Castello Tesino in cronaca di Francesco Zadra
Scavi archeologici sul dosso di S.Polo
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egli ultimi mesi chi avesse avuto la ventura di passeggiare sul dosso di S.Polo per smaltire qualche chilo di troppo o visitare i propri cari nell’adiacente cimitero si sarà sicuramente imbattuto in un curioso accampamento. Quello che potrebbe sembrare un set cinematografico è in realtà uno scavo archeologico, capitanato non da Indiana Jones ma dal prof. Emanuele Vaccaro, docente di archeologia presso l’università di Trento. A partire dall’estate del 2021 Vaccaro e il suo entourage hanno condotto una serie di scavi con dei risultati notevoli quanto inaspettati. Già in passato la zona fu interessata da simili interventi: nel 1862, quando il colle venne spianato per realizzare il cimitero, vi furono dei fortuiti ritrovamenti, seguiti, oltre un secolo dopo, da una campagna ad hoc (1961-1980) che mise in luce il potenziale storico-archeologico del sito. “Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza la costruttiva sinergia - puntualizza Vaccaro - creatasi tra l’università di Trento, la PAT e il comune di Castello Tesino”. Sinergia che, oggigiorno, è fondamentale per fronteggiare la scarsità di risorse economiche e mettere in comunicazione le diverse competenze scientifiche di cui la ricerca archeologica necessita. Il lavoro non si esaurisce infatti con lo scavo: seguiranno, nei mesi a venire, delle ricerche in laboratorio nel tentativo di ricostruire economia, alimentazione e abitudini degli antichi abitanti del Dosso, grazie a un connubio di “skills” che spaziano dalla numismatica alla geologia.
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Prima di iniziare ad operare è stata eseguita un’indagine geoelettrica e una rilevazione termica con l’intento di “mappare” il Dosso. L’ausilio delle più moderne tecnologie, droni in primis, ha poi permesso l’elaborazione digitale dell’area e delle varie stratificazioni geologiche che la caratterizzano. Ma, come sottolinea il prof. Vaccaro, “solo lo scavo vero e proprio può dare certezze”. Scavo dimostratosi particolarmente generoso di ritrovamenti: dracme venetiche, fibule in bronzo, collane rituali, sigilli di ceralacca, monili vitrei e ceramiche risalenti alle Età del bronzo e del ferro. Una quantità spropositata di reperti che rendono questo sito uno dei pochissimi in regione in cui è documentato l’intervallo temporale fra la seconda Età del Ferro e l’epoca Romana (si arriva addirittura all’Età di Augusto). Senza contare che sotto al cimitero potrebbero giacere tracce di occupazioni ancora precedenti. Gli scavi proseguiranno nel corso del 2022, ma si prospettano futuri scenari che andranno ben oltre l’anno in corso: l’obiettivo, spiega il sindaco Graziella Menato, è quello di allestire, in collaborazione con l’Ateneo, un museo volto a far conoscere la ricchissima storia e protostoria del Tesino. Si sta cercando inoltre di ampliare l’area degli scavi acquisendo alcuni
terreni nei dintorni, ormai incolti da decenni. Questo dovrebbe permettere ai ricercatori di colmare alcune lacune, in particolare tra il 1⁰ millennio avanti Cristo e l’Età Imperiale. Insomma, siamo solo all’inizio di una lunga serie di interventi che si preannunciano forieri di interessanti scoperte.