APRILE | MAGGIO 2020
| Contiene I.R.
ANNO 61 | N°02
La sicurezza riparte dal lavoro Alla ricerca di un equilibrio tra allarme sanitario ed emergenza economica
Associazione Nuovi servizi alle imprese per la ripartenza
Aziende Storie d’impresa ai tempi del Covid-19
Economia Strategie e proposte per il new normal
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ACCEDI ALLE MISURE E RIPARTI
PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO
sommario
03
editoriale 7
La sicurezza riparte dal lavoro
il punto 9
internazionalizzazione
Alleati per la ripresa dell’economia trentina 26
Business Continuity sui mercati esteri
copertina aziende
rubriche
10
Sotto il segno del Covid-19
11
Fase 2: ripartire in sicurezza
27
La Sportiva e l’arte della resilienza
13
Covid-19 e gestione delle Risorse Umane
29
Audaces: soluzioni per il tessile
31
Bonfiglioli un modello per la “fase 2”
34
Le opportunità del Digital Cost Management
36
Lizard, l'ict si fa solidale
Un "business place" per l’emergenza e la ripartenza
39
Pronti a gestire l’emergenza
41
Zobele Group: la sicurezza da una visione “globale”
education
43
Acs Data Systems tra i Champions 2020
46
“Cogliere l’opportunità anche dalla crisi”
48
Il coraggio di non mollare
15
Credito e finanza vs Covid-19: le misure
18
Il contagio nel commercio internazionale
20
10 copertina 21 education
21
Didattica a distanza: l’innovazione riparte da qui
25 innovazione
23
La formazione a favore della competitività
26 internazionalizzazione
24
Assoservizi is on air
27 aziende 51 economia
innovazione 25
Pmi: un premio per l'innovazione
economia 51
Un cigno nero chiamato Covid-19
53
Dopo la tempesta
55
Ipocrisia e sostenibilità
TRENTINOINDUSTRIALE.COM | APR-MAG 2020
04 TRENTINO INDUSTRIALE Anno 61 | N. 2 Aprile – Maggio 2020
Direttore Responsabile
ANNO 61 | N°02
Martina Togn Roberto Busato Nicolò Andreini Paolo Angheben Pierangelo Baldo Andrea Marsonet Eduard Martinelli Maria Cristina Poletto Luca Ribaga
La sicurezza riparte dal lavoro Alla ricerca di un equilibrio tra allarme sanitario ed emergenza economica
Redazione
Associazione Nuovi servizi alle imprese per la ripartenza
Silvia Bruno
Aziende Storie d’impresa ai tempi del Covid-19
Direzione, Redazione e Amministrazione
Palazzo Stella, Via Degasperi, 77 38123 Trento T 0461 360000 | F 0461 933551 Internet: www.trentinoindustriale.com e–mail: trentino.industriale@confindustria.tn.it
Economia Strategie e proposte per il new normal
illustrazione ed elaborazione: GRAFFITI
Comitato di Redazione
APRILE | MAGGIO 2020
| Contiene I.R.
Alessandro Santini
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La pubblicità su Trentino Industriale significa:
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10 mila copie ogni numero;
Stampa
invio a tutte le industrie aderenti a Confindustria Trento e ad un selezionato elenco di imprese artigiane, turistiche, commerciali e di servizi;
Saturnia | Via Caneppele, 46 | Trento 0461 822636 – 822603
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Editore
invio a università, istituti di ricerca, scuole e centri di formazione professionale;
Associazione degli Industriali della Provincia di Trento
articoli, servizi, firme autorevoli e interviste a personaggi di spicco;
Pubblicità
ITIS Srl | Via Degasperi, 77 | Trento | T 0461 360000
presentazione di aziende, loro attività e prodotti ad una vasta e competente platea di lettori; autorevolezza di una voce “targata” Confindustria.
TARIFFE Autorizzazione del Tribunale di Trento N. 71 del 10 febbraio 1990 Le tesi espresse nelle rubriche e negli articoli firmati impegnano soltanto l’autore e non rispecchiano quindi necessariamente le opinioni della rivista.
SECONDA DI COPERTINA | I ROMANA | CONTROSOMMARIO
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INFORMATIVA
Ai sensi dell’art. 13 del D.Lgs. 30 giugno 2003, n. 196, si informano i destinatari del periodico che i dati dei medesimi sono conservati – con la garanzia di massima sicurezza – nell’archivio informatico del Titolare del trattamento: Associazione degli Industriali della Provincia di Trento via Degasperi 77 – 38100 TRENTO. Tali dati saranno utilizzati esclusivamente per l’invio del periodico e di eventuali allegati.Ai sensi dell’art. 7 del citato D.Lgs., i destinatari hanno diritto di conoscere, aggiornare, rettificare, cancellare i dati, nonché di esercitare tutti i restanti diritti ivi previsti mediante comunicazione scritta al Titolare del trattamento.
www.trentinoindustriale.com il nostro periodico è anche online compresi i numeri arretrati trentino.industriale@confindustria.tn.it
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editoriale
07
La sicurezza riparte dal lavoro Le prime parole della nostra Costituzione sono “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. Cosa accade, se il lavoro è vietato per Decreto? In queste settimane, ci si è interrogati sulla liceità di misure che toccano i nostri diritti fondamentali, come la libertà individuale e la tutela della privacy. Non si è usato lo stesso senso di responsabilità e di giustizia nel dibattito sulla gestione dell’emergenza economica, polarizzato su due posizioni antitetiche: quella di quanti chiedevano che, con le dovute misure di sicurezza, si potessero continuare le attività produttive e quella di quanti chiedevano indiscriminatamente uno stop generale. Grazie al cielo, per tutti noi è evidente che la salute è un diritto che in alcun modo può essere messo in discussione. Ovviamente, per mantenere il nostro sistema sanitario a carattere universale è necessario produrre reddito, perché è la tassazione del reddito a sostenerlo. Abbiamo potuto constatare come disporre di una sanità efficiente possa diventare improvvisamente un elemento chiave per tutti noi, già noto ai malati oncologici, ai cardiopatici e a tante altre categorie di persone che con l’arrivo di questa emergenza sembrano sparite dai radar della comunicazione. Questa pandemia ha colto di sorpresa anche la scienza, che non ha saputo parlare a una voce: abbiamo letto tutto e il contrario di tutto. Una certezza: che il distanziamento sociale e l’utilizzo di adeguati dispositivi di protezione individuale potevano mitigare il rischio. La richiesta del rischio zero è semplicemente risibile. Abbiamo lasciato che si affrontasse il tema del lavoro con una domanda ingannevole: è ragionevole mettere a repentaglio la salute, se non addirittura la vita, di una maggioranza di persone, in nome del profitto di pochi? La risposta è no, certo che no. È l’inganno di una domanda così formulata, ad avere scatenato la rabbia e la satira, ad averci divisi quando avremmo dovuto restare uniti. “Annebbiato dal dio denaro” chi chiede di lavorare: non è facile sentir dire queste parole a un Ministro della Repubblica. Non mi curo del politicamente corretto e dico: non siamo stati bravi a spiegare che se la produzione industriale cala del 50%, di certo l’occupazione non può crescere. Non mi curo di chi ci deride perché riteniamo che la creazione di valore passi attraverso il lavoro organizzato, attraverso l’impresa. Avremmo dovuto chiederci come agire, nel comune interesse di preservare salute e lavoro. Lavoro, che torno a rammentare, essere il primo dei principi fondamentali sul quale si costruisce l’identità del nostro paese. Questa era la domanda che avrebbero dovuto farsi tutti coloro che hanno la responsabilità di realizzare il primo articolo della Costituzione: gli autori delle politiche; le parti sociali; tutti quanti noi, ai quale appartiene la sovranità di questo nostro Paese. Oggi, io voglio dire che non è tardi per iniziare a fidarsi gli uni degli altri. Stiamo vivendo una caduta senza precedenti, ma insieme possiamo impostare una strategia per rialzarci, per il futuro dei nostri figli e del nostro territorio. La ripresa non è un processo fisiologico, non è il naturale epilogo di uno stallo. La ripresa si fa con l’impegno, il lavoro e con gli investimenti, pubblici e privati, si fa con idee nuove e con nuovi business, all’insegna della sostenibilità e della responsabilità. Per una “nuova normalità” che valga la pena di essere vissuta. Fausto Manzana Presidente di Confindustria Trento
TRENTINOINDUSTRIALE.COM | APR-MAG 2020
il punto
09
Alleati per la ripresa dell’economia trentina È uno sforzo straordinario, quello che la nostra Associazione ha messo in campo dall’insorgere, anche in Trentino, di questa drammatica emergenza. Dire che Confindustria Trento è rimasta sempre pienamente operativa è dire poco. Dall’inizio di marzo, il nostro staff ha lavorato senza soluzione di continuità. Anche se a distanza, ai nostri imprenditori associati abbiamo fornito fin dal primo momento l’assistenza e la consulenza necessarie in questa caotica fase di crisi internazionale. Credetemi: non ci siamo mai sentiti così vicini alle nostre imprese, e non le abbiamo mai sentite così vicine, sul piano dello scambio “di lavoro” come su quello emotivo. All’indomani dell’escalation dell’epidemia in Trentino, abbiamo fatto quel che si farebbe in un intervento di primo soccorso: abbiamo cercato di mettere in sicurezza le persone e i luoghi, procurando per le nostre imprese, ma anche per la comunità, dispositivi (come le mascherine) che si erano fatti improvvisamente introvabili, perché esauriti, perché bloccati alle dogane. Non abbiamo mancato di prestare il nostro aiuto al sistema sanitario, promuovendo tra le imprese associate una raccolta fondi per le terapie intensive in Trentino. Un contributo dovuto, per dare respiro agli attori della più urgente fra le emergenze, quella sanitaria. Questo non ci ha esentato, fin dal principio, dall’assumerci la piena responsabilità della gestione di un’altra emergenza – quella economica – apparsa ad alcuni in prima battuta meno eclatante e che però promette, nel presente e più ancora sul lungo periodo, conseguenze drammatiche. Il rischio concreto, per intenderci, è che il tessuto imprenditoriale ne esca falcidiato. Su questo fronte, abbiamo operato affinché le misure di sostegno adottate dal Governo e dalla Provincia tenessero conto dei bisogni del nostro sistema industriale e abbiamo offerto, su quelle misure, informazione e assistenza, perché ciascuno vi potesse accedere. Questo giornale è un numero monografico sull’emergenza: volevamo raccontare alcune storie d’impresa ai tempi del Covid-19, offrire qualche interessante e non convenzionale lettura del fenomeno, fare sintesi delle iniziative promosse in queste settimane dall’Associazione. Ne è uscita la cronaca di un lavoro incessante che ha prodotto già risultati tangibili. Penso soprattutto all’attività di lobbying, che ha prodotto straordinari effetti sui provvedimenti emessi in queste settimane, a partire dall’abolizione del saldo 2019 dell’Irap e della prima rata d’acconto del 2020. Penso all’impegno dei colleghi, che hanno lavorato al fianco delle aziende associate - 24 ore su 24, sette giorni su sette - nella lettura delle normative e nell’adozione delle misure destinate alla gestione e al sostegno del comparto industriale. Mi riferisco, ancora, alle soluzioni introdotte per favore il confronto, lo scambio e la ripresa, com’è il caso del nuovo Business Place: una piazza virtuale pensata per animare un circuito d’acquisto territoriale, che ci vede, Confindustria Trento e imprese del Trentino, alleate per una ripartenza in sicurezza. Oggi è una vetrina di prodotti per la sicurezza, ma crediamo che potrà nel tempo diventare luogo di riferimento per il networking tra le imprese. L’economia trentina, se ci crediamo tutti quanti, può ripartire anche da qui. Roberto Busato Direttore Generale di Confindustria Trento
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10
copertina
copertina
Sotto il segno del Covid-19 Qui e nelle pagine che seguono, la cronaca delle attività svolte dall’Associazione per limitare l’impatto dell’emergenza sulle imprese associate e favorire la ripartenza.
DURANTE
le settimane successive al primo, drammatico annuncio del premier Conte che dichiarava l’Italia zona protetta e apriva di fatto alla stagione del lockdown, Confindustria Trento è sempre rimasta operativa, anche se Palazzo Stella è stato chiuso al pubblico e i dipendenti organizzati in smart working. La consueta assistenza alle imprese, potenziata con una disponibilità straordinaria, è stata garantita attraverso i mezzi della comunicazione a distanza e gli strumenti già in uso, a partire dal sito istituzionale, all’interno del quale ha preso spazio un’intera sezione dedicata alla gestione dell’emergenza. Per fare chiarezza in un momento così caotico, a fronte della massa di provvedimenti emessi dal Governo centrale e locale, alle imprese è stata garantita una informazione corretta e in tempo reale, e consulenza sulle misure nazionali e provinciali, in particolare sui temi del credito e del lavoro. I tradizionali incontri in presenza – informativi e formativi – sono stati presto ricalibrati per trasformarsi in webinar e attività online. Così sul fronte della sicurezza: qui, l’Associazione ha anche partecipato alla definizione dei protocolli di regolamentazione dell’attività, ed è intervenuta in prima persona
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per garantire alle imprese la piena disponibilità dei dispositivi necessari alla tutela dei propri collaboratori: Confindustria Trento ha coordinato la produzione dei dispositivi di protezione individuale da parte di un gruppo di aziende associate e ha distribuito decine di migliaia di mascherine. In un secondo tempo, ha aperto un marketplace per favorire la ricerca e l’acquisto presso le aziende associate del nostro territorio di Dpi, barriere, igienizzanti, erogatori, prodotti per la sanificazione e segnaletiche: uno spazio chiamato Business Place nell’ottica di farlo diventare al più presto una vera e propria occasione per il business matching, dunque anche per la costruzione di nuove partnership tra imprenditori per dare gas alla ripartenza.
L’attività di lobbying di queste settimane si è già tradotta in risultati concreti La nostra Associazione ha esercitato con particolare successo la sua attività di lobbying, che già si è tradotta in risultati tangibili, e in primo luogo nell’abolizione del saldo 2019 e della prima rata d’acconto 2020 dell’Irap e nella conferma, da parte dell’Inail, del fatto che l’infortunio da Covid-19 non è presupposto automatico della responsabilità penale dell’imprenditore. Sul fronte della rappresentanza, Confindustria Trento ha lavorato inoltre a una serie di proposte, poi sottoposte alla Pat, per la gestione delle fasi di emergenza e di rilancio, e alle osservazioni della categoria sulle misure anticrisi del Disegno di Legge provinciale 3 del 2020. L’Associazione non ha mancato di fare sentire forte la voce delle imprese del territorio, attraverso una presenza costante sui media locali. Ultimo ma non ultimo: a seguito delle richieste di un gruppo di imprese associate che hanno manifestato l’intenzione di sostenere economicamente il lavoro delle strutture sanitarie in Trentino, Confindustria Trento ha lanciato, d’intesa con l’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, una raccolta fondi a favore delle Terapie intensive degli ospedali di Trento e di Rovereto.
11 copertina
Fase 2: ripartire in sicurezza Istituzioni e parti sociali hanno definito Protocolli di sicurezza che consentano la ripresa delle attività, nel rispetto dei principi fondamentali per il contrasto e il contenimento del virus. di MARIO PELANDA, Confindustria Trento
NELLA LUNGA
fase emergenziale che ha preceduto quella in cui ci troviamo oggi, il fronte della sicurezza sul lavoro è stato a dir poco bollente. Mentre lavorava per assistere le imprese associate nella gestione di un quotidiano in continua evoluzione, l’Associazione ha operato, in un dibattito pubblico acceso, per disegnare le condizioni di una cauta ripartenza delle attività produttive. Il nostro Paese sta cercando, pur con costi economici e sociali senza precedenti, di delineare una nuova “normalità”, attraverso un difficile ma necessario bilanciamento tra l’irrinunciabile tutela della salute dei cittadini (e quindi anche dei lavoratori) e l’indispensabile riapertura delle attività economiche, produttive e dei servizi, senza le quali il sistema nel suo complesso andrebbe incontro a scenari realmente inquietanti, anche peggiori dell’emergenza in atto. La Fase 2 rimette al centro le imprese e le persone che nelle imprese lavorano. A tal fine, Governo e Regioni hanno dedicato un grande impegno, coinvolgendo anche le parti sociali, per definire i Protocolli di sicurezza che consentano la ripresa delle attività produttive, nel rispetto di alcuni principi fondamentali per il contrasto e il contenimento del virus.
Tra questi vi è un’efficace informazione: i lavoratori si impegnano a mantenere la distanza di sicurezza, a osservare comportamenti corretti sul piano dell’igiene, a informare tempestivamente il datore della presenza di qualsiasi sintomo influenzale durante la prestazione. Chi ha febbre oltre i 37.5° o altri sintomi deve rimanere a casa e chiamare il proprio medico e l’autorità sanitaria. Non è consentito l’accesso in azienda a chi, negli ultimi 14 giorni, abbia avuto contatti con soggetti risultati positivi al Covid-19 o provenga da zone a rischio secondo le indicazioni dell’Oms. Prima di entrare nella sede di lavoro, il personale potrà essere sottoposto al controllo della temperatura. Se risulterà superiore ai 37.5°, non sarà consentito l’accesso: la persona sarà momentaneamente isolata e dotata di mascherina, dovrà contattare il proprio medico e seguire le sue indicazioni. Al fine di ridurre le possibilità di contatto con il personale, l’accesso di fornitori esterni deve essere regolato: vanno individuate procedure di ingresso, transito e uscita mediante modalità, percorsi e tempistiche predefinite. Laddove possibile, gli autisti dei mezzi di trasporto devono rimanere a bordo dei mezzi, mentre nelle attività di carico e scarico il trasportatore dovrà attenersi alla distanza di un metro. Per il personale esterno occorre individuare servizi igienici dedicati, prevedere il divieto di utilizzo di quelli del personale e garantire una adeguata pulizia giornaliera. Anche l’accesso ai visitatori deve essere limitato: in caso di ingresso di esterni, essi dovranno sottostare a tutte le regole aziendali. L’azienda assicura la pulizia giornaliera e la sanificazione periodica degli ambienti, delle postazioni di lavoro e delle aree comuni e di svago. Nelle aree geografiche a maggiore endemia o nelle aziende in cui si sono registrati casi sospetti, è necessario prevedere, alla riapertura, una sanificazione straordinaria, ai sensi della circolare n. 5443 del 22 febbraio 2020 del Ministero della Salute. In generale, va garantita la pulizia a fine turno e la sanificazione periodica di tastiere, schermi touch, mouse, con adeguati detergenti, negli uffici come nei reparti produttivi, ma anche nei locali mensa, così come delle tastiere dei distributori di bevande e snack. Le persone devono adottare tutte le precauzioni igieniche, in particolare per le mani, che vanno lavate di frequente con acqua e sa-
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Bonus pubblicità: il credito d’imposta sale al 50% Prima il Decreto Cura Italia, poi il Decreto Rilancio: il Credito d’imposta sugli investimenti pubblicitari per l’anno 2020 potrà arrivare fino al 50% della spesa sostenuta. Il cosiddetto Bonus Pubblicità è un’agevolazione fiscale, sotto forma di credito d’imposta da utilizzarsi in compensazione sul Modello F24, concesso secondo le regole di aiuto de minimis. L’obiettivo del Bonus, nato per aiutare le aziende e i professionisti a crescere utilizzando la pubblicità, è incentivare gli investimenti pubblicitari su giornali, televisione e radio che siano testate giornalistiche registrate al Tribunale.
pone. L’azienda deve mettere a disposizione idonei mezzi detergenti, accessibili anche grazie a specifici dispenser di facile individuazione. Qualora l’attività lavorativa imponga una distanza interpersonale minore di un metro è necessario l’uso delle mascherine e di altri dispositivi di protezione. L’accesso agli spazi comuni, comprese le mense, le aree fumatori e gli spogliatoi è contingentato, con la previsione di una ventilazione continua, di un tempo ridotto di sosta e con il mantenimento della distanza di un metro tra le persone. Gli spostamenti all’interno dell’azienda devono essere limitati al minimo indispensabile e nel rispetto delle indicazioni aziendali. Non sono consentite le riunioni in presenza. Laddove fossero necessarie, dovrà essere ridotta al minimo la partecipazione e dovranno essere garantiti il distanziamento e l’areazione. Sono sospesi e annullati tutti gli eventi e le attività di formazione in aula, anche obbligatoria. È possibile effettuare la formazione a distanza. L’azienda deve provvedere all’organizzazione degli spazi e alla sanificazione degli spogliatoi per mettere a disposizione dei lavoratori luoghi per il deposito degli indumenti da lavoro e garantire idonee condizioni igienico-sanitarie. Si favoriscono orari di ingresso e uscita scaglionati per evitare il più possibile contatti nelle zone comuni, come
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ingressi, spogliatoi e sala mensa. Dove è possibile, occorre dedicare una porta di entrata e una porta di uscita e garantire la presenza di detergenti. Va assicurato un piano di turnazione dei dipendenti dedicati alla produzione, creando gruppi autonomi e riconoscibili. Le imprese potranno disporre la chiusura di tutti i reparti diversi dalla produzione o, comunque, di quelli per i quali è possibile il ricorso al lavoro a distanza. Nel caso di presenza di una persona con Covid-19, si dovrà provvedere alla pulizia e alla sanificazione dell’area secondo le disposizioni della circolare n. 5443 del 22 febbraio 2020 del Ministero della Salute, nonché alla ventilazione dei locali. Se una persona presente in azienda sviluppa febbre e sintomi di infezione respiratoria, deve dichiararlo all’ufficio del personale: si dovrà procedere al suo isolamento e a quello degli altri presenti. L’azienda avvertirà le autorità sanitarie e i numeri di emergenza, e collaborerà per la definizione degli eventuali “contatti stretti”. I Protocolli prevedono inoltre che il medico competente collabori con il datore di lavoro, il Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza e il Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza territoriale e segnala all’azienda situazioni di particolare fragilità e patologie attuali o pregresse. L’azienda provvede alla tutela dei dipendenti nel rispetto della privacy. Alla ripresa delle attività è opportuno che il medico competente sia coinvolto per l’identificazione dei soggetti con particolari fragilità e per il reinserimento lavorativo di soggetti con pregressa infezione da Covid-19. I Protocolli prevedono la costituzione in azienda di un Comitato per l’applicazione e la verifica delle regole del protocollo di regolamentazione, con la partecipazione delle rappresentanze sindacali aziendali e del Rls.
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Covid-19 e gestione delle Risorse Umane La pandemia ha imposto alle aziende un cambio radicale della propria organizzazione al fine di trovare un equilibrio tra sicurezza dei lavoratori e continuità operativa. di ANDREA MARSONET, Confindustria Trento
COME È ORMAI
noto, l’infezione da COVID-19 ha avuto una rapida diffusione a livello globale e nazionale e ha comportato una rapida necessità di adattamento in linea con la sua evoluzione. Ciò ha portato – agli inizi dell’emergenza nazionale – all’emanazione del primo Dpcm del 23 febbraio che ha dato avvio alle prime fasi del lockdown, lasciando però un grande vuoto normativo nel quale le attività produttive in primis hanno dovuto destreggiarsi fino al Dpcm del 17 marzo che ha iniziato a fornire qualche delucidazione e a mettere in campo i primi strumenti a sostegno delle imprese e dei lavoratori. Soprattutto nel primo momento di vuoto normativo Confindustria Trento ha avuto un ruolo fondamentale di affiancamento alle imprese fornendo tutte le informazioni possibili per fronteggiare la situazione e mettendo a disposizione degli Associati consulenza, strumenti operativi e modulistica non disponibile in tale critica fase. In questo periodo molte aziende hanno dovuto infatti chiudere completamente o ridurre l’attività produttiva e quindi ricorrere – rapidamente – in misura massiccia allo smart working per ottemperare ai divieti di assembramento e spostamento o collocare i lavoratori in cassa integrazione. È stata quindi frenetica e massiccia in questa fase concitata e complicata, in cui le aziende si sono appunto trovate nel giro di pochissimi giorni nella drammatica condizione di interrompere l’attività produttiva, spegnere quindi gli impianti ed organizzare al meglio il fermo produttivo e l’attività delle mansioni compatibili da remoto (lavoro agile o smart working), l’assistenza giuslavoristica ed organizzativa alle aziende di fronte a problematiche e questioni nuove e la necessaria e non sempre facile interpretazione di una mole impo-
nente di decreti, ordinanze e provvedimenti vari, sia nazionali che locali. Non è poi mancata una costante e delicata interlocuzione – sia a livello provinciale che a livello aziendale – con le Organizzazioni e Rappresentanze sindacali: non sono mancati accese discussioni e contraddittori che quasi sempre si sono conclusi con costruttivi accordi e compromessi, nella non sempre facile ricerca di un equilibrio tra la prioritaria e irrinunciabile necessità di tutela della salute dei lavoratori e la continuazione dell’attività produttiva. Gli strumenti individuati per la gestione del personale in questa fase di emergenza sono principalmente: • Disciplina agevolata per lo smart working, • Cassa integrazione – anche in deroga – con apposita causale Covid 19, • Congedi parentali e voucher babysitting, • Protocolli di sicurezza. Lo smart working è lo strumento su cui si sta pun-
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tando fortemente per garantire la continuità di molte attività, in questo momento in cui il distanziamento sociale è la regola fondamentale per affrontare l’emergenza. La disciplina di questa modalità di lavoro, ed i connessi adempimenti, è stata semplificata dalla recente normativa emergenziale raccomandando a tutte le aziende presenti sul territorio nazionale di applicarla – laddove compatibile con le mansioni – ad ogni rapporto di lavoro subordinato, nel rispetto dei principi dettati dalle disposizioni in materia, facendo venir meno la necessità di sottoscrivere un accordo scritto con il dipendente e prevedendo la possibilità di adempiere in via telematica all’obbligo di informativa sui rischi per la salute e sicurezza. Per quanto riguarda la cassa integrazione, è previsto che i datori di lavoro che nell’anno 2020 sospendono o riducono l’attività lavorativa per eventi riconducibili all’emergenza epidemiologica da COVID-19 possono presentare domanda di concessione del trattamento ordinario di integrazione salariale o di accesso all’assegno ordinario con causale “emergenza COVID-19”. Trattandosi di una Cassa Integrazione con specifica causale è soggetta ad un particolare regime che comporta – tra l’altro – di non dover allegare alcunché alla domanda, eccetto l’elenco dei lavoratori beneficiari. Le domande possono essere presentate per una durata massima di 9 settimane, comprese nel periodo che va dal 23 febbraio al 31 agosto 2020 (mentre chiudiamo questo giornale, esce il nuovo Decreto Rilancio che estende la durata fino a un massimo di 18 settimane entro il 31 ottobre). Il periodo di fruizione non sarà inserito nel computo del biennio mobile né del quinquennio mobile e non è conteggiato ai fini del calcolo del limite di 1/3 delle ore ordinarie lavorabili nel biennio mobile. Tramite l’Associazione sono transitate centinaia di richieste di cassa integrazione, per le quali l’Associazione ha offerto assistenza sia nelle procedure formali, gestionali che naturalmente in quelle sindacali.
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Per fronteggiare la difficoltà legata anche alla chiusura delle scuole, è stato istituito inoltre un apposito congedo parentale di 15 giorni con causale COVID-19, indennizzato al 50% per genitori con figli fino a 12 anni, ma fruibile da genitori di figli fino a 16 anni di età: in questo secondo caso senza indennizzo e contribuzione figurativa. In alternativa al congedo è stato concesso un bonus pari a 600 euro per l’acquisto di servizi di baby-sitting. Tema complesso che ha impegnato molto le aziende e l’Associazione è stato poi quello dei protocolli di regolazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro, la cui mancata applicazione comporta – su giudizio delle autorità di vigilanza – la sospensione dell’attività fino al ripristino delle condizioni. Tale documento attua le prescrizioni del legislatore e le indicazioni dell’Autorità sanitaria seguendo la logica della prevenzione, con la finalità di favorire la prosecuzione delle attività produttive garantendo le necessarie condizioni che assicurino ai lavoratori adeguati livelli di protezione. Il rispetto di tali prescrizioni comporta per le aziende un’onerosa riorganizzazione di spazi, orari, turni di lavoro e processi produttivi; potendo adottare come misura gestionale anche il ricorso agli ammortizzatori sociali con conseguente riduzione o sospensione dell’attività lavorativa. La rapida evoluzione degli scenari e dei provvedimenti normativi ha reso necessario un supporto costante e massiccio da parte dell’Associazione alle aziende per aiutarle a districarsi tra le diverse misure messe in campo, per comprenderne l’applicabilità ed eventuale compatibilità tra le stesse e con quelle preesistenti. Con la ripartenza il 4 maggio di quasi tutte le attività manifatturiere siamo quindi entrati in una nuova fase, la quale si presenta con sfide e complessità non inferiori a quella appena conclusa del lockdown. L’Associazione continuerà quindi a garantire anche per questo periodo l’elevato standard di assistenza alle imprese, per metterle nelle migliori condizioni di affrontare questa emergenza che auspichiamo termini quanto prima.
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Credito e finanza vs Covid-19: le misure Una panoramica degli strumenti adottati a livello locale e nazionale per sostenere le aziende in tema di credito e finanza d’impresa nell’attuale momento emergenziale. di LUCA RIBAGA e PIERANGELO BALDO, Confindustria Trento
FIN DALL'ESCALATION
dell’epidemia, l’Associazione si è spesa per supportare l’emergenza sanitaria, attivandosi a sostegno dei reparti impegnati nella cura dei pazienti colpiti dal virus, e perché in Trentino arrivassero i dispositivi di protezione che in pochi giorni avevano finito per esaurirsi. Al contempo, Confindustria Trento si è adoperata per sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica sull’impatto economico correlato a questo evento extra ordinario, che nel presente si è manifestato nella forma di una immediata crisi di liquidità, e nel medio e lungo periodo ha già dato segno di potere mettere a rischio la stessa sopravvivenza di una larga parte del tessuto imprenditoriale. Grazie anche alla nostra attività di lobbying, il Governo centrale e l’amministrazione provinciale hanno varato misure straordinarie e emergenziali. Ne diamo conto in maniera sintetica, alla luce dei provvedimenti e delle disposizioni note nel momento in cui questo giornale va in stampa: il Decreto Cura Italia, il Decreto Liquidità, le Deliberazioni della Giunta provinciale 392, 461 e 523, attuative del Protocollo di intesa per il Credito. Invitiamo i lettori a consultare la sezione dedicata sul sito di Confindustria Trento, all’interno del
quale daremo tempestivamente notizia dei nuovi provvedimenti e delle modifiche apportate alle disposizioni vigenti. INTERVENTO DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO PER NUOVA FINANZA Tramite il sistema bancario (plafond Ripresa Trentino - banche 1) • finanziamenti fino a 300mila euro (450mila in presenza anticipazione cassa integrazione) • durata 24 mesi con rimborso bullet, con possibilità a scadenza trasformazione amortising 4 anni oppure direttamente durata 6 anni di cui 2 di preammortamento • tasso annuo fisso 0,4%, con pari contributo Pat, quindi tasso zero, per i primi 2 anni, euribor 3 mesi + spread 2% per il periodo amortising • nessun costo di istruttoria • garanzia Confidi all’80% Tramite il sistema bancario (plafond Ripresa Trentino - banche 3) • finanziamenti da 300mila a 1.250.000 euro • durata 24 mesi rimborso bullet, con possibilità a scadenza tra-
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sformazione amortising 4 anni oppure durata 72 mesi di cui 2 di preammortamento • tasso annuo fisso 0,9%, con contributo PAT dello 0,4%, per i primi 2 anni, euribor 3 mesi + spread 2% per il periodo amortising • costi di istruttoria pari ad €. 2.500 • garanzia Confidi all’80%, senza costi Tramite il Fondo strategico Trentino Alto Adige (plafond ripresa trentino - fstaa) attualmente esaurito • finanziamenti da 600mila a 1.500.000 euro • durata 24 mesi • rimborso bullet, con possibilità a scadenza trasformazione amortising 3 anni • tasso annuo fisso 0,9%, con contributo Pat dello 0,4% • costi di istruttoria pari ad 2.500 euro • garanzie: da valutare garanzia Confidi o Fcg Destinazione delle risorse • estinzione, in tutto o in parte di linee di liquidità attivate dopo il 31 marzo; • non è ammesso l’utilizzo per estinguere linee di credito o mutui antecedenti al 1° marzo; • pagamenti relativi a costi del personale, investimenti e/o capitale circolante. Destinatari Operatori economici che: • abbiano sede legale o unità operative nel territorio provinciale al 24 marzo 2020 • abbiano subito un impatto negativo a seguito dell’emergenza: riduzione di almeno il 10% del fatturato/ordinativi/incassi, nell’intervallo temporale che va dal 1° marzo 2020 all’ultimo giorno del mese precedente la data di presentazione della domanda • non hanno esposizioni debitorie alla data del 31 dicembre 2019, classificate presso la banca concedente come esposizioni creditizie deteriorate; sono ricomprese le imprese che hanno incontrato difficoltà successivamente al 31 dicembre 2019 a causa dell’emergenza, anche con posizioni classificate come “inadempiente probabili” o
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“scadute o sconfinanti deteriorate”. Sono escluse le imprese che presentano esposizioni classificate come “sofferenze”. INTERVENTO NAZIONALE CON GARANZIE STATALI PER NUOVA FINANZA Fondo di garanzia per le Pmi Rilascia garanzie al sistema bancario per Pmi e grandi imprese con numero di dipendenti inferiore a 499. Caratteristiche: • gratuito • importo massimo garantito per singola impresa 5 milioni di euro • ammesse imprese fino a 499 dipendenti (quindi anche grandi) • percentuali di copertura: — 90% senza utilizzo del modello di valutazione del fondo, per operazioni finanziarie fino a 6 anni, con importo inferiore a: · il doppio della spesa salariale annua dell’impresa beneficiaria · in alternativa, il 25% dell’ammontare totale dei ricavi del beneficiario · il fabbisogno dei costi del capitale d’esercizio (delta tra attività correnti e passività correnti) e investimento nei successivi 18 mesi Ammesse anche imprese che: · presentano, alla data della richiesta di garanzie, esposizioni nei confronti del soggetto finanziatore classificate come “inadempienze probabili” o “scadute o sconfinanti deteriorate” purché tale classificazione non sia precedente al 31 gennaio 2020 · sono state ammesse, dopo il 31 dicembre 2019 a procedure di carattere non liquidatorio: concordato con continuità aziendale, accordi di ristrutturazione e presentato un piano attestato — 100% senza valutazione da parte del Fondo per nuovi finanziamenti fino a 25mila euro — 100% senza valutazione da parte del Fondo per nuovi finanziamenti a imprese
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con ammontare totale dei ricavi fino a 3.200.000 euro e fino al 25% dei ricavi, di cui il 90% a carico del Fondo e il 10% a carico dei Confidi — 80% per le operazioni finanziarie che non abbiano le caratteristiche sopra indicate, quindi superiori ai 6 anni di durata, che rientrerebbe però nel de-minimis Sono coperti all’80% gratuitamente, fino a 5 milioni e per imprese fino a 499 dipendenti, anche i finanziamenti per investimenti, considerati aiuti in esenzione che non graveranno sul deminimis Sono coperti all’80% anche finanziamenti per investimenti e finanziamenti a fronte di operazioni di rinegoziazione del debito del soggetto beneficiario, purché venga concesso credito aggiuntivo per almeno il 10% dell’importo del debito accordato in essere la garanzia può essere richiesta anche su operazioni finanziarie già perfezionate ed erogate da non oltre 3 mesi, dopo il 31 gennaio 2020 la durata della garanzia esistente su finanziamenti su cui è stata accordata la moratoria, è estesa di conseguenza.
— 90% dei finanziamenti per imprese con meno di 5mila dipendenti e fatturato non superiore a 1,5 miliardi — 80% e 70% per imprese tra 1,5 e 5 mld e superiore a 5 mld • commissioni: — per le Pmi 0,25% dell’importo garantito il 1° anno, 0,50% dell’importo garantito il 2° e 3° anno, 1% per i restanti anni — per le grandi imprese le percentuali sono rispettivamente: 0,50%, 1% e 2% • modalità di concessione: — procedura semplificata per le imprese con meno di 5mila dipendenti e fatturato inferiore a 1,5 mld — valutazione da parte del soggetto finanziatore, che dà comunicazione a Sace, che dopo verifiche, rilascia la garanzia.
Sace Rilascia garanzie al sistema bancario per grandi imprese e Pmi che hanno esaurito la propria capacità di accesso al Fondo di garanzia per le Pmi.
Dl Cura Italia Moratoria ex lege fino al 30/09, compresa la rata scadente il 30/09 (senza costi, senza segnalazioni in Cr, mantenimento tasso contrattuale) per finanziamenti m/l e leasing. Se garantiti da FCG, procedura automatica e gratuita per estensione durata della garanzia. Proroga ex lege affidamenti a breve (non possono essere revocati nè scadere).
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Caratteristiche: • finanziamenti con durata non superiore a sei anni, con possibile preammortamento fino a 24 mesi • no imprese in difficoltà in base al Regolamento Ue e con esposizioni deteriorate nei confronti della banca finanziatrice al 29 febbraio • importo massimo garantibile (su base consolidata se l’impresa appartiene a un gruppo): — 25% del fatturato annuo dell’impresa del 2019 (riferito all’Italia) — il doppio dei costi del personale dell’impresa relativi al 2019 (sostenuti in Italia) • percentuali di copertura:
MORATORIE Accordo Abi - Associazioni di categoria Moratoria finanziamenti per 12 mesi quota capitale o capitale + interessi (NB: rischio segnalazione credito forborne: la posizione è soggetta a verifica periodica interna all’istituto concedente).
Protocollo Pat Moratoria finanziamenti per 12 mesi quota capitale o capitale + interessi. Simest Moratoria di durata 12 mesi sui finanziamenti per l’internazionalizzazione delle aziende (patrimonializzazione, espansione extra-Ue, fiere e mercati, ecc..), anche durante il preammortamento.
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Il contagio nel commercio internazionale La pandemia ha sconvolto gli equilibri commerciali in tutto il mondo. Cosa succede se l’ingranaggio s’inceppa. di NICOLÒ ANDREINI, Confindustria Trento
GIÀ IN APRILE
l’Organizzazione Mondiale del Commercio stimava un probabile crollo degli scambi internazionali del 32% nel 2020 per effetto della pandemia da Covid-19, con una contrazione del Pil globale fra il 2,5% e l’8,8%. Una prospettiva drammatica, dunque, in cui le esportazioni più colpite si prevede siano quelle dal Nord America e dall’Asia, sebbene tutte le aree del pianeta presumibilmente registreranno una flessione a doppia cifra nei movimenti commerciali. La contrazione degli scambi dipende, fra gli altri, da due ordini di fattori: da un lato dall’introduzione di nuove barriere e restrizioni ad opera dei governi, che si sommano a quelle preesistenti al Covid-19; dall’altro, dall’immobilismo determinato dall’ondata di lockdown che, da est a ovest, sta progressivamente bloccando, per almeno un bimestre in ogni area del globo, forniture, produzioni e consumi per molti settori, esclusi solo quelli essenziali. Le restrizioni riguardano anzitutto gli scambi di dispositivi di protezione individuale (camici, mascherine, gel igienizzanti, ecc.) e prodotti medicali e farmaceutici, che in alcuni casi si sono tradotte in veri e propri bandi
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all’export, come nel caso del Regolamento 2020/402 dell’Ue che ha subordinato la vendita di specifiche categorie di Dpi ad espressa autorizzazione da parte delle autorità nazionali europee. Sebbene per le altre merci non vi siano restrizioni formali all’esportazione o importazione per effetto del Coronavirus, di fatto si registrano limitazioni ricorrenti: ad esempio, alcuni Paesi richiedono specifici certificati di salubrità delle merci, in particolare per i prodotti alimentari. Per gestire le restrizioni alle merci, il sistema confindustriale ha istituito una helpline a disposizione delle imprese italiane: emergenza.merci@confindustria.eu. Al di là delle restrizioni alle merci, le limitazioni maggiori riguardano la circolazione delle persone. Dal febbraio scorso vige per la cittadinanza italiana il divieto tassativo di spostarsi ovunque all’estero, tranne poche eccezioni. I massicci controlli terrestri e marittimi, alle frontiere sia esterne che interne all’Unione, hanno prodotto un sostanziale blocco dei transiti e quindi delle merci. Inoltre, la cancellazione di oltre 2 milioni di voli prevista nel marzo-giugno 2020 sta riducendo drasticamente la capacità di movimentazione di prodotti che per loro caratteristiche peculiari (alto valore aggiunto o facile deperibilità) necessitano di coprire lunghe distanze in tempi ridotti. Non ultimo, quasi tutti i Paesi hanno adottato un periodo di quarantena obbligatoria fino a 2 settimane Il sistema logistico subisce perciò notevoli ritardi nella presa in carico della merce e nei tempi di consegna, nonché importante incremento di costi. Le linee guida adottate il 23 marzo dalla Commissione europea, valide per tutti gli stati membri e finalizzate a gestire il traffico terrestre alle frontiere interne, stanno progressivamente alleggerendo le restrizioni agli spostamenti. Tuttavia, permangono le difficoltà nella logistica europea ed extra-Ue e ancora molte imprese non riescono a garantire l’esecuzione degli obblighi di consegna nei tempi previsti. I ritardi nella consegna delle merci si traducono inevitabilmente in ritardi di pagamento, a scapito delle filiere di fornitori e subfornitori. Inoltre, il lockdown finalizzato ad evitare
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la diffusione del virus, pregiudica esso stesso stato di emergenza conseguente al Covid-19, che la produzione industriale, con cancellazioni o le imprese possano esibire per giustificare l’imposticipi di ordini da parte dei clienti esteri, possibilità di assolvere nei tempi previsti agli motivati dai ritardi di consegna ma anche dalla obblighi contrattuali già assunti, per motivi imgeneralizzata crisi di fiducia nel mercato. Per prevedibili e indipendenti dalla volontà e capaeffetto del non consegnato e dell’invenduto, si cità aziendale. Tale strumento, tuttavia, non può crea una crisi di liquidità importante delle im- offrire le necessarie garanzie per eventuali conprese, sia sul lato acquirenti che fornitori, con tratti internazionali sottoscritti con partner terzi. un’interruzione delle filiere e di produzione Aldilà delle imponenti manovre economiche, internazionali che mettono in serio pericolo italiane ed europee, ancora in definizione e anche le tradizionali collaborazioni industriali, finalizzate a sostenere l’industria per i mesi a quali ad esempio la componentistica italiana venire, il sistema Italia sta adottando vari accorgimenti a sostegno delle imprese esportatrici. integrata nell’automotive tedesca. Altro tema delicato riguarda l’impossibilità per A titolo di esempio, Ice Agenzia ha deliberato le imprese di adempiere agli obblighi contrat- che offrirà alle imprese italiane spazi espositivi tuali assunti, per effetto nei numerosi fattori ci- gratuiti in tutte le manifestazioni organizzate tati, compresa la sospensione delle attività pro- da Ice stessa nel mondo (fiere, mostre autonome, duttive non considerate essenziali intervenuta ecc.) nel periodo marzo 2020 - marzo 2021. ai sensi dei decreti del Presidente del Consiglio In ogni caso, soltanto un sistema commerciale dei Ministri emessi negli scorsi mesi. Per non globale aperto, regolamentato, non discriminaincorrere in azioni legali o nell’applicazione torio e solidale potrà garantire l’accesso ai didi penali, le imprese possono appellarsi alla spositivi necessari a contenere la pandemia, a “causa di forza maggiore” per i contratti in cui mantenere in vita le catene di approvvigionaquesta è prevista ed è formulata correttamente. mento e produzione globali e, attraverso di esse, Con circolare del 25 marzo il Ministero dello decine di milioni di posti di lavoro. Sviluppo economico ha autorizzato le Camere di commercio a rilasciare dichiarazioni sullo
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Un "business place" per l’emergenza e la ripartenza Confindustria Trento dedica un nuovo spazio all’incrocio di domanda e offerta tra le aziende del territorio. Per un business to business che nasce come circuito d’acquisto e di partnership locale.
FIN DALLE
prime battute di questa emergenza, Confindustria Trento si è mossa affinché le aziende associate potessero accedere ai dispositivi di protezione individuale, allora pressoché irreperibili. L’Associazione ha procurato alle imprese decine di migliaia di mascherine, da un lato attivandosi presso i canali di approvvigionamento della Protezione Civile, dall’altra favorendo – attraverso una regia unitaria – la costruzione di sinergie tra operatori e la riconversione di alcune produzioni. Gestita questa prima fase emergenziale, abbiamo ritenuto opportuno creare un luogo che favorisse l’incontro e l’incrocio tra le aziende del territorio. Tra domanda e offerta, ma anche tra partner, per un business to business che nasce come una sorta di circuito d’acquisto e di partnership locale allo scopo di dare risposte veloci ai fabbisogni indotti da questa emergenza: dispositivi di protezione individuale, gel e sanificanti, erogatori, termoscanner, separatori in plexiglass... Questa piazza virtuale, che abbiamo chiamato Covid-19 Business Place, è una pagina del sito di Confindustria Trento che corrisponde al link confindustria.
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tn.it/business-place e che raccoglie le segnalazioni di Dpi certificati e le offerte di merci e materiali che ci vengono proposte all’email dedicata businessplace@confindustria.tn.it. Nel tempo, immaginiamo che questo spazio possa diventare luogo di riferimento per il networking tra imprese, per la ricerca di fornitori o aziende partner per il vostro business. Siamo convinti che anche questa iniziativa potrà contribuire a dare respiro all’economia trentina.
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Didattica a distanza: l’innovazione riparte da qui Con la chiusura delle scuole la didattica a distanza ha assunto un ruolo fondamentale nel garantire la relazione con gli studenti. Molte le potezialità di questo strumento che ora bisogna riuscire a cogliere. di MARIA CRISTINA POLETTO, Confindustria Trento
MAI COME
in questi ultimi mesi abbiamo sentito parlare di Formazione e Didattica a distanza. Da un lato Scuole ed Università ne hanno fatto l’alternativa alla tradizionale didattica d’aula, non più praticabile per le restrizioni emergenziali Covid-19. Dall’altro le aziende, per le medesime ragioni, la stanno scegliendo per non interrompere programmi formativi destinati ai lavoratori, già in corso o in elaborazione per i prossimi mesi. In entrambi i contesti non si tratta tuttavia di fermarsi alla sola trasformazione di lezioni frontali in videoconferenze o webseminar, seppure anch’essi utili per trasferire contenuti, bensì di individuare e praticare metodi e strumenti specificamente dedicati per l'attuazione di una didattica a distanza efficace ed una altrettanto adeguata fruibilità autonoma da parte dell’utente, che garantisca il raggiungimento degli obiettivi formativi prefissati. Certo si tratta di una vera sfida, che si confronta con un contesto nel quale si intrecciano questioni infrastrutturali, organizzative e pedagogico - didattiche. Molte organizzazioni scoprono e sperimentano per la prima volta la didattica a distanza. Da molte parti si afferma peraltro che il futuro della formazione sarà più estesamente blended, dove l’aula potrà opportunamente mixare modalità virtuali e momenti in presenza con l’insegnante o il trainer. Proprio nei giorni che vedono dibattere il Governo e le Regioni su molte questioni legate al mondo della Scuola, non solo sulla definitiva decisione di non riprendere la didattica in presenza per l’anno scolastico 2019 - 2020 che si sta concludendo, ma soprattutto sugli scenari ipotizzabili per l’avvio del nuovo al rientro dalla pausa
estiva, abbiamo raccolto alcune considerazioni da parte di due testimoni eccellenti del Dipartimento Istruzione e Cultura della Provincia Autonoma di Trento, la Dott.ssa Viviana Sbardella, Sovrintendente Scolastica della Provincia autonoma di Trento - Dipartimento Istruzione e Cultura della Provincia Autonoma di Trento e la Dott.ssa Cristina Ioriatti, Dirigente del Servizio formazione professionale, formazione terziaria e funzioni di sistema del Dipartimento Istruzione e Cultura della Provincia Autonoma di Trento. Dott.ssa Sbardella: Il sistema che si è attivato di più con la formazione a distanza è stato quello dell'education, in primis il mondo della scuola. Pur ritenendo fondamentale e non definitivamente sostituibile la formazione in presenza, quali esiti si possono evidenziare da questa esperienza? Siamo pronti alla smaterializzazione del rapporto didattico?
Viviana Sbardella
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raccoglierli e condividerli per non disperdere questa spinta propulsiva.
Cristina Ioriatti
Questi mesi di “didattica a distanza” hanno fatto percepire ulteriormente l'importanza della pluralità di relazioni che si sviluppano nella comunità scolastica e che sono fondamentali per le scuole per esercitare pienamente il proprio ruolo educativo: per poter disegnare un itinerario specifico di apprendimento per ciascun alunno è necessario stabilire una relazione che permetta di considerarli nella loro individualità, rintracciando in ognuno possibilità e limiti. Quindi, la scuola che vogliamo non può prevedere la smaterializzazione del rapporto didattico: però, senza dubbio, si dovrà fare uno sforzo per integrare le modalità sperimentate in questa contingenza per rendere la didattica ordinaria più efficace. Ci sono stati in Trentino esempi di utilizzo innovativo della metodologia fad? Non possiamo permetterci di considerare questa fase come una parentesi e perdere l’occasione di innovare la nostra scuola. Da anni si investe in modo significativo, anche se non ancora sufficiente, sulle tecnologie per la didattica e per la formazione dei docenti: questa vicenda ha costretto le scuole e molti docenti a fare un balzo in avanti nell'acquisire competenze sviluppando modalità innovative di didattica a distanza. Molti sono gli esempi positivi: adesso sta a noi
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Dott.ssa Ioriatti, nella formazione professionale l’esperienza pratica e di laboratorio è essenziale. Come ha saputo compensare la didattica a distanza? In questi giorni di sospensione forzata delle attività didattiche in presenza, la didattica a distanza ha assunto un ruolo determinante come unico strumento di relazione tra la scuola e lo studente. Nella formazione professionale la didattica a distanza è intervenuta anche a supporto dell’attività pratica e laboratoriale. Va riconosciuto che le istituzioni formative hanno saputo mobilitare le migliori risorse professionali e tecnologiche per favorire lo sviluppo, attraverso la valorizzazione del project-work, di programmi specifici legati ai diversi percorsi formativi che hanno consentito di continuare a sviluppare quelle competenze pratiche prima realizzate in presenza. Quali caratteristiche della fad si sono rivelate particolarmente efficaci per l’azione didattica? Avete riscontrato differenze tra gli allievi nelle opportunità di accesso ad esempio alla possibilità di connessione tramite web? Una delle caratteristiche della formazione a distanza è la flessibilità. Infatti l’utilizzo sia in modalità sincrona che asincrona, attraverso la registrazione delle lezioni, ha consentito di tenere vicini alla scuola anche gli studenti che per diverse ragioni hanno minori possibilità di accesso ai sistemi telematici. Anche in questo caso gli insegnanti si sono attivati per rendere disponibili lezioni, esercitazioni, materiale didattico e pratico tale da renderlo accessibile a tutti attraverso tablet, device, smartphone consentendo così di contrastare il fenomeno della dispersione scolastica. Al riguardo, evidenzio che sia gli Enti che la Provincia hanno investito significative risorse per l’acquisizione di device da mettere a disposizione degli studenti meno abbienti.
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La formazione a favore della competitività Per l’Avviso 1/2020 saranno elaborati progetti territoriali, che vedranno esclusivamente la partecipazione di imprese trentine, e progetti settoriali, riservati ad aziende appartenenti a specifici settori produttivi.
PROSEGUE
il sostegno di Fondimpresa promuovendo nuovi finanziamenti a favore delle attività formative volte all’innovazione e allo sviluppo competitivo delle imprese iscritte al fondo. La pubblicazione dell’Avviso 1/2020 - Competitività prevede lo stanziamento di 72 milioni di euro per il finanziamento di piani volti alla formazione dei lavoratori su temi chiave quali la Qualificazione dei processi produttivi e dei prodotti, Innovazione dell’Organizzazione, Digitalizzazione dei processi aziendali, Commercio elettronico, Contratti di rete e Internazionalizzazione. Anche questa volta Assoservizi srl, azienda specializzata in servizi formativi e consulenziali di Confindustria Trento, sarà al fianco di Fondimpresa nel mettere a disposizione l’esperienza pluriennale maturata nella progettazione e gestione di piani di formazione alle aziende che ne faranno richiesta. In
occasione dell’Avviso 1/2020 saranno elaborati non solo progetti territoriali, ovvero piani formativi che vedranno esclusivamente la partecipazione di imprese trentine, ma anche progetti settoriali, riservati ad aziende appartenenti a specifici settori produttivi. L’obiettivo è accrescere lo sviluppo competitivo delle realtà produttive non solo sul loro territorio, ma ampliando il loro raggio d’azione, ove possibile, anche verso l’esterno. Unico requisito, ai fini della partecipazione, è che le imprese aderenti ai progetti siano iscritte a Fondimpresa al momento dell’adesione al progetto formativo. I progetti formulati dovranno essere inviati a Fondimpresa entro inizio luglio 2020, mentre per quanto riguarda la partecipazione a progetti settoriali, il piano andrà presentato entro settembre. Per informazioni e iscrizioni contattare l’ufficio formazione di Assoservizi (formazione@assoservizi.tn.it)
Avviso importante ai lettori di Trentino Industriale Stiamo aggiornando l’indirizzario per le spedizioni di Trentino Industriale. Chiediamo pertanto a tutti gli abbonati che desiderano continuare a ricevere il nostro periodico di segnalarcelo inviando una mail alla casella di posta elettronica trentino.industriale@confindustria.tn.it indicando nome, cognome, indirizzo presso il quale si intende ricevere il giornale. In alternativa è anche possibile compilare il tagliando sotto riportato e inviarlo alla nostra redazione: Confindustria Trento | Trentino Industriale - Palazzo Stella | Via A. Degasperi, 77 - 38123 Trento Chiediamo gentilmente di far pervenire le richieste entro la metà del mese di giugno in modo da aggiornare in tempo l’anagrafica per l’uscita del prossimo numero. Grazie per la collaborazione.
Nome_____________________________________________________ Cognome_____________________________________________ Via________________________________________________________________________________
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Assoservizi is on air Webinar e corsi online. Assoservizi ha ripensato la propria offerta formativa per renderla fruibile da remoto. Lo scopo è quello di rimanere al fianco delle imprese anche e soprattutto in questo delicato momento. di ANNA VANIN, Assoservizi
CONSULENZA E FORMAZIONE
unite in uni- e delle catene distributive internazionali nonché co spazio virtuale nell’ambito di una progettua- sulla gestione del personale operante all’estero in lità nuova, organica e trasversale. Le due anime termini contrattuali, fiscali e contributivi. di Assoservizi di Confindustria Trento si sono Unitamente a questa tipologia di webinar, l’offerreinventate per essere fruibili in modo agevole e ta di Assoservizi propone anche momenti di forconcreto anche da remoto, con lo scopo di rima- mazione più brevi e snelli rispetto alla consueta nere al fianco delle imprese anche e soprattutto formazione a catalogo: incontri della durata di un in questo delicato momento. Tra le novità una paio di ore, incluso uno spazio per domande e serie di webinar gratuiti, pensati per offrire stru- risposte in modalità interattiva, pensati per agire menti utili e concreti di immediato utilizzo. Non in un orizzonte temporale e di senso più ampio mancano però proposte più articolate, anch’esse di quello legato all’emergenza sanitaria. Tra questi riviste per essere fruibili online, al fine di fornire i webinar: ‘’Excel base’’, ‘’Excel avanzato’’, ‘’Cms risposte specifiche su aspetti tecnici, burocratici e Wordpress’’ e ‘’Social communication strategy’’ procedurali, secondo un taglio più prettamente pensati per rinfrescare o consolidare concetti e consulenziale e strettamente legato alla gestione strumenti fondamentali in un mondo sempre più dell’emergenza in corso, considerando l’operati- digitale. Ragionando invece in termini di nuovi vità dell’impresa sia sul contesto nazionale che strumenti di lettura e gestione della complessità e su quello internazionale. I due appuntamenti su incertezza che stiamo vivendo e delle ricadute che ‘’Gdpr ai tempi del Covid-19’’ e ‘’Modello 231 ai questi avranno sul mercato, sono stati pensati due tempi del Covid-19’’ hanno fornito, per quanto ri- spazi informativi interamente dedicati alle neuroguarda l’ambito nazionale, risposte concrete circa scienze applicate: ‘’Neuroscienze, marketing e venuna corretta compliance delle aziende rispetto ai dita: come aumentare su base scientifica le chances provvedimenti in vigore in merito soprattutto alla di successo delle proprie azioni’’ e ‘’Nuovi comporgestione dei dati personali alla luce per esempio tamenti di acquisto: come analizzare la propria dell’introduzione massiva di modelli di lavoro da azienda, il mercato e trovare nuove soluzioni’’. remoto o a fronte dell’introduzione di nuovi di- Assoservizi crede fortemente che in un momento di spostivi diagnostici e test sierologici in azienda, crisi e cambiamento come quello che stiamo vivencosì come sulle eventuali integrazioni da apporta- do, un servizio resiliente sia quello che continua re ai modelli organizzativi 231/2001 o alle attività a creare valore per il proprio cliente: lo ha fatto e degli organismi di vigilanza per far fronte a tutte continuerà a farlo per instaurare nuove relazioni le disposizioni in materia di prevenzione. Guar- su canali alternativi all’aula tradizionale e secondo dando invece oltre i confini nazionali, i webinar modalità innovative, inventando servizi inediti o ‘’Impatti del Covid-19 nella gestione della mobilità dando una nuova veste a quelli più consueti. internazionale dei lavoratori’’ e ‘’Gli effetti del Co- Alla base il desiderio di mantenere con le azienvid-19 sui contratti internazionali’’ hanno eviden- de del territorio una relazione di continuità, di ziato gli impatti del Covid-19 sugli scambi inter- ascolto attivo rispetto ai bisogni emergenti e di nazionali e sul funzionamento della supply chain visione progettuale.
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Pmi: un premio per l'innovazione Il concorso, promosso da Trentino Sviluppo, offrirà supporto in denaro e servizi alle Pmi innovative. L'investimento è pensato per sostenere una cultura d'impresa avanzata, capace di resistere alle crisi e adattarsi ai cambiamenti.
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riparte dalle piccole e medie imprese del territorio e lancia un premio per valorizzare il loro potenziale innovativo. L’iniziativa – in collaborazione con Camera di Commercio e Confindustria Trento – è patrocinata da Apsti, Ebn e Italia Startup e si rivolge alle 22 piccole medie imprese innovative trentine già iscritte negli appositi elenchi camerali e alle 90 aziende che, pur non essendo iscritte, possiedono i requisiti per farlo. Alla migliore della prima categoria andranno un premio in denaro e servizi del valore complessivo di 15mila euro. La prima classificata del secondo gruppo si aggiudicherà invece un premio in servizi per un totale di 10mila euro. Tutte le imprese finaliste verranno infine invitate ad un incontro formativo sugli strumenti finanziari più adatti per sviluppare nuovi progetti di innovazione aziendale e ricerca industriale. L’iniziativa, che aderisce a #Ripresatrentino, è frutto di una mappatura effettuata nel 2019, dalla quale emerge che – nella nostra provincia – ci sono una ventina di Pmi innovative iscritte nell’apposita sezione del Registro Imprese della Camera di Commercio. A queste, si aggiungono una novantina di aziende che, pur non
essendo iscritte, possiedono i requisiti richiesti dalla normativa. “Con questo premio – spiega Sergio Anzelini, presidente di Trentino Sviluppo – vorremmo provare a colmare un vuoto. Spesso infatti vengono proposti bandi per startup, ma per diffondere sul territorio una cultura d’impresa dinamica e avanzata, capace di resistere alle crisi e adattarsi ai cambiamenti, è necessario investire in maniera altrettanto decisa sulle Pmi”. Di qui il lancio, il 20 aprile scorso, della prima edizione del “Premio Innovazione Pmi”, promosso da Trentino Sviluppo in collaborazione con Camera di Commercio di Trento e Confindustria Trento e patrocinato da Apsti - Associazione dei Parchi Scientifici e Tecnologici Italiani, Italia Startup e European Business and Innovation Centre Network. Tra gli sponsor anche Orrick Herrington &Sutfcliffe LLP, Beople, InValue e LCA Studio Legale. Potranno aderire al premio sia le piccole medie imprese innovative trentine iscritte nella apposita sezione del registro imprese che quelle in possesso dei principali requisiti di iscrizione, ovvero un investimento in ricerca e sviluppo pari ad almeno il 3% del valore totale della produzione, la titolarità di una privativa industriale o, in alternativa, almeno un quinto dei dipendenti dottorati, dottorandi o con alle spalle un’attività di ricerca documentata oppure un terzo della forza lavoro con un diploma di laurea magistrale. Le candidature al “Premio Innovazione Pmi” dovranno pervenire entro lunedì 22 giugno 2020. Info e iscrizioni su: www.investintrentino.it/InnovazionePMI
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Business Continuity sui mercati esteri Trentino Export ha superato il lockdown senza mai fermarsi ed ora guarda ai mercati di lingua tedesca. Austria, Germania e Svizzera, ma anche Svezia e Polonia, particolarmente recettive verso le esportazioni trentine. di GIORGIO ZAGONEL, Trentino Export
CON L'AVVIO
della Fase 2 le imprese trentine stanno attraversando un momento cruciale e molto delicato: schiacciate dal lockdown, che ne ha imposto la chiusura forzata, si trovano di fronte a una serie di interrogativi e dovranno affrontare un mercato che sostanzialmente non è più lo stesso di prima. Fra chi ha provato a reinventarsi convertendo la propria produzione e chi non può ancora aprire le incognite sono molte. Eppure chiudersi a riccio non serve a nulla, anzi, come sottolinea Trentino Export, cooperativa che da 45 anni promuove l’internazionalizzazione delle piccole-medie aziende trentine, questo è il momento per aprirsi a nuovi mercati. Trentino Export ha superato indenne il lockdown senza mai fermarsi: “Siamo sempre riusciti a offrire assistenza alle nostre imprese in sicurezza – spiega la presidente Barbara Fedrizzi – proseguendo la ricerca di nuovi partner e organizzando incontri sfruttando tutte le tecnologie del caso”. La cooperativa inoltre, può fare affidamento su una rete formata da più di 30 collaboratori sparsi in tutto il mondo: “In questo periodo difficile – prosegue Fedrizzi – vogliamo ulteriormente sostenere le aziende con dei progetti personalizzati guardando con particolare interesse ai mercati di lingua tedesca”. Austria, Germa-
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nia e Svizzera, ma anche Svezia e Polonia, rappresentano altrettante fette di mercato che si stanno dimostrando particolarmente recettive verso le esportazioni trentine. “Per superare le criticità imposte dal contesto è importante dare alle aziende una soluzione di mercato alternativa – osserva la presidente di Trentino Export – supportandole sia dal punto di vista economico che per la creazione di progetti ad hoc. I mercati di lingua tedesca, storicamente, sono sempre stati uno sbocco naturale per il Trentino-Alto Adige – aggiunge – proprio perché le aziende trentine hanno ripreso con entusiasmo vogliamo offrire loro prospettive alternative al mercato locale e italiano”. Chi si affaccia per la prima volta a un nuovo mercato o chi deve adoperarsi per rafforzare e mantenere un canale con l’estero deve comunque affrontare una serie di difficoltà: “Uno dei primi impegni che ci prendiamo è quello di verificare che le imprese che si rivolgono a noi abbiano una struttura adeguata, come un sito internet funzionale, una brochure almeno in doppia lingua – inglese e tedesco le più richieste – dopodiché il prodotto deve essere interessante per ambire a conquistarsi uno spazio sui mercati esteri”. Ed è proprio qui che Trentino Export mette a disposizione il suo know how attivandosi come una sorta di ufficio commerciale in outsourcing. “In questa fase l’approccio di Trentino Export sarà quello collaudato che ad una prima fase di sondaggi di mercato ed organizzazione di incontri Business to Business, prevede un affiancamento delle aziende nella fase post B2B. Il supporto professionale e personalizzato del nostro team consentirà alle imprese interessate a questi mercati di affrontare i rischi ed aprirsi a nuovi mercati con spalle più robuste”. Tante aziende provinciali guardano con interesse alle prospettive offerte da Trentino Export, sono centinaia le aziende che si affidano alle consulenze della cooperativa che offre assistenza anche per servizi di interpretariato e aiuto nella compilazione delle richieste di contributo legate alla legge 6 sull'internazionalizzazione. I settori sono i più disparati e vanno dal metalmeccanico al tessile passando per l’agroalimentare, con diverse cantine che guardano con interesse ai mercati esteri nella consapevolezza che accedere a una nuova fetta di consumatori potrebbe fare le fortune dell’impresa.
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La Sportiva e l’arte della resilienza Dalla riconversione della produzione alla progettazione della Stratos Mask. L'azienda fiemmese ha saputo reagire a ciò che stava accadendo cogliendo le opportunità che nascono dalla crisi. di GENNY TARTAROTTI, Confindustria Trento
"NON HO DORMITO
due notti. Ho capito che qualcosa di grave stava accadendo e così ho deciso di chiudere e mettere in sicurezza i miei collaboratori”. A parlare è Lorenzo Delladio, ceo e Presidente de La Sportiva, la nota azienda trentina leader mondiale nella produzione di calzature e abbigliamento outdoor, che già una settimana prima del Dpcm del 22 marzo 2020, con il quale il Governo ha imposto la chiusura di tutte le attività non essenziali, ha deciso di chiudere il suo stabilimento. “Sono sceso in fabbrica, ho distanziato tutti e con un altoparlante ho comunicato la decisione. C’è stato un grande applauso e a quel punto ho capito di aver fatto la scelta giusta”. Una decisione sofferta, segno di un grande senso di responsabilità e di rispetto nei confronti dell’altro. “Le persone – prosegue Delladio – vengono prima di tutto. L’azienda è fatta di persone e se siamo ciò che siamo è anche grazie a loro. Il numero dei miei collaboratori è cresciuto considerevolmente, oggi sono ben 369, e purtroppo non riesco più a conoscerli personalmente, ma loro sanno che la porta del mio ufficio è sempre aperta”. Un dovere morale, un dovere sociale ai quali di lì a pochi giorni si sentirà nuovamente chiamato in risposta all’appello del presidente
di Confindustria Trento, Fausto Manzana, che rivolgendosi alle aziende del settore tessile trentino, chiedeva di valutare la possibilità di riconvertire la produzione allo scopo di far fronte alla mancanza nella nostra regione di dispositivi medici quali camici e mascherine. “Appena ho sentito l’appello di Manzana, ho capito che dovevo agire. Mi sono subito attivato per convertire parte dei macchinari destinati al taglio e alla cucitura del cuoio e della gomma. Abbiamo richiamato 15 persone dalla cassa integrazione e in una settimana eravamo pronti per iniziare la produzione. Dopo un mese e mezzo abbiamo ottenuto la certificazione da parte dell’Istituto Superiore di Sanità. Siamo ancora in produzione. Prepariamo dai 4mila ai 5mila pezzi al giorno”. Non solo La Sportiva ha saputo reagire a ciò che stava accadendo, ma ha saputo creare del valore aggiunto, facendo tesoro del proprio passato per inventare il futuro. È nata così la Stratos Mask, una nuova mascherina di protezione generica, ideale anche per chi fa sport, ergonomica e facile da indossare, ma soprattutto sostenibile. “Noi de La Sportiva siamo da sempre sensibili alle tematiche ambientali. Le mascherine chirurgiche monouso portano a produrre un’enorme quantità di rifiuti con un impatto ambientale importante. Ho subito chiesto al reparto di R&S di studiare un prodotto ecosostenibile, pratico e facile da indossare. Dal nostro lavoro è
Lorenzo Delladio ceo e presidente de La Sportiva
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Stratos Mask
nata appunto la Stratos Mask, una mascherina lavabile e riutilizzabile cambiando solo il filtro interno e perciò adatta ad essere indossata per un lungo periodo. Terminata la fase di collaudo abbiamo provveduto a depositare il brevetto e speriamo di ottenere a breve anche la certificazione sanitaria”. Un modello esemplare quello della nota azienda di Ziano di Fiemme che ha saputo fare della resilienza e dell’innovazione gli elementi chiave che le hanno permesso di diventare ciò che è oggi. “Nei primi giorni di emergenza – racconta Delladio – sono tornato con la memoria al 2009. Ne siamo usciti rafforzati. Questa crisi sarà più grave. I prossimi mesi saranno impegnativi. Non sarà il mondo che abbiamo lasciato. È anche però un’occasione per pensare a un domani diverso e migliore di ieri”. Per farlo è necessario sapersi innovare, perché, innovazione, come sottolinea Delladio, vuol dire futuro. “Questa esperienza – prosegue l’imprenditore – ci insegna a rallentare i ritmi forsennati di prima, a pensare al tempo in modo nuovo, ad apprezzare le conseguenze positive che essa ha avuto sull’ambiente e ad adottare nuove pratiche per custodire ciò che di buono ci sta lasciando. Siamo chiamati ad un cambiamento e sta a noi riuscire a coglierlo. Abbiamo deciso di posticipare di un anno l’uscita della nuova collezione. In seguito alla chiusura dei negozi, gli operatori del settore si stanno ritrovando con Collaboratori al lavoro durante la riconversione dell’attività
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giacenze di prodotto molto alte. Se lanciassimo ora la nuova collezione, i capi che oggi sono nei negozi diventerebbero subito superati, al contrario rimarranno attuali. In questo modo potremmo preservare il valore dei prodotti in un’ottica “slow fashion” e i negozianti potranno commercializzare la merce già presente in negozio. Così facendo potremmo garantire la marginalità dei clienti e salvaguardare l’ambiente contribuendo ad un mondo più green. Sono convinto che non dovremmo proporre una nuova collezione ogni anno, sarebbe sufficiente farlo ogni due o tre anni. Il nostro stile di vita è troppo consumistico”. Ma La Sportiva non si ferma qui. Altri due sono i progetti ai quali sta lavorando in un’ottica green. Da un lato sta rivedendo l’organizzazione aziendale per incrementare lo smart working anche dopo l’emergenza, cogliendo le sue enormi potenzialità in termini di welfare aziendale, di modello organizzativo incentrato sul risultato e di strumento per ridurre l’inquinamento prodotto dagli spostamenti per raggiungere il posto di lavoro. Dall’altro sta implementando la progettazione e la realizzazione di prodotti ecosostenibili. “Già da anni ci stiamo dedicando alla progettazione di prodotti realizzati con materiali riciclati e riciclabili – spiega Delladio – perchè già da diverso tempo questi sono molto richiesti dal mercato statunitense e sono sicuro che dopo quanto sta accadendo, anche qui da noi ci sarà una maggiore attenzione in tal senso. Sono certo che anche i miei colleghi imprenditori apprezzino i risvolti positivi che possiamo osservare sull’ambiente e sono convinto che si attiveranno affinché ciò non vada perso. Uniti, seppure divisi, scaleremo anche questa cima e faremo sì che ciò che stiamo vivendo in questi mesi non diventi vano”.
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Audaces: soluzioni per il tessile La startup roveretana, per fronteggiare l’emergenza, si è subito mobilitata per sostenere le imprese del settore tessile. Tra le soluzioni: strumenti per lavorare da remoto e produzione di mascherine. di ALESSANDRO DE BERTOLINI
"ABBIAMO
reagito all’emergenza con la determinazione di affrontare una nuova sfida, mostrando la nostra perseveranza e il nostro atteggiamento solidale, nel tentativo di dare sostegno, con gli strumenti e nelle modalità che ci erano possibili, a tutti coloro che operano nel settore tessile. Per questo abbiamo scelto di mettere subito a disposizione il nostro know-how, il nostro personale e i nostri macchinari, per favorire lo smart working e per produrre mascherine”. Magner Steffens, chief operating officer dello stabilimento trentino
di Audaces, racconta così il modo in cui l’azienda ha reagito all’emergenza Covid-19. La startup roveretana Audaces Europe, insediata nel Polo della Meccatronica nel 2017, appartiene al gruppo internazionale Audaces, attivo da quasi trent’anni nella progettazione di soluzioni software e hardware per il settore tessile, che accelerano la creazione, lo sviluppo e la produzione del mercato della moda. “Il nostro obiettivo principale – spiega Steffens – è aiutare i nostri clienti a produrre meglio e di più. Indipendentemente dalle dimensioni, dallo stile o dalla posizione geografica, con le soluzioni Audaces le aziende possono aumentare la loro produttività, migliorare la qualità dei loro prodotti e risparmiare risorse. Lavoriamo in tutto il mondo. In America Latina siamo leader con il 70% del market share”. Tra il 2018 e il 2019 l’azienda aveva effettuato importanti investimenti e grandi passi avanti, chiudendo l’anno in piena crescita: “Abbiamo partecipato a 3 fiere internazionali nel settore
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dell’automazione e della tecnologia per il settore tessile (Texprocess in Germania a Francoforte, Itma in Spagna a Barcellona e SPS a Parma); abbiamo sviluppato 23 nuovi canali in 17 paesi differenti; abbiamo venduto più di 10 macchine in 8 paesi diversi; abbiamo concluso l’anno con 12 persone nello staff, con diversi tipi di contratti di lavoro”. Poi, all’inizio del 2020, l’emergenza Coronavirus. Per far fronte ai nuovi scenari, Audaces si è subito mobilitata su più fronti. “In primo luogo, per quanto riguarda la parte software, abbiamo deciso – prosegue Steffens – di offrire gratuitamente alle imprese italiane che operano nel settore del tessile una serie di soluzioni che permettono di proseguire il lavoro online e da remoto. In un momento storico come questo, l’obiettivo è quello di rimanere distanti, ma sempre connessi in modo sicuro. I nostri attuali clienti possono cioè disporre gratuitamente di licenze addizionali per lavorare in totale sicurezza da remoto. Coloro che si occupano di creare capi d’abbigliamento o di gestire le collezioni (creativi, stilisti, manager e titolari), possono avere accesso senza alcun costo ad Audaces Creative, la suite pensata per lo sviluppo delle collezioni in 4D, la loro pianificazione e approvazione, online e da remoto. I produttori di mascherine, abbigliamento ospedaliero o forniture sanitarie possono avere a disposizione soluzioni per produrre in modo più efficiente ed efficace, risparmiando tempo e risorse in ogni fase della lavorazione, aumentando così la propria capacità produttiva. In secondo luogo, per quanto riguarda la parte hardware, abbiamo orientato la produzione dei nostri macchinari, una parte di quelli presenti nella sede di Rovereto per il taglio e la sagomazione digitale, alla realizzazione di mascherine. Abbiamo così aderito alla filiera per la produzione di mascherine in Trentino, nata per mettere in sinergia quelle aziende che si occupano di taglio, realizzazione, confezionamento e distribuzione di mascherine. Una parte dei nostri collaboratori, tra coloro che prima erano impegnati in altre professionalità interne al no-
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stro ciclo produttivo, è ora occupata nella produzione di mascherine: circa il 30% del nostro personale. Le mascherine che produciamo sono destinate primariamente alla popolazione del Trentino, ma non solo. Una parte viene impie-
Abbiamo deciso di offrire gratuitamente alle imprese italiane che operano nel settore del tessile una serie di soluzioni che permettono di proseguire il lavoro online e da remoto gata in altre regioni di Italia”. Con questo spirito Audaces sta affrontando la crisi: “Siamo un’azienda fatta di persone – conclude Magner Steffens in una nota comunicata pubblicamente da Audaces – che vuole offrire il proprio supporto agli italiani, per contribuire a mantenere solida la nostra economia e per dimostrare che è possibile, anche di fronte a uno scenario così complesso e imprevedibile, far parte di una comunità che propone alternative e crea soluzioni”.
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Bonfiglioli un modello per la “fase 2” La multinazionale non ha mai chiuso il nuovo stabilimento in Polo Meccatronica, tra rigidi protocolli di sicurezza frutto dell’esperienza maturata a Shanghai e una solida rete territoriale.
PER
Bonfiglioli Mechatronic Research di Rovereto la “fase 2” è iniziata due mesi fa. Il nuovo stabilimento operativo dallo scorso gennaio in Polo Meccatronica, l’incubatore hi-tech di Trentino Sviluppo, non ha infatti mai interrotto la produzione di motori a magneti permanenti e correlati componenti per la trasmissione del moto, dedicati alla compressione del palloncino AMBU all’interno dei sistemi per ventilatori polmonari destinati agli ospedali. Il management, facendo tesoro dell’esperienza di altri stabilimenti del Gruppo che avevano anticipato i piani di sicurezza richiesti dal contenimento del Covid-19, in particolare il plant Bonfiglioli di Shanghai in Cina,
ha da subito messo in campo un’articolata serie di sistemi e comportamenti di prevenzione che hanno permesso di conciliare salute e produzione, sicurezza dei lavoratori ed aspetti economici. Misura della temperatura corporea all’ingresso, gel sanificante, mascherine e guanti, pulizie e sanificazioni intensificate. Il lavoro dei 99 dipendenti, prima articolato in un unico turno, è stato riorganizzato su due turni sfalsati di venti minuti, in modo da ridurre del 50% i contatti. Bonfiglioli, azienda multinazionale nata a Bologna nel 1956, è a Rovereto dal 2011. Dal 2020 opera nel nuovo stabilimento di Polo Meccatronica affacciato su via Unione con quasi 100 dipendenti e sviluppa un volume d’affari di 23 milioni di euro. Sedi, filiali e stabilimenti Bonfiglioli sono sparsi in diversi continenti (Europa, Asia, Nord e Sud America) per un totale di oltre 3.700 dipendenti e 960 milioni di euro di fatturato nel 2019. “Per noi, come gruppo – sottolinea Marco Bertoldi, responsabile dello stabilimento Bonfiglioli di Rovereto – non può esserci lavoro senza sicurezza. Perciò abbiamo applicato, quasi da pionieri tra gli stabilimenti italiani ed europei, fin dall’inizio dell’emergenza, rigidi protocolli per conciliare produzione e tranquillità per i dipendenti che desidero ringraziare
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Anche il gruppo Armani a sostegno della sanità trentina La Giorgio Armani Operations Spa, una delle sedi produttive del Gruppo Armani, sita a Mattarello nella Valle dell’Adige, fa parte di quelle imprese che hanno deciso di riconvertire la propria produzione per sostenere il Paese e far fronte alle nuove esigenze determinate dall’epidemia da Covid-19. Dopo una prima fase di chiusura, in quanto rientrante nella categoria delle cosiddette “attività non necessarie” individuate dal Consiglio dei Ministri, l’azienda, nota in tutto il mondo per il prestigio dei suoi capi, ha scelto di rendersi utile al territorio convertendo la propria produzione nella realizzazione di camici utili al personale dell’Azienda Sanitaria Trentina. Il tutto ha avuto inizio quando l’Apss, trovandosi di fronte a una carenza di Dpi, si è rivolta a Confindustria Trento chiedendo aiuto nel reperimento di questi dispositivi. Il Presidente dell’Associazione degli Industriali Trentini, Fausto Manzana, ha subito lanciato un appello alle aziende del settore tessile trentino, chiedendo di valutare la possibilità di riconvertire la produzione, allo scopo di far fronte alla mancanza in regione di camici e mascherine per il personale sanitario. A rispondere all’appello anche Renato Meneghello, Direttore dello Stabilimento di Trento Sud, che non ha esitato un solo istante ad acconsentire alla proposta del progetto di riconversione dell’impianto produttivo in seguito esteso, per volontà di Giorgio Armani, a tutti gli stabilimenti. Le attrezzature, una volta superata l'emergenza, non potranno essere riutilizzate per la produzione originale dell'azienda. Un investimento, dunque, non finalizzato a un mero ritorno economico, ma che nasce dal desiderio di fornire un reale contributo al nostro Paese. In pochissimo tempo, grazie anche alla preziosa collaborazione di Giancarlo Bizzarri dell'Apss, lo stabilimento, dotato di nuovi macchinari e attrezzature per una linea produttiva inedita, ha potuto intraprendere la sua nuova missione. “Un progetto – racconta Meneghello – di alta valenza solidale, partito dal signor Armani in persona per confezionare tanti camici e fatti bene, con la stessa professionalità che viene impiegata per il confezionamento di capi di alta moda”. Attualmente il Gruppo Armani è in grado di realizzare mille camici al giorno, dei quali 400 realizzati nell’impianto produttivo trentino. La sensibilità dimostrata dai vertici aziendali nei confronti dell’esigenze del nostro territorio si riscontra anche nei dipendenti dell’impresa, che su base volontaria hanno deciso di rientrare al lavoro per il confezionamento dei camici. “C’è tanto entusiasmo -spiegano dall'azienda- il sentimento comune è di far parte di qualcosa che possa dare concretamente un aiuto al personale sanitario. L’adesione è stata pressoché totale”.
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personalmente. Soluzioni che ora sono un riferimento anche per gli altri stabilimenti del gruppo e non solo”. “I lavoratori hanno recepito con grande senso di responsabilità i nuovi protocolli e le nuove modalità di lavoro – aggiunge la responsabile della sicurezza, Martina Sparano Aveta – e abbiamo fornito “device” e indicazioni ergonomiche anche per lo smart working. Abbiamo avuto fin da subito mascherine e gel grazie al supporto di Confindustria Trento”. Il centinaio di dipendenti è stato distanziato nelle postazioni, sia negli uffici che sulle linee produttive: “Affinché i due gruppi non si incontrino, abbiamo creato due turni di lavoro separati di 20 minuti: dalle 6 alle 13.50 e dalle 14.10 alle 22”, racconta il responsabile di produzione, Valter Grifoni, che spiega anche le nuove produzioni. “Per un cliente italiano abbiamo già realizzato 500 riduttori per ventilatori polmonari, ma anche componenti per sistemi che azionano macchinari per la produzione di farmaci iniettabili, per realizzare blister di compresse e per la movimentazione dei pazienti in ospedale”. “La vita è cambiata – conclude il direttore Marco Bertoldi – ma il lavoro in sicurezza è possibile. Nuove soluzioni intelligenti sono state stimolate dall’emergenza pandemica: l’industria 4.0 sta già lavorando su maggiore automazione, tecnologie sanitarie, nuovi sistemi di packaging per evitare contatti con le merci, e le tecnologie per la sanificazione subiranno un’accelerata e saranno sempre più robotizzate”. Anche i pasti, dopo la chiusura della mensa interna all’incubatore di Trentino Sviluppo, vengono consumati in azienda grazie al servizio di consegna in fabbrica organizzato dalla cooperativa Risto3: in piccoli gruppi, con il personale distanziato in aule e sale che riportano scritto in chiaro, appeso agli ingressi, il numero massimo di persone che vi possono entrare.
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Le opportunità del Digital Cost Management Cosman sviluppa progetti di miglioramento nella gestione dei costi. Un'applicazione strutturata di questo sistema può liberare le risorse da porre alla base del rilancio necessario per la ripartenza
NATA A TRENTO
nel 2000, Cosman sviluppa progetti di miglioramento nella gestione dei costi in organizzazioni di dimensioni medio grandi (Ikea, Ducati Motor, Ford, Rekeep, Juventus, Credit Suisse, Perfetti, Freudenberg, Esprinet). Tutte le attività della società sono state interessate dall’emergenza; tuttavia l’operatività, seppure rallentata, non si è mai fermata grazie all’impiego di Shaper® la prima piattaforma pensata per erogare servizi di Digital Cost Management che ha permesso a Cosman di raggiungere anche le zone maggiormente colpite dall’emergenza Covid-19, vale a dire Lombardia, Veneto,
Lorenzo Dossi, amministratore delegato di Cosman Srl
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Emilia Romagna, Piemonte, principali mercati di riferimento. Ormai da cinque anni Cosman ha avviato un profondo ripensamento dei propri servizi, sintetizzabile nel passaggio da servizi tradizionali di Cost Management ai nuovi servizi di Digital Cost Management (definizione coniata da Cosman nel 2015 per identificare l'innovativo approccio digitale al cost management). Fin dalla sua costituzione, Cosman ha finanziato progetti di ricerca e innovazione in collaborazione con Università, Centri di ricerca, Scuole di Direzione Aziendale, venendo a contatto con alcuni tra i massimi esperti specialisti in gestione dei costi delle organizzazioni complesse. Queste collaborazioni si sono concretizzate nello sviluppo di soluzioni avanzate che, attraverso l’uso combinato di dati, competenze tecniche di dominio, algoritmi statistici e tecniche di ragionamento automatico, consentono di effettuare sofisticate analisi predittive sui modelli di costo. La necessità fin da subito emersa con i clienti di trasformare queste analisi in prassi operative ha richiesto l’adozione, di un metodo efficace e solido, in grado di orientare i comportamenti dell’organizzazione: questo è il compito di Shaper® la prima piattaforma di Digital Cost Management. Le molteplici applicazioni realizzate per i clienti hanno fatto emergere come il ruolo dei sistemi di Cost Management stia cambiando in maniera radicale: passando da un approccio 'spot', sporadico, ad un approccio sistematico e continuo nel tempo. Questo passaggio ormai acquisito negli interventi Cosman deriva dalle evidenze teoriche ed empiriche che certificano come il costo non sia il prezzo ma sia la risultante di tre dimensioni/ processi in continua evoluzione: l’adeguatezza del fabbisogno di beni e servizi per funzionare, la correttezza delle modalità d’impiego nei processi e la competitività delle condizioni di acquisto. Negli ultimi anni, grazie alla rivoluzione digitale, si è ulteriormente rafforzata la tendenza che vede il comportamento organizzativo lasciare tracce nei dati dei diversi sistemi informativi interni ed esterni all’azienda (pay roll, time management, Erp,
35 aziende
Mrp, Crm sistemi a supporto della manutenzione, della logistica, etc…). Il Digital Cost Management permette la semplificazione nella gestione dei costi grazie alle applicazioni tecnologiche e l’enfasi sull’automazione, che non è limitata al miglioramento della produttività del lavoro agile. Il digitale supporta l’incremento delle competenze interne con l’attività di coaching/formazione su costi e soprattutto porta efficienza concreta e misurabile. Questi risultati sono ottenuti grazie al “dosaggio” personalizzato di quattro ingredienti: l’adozione di un metodo solido ed efficace, l’intervento di veri esperti di costo, il confronto con concrete best practices e l’adozione di servizi digitali avanzati per garantire pervasività su tutta l’organizzazione senza invasività, ma supportando l’attività. Il Digital Cost Management permette una diagnosi rapida senza l’impiego di importanti risorse per la realizzazione dell’attività, ripagando i costi del servizio con una parte delle efficienze generate, che mediamente possono arrivare al 15-20% del valore analizzato. A seguito dell’emergenza Covid 19, dopo una prima fase di smarrimento che ha rallentato l’attività commerciale di acquisizione ordini, è emerso con nostra sorpresa sui progetti in corso la spinta e l’interesse dei nostri clienti per continuare ed anzi accentuare l’attività finalizzata al recupero di risorse. Abbiamo registrato la volontà di alcuni tra i nostri clienti più significativi di concentrarsi sui nostri progetti definiti come “quelle attività che veramente contano: la necessità di superare la fase di emergenza ha determinato una nuova gerarchia nei progetti da sviluppare”. L'approccio proposto da Cosman, che riguarda i costi del personale, i costi tecnici, i costi logistici e quelli di struttura, si distingue per la sua completezza ed efficacia. Semplicità e scarsa invasività sono le risultanti dell’applicazione estesa degli automatismi e delle nuove tecnologie. Particolare attenzione nella gestione dei costi viene posta anche al tema della sostenibilità, ritenuto
uno dei più significativi mega-trend di sviluppo per il futuro. L’applicazione strutturata del Digital Cost Management può rappresentare, dunque, una opportunità per una ripresa equilibrata liberando risorse da porre alla base del rilancio necessario per superare l’attuale congiuntura.
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Lizard, l'ict si fa solidale L’azienda trentina, che offre soluzioni Ict, ha messo gratuitamente a disposizione delle aziende di Confindustria Trento piattaforme di audio-videoconferenza a garanzia dell’operatività aziendale.
"È UN DOVERE
Massimiliano Vece fondatore di Lizard
morale sostenere le altre aziende, mettendo a disposizione con umiltà le nostre conoscenze e competenze”. Sono queste le parole con cui Massimiliano Vece, fondatore di Lizard, motiva l’iniziativa di attivare piattaforme gratuite per Confindustria Trento e Aquila Basket, in un momento in cui l’intero sistema socio-economico italiano è messo a dura prova dall’emergenza sanitaria causata dal Covid-19. Fornendo servizi essenziali nel settore Ict, Lizard, in deroga al Dpcm del 22 marzo 2020, ha potuto continuare con la propria
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attività e, in collaborazione con il partner tecnologico Lifesize, ha voluto mostrare concretamente la propria solidarietà alle altre imprese del territorio, lanciando un’iniziativa volta a supportare l’operatività aziendale. La proposta consiste nel fornire alle imprese, che ne facciano richiesta, l’accesso al servizio di audio-videoconferenza professionale gratuitamente per sei mesi. L’offerta prevede la possibilità di effettuare audio-videoconferenze con un elevato numero di partecipanti per un numero illimitato di ore, accedendo da diversi dispositivi come smartphone, tablet (iOS e Android), PC (MacOS e Windows), apparati da sala o Chrome senza installazioni. Un’ iniziativa che, in un momento come questo, assume un’importanza strategica per le imprese, ma che il fondatore di Lizard non ha voluto pubblicizzare. “Non ho voluto mettermi in mostra, se vuoi aiutare qualcuno lo fai perché lo vuoi fare, non per trarne dei vantaggi a livello di business”. Un’affermazione in linea con il modo di presentarsi di Massimiliano, discreto e pacato. Un imprenditore per il quale l’obiettivo non consiste solo nel guadagno, ma che sa apprezzare il lato umano del suo lavoro, il valore delle persone e delle relazioni. “Questo periodo difficile, che ha messo tutti a dura prova e che lascerà il segno, mi ha portato a riflettere su due aspetti – spiega Massimiliano – Il primo riguarda il fatto che ci ha permesso di riappropriarci del tempo per parlare e per ascoltare. Le relazioni sono diventate più vere. Abbiamo scoperto il lato umano della tecnologia. Strumenti come lo smart working, costringendo le persone ad aprire i propri spazi, ci offrono la possibilità di creare una relazione diversa, più intima, più autentica. Sembra di essere tornati indietro di trent’anni, quando le telefonate erano più lunghe e il dialogo poteva abbracciare molteplici argomenti. Il secondo aspetto – continua – riguarda invece la presa di consapevolezza della possibilità di utilizzare strumenti diversi per lavorare. Soluzioni come lo smart working o il telelavoro rappresentano un grande potenziale per le aziende. Le imprese che con lungimiranza riusciranno a cogliere questo aspetto e a rivedere il modello di business avranno un grande vantaggio competitivo”. Lizard ha
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Il gruppo Calzedonia ha riconvertito la produzione a supporto dell’emergenza sanitaria Il Gruppo Calzedonia fin dall’inizio dell’emergenza sanitaria per Covid-19 ha risposto all’appello delle istituzioni con gesti concreti e immediati a sostegno dell’attività e dell’impegno di chi ogni giorno combatte contro il virus. A partire dal 23 marzo ha infatti messo a disposizione impianti e risorse dell’azienda riconvertendo alcuni dei propri stabilimenti alla produzione di mascherine e camici ad uso medico. Un’operazione fortemente voluta dal Presidente Sandro Veronesi che fin dall’inizio ha dimostrato la sensibilità del Gruppo nei confronti dei propri dipendenti, clienti e dell’emergenza sanitaria in corso. Gli stabilimenti riconvertiti alla produzione di presidi sanitari sono quelli di Avio (TN) e Gissi (CH), per quanto riguarda il territorio italiano, e gli stabilimenti basati in Croazia, Serbia, Sri Lanka ed Etiopia, di proprietà del Gruppo veronese. La conversione è stata possibile sia grazie all’acquisto di macchinari speciali per la creazione di una linea semi-automatica, sia formando le cucitrici al nuovo tipo di produzione. Questo nuovo assetto permette la produzione giornaliera di 75mila mascherine e 3mila camici. La consegna delle mascherine, iniziata il 23 marzo con le prime donate all’ospedale di Verona e al comune di Verona, è stata successivamente estesa ad altri ospedali sul territorio italiano, protezione civile, comuni e ONLUS.
iniziato l’attività nel 2004 e oggi, oltre alla sede trentina dove sono impiegati 12 collaboratori, possiede un ufficio a Milano e un’altra sede a Lille in Francia. Nel 2010 è stata fra le prime aziende in Italia a occuparsi di soluzioni per audio-videoconferenze, smart working e telelavoro, fornendo strumenti tecnologici innovativi non solo ad altre imprese, ma anche a enti e istituzioni come la Protezione Civile, i Comuni, le Province, le Regioni, le banche. “In questi anni” – racconta Massimiliano – abbiamo riscontrato da parte di molti un interesse solo parziale nei confronti della trasformazione digitale, ritenuta non indispensabile. Ora le aziende sono state costrette a ricorrere a queste tecnologie e spero che i manager riescano a cogliere i vantaggi che ne possono derivare in termini di produttività. Non si tratta però solo di attivare una serie di strumenti informatici, ma serve un cambia-
mento culturale”. Quello che infatti il Digital Workplace, ossia il lavoro a distanza, porta con sé, è la necessità di rivedere gli schemi tradizionali, pensando a diversi modelli di organizzazione aziendale incentrati sull’ottimizzazione dei tempi, sulla qualità, sul risultato. Un nuovo paradigma, dunque, che deve essere accompagnato da una profonda attenzione alla sicurezza informatica e al dato. “Nell’arco di due anni” – spiega Massimiliano – ci troveremo di fronte ad una mole di dati cinque volte maggiore di quella attuale. L’imprenditore ha un dovere morale enorme in questa circostanza. Gli utenti devono conoscere gli strumenti che stanno utilizzando per poterne fare un uso corretto e consapevole. Quello che noi di Lizard ci proponiamo di fare non è solo fornire la tecnologia alle aziende, ma promuovere la conoscenza di questi strumenti e il loro consapevole utilizzo”. (gt)
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Alessandro Molinari,
amministratore delegato e direttore generale ITAS ITAS sta affrontando l’emergenza legata al Coronavirus. Come vede la Compagnia? ITAS ha reagito molto bene: innanzitutto è riuscita senza alcun problema a svolgere la propria attività in modo smart, da remoto, fin dai primissimi giorni dell’epidemia. Abbiamo dato assoluta continuità al servizio ai nostri soci assicurati, pagando con estrema regolarità i sinistri e fornendo la consulenza necessaria attraverso i nostri Agenti. Mi lasci però ricordare in modo particolare il legame che ITAS ha con il territorio: si tratta di
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una realtà molto importante per il Trentino avendo qui la propria sede sociale. Il Gruppo ITAS nel suo complesso è in grado di generare un ampio valore aggiunto a favore di molte categorie di soggetti. Le iniziative sostenute in ambito culturale, anche attraverso le università, il sostegno dello sport e dei giovani, sono quelle che mi piace ricordare in modo particolare. Quali iniziative avete posto in campo per i soci ITAS? Abbiamo contribuito anche economicamente, spesso assieme ai nostri Agenti, a diverse iniziative di carattere sanitario e sociale. Ma abbiamo scelto di stare soprattutto vicini ai nostri soci assicurati, ai quali dobbiamo doverosamente riservare il “primo intervento”. A coloro che avevano una polizza malattia, abbiamo quindi riconosciuto la copertura diaria da ricovero anche a seguito di contagio da Covid-19 con l’ulteriore estensione anche in caso di quarantena domiciliare per tampone positivo per la quale viene riconosciuto un forfait straordinario. Per questo ITAS ha stanziato un budget
straordinario di 1,5 milioni di euro. Abbiamo inoltre esteso il periodo di comporto: a 60 giorni per le polizze Rami Elementari e Vita e a 30 giorni per il ramo Auto. Altre importanti iniziative, i nostri agenti le sapranno ben offrire ai soci assicurati. Quali gli obiettivi del prossimo futuro? Siamo nati 200 anni fa, vogliamo però continuare a mantenerci al passo dei tempi diventando una delle compagnie più moderne. Per questo spingeremo la nostra innovazione tecnologica, non trascurando mai il costante rafforzamento del nostro patrimonio che perseguiamo da sempre. Come Mutua non abbiamo la necessità di rispondere a degli azionisti e questo ci permette di porre al centro della nostra azione il socio assicurato. Chi viene in Trentino trova oggi servizi all’avanguardia, ma anche un territorio stupendo in chiave ambientale. A tale aspetto vogliamo dare un nostro ulteriore contributo, sostenendo anche attraverso l’assicurazione un’agricoltura moderna e rispettosa e diffondendo una cultura di sostenibilità ai nostri giovani.
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Pronti a gestire l’emergenza Osvaldo Camarin di Vetri Speciali Spa "La priorità più importante prendere decisioni ponderate ma tempestive, garantendo come valore assoluto e primario la salute dei nostri dipendenti e collaboratori".
"SPEGNERE
gli alti forni è un grandissimo problema. L’arresto del ciclo produttivo potrebbe causare gravissimi danni agli impianti, tali da, al limite, impedirne la successiva ripartenza senza sostanziali e lunghe riparazioni. Inoltre, la nostra produzione rientra nella filiera agro-alimentare; dobbiamo garantire le consegne ai nostri clienti e ai nostri partner per permettere, a loro volta, di non interrompere la filiera. Per questo, sabato 7 marzo, quando il Governo ha dichiarato lo stop delle attività produttive, ci siamo immediatamente attivati, tenendo conto che, lavorando a ciclo continuo 24 ore al giorno per 365
giorni all’anno, i nostri dipendenti dovevano recarsi al lavoro già dalla domenica mattina. Per farvi fronte, ci siamo messi attorno a un tavolo e abbiamo individuato la priorità più importante: prendere decisioni ponderate ma tempestive, garantendo come valore assoluto e primario la salute dei nostri dipendenti e collaboratori, rispettando le disposizioni imposte dal Governo e coinvolgendo nel gruppo di lavoro, costituto ad hoc per l’emergenza, tutte le parti in causa quali i direttori di stabilimento, i responsabili della sicurezza, i referenti medico/sanitari e i rappresentanti dei lavoratori. Solo così è stato possibile intervenire con la massima tempestività ed efficacia, contenendo i contagi, limitando gli impatti sull’organizzazione ed evitando l’arresto dell’attività produttiva. Tra i nostri dipendenti, più di 800 su tutte le sedi, abbiamo registrato un solo caso positivo per Covid-19; la persona era comunque assente per altri motivi dal lavoro già da 10 giorni. Preziosi contributi sono giunti da tutti gli interlocutori aziendali, che avevamo riunito attorno al tavolo, nessuno escluso”. A mente fredda, ad alcune settimane di distanza dall’inizio della crisi, Osvaldo Camarin racconta così
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le giornate difficili del mese scorso, quando tutto iniziò, con i primi decreti emanati dal Presidente del Consiglio dei Ministri. Camarin, amministratore delegato della Vetri Speciali SpA, ha gestito con i suoi collaboratori le giornate concitate dell’emergenza sanitaria, che hanno messo in ginocchio l’economia globale. Vetri Speciali, leader su scala internazionale nel settore della produzione e commercializzazione di contenitori speciali in vetro per alimenti, ha sede a Trento (in via Torre D’Augusto, dietro il Castello del Buonconsiglio), opera su 4 sedi produttive (Gardolo e Pergine Valsugana, Ormelle in provincia di Treviso e San Vito al Tagliamento in provincia di Pordenone) ed è presente sui mercati di 52 paesi, con una rete commerciale composta da operatori di madrelingua inglese, tedesca, francese e spagnola. Dagli stabilimenti escono ogni giorno circa 1 milione di contenitori in vetro, di forme e colori differenti, che rispondono alle più diverse esigenze, per “dare forma a ogni possibilità dell’immaginario” dei suoi
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clienti. Vetri Speciali si distingue per l’estrema versatilità dell’offerta, unita all’applicazione della più avanzata tecnologia. “Intraprendiamo progetti di design e produzione di manufatti in vetro, dialogando con realtà di ogni misura e ispirazione, interpretando con gli strumenti del linguaggio visivo l’idea del cliente e traducendo la sua intuizione in prestigiosi contenitori speciali”, riporta l’amministratore delegato. Per permettere di mantenere in vita la produzione, indispensabile al settore agro-alimentare, Camarin e il suo staff hanno introdotto ogni tipo di misura possibile in tempi rapidi con strumenti efficaci. “Il comitato di crisi – racconta Camarin – ha deciso di rendere immediatamente obbligatorio l’uso delle mascherine a tutti i dipendenti, in anticipo sui tempi del decreto governativo. Ci siamo procurati un ingente quantitativo di mascherine, che, nel tempo integrate, sono oggi sufficienti fino a settembre. Per attuare il distanziamento sociale è stato attivato lo smart working per una settantina di dipendenti e si sono differenziati gli orari di lavoro, sia dei turnisti che dei giornalieri, al fine di distribuire i flussi del personale in azienda, si sono ampliati gli spazi in mensa allungando, nel contempo, gli orari per la pausa pranzo, sono stati incrementati gli spazi degli spogliatoi modificandone l’uso e la gestione, è stato bloccato l’ingresso a tutte le ditte esterne, tranne quelle che svolgevano lavori strettamente necessari. Sul fronte dell’igiene, è stato dato incarico di sanificare i nostri ambienti a ditte specializzate nella pulizia e nella disinfezione. Per quanto riguarda, infine, il monitoraggio degli ingressi nelle fabbriche dei nostri collaboratori, si è dato corso alla possibilità di misurare la temperatura delle persone che entrano in fabbrica elaborando procedure, recependo le indicazioni del personale medico specializzato, atte a gestire eventuali casi di quarantena. A oggi, il solo caso di un dipendente positivo al Covid-19 è rientrato al lavoro dopo aver terminato la quarantena ed essere risultato negativo all’esame con il tampone, mentre abbiamo ancora alcuni casi di dipendenti a casa in quarantena legati al contatto con familiari positivi, tutti gestiti secondo le indicazioni dei medici”. (adb)
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Zobele Group: la sicurezza da una visione “globale” Un comitato di coordinamento centrale gestisce quotidianamente l’emergenza in tutti i siti del Gruppo. I dipendenti: “Qui ci sentiamo più sicuri che a casa”.
RADICI
profonde nel territorio locale e ramificazioni estese in tutto il mondo: questa condizione, che è tipica di ogni multinazionale, consente al Gruppo Zobele di sviluppare una visione aziendale di largo respiro. Tutto ciò si traduce non solo in un vantaggio competitivo, ma anche – come le vicende di questi ultimi mesi hanno dimostrato – nella necessità di rispondere in maniera più articolata ed efficace a problematiche di portata enorme, come la pandemia di Covid-19. Dalla prima esperienza di Shenzhen agli altri siti nel mondo. Zobele è stata coinvolta in questa grave crisi sanitaria mondiale ben prima di molte altre aziende occidentali. Fin dallo scoppio dei primi casi del virus a Wuhan, coincidente con la festa del Capodanno cinese, lo stabilimento del Gruppo a Shenzhen – pur distante dal focolaio epidemico – ha subìto le prime significative ripercussioni. Per questo, Zobele ha posto in essere una serie di provvedimenti che sarebbero poi risultati utilissimi per tutti gli altri stabilimenti del Gruppo. Da subito è stato creato un apposito Comitato di coordinamento centrale per la gestione dell’emergenza, che monitora quotidianamente la situazione dei vari stabilimenti e coordina le attività di prevenzione e di messa in sicurezza dei dipendenti. Recentemente un progetto in particolare ha riguardato a livello globale tutti i siti del Gruppo: si tratta di un “home safety kit”, che l’azienda distribuisce a tutti i suoi dipendenti allo scopo di mantenere l’attenzione sulla propria salute e sicurezza contro il virus anche fuori dall’ambiente di lavoro. La situazione a Trento, headquarter del Gruppo. Anche nel sito di Trento, sede centrale del Grup-
po, le attività di prevenzione e sicurezza messe in atto tengono conto della preziosa esperienza maturata in Cina, delle indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e delle indicazioni e degli obblighi previsti dal Governo italiano. In taluni casi addirittura precedendoli: così è stato, per esempio, per l’implementazione dello smart working. Fra le principali azioni messe in campo ci sono la rilevazione quotidiana della temperatura corporea, una riorganizzazione generale degli spazi per consentire il distanziamento fra le persone, la disinfezione delle aree comuni, la limitazione severa degli accessi esterni, la sospensione dei viaggi di lavoro e delle riunioni, che vengono effettuate in modalità remota, la somministrazione di dispositivi di sicurezza, comprese le mascherine. L’elenco delle iniziative introdotte sarebbe molto lungo. Su tutto, va ricordata inoltre una intensa e quotidiana attività di comunicazione interna. Altri provvedimenti sono stati adottati su due versanti: per i dipendenti e per la comunità locale.
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Operatori dotati di DPI su una linea di produzione nello stabilimento in Messico
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ciso congiuntamente con la Rsu di effettuare un prelievo di 2mila euro dal Fondo di Solidarietà Zobele a favore dell’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari di Trento in relazione alla raccolta fondi per l’emergenza, che si è sommato ai precedenti 10mila euro già versati da Zobele Holding SpA. Infine, sono state donate 500 mascherine chirurgiche alla Cooperativa Sociale Assistenza Onlus. Le criticità incontrate. Queste settimane così eccezionali e per molto aspetti drammatiche hanno visto il Gruppo alle prese soprattutto con due criticità. La prima, la più immediata, è stata rappresentata dalla ondata di apprensione che ha inevitabilmente coinvolto i dipendenti di tutti gli stabilimenti, risolta grazie a una capillare e mirata azione di comunicazione e grazie all’adozione di tempestive misure di prevenzione. Segno evidente della grande fiducia che i dipendenti ripongono nella loro azienda. “Qui ci sentiamo più al sicuro che altrove” è stato detto infatti da molti di loro in queste settimane. Una seconda criticità ha riguardato il coordinamento di tutte le iniziative, di non semplice attuazione proprio tenendo conto della ramificazione di Zobele nel mondo.
Controllo della temperatura corporea per consentire l’accesso dei dipendenti allo stabilimento in Cina. Home Safety Kit: prodotti e informative per proteggere la salute dei dipendenti di Zobele Italia fuori dall’azienda.
In favore dei dipendenti, Zobele Group ha deciso di attivare una copertura assicurativa specifica per l’emergenza ed è stato stanziato uno speciale “bonus presenza” oltre a quello già previsto dal decreto Cura Italia. Per quanto riguarda la comunità locale, è stato de-
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Ora è necessario un orizzonte di serenità. Da oggi in poi Zobele Group è impegnato a proseguire nel duplice impegno di assicurare da una parte il mantenimento del business e del relativo mercato (impegno indispensabile per continuare a dare una certezza di futuro ai suoi oltre 5mila dipendenti nel mondo, alle loro famiglie, a tutto il microcosmo dell’indotto); dall’altra nell’opera di continua prevenzione, cura e sicurezza dei propri dipendenti. A tale proposito, Zobele proseguirà nel mantenimento di elevati standard di prevenzione anche ben oltre il tanto sospirato “ritorno alla normalità”. Per fare questo, c’è bisogno però anche che si sviluppi con il concorso di tutti una “cultura della serenità”: non significa abbassare la guardia nei confronti di questi temibili “nemici”, ma convincerci tutti che è possibile coniugare sicurezza e quotidianità, prevenzione e lavoro, salute e vita sociale. (df)
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ACS Data Systems tra i Champions 2020 Grazie a una politica basata sull'innovazione e la formazione del personale, ACS Data System è entrata per il terzo anno consecutivo nella classifica delle Pmi italiane più competitive.
PER IL TERZO
anno consecutivo nella classifica delle 800 Pmi italiane più competitive, ACS Data Systems, azienda IT altoatesina leader nel settore dell’innovazione e della Digital Transformation, fa parte a pieno titolo di quel gruppo di imprese che, secondo quanto riportato in un articolo pubblicato lo scorso 8 aprile sul portale di informazione economica ItalyPost, potrebbero condurre il nostro Paese fuori dalla crisi economica che l’epidemia da Covid-19 sta causando. La ricerca, condotta dal centro studi di ItalyPost in collaborazione con L’Economia del Corriere della Sera, si è basata su un attento esame dei bilanci degli ultimi sei esercizi (2012-2018), stilando un elenco di 800 imprese champions, con un fatturato compreso tra i 20 e i 120 milioni di euro che, per tasso di crescita, ebitda e posizione finanziaria netta, hanno ottenuto le migliori performance a livello italiano. Ma non solo. Secondo quanto riportato su ItalyPost queste aziende, come già si è verifi-
cato per la crisi del 2008-2009, grazie alla maggiore solidità economica e alle migliori risorse umane, potranno essere tra le prime a ripartire. “In un periodo contrassegnato da grandissime incertezze socio-economiche siamo particolarmente felici di fare parte di un’Italia che genera futuro” affermano gli amministratori delegati Martin Plunger e Gabriele Sommavilla. “Si tratta – continuano gli imprenditori – di un importante riconoscimento che conferma le scelte e gli investimenti degli ultimi anni”. Innovazione e know-how sono gli elementi su cui il Gruppo ha sempre improntato le proprie strategie, unitamente all’incremento del numero del personale sulla cui formazione ACS ha costantemente investito, nella certezza che avere collaboratori preparati e aggiornati permetta di cogliere nuove sfide, rispondendo al meglio alle richieste dei clienti. Dal 1983, anno in cui ACS vede la luce, grazie alla pas-
Gli amministratori delegati di ACS Gabriele Sommavilla (a sinistra) e Martin Plunger (a destra). Al centro Davide Loi, amministratore delegato di Microline.
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Mauro Gottardi Area Manager Trento e Verona
sione per il software e l’information technology dei fondatori Hansjörg Cimadom e Martin Plunger, il Gruppo ha registrato una crescita costante, arrivando ad aprire cinque sedi in Italia (Bressanone, Bolzano, Trento, Verona e Venezia) e una filiale a Monaco di Baviera, contando ad oggi 314 collaboratori, 3700 clienti attivi e un fatturato, relativo all’anno 2019, di oltre 46 milioni di euro. Negli ultimi anni ACS ha incentrato la propria attività sulle tecnologie cloud, smart working e business continuity, offrendo soluzioni alla necessità di un numero sempre maggiore di imprese di lavorare in modo flessibile, quando serve e da dove serve. ACS ha fin da subito creduto nell’enorme potenzialità di queste tecnologie, riconoscendo in esse il motore della trasformazione digitale e cogliendo in particolare come lo smart working non rappresenti solo uno strumento di welfare aziendale, ma una modalità organizzativa orientata al risultato, che può portare ad un positivo impatto sul business. La stessa ACS ha già da tempo rivisto il suo modello organizzativo, incentrandolo su soluzioni di smartworking, mobility e collaboration, aspetto che le ha permesso di non farsi cogliere impreparata di fronte alle restrizioni attuate al fine di contenere la pandemia da Covid-19. “Anche la nostra azienda – spiega Mauro Gottardi, Area Manager di Trento e Verona – “ha subito qualche rallentamento in alcuni settori, come ad
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esempio quello delle installazioni effettuate presso i nostri clienti. Altre aree al contrario, come appunto quelle che si occupano di cloud e smart working a garanzia della business continuity, hanno invece visto crescere esponenzialmente la propria attività, portandoci ad assumere anche nuovi collaboratori, implementando progetti di modernizzazione delle infrastrutture per permettere ai nostri clienti di mantenere la propria continuità operativa in questo periodo di emergenza e attivando nuove iniziative, come una serie di webinar gratuiti per assistere ed informare i clienti relativamente all’utilizzo delle nuove tecnologie, disponibile anche attraverso la nostra ACS.Academy presente sul nostro sito internet. La nostra organizzazione aziendale basata sul concetto di Digital Workplace, ossia lavorare in maniera moderna quando serve e da dove serve, ci ha permesso di rimanere completamente operativi e contemporaneamente di rispondere prontamente all’aumento della domanda di soluzioni IT, a conferma del fatto che una cultura orientata al risultato assicura un notevole vantaggio competitivo”. Sempre in un’ottica innovativa, si rivela particolarmente strategica la recente acquisizione da parte del Gruppo ACS di Microline Networks, azienda veronese operante come System Integrator nel mercato dell’Information Technology, che va a consolidare la presenza dell’impresa altoatesina in settori di grande rilevanza, rafforzando le competenze di ACS negli ambiti del Datacenter e della virtualizzazione del desktop, nonché della sicurezza informatica. “L’acquisizione di Microline è in linea con gli obiettivi strategici del Gruppo – ha commentato Martin Plunger. “Innovazione, competenza e vicinanza al cliente sono i nostri principali valori e ispirano le nostre azioni quotidiane. Cerchiamo costantemente di migliorarci per affiancare le realtà con cui lavoriamo nel miglior modo possibile. Con questa operazione vogliamo mettere a disposizione dei nostri clienti un’offerta ancora più ricca di soluzioni e servizi, consolidando in tal modo la nostra posizione come partner IT di riferimento”. (gt)
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“Cogliere l’opportunità anche dalla crisi” Alberto Zanetti, amministratore delegato dell’omonima ditta: “Abbiamo delle responsabilità che devono andare oltre lo stato d’animo, siamo imprenditori e da noi dipende il destino della nostra attività”.
È UNA VOCE
energica e allo stesso tempo tranquilla, da cui traspare una buona dose di entusiasmo, quella di Alberto Zanetti, amministratore delegato dell’omonima azienda perginese, leader nella realizzazione di facciate continue in vetro. Una carica che non è scontata, considerato il clima di incertezza che sta caratterizzando il sistema socio-economico italiano, a causa dell’epidemia da Covid-19 e ai conseguenti problemi che le imprese si trovano ad affrontare. “Abbiamo delle responsabilità che devono andare oltre lo stato d’animo – spiega Alberto – siamo imprenditori e da noi dipende il destino della nostra attività, sta a noi reagire per cogliere l’opportunità anche dalla crisi”. In seguito al Dpcm del 22 marzo 2020, per la prima volta dalla sua fondazione nel 1972, l’azienda è stata costretta a chiudere e a chiedere la cassa integrazione per i suoi dipendenti. Quarantacinque collaboratori con cui Alberto e la sorella Donatella, con lui a capo dell’attività, hanno un rapporto che va al di là di quello tra datore di lavoro e dipendenti. Un legame basato sulla stima reciproca, sulla voglia di collaborare per raggiungere l’obiettivo comune. “Non abbiamo mai chiesto la cassa integrazione in 48 anni
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– racconta Alberto – è una cosa di cui vado orgoglioso. Siamo sempre riusciti a far fronte ai periodi di crisi con le nostre risorse, ma questa volta non abbiamo potuto farne a meno”. Di fronte all’improvvisa ondata pandemica e ai conseguenti provvedimenti governativi, anche la Zanetti ha dovuto abbassare le serrande. Quello che però il Covid-19 non è riuscito ad intaccare è lo stato d’animo con cui l’imprenditore perginese e i suoi collaboratori hanno deciso di reagire agli avvenimenti. Quarantadue anni, una laurea in economia e un master negli Stati Uniti, Alberto non ha solo le conoscenze e le competenze tecniche indispensabili per guidare un’azienda, ma soprattutto quel qualcosa in più, quel valore aggiunto che deriva dalla capacità di reagire a ciò che accade, da personali doti di resistenza e resilienza. “Sono convinto che il futuro se lo costruisca l’azienda. L’impresa – prosegue – deve essere sempre pronta ad adottare iniziative per affrontare i problemi che si possono presentare. “In queste settimane di chiusura forzata abbiamo continuato a lavorare da casa, a pensare, a progettare. Abbiamo voluto sfruttare questo periodo per concentrarci su quelle attività a cui prima non riuscivamo a dedicare abbastanza tempo”. L’implementazione del controllo di gestione mediante l’analisi dei dati relativi alle commesse degli ultimi dieci anni, l’adozione di software Mes per la completa digitalizzazione 4.0 della produzione, il nuovo sito aziendale, la definizione di una nuova politica di marketing e comunicazione, l’ampio ricorso di attività R&S per il lancio di un nuovo prodotto sono alcuni dei progetti a cui Alberto e i suoi collaboratori si sono dedicati durante le settimane di lockdown. “Dobbiamo riuscire a guardare alla situazione da un altro punto di vista e coglierla come un’occasione per creare valore aggiunto”. È con fiducia e ottimismo che Alberto ha sempre pensato al rientro in azienda. Ogni dettaglio è stato pianificato con precisione. A tutti i collaboratori viene regolarmente misurata la temperatura con termometri a raggi infrarossi. Gli operai, dotati di mascherine, sono divisi su due turni per garantire le misure di distanziamento, mentre gli impiegati lavorano prevalentemente in smart working garantendo la presenza in ufficio a rotazione. I
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pasti sono forniti da un’azienda di ristorazione e delle banche sono sicuramente utili nell’immediaconsumati in un apposito locale adibito a mensa. to, ma non bisogna dimenticare che si tratta pur Gli ambienti vengono regolarmente sanificati e a sempre di un debito che va restituito. Quello su tutto il personale sono state date istruzioni precise, cui bisogna concentrarsi è una politica economica “perché – sottolinea Alberto – un comportamento a medio e lungo termine che agevoli lo sviluppo individuale poco responsabile può causare gravi delle aziende. Una misura che ritengo efficace sarebbe la promozione da parte della nostra Provindanni per tutti”. “Il futuro dell’economia è incerto – prosegue – ab- cia di appalti rivolti ad aziende locali”. biamo due mesi di fatturato pari a zero, ma sono Ma la risorsa che, secondo Alberto, più di ogni fiducioso che la nostra azienda continuerà nel altra può salvare le imprese sono le imprese stesse. proprio percorso di crescita. Le nostre basi sono “Sono convinto – prosegue – che gli imprenditori solide, abbiamo lavorato tanto e siamo ripartiti debbano concentrarsi su ciò che loro stessi possocon una nuova progettualità e una nuova carica. no fare per affrontare la situazione, sul come (ri) Molti clienti erano ansiosi di riprendere i lavori e strutturare la propria azienda per far fronte alle conseguenze che ci sono e ci saranno. Le imprese di portarli a termine”. Negli ultimi mesi si è parlato delle misure che il trentine dovrebbero fare più rete tra loro. DobGoverno e la nostra Provincia, dovrebbero adot- biamo ragionare con maggiore senso di appartetare per aiutare le imprese a superare questa crisi. nenza ad una comunità con un progetto d’intenti Disposizioni che, secondo Alberto, devono essere univoco. Fare squadra e prediligere le filiere trentiattentamente ponderate. “L’importante – precisa ne. Solo così avremo delle fondamenta abbastanza – è che ci sia un equilibrio. Provvedimenti come solide per affrontare gli eventi avversi, anche i più la sospensione dei mutui o la liquidità da parte imprevedibili”. (gt)
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Il coraggio di non mollare Angelo Angeli titolare, insieme alla moglie Sabrina Avancini, di ZV Meccanica: “Abbiamo costruito la nostra azienda dal niente, ci siamo indebitati e abbiamo fatto investimenti. Conosciamo bene la fatica e le situazioni difficili”.
QUELLA DI
Angelo Angeli e Sabrina Avancini
ZV Meccanica non è solo la storia di un’azienda, ma è la storia di un sogno che si realizza, portato avanti con passione, coraggio e determinazione. Il sogno è quello di Angelo Angeli e della moglie Sabrina Avancini che nel 2009 decidono di mettersi in gioco e di rilevare l’azienda per cui lavorano come dipendenti, la ZV Meccanica di Arco. Dopo un periodo di trattative, nel 2010 l’impresa, fondata da Vittorio Zanella nel 1997 e operante nella meccanica di precisione, passa alla nuova direzione. Da allora ZV Meccanica non ha mai smesso di crescere, arrivando a contare oggi 29 collabora-
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tori e un fatturato di 5milioni di euro. Non ha mai rallentato, almeno fino al 22 marzo 2020 quando, a causa dell’emergenza epidemiologica e al conseguente Dpcm del Governo che imponeva la chiusura di tutte le attività non essenziali, anche ZV Meccanica ha dovuto fermare i macchinari e lasciare spazio ad un malinconico silenzio. “Abbiamo potuto lavorare fino al 25 marzo per concludere le spedizioni – racconta Angeli – poi abbiamo dovuto chiudere, ma abbiamo potuto riaprire in deroga il 14 aprile, perché collaboriamo con aziende ritenute essenziali. Quando devi chiudere non è facile, – prosegue Angeli – ma lo abbiamo accettato nostro malgrado. Si parlava di un paio di settimane. Il momento più duro è stato quando il Governo ha prolungato la quarantena. Allora ci siamo davvero preoccupati. Come imprenditori siamo abituati ad avere sotto controllo la situazione, in questo caso invece non potevamo controllare niente e abbiamo provato un gran senso di impotenza”. Angelo e Sabrina non sono però due persone che si lasciano scoraggiare facilmente, anche nelle situazioni più difficili sono sempre pronti a gestire l’imprevisto, ad accettare gli eventi e a reagire ad essi anche quando il mondo sembra crollarti addosso. “Io e mia moglie siamo un duo coriaceo – racconta Angeli con commozione – tre anni fa abbiamo dovuto affrontare la malattia di nostra figlia minore, Chiara. Abbiamo già fatto esperienza nell’uso di mascherine, guanti e disinfettanti. Speravo di non doverlo rivivere così presto, ma è una situazione a cui siamo già abituati. Abbiamo costruito la nostra azienda dal niente, ci siamo indebitati e abbiamo fatto investimenti. Conosciamo bene la fatica e le situazioni difficili”. Angelo e Sabrina, ai quali quella dote chiamata resilienza, di cui oggi sentiamo tanto parlare, è stata loro duramente imposta dalla vita, anche durante le settimane di chiusura non hanno perso tempo e si sono subito messi all’opera, pensando e progettando. Con loro anche la figlia maggiore, Giulia, entrata in azienda. “Ci siamo subito attivati, – spiega Angeli – per fare il punto sulle nostre risorse. Sono convinto che ogni impresa debba organizzarsi in modo tale da avere già al proprio interno i mezzi e le potenzialità per affrontare gli imprevisti. Abbiamo
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aperto delle linee di credito con la banca su cui potremo contare in caso di necessità, tenendo ben presente che i debiti vanno restituiti e che se non sono fondati su degli investimenti è difficile sostenerli. Abbiamo scoperto le potenzialità dello smart working e ci stiamo già organizzando per implementarlo anche dopo l’emergenza. Non si tratta solo di un ottimo strumento di welfare aziendale, ma permette anche di ottimizzare tempi e risultati, garantendo la possibilità di poter continuare a contare su personale preparato anche quando quest’ultimo, come nel caso della maternità, dovesse essere impossibilitato a raggiungere fisicamente il luogo di lavoro. Ci siamo messi all’opera anche per rivedere la gestione logistica, riorganizzando il nostro asset aziendale per poter operare in sicurezza secondo le disposizioni governative, ma anche in vista del trasloco che faremo a fine anno nel nuovo immobile attualmente in fase di ristrutturazione”. Qualità, tempestività, prodotti custom made e servizio post vendita sono i punti di forza di
quest’azienda che negli anni, passo dopo passo, ha saputo gettare fondamenta solide su cui oggi può contare. “A marzo -– spiega Angeli – abbiamo perso il 60% di fatturato, ad aprile il 35-40%. Ora la situazione sta migliorando. L’innovazione, la tecnologia e la formazione delle risorse umane, su cui abbiamo sempre investito, sono gli strumenti che ci consentono di reggere il colpo. A luglio festeggeremo i primi dieci anni di attività e siamo davvero soddisfatti di ciò che siamo riusciti a costruire. Non ci preoccupano i prossimi mesi. Il danno c’è, ma un’azienda basata su un sistema solido è in grado di far fronte a qualche mese di crisi. Se però l’emergenza dovesse durare a lungo, allora sì che inizierei a preoccuparmi davvero. Servirebbero, a mio avviso politiche economiche mirate all’incentivazione degli acquisti, unitamente ad un maggiore sistema territoriale di rete d’impresa. Si tratta, purtroppo, di un principio poco radicato in Trentino, sul quale dobbiamo lavorare”. (gt)
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Un cigno nero chiamato Covid-19 Esclusi dalle statistiche, in quanto altamente improbabili, i cigni neri sono eventi di enorme portata che sconvolgono il consueto equilibrio. Ecco cosa sta accadendo. di DANIELE BERTI, Confindustria Trento
PER IDENTIFICARE
e comprendere nel modo migliore quello che sta succedendo in questo momento nel mondo, mi permetto di citare la teoria del cigno nero sviluppata dal matematico libanese Nassim Nicholas Taleb. Un cigno nero è “un evento non previsto, che ha effetti rilevanti e che, a posteriori, viene razionalizzato inappropriatamente e giudicato prevedibile”. Tutte le statistiche, per sviluppare percentuali di probabilità di accadimento di un evento, partono prendendo in considerazione lo spettro del possibile. Un cigno nero è un evento che non viene preso in considerazione dalle statistiche ma che ha ripercussioni sociali ed economiche molto profonde, come è stato per esempio l’attentato terroristico dell’11 settembre al World Trade Center. La pandemia di Covid-19, che negli ultimi quattro mesi ha investito il mondo intero, rientra perfettamente nella definizione di cigno nero. Come tale, non può essere studiato con metodologie standard e contrastato attuando contromisure già utilizzate in passato, ma bisogna cambiare prospettiva e introdurre nuovi strumenti per assorbire il contraccolpo sanitario, sociale ed economico. Mai nella storia di molti di noi ci si è trovati ad affrontare una
crisi di queste proporzioni. L’economia globale sta andando in frantumi sotti i nostri occhi. Oltre alle centinaia di migliaia di perdite di vite umane, la pandemia provocherà perdite economiche colossali: 9mila miliardi di dollari per il 2020. Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) ha messo nero su bianco le drammatiche previsioni per l’anno in corso nel suo consueto World Economic Outlook, tracciando i contorni di una crisi senza precedenti. A fare la differenza, rispetto al passato, è che stavolta ad essere colpito è il mondo intero. L’Fmi indica come ben 170 Paesi potrebbero presentare una crescita negativa nel 2020, con una contrazione media del 6% negli Stati avanzati e dell’1% nelle nazioni emergenti. Nella migliore delle ipotesi quindi, con il contenimento del virus entro la seconda metà del 2020, il crollo del Pil mondiale sarà del 3%. La congiuntura tra crisi sanitaria ed economica rende meno probabile una rapida ripresa: la domanda è crollata, ci sono grandi “buchi” nelle catene di approvvigionamento globale e la crisi finanziaria coinvolge mercati e materie prime. Una menzione va fatta al mondo oltreoceano dove a preoccupare è la situazione socioeconomica, con i disoccupati che hanno raggiunto il livello record di 30 milioni di persone e continuano a crescere. Il tasso di disoccupazione è salito dal 3,5% (il valore più basso registrato negli ultimi 50 anni) fino al 4,4%, sebbene le stime della Federal Reserve prevedano il raggiungimento di un livello vicino al 10% entro la fine dell’anno. Anche per i paesi europei lo shock sarà davvero devastante. Nonostante la risposta politica rapida e integrata tanto a livello dell’Ue quanto a livello nazionale, quest’anno l’economia dell’Unione subirà una recessione di proporzioni storiche. I dati arrivati dalla Commissione Ue mostrano ormai in maniera abbastanza chiara che con la crisi causata dal Covid-19 l’Europa sia entrata nella più profonda recessione economica della sua storia. Tradotto in numeri, significa che per l’Eurozona il calo nel 2020 sarà del 7,7% e per l’intera Unione del 7,4%. Nel 2020 sarà la Grecia, tra i Paesi Ue, a registrare il maggiore crollo del Pil con una flessione del 9,7%. Seguita dall’Italia, con un calo del 9,5%. La Commissione Ue avverte che la pandemia avrà un grave impat-
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to sul mercato del lavoro, stimando un aumento del 9% della disoccupazione europea nel 2020. Lo shock per l’economia dell’Ue è simmetrico, poiché la pandemia ha colpito tutti gli Stati membri, ma secondo le previsioni l’ampiezza del rimbalzo del 2021 saranno marcatamente diverse. La ripresa economica dipenderà proprio dalla capacità dei Paesi di contenere la diffusione dei contagi, mettendo in atto misure per favorire la ripresa economica. I dati aggregati a livello europeo nascondono considerevoli differenze fra Paesi. Entro la fine del 2021 solo Germania, Croazia, Austria e Slovacchia torneranno ai livelli di fine 2019, mentre Italia, Spagna e Paesi Bassi è previsto rimanga al di sotto del livello di fine 2019 di più del 2%. La stima del crollo del nostro Paese contenuta nelle previsioni della Commissione Europea è perfino peggiore di quanto aveva stimato il governo nel Def, dove si indicava un calo dell’8% del Pil per quest’anno. Per Bruxelles il nostro debito raggiungerà il 158,9% nel 2020. Pandemia e lockdown spingeranno l’economia italiana in una profonda recessione, con un rimbalzo tecnico nella seconda metà del 2020, sostenuto dalle misure del Governo, e una parziale ripresa nel 2021. Le stime economiche della Commissione vedono il Pil italiano contrarsi del 9,5% quest’anno, e rimbalzare al 6,5% l’anno prossimo. All’interno del nostro Paese le varie regioni sono state colpite in maniera più o meno violenta dalla crisi. La differenza di intensità dipende dalla vocazione economica principale di ogni territorio. In Trentino nel primo trimestre del 2020 il fatturato complessivo realizzato dalle imprese diminuisce del 7,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. I settori che denotano una più significativa riduzione del fatturato sono quelli legati alla ristorazione e alle attività sportive (-30%), mentre il manifatturiero attesta una perdita del 7,5%. Anche l’occupazione si riduce del 3%, includendo anche i dipendenti attualmente beneficiari degli ammortizzatori sociali. Quello che spaventa maggiormente l’economia mondiale e quindi di conseguenza anche quel-
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la locale è la brusca frenata degli scambi commerciali, bloccando così intere catene del valore. L’export trentino denota un vero e proprio crollo con una diminuzione del 10,5%. Il nostro export è legato in maniera forte all’economia tedesca, soprattutto al settore dell’automotive, il quale era già pesantemente in difficoltà prima dello scoppio della pandemia. Nonostante le previsioni del Fondo Monetario Internazionale, ma anche quelle di altri organismi, non siano molto ottimiste, i Paesi hanno a disposizione diversi strumenti per rivitalizzare l’economia e sostenere la ripresa dell’attività. Le manovre già realizzate hanno avuto un impatto positivo, grazie a un’iniezione complessiva che ha superato gli 8 mila miliardi di dollari, rivolte soprattutto alla gestione della crisi sanitaria e al supporto di famiglie, imprese e delle fasce della popolazione più deboli. D’ora in avanti sarà necessario sostenere le banche e il sistema finanziario, attraverso l’azione delle banche centrali, che saranno chiamate a scongiurare la stretta del credito, garantendo fondi sufficienti per aziende, liberi professionisti e famiglie. I provvedimenti di politica monetaria dovranno assicurare la ripresa della produzione industriale, delle attività economiche e stimolare i consumi, puntando sull’innovazione tecnologica e la digitalizzazione dei servizi. In particolare, ogni Paese dovrà gestire in maniera accurata la Fase 2, allentando le restrizioni in modo graduale e monitorando l’evolversi della situazione, per scongiurare eventuali ricadute e aumenti improvvisi dei nuovi contagi. Per uscire dalla crisi economica 2020 sarà necessario l’impegno di tutti, tramite il coordinamento a livello globale delle misure da intraprendere per evitare il collasso del sistema economico-finanziario.
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Dopo la tempesta Alessandro Garofalo, propone in modo pragmatico alcuni consigli e strategie per affrontare con successo la sfida che ci attende. dI ALESSANDRO GAROFALO, Ceo e founder di Garofalo & Idee Associate
SI È SCRITTO
anche troppo di cigni neri o di altre 50 sfumature, vorrei essere pragmatico e costruire insieme a voi un nuovo game per possibilmente vincere la partita che ci si sta prospettando.
La strategia da seguire? Essere in grado di avere più alternative possibili per allargare il ventaglio delle diverse riconfigurazioni dell’intero sistema. Nulla di nuovo comunque, anni fa lo predicava Peter Senge profetizzando le organizzazioni in grado di apprendere. Pubblicò La quinta disciplina in italiano nel 1992 che: “ci dà degli schemi mentali per ‘vedere’ in termini di interrelazioni piuttosto che di catene causa-effetto lineari, considerando dei processi continui di cambiamento piuttosto che delle istantanee”. Questo scrisse nella prefazione il grande Alberto Galgano, colui che in assoluto, più di chiunque altro e per primo, mi ha insegnato la missione dell’innovatore. Già in quegli anni Giorgio Merli parlava di azienda olonico virtuale: un insieme di unità operative autonome che agiscono in modo integrato e organico, nell’ambito di un sistema a rete di tipo olonico (nuclei fra loro interattivi), per configurarsi ogni volta al meglio come catena del valore più adatta per perseguire le opportunità di business che il mercato presenta. Un’organizzazione olonica è quindi una rete integrata e organizzata di soggetti (organizzazioni, imprese, individui…) capaci di cooperare tra loro, mantenendo la propria autonomia in vista di finalità comuni e risultati condivisi. Come si può spiegare in modo semplice questo concetto? Analizzando i movimenti della stella marina: si sposta allungando e ritraendo le braccia, attivando solo i peduncoli necessari per lo spostamento. Per orientarsi usa il senso del tatto, del gusto e dell’olfatto.
Non ha occhi, ma molte specie sono dotate di organi che distinguono la luce dal buio. La stella marina ha una grande capacità di guarigione infatti le sue braccia, se vengono staccate, ricrescono in poco tempo. Non solo, a volte dall’arto staccato si genera una stella marina completa. Si parla di “struttura a stella marina” quando un sistema è formato da singole parti che possono sopravvivere, agire e riprodursi anche senza un controllo centrale (grazie all’Enciclopedia Ovo per queste informazioni). Ok, ma come si fa? In pratica cosa si può fare per ripartire? Propongo due aree di intervento con relative azioni: a) La prima riguarda la comunità delle persone che collaborano con noi • Ingaggiare costantemente le persone, tenerle concentrate, vedersi in video per cogliere i non verbali sottesi, prepararsi a ogni collegamento senza improvvisare, diffondere ottimismo, curarsi e curare l’estetica funzionale della propria postazione per ispirare ordine, pulizia, essenzialità • Parlare di futuro, non ricordare sempre i bei tempi • Riorganizzare i processi produttivi e di servizio nell’ottica delle nuove norme di sicurezza a tutela della salute, rispettando il distanziamento • Preoccuparsi di pagare i fornitori ove possibile. Dobbiamo costruire un sistema che attivi tutte le singole unità di fornitura diffuse sul territorio, realizzando così una rete di intelligenza collettiva, gestibile anche da remoto. • Aumentare la digitalizzazione e investire in cybersecurity • Fare azioni di benchmarking con colleghi imprenditori, manager, per discutere e condividere approcci ai problemi
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•
Sanare le cicatrici e ferite che tale situazione ha lasciato nella mappa valoriale della propria azienda per riconsolidare il senso d’appartenenza • Migliorare lo smart working e assumere modalità di open leadership. Charlene Li pubblica nel 2011 Open Leadership per Rizzoli, dove si discute di come dirigere con successo nell’era digitale, e cioè perdendo il controllo. Il primo mese di #Coronavirus ha dimostrato che il distanziamento sociale e le modalità di lavoro da remoto hanno azzerato il vecchio concetto di “capo”. Tutto questo va fatto con rapidità e sincronismo. Meditiamo a questo punto, pensando anche al periodo di quarantena che stiamo attraversando, sulle parole con cui Valentino Rossi definisce la velocità per Zingarelli: “Ci vuole testa e fisico per la velocità. Quella padronanza che permette di apprezzare la lentezza, quando essere veloci non serve affatto.” b) La seconda si concentra su come far diventare resiliente un’azienda Il concetto di resilienza si accompagna a quello di rigenerazione e di riorganizzazione in un processo di mutamento continuo. È la capacità di un sistema di confrontarsi con i cambiamenti e continuare a svilupparsi. Attraverso quali azioni? • Riconoscere le diverse vulnerabilità dell’organizzazione, facendo quindi una mappa dei rischi • Cercare un trade-off tra efficienza e ridondanza cioè distinguere l’essenziale dal superfluo e ridurre i costi agendo sull’analisi degli sprechi individuando i costi della non qualità (si pensi che in aree di servizio raggiunge circa il 20% dei costi operativi). Quindi è opportuno imparare a convivere con i paradossi, non è detto che bisogna sempre risolverli • Dare spazio a punti di vista diversi, avere collaboratori forti sul critical thinking e robusti a livello di digital soft skills (digital awareness, virtual communication, self-empowerment, knowledge networking e co-creativity) • Alimentare la creatività dal basso (logica di startup, spin-off e hackathon) • Imparare dagli errori traendo spunto da Samuel
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Beckett “Ho sempre tentato. Ho sempre fallito. Non discutere. Prova ancora. Fallisci ancora. Fallisci meglio”, splendida sintesi del metodo Hansei • Mantenere viva l’osservazione dei trend esterni: ritengo questo ultimo punto fondamentale, bisogna essere attenti lettori di quello che succede fuori. Questo osservatorio deve riguardare diversi aspetti: i contenuti digitali, la politica, l’economia, la tecnologia, l’ambiente e anche l’ambito legale. Insomma tutto quello che fa parte del sistema esogeno. Dobbiamo concentrarci sui cambiamenti delle esigenze del nostro cliente e cogliere le domande inesplorate e/o insoddisfatte per trovare i famosi oceani blu o come dice il grande Alberto Bubbio “laghetti blu”, tramite tecniche come ad esempio i settori merceologici, Design thinking o rivisitazioni moderne del metodo Triz. È opportuno utilizzare tecniche di anticipazione, di Scenarios Map, di prospettive regressive. A questo punto, appena si rientrerà in azienda consiglierei all’imprenditore di circondarsi di una task force con comando per competenze. Superata l’emergenza bisogna includere gruppi interdisciplinari che sappiano governare la complessità. “L’intelligenza è distribuita e la soluzione sarà il risultato auto-organizzato di interazioni emergenti tra persone, organizzazioni, enti di ricerca, università, fornitori”, come ci dice il prof. Alberto Felice De Toni. È importante che il Dna dei componenti del gruppo sia il più vario possibile. Tale gruppo dovrà lavorare in ottica lean, quindi avrà a disposizione una data room (in perfetto stile Gabanelli) per ridurre i tempi di comunicazione, dove si incontrerà (anche in remoto) e potrà visualizzare tutte le informazioni, i dati e le infografiche utili alla presa di decisione veloce. Abbiamo visto alcuni spunti per ripartire. Vorrei chiudere con una frase del Principe Fabrizio Salina ne Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa: “Appartengo ad una generazione disgraziata, a cavallo tra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare meno di accorgersi, sono privo di illusioni”.
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Ipocrisia e sostenibilità “Quando facciamo scelte, di qualunque natura esse siano, proviamo a chiederci in quale sistema ci muoviamo e quali saranno gli effetti anche secondari delle nostre scelte”. di LEONARDO FRONTANI, consulente Assoservizi, certified professional, facilitator e “aspirante futurista”
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anni fa ad Atene gli ipocriti, pestavano leggeri le assi di quercia levigate della Scena indossando maschere grottesche che coprivano il viso lasciando liberi gli occhi e la bocca. Noi tutti oggi, nel mondo fortemente industrializzato, calchiamo la scena di una commedia universale, in cui siamo attori, ipocriti, indossiamo la maschera della generazione umana più evoluta, che nasconde la nostra faccia colpevole di quelli che ogni giorno evitano con perizia di guardare alla realtà. Dal punto di vista storico, non c’è mai stata così tanta sicurezza e benessere nella nostra società nel suo complesso (Harari, Laloux). Malgrado questo abbiamo l’ossessione del controllo che illusorio per definizione, alimenta la paura. Abbiamo cibo in eccesso e lo sprechiamo, abbiamo una cura per quasi tutti i malanni ordinari, abbiamo scuole per imparare tutto ciò che desideriamo, abbiamo la possibilità di promettere ai nostri figli che nella vita potranno fare ciò che vorranno, diamo il benessere quotidiano per scontato e abbiamo un consumo che diventa intrattenimento e ci aiuta anche a combattere l’ansia o nutrire la nostra voglia di essere visti. Una società signorile di massa per il cui mantenimento in vita, ogni giorno combattiamo. In una forsennata missione quotidiana di
produzione e consumo, non nascondiamo la nostra presuntuosa aspirazione a sconfiggere le variabili di spazio e tempo. Non vogliamo morire, non vogliamo invecchiare, non vogliamo spostarci, ma vogliamo essere in posti diversi nello stesso momento; vogliamo comunicare sempre ed essere connessi con qualunque cosa in qualunque momento; vogliamo che i nostri desideri siano soddisfatti in un tempo ragionevole che è sempre troppo breve. Ipocriti, quando ci lamentiamo delle discariche o degli inceneritori (chiamiamo le cose con il loro nome); ipocriti quando la spiaggia è troppo sporca, quando lungo i fiumi la nostra passeggiata è disturbata da migliaia di sacchetti di plastica portati dalla piena; ipocriti quando compriamo auto sempre più grandi; ipocriti quando riempiamo la nostra casa di oggetti e poi compriamo una seconda casa per metterne altri e poi li cerchiamo, non li troviamo e se li troviamo dobbiamo tenerli in ordine, pulirli, lavorare un po’ per prendercene cura; ipocriti quando per lavare bene l’insalata usiamo 6 litri d’acqua potabile; ipocriti quando ingoiamo integratori alimentati per favorire una dieta ipocalorica o per combattere il colesterolo; ipocriti quando alziamo i termostati e spingiamo il pedale dell’acceleratore, ipocriti quando vogliamo che la soluzione venga trovata da un uomo forte (uomo, non donna), che prezzolato messia nelle aziende o nella politica, eserciti il potere temporaneo di “padre” per tirarci fuori dai guai. Leonardo Frontani
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Non lasciatevi ingannare, non sono un odiatore di professione o un vagabondo antisociale che condanna la società contemporanea. Anche io faccio parte di questo circo e questo mi toglie il sonno. Ho passato il 2019 ad esaltarmi per il movimento di Friday for Future ed è servito a farmi comprendere quanto sia anche io un ipocrita a non voler accorgermi che le mie 70 mail al giorno producono indirettamente 84 kg di anidride carbonica (fonte CWJOBS) ed è solo un aspetto di questa commedia quotidiana. Ognuno di noi, da quando apre gli occhi al mattino, contribuisce ad un copione che nessuno vuole leggere e che parla di insostenibilità di questo stile di vita fatto di consumo di tutto, anche dell’aria e dell’acqua così come delle relazioni e delle emozioni. Ma questo non è l’articolo di un ecologista un po’ fanatico, ma di chi lavora con le persone e accoglie quotidianamente tante storie che parlano di prestigio e di guadagno, di benessere e di relazione, di comodità e di sicurezza. Storie di dipendenza e di voglia d’indipendenza, ma pochissime storie di consapevolezza che lo scenario in cui ci muoviamo è caratterizzato da interdipendenza. In questi ultimi 20 anni ho visto in aula circa 12mila persone. Se avessi compreso prima che tutto va misurato con la lente dell’interdipendenza, avrei potuto dare un contributo forte al cambiamento? In questo secolo abbiamo forse l’ultima possibilità di abbandonare una visione del mondo stantia e una percezione della realtà inadeguata a un mondo sovrappopolato e globalizzato. I fenomeni non possono essere capiti studiandoli separatamente, in quanto sono problemi di sistema, che parlano la lingua dell’interconnessione e dell’interdipendenza. La vera crisi che viviamo non è quella dell’energia, dell’acqua o dell’aria, ma quella della percezione che ciò che riguarda me, non riguardi l’altro. Non aspettiamoci nulla dalla politica e da padri o messia. Non ho alcuna fiducia nella politica, perché non ha alcuna alfabetizzazione al futuro. In Italia ci sono tre temi su cui costruire la sostenibilità, ma stiamo facendo veramente poco: la popolazione invecchia. Nel 2050, una persona su 3 avrà più di 65 anni. Come potremo gestire il sistema pen-
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sionistico, quello sanitario, il mondo del lavoro? Se non cambiamo ora e adottiamo una visione sistemica, come potremmo permetterci di essere ancora un Paese ambizioso? Secondo punto: nel 2050 la temperatura media del globo, se non cambiamo ora, s’innalzerà quanto basta affinché il Mediterraneo diventi una pentola d’acqua calda, il mare si solleverà, le spiagge scompariranno, l’agricoltura tradizionale diventerà insostenibile, gli italiani si sposteranno verso nord, in tanti, tantissimi per non parlare di ciò che succederà in altri continenti. Come gestire questa nuova urbanizzazione che arriverà anche alle Alpi che tanto amiamo e proteggiamo? Terzo punto è la rete: tutto diventa automatismo, tutto è on-line. Siamo pronti a proteggerci da un possibile crack della rete o da un cyber attack in grande stile? Cosa succederebbe se cartelle sanitarie, conti bancari, atti amministrativi e giudiziari e così via, fossero cancellati? La nostra specie ha un’intelligenza sistemica innata che oggi fiorisce ancora nelle popolazioni indigene della Terra, dai Sami ai Boscimani: ovunque ci troviamo e qualunque cosa stiamo facendo, siamo sempre parte di qualcosa di più grande. Occorre distogliere il nostro sguardo dal particolare e aprirci a una visione panoramica che ci consenta di superare la logica taylorista e fordista della massima efficienza per sostituirla con sostenibilità. Immagino che chi ha avuto la pazienza di leggere fin qui ora penserà che siamo tutti capaci di scrivere e parlare, ma poi occorre trovare soluzioni. Ecco io ho la mia piccola scoperta professionale e umana da condividere: il segreto del successo dell’uomo è legato alla sua capacità di fare comunità. La sua intelligenza più grande è la capacità di legare il molteplice attorno a sé e acquisire una visione sistemica: sistema deriva dal greco syn e histanai che significa “mettere insieme”. Quando facciamo scelte, di qualunque natura esse siano, proviamo a chiederci in quale sistema ci muoviamo e quali saranno gli effetti anche secondari delle nostre scelte. Solo così, a mio giudizio, possiamo ancora guardare negli occhi i nostri bambini, prendere la loro mano e rassicurarli che andrà tutto bene.
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