Tra storia, poesia e letteratura di Silvana Poli
Ugo Foscolo l’eroe romantico che intreccia biografia e fantasia
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oeta raffinato, sognatore passionale e idealista disilluso, Ugo Foscolo è stato uno dei protagonisti della vita politica e letteraria italiana tra Settecento e Ottocento. Ugo Foscolo nacque nell’isola greca di Zacinto nel 1778; il nome di battesimo era Niccolò, ma a lui non era mai piaciuto tanto che all’età di 16 anni decise cambiarlo. Viveva col padre, la madre e il fratello Giovanni. Foscolo, già da bambino mostrava un carattere indomito: infatti all’età di 10 anni, era stato protagonista di una vicenda che ha dell’incredibile. Un giorno la popolazione dell’isola aveva deciso di dare l’assalto al ghetto ebraico: anche allora, come successe più volte nella storia, si individuava nella popolazione ebraica un comodo capro espiatorio. Mentre la popolazione inferocita stava per sfondare le porte del ghetto, il giovanissimo Foscolo saltò sul muro di cinta e si mise a urlare alla folla: “Vigliacchi, indietro, vigliacchi!”. Le parole urlate di quel bambino arrampicato sul muro sortirono un incredibile esito: la folla si bloccò e, dopo un attimo di disorientamento, gli aggressori si dispersero e gli ebrei del ghetto furono salvi. Intorno ai vent’anni Foscolo si trasferì a Venezia, dove diede il suo contributo nella gestione politica della sua città. Erano gli anni dei sogni repubblicani importati direttamente dalla Francia rivoluzionaria. Ai patrioti italiani era stato raccontato che Napoleone Bonaparte portasse in Italia il modello della repubblica francese: si creavano le Repubbliche sorelle. Bonaparte era visto dagli italiani
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Ugo Foscolo (da Biografieonline)
E mentre io guardo la tua pace, dorme quello spirto guerrier ch’entro mi rugge Foscolo, Alla sera vv. 13-14
come un liberatore e Foscolo si impegnò politicamente e militarmente, in attesa che l’Italia potesse avere finalmente un governo italiano. Ma nell’ottobre del 1797 Napoleone firmò il Trattato di Campoformio con il quale cedeva la Repubblica di Venezia all’Austria: la Serenissima era diventata merce di scambio nella politica europea di Napoleone! In quel momento fu chiaro a tutti che il generale corso non era un generoso liberatore, ma uno spietato conquistatore. Intanto tutti quelli che a Venezia avevano collaborato col governo giacobino erano finiti nelle liste di proscrizione degli austriaci. Anche Foscolo fu costretto a lasciare la città e si
rifugiò sui colli Euganei, per sfuggire alle persecuzioni. Una delle caratteristiche dell’arte di Foscolo è quella di mescolare la realtà e la fantasia. Nell’inizio del suo romanzo “Ultime lettere di Jacopo Ortis” anche il protagonista, Jacopo, vive la stessa situazione: dopo aver combattuto coi francesi, va in esilio sui colli Euganei dopo il Trattato di Campoformio. Ma qual è allora il confine tra realtà e fantasia? Dove finisce la storia di Ugo e inizia la vicenda di Jacopo? Questo non è affatto chiaro, a Foscolo piace sempre mescolare le carte e qui è evidente che nell’animo di Ortis vibrano le stesse emozioni di Ugo. Dopo la fuga da Venezia, iniziò per Foscolo un periodo caratterizzato da viaggi e dal servizio attivo nell’esercito francese. Nel 1801 la sua vita fu scossa da un evento drammatico: la morte del fratello. Giovanni era nell’esercito napoleonico e aveva perso una cifra considerevole al gioco; per far fronte al debito però aveva rubato i soldi dalla cassa del reggimento. Quando venne scoperto l’ammanco, il giovane si uccise. Nei primi anni dell’Ottocento visse tra Milano e Bologna, conobbe i letterati più in vista dell’epoca e collaborò con diversi giornali. Ugo Foscolo era un uomo di grande fascino, con un carattere ruggente e indomito. Sognava l’Italia unificata e mentre combatteva per le repubbliche italiane, affidava i suoi sogni ai suoi scritti e le sue passioni alle donne. Molte furono le dame con cui si legò e a cui dedicò dei piccoli capolavori letterari. Quando un’amica ebbe un