In ricordo di una “Grande” di Katia Cont
Franca Valeri, signora della comicità italiana “Voglio proprio vedere cosa c’è dall’altra parte. Mi stanno aspettando i miei amici Luchino Visconti e Vittorio De Sica. Si staranno chiedendo: ma quando arriva questa?”
C
on queste parole Franca Valeri aveva parlato della morte proprio in una recente intervista concessa in occasione del suo centesimo compleanno, festeggiato lo scorso 31 luglio. Una morte che, appena pochi giorni dopo, se l’è però portata via per sempre. Riconosciuta come la signora della comicità italiana, Franca Valeri continuerà ad illuminare con la sua ironia e la sua intelligenza arguta il pubblico italiano, grazie ad una geniale comicità e ad una moderna osservazione della realtà rinchiuse in un’eredità artistica di enorme spessore, suggellata nel 2020 con il David di Donatello alla carriera. Donna di spessore, dotata di una creatività inesausta, Franca Valeri, pseudonimo di Franca Maria Norsa, nata a Milano il 31 luglio 1920 da famiglia ebraica, è stata una delle più grandi attrici italiane. Una donna dalle passioni forti e dalla vita ricca e straordinariamente viva come quella professionale. Figlia di un ebreo e di
una cristiana, vide la sua famiglia separarsi per sfuggire alle leggi razziali che portarono il padre e il fratello a fuggire in Svizzera, mentre lei si salvò solo grazie all’aiuto di un amico di famiglia che si prodigò per lei in quegli anni difficili e la nascose a Milano. La sua è stata una vita trascorsa nello spettacolo e nella cultura italiana, tra radio e cinema, teatro e televisione e persino l’opera lirica, di cui era grande appassionata fin da quando, bambina, vide Arturo Toscanini dirigere alla Scala. I suoi esordi teatrali risalgono al 1947 con il personaggio di “Lea Lebowitz”, un’ebrea innamorata del rabbino. A Franca Valeri si deve il merito di aver rivoluzionato la comicità e l’immagine femminile dal secondo dopoguerra con l’invenzione di personaggi simbolo come “La Signorina Snob”, “La Sora Cecioni”, e “Cesira la manicure”. Riassumere la sua opera sconfinata in un breve ritratto è un compito piuttosto arduo, ma vorrei ugualmente provare a sottolineare la vera e pura passione che legava Franca Valeri all’opera e alla musica in generale, un interesse antico e coltivato nel corso della sua vita e sconosciuto ai più: amica di Maria Callas, assidua frequentatrice delle stagioni
Scaligere e curatrice di molte Opere Liriche, la musica e l’opera finirono per costituire il suo nucleo familiare. Una passione che la portò alla separazione dal primo marito, il regista Vittorio Caprioli, dopo essersi perdutamente innamorata del direttore d’orchestra Maurizio Rinaldi. Fu sempre grazie alla musica che conobbe anche Stefania Bonfanelli, cantante lirica adottata dieci anni fa e conosciuta quando ne aveva solo diciassette, grazie al concorso musicale creato dalla stessa Franca assieme al marito Rinaldi. Una figlia che l’attrice amava definire come la sua “migliore amica”, e che le è stata accanto fino alla fine, soprattutto dopo la caduta che tre anni fa la costrinse sulla sedia rotelle e che ne limitò la sua “libertà”. «La vita per lei era scrittura, teatro, incontro con il pubblico e libertà di testa, di identità», così la descrive oggi l’amico, regista e autore Pino Strabioli durante un’intervista. Franca Valeri si è spenta il 9 agosto 2020 all’età di 100 anni, qui una delle sue riflessioni più belle ed emblematiche della sua personalità: «La giovinezza e la maturità sono età allo sbaraglio. La vecchiaia no, si può programmare. A parte la conclusione. Mi stupisco sempre nel vedere dei vecchi impreparati. Conosco la vita, l’ho vissuta, scritta, recitata. Le biografie non hanno particolare interesse, ci sono modi migliori per lasciare dei segni». E di segni, in effetti, Franca Valeri ne ha lasciati parecchi...
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