NO. 11 SPECIALE I'GIORNALINO

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I’GIORNALINO SPECIALE DI NATALE

NO 11 SPECIALE DICEMBRE 2020

“A Natale son tutti più buoni. È il prima e il dopo che mi preoccupa." Charles M. Schulz


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Cari lettori, questo Natale sarà sicuramente diverso dai precedenti. Pensieri, dubbi e preoccupazioni saranno gli invitati molesti che si presenteranno alla porta al posto dell'anziana prozia vista solo qualche volta di sfuggita, pronta con l'usuale carrellata di domande scomode. Mancheranno diverse cose, prima tra tutte quell'atmosfera calda e rassicurante tipica del Natale, che può piacere o meno, ma della quale avremo quest'anno tutti un po' nostalgia. Nonostante questo però, è pur sempre Natale! E anche se lontani, saremo comunque in grado di sentirci vicini. La Redazione de I'Giornalino ha quindi pensato di rallegrare questi giorni di festa con un'Edizione Speciale! I nostri scrittori, fotografi, illustratori, collaboratori e impaginatori si sono impegnati al massimo per regalarvi diversi punti di vista sul Natale, attraverso ricette, curiosità e antiche leggende. Auguriamo quindi a voi e ai vostri cari di trascorrere un felice e sereno Natale.

BUON NATALE! La Redazione 3


REDAZIONE 4

Direttrice AURORA GORI (VA)

Redattori

GIULIA AGRESTI (IVB), MARGHERITA ARENA (IVB), FILIPPO BELLOCCHI (IIIB), GIORGIA BERRETTINI (IB), GEMMA BERTI (IIIB), NICCOLÒ BETTINI (IIIB), GIULIA BOLOGNESE (IIIA), EMANUELE IPPOLITO BOZZO (IA), DIEGO BRASCHI (VA), ELENA CASATI (IIIB), GIOVANNI CAVALIERI (IIA), ELISA CIABATTI (VB), FILIPPO DEL CORONA (IIIB), GIOVANNI GIULIO GORI (IIB), DANIELE GULIZIA (VB), MATILDE MAZZOTTA (VC), RACHELE MONACO (IIB), ALESSIA MUÇA (VA), ALLEGRA NICCOLI (IIIB), ALESSIA ORETI (IVA), FRANCESCA ORITI (IVB), SARRIE PATOZI (IVB), PIETRO SANTI (VA), IRENE SPALLETTI (VA)

Fotografi SILVIA BRIZIOLI (caposervizio, VA), MARIA VITTORIA D’ANNUNZIO (IIIB), STELLA MEINI (IIID)

Collaboratori MARGHERITA CIACCIARELLI (IIB), MADDALENA GRILLO (VB), ALLEGRA NICCOLI (IIIB), ALESSIA ORETI (IVA), ALICE ORETI (VB) Art Director DANIELE GULIZIA (VB)

Disegnatori GREGORIO BITOSSI (IVA), VIOLA FANFANI (IVA), FABIOLA MANNUCCI (IVA), CATERINA MEGLI (IVA), SILVIA MONNO (IVA), REBECCA POGGIALI (VA), ERICA SETTESOLDI (IVA), FRANCESCA TIRINNANZI (IVB)

Social Media MARGHERITA ARENA (IV B), MARIANNA CARNIANI (IVB), MARTA SUPPA (IVA)

Ufficio Comunicazioni GIULIA AGRESTI (IVB)

Impaginatori GIULIA AGRESTI (IVB), DIEGO BRASCHI (VA), PIETRO SANTI (VA)

Collaboratore esterno GIULIA PROVVEDI

Referenti PROF. CASTELLANA, PROF.SSA TENDUCCI


IMMANCABILI REGALI………………………………………6

DIARIO DI SOPRAVVIVENZA PER IL LICEO………………7

KRAMPUS, L’ANTAGONISTA DI BABBO NATALE………..8

LA LEGGENDA DI BABBO NATALE………………………..9

RICETTA DE’ TORTELLI…………………………………….10

HOCKEY SU GHIACCIO……………………………………12

LE PIÙ FAMOSE CANZONI DI NATALE…………………..15

MENTRE NOI LEGGIAMO IL BOLLETTINO COVID……..16

LA TREGUA DI NATALE…………………………………….18

PER UN DOLCE NATALE…………………………………..19

INDICE

NATALE NEL MONDO………………………………………22

L’ALBERO DI NATALE, UNA TRADIZIONE SENZA TEMPO……………………………………………………….24

A CHRISTMAS CAROL……………………………………..25

AUGURI!..…………………………………………………….27

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IMMANCABILI REGALI di Elisa Ciabatti

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ozzine di bustine e pacchettini, elenco dei regali e carta di credito a portata di mano. Tutto è cambiato in questo anno, ma Natale è pur sempre Natale e nessuno è disposto a rinunciare alla tradizionale distesa di regali sotto l'albero la mattina del 25 Dicembre. Natale è alle porte e come ogni anno i centri di tutte le città si riempiono di persone intente a cercare quello specifico oggetto che possa rendere felici amici e parenti. C'è chi già da Novembre tiene chiuso in qualche posto nascosto il fatidico regalo, chi è un maestro delle offerte su internet, chi si riduce all'ultimo nella speranza di ricevere un'improvvisa illuminazione e chi semplicemente non se ne preoccupa perché si limita a regalare calzini colorati per tutti. Il creatore e leader delle vendite-evento online Veepee ha condotto un'indagine presso i suoi soci per capire come i regali siano una parte essenziale del Natale; infatti il 32% dichiara di fare, in media, tra i 9 e i 12 regali e, addirittura un 25%, ammette di perdere il conto, tanti sono i "pensierini" per amici e conoscenti vari. Mai come quest'anno, però, c'è stata una vera e propria corsa agli armamenti. La paura di un nuovo lockdown, la voglia di uscire, di vedere le decorazioni natalizie o di trovare semplicemente una scusa per fare una passeggiata in centro con gli amici, hanno contribuito a creare nei centri città enormi assembramenti. Girando per le strade del centro la pandemia sembra lasciata alle spalle, un ricordo lontano che ci lascia

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come unica conseguenza una mascherina sul volto, simbolo ormai della moda 2020. Firenze, ad esempio, sembra la solita di ogni altro Natale. Masse di persone che si accalcano davanti ai negozi alla ricerca di quello specifico oggetto che sanno già cambierà la vita al destinatario, strade intasate dove l'unica possibilità che si ha per passare è facendosi largo come gli esploratori nella foresta pluviale, lucine colorate in ogni via e alberi di natale in ogni negozio sono ancora una volta i protagonisti di questo Natale. Questo virus, però, non ci lascia pace nemmeno per le feste. Le restrizioni assunte dal governo pesano sui cittadini e se da una parte abbiamo code infinite davanti ai negozi, dall'altra ci ritroviamo con tante famiglie in fila davanti alle associazioni di volontariato in cerca di un pasto caldo, unico regalo che probabilmente riceveranno quest'anno. L'Italia è stremata, gli italiani insofferenti e il virus non sembra aver intenzione di lasciarci un attimo di respiro, ma i centri continuano a riempirsi, le mascherine ad essere abbassate, il gel igienizzante ad essere ignorato negli ingressi di alcuni negozi e le distanze sempre meno rispettate. L'economia ha certo bisogno di ripartire e Natale è da sempre l'occasione migliore per i commercianti, ma siamo davvero sicuri che sia giusto dimenticarsi dei lockdown precedenti per fare spese il sabato pomeriggio?


DIARIO DI SOPRAVVIVENZA PER IL LICEO

Vacanze di Natale di Alice Oreti Da sempre, nella vita di ogni studente, queste due settimane di vacanza sono tra quelle più reclamate. Ogni anno è difficile arrivare con totale rilassatezza a questo periodo. Rincorriamo sempre le cose fino all'ultimo, sperando che il primo giorno di vacanza arrivi quanto prima a salvarci e assolverci dai nostri compiti, per almeno un po'. Quest'anno, come ben sappiamo tutti, non sarà come gli altri: il sollievo di non aver più il peso della scuola sulle spalle sarà probabilmente l'unica cosa nella norma di ogni anno. I consigli su come passare delle buone vacanze non sono molti dato il periodo: •

Rilassatevi e placate lo stress di ogni giorno. Sono vacanze per un motivo.

Se avete l'impressione di essere rimasti indietro con una materia o più, è il periodo giusto per rimediare. Un paio di ore al giorno con costanza e le restanti saranno libere.

Quest'anno purtroppo occorrerà anche molta pazienza e attenzione. Sappiamo bene tutti a cosa portino le nostre disattenzioni e la nostra non-curanza.

Occupatevi dei rapporti con i vostri amici e compagni! Nonostante siate lontani ci sono diversi modi per sentirsi tutti più vicini: serate film in videochiamata, cene a lume di candela su Meet, perché no?

Non credo di poter dire altro. Non è un periodo molto felice, ma nonostante ciò vi auguro un buonissimo Natale e buon inizio d'anno, sperando che le cose miglioreranno e che potremo tornare presto a parlare di nuovo di "Sopravvivenza al Liceo in presenza". Tenete duro sempre.

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Krampus, l’antagonista di Babbo Natale di Sarrie Patozi Il personaggio folkloristico di San Nicola riscontra nelle zone di lingua tedesca, come il Trentino-Alto Adige o il nord-est del FriuliVenezia Giulia, le figure dei Krampus: demoni dalle sembianze mostruose e animalesche che solitamente nella notte del 5 dicembre girovagano tra le strade in cerca di bambini “cattivi”. L’origine del termine è incerta: potrebbe infatti derivare o dal dialetto bavarese krampn (“morto”, “putrefatto”) o dal tedesco kramp (“artiglio”). Il loro arrivo è anticipato dal suono di alcuni campanacci che portano legati alla vita, e indossano terrificanti maschere abbinate ad abiti logori e a scope di legno o verghe. L’origine di questa usanza risale al periodo pre-cristiano, e compare dal VI-VII secolo a.C; secondo la tradizione, inizialmente erano dei giovani che durante le carestie si travestivano con pellicce, corni e pelli di animali per poi recarsi nei villaggi vicini a terrorizzare e depredare i contadini delle loro provviste invernali. Ad un certo punto essi si accorsero che tra loro si trovava un impostore: questo era un demone che, approfittando dell’abbigliamento, era riuscito ad inserirsi nel gruppo senza destare sospetto. Per esorcizzare l’aliena presenza fu chiamato il vescovo Nicola che riuscì nella sua impresa. Le principali sfilate in Italia dedicate a questi personaggi sono situate, come già accennato, nei paesi e nelle città di Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia. La festa ha inizio con la figura di S. Nicola il quale, trainato su di un carro, rivolge ai bambini domande sul comportamento avuto nel corso dell’anno: in caso questi affermino di aver “fatto i bravi” egli li ricompensa con doni e dolci, in caso contrario dà loro un duro rimprovero. Durante questa pratica San Nicola ha però anche il compito di controllare il temperamento feroce e violento dei Krampus che si danno libero sfogo; col scendere della sera tramonta la figura del vescovo e i demoni vengono lasciati liberi di vagare tra il popolo. L’atmosfera è estremamente suggestiva e può essere vissuta in determinate date. Ricordiamo in particolare il 5 novembre a Tarvisio, il 6 dicembre a Pontebba e il 13 dicembre a Tolmezzo per quanto riguarda il Friuli-Venezia Giulia, il 5 dicembre a Lana, l’8 dicembre a Bolzano e il 28 dicembre a san Martino di Castrozza per quanto riguarda invece il Trentino-Alto Adige. 8


La leggenda di Babbo Natale di Giulia Agresti Come ha fatto un vescovo cristiano a diventare il simbolo laico del Natale? San Nicola fu vescovo della città di Myra, in Turchia, e visse nel IV secolo. Attorno a questo personaggio si sviluppa una leggenda che ha ispirato la figura del portadoni: si racconta di una famiglia ricca caduta in disgrazia in cui il padre, vergognandosi della propria condizione, aveva deciso di avviare le figlie alla prostituzione. Per evitare ciò, San Nicola durante la notte di nascosto lanciò dalla finestra della casa dell’uomo tre palle d’oro. Il padre riuscì dunque a procurare una dote alle figlie, che poterono sposarsi. Proprio per questo il vescovo è spesso raffigurato nell’iconografia cristiana con tre palle dorate in mano. Durante il Medioevo in Europa si diffuse la tradizione di scambiarsi regali il giorno di San Nicola, il 6 dicembre, usanza ancora oggi presente in Austria, in Germania, nei Paesi Bassi e in alcune regioni italiane. Secondo tale costume nella notte del 5 dicembre San Nicola viaggia in groppa a un cavallo per portare doni ai bambini buoni, mentre il suo antagonista, il diavolo Krampus, rapisce i bimbi che si sono comportati male. Troviamo per la prima volta il vescovo in veste di Babbo Natale nel poema “The Night Before Christmas” di Clement Clark Moore: il poeta racconta di aver visto San Nicola su una slitta con delle renne entrare nel camino di casa sua e lasciare dei giocattoli nelle calze appese sopra il caminetto. Per la descrizione del personaggio Moore unisce le caratteristiche fisiche di San Nicola secondo la figura dei libri di Washington Irving (un vecchio paffuto con il naso rosso e il mantello verde) e l’elfo che secondo antiche leggende olandesi e norvegesi premia i ragazzi che si sono comportati bene. L’autore newyorkese decise di far arrivare Babbo Natale la notte della vigilia di Natale, in quanto all’epoca era nata una discussione sulla reale importanza del 25 dicembre: da una parte per i Cattolici esso costituiva un giorno fondamentale in quanto simboleggiava la nascita di Cristo, dall’altra i Protestanti ritenevano che la festa si fosse ormai scristianizzata e non avesse più il valore religioso con cui era nata. Sebbene già dal 1920 su fumetti e cartoline Babbo Natale era rappresentato con un vestito rosso, fu l’impatto della Coca-Cola a ‘standardizzare’ la sua figura come la conosciamo oggi. L’azienda infatti diede l’incarico al fumettista Haddon Sundblom di disegnare un uomo paffuto con barba e capelli bianchi, con il naso rosso e un sorriso smagliante. Tale raffigurazione fu poi presentata ovunque, su giornali, sulle televisioni e sui muri delle piazze più affollate. E così San Nicola si è completamente trasformato in Babbo Natale: del santo non rimane più alcuna traccia se non nel nome: Santa Claus, Sintaklaas, Sankt Nikolaus richiamano tutti l’originario Νικόλαος (Nikòlaos). 9


Ricetta de’ tortelli delLa Franca e di Pietro Santi Pe‘ 800-1000 tortelli Ingredienti pe‘ la spoglia - 2 chili di semola - Più o meno 10/11 ova pe‘ chilo (prima se ne mette i‘ menomo, po’ casomai s’aggiugne) Ingredienti pe‘ i‘ ripieno - 4 chili di patate (mellio quelle co‘ la buccia rossa) - un pochinino di prezzemolo - aglio - parmigiano grattugiato - sale - noce moscata Istromenti - spianatoja (abbastanza grossa) - macchinetta (pe‘ fa‘ le strisce) - stiacciapatate - vassoj di carta grossi - rotellina dentata Procedimento Pe‘ prima cosa si mettano a lessà‘ le patate, po’ si prencipia i‘ resto; si separa le foglie d’i‘ prezzemolo da’ gambi duri, le si lavano in un colino e le si mettano un pochino a orsciugare; doppo si piglia un tagliere e co‘ le foglie si fa un battuto fino fino con du’ begli spicchi d’aglio. In una padellina si mette una certa quantità d’olio (unn siate lesini!) e i‘ battuto co‘ uno spicchio d’aglio e un pizzichino di sale, po’ si mette su i‘ foco e si tiene lì fino a quand’ egli è rosolato (ma no bruciato, sennò e’ doventa amaro!). Quando le patate l’enno lesse, le si levano e le si passano dallo stiacciapatate (ch’ e’ dovrebbe leà‘ la buccia, sennò vi tocca lealla quand’ ell’enno ancora caidde) in un ciotolo. Po’ si gratta i‘ formaggio, la noce moscata e si piglia i‘ sale; si mettano nelle patate co‘ anco un pochinino di battuto, le si rimestano1, po’ le s’assaggiano: icché manca, icché s’aggiugne. Ora si passa alla spoglia: in un ciotolo si mette la semola co‘ un buco n’i‘ mezzo, indo’ si scocciano2 l’ova (si mette i‘ bianco e i‘ rosso). Si rimesta ogni cosa co‘ le mane (o se e’ vi fa specie, co‘ la forchetta) finché unn è tutto abbastanza compatto, quindi si mette sulla spianatoja, indo’ la si lagora4 co’ porzi pe‘ un po’; la si lascia un quarto d’ora a riposare n’i‘ ciotolo coperta co‘ un asciughino. Dopo fissata3 la macchinetta, si taglia un pezzo di spoglia e si passa du’ vorte a i‘ livello 1; a questo punto si taglia a metà e ognuna la si passa pe‘ gradi fino all’utimo livello, o come vi Qui una mana sta preparando i’ buho garba di più. S’infarina la spianatoja e ci si mettano le strisce indo’ mettici l’ova

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di spoglia, po’ si piglia i‘ ripieno e si fanno de’ pugnellini che si posizionano su ‘n la striscia. Ora la si chiude su di sene e si stiaccia e’ bordi intorno a i‘ ripieno, di modo da unn lascià‘ aria (sennò e’ vi s’aprano ‘n cottura!). Dopo sigillata a modino la striscia, si piglia la rotellina e si taglia prima e’ bordi (tranne quello piegato) e poi tra’ pugnellini. Badate di fare e pienare nell’istesimo tempo le strisce, unn fate prima uno e po’ l’altro perché sennò la spoglia sottile la vi si secca veloce. E’ tortelli crudi bisogna mettili su ‘n que’ vassoj che vù arete preparato co‘ lo scottesse e la farina di maisse. A questo punto unn riman che cocili! O come si fa egli? Bene! Come le paste: si bolle l’acqua e si mettano a cocere pe‘ quanto basta (bisogna vedé‘ quanto vù aëte fatto spessa la spoglia). E’ condindimenti li sanno tutti: co‘ i‘ sugo, co’ funghi o coll’olio. Vi verranno de’ tortelli a i‘ bacio!

L’impasto di’ drento de’ tortelli

L’utimi passaggi che s’enno detti sopra

La hottura fatta da mane esperte

Glossario 1) rimestare: mescolare 2) scocciare l’ova: togliere il guscio alle uova 3) dopo fissato: dopo aver fissato

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HOCKEY SU GHIACCIO di Niccolò Bettini, Filippo Bellocchi e Filippo Del Corona

Già molti secoli fa l'uomo era solito praticare dei giochi nei quali un oggetto doveva essere spostato da un bastone ricurvo, proprio come in un dipinto di Pieter Bruegel il Vecchio, Cacciatori nella neve (1565), nel quale alcuni personaggi si muovono sul ghiaccio con dei bastoni ricurvi. Nel 1825 Sir John Franklin scrisse nei suoi diari di aver praticato un giorno hockey su ghiaccio presso il Grande Lago degli Orsi durante una delle sue spedizioni. La Society for International Hockey Research afferma che nel 1859 la prima partita di hockey su ghiaccio si tenne ad Halifax, in Canada. Lo sviluppo del gioco moderno si ebbe a Montréal, nel Québec dove il 3 marzo 1875 fu disputata la prima partita documentata. Nel 1877 alcuni studenti dell'Università McGill stabilirono le prime sette regole e formarono la prima squadra, il McGill University Hockey Club, nel 1880. L'hockey su ghiaccio professionistico nacque nei primi anni del XX secolo, prima negli Stati Uniti, successivamente in Europa, ed era riservato solo al genere maschile. Nell'ultima parte del secolo iniziò a crescere anche il movimento dell'hockey su ghiaccio femminile: nel 1990 si svolse il primo Campionato mondiale di hockey su ghiaccio femminile, mentre nel 1998 vi fu il debutto ai Giochi olimpici invernali di Nagano. L’Hockey alle Olimpiadi e record. STORIA DELL'HOCKEY OLIMPICO Istituita come disciplina olimpica nel 1920 ad Anversa, in Belgio, il primo torneo, che tra l’altro per primo ospitò due squadre nordamericane (Stati Uniti e Canada) in Europa, fu puramente dimostrativo, mentre i successivi furono classificati come ufficiali e validi anche come titolo per la IIHF. Il torneo di Anversa fu disputato tra Stati Uniti, Canada, Svizzera, Svezia, Cecoslovacchia, Francia e Belgio; la squadra vincente fu il Canada, che vinse anche le successive edizioni fino a quella del ‘60 inclusa, vincendo due medaglie d’argento nel 1936 e nel 1960 ed un bronzo nel 1956 alle Olimpiadi invernali di Cortina d’Ampezzo, in Italia. Al dominio canadese seguì quello sovietico, molto più longevo rispetto al primo e con molte più medaglie d’oro vinte, con solo un bronzo nel 1960 ed un argento nel 1980. Nel 1992 l’ex-URSS partecipò sotto il nome di Squadra unificata, facendo gareggiare i migliori atleti delle varie repubbliche sovietiche ad eccezione di quelle baltiche.

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Memorabile resta l’incontro di Lake Placid dove un team statunitense di dilettanti sconfisse la squadra composta dai campioni sovietici alla tredicesima olimpiade invernale del 1980, dove appunto l’Unione vinse la medaglia d’argento, nel famoso “Miracolo sul ghiaccio”. Dal 1980 la Svezia iniziò la sua ascesa nell’hockey, vincendo tre bronzi alle tre edizioni dal 1980 fino al 1988 ed una medaglia d’oro nel 1994. Il primo torneo femminile si disputò solo nel 1998 e vide al gradino più alto del podio gli Stati Uniti. CURIOSITÀ - Ad oggi, per impedire che rimbalzino, i dischi dell’hockey vengono tenuti in dei frigoriferi appositi. - Il team di Pittsburgh ha come mascotte un vero pinguino chiamato Slapshot Pete che in passato veniva portato sul campo prima delle partite. - Nel 1924 il team canadese vincitore delle Olimpiadi, dopo aver ricevuto il loro trofeo, lo dimenticarono in strada durante una sosta mentre stavano andando a festeggiare la vittoria, fortunatamente se ne ricordarono qualche ora dopo e tornarono a recuperarlo. - Ogni membro di un team che vince la Stanley Cup, torneo dei play-off della NHL (la lega americana dell’hockey), ha la possibilità di trascorrere una giornata con la sua coppa che più spesso viene utilizzata come piatto per i pasti. - Secondo le regole ufficiali, se entrambi i portieri delle due squadre non possono più giocare, chiunque può prendere il loro posto, anche un tifoso dalla tribuna. - Un tempo le regole imponevano al capitano della squadra di restare sempre sul ghiaccio ad ogni condizione. - Sempre secondo le regole ufficiali, il portiere non può uscire dalla metà del campo in cui risiede, sia senza che con il disco. - Durante la prima partita di Hockey su ghiaccio all’aperto disputata a Las Vegas, per tutta la durata del terzo tempo ci fu un’invasione di cavallette e moscerini in campo, ciononostante la partita fu portata a termine. - L’unica partita annullata dalla NHL fu quella del 1995 a San Jose, poiché a causa della fittissima pioggia un fiume vicino all’arena era straripato ed era impossibile recarsi alla partita. - Uno dei record più formidabili e tutt’oggi imbattuti dell’Hockey è quello di Mario Lemieux, giocatore canadese nel team di Pittsburgh, che nel 1988 segnò cinque volte in cinque modi diversi, ossia: “Even strength goal”; avviene quando si segna mentre ci sono sei giocatori in movimento per ogni squadra; “Power play goal”; avviene quando la squadra che gioca in power play, cioè ha uno o più giocatori in più rispetto alla squadra avversaria poiché uno o più degli avversari è andato in panca con una penalità minore (sospensione di 2 minuti), segna e permette alla squadra in svantaggio numerico di far rientrare subito i puniti senza dover aspettare il termine della penalità; 13


“Short handed goal”; avviene quando la squadra che segna ha un giocatore in meno di quella avversaria; “Penalty shot goal”; analogo al rigore del calcio, avviene quando un giocatore commette fallo e quindi si passa appunto ai rigori; “Empty net goal”; avviene quando la squadra segna un goal a porta vuota, è interessante notare che Lemieux riuscì a compiere questo tipo di gol ad un secondo dalla fine della partita. DOVE SI PRATICA L'HOCKEY E LE USANZE NATALIZIE DEL POSTO Veniamo al luogo dove è maggiormente praticato questo sport a "sangue freddo" e le sue tradizioni natalizie! L'hockey sul ghiaccio, praticato nella maggior parte dei posti nei quali regna la bassa temperatura, è lo sport nazionale del Canada. In questo paese l'attaccamento alla maglia con l'imbottitura è importantissimo soprattutto tra la tifoseria dei Toronto Maple Leafs, squadra che porta il nome della capitale e lo stemma del paese. Nel periodo natalizio, in Canada, cala un'atmosfera a dir poco magica. Tutte le case e gli edifici vengono abbracciati da luci e decorazioni le quali ti danno un forte senso di calore, sebbene, in alcuni territori del paese come lo Yukon si possa raggiungere anche -60°, BRR! Scendiamo in quartiere e andiamo a scoprire cosa gli abitanti sono soliti fare in questo magico periodo! I bambini, nei giorni più prossimi al 25 dicembre, formano dei gruppi per sfidarsi in una gara detta “chanting challenge”. Questa sfida consiste nell'andare alle porte del vicinato, bussare e cantare qualche coro natalizio; coloro che avranno ricevuto più caramelle e dolcetti saranno proclamati vincitori! Ma non pensate che tutto sia finito, infatti, ci sono ancora due usanze da raccontare: la prima che vediamo è il Mummering. Questa tradizione natalizia vede come protagoniste alcune famiglie che vanno, travestite da personaggi a tema, a visitare le case dell'isolato. Se i mummers vengono accolti questi dovranno svolgere degli spettacoli informali esortando a far capire ai padroni di casa cosa loro stiano rappresentando. Una volta interpretato lo spettacolo i padroni sono soliti offrire alla famiglia ospitata una cioccolata calda, dando loro la carica per visitare la prossima casa. La seconda è chiamata “snow ball neighbour battle”. Questa usanza invece prevede una battaglia con palle di neve tra vicini di casa. Ha le stesse regole del dodgeball ovvero il giocatore colpito dalla palla viene eliminato e la famiglia che elimina definitivamente quella avversaria vince una cena offerta dai perdenti, divertente no? Quando si tratta di natale il Canada è sempre un passo avanti. Toronto è stracolma di posti dove

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LE PIÙ FAMOSE CANZONI DI NATALE di Rachele Monaco WHITE CHRISTMAS Vi capita mai di trovare una playlist di canzoni natalizie senza White Christmas? Impossibile. Oppure un Christmas album di un qualunque artista più o meno famoso senza quella traccia? Inconcepibile. Semplicemente perché White Christmas è LA canzone di Natale e quest’anno compie la veneranda età di ottant’anni, ma è sempre nelle nostre orecchie sotto Natale. Scopriamo la sua storia… Nel 1943 White Christmas vinse l’Oscar alla migliore canzone per il film La taverna dell’allegria. La sera della premiazione avvenne un episodio singolare e unico nella storia del premio: Irving Berlin è stato l’unico presentatore in una serata degli Oscar ad aprire la busta e leggere il proprio nome come vincitore. Quella circostanza fu così imbarazzante che l’Academy cambiò le regole del protocollo già l’anno successivo per evitare che potesse ripresentarsi una situazione simile. Un’altra curiosità è quella che Irving Berlin non imparò mai a suonare il piano in maniera corretta. La singolarità era che usava solo i tasti neri della tastiera, quindi componeva solo in tonalità di Fa#, perché quella scala copre tutti e cinque i tasti neri di un’ottava con l’aggiunta del Si e del Fa, da suonare inevitabilmente su due tasti bianchi. Si fece, dunque, costruire un piano speciale con pedali che gli consentivano di cambiare tonalità usando sempre le stesse posizioni sulla tastiera. Le cover di questa canzone sono infinite, ma quella più conosciuta è cantata da Bing Crosby, voce che apprezzo particolarmente e invito tutti voi a dargli una chance. In realtà Bing Crosby non espresse particolare entusiasmo per il brano. Come riporta il Times: "Non credo che avremo nessun problema con questa [canzone], Irving". Ancora non sapeva che avrebbe definito la sua intera carriera. Il disco di Crosby di tracce natalizie è ancora il più venduto al mondo. JINGLE BELLS Questo canto scritto a metà dell’800, vanta una storia davvero singolare. Una targa affissa su un edificio a Medford ricorda che nel 1850, il compositore e scrittore di questa canzone ha scritto le prime note della canzone nella Taverna Simpson ispirato dalle popolari corse delle slitte scoperte ad un cavallo che si svolgevano nella città durante il XIX secolo e che dunque il tintinnio della canzone evocasse originariamente il ghiaccio nei bicchieri durante i brindisi. L’autore, James Lord Pierpont vantava anche origini francesi; la famiglia sembra discendesse infatti da una antichissima casata che i diari del tempo fanno risalire addirittura a Carlo Magno e all’invasione Inglese da parte di Guglielmo il Conquistatore! Sta di fatto che le cronache più maliziose insinuano come un pizzico di frivolezza francese albergasse ancora nel musicista e che il testo risalisse anche a prima degli anni cinquanta, ai tempi in cui Pierpont era un giovanotto un po’ sbarazzino, autore di ballate e canzoni dal contenuto talvolta molto impertinente. 15


Mentre noi leggiamo il bollettino Covid di Alessia Muça e Diego Braschi

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nche quest'anno siamo giunti finalmente a Natale, da sempre considerato uno dei periodi più attesi, che segna anche la fine di questo 2020, sebbene non la fine delle criticità che quest'anno ha messo alla luce. I festeggiamenti come sappiamo sono inevitabilmente diversi e potremmo dire anche "surreali" rispetto a quelli degli anni passati. Ci ritroviamo adesso a fare i conti con ciò che questa pandemia ha portato fino ad ora e porterà, in quanto questo periodo si sta rivelando piuttosto sconvolgente su tutti i fronti. La situazione in Italia dal punto di vista economico è peggiorata ulteriormente: sono oltre 4 milioni i poveri che hanno bisogno di assistenza. Dopo la cosiddetta "seconda ondata" del virus, è aumentata ancora di più la soglia di povertà nei giovani al di sotto dei 24 anni, per via dell'ingente aumento del tasso di disoccupazione dovuto anche all'annullamento dei contratti a tempo determinato che la maggior parte delle grandi aziende utilizza nei confronti dei giovani che si affacciano per la prima volta al "mondo del lavoro". È incrementata la disparità tra nord e sud, per non parlare del divario tra chi possiede la cittadinanza e chi non la possiede, tra coloro che hanno conseguito un determinato livello di istruzione e chi non ne ha avuto la possibilità.

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Se questa è la situazione in Italia non possiamo dire che per la grande maggioranza degli altri stati le cose siano diverse; tuttavia quello che può essere considerato assolutamente diverso è il modo di affrontare questa crisi. Proprio in questi giorni, infatti, stanno avvenendo molti cambiamenti in paesi come India, Iraq, Bolivia, Argentina e Cina. In India è da poco stata approvata una riforma (liberista) agraria, promossa dal parlamento federale; la legge prevede che agli agricoltori sia consentito vendere i loro prodotti ad acquirenti privati, limitando i "mercati all'ingrosso" gestiti dal governo (prima interamente gestiti dallo stato, che riusciva ad impedire un sovraprezzo di questi beni di prima necessità dai quali il 70% delle famiglie indiane trae il suo sostentamento e garantendo una soglia di salario minimo) cosa che, appunto, garantiva loro un prezzo minimo per i raccolti. Questa riforma è stata ed è tutt'ora molto contrastata poiché i piccoli coltivatori sostengono che possa inevitabilmente portare ad un vantaggio per le multinazionali ed un grosso ostacolo per i "piccoli coltivatori", tanto che stanno avvenendo grandi proteste in tutto il territorio. La situazione in Bolivia e Argentina è ancora differente; il 10 dicembre in Bolivia la Camera dei deputati ha votato a favore dell'applicazione di una tassa annuale e


permanente sui cittadini (boliviani o stranieri residenti con un minimo di 183 giorni nel paese) con un patrimonio superiore ai 4,3 milioni di dollari. Questo porterebbe così oltre 230 milioni di dollari allo stato che, come ha dichiarato Luis Arce (presidente della Bolivia), da destinare esclusivamente a spese sociali. Allo stesso modo anche in Argentina il 4 dicembre il Senato ha convertito in legge il progetto di un "contributo solidale" a carico dei detentori di patrimonî superiori ai 2 milioni di euro (anche qui ovviamente lo stato si augura di riuscire ad ottenere oltre 3 miliardi di euro da destinare a progetti "produttivi e sanitarî"). Le proteste non sono mancate da parte della destra conservatrice che ha dichiarato che "l'unica crescita genuina viene dagli investimenti, non dalle imposte" (sembra cosa opportuna sottolineare che questi

investimenti sono incentrati sul settore estrattivo e quindi non sempre a favore delle comunità locali). Mentre in Iraq (come in molti altri paesi) il tasso di povertà è salito ingentemente, passando dal 20% nel 2018 ad un 31,7% nel 2020 (dovuto principalmente a causa della pandemia), la Cina dichiara invece di aver sconfitto la povertà assoluta, ma nonostante questo dato incoraggiante essa deve tuttavia fare ancora i conti con "il forte divario di reddito tra le popolazione urbana e quella rurale". Possiamo dunque in definitiva dire di star vivendo un periodo pieno di interessanti cambiamenti, in cui le decisioni politiche, vista la gravità della situazione, devono essere prese con il massimo grado di responsabilità possibile.

Natale in Bolivia

https://red-viajes.com/tradiciones-navidenas-en-bolivia/

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LA TREGUA DI NATALE di Giovanni Cavalieri La cosiddetta “Tregua di Natale” (“Weihnachtsfrieden” in tedesco, “Trêve de Noël” in francese, “Christmas Truce” in inglese) fu una serie di tregue spontanee che hanno avuto luogo intorno al Natale del 1914, quando la Prima Guerra Mondiale era già iniziata da un anno. Queste tregue ebbero luogo sul fronte delle Fiandre, specialmente nella zona di Ypres, insanguinata dai combattimenti tra Inglesi, Francesi e Tedeschi. Il tutto cominciò la Vigilia di Natale del 1914, quando il fronte occidentale si era cristallizzato dopo offensive iniziali tra i due schieramenti. In quel 24 dicembre soldati inglesi e francesi videro delle luci sulle trincee tedesche e sentirono levarsi dei cori natalizi. Allora molti soldati da entrambi i fronti decisero di lasciare spontaneamente i loro schieramenti per scambiarsi auguri e regali. Spesso i soldati si riunivano persino nella terra di nessuno (territorio posto tra due fronti opposti) per fraternizzare, organizzando anche partite di calcio improvvisate. Inoltre i soldati ne approfittarono per celebrare riti religiosi comuni e commemorare i rispettivi caduti. B r u c e B a i r n s f a t h e r, t e s t i m o n e o c u l a r e dell’avvenimento, scrisse: «Non dimenticherò quello strano e unico giorno di Natale per niente al mondo... Notai un ufficiale tedesco, una specie di tenente, credo, ed essendo io un po' collezionista gli dissi che avevo perso la testa per alcuni dei suoi bottoni [della divisa]... Presi la mia tronchesina e, con pochi abili colpi, tagliai un paio dei suoi bottoni e me li misi in tasca. Poi gli diedi due dei miei bottoni in cambio...» (fonte: Geoffrey Reagan, Military Anecdotes, Guinness Publishing, 1992) Questa serie di avvenimenti fu aspramente criticata dagli stati maggiori, sia anglo-francesi che tedeschi, e i giornali tacquero a lungo sull’accaduto. Negli anni successivi della guerra ci furono altri tentativi di tregua, come nel 1915, ma non raggiunsero l’intensità delle tregue del ‘14 e dal 1916 in poi i soldati erano troppo prostrati dalle battaglie, come quella di Verdun o della Somme, per pensare a festeggiare il Natale. Nonostante sia stato un evento spesso dimenticato e addirittura criticato, la “Tregua di Natale” dimostra come gli uomini possano mettere da parte l’ostilità e superare le contrapposizioni per vivere in armonia. Forse fu proprio per questo che gli alti comandi militari videro con sfavore queste tregue, poiché i soldati non avrebbero più visto i propri avversari come malvagi nemici, ma come degli uomini uguali a loro. È proprio per questo che la tregua di Natale del ‘14 va ricordata, perché si è trattato di un gesto spontaneo di grande umanità.

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Per un DOLCE Natale di Maria Vittoria D’Annunzio, Gemma Berti, Elena Casati, Allegra Niccoli e Giulia Bolognese

Il Natale è alle porte, perciò cosa aspettate? È ora di indossare il grembiule! La prima ricetta che vi proponiamo è quella di un dolcetto che nasce negli Stati Uniti, composto da due biscotti rotondi che racchiudono, in questo caso, un’abbondante dose di nutella: gli Whoopie! WHOOPIES

Questo è ciò di cui avete bisogno (per 12 whoopie): - 280gr di farina00 - 30gr di cacao amaro in polvere - 1 uovo - Sale fino (un pizzico) - 130gr di latte di riso - Bicarbonato (una punta di cucchiaio) - 180gr di zucchero di canna - 40gr di olio di semi di girasole - 250gr di mascarpone - 180gr di Nutella - 100gr di zucchero a velo - Acqua - Zuccherini Cominciamo dall’impasto: 1. In una ciotola versare lo zucchero di canna e il latte di riso e mescolare sino a quando il riso non si scioglie; 2. Quando lo zucchero sarà sciolto, aggiungere l’olio e l’uovo e mescolare sino ad ottenere un composto omogeneo; 3. In un’altra ciotola setacciare la farina e il cacao, aggiungere il bicarbonato e il sale e mescolare: 4. Versare poco alla volta le polveri mescolate nella ciotola contenente gli altri ingredienti e mescolare; 5. Ottenuto un composto omogeneo, prelevarne un po’ con un cucchiaio e disporlo sopra la carta da forno creando dei cerchi; È il momento della cottura: 1. Cuocere tutto in forno statico preriscaldato a 180° per 10min; 2. Una volta cotti, lasciarli raffreddare; 3. Una volta freddi, farcire la parte piatta con nutella o mascarpone e accoppiarli; 19


Infine potete sbizzarrirvi con le decorazioni: 1. Preparare una glassa con acqua e zucchero a velo (abbastanza densa); 2. Sistemarne un po’ in ciascuno whoopie e decorare con gli zuccherini. 3. I vostri biscotti sono pronti! Cinnamon Rolls Come seconda ricetta vi suggeriamo quella dei Cinnamon Rolls, gustosi dolci nati in Svezia e successivamente diffusi in tutta Europa ed America, tutt’oggi consumati come dolci da colazione o dessert! Avete bisogno di: - 60gr di zucchero - 5gr di lievito di birra secco - 80gr di burro - 120gr di acqua - 615gr di farina00 - 5gr di sale fino - 120gr di latte intero (temperatura ambiente) - 1 uovo - 15 gr di cannella in polvere - 15gr di burro - 110gr di zucchero - 200gr di zucchero a velo - Acqua Foto creata da freepik - it.freepik.com</a>

1. 2. 3. 4. 5.

Ecco come iniziare: Versare in una ciotola la farina, lo zucchero(60gr), il sale e il lievito e mescolare; In un’altra ciotola versare l’acqua(120gr), il latte, l’uovo e dopo aver mescolato tutto aggiungere il burro precedentemente fuso; Amalgamati gli ingredienti liquidi, unirli a poco a poco a quelli solidi; Dopo aver mescolato il tutto, trasferirsi su un piano da lavoro, cosparso di farina, se necessaio e creare una pallina con l’impasto; Posizionare la pallina in una ciotola precedentemente imburrata, coprire con pellicola e lasciar riposare 30min;

Intanto preparate il mix di cannella: 1. Unire in una ciotola cannella e zucchero, mescolare e tenere da parte; Trascorsi i 30min possiamo procedere con la creazione dei dolcetti: 1. Stendere con un mattarello l’impasto, fino ad ottenere un rettangolo di circa 50x30 cm ed spennellarlo con burro fuso; 2. Cospargere col mix di zucchero e cannella l’impasto; 3. Iniziare ad arrotolare l’impasto facendo attenzione a non schiacciarlo; 4. Data al rotolo una forma omogenea e tagliarlo in 12 parti; Adesso le vostre girelle sono pronte per essere infornate: 1. Cospargere una teglia imburrata con il mix di cannella rimanente e posizionarvi le girelle orizzontalmente ad un centimetro di distanza tra loro, modellandole con le mani per ottenere la forma 20


2. 3.

desiderata; Lasciar riposare per 30min il tutto ricoperto di pellicola; Dopo 30min infornare a 180° per 30min;

Nell’attesa potete dedicarvi alla preparazione della glassa: 1. In una ciotola unire acqua e zucchero a velo e mescolare fino ad ottenere la consistenza desiderata; 2. Tolti i dolcetti dal forno e lasciati raffreddare, sono pronti per essere decorati! Con queste due ricette addolcirete questo Natale particolare e sicuramente stupirete i vostri congiunti! Ci raccomandiamo: non vi abbuffate! Per la ricetta ci siamo ispirate a www.giallozafferano.it

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Il Natale nel Mondo

di Margherita Arena

I

l Natale è la festa internazionale per eccellenza, festeggiata da tutti i paesi e da tutte le persone, per il suo valore che può essere sia laico che religioso. Il 25 dicembre nella religione cristiana si festeggia la nascita di Gesù, ma a questa festività sono state legate nel tempo moltissime tradizioni mantenute anche nelle famiglie laiche. Però ogni parte del mondo festeggia il Natale in modo diverso e ogni singolo paese ha usanze molto particolari. Per esempio in paesi multiculturali come gli Stati Uniti d’America il Natale ha assunto gli aspetti più tipici di varie culture come quella italiana, inglese e dei paesi dell’America del Sud. Le tradizioni più popolari ed evidenti sono le decorazioni, infatti in molti quartieri si creano anche delle sfide per la casa meglio decorata: la parola d’ordine è eccesso, non vengono utilizzate solo lucine di vari colori, ma anche le figure di pupazzi di neve e renne. Anche in questo paese si decora il tipico albero natalizio, però i regali non vengono posti solo sotto di esso, ma anche dentro delle calze appese al camino. Esiste una calza per ogni membro della famiglia e solitamente il nome è ricamato su di essa, e dentro Santa Claus lascia caramelle ai bambini bravi, mentre ai cattivi dei pezzi di carbone, solitamente fatti di zucchero. In Italia a fare questo non è Babbo Natale, ma la Befana in occasione dell’epifania, che negli USA non viene festeggiata.

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Nel Sud del continente americano altre tradizioni sono simili a quelle dei paesi colonizzatori dei vari luoghi, ma questi hanno una caratteristica molto particolare per noi: trovandosi nell’emisfero australe festeggiano il Natale d’estate. Quindi molto spesso il 25 Dicembre i festeggiamenti si concludono con un pomeriggio al mare. Inoltre in paesi come l’Argentina il tipico cenone natalizio viene

‘Buon anno nuovo’ in Russo


svolto in giardino ed è un barbecue tra familiari e amici. Non solo, dopo la mezzanotte della vigilia di Natale spesso vengono lanciati in aria i cosiddetti globos ovvero delle decorazioni di carta con una luce all’interno che volano nel cielo, molto simili alle lanterne cinesi. Molti bambini argentini aspettano l’arrivo di Papà Noel (Babbo Natale) o di El Niño Diòs (Gesù) e dei loro regali, che lasciano sotto l’albero. Altri invece rispettano l’usanza spagnola ovvero quella di aspettare il 6 Gennaio e quindi l’arrivo dei Reyes Magos (i tre Re Magi) per ricevere i propri regali. Spostandoci nel continente europeo troviamo varie tradizioni diverse, appunto in Spagna i bambini non aprono i regali a Natale ma per l’epifania. Di solito i bambini per la vigilia di Natale, chiamata Nochebuena, vanno di casa in casa per cantare canti natalizi. In Germania sono di antichissima tradizione i mercatini natalizi, che da questo paese poi sono stati ripresi da tutto il mondo. In molte famiglie, specialmente se sono presenti bambini piccoli, l’albero è fatto di nascosto dai genitori nella notte della vigilia, così la mattina seguente i bambini non trovano solo i regali ma anche le decorazioni natalizie. I regali sono chiesti dai bambini con una lettera

indirizzata a Christkind, personaggio di solito descritto come una giovane ragazza con caratteristiche angeliche, o in altre parti della Germania a Weihnachtsmann ovvero Babbo Natale. In Grecia oltre a decorare l’albero di Natale è tipico decorare nelle case e anche nelle piazze modellini di barche, in ricordo degli uomini che tornavano a casa dai viaggi per mare. Questa festività nei giorni dell’Unione Sovietica non era molto celebrata e nel 1929 le feste religiose vennero addirittura vietate, e le famiglie furono costrette a festeggiare in segreto. Anche gli alberi di natale erano proibiti, fino al 1935 quando diventarono gli Alberi del Nuovo Anno. Dopo la caduta dell’Unione Sovietica i festeggiamenti ripresero, ma sono sempre rimasti più piccoli rispetto a quelli di fine anno in paesi come la Russia. Per questo motivo i regali ai bambini vengono portati a capodanno da Del Moroz ovvero Nonno Gelo, che è sempre accompagnato dalla bellissima nipote Sneguročka, la Fanciulla della Neve. Nel continente asiatico il natale è festeggiato soltanto nelle grandi città multiculturali, essendo una festività comunque principalmente cristiana e solo l’1% della popolazione pratica questa religione.

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L’albero di Natale, una tradizione senza tempo di Sofia Vadalà

Tutti noi, giunto il periodo Natalizio, facciamo l’albero di Natale com’è consuetudine l’8 Dicembre, il giorno dell’Immacolata. Ma vi siete mai chiesti com’è nata questa celebre tradizione? Rispondere alla seguente domanda risulta molto arduo in quanto vi sono varie supposizioni; una di queste ne attribuisce il merito ai Romani. Inizialmente, infatti, alle Calende di gennaio (il primo giorno del mese) era loro usanza donarsi l’un l’altro un ramoscello di una pianta sempreverde, simbolo di buon auspicio. Successivamente in Germania, nella prima metà del Seicento, la duchessa di Brieg aveva adornato il suo castello ed accorgendosi di un angolo rimasto vuoto, ordinò di trapiantare un abete nel suo giardino. Un altro mito narra invece che, una volta all’anno veniva bruciato un pino, in ricordo dell’apparizione sulla terra di una grande luce secondo una festa pagana che coincideva proprio con la data del giorno di Natale il 25 dicembre. Quest’albero oggi è il prescelto per essere addobbato, poiché, in congruenza con la religione cristiana, appartenendo alla categoria dei sempreverdi simboleggia la vita eterna coronata con la nascita di Gesù Bambino. Esiste anche un’altra leggenda, legata alle palline appese sulla pianta: si dice che un pastore fosse così povero da non poter portare doni al neonato, così lo divertì facendo il giocoliere; le decorazioni degli abeti più comunemente simboleggiano la luce. I vari Stati di tutto il pianeta hanno poi adattato questa usanza alla propria cultura; tra gli esempi più emblematici troviamo: “L’albero di Natale a Rockefeller Center” (NY), il più famoso al mondo, la cui cerimonia di accensione avviene il 2 dicembre per essere spento il 6 gennaio; quest’ultimo è poi donato ad alcune associazioni atte alla raccolta di fondi per la costruzione di case per i più bisognosi. Invece stiamo assistendo ad un evento alquanto bizzarro in Francia, dove al Place Vendôme di Parigi pare che sia stato esposto un totem natalizio considerato quasi blasfemo! Per quello che mi riguarda io trovo questo momento di preparazione e allestimento dell’albero ideale per trascorrere del tempo con la famiglia, magari con l’ausilio di canzoni prettamente Natalizie per incrementare l’atmosfera!

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A Christmas Carol di Francesca Oriti A Christmas Carol è una novella natalizia scritta da Charles Dickens nel 1843 che ha come protagonista il banchiere Ebenezer Scrooge, un uomo avaro che, almeno all’inizio del racconto, odia profondamente il Natale. Tuttavia la notte della Vigilia di Natale riceve le visite di tre spiriti, quello del Natale passato, quello del Natale presente e quello del Natale futuro. Il primo spirito, con un aspetto che ricorda un bambino tanto quanto un vecchio, mostra al ricco banchiere i festeggiamenti della sua gioventù, viaggiando dalla scuola in cui tutti i bambini lo ignoravano, perfino durante le festività, alla casa di quella che sarebbe dovuta essere sua moglie, ma che aveva perso a causa della sete di guadagno. Il secondo spirito, la rappresentazione vivente della gioia delle feste, lo conduce invece tra le vie di Londra, soffermandosi in modo particolare davanti alla casa del suo assistente, che nonostante lo stipendio irrisorio non gli permetta di nutrire la sua famiglia e nonostante la disabilità del figlio minore, riesce a conservare intatto il suo ottimismo, e davanti a quella di suo nipote, il figlio dell’amata sorella morta, che tutti gli anni si ostina a invitare invano lo zio a festeggiare il Natale insieme a lui. L’ultimo spirito è quello che più di tutti spaventa Scrooge: è silenzioso perché il protagonista non ha più bisogno di essere istruito sulla necessità di cambiare stile di vita, ma è anche quello che ha il maggiore impatto sull’animo del protagonista perché gli mostra la morte triste e solitaria che lo aspetta se non si affretterà a diventare un uomo migliore. Ebenezer Scrooge è l’esemplificazione di un personaggio dinamico, infatti il racconto si conclude con la sua trasformazione in “as good a friend, as good a master, and as good a man” (un tale buon amico, buon padrone e uomo buono, Quinta Strofa) attraverso la carità verso la famiglia di Bob Cratchit, il suo assistente. L’impiegato funge da nemesi del protagonista, come possiamo constatare dall’allegria con cui festeggia il Natale, e dalla sua infinita misericordia, che manifesta brindando alla salute del suo padrone nonostante le angherie che subisce continuamente da lui (Terza 25


Strofa). Oltre ad una nemesi, il protagonista ha anche due controfigure: il socio Jacob Marley, che intercede per lui presso gli spiriti affinché dopo la morte l’amico non soffra le pene indicibili che la cattiva condotta determina per la vita nell’aldilà; il figlio di Cratchit, Tiny Tim, che condivide con il protagonista l’essere in punto di morte e la possibilità di salvezza dipendente dalle azioni dello stesso Scrooge. I temi al centro del romanzo sono principalmente tre: il contrasto tra ricchezza e povertà, la redenzione e il tempo. La finalità principale del romanzo di Dickens è incitare i ricchi a venire incontro ai bisognosi, che sono rappresentati dalla figura di Bob Cratchit, un onesto e laborioso impiegato meritevole di un aiuto economico finalizzato a migliorare la sua condizione sociale. Questa è una chiara manifestazione dell’indole cristiana dell’autore, che rifiuta però sia gli ideali cattolici che quelli puritani, che influenzano le politiche assistenziali dell’epoca vittoriana, oggetto di una forte critica dell’autore. Infatti nella Terza Strofa lo spirito del Natale presente mostra a Scrooge due bambini emaciati che si nascondono sotto la sua veste, Ignoranza e Miseria, e quando il protagonista chiede se non abbiano rifugio o risorse, la sua guida risponde ritorcendo contro di lui le parole con cui aveva rifiutato di fare l’elemosina, “Are there no prisons?…Are there no workhouses?” (Non ci sono forse le prigioni?…Non ci sono forse gli ospizi?, Terza Strofa). Questo episodio mostra a Scrooge con chiarezza quanto sia necessario rinunciare alla sua ignoranza condannando l’assistenzialismo a favore di concreti aiuti che eliminino la povertà della classe lavoratrice e propugnino un’equa distribuzione della ricchezza, rinnovamento che coincide con la redenzione del protagonista. Inoltre il tempo ha un preciso ruolo nel racconto: i tre Spiriti rappresentano le tre dimensioni temporali con le caratteristiche che le contraddistinguono. Charles Dickens è un uomo della sua epoca, le critiche sono dovute alla sua esperienza biografica di lavoro in fabbrica e alla decadenza dell’Inghilterra causata dall’unione letale tra gli effetti socio-ambientali della Rivoluzione Industriale e la bigiotteria dell’età vittoriana. Di fronte a questa situazione, Dickens non si sottrae al ruolo di intellettuale-guida, senza tuttavia essere in grado di proporre una soluzione. Ciò nonostante il Canto di Natale, come tutti i classici, porta con sé una morale immortale che, per quanto utopistica, dovrebbe costituire la base delle società umane: il bene di pochi è il bene di nessuno.

Fonti: Canto di Natale, Charles Dickens, Letteratura universale Marsilio; coursehero.com 26


Tantissimi auguri a tutto il personale con cui due anni fa ho avuto il piacere di lavorare presso il Liceo Dante‌ un abbraccio Elena Bartolini

Tantissimi auguri Elisabetta, spero che tu possa passare felicemente queste vacanze, Leonardo

Auguri a tutti, che siano vacanze in cui riscoprire la nostra bellezza interiore e la nostra voglia di rimetterci in gioco per l’anno che verrà Giovanni Gori

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CONTATTI @i_giornalino I’Giornalino dell'Alberti Dante ilgiornalinoalbertidante@gmail.com


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