Gioco News Magazine March 2022 - Rivista Gioco News Marzo 2022

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Brava come un uomo Mimma Gaspari, una delle “signore” della musica leggera italiana, a tutto campo su come essa è cambiata nel corso degli anni, tra incursioni prudenti nei casinò e tanti aneddoti da raccontare

INTERVISTE

di Anna Maria Rengo

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C

hi non ha visto in Tv almeno per un quarto d’ora l’ultima edizione del Festival di Sanremo alzi la mano! Beh, come immaginabile, di mani alzate non ce ne sono molte, come pure sono stati davvero pochi gli italiani che, nella magica settimana di febbraio, hanno resistito alla tentazione di “dire la loro” sui tanti cantanti e canzoni in gara. Ma c’è qualcuno che lo ha fatto con più conoscenza di altri, dall’alto di un’esperienza quarantennale dietro le quinte, ma che ha contribuito a fare la storia della musica leggera italiana. Parliamo di Mimma Gaspari, classe 1938, e che vanta una lunga carriera nelle più importanti case discografiche italiane come promoter di cantanti, ufficio stampa, autrice di testi e molto altro. Insomma, una professionista colta e preparata, che ha tanto da raccontare, come fa nel suo nuovo libro “La musica è cambiata?! Dite la vostra che io ho detto la mia”, edito da Baldini+Castoldi. “Quando dico che la musica è cambiata, la mia è un po’ una domanda un po’ un’affermazione. Innanzitutto è cambiata dal punto di vista della realizzazione. Per esempio oggi ci sono cantanti che postano le loro musiche su internet sperando di essere notati dalla case discografiche ma che in realtà non sono sempre ispirati. O magari, hanno un testo interessante ma che non si sposa con la canzone, mentre invece essi devono essere come moglie e marito. O

GIOCONEWS #03 MARZO 2022

ancora, ci sono testi che sono solo fiumi di parole di cui non si conosce il senso. Come dice anche Mogol, un tempo dopo il Festival di Sanremo la gente canticchiava sempre le canzoni ascoltate, penso a ‘Quando quando quando’ di Tony Renis, mentre ora, sì ce ne sono, ma molte sono solo da ascoltare, e altre contengono anche parolacce e mi chiedo perchè. Certo, a una signora âgée come me non piacciono, e inoltre noi siamo il paese della melodia: le canzoni si devono cantare, anche se solo mentalmente, e si deve avere voglia di riascoltarle”. Nel libro ci sono numerosi episodi in cui chiama in causa i casinò di Sanremo e di Saint Vincent, luoghi di gioco ma anche location che ospitano eventi musicali. Nella sua carriera professionale, in che modo è venuta in contatto con il mondo dei casinò? “Nella mia carriera, ho partecipato per diciotto volte al Festival di Sanremo e poi, certo, andavamo anche al casinò. Quando eravamo ragazzi, avevamo sempre pochi soldi da spendere, ma anche Mina e Celentano ci andavano”. Dal Festival di Sanremo all’Eurovision, l’attenzione degli italiani nei confronti della musica leggera è sempre altissimo, forse addirittura aumentato in questi ultimi tempi. Come spiega questo fenomeno? “Pippo Baudo ha ragione: ‘Sanremo è Sanremo’: è nel cuore della gente. Quest’anno ha avuto unìaudience pazzesca e bravo è stato Amadeus che ha

saputo miscelare cantanti vecchi, giovani, rap, ma anche in passato ci sono stati numeri importanti. Ed è vero che Sanremo lo vedono tredici milioni di persone, ma anche in passato c’era tanta musica in Tv, tra Canzonissima, Teatro 10: c’era e c’è un interesse per la musica che oggi non si sa gestire. La gente vuole sentire talenti nuovi, canzoni nuove, ma nessuno tira più su dei cantanti. Eppure, come dice Ivano Fossati, ‘è la musica che gira intorno’”. Che ruolo e che valore aggiunto hanno le donne nel mondo musicale, inteso non come semplici esecutrici, ma paroliere, compositrici, promoter, uffici stampa, giornaliste? “Nel nostro settore le donne sono pochissime, ma non perché vengono discriminate, ma solo perché arrivano meno talenti femminili che maschili. Da parte mia, sono sempre stata contraria alle quote rosa, perché in questo caso le donne non vengono considerate comer persone e invece la questione vera è questa: le competenze o le hai o non le hai. Ricordo a tale proposito quando sono entrata in Rca. Teddy Reno e Gianni Boncompagni avevano telefonato per dire: ‘Non lasciatevela scappare’, e come risposta avevano avuto: ‘Ma è una donna!’. Ricordo ancora la prima riunione in casa Rca: sola assieme con quaranta uomini. O ancora un altro aneddoto: in una società cercavano un direttore artistico e si diceva di me: ‘Qui abbiamo in lista Mimma Gaspari. È brava come un uomo’! Questa cosa mi ha sempre fatto sorridere”.


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