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a cura di
Stefania Calzà Santoni
Il ritorno alla natura Il biancospino (Crataegus monogyna)
Nel linguaggio dei fiori è il simbolo della prudenza, ma nell'antica Grecia e Roma il biancospino era auspicio di speranza, matrimonio e fertilità.
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l nome del genere Crataegus deriva da l greco “Kratos” = forza, in riferimento alla robustezza della pianta, in particolare del legno (molto ricercato dai falegnami) e delle sue spine, vigorose e potenti; nonostante la bellezza e la dolcezza dei fiori è infatti una pianta che da molta forza. Veniva infatti sempre piantata accanto alle case rurali con un ruolo di buon auspicio e di protezione formando siepi forti e spinose. Queste uniscono la bellezza estetica con l’indubbio vantaggio di dare alla proprietà protezione da intrusi e animali selvatici. Il Crataegus infatti è capace, se opportunamente
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/mercoledì 3 marzo 2021
potato, di creare barriere spinose invalicabili. I Crataegus vengono chia mati “biancospini” per le spine pre senti sui rami e per la bella fioritura di colore candido. Monogyna: dal greco “mónos” = unico e “gynè” = femmina indica che il fiore ha un solo pistillo che è l’organo ripro duttore femminile. In siti archeologici risalenti al Neoli tico sono stati ritrovati semi dei frutti di biancospino. I romani dedicarono il biancospino a Maia, dea del mese di maggio e della castità e ponevano ramoscelli nelle culle dei bambini per proteggerli dagli spiriti maligni. Nell’antica Grecia era una pianta fortemente simbolica legata alla speranza. Nel Medio evo in Europa i frutti erano uti lizzati per fare il vino. L’uso terapeutico della pianta è atte stato dal XIII secolo mentre du rante la seconda guerra mon diale in Olanda i frutti erano utilizzati come succedaneo del caffè. Il biancospino cresce spontanea mente in Europa e nel bacino mediterraneo e viene spesso uti lizzato per formare siepi orna mentali. Questo genere di pianta può superare i 10 metri di al tezza e può raggiungere anche i 400 anni di vita. Pur predili gendo terreni fertili è possibile vederlo crescere in terreni pietrosi al margine dei boschi. È possibile distinguere il bianco spino comune da quello selva tico solamente osservando l’in terno delle sue bacche. Quello comune infatti contiene
un solo nocciolo a differenza di quello selvatico che ne contiene due. La pianta fiorisce da marzo all'inizio di giugno con piccoli fiori bianchi riuniti in ombrelle, molto profumati e delicati; i frutti maturano in piena estate e assumono un bel colore rosso brillante che invecchiando vira fino al granato scuro, e formano gradevoli macchie di colore fra la vegetazione estiva. La droga è rappresentata soprattutto dai fiori, e in minor misura dalle foglie; le infiorescenze si raccolgono in marzo aprile, quando sono in boccio. Il Biancospino contiene flavonoidi, come iperoside, rutina, e procianidine.
CURIOSITÀ Un innegabile vantaggio di questo arbusto è la capacità di rendere il giardino “vivo”: tra le sue fronde fanno il nido molti piccoli uccelli, che si nutrono poi anche delle sue bacche durante l’inverno. Durante il periodo vege tativo, invece, con i suoi abbon danti fiori è in grado di attirare insetti gradevoli come api e farfalle. Il biancospino si molti plica soprattutto per seme, op portunamente trattato per ac celerarne la germinazione. In na tura tale operazione è garantita dal tubo digerente degli uccelli che si nutrono della polpa ed espellono il seme con le feci diffondendo la specie.