l'opinione
Per una Pubblica Amministrazione migliore La semplificazione possibile secondo Sergio De Felice, presidente di sezione del Consiglio di Stato di Raffaella Venerando
Sergio De Felice presidente di sezione del Consiglio di Stato
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residente, citando Tacito, potremmo dire che il nostro Paese è vittima di un paradosso: «Troppe leggi, nessuna legge». Lei ritiene che, in tema di contratti pubblici, si deve e si può guarire dal morbo del troppo diritto. Come? Sul codice dei contratti pubblici, una prima semplificazione rapida e certa la si potrebbe avere - come di recente espresso dal presidente del Consiglio di Stato Filippo Patroni Griffi - innanzitutto abbattendo il cosiddetto goldplating. La normativa attuale andrebbe, infatti, sgrossata dall’appesantimento attuato dallo Stato italiano nel recepimento delle direttive Ue. Un’operazione possibile e realizzabile in tempi brevi. Altre riforme di sistema necessitano invece - come sottolineato dallo stesso presidente del Consiglio Draghi - di modifiche lente, di una continua attività manutentiva, espungendo sì le norme inutili, ma senza alcuna improvvisazione. Interventi a oltranza e norme emergenziali non fanno altro che generare
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incertezza e sconcerto, mentre le riforme di sistema, perché siano efficaci e quindi durature, richiedono a loro volta tempi di approfondimento, visione, armonia nelle correlazioni tra le diverse parti. In Italia sono stati scritti i codici importanti per la vita dei cittadini anche durante la tragedia della seconda Guerra mondiale, e le migliori menti del tempo vennero coinvolte e, consapevoli della tragicità del momento, seppero cogliere l’esigenza del lascito ai posteri. Pertanto, nel settore dei contratti pubblici, la soluzione a portata di mano è lo snellimento e la redazione di un codice sulla base delle sole direttive europee, nei tempi giusti. Stazioni appaltanti: cosa propone? Sarebbe utile rendere obbligatoria la loro aggregazione? Il Codice dei contratti pubblici è strutturato per prevedere l’espletamento di gare di una certa importanza, evitandone la polverizzazione. Per l’attuazione del Recovery Plan, a seconda delle materie, immagino ne saranno individuate diverse in
relazione ai grandi interventi da farsi. Ma un altro aspetto è sul punto fondamentale: come si provvederà alla complessità dei procedimenti che affiancano i differenti interventi, quanti saranno gli enti coinvolti? Occorre sfruttare l’occasione per intervenire sul rapporto tra i diversi livelli di governo e sui procedimenti autorizzatori. Una volta assunte delle decisioni, sarà necessario che ci sia accordo sulle stesse. Saranno indispensabili, pertanto, “strumenti di raccordo” (come le conferenze) tra diversi livelli di governo secondo un modello di integrazione e non di separazione delle competenze (come in Germania) in cui gli Enti consumano il potere secondo il principio maggioritario e ci si può dolere solo per lesione del principio di leale collaborazione e non già ricorrere in via giurisdizionale per ogni motivo, deflazionando il contenzioso tra Enti pubblici. Negli ultimi mesi molti plaudono al “modello Genova”, simbolo di efficacia e rapidità. Ma fretta e qualità non è detto