Dall’archivio storico F.O.I.
Specie e Razza (1ª parte) di U. ZINGONI (ITALIA ORNITOLOGICA in più parti annate 1986-1987)
Talora si è fatta una certa confusione fra diversi aspetti attinenti alla classificazione in genere ed al concetto di razza in particolare, nonché all’evoluzione e selezione. Vi sono state anche forti critiche su taluni articoli, nonostante puntualizzazioni, ritenute insufficienti, tanto che abbiamo deciso di riprendere un vecchio ed importante articolo del prof. Zingoni, che nonostante la data è ancora molto valido. Certo vi possono essere aspetti discutibili, come quello della consanguineità, ma le discussioni sono sempre utili, specialmente su temi oggetto di dibattito. Ora riteniamo utile segnalare che il concetto di razza, molto discusso, oggi si tende a riservarlo solo a diversificazioni avvenute allo stato domestico, in seguito a selezioni opera dell’uomo. Buona lettura. La Redazione
In Ecologia qualunque gruppo di animali (e piante), in qualche modo affini fra loro, viene abitualmente definito con il termine di popolazione, implicante il concetto di tempo e di luogo, poiché i connotati di essa, per il continuo variare di qualunque patrimonio genetico e per le condizioni ambientali di norma mutevoli, possono variare sia col trascorrere del tempo che da un ambiente all’altro. Si sente dire per esempio: la popolazione delle Taccole (Corvus monedula) cittadine è molto aumentata in questi ultimi decenni (l’ecologo cercherà di individuarne le ragioni). La popolazione delle Mosche italiane è divenuta adesso insensibile a certi insetticidi. La popolazione di ungulati del Parco dello Stelvio è in aumento. La popolazione di Trote dei Lago di Garda è composta da queste certe Specie in concorrenza fra loro. Potremmo anche dire che la popolazione italiana di Arricciati di Parigi o di Gloster è diversa da quella francese per queste e queste ragioni, ma occorrerebbe fare delle precisazioni... In Genetica il termine popolazione viene soprattutto usato in riferimento
alle frequenze alleliche e alla eventuale loro selezione in animali (o piante) costituenti Specie o Razza, tanto allo stato selvaggio quanto domestico o di laboratorio, sia per motivi di studio che di reddito di allevamento. Il Lettore penserà che sarebbe stato uguale dire: le Mosche, anziché la popolazione delle Mosche.... ma non sempre è così, poiché nel termine popolazione vi è compreso il concetto essenziale di un insieme di animali che senza eccezioni sono tutti liberi di incrociarsi fra loro, con tutte quelle implicazioni legate a questo concetto che esamineremo nelle prossime pagine, prima fra tutte la eventuale suddivisione di grandi popolazioni in più piccole sottounità. Qualunque popolazione animale, anche la più selezionata, comprende soggetti fra loro differenti per connotati e comportamento. L’entità di queste differenze, sia qualitative che quantitative, cioè la struttura di una popolazione è oggetto di studio dei genetisti. Le conseguenti maggiore o minore omogeneità (o eterogeneità) dei sin-
goli connotati di una popolazione vengono espresse mediante curve della variabilità (sin. di frequenza, a campana, Gaussiane, ecc.). Queste curve non riguardano caratteri mendeliani, poiché questi appaiono in rapporti prettamente discontinui (ad esempio, 25%, 50%, 25% nel caso della 2 a Legge di Mendel), riguardano invece i caratteri quantitativi, dipendenti, come è noto, dai giuochi di combinazione di molti alleli. Fra questi caratteri, il peso e la lunghezza del corpo, la lunghezza delle piume, l’intensità del colore, ecc., tutti connotati che possono essere facilmente misurati con una qualche unità di misura (grammo, metro, ecc.). Facciamo un esempio. Vogliamo avere un’idea quanto più possibile esatta del peso di una certa Razza di Canarini. Sarà allora opportuno tenere distinti i risultati dei rilevamenti fatti in differenti periodi dell’anno, distinguere i maschi dalle femmine, i giovani dai vecchi, e così via. Si osserva che il peso medio di un Arricciato di Parigi è di 25-26 grammi, ma la curva di variabilità è assai diversa se si restringe il campo di indagine. Se non facciamo alcuna distinzione fra sesso, stagione, età, ecc., questa curva è fatta in un certo modo. Se si considerano i due sessi separatamente si hanno due nuove differenti curve. Se si rilevano i pesi in novembre o in maggio si hanno ancora risultati differenti. La figura 1 mette in evidenza alcuni di questi fatti. La curva A, ottenuta da oltre cento misurazioni su quasi tutte le Razze di Canarini più diffuse, può essere riferita all’intera popolazione di Canarini esistenti al mondo, dal piccolo Canarino selvatico al grosso Parigino. Sostanzialmente è la curva che dà il peso medio dei Canarini domestici senza distinzione di Razza; perciò la variabilità è massima, andando dai 14 grammi (Canarina selvatica, ecc.) ai 29-30 (Parigino novello maschio in luglio) con un valore medio di 21-22 grammi, corrispondente al peso di un “Sassone” di lieve o media adiposità.
NUMERO 12 - 2021 29