vero e proprio produttore di macchine”. Anche innovative… “Nel campo delle macchine per produrre infissi in pvc avevamo già alle spalle anni di studi: nel 2012 abbiamo introdotto sul mercato una tecnologia innovativa nel processo produttivo delle finestre. La macchina che la attua, nel giro di pochi anni, si è rivelata un’innovazione ’dirompente’: oggi Graf è il player di riferimento nel mondo nella saldatura degli infissi in pvc”.

LA SCHEDA

Fatturato nel 2021 di quasi 90 milioni Tante competenze, un’unica visione: fare della ricerca il motore per migliorare la vita delle persone. Questo l’obiettivo della Graf Industries di Nonantola, attiva nel settore degli impianti elettrici, automazione, elettronica, manifattura per Cng, Lng e idrogeno, macchine a controllo numerico, energie rinnovabili, opere edili, infrastrutture IT, progettazione e sviluppo software. Il fatturato del 2021 è di 87,59 milioni di euro (+67% sul 2020), quello legato all’export di 60,92 milioni (+57%). I principali mercati esteri sono Europa, Nord Africa, Repubbliche ex sovietiche e Nord America.

Altri vostri ambiti di intervento? “Dal 2011 operiamo sul mercato delle macchine e impianti per la compressione e distribuzione del gas naturale (metano) a uso autotrazione. Abbiamo lavorato anche nel campo del Lng (metano liquido) e del biogas, senza trascurare l’idrogeno”.

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NCR-BIOCHEMICAL

il Resto del Carlino 28/06/2022

Nella foto: Alessio Canfailla

“Così aiutiamo a depurare” Bologna, l’attività della Ncr-Biochemical: “Meno costi e spinta alle lavorazioni più complesse” di Lorenzo Pedrini

Depurare quel bene prezioso che è l’acqua a valle dei più disparati procedimenti industriali, ma anche rendere questi ultimi più efficienti, rapidi, remunerativi e sostenibili, con particolare riferimento alle filiere produttive dei settori cartario e saccarifero. Questi, fin dal 2000, sono i campi di applicazione del know-how scientifico della Ncr-Biochemical dell’ad Alessio Canfailla. E la chiave di tutto sta nell’universo invisibile di quelli che chiamiamo volgarmente additivi. “Le sostanze di addizione, in particolare gli enzimi e i coadiuvanti che produciamo in una gamma di oltre 450 tipologie e di 23 ‘famiglie’ chimiche a marchio

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registrato, possono, da un lato, rappresentare l’acceleratore di lavorazioni complesse come quelle legate alla carta e allo zucchero. E, dall’altro, possono fornire una spinta decisiva sulla strada della riduzione dei costi di depurazione delle risorse idriche che transitano da impianti dedicati tra i più vari, innalzando gli standard della svolta ecologica in atto”. Può fare qualche esempio concreto? “Uno dei nostri fiori all’occhiello resta il trattamento Biocida-Antilimo combinato, che consente elevati standard qualitativi a costi e impatti ambientali contenuti accan-


to all’assenza di corrosività per le sezioni della macchina a contatto con le acque e gli impasti. Il tutto per fornire un controllo microbiologico adeguato alla tipologia di produzione, allo standard qualitativo e ai costi che il mercato richiede, sulla base di una flessibilità di sistema elevata. Oppure, oggi, stiamo lavorando a un innovativo sistema green di ritenzione, sempre a ridotto impatto ambientale, che consente di ottenere potenziati valori di asciugamento oltre a un ottimo ed efficiente uso e recupero delle fibre vergini per la produzione di carta”. Sullo sfondo di un’Emilia che, però, non è uno dei territori di riferimento del vostro settore. “Detto che ormai siamo una multinazionale, con uno stabilimento bolognese a Castello d’Argile al quale se ne aggiungono uno nel Varesotto dedicato ai macchinari e filiali sparse tra la Russia e la Cina, in Emilia siamo da sempre un pesce fuor d’acqua, visto che i nostri primi competitor nazionali si trovano a Milano e a Roma. Proprio per questo ci siamo concentrati su mercati di nicchia e su clienti che le multinazionali tendono a non coprire, battendo la via dell’affiancamento continuo e dalla formazione costante, per la costruzione di soluzioni ‘taylor-made’ che leghino a noi i nostri partner in maniera quasi indissolubile”. E il futuro di Ncr-Biochemical in quale direzione sta procedendo? “I propositi per i prossimi anni, dopo l’acquisto di un nuovo capannone e l’assunzione di diverse nuove figure di alto profilo professionale, parlano di raddoppio dei livelli di produzione, oltre che di un alacre lavoro per aprirci una strada privilegiata nel mercato statunitense. Ma non trascureremo, come accade da diversi anni, le strategie di crescita per linee esterne, puntando ad altre piccole acquisizioni strategiche in funzione di un ampliamento della gamma di servizi offerti”.

LA SCHEDA Si punta su ricerca ed export Dalla fondazione dell’azienda nel 2000, Ncr-Biochemical è cresciuta fino ad occupare 84 dipendenti, tra lo stabilimento da 8.500 metri quadrati di Castello d’Argile, quello varesino di Caronno Pertusella (da 400 mq), le filiali estere commerciali di Hegen (Lussemburgo) e Shenzhen (Cina) e le filiali commerciali e produttive di Syasstroy (Russia) e Foshan (Cina). Arrivando, poi, a controllare anche il 100% della Rck Chemicals di Valdobbiadene (Tv) e il 45% della GearChem di Castello d’Argile (Bo). Questo mentre crescevano gli investimenti in ricerca (1,5%) e la quota di export (31% con riferimento a Ncr-Italia), in rapporto a un fatturato globale 2021 pari a 34,2 mil per Ncr Italia (+10,17% sul 2020) e a 52,4 mil per il Gruppo (+9,14% sul 2020).

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NERO TK

il Resto del Carlino 5/07/2022

Nella foto: Roberto Nesci

I detective in prima linea “Attenti ai cyber attacchi” Nero Tk opera in tutta l’Emilia-Romagna: “Tuteliamo il patrimonio delle aziende” di Maria Silvia Cabri

Un’eccellenza nel settore delle indagini incentrate sulla tutela del patrimonio aziendale (e non solo), puntando sempre a livelli di alta qualità seguendo un codice etico d’impresa, consapevole di essere un’azienda protagonista attiva nella ricerca della verità. Questa è Nero Tk, con sede a Sassuolo, realtà leader del settore, come racconta Roberto Nesci (Ceo & Founder). Attività articolata e complessa, quella di Nero Tk srl: come nasce?

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“Nero Tk nasce da un’idea imprenditoriale del 2006 orientata a creare una struttura investigativa all’avanguardia e specializzata per settori. Inizialmente le licenze investigative permettevano di operare nella sola provincia di Modena, per poi ampliarsi nelle province di Reggio Emilia e Bologna, fino a ottenere le autorizzazioni prefettizie per operare in tutto il territorio nazionale e all’estero. Consapevole che l’innovazione è uno dei fattori che contribuisce maggiormente alla crescita, nel 2014 è stato confe-


rito un forte impulso al brand e alla operatività dell’azienda, costituendo una società di capitali: Nero Tk srl. Da allora Nero Tk srl ha implementato tre business unit, operando con un team di investigatori specializzati nelle indagini difensive e nella raccolta di informazioni a disposizione di aziende, studi legali, professionisti, compagnie assicurative e privati, volto a tutelare gli interessi del cliente raccogliendo elementi probatori producibili in giudizio”. Quali i servizi offerti? “Le licenze in nostro possesso permettono di operare nei seguenti ambiti: attività di indagine in ambito privato, in ambito aziendale, in ambito assicurativo, attività d’indagine difensiva e attività di ricerca di Informazioni commerciali. L’organizzazione aziendale è pertanto suddivisa in divisioni specializzate in ambiti di indagine, quali: indagini aziendali, indagini difensive, assicurative e informazioni commerciali. Nero Tk srl, oggi, rappresenta un’eccellenza nel settore delle indagini incentrate sulla tutela del patrimonio aziendale, che nel pieno rispetto del codice etico di impresa vuole essere un contributo alla ricerca della verità. Quest’anno, dopo due anni di sospensione dell’evento per l’emergenza sanitaria, Nero Tk si è posizionata tra i quattro migliori finalisti nella categoria agenzia di investigazione privata, settore internazionale”.

LA SCHEDA Opera in mezza Europa È nata nel 2014 Nero Tk srl, capogruppo del network investigativo Nero Tk Group, specializzata per aree metodologiche di intervento, garantisce professionalità e riservatezza in tutti suoi servizi. La società modenese, attiva dal 2014, è in possesso delle licenze per operare su tutto il territorio nazionale ed estero e tutelare gli interessi del cliente. Il fatturato globale del 2021 ammonta a 816 mila euro; i principali mercati esteri sono Germania, Francia, Regno Unito, Grecia, Croazia e Slovenia.

I cyber attacchi sono sempre più frequenti: che consigli vi sentite di dare alle aziende (e non solo)? “Il cyber risk è un rischio concreto, che può colpire le imprese in diverse forme, ma anche i privati in ambito familiare, perciò deve essere affrontato in maniera sistematica e con una strategia ben definita”.

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JDENTALCARE

il Resto del Carlino 12/07/2022

Nella foto: Giacomo Grandi

“Con nuove tecnologie e digitale ridiamo il sorriso ai pazienti” Modena, JDentalCare è leader nella produzione e distribuzione di impianti dentali avanzati di Maria Silvia Cabri

È leader in Italia nella produzione e distribuzione di impianti dentali avanzati, nonché presente con aziende distributrici in 55 paesi in Europa, Medio Oriente e Nord Africa, Stati Uniti e Canada, America Latina e Asia. È la JDentalCare, che ha sede a Modena, la cui mission è espressa dal motto ‘just smile’, come spiega Giacomo Grandi, fondatore e Ceo. Come nasce JDentalCare? “Nasce nel 2006 a Modena dalla volontà di un team di clinici ed ingegneri di fornire ai dentisti soluzioni implantologiche avanzate ed al tempo stesso semplici da utilizzare per la riabilitazione dentale dei loro pazienti. Questa è l’idea che abbiamo concentrato nel motto ‘just smile’ e che ci

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guida nelle scelte e nelle strategie di prodotto”. ‘La nostra competenza, la vostra sicurezza’: come lo mettete in pratica? “Abbiamo costruito un team di clinici, ingegneri meccanici e biomedicali, che lavorano insieme con l’obiettivo comune di progettare, sviluppare e validare soluzioni sicure per il dentista e per il paziente”. Quali i punti di forza? “Semplicità, velocità e formazione. Forniamo soluzioni che uniscono la semplicità di utilizzo alla rapidità di esecuzione e del risultato clinico: i nostri impianti dentali a funzione immediata consentono ai pazienti di ricevere una riabilitazione con


denti fissi pochi giorni dopo l’intervento chirurgico anche nei casi più complessi. Siamo veloci nello sviluppare e testare soluzioni innovative e molto rapidi nel servizio ai clienti. Inoltre, offriamo un programma di formazione completo. Siamo pronti ad inaugurare il nostro JD Training Center con 3 sale corsi attrezzate nella nuova sede aziendale, che ci permetterà di organizzare un numero sempre crescente di corsi. Questa offerta potrà attirare un numero sempre maggiore di dentisti, anche dall’estero. D’altro canto, la nostra vocazione internazionale è stata forte fin dall’inizio, i nostri prodotti sono certificati in più di 50 paesi. Vorremmo portare un pezzo di mondo a Modena”. Come si è evoluto il settore negli anni? “Sempre più pazienti richiedono riabilitazioni fisse in tempi rapidi. Per questo ci si sta sempre più indirizzando verso un flusso di lavoro completamente digitale sia nella clinica che nel laboratorio odontotecnico e verso soluzioni poco invasive, evitando le complesse procedure di rigenerazione ossea. JDentalCare è all’avanguardia su questi fronti: il trattamento Maxillafor- AllTM che proponiamo per i casi di grave atrofia mascellare è in grado di riabilitare in pratica il 100% dei casi col solo utilizzo di impianti dentali appositamente studiati e potendo sfruttare un flusso di lavoro digitale”.

LA SCHEDA Fatturato di 25 milioni e 50 lavoratori

JDentalCare, nata nel 2006, attualmente vede impiegati 50 dipendenti. Nel 2021, il fatturato globale è stato di 25 milioni di euro (+51,8% rispetto al 2020). La quota di export è pari al 40% del fatturato. I principali mercati esteri sono Europa, Medio Oriente, Nord Africa, America del Nord e del Sud.

Come vi siete approcciati al lavoro ‘digitale’? “La trasformazione digitale è un percorso obbligato per un’azienda come la nostra che vuole offrire soluzioni innovative. Le persone del nostro team sono molto giovani, per la maggior parte native digitali, e dunque non è stato complicato formarle sulle nuove tecnologie CAD-CAM, sulle tecniche di impronta digitale e di chirurgia guidata”.

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GESCAD

il Resto del Carlino 19/07/2022

Nella foto: Davide Candini

“Così aiutiamo le aziende a connettere i loro dati” Ferrara, l’attività della Gescad: “Offerta a tutto tondo in un’ottica di industria 4.0” di Alberto Lazzarini

È perfino banale ricordare che il futuro (anzi la quotidianità) passa attraverso l’informatica e specificamente la digitalizzazione. Si tratta insomma di un processo di trasformazione epocale che sui nostri territori vede, fra i protagonisti, Gescad, un’azienda dalla ormai consolidata tradizione (fu fondata nel 1989) con sede ad Argenta nel Ferrarese. Sette sono i soci, 35 i dipendenti, tre milioni, in crescita, il fatturato. Socio e responsabile commerciale è Davide Candini, che abbiamo intervistato.

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Di cosa si occupa, specificamente, Gescad? “Dopo i primi anni di esperienza nello sviluppo di software gestionale in ambiente IBM AS400 (oggi IBM) e la successiva apertura ai sistemi Intel (Windows e Linux tra gli altri), maturando esperienze su molte realtà produttive impegnate nei più diversi settori del mercato, oggi Gescad rappresenta un punto di riferimento per i progetti di System Integration, inclusi i sempre più frequenti impianti produttivi che richiedono interconnessione IoT in ottica Industria 4.0”.


Il sistema integrato rappresenta dunque l’offerta più performante per i vostri clienti, che sono le aziende... “La nostra struttura è nata, in effetti, con l’obiettivo di fare integrazione e ad esempio consentire di dialogare alle imprese che per molteplici motivi hanno software diversi, quindi di integrare i dati. In realtà la nostra è un’offerta dalla A alla zeta. Vendiamo dispositivi e componenti, procediamo alle installazioni, offriamo software gestionali; il tutto in un’ottica 4.0”. Ci descriva i vostri clienti. “Si tratta di importanti realtà produttive che operano nei campi più diversi: agroalimentare e meccanica con particolare riguardo alla componentistica di precisione, impiantistica, acciaio...”. Qual è la nuova frontiera dell’informatica? “La premessa è che l’interconnessione, nella nostra società e nel nostro mercato, è una necessità. Ma occorre trasformarla in uno ‘strumento a portata di mano’, semplice nell’utilizzo anche se, a monte, è ben presente un lungo e approfondito studio accompagnato da capacità e rigore. Si va, quindi, verso mondi più intuitivi che, fra l’altro, aiutano la crescita della creatività”. La formazione è uno dei vostri cavalli di battaglia... “Sì, vi abbiamo dedicato migliaia di ore. Al nostro interno operano ingegneri e periti informatici ma anche ragionieri e dottori in economia impegnati nella complessa adesione e coerenza alle normative. Sì, cerchiamo personale, capace e disponibile. Ai nostri clienti, che bisogna saper ascoltare e con i quali sviluppiamo le attività di software, viene destinato un processo di addestramento completato da un’assistenza continua”.

LA SCHEDA Avanti tutta con la formazione Gescad è un’azienda di servizi informatici con sede ad Argenta nel Ferrarese. È nata nel 1989 dall’idea di alcuni professionisti che intendevano prestare la loro esperienza sotto forma di consulenza sia informatica che organizzativa ed è cresciuta fino a contare un organico di oltre 35 persone (tra dipendenti e collaboratori) che si occupano di consulenza, progettazione, sviluppo e manutenzione di soluzioni informatiche, sia in ambito software che di infrastruttura. Il fatturato sfiora i tre milioni. La formazione è uno degli investimenti più robusti. Nel 2021 sono state realizzate 3.500 ore di formazione. Gescad ha partecipazioni in GpSoft (40%) e in Bia (5%) leader nel cous cous.

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MACRO GROUP

il Resto del Carlino 26/07/2022

Nella foto: Andrea Anderlini

Tecnologia e bravi dipendenti “Così aiutiamo le imprese” La bolognese Macro Group fornisce assistenza nell’evoluzione dei processi informatici di Lorenzo Pedrini

Da software house nata, come racconta il titolare Andrea Anderlini, “sotto il segno di IBM”, a integratore di sistemi a tutto tondo, capace per oltre un ventennio di “contribuire allo sviluppo” delle tante aziende che l’hanno scelta come alleata nell’evoluzione dei propri processi informatici. Questa, in estrema sintesi, è la storia di Macro Group, la società bolognese che dal 2001 non ha mai smesso di fornire ai suoi clienti soluzioni e servizi ad alto valore aggiunto.

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In quale senso, nel pieno della transizione al digitale, avete iniziato sotto l’ala di Ibm? “Macro Group vide la luce, nel 2001, dalla fusione di Futura Informatica e Macro Informatica quando i due soci fondatori, Roberto Anderlini e Vincenzo Bassi, iniziarono a fare della loro neonata società bolognese quello che, entro un decennio, divenne il business partner di IBM più importante dell’intera Emilia-Romagna”.


E su queste basi, poi, siete riusciti a costruire il vostro futuro. “Nata realizzando software gestionali rivolti principalmente alla prima meccanizzazione delle Pmi regionali, l’azienda riuscì gradualmente ad estendere le proprie competenze e la propria rete di clienti in Veneto e Alto Adige. Poi, negli ultimi anni, abbiamo scelto di compiere un ulteriore passo in avanti”. Si riferisce alla recente trasformazione in system integrator? “Esatto, con l’obiettivo di proporre ai nostri clienti le best practice più evolute in un mercato sempre più competitivo e sfaccettato. Ora, del resto, dalla prima meccanizzazione siamo passati a un lavoro che coinvolge meccanizzazioni ben più evolute, tra software di terza e quarta generazione e un’immutata capacità di ascoltare, di interpretare e di supportare i bisogni dei clienti”. Anche grazie a nuove partnership di assoluto rilievo. “Macro Group ha scelto due soluzioni leader di mercato, Teamsystem e SAP, per soddisfare le esigenze sempre più sentite dalle aziende, oggi più che mai alle prese con la digitalizzazione in ottica Industria 4.0. Per la gestione delle informazioni, Macro Group si è affidata al partner internazionale ELO Digital Office specializzato nel campo della digitalizzazione delle informazioni, dei contenuti e dei processi”.

LA SCHEDA Vent’anni di crescita Oltre 3 milioni di ricavi Dal 2001, grazie all’impegno quotidiano di un numero di dipendenti giunto oggi a quota 23, Macro Group ha intrapreso un percorso di crescita che l’ha portata a fatturare, nel 2021, 3,17 milioni di euro (pari al 6,4% in più rispetto ai 2,98 ricavati nel 2020). Questo anche attraverso il ritorno di investimenti in ricerca e sviluppo che hanno toccato quota 1,27% del fatturato, garantendo una solidità servita sia per espandersi nel Triveneto sia per procedere all’apertura di controllate come Macro One srl.

E se dovesse riassumere i principali ‘plus’ che il vostro servizio garantisce? “Oltre alla solidità degli strumenti che abbiamo scelto per i nostri clienti, il nostro punto di forza sono le persone che con il loro lavoro forniscono al cliente un servizio di qualità”.

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COSEPURI

il Resto del Carlino 2/08/2022

Nella foto: Gino Onofri

Dai bus ai trasporti sanitari I cinquant’anni di Cosepuri La società nata nel 1972 sta ponendo le basi per diventare player di riferimento nei servizi ospedalieri di Lorenzo Pedrini

Un canguro che per i bolognesi è divenuto nel tempo simbolo del concetto di servizio di trasporto, come l’acronimo Cosepuri è diventato negli ultimi cinquant’anni sinonimo di affidabilità. L’azienda, però, nacque a tutti gli effetti sotto le insegne di Cooperativa Servizi pubblici di rimessa nel 1972, allargando poi la rete dei propri consorzi di noleggiatori di auto e bus a Roma, Reggio Emilia, Parma, Piacenza, Modena, Milano, Genova, Torino, Catania e Venezia. Qualche numero? Le radici di Cosepuri, però, restano ben piantate nel tessuto economico di Bologna, a partire dalla quale la società associa 269 imprese, coinvolgendo circa 500 ad-

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detti e un parco mezzi composto da oltre 300 autovetture berline o monovolume top di gamma, 100 bus da 8 a 70 posti dotati dei migliori comfort, 80 veicoli adibiti al trasporto merci e 100 autobus di linea. Innovazione e sostenibilità. Essendosi dotata di tecnologie informatiche all’avanguardia, di una centrale operativa in funzione 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno e di un sistema integrato certificato «Qualità e ambiente», Cosepuri opera con l’obiettivo di fornire una risposta di qualità alle esigenze di movimentazione del territorio, erogando i propri servizi a un’ampia utenza nelle quattro divisioni operative di auto e bus con conducente,


autolinee e trasporto merci. Target di clientela? I clienti delle divisioni auto e bus di Cosepuri sono manager, liberi professionisti, rappresentanti delle istituzioni, vip, compagnie aeree, agenzie di viaggio e congressuali, società sportive, ma anche privati cittadini, studenti, anziani e disabili. Tramite la divisione autolinee, invece, l’azienda svolge anche servizi di linea urbani ed extraurbani, mentre il parco veicolare della divisione merci è adibito alla consegna di documenti urgenti e di trasporti specializzati di mense scolastiche, alimenti biologici e surgelati. Idee per il futuro? Oggi l’azienda sta ponendo le basi per diventare un player di riferimento nell’ambito del trasporto speciale sanitario/ospedaliero, fornendo alle strutture di Bologna e dell’Emilia Romagna un efficace collegamento in termini di approvvigionamento dei materiali e delle attrezzature, ma anche in termini di ritiro e consegna immediata a temperatura controllata di materiale biologico, campioni di laboratorio, referti e farmaci, con un monitoraggio in tempo reale dello stato dei ritiri e delle consegne. Lo sforzo organizzativo? Parliamo, in questi casi, di trasporti programmati o urgenti da/per ospedali, ambulatori e laboratori analisi, che richiedono l’impegno di diversi veicoli specificatamente allestiti e autisti che si alternano in turni diurni, notturni e festivi 7 giorni su 7 per il ritiro di provette, l’analisi urgente di tamponi, la consegna di macchine per la dialisi, il trasporto in emergenza di equipe chirurgiche per l’espianto e il trapianto di organi, ecc. Servizi, dunque, che richiedono dinamismo, predisposizione alla collaborazione, rapidità di risposta alle emergenze e capacità di costruire con i committenti una relazione basata su fiducia e continuità.

LA SCHEDA Dal pacchetto web all’app my driver Cosepuri ha perseguito una strategia di espansione che l’ha portata, nel 2021, a un fatturato di 30,5 milioni di euro. L’azienda compie ingenti sforzi nel settore Information Communication Technology, utili a offrire servizi innovativi, come il sistema di geo localizzazione satellitare della flotta, il pacchetto web finalizzato a dare strumenti di preventivazione, prenotazione e acquisto dei servizi, l’app mobile Cosepuri my driver.

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ADVENIAS

il Resto del Carlino 30/08/2022

Nella foto: Fulvio Bovard

Sanità. Boom di servizi digitali “La tecnologia aiuta il paziente” Advenias cresce con i software gestionali. L’ad Bovard: “Soluzioni più che mai strategiche” di Lorenzo Pedrini

Software gestionali e piattaforme in cloud dedicati specificamente a un settore, quello sociosanitario, posto sotto stress in questi ultimi anni come mai prima d’ora. È questo, da un decennio, il core business di Advenias, la società bolognese specialista in cartelle cliniche e sanitarie informatizzate e soluzioni contabili e amministrative guidata dall’ad Fulvio Bovard e fondata, nel 2012, da Umberto Brighetti e Paolo Semprini.

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L’azienda è in crescita costante, ma la pandemia ha segnato un punto di svolta. “Evidentemente sì, perché durante l’ultimo triennio abbiamo di fatto più che raddoppiato il nostro parco dipendenti, arrivando oltre quota 30 se si contano anche i collaboratori. Ma, soprattutto, il Covid ha finito per accrescere la rilevanza e aumentare la percezione del valore della tecnologia in contesto medicale, dando ancora più forza alle nostre proposte in tema di servizi


digitali”. Si riferisce al progetto Advenias Care? “Anche, dal momento che, nel caso specifico, parliamo proprio di una soluzione SaaS certificata per la gestione della cartella clinica in cloud e per l’organizzazione di tutte le attività interne alle piccole e grandi strutture dedicate ad anziani, assistenza domiciliare, acuti, riabilitazione, salute mentale, minori e disabili. Creata e pensata, appunto, guardando a quell’orientamento strategico unitario che il comparto della sanità sta implementando anche a partire dalle sollecitazioni del Coronavirus”. E in quale senso l’emergenza ha fatto sì che si spingesse in questa direzione? “Il software diventa strumento essenziale per proteggere le persone, soprattutto le fasce più deboli, in base alle esigenze specifiche ed indipendentemente dal luogo fisico in cui si operi. E questa massima affidabilità, flessibilità ed efficacia delle soluzioni, supportando ad esempio la rete territoriale nel seguire i pazienti durante tutto il loro percorso, ben si sposa con gli investimenti del Ssn nella sanità domiciliare e nei presidi territoriali resi urgenti dalla crisi pandemica”.

LA SCHEDA Oltre trenta dipendenti e 3 milioni di fatturato A partire dal 2021, dalla sede di Zola Predosa, Advenias ha intrapreso un percorso di crescita: i dipendenti sono oltre quota 30. Aumentano pure i fatturati sostenuti da investimenti in ricerca e sviluppo pari al 30% del ricavato annuo. Nel 2021 il fatturato è stato di 2,99 milioni di euro (+38,38% sul 2020).

Come di segno simile sono gli sforzi vostri e delle Ausl in tema di formazione. “Progettato nel disegno del piano di crescita industriale, il brand è il risultato di investimenti costanti nel potenziamento del team e delle competenze, fattori cruciali per garantire servizi di supporto, assistenza e gestione di progetti sempre più complessi. Fermo restando che l’azienda attribuisce fondamentale importanza anche alla tecnologia, con un processo costante di ricerca e sviluppo volto a creare un software sempre più innovativo”.

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SOCAGE

il Resto del Carlino 6/09/2022

Nella foto: Fiorenzo Flisi

“Piattaforme in tutto il mondo” La missione: sicurezza in cielo La Socage di Carpi è leader nel settore: “Innovazione e tecnologia al servizio del lavoro” di Maria Silvia Cabri

“Assicuriamo innovazione tecnologica attraverso prodotti sempre all’avanguardia, ampia gamma di piattaforme aeree e design italiano”: questa la mission di Socage, azienda con sede a Carpi (Modena) che produce e commercializza piattaforme aeree. Fiorenzo Flisi è il legale rappresentante. Come nasce questa realtà? “Socage è un’azienda che produce ed esporta a livello mondiale piattaforme aeree da 10 a 100 metri. Con più di qua-

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rant’anni di esperienza. Nasce nell’ormai lontano 1974 come azienda specializzata nella produzione di particolari metallici per poi specializzarsi sette anni più tardi nella realizzazione di piattaforme per il lavoro aereo”. Che input ha voluto imprimere con il suo ingresso in azienda? “Inizialmente ho lavorato come commerciale in Socage dal 1983 al 1995. Nel 2009 ho deciso di rilevarla e da quel momento


numerosi sono stati i traguardi raggiunti, tra questi l’espansione dei mercati in tutto il mondo, la produzione di una carpenteria interna e la conferma della leadership in Italia e in Europa”. Quali sono i punti cardine della vostra attività? “Lavoriamo ogni giorno con passione e dedizione per trasformare i nostri punti cardine -stabilità, innovazione e ambizione- in prodotti che consentono ai nostri clienti di raggiungere nuove altezze e nuovi traguardi nella massima sicurezza anche all’utilizzatore meno esperto: una piattaforma ben stabilizzata è una piattaforma sicura, da qui la creazione della nuova gamma SPEED. Socage è un’azienda all’avanguardia: il mondo sta cambiando e ha bisogno di nuovi e migliori modi di comunicare. L’azienda si impegna a ridurre il proprio impatto ambientale attraverso investimenti green e spingendo sempre più sulla possibilità di trasformazione delle macchine a ibrido”. In che cosa consiste SPEED? “La continua ricerca di Socage per l’innovazione e la risoluzione dei problemi nell’utilizzo delle piattaforme aeree ha come risultato la presentazione di una nuova serie con stabilizzazione automatica SPEED. La stabilizzazione rappresenta la manovra più importante e frequente. Tutti i modelli appartenenti a tale gamma incorporano nella loro configurazione di serie la stabilizzazione automatica e la chiusura automatica della parte aerea, anche dal cestello. Un grande passo avanti per la sicurezza, la corretta attuazione della manovra di stabilizzazione e l’uso generale della piattaforma”.

LA SCHEDA Azienda nata nel 1974 Ricavi cresciuti del 39% Socage è stata fondata nel 1974 e oggi conta 232 dipendenti. Il fatturato del 2021 ammonta a 61 milioni di euro (+39% rispetto al 2020). La quota export è del 39,1%, con mercati in tutto il mondo. Lo stabilimento principale è a Carpi; altri sono a Sorbara (Modena), Boretto (Reggio Emilia) ed è prevista una prossima apertura a Casalmaggiore (Cremona).

Prossimi progetti? “L’obiettivo principale è quello di completare la filiera di produzione, garantendo così una piena autonomia dal foglio di lamiera fino ad arrivare al prodotto finito”.

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ITALMONDO

il Resto del Carlino 13/09/2022

Nella foto: Andrea Grillenzoni

Nella foto: Federico Pozzi Chiesa

Ecco la logistica di Italmondo “Tecnologia e pratiche green” La filiale bolognese è da diversi anni un fiore all’occhiello del gruppo internazionale di Lorenzo Pedrini

Una filiale emiliano-romagnola “fiore all’occhiello” di un gruppo internazionale leader nella logistica e nei trasporti fondato a Milano, nel 1953, dalla famiglia che ancora lo guida. Con l’attuale ad di ITLM/Italmondo, Federico Pozzi Chiesa, che fa affidamento sulla sede operativa di Granarolo Emilia e sulla piattaforma commerciale di Castel Maggiore per tenere alte le asticelle dell’innovazione, della sostenibilità e dello sforzo formativo della società. Quanto pesa, in una storia imprenditoriale lunga quasi 70 anni, il rapporto con il territorio bolognese?

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“Dalla nascita del primo ufficio commerciale all’Interporto, nel 1985, Bologna ha ricoperto per noi un ruolo nevralgico, per la qualità delle sue infrastrutture logistiche e per la sua centralità nell’ecosistema italiano dei trasporti. Nel 2000, ci siamo trasferiti in una sede di oltre 5mila mq a Granarolo, hub primario per le maggiori destinazioni europee, fino a quando, nel 2016, abbiamo trasferito il comparto Trasporti sulla piattaforma di Castel Maggiore, duplicando gli spazi e riservando la piattaforma di Granarolo esclusivamente alle partenze nazionali”. Un pezzo importante, dunque, del vostro


puzzle di servizi. “Quello Bolognese resta un quartier generale irrinunciabile. Per chi, come noi, si occupa sia di servizi tradizionali sia di quella gamma di attività legate allo e-commerce, grazie alla costante acquisizione di know-how e professionisti IT e allo sviluppo di software proprietari per la gestione della logistica e dei magazzini. Senza dimenticare il campo retail, le consegne negli ospedali e il nostro network a pallet per consegne Gdo”. In che modo tutto questo è compatibile con le necessità di tutela ambientale? “Grazie all’innovazione in campo ecologico, come testimonia lo sviluppo, a braccetto con Supernova Hub, di un modello matematico per l’ottimizzazione dei piani di carico dei nostri Tir, per efficientare le attività operative, ridurre l’impatto ambientale e ridurre i costi. O, anche, il consolidamento dell’investimento partito a fine 2020 che ci ha reso i primi in Italia e i secondi in Europa a possedere un macchinario capace di gestire fino a 10mila spedizioni al giorno e soddisfare le esigenze di più clienti contemporaneamente attraverso uno scanner dalla precisione millimetrica”. Cos’è il Supernova Hub? “Si tratta del Corporate Venture Accelerator del Gruppo ITLM, fondato nel 2015 per seguire un modello d’investimento Corporate Builder e investire nelle idee di successo per dare vita ad aziende innovative (delle quali siamo Founder o Co-Founder), integrate e sostenibili nel medio e lungo periodo e capaci di intercettare alcune delle esigenze della casa madre”. Poi, viene un importante versante formativo. “È nata quest’anno la ITLM Academy, un percorso di formazione biennale che sarà la base di un programma meritocratico orientato a supportare la crescita professionale, valorizzare le capacità individuali e fornire tutti gli strumenti necessari per sostenere lo sviluppo aziendale”.

LA SCHEDA Magazzini e uffici sparsi in tutto il mondo Il Gruppo ITLM conta più di 1.500 tra dipendenti diretti e collaboratori, 25 sedi dirette nel mondo, 500mila metri quadrati di aree logistiche e 250mila metri quadrati fra magazzini e uffici di proprietà. È presente direttamente in Germania, Spagna, Francia, Belgio, Serbia, Bulgaria e Cina attraverso le consociate Euroterminal, UNIT, Transflete, Italglobal, Euromondo e Uniontransit, ed ogni anno movimenta 18 mln di colli. La sua costola nazionale Italmondo, invece, impiegando 280 persone, lavora in modo diretto in Francia, Germania e Spagna, sviluppando un fatturato globale pari, nel 2021, a 119 milioni di euro (+28% sui 93 milioni del 2020). Conservando una quota di export verso i trasporti internazionali pari al 65% dei ricavi.

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GHIMAS

il Resto del Carlino 20/09/2022

Nella foto: Marcello Bergamini

Ghimas vuole crescere ancora “Così innoviamo la sanità”

L’attività dell’azienda bolognese: “Spinta all’innovazione per allargarci sui mercati esteri” di Lorenzo Pedrini

Radicata da 75 anni nel tessuto economico bolognese, e in particolare nella filiera farmaceutica, la Ghimas di Casalecchio di Reno (Bologna) di strada ne ha già fatta tanta. Ma ora, all’indomani di un 2021 in cui l’azienda è entrata nell’orbita del Gruppo a stelle e strisce Aat e ha visto insediarsi il nuovo gm Marcello Bergamini, è tempo di allargare ancora i propri orizzonti. Quando parla di una Ghimas 2.0, che cosa intende di preciso? “Pongo l’accento sulla volontà della nuova proprietà di crescere in aggiunta alla specializzazione nel campo dei prodotti per applicazioni dentali, come i biomateriali per la rigenerazione ossea, che pure è sta-

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ta alla base dei nostri successi. Le nuove parole chiave ora, accanto al rinnovamento degli impianti di via Cimarosa appena portato a termine, sono legate al fronte della ‘health innovation’. Oggi i nostri Medical Device sterili come Algeness (il primo filler al mondo per medicina estetica a base di Agarosio), Chlosite e Fisiograft, frutto della nostra storica vocazione alla innovazione, sono noti a livello internazionale”. Quindi parliamo di un approccio più ampio, multisettoriale? “In particolare, il nostro focus sarà rafforzare la nostra posizione nel campo del ‘medical ageing’ in cui abbiamo una solida esperienza. Accanto al progressivo allun-


gamento della vita media oggi è necessario fornire soluzioni scientificamente provate per favorire un invecchiamento in salute. Nel 2023 lanceremo un nuovo progetto in cui ci rivolgeremo ai medici e agli specialisti che si prendono cura dell’invecchiamento dei propri pazienti”. Ma il lavoro da fare ha anche un complesso aspetto di natura normativa. “Poiché intendiamo allargare la nostra penetrazione sui mercati esteri, la chiave del successo sta nella combinazione tra capacità di innovare e competenza nel rispondere alle normative che regolano queste nicchie di mercato ad altissimo valore aggiunto. Inoltre, continueremo ad investire anche sullo sviluppo e la produzione per conto di clienti terzi che si affidano a noi per i loro Dispositivi Medici sterili ad elevata complessità”. E parte dell’opera sembra sia già stata compiuta. “Parlando del continente europeo, il nuovo regolamento comunitario sui Dispositivi Medici entrato in vigore ha introdotto vincoli più restrittivi per ottenere la certificazione CE. Il nostro team in Ghimas ha saputo prepararsi per tempo in modo efficace, lavorando attivamente per rispondere ai nuovi requisiti”. Anche sotto gli americani l’anima operativa di Ghimas resterà bolognese? “Abbiamo un team di collaboratori provenienti dalle locali università e scuole superiori molto in gamba e stiamo integrando nuovi professionisti per aggiungere le ulteriori competenze che ci servono. Continueremo come sempre a collaborare con i nostri partner industriali radicati in regione e con le istituzioni private e pubbliche del territorio attive nel campo della ricerca e dello sviluppo tecnologico. In questa area abbiamo la fortuna di essere parte di un ecosistema di aziende, professionisti ed organizzazioni che non potremmo trovare altrove”.

LA SCHEDA Fatturato di 4 milioni di euro Pesanti investimenti in ricerca e sviluppo Fin dal 1947, Ghimas Spa tiene alto il nome dell’Emilia-Romagna nel campo del progresso tecnologico del settore medicale. E, grazie al lavoro dei suoi 25 dipendenti, che contribuiscono a generare un fatturato previsto per il 2022 di 4 milioni di euro, distribuisce i suoi prodotti in 40 nazioni del mondo. Con una presenza particolarmente rilevante sui mercati statunitense, tedesco e spagnolo e per un’incidenza delle esportazioni sui propri ricavi pari al 45%. Gli investimenti in Ricerca e Sviluppo dell’azienda di Casalecchio di Reno controllata dal gruppo Aat, invece, sono tra il 7% e il 10% su base annua.

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PHYTO SERVICE

il Resto del Carlino 27/09/2022

Nella foto: Roberto Vancini

Phyto Service va a tutto silos: “Con noi cereali di alta qualità” Ferrara, costruirà altri 8 impianti solo nel 2022: “Abbiamo clienti sempre in aumento” di Alberto Lazzarini

Forse mai come in questo periodo storico i cereali rappresentano un prodotto strategico per l’alimentazione e per l’economia non solo del nostro Paese. Di qui l’interesse verso tutte quelle realtà che non da oggi crescono e si rafforzano per offrire soluzioni concrete a questa complessa tematica. Roberto Vancini è amministratore unico di Phyto Service, una delle aziende regionali più in ascesa. Ha sede a Monestirolo, non lontano da Ferrara. Scopriamo i motivi del suo successo. Vancini, ci descriva anzitutto la Phyto Service e di cosa si occupa. “Da aziende agricole locali della zona ritiria-

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mo, stocchiamo e lavoriamo i cereali: orzo, grano duro e tenero, sorgo, mais, soia, colza e girasole. Anche biologico. Inoltre vendiamo mezzi tecnici per l’agricoltura: sementi, antiparassitari e concimi. Infine facciamo consulenze tecniche per gli agricoltori. Il prodotto finale viene ceduto a un crescente numero di clienti, fra questi Barilla e Casillo”. Siete un’azienda in forte espansione con investimenti importanti. “Quest’anno costruiremo 8 nuovi silos per una capacità complessiva di 100.000 quintali, un essiccatoio e una fossa di scarico e ricevimento del prodotto che va ad ampliare


la nostra capacità di stoccaggio. L’investimento (due milioni) è motivato dal fatto che negli ultimi anni abbiamo aumentato fortemente il portafoglio clienti”. Qualche numero? “Il fatturato ha superato i 16 milioni, il 5% export (c’è anche la Corea del nord). I dipendenti sono 12. Oltre alla sede e allo stabilimento di Monestirolo possiamo contare sui magazzini di Lagosanto e Masi Torello. L’azienda opera su un’area di 4 ettari. Tre sono i magazzini per la vendita di concimi e fitofarmaci, 13 i silos, tre gli impianti di essiccazione ed un molino”. La qualità del prodotto intermediato è fondamentale… “L’accurata selezione dei cereali stoccati, sottoposti ad analisi e test che comprovano idoneità e qualità, ha permesso all’azienda di rivolgersi ad un mercato di alta qualità, instaurando rapporti con le più importanti realtà dell’industria molitoria e mangimistica del territorio nazionale”.

LA SCHEDA Fatturato di 16 milioni I dipendenti sono 12 Phyto Service (16 milioni di fatturato, 12 dipendenti) si estende su un’area di 40 mila metri quadri. Il suo punto di forza è rappresentato dalla pluriennale esperienza sul campo.

Abbiamo definito i cereali una produzione strategica. “Lo è certamente. Il nostro Paese è costretto ad importarne una quota molto importante. Il prezzo è aumentato, quasi raddoppiato nell’arco di un anno a seguito della guerra, della speculazione e della scarsità di produzione fatta segnare da Usa e Canada. Nel frattempo sono fortemente cresciute le spese”. Da sempre riservate una speciale attenzione al personale e ai giovani. “Le restrizioni causate dal Covid ci hanno fatto molto pensare e così abbiamo creato uno spazio verde dedicato ai bambini e una zona ristoro per i dipendenti e le loro famiglie. L’azienda si propone come canale di istruzione e informazione del settore dell’agricoltura. Nel 2019 ha avviato un progetto aziendale per le scolaresche che vogliono visitare l’azienda, destinando alcuni spazi aziendali a percorsi didattici in cui è possibile conoscere le fasi del processo produttivo dei cereali, fino alla raccolta e allo stoccaggio”.

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IUNGO

il Resto del Carlino 4/10/2022

Nella foto: Andrea Tinti

Clienti e fornitori più vicini “Un software migliora gli affari”

Modena, così IUNGO ha digitalizzato la comunicazione della filiera. “Vantaggi per tutti” di Maria Silvia Cabri

Proiettata nell’universo della digitalizzazione, IUNGO è nata a Modena nel 2001 da uno spin-off della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Modena e Reggio, ed è specializzata nell’ottimizzazione dei processi della supply chain, grazie all’eccellenza tecnologica del software IUNGO. Scopo primario è migliorare la comunicazione tra cliente e fornitore, come spiega Andrea Tinti, ceo & founder di IUNGO.

via mail, telefono e fax; ora attraverso la nostra piattaforma tutto viene digitalizzato: cosa vuole il cliente, in che tempi, con quali quantità, con quali prezzi e (se previsti) quali sconti, con quali informazioni. Obiettivo è facilitare l’interazione tra aziende (chi compra e chi vende) nella gestione quotidiana dei flussi operativi come richieste di offerta, ordini di acquisto, bolle ed etichette, e tutte le attività correlate allo scambio di ordini”.

Qual è la vostra attività? “Ci occupiamo di digitalizzare la comunicazione della filiera tra cliente e fornitore. In passato un produttore per mandare un ordine di acquisto o richiedere una quotazione di offerta al fornitore doveva fare tutto

IUNGO, qual è la sua storia? “Nasce a Modena nel 2001 come spin-off della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Modena e Reggio, all’interno di un progetto europeo realizzato con Democenter di Modena alla fine degli anni Novanta. Le piatta-

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forme digitali utilizzate dalle filiere all’epoca non erano capaci di gestire e includere tutti i fornitori: di qui la ricerca di un’idea innovativa che consentisse al cliente di raggiungere con un solo click tutti i fornitori. Nel 2006 acquisiamo il primo grande cliente quotato. Ad oggi sono 400 i capi filiera che utilizzano la nostra piattaforma con oltre 100mila fornitori. Nel 2019 IUNGO è stata definita da Gartner ‘leader di un nuovo trend di mercato (B2B integration)’ e si è riconfermata sia nel 2021 che nel 2022, nell’Annex del Magic Quadrant Gartner relativo al Manufacturing Context, come unica azienda italiana delle piattaforme Procure-to-Pay”. Perché un’azienda dovrebbe adottare una soluzione digitale per comunicare con i propri fornitori? “La digitalizzazione dello scambio con i formatori garantisce tre vantaggi: la riduzione dei tempi di consegna; una maggiore flessibilità (ad esempio il cliente può modificare più velocemente le richieste); la contrazione dei costi”.

LA SCHEDA Il fatturato supera i 4 milioni di euro Nel 2021 il fatturato di IUNGO è stato di 4,1 milioni di euro (+9,2%); quello export di 270mila euro (+24%). Gli investimenti in ricerca e sviluppo sono pari al 15,6% rispetto al fatturato 2021.

Come incide sulla relazione commerciale cliente-fornitore? “Una maggiore conoscenza reciproca unita a una trasparenza nella condivisione delle informazioni, porta sicuramente a rapporti più chiari e più precisi che non possono far altro che giovare alla relazione cliente-fornitore”. Quali funzionalità vi distinguono rispetto ad altre piattaforme? “Valore differenziale di IUNGO è la ‘IUNGOmail’, tecnologia brevettata che permette ai clienti di interagire operativamente con tutti i fornitori, in maniera totalmente integrata e diretta attraverso una semplice mail, che imita le operatività di un tradizionale portale web fornitori, ma senza la necessità, per i fornitori, di alcuna installazione tecnologica aggiuntiva”.

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LIFETIME

il Resto del Carlino 11/10/2022

Nella foto: Giorgio Pasetto e Maurizio Scaltriti

Scienza e ricerca per i pazienti La consulenza viaggia sul web A Modena la piattaforma Medendi.org. “Strategie terapeutiche in ambito oncologico” di Maria Silvia Cabri

La scienza e la ricerca al servizio della medicina, nello specifico a quella rivolta ai pazienti oncologici, per garantire loro l’individuazione del migliore trattamento sanitario. Questa la mission della piattaforma Medendi.org (facente capo alla società Lifetime, la cui sede è a Modena) creata due anni fa da Giorgio Pasetto, medico, e Maurizio Scaltriti, ricercatore, e finalizzata ad individuare le alterazioni genetiche la cui espressione e combinazione rende ogni tumore diverso dagli altri, come spiega il dottor Pasetto. Cosa unisce un medico d’urgenza e un ricercatore nella medicina traslazionale? “Un obiettivo comune: garantire precisione

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e strategie terapeutiche mirate in ambito oncologico, attraverso un servizio di consulenza per pazienti oncologici che viaggia interamente sul web e fornisce la soluzione ottimale per curare il tumore”. Come nasce Medendi.org? “Nel Sistema Sanitario Nazionale difficilmente possono essere fatte indagini di secondo livello per capire quale sia l’approccio medico mirato per la patologia tumorale. Medendi nasce proprio per garantire al paziente la sicurezza che ogni opzione terapeutica disponibile per il proprio specifico problema oncologico venga esplorata garantendo l’accesso alle migliori cure disponibili. L’identificazione delle alterazioni ge-


netiche, e altre analisi come la proteomica, consente di sapere se ci sono farmaci specifici in grado di colpirne i punti deboli. L’unico approccio per identificare con precisione queste alterazioni genetiche è il sequenziamento del dna tumorale dalla cui analisi si giustifica o meno la scelta di farmaci mirati a quelle specifiche alterazioni”. Su quale punto di forza avete investito? “La nostra eccellenza è il Comitato scientifico, coordinato dal mio socio Maurizio Scaltriti: per ogni singolo paziente il Comitato analizza il caso. Noi non curiamo, non somministriamo farmaci né ‘vendiamo’ trattamenti medici, bensì scienza, e al centro di tutto c’è il paziente. Siamo indipendenti dagli ospedali e dalle strutture sanitarie: è il paziente che ci contatta. Non deve muoversi da casa in quanto provvediamo noi a ritirare il campione biologico richiesto, direttamente al domicilio. Una volta refertato, forniamo l’interpretazione dell’analisi e l’indirizzamento terapeutico al paziente che potrà tornare dal proprio oncologo con queste informazioni aggiuntive”. Gli approcci più scientificamente avanzati spesso incontrano una certa resistenza: è accaduto anche a voi? “Le nostre indicazioni terapeutiche sono basate su dati scientifici e studi clinici convalidati da pubblicazioni. Purtroppo in Italia incontriamo ancora degli ostacoli, legati al concetto di gestione mediante una piattaforma a distanza. La nostra è una piattaforma ‘mista’: abbiamo scelto di restare on line ma parliamo con ogni singolo paziente. Chi si trova a dover affrontare un problema oncologico spesso non è consapevole che ogni tumore è unico, e per combatterlo con efficacia, è necessario conoscerlo con precisione. Il 95% dei tumori è, infatti, caratterizzato da alterazioni genetiche, per questo è importante che il paziente sappia che esistono alternative terapeutiche e la possibilità di un’analisi più accurata del tumore di cui soffre”.

LA SCHEDA Fatturato di 200mila euro Adesso l’obiettivo è l’espansione in Spagna Il mercato di Medendi.org è prevalentemente quello italiano ma l’obiettivo per il 2023 è di espandersi stabilmente in Spagna. Il fatturato del 2021 è stato di 200 mila euro (+471% rispetto al 2020). Filiale estera: Medendi Inc., New York City (Stati Uniti).

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Indice Introduzione Agnese Pini Introduzione Valter Caiumi Roboqbo Motori Bonora Cep Europe Indaco Project Danisi Engineering TeaPak Mary Fashion Valvole Italia Tecnoform Carrara Benetti Cesarino Macè Due Esse Antincendio Nanoprom Chemicals Aercel Grafos Steel Silla Margotta Graf Industries Ncr- Biochemical Nero Tk JDentalCare Gescad Macro Group Cosepuri Advenias Socage Italmondo Ghimas Phyto Service IUNGO Lifetime

Finito di stampare nell’ottobre 2022

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Lifetime

3min
pages 72-75

IUNGO

2min
pages 70-71

Ghimas

3min
pages 66-67

Phyto Service

2min
pages 68-69

Italmondo

3min
pages 64-65

Socage

2min
pages 62-63

Gescad

2min
pages 54-55

Advenias

2min
pages 60-61

Cosepuri

2min
pages 58-59

Ncr- Biochemical

3min
pages 48-49

Macro Group

2min
pages 56-57

JDentalCare

2min
pages 52-53

Nero Tk

2min
pages 50-51

Graf Industries

2min
pages 46-47

Margotta

2min
pages 44-45

Silla

2min
pages 42-43

Grafos Steel

2min
pages 40-41

Due Esse Antincendio

2min
pages 34-35

Macè

2min
pages 32-33

Nanoprom Chemicals

2min
pages 36-37

Benetti Cesarino

2min
pages 30-31

Aercel

2min
pages 38-39

Carrara

2min
pages 28-29

Tecnoform

2min
pages 26-27

TeaPak

3min
pages 20-21

Valvole Italia

3min
pages 24-25

Danisi Engineering

2min
pages 18-19

Roboqbo

2min
pages 10-11

Indaco Project

2min
pages 16-17

Cep Europe

2min
pages 14-15

Mary Fashion

2min
pages 22-23

Motori Bonora

3min
pages 12-13
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