Feltrino News n. 8/2022 Agosto

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In filigrana di Nicola Maccagnan

L’Italia non è più (da tempo)

un Paese per giovani.

I

numeri dell’ultimo rapporto annuale dell’ISTAT sono impietosi e parlano chiaro, a meno che - esercizio non raro in Italia - qualcuno provi a mischiarli e reinterpretarli dando loro una direzione a piacimento. Questa volta è però onestamente difficile. Di quali numeri stiamo parlando? Di quelli che disegnano la situazione demografica del nostro Paese in uscita dal primo biennio di pandemia. L’emergenza sanitaria, e tutto quello che ne è conseguito, hanno di fatto accelerato, “stressato” e potenziato alcune dinamiche già in atto da anni e ora arrivate a livelli a dir poco preoccupanti. Numeri, dicevamo. Secondo il rapporto dell’ISTAT, al 1° gennaio 2022 la popolazione residente in Italia è scesa a 58 milioni e 983 mila unità, cioè 1 milione e 363 mila individui in meno

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rispetto a 8 anni fa! C’è un dato però, a mio modo di vedere, ancora più preoccupante. Ad oggi risultano infatti residenti nel nostro Paese 188 persone di almeno 65 anni ogni 100 giovani con meno di 15 anni, 56 in più rispetto a vent’anni fa; e udite udite! - con il previsto ulteriore incremento degli anziani rispetto ai giovani, la proporzione raggiungerà al 1° gennaio 2059 - secondo le stime più recenti - il picco di 306. Proviamo a tradurre, per renderci tutti più consapevoli di quanto stiamo vedendo. Tra meno di 8 lustri nella nostra popolazione vi sarà un solo ragazzo al di sotto dei 15 anni ogni 3 “ultra-maturi” over 65 (la parola “anziano” mal si addice, oggi, a persone spesso ancora in piena attività fisica e – talora – anche lavorativa). “Ecco gli effetti della pandemia da

Covid-19!”, sentenzierà qualcuno. Le persone si sono rinchiuse, i contatti diradati, le famiglie nascenti sterilizzate e la paura del futuro ha fatto il resto. Evidentemente non è così, o, quantomeno, non è solo così. Le dinamiche fortemente negative sul nostro trend demografico sono in atto già da parecchio tempo, almeno dal 2014 per quanto riguarda questa fase, sottolinea l’ISTAT. Certo, la pandemia ha avuto un impatto rilevante. L’elevato incremento di mortalità registrato nel 2020 è stato accompagnato dal quasi dimezzamento dei matrimoni per effetto delle misure anti-Covid e dalla forte contrazione dei movimenti migratori, con pesanti ricadute sulla natalità che si sono viste soprattutto a inizio 2021. E i primi dati provvisori del 2022 mostrano


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