POMEZIA-NOTIZIE
Gennaio 2022
Recensioni MANUELA MAZZOLA PAROLE SOSPESE Prefazione di Piergiorgio Mori – Il Convivio Editore, 2021, pagg. 46, € 8,00 Con Parole Sospese sono quattro le opere che Manuela Mazzola ha pubblicato nello spazio di due anni: tre di versi e un saggio sul pittore Enzo Andreoli e, dato i tempi, ci vuole veramente costanza e coraggio per tenere un simile ritmo, considerando pure che Lei ha una bella famiglia cui badare e che collabora con una radio privata e con almeno sei/sette periodici e riviste, attraverso recensioni di libri ed altro. Attività la sua, allora, che non può non suscitare ammirazione. Parole Sospese è un poemetto composto di 30 brevissime lasse - giacché la narrazione si riduce all’essenziale -, che suggerisce più che descrive, e in lampi di uno, due versi spesso rende un quadro completo: “Nemmeno una lacrima/hai potuto versare”; “Sei venuta al mondo sola”; “La sirena suonava,/tua madre correva/e tu sulla scalinata,/salivi un gradino alla volta”. Parole Sospese, perché non dette al momento opportuno; perché avrebbero potuto essere dette ma ne è mancata l’occasione; perché il vortice della vita ha deciso diversamente. Ora è la poetessa che le pone in bocca ai protagonisti, che li fa parlare attraverso la propria voce e le proprie riflessioni. È la storia di una donna che si è dovuta costruire la vita senza il concreto sostegno del padre, attingendo alla realtà del quotidiano, giorno dietro giorno, indovinando, sbagliando, perché ancora piccola e inconsapevole di “cosa fosse giusto/e cosa sbagliato”.
Pag. 32
Il doloroso quadro dell’uomo, inchiodato sull’”amaro fronte”, consapevole “che/non sarebbe più tornato”, la bambina lo ricava dalle lettere che lui scriveva e che lei legge e rilegge alla ricerca di “una ragione/per spiegare l’assenza” e avendo nella mente, indelebile, il fotogramma di quando ha visto “per la prima/e unica volta/il viso del padre”. Un simile quadro scioccante lo abbiamo in Luigi De Rosa, quando, fanciullo, ha dovuto assistere all’allontanarsi e per sempre della madre. Ci si sente soffocare, scrive la Mazzola, “Quando la voce/fugge tra le labbra,/è come vivere/una vita incompiuta”. Il poemetto lo si può dividere in tre parti. Nella prima, fino all’incirca il sedicesimo brano, abbiamo la madre bambina smarrita; poi la figlia che si specchia nella madre e viceversa (“Mi guardavi/andare via/dietro recinsioni/di filo spinato./Come al solito/non dicevi nulla./Allora alzavo la testa/e ti intravedevo/nascosta tra i vetri/di una finestra/aperta appena”) e, infine, la fusione delle due in un’unica concretezza o in un unico fantasma. Il tutto come in una sequenza filmica: “Il flusso della memoria/corre veloce”. Parole Sospese è il primo verso del decimo brano e sono quelle che “bruciano nella gola/e come carta abrasiva/grattano via/la voglia di parlare” e si sa, è come vivere una vita di solitudine e di stenti e la volta che sembrerebbe, finalmente, poter assaporare un momento di quiete e di serenità, ecco arrivare il coronavirus che costringe a una nuova e più dura segregazione. La poetessa si domanda: “Qual è allora il senso della vita?”. La risposta non c’è, è sospesa. “Se quelle parole,/rimaste sospese,/fossero state pronunciate,/magari, oggi,/ti sentiresti più leggera./Probabilmente/gli alberi di mimosa/sarebbero ancora in fiore/e la rosa bianca/non sarebbe morta./Forse”. La figlia si vede e si sente giustamente come il prolungamento della madre: “Ti porto con me/come un fardello,/come un prolungamento./Ti porto con me/come una valigia,/in cui posso trovare/ogni cosa./Ti porto con me/come un libro,/al bisogno/ne saggio una pagina”. Domenico Defelice
TITO CAUCHI GRAZIANO GIUDETTI Il senso della poesia Editrice Totem, 2019, pag. 152, € 15,00 La snella monografia si compone di una succinta prefazione, dovuta allo stesso Autore, e di una serie