L'ECO

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ATTUALITÀ Finanza

Le terre rare e il nostro futuro

a cura di

Rosy Battaglia

Non sappiamo i loro nomi, ma li maneggiamo ogni giorno

S

u di loro puntano la chimica verde e l’economia rinnova­ bile. Sono indispensabili per la produzione di energia eolica, solare ed elettrica e per le comunicazioni ottiche. Ma anche per l’industria aerospaziale e militare. Soprattutto, le cosiddette «terre rare» sono ormai per antonomasia, i metalli delle nuo­ ve tecnologie. Eppure la loro filiera è ancora lineare e il riciclo raggiunge a stento l’1% della produzione mondia­ le. Estrarle e raffinarle ha inoltre altissimi costi ambientali e sociali. E i loro listini di vendita non sono soggetti a mercati regolamentati. «Sono risorse strategiche ma non so­ no rinnovabili», ha ricordato recente­ mente il ministero dell’Industria e dell’Information technology del mag­ gior produttore al mondo, la Cina. Da sola detiene oltre il 62% della pro­ duzione globale mineraria, circa il 90% della produzione e il 36.6% delle riserve mondiali. Seguita dagli Stati Uniti con il 12,3%, il Myanmar con il 10,5% e l’Australia con il 10%. Non ne siamo ancora pienamente consapevoli. Ma il futuro sostenibile dell’umanità è legato a doppio filo 10

/mercoledì 3 marzo 2021

proprio ai Rare Earth Elements (REE), per le loro preziose proprietà elet­ trochimiche, magnetiche e ottiche. Sconosciuti ai più, sono 17 metalli presenti nella tavola periodica degli elementi chimici, con colori che variano dal grigio all’argento. Lucenti, malleabili e duttili. Includono lo scandio (Sc) e l’ittrio (Y ), più l’intera serie dei lantanidi, gli elementi chimici dal numero atomico dal 57 al 71. Nell’ordine: lantanio (La), cerio (Ce), praseodimio (Pr), neodimio (Nd), promezio (Pm), samario (Sm), europio (Eu), gadolinio (Gd), terbio (Tb), disprosio (Dy), olmio (Ho), erbio (Er), tulio (Tm), itterbio (Yb), lutezio (Lu). Tutti scoperti in epoca relativamente recente: il primo, il terbio nel 1782 in Svezia. Gli altri tra il 1800 e il 1900, ad esclusione del promezio, ottenuto artificialmente nel 1945. A loro si aggiungono, ma attenzione a non confonderli, i cosiddetti «raw ma­ terials» ovvero le materie prime critiche che comprendono tra gli altri, i metalli ferrosi e i «non metalli» più noti, come il litio, il cobalto, il nichel, altrettanto indispensabili per le tecno­

logie green. Anch’essi causa ancor più nota di devastazione ambientale e di sfruttamento delle popolazioni nei Paesi dove sono situati i grandi giacimenti. Ce lo ricorda la clamorosa causa giudiziaria in corso negli Stati Uniti promossa da quattordici fami­ glie congolesi e dalla International Rights Advocates contro le più impor­ tanti multinazionali tecnologiche al mondo tra cui Tesla, Apple, Google e Microsoft. Dagli smartphone ai pannelli so­ lari: ecco dove sono le terre rare Delle terre rare, dunque, non cono­ sciamo i nomi. Eppure ognuno di noi le maneggia ogni giorno. Sono infatti all’interno degli smartphone, nei touchscreen, nelle lampade, negli hard disk dei computer. Ma sono anche alla base di fibre ottiche e laser, di moltissime apparecchiature mediche, nelle batterie per le auto elettriche. Costituiscono magneti per­ manenti, sensori elettrici, convertitori catalitici indispensabili per automo­ bili, turbine eoliche, pannelli fotovol­ taici. E su di loro è basata tutta


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