Italia Ornitologica, n°4 - 2022

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DIDATTICA & CULTURA

Sui canarini parlanti di FRANCESCO SAVERIO DALBA, foto AUTORI VARI

[5.] I canarini parlanti Ecco dunque il passo dei volume del Russ, che mi stupì in maniera inattesa. Molti ricordano l’11 settembre 2001 (quel giorno, ad esempio, trovai i resti ossificati di un soldato della prima guerra mondiale in una buca sulla Forcella di Valmaggiore e vidi per la prima volta un Francolino di monte, posato su un albero), parimenti l’impressione che mi destò il passo del Russ è tale da riportarmi a sua volta all’esatto momento in cui lo lessi: “In molti casi il canarino ha imparato a parlare” (p. 5). In un paragrafo del manuale di Zoologia di R. Wehner e W. Gehringer, dedicato all’ontogenesi del comportamento, viene riportato uno studio sullo sviluppo canoro delle vedove africane che parassitano la prole dei bengalini, mostrando uno sviluppo canoro simile a quello dei loro ospiti (p. 407) “Durante una fase di imprinting i giovani maschi delle vedove apprendono l’intero repertorio canoro dei loro genitori ospiti che in tal caso è estraneo a quello della loro specie”; mentre conclusa la fase sensibile non fanno proprio il canto di altre specie di bengalini. (Questo sembra vero anche per le gazze, che dopo un certo periodo non imparano parole nuove). Gli autori poi concludono: “In alcune specie di uccelli, tuttavia, la flessibilità dello sviluppo canoro si conserva per un tempo maggiore: ad esempio nei canarini compare una nuova fase sensibile all’inizio di ogni periodo riproduttivo”. Sull’apprendimento di nuovi canti da parte dei canarini si è scritto molto su questa rivista; anni fa venne pubblicato anche un interessante articolo avente ad oggetto alcuni dischi o dei veri e propri organetti per insegnare le melodie ai ciuffolotti ed a i canarini (il Russ, in nota alla stessa p. 5, riferisce addirittura di ciuffo-

Seconda parte

lotti parlanti), per altro verso i canarini cosiddetti da canto non vanno tenuti con altri uccelli, pena l’errato apprendimento. In Francia vi era un organetto, chiamato serinette, progettato per insegnare alcune melodie ai canarini, e nell’epoca degli automi -che è quella dei Lumi – vennero prodotti in particolare due automata che rappresentavano dei canarini. Il primo era composto da un uccellino e serinette: quando lo strumento iniziava a suonare, il canarino meccanico imitava maldestramente la melodia, migliorandosi alla seconda esecuzione, per divenire preciso nella terza. L’altro automa fu costruito da Jacques de Vaucanson, famoso per la sua “anatra dige-

Serinette od organetto per Fringillidi

ritrice”: un robot meccanico che ingeriva dei semi e li espelleva dopo averli apparentemente digeriti (in realtà vi erano al suo interno due scomparti: nel primo finivano i semi ingoiati, nel secondo era contenuto l’apparente seme digerito); oltre a quest’anatra costruì proprio un canarino parlante. Ma sono esistiti dei veri canarini parlanti? Nella citata edizione inglese del volume di Russ (The speaking parrots) l’autore è, giustamente, molto più cauto; alla pagina 247, nel capitolo dedicato alle cocorite parlanti, scrive: “Storie di canarini dotati del dono della parola, sono state pubblicate da molto tempo, ma sono state generalmente recepite con incredulità, nonostante provenissero da fonti degne di fede”. Quali sono dunque queste fonti? La principale è una lettera, intitolata: “Note on a Talking Canary, adressed to Dr. Gray, V.P.Z.S., By S. Leigh Sotheby”; note su un canarino parlante, indirizzate al dottor Gray, vice presidente della Zoological Society, di S. Leigh Sotheby, del 26 marzo 1858. Essa è pubblicata dallo stesso Gray nell’autorevolissimo giornale della Zoological Society: Proceedings of the Zoological Society of London, p. 26, 1858, pp. 231 e seguente. Il mittente, signor Sotheby, è il fondatore della casa d’aste Sotheby’s. In precedenza egli aveva interloquito con Gray verbalmente, riferendogli di un canarino parlante e, con la lettera, tornava sul tema, riportando “tutte le informazioni che aveva ottenuto in merito, dalla signora dal quale era stato cresciuto ed educato”. I genitori dell’animale avevano svezzato molti pulli, ma tre anni prima solo una delle quattro uova si era dischiusa, il piccolo era stato abbandonato e la madre aveva iniziato a costruire un nido sopra

NUMERO 4 - 2022 19


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