POMEZIA-NOTIZIE
Novembre 2021
PHILIPPE DAVERIO LA FASCINAZIONE DELL’ARTE di Salvatore D’Ambrosio
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SCE postumo il volume di Daverio sulla fascinazione dell’arte. Ed esattamente a un anno dalla sua scomparsa, avvenuta il 2 settembre del 2020. Il volume è una lunghissima chiacchierata sul mondo dell’arte. Lunga ed affascinante come lo erano le sue presenze televisive. La persona Daverio e non il personaggio, poiché lui non si sentiva tale anche se di personalità ne aveva da vendere, ci ha tenuto compagnia per diverso tempo con le sue discussioni sull’unica cosa che attira universalmente tutti gli esseri umani: l’arte. La prima cosa che colpiva e che forse affascinava, era il suo modo di vestire un poco d’antan. I suoi panciotti non solo colorati, ma anche dalle fantasie più ricercate, attiravano subito l’attenzione. E poi il farfallino, che solo uno snob come lui riusciva a portare con disinvoltura, anche quando erano confezionati con i tessuti più appariscenti. E quelle giacche di stoffe ruvide, unite a pantaloni di velluto a coste larghe o di fustagno, che davano un senso di calore, di giornate in campagna, di vita semplice, di borghese alla mano che non si vestiva di boria, per il semplice motivo che era essenzialmente un salvadanaio di cose preziose da elargire. Cose che non teneva per sé, ma che diffondeva per l’uso degli altri. Diceva che quel “mestiere” non lo faceva per conquistare accrediti politici. La sua era una vocazione. Nel senso che era una voce che da dentro chiedeva di sapere, di conoscere, di appagare esigenza intima di curiosità. E fu per questa esigenza che percorse l’Italia e il mondo alla ricerca di tracce che lo conducessero verso un affresco dimenticato, un dipinto da rivalutare, un disegno da interpretare.
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Per lui, come ebbi già a dire, non contava il nome dell’artista, ma quello che con il suo lavoro e la sua ricerca diceva e apportava di nuovo al mondo dell’arte. Da brillante divulgatore e professore universitario, vagabondava coscientemente e scientemente tra culture diverse. Le quali non erano mai distanti tra loro. Spiegando nel libro il mito della sirena Partenope, per esempio, ci fa capire perché esiste un legame tra Napoli e il Medio Oriente. Le sirene, spiega, erano esseri dal corpo femminile e zampe di rapace, che facevano parte dell’immaginario greco antico, e Napoli era legata alla Grecia. Ma a sua volta l’immaginario greco era legato all’Oriente mesopotamico. Philippe Daverio era capace di rintracciare emozioni e soprattutto di trasmetterle a tutti coloro che gli prestavano attenzione. Si dice infatti per questo: la magia dell’arte. Aveva la capacità, che non è da tutti, di cogliere con uno sguardo anche da lontano, un oggetto, un’opera dell’ingegno umano che vestiva l’abito di arte autentica. Che quella cosa non era stata giustamente capita, valutata. E quasi gongolava di queste sue scoperte, lasciate a lui da occhi frettolosi. Chi lo ha conosciuto attraverso le sue imperdibili trasmissioni televisive, ricorderà la sua