Il Pesce 1-2021

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Biologico: il modello danese di Gaia Borghi

Il modello danese all’origine del primato del Paese nel biologico si fonda sulla partecipazione di tutte le parti in causa, nel pubblico e nel privato: agricoltori, aziende, organizzazioni, enti ufficiali, consulenti, politici, commercio al dettaglio, servizi di ristorazione e consumatori. Tutti hanno contribuito attivamente a sviluppare un settore con una produzione che tiene conto della tutela dell’ambiente, del benessere degli animali e della sostenibilità (photo © Niclas Jessen).

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In occasione della prima edizione di B/Open — la nuova rassegna di Veronafiere dedicata al biologico, svoltasi gli scorsi 23 e 24 novembre in versione digitale come tutte le fiere e gli eventi organizzati negli ultimi lunghissimi mesi —, ho assistito al convegno dal titolo “Biologico. Il Modello Danese”, che ha visto la partecipazione di METTE GAMMICCHIA, Direttore Market Relation del Danish Agriculture & Food Council. La Danimarca è unanimemente riconosciuta a livello internazionale per la sua leadership e la sua esperienza ultradecennale nella produzione biologica: non a caso, infatti, il Paese è stato il primo al mondo a dotarsi di una regolamentazione ad hoc sul bio (1987), a sviluppare standard biologici nazionali e a lanciare un’etichetta biologica (1989). Oggi i prodotti biologici danesi arrivano nei mercati di tutto il mondo, dai grandi mercati vicini come Germania e Svezia, fino alla Cina. L’ottima reputazione dei prodotti biologici danesi, in un mercato globale che richiede sempre più alimenti sostenibili, si basa sul successo del settore agricolo nazionale, che garantisce elevati standard di sicurezza, tracciabilità e qualità. «Nel 1987 la Danimarca è stata il primo Paese a regolamentare la produzione biologica basando le normative sulla legislazione agricola e alimentare generale nazionale. Ciò significa che, oltre a rispettare le norme sul bio, gli agricoltori e le aziende produttrici di mangimi biologici si attengono anche a tutte le altre normative riguardanti l’ambiente, la natura, il benessere degli animali, la tracciabilità, l’igiene e la sicurezza alimentare» racconta Mette Gammicchia. «La superficie agricola biologica in Danimarca nel 2019 ha raggiunto l’11,3% sulla superficie agricola totale: per il 2030 l’obiettivo governativo è rad-

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